
Sono pochi gli italiani che sanno farsi orientare nelle scelte degli alimenti dalle informazioni presenti sulle confezioni. Solo il 17%, per esempio, riconosce le fonti di zuccheri nelle etichette. Un aiuto per 'mangiare informati' arriva dal nuovo Glossario della Federazione delle società italiane di nutrizione (Fesin) 'Alimentazione e nutrizione in parole', che sarà presentato domani all'Istituto superiore di sanità. "Essere consapevoli di ciò che mangiamo è il primo passo per alimentarsi in maniera sana", spiega Laura Rossi, direttrice del reparto Alimentazione, nutrizione e salute dell'Iss, che sottolinea l'utilità del glossario: "Uno strumento pensato per i professionisti, ma che possiamo considerare al servizio di tutti i cittadini".
Il glossario, continua Rossi, "torna dopo 15 anni in una versione aggiornata che include 200 termini, circa il doppio della precedente edizione, ed è il frutto del lavoro condiviso da oltre 40 esperti provenienti dal mondo della clinica, dell'accademia e della ricerca. Si tratta di uno strumento ancora più prezioso se si pensa che le conoscenze nutrizionali della popolazione italiana sono mediamente basse, a partire dalla quantità del consumo dei diversi nutrienti, fino alla capacità di leggere e interpretare correttamente un'etichetta nutrizionale. I numeri parlano chiaro: solo il 22% della popolazione sa che bisogna consumare almeno 5 porzioni al giorno di frutta e verdura e appena il 16% è consapevole del fatto che i carboidrati devono costituire la base dell'alimentazione quotidiana. Neanche la metà del campione intervistato, secondo uno studio recente condotto su quasi 3.000 adulti, sa che il pesce andrebbe consumato 3 o 4 volte a settimana. Ancora di meno, poi, sono quelli che sanno farsi guidare dalle etichette".
Per Russo "questi risultati evidenziano una fragilità informativa diffusa, che si riflette in abitudini alimentari spesso errate. Alla luce di questo scenario, il Glossario Fesin rappresenta anche uno strumento di alfabetizzazione scientifica capace di tradurre in parole comprensibili i concetti della nutrizione moderna. I termini come 'integrale', 'funzionale', 'probiotico' o 'light' vengono spiegati con rigore scientifico, ma in modo accessibile, aiutando i cittadini a decodificare il linguaggio del marketing alimentare e a leggere in modo consapevole le etichette nutrizionali".
'Iniziativa in linea con la nostra vocazione all'alfabetizzazione scientifica'
"Abbiamo voluto promuovere quest'iniziativa all'Iss - aggiunge Rossi - perché l'abbiamo sentita in linea con la nostra vocazione all'alfabetizzazione scientifica che consideriamo uno dei passi più importanti per la sostenibilità e la tutela della salute pubblica che sono parte integrante della nostra missione".
Non è un caso, infatti, che i ricercatori siano "componente essenziale della redazione di Issalute, il nostro portale al servizio di tutta la collettività, perché siamo convinti che l'alleanza con i cittadini, per promuovere le buone pratiche di salute basate sull'evidenza, sia necessaria. E che la crescita della conoscenza va sempre di pari passo con la crescita dell'equità in salute", conclude.

Una rottura necessaria, un imperativo categorico. La seconda edizione del Brand Journalism Festival, promosso da Social Reporters, ha imposto un dibattito radicale sul panorama mediatico e imprenditoriale, evidenziando l'urgenza ineludibile di un nuovo patto tra informazione e impresa. L'evento, intitolato "Oltre la polarizzazione: un nuovo patto tra informazione e impresa", si è configurato come un momento di profonda analisi, chiamando a ridefinire il ruolo del racconto aziendale. L'obiettivo non è più solo comunicare, ma costruire un dialogo basato su autenticità, competenza e senso di verità, superando la logica del "giornalismo contro" e del mero "comunicato patinato".
Il Festival ha evidenziato ancora una volta che il dialogo tra chi produce contenuti e chi produce valore non è una scelta, ma una necessità culturale e professionale per la tenuta del tessuto sociale. La seconda edizione ha registrato oltre 200 presenze in sala e più di 500 adesioni complessive, a conferma dell’interesse crescente verso un approccio autentico e responsabile alla comunicazione. In un contesto di overload digitale, dove sono soprattutto i giovani a cercare significato - come evidenziato anche dai risultati dell’Osservatorio GenerationShip 2025 di Unipol - il Brand Journalism si afferma come un atto culturale di responsabilità, indispensabile per restituire verità al racconto e consapevolezza al pubblico.
Nel corso della giornata è stata presentata anche la ricerca di Ipsos "Politica e comunicazione al tempo del Fact-Checking" - realizzata proprio in collaborazione con il Brand Journalism Festival - che ha fornito un quadro limpido delle sfide attuali. L'indagine ha messo in luce una fiducia nell'informazione fragile e frammentata: il 64% degli italiani ha dichiarato una diminuzione della propria fiducia nelle fonti negli ultimi cinque anni. Il dato più critico è la percezione di manipolazione: il 54% degli intervistati ritiene che le notizie veicolate dai media siano spesso intenzionalmente distorte per sviare il pubblico. Questo clima di sospetto è acuito dalla tendenza a chiudersi in "eco-chambers" politiche, con il 55% degli italiani che parla principalmente con persone dalle opinioni politiche affini. Di conseguenza, gli orientamenti politici sono vissuti innanzitutto come elemento identitario, di natura “clanica”, con il voto basato sulla generica vicinanza o sulla logica oppositiva, piuttosto che su valutazioni razionali.
In questo scenario un ruolo cruciale lo gioca il Brand Journalism: su ambiti tematici come innovazione tecnologica o campagne di sensibilizzazione su temi sociali e ambientali, le aziende iniziano ad essere percepite come fonti potenzialmente affidabili. “Il Brand Journalism, quando è autentico, non è marketing mascherato, ma un atto culturale di responsabilità”, ha dichiarato Ilario Vallifuoco, curatore e fondatore del Festival. “Significa che un’impresa sceglie di interpretare il proprio tempo, di raccontare non solo se stessa ma il contesto in cui opera, con linguaggi e strumenti giornalistici. In un’epoca in cui l’intelligenza artificiale produce contenuti e le piattaforme amplificano tutto, il valore sta nel senso, non nella quantità”.
Con lo sguardo già proiettato al futuro, il Brand Journalism Festival svela le prime anticipazioni sull’edizione 2026: un laboratorio permanente in cui il racconto d’impresa si trasformerà in autentica sperimentazione culturale. Il dialogo dunque si trasforma in strumenti di lavoro concreti per generare fiducia, senso e impatto in ogni storia raccontata. L’appuntamento è già segnato: un anno per prepararsi a scrivere, insieme, le nuove frontiere del giornalismo d’impresa.
Il Brand Journalism Festival è l’evento di riferimento in Italia per giornalisti, editori, aziende e appassionati di storytelling corporate e comunicazione innovativa. Promosso da Social Reporters, il Festival unisce giornalismo e comunicazione d’impresa per creare narrazioni autentiche, trasparenti e responsabili, offrendo talk, workshop e case study per esplorare le nuove frontiere del racconto d’impresa e promuovere un approccio etico e generativo alla comunicazione.

Si è aperto oggi a Roma il confronto tra Assosistema Confindustria e le organizzazioni sindacali per il rinnovo del Contratto collettivo nazionale di lavoro delle lavanderie industriali, delle centrali di sterilizzazione e dei servizi medici affini, relativo al triennio 2026–2028. Un appuntamento importante per l’intera filiera, che arriva in un momento particolarmente delicato per il settore, ancora alle prese con le conseguenze economiche e strutturali delle crisi degli ultimi anni.
Il rinnovo contrattuale riguarda 30.000 addetti, compresi i lavoratori stagionali del comparto, e interessa un settore che sviluppa un fatturato complessivo di circa 1,9 miliardi di euro. Un comparto strategico per la sanità pubblica e privata, per l’hotellerie e per i servizi industriali, che garantisce ogni giorno continuità operativa e standard di sicurezza essenziali nei contesti più sensibili del Paese.
“L’avvio di questa trattativa – dichiara Matteo Nevi, direttore generale di Assosistema Confindustria – si colloca in un contesto complesso, segnato da criticità che vanno ben oltre la volontà e la capacità di intervento delle imprese. Parliamo di dumping contrattuale, delle rigidità introdotte dal nuovo Codice degli Appalti, del mancato adeguamento dei corrispettivi nei contratti pubblici e del peso del costo dell’energia, che in Italia rimane fra i più alti d’Europa. Sono fattori che minano la tenuta economica delle aziende e rischiano di rendere insostenibile qualsiasi incremento del costo del lavoro non accompagnato da una revisione strutturale del sistema".
Le richieste avanzate dalle organizzazioni sindacali – pari a 225 euro sul trattamento economico complessivo, cui si aggiungono aumenti dei contributi per i fondi di assistenza sanitaria e previdenziale e ulteriori giornate di permesso retribuito – determinerebbero un impatto economico insostenibile per un settore che opera in un mercato fortemente competitivo, in larga parte regolato da gare pubbliche con prezzi fissi e non revisionabili. “Siamo consapevoli dell’importanza del dialogo e del ruolo della contrattazione collettiva – prosegue Nevi – ma non possiamo ignorare che oltre l’80% degli appalti pubblici del settore è stato già bandito senza clausole di revisione prezzi. Questo significa che ogni aumento del costo del lavoro ricadrà interamente sulle imprese, senza possibilità di compensazione. È una situazione che richiede un’assunzione di responsabilità da parte di tutti, comprese le centrali di committenza e il legislatore".
A chiudere i lavori della prima giornata di confronto è stato Adriano Rubbi, capo delegazione di Assosistema Confindustria, che ha sottolineato la necessità di affrontare la trattativa con realismo e spirito costruttivo: “Quello che abbiamo chiesto oggi ai sindacati e ai loro delegati è un atto di responsabilità verso la situazione che stanno vivendo le nostre imprese. Ma soprattutto abbiamo chiesto di avviare il negoziato sulle nostre proposte di innovazione del contratto. Abbiamo bisogno di un contratto più snello, che riesca a intercettare le esigenze mutevoli del settore; un contratto più flessibile nella gestione del personale, che permetta un percorso di ingresso per i nuovi assunti e che consenta di recuperare produttività. Solo così possiamo costruire un sistema equilibrato, sostenibile e capace di guardare al futuro”.
Rubbi ha inoltre aggiunto: “Ci saremmo aspettati, in una piattaforma di rinnovo, che anche il sindacato ponesse al centro non solo il tema degli aumenti salariali, ma anche quello dell’aumento della produttività e della competitività del settore. È questa la vera sfida che abbiamo davanti: coniugare crescita e sostenibilità economica per mantenere il contratto un riferimento stabile e applicabile a tutta la filiera”. Assosistema Confindustria ribadisce la necessità di un rinnovo contrattuale sostenibile, moderno e inclusivo, capace di preservare la tenuta del contratto e di garantire equilibrio tra competitività, qualità del servizio e tutela dei lavoratori. “Il nostro obiettivo – conclude Nevi – è difendere un contratto che resti il punto di riferimento del settore, evitando che la crescita del costo del lavoro determini una deriva verso altri contratti collettivi o modelli organizzativi distorsivi. Solo un approccio realistico e condiviso potrà assicurare continuità e stabilità a un comparto industriale strategico per la sanità e per i servizi del Paese”.

"Per Canon l’intelligenza artificiale non è un fine, ma uno strumento al servizio della creatività e della responsabilità. È un alleato che aiuta i professionisti dell’immagine, dal narratore visivo allo stampatore, a migliorare le proprie performance e a esprimere al meglio la propria sensibilità narrativa". Ad affermarlo è Giada Brugnaro, corporate & marketing communications professional di Canon Italia, intervenuta al Brand Journalism Festival 2025 a Roma, sottolineando come la tecnologia, se guidata da valori etici e sostenibili, possa diventare un motore di innovazione e di impatto sociale positivo.
Brugnaro ha spiegato che per Canon l’intelligenza artificiale è integrata all’interno delle soluzioni di imaging e printing per ottimizzarne l’efficienza, ma anche per ampliare le possibilità espressive di chi le utilizza: "L’intelligenza artificiale, dal machine learning all’AI predittiva, ci permette di rendere i nostri prodotti sempre più performanti, ma il nostro obiettivo resta quello di supportare l’essere umano nella sua capacità di raccontare e di creare. È proprio l’imperfezione, quella umana, a rendere unico ogni progetto".
La portavoce di Canon ha poi ricordato l’impegno dell’azienda sul fronte della sostenibilità e della responsabilità sociale, valori integrati in ogni iniziativa del gruppo: "Lo facciamo anche attraverso progetti concreti come World Unseen, dove la tecnologia prende vita per realizzare progetti unici a supporto del nostro ambiente oppure a supporto della società. Ne è un esempio il progetto Coral Spawning International per studiare la riproduzione sessuata dei coralli e favorire la rigenerazione delle barriere coralline, laddove abbiamo avuto dei drammatici effetti di sbiancamento negli ultimi decenni. Con l’associazione Nature Seychelles abbiamo realizzato un impianto per reinsediare i coralli nelle aree colpite dallo sbiancamento". In questo modo, ha concluso Brugnaro, "la tecnologia di imaging diventa un mezzo di analisi e ricerca scientifica, ma anche uno strumento di narrazione capace di raccontare e sensibilizzare il pubblico".

“La comunicazione d’impresa deve poggiare su due pilastri fondamentali: credibilità e coerenza. È da qui che nasce Disractive, un programma che abbiamo lanciato per dare voce e risposte concrete ai temi della fragilità, dei disturbi alimentari e della disabilità”. Così Vittorio Fiore, corporate communication and sustainability director Lactalis Italia, durante la seconda edizione del Brand Journalism Festival che si è svolta a Roma, ponendo l’accento sul ruolo sociale della comunicazione aziendale e sull’importanza di creare alleanze tra imprese per affrontare insieme le grandi sfide del nostro tempo.
Fiore ha spiegato che il progetto Disractive nasce da anni di ascolto dei territori e delle persone che gravitano intorno all’azienda: “Abbiamo rilevato un bisogno reale di attenzione verso la fragilità in tutte le sue forme. Disractive significa essere attivi su tutto ciò che è “dis”: disturbi, disabilità, disagio. È un programma che vuole costruire consapevolezza e dare strumenti concreti attraverso il coinvolgimento di operatori specializzati e realtà sociali competenti”.
L’obiettivo, ha sottolineato Fiore, è quello di mettere in rete competenze e sensibilità diverse, creando una comunità di imprese impegnate nella costruzione di un tessuto sociale più inclusivo. “Le aziende, unendosi, possono fare la differenza – ha aggiunto –. Noi di Lactalis abbiamo scelto di non limitarci a parlare di sostenibilità, ma di renderla un’azione concreta, con delle risposte che passano attraverso operatori del settore, perché noi non siamo capaci di intervenire su temi così delicati, ma mettiamo a disposizione il nostro impegno e l'impegno delle nostre persone. Il Brand Journalism Festival rappresenta per noi il contesto ideale per ribadire questo nostro impegno e per invitare altre realtà a unirsi al progetto. Solo così potremo affrontare insieme un problema complesso come quello della fragilità e dei disturbi alimentari”.

"Iliadship è il nostro progetto per sostenere l’istruzione universitaria specialistica e accompagnare i giovani in un percorso di crescita personale e professionale". Lo ha dichiarato Michele Rillo, chief of staff and external affairs director iliad, intervenendo al Brand Journalism Festival 2025 che si è tenuto al Talent Garden di Roma. L'evento ha riunito giornalisti, comunicatori, manager e accademici per riflettere sul ruolo del racconto d’impresa nella costruzione di una comunicazione più responsabile.
"Ogni anno – ha spiegato Rillo – selezioniamo dieci ragazze e ragazzi che stanno per iniziare un corso di laurea specialistica in un’università italiana. A ciascuno viene assegnata una borsa di studio da 15.000 euro e un programma di esperienze extra-universitarie, con attività di mentorship, visite in azienda e formazione non accademica. Siamo alla terza edizione, con già 30 giovani a bordo del progetto, e il nostro obiettivo è continuare a sostenerlo a lungo, creando una community capace di autoalimentarsi e di portare avanti i valori di iliad".

“Un gruppo come il nostro deve imparare a comunicare anche alle nuove generazioni, utilizzando i loro linguaggi e strumenti”. Queste le parole di Fernando Vacarini, responsabile media relations, corporate reputation and digital Pr Gruppo Unipol, intervenuto alla seconda edizione del Brand Journalism Festival a Roma, evento ideato da Ilario Vallifuoco e promosso da Social Reporters, con Unipol come main partner.
Vacarini ha spiegato come la scelta di sostenere per il secondo anno consecutivo il Festival nasca dalla volontà di rafforzare un approccio comunicativo più inclusivo e contemporaneo: “Accanto ai metodi tradizionali, come i comunicati stampa e le media relations, utilizziamo strumenti digitali e il nostro progetto di brand journalism Changes, che racconta le tendenze del mercato. Per raggiungere le nuove generazioni occorre saper parlare loro con gli strumenti che preferiscono e, per fare questo, ci avvaliamo delle persone che hanno un'età anagrafica molto giovanile, quelle che appartengono alla cosiddetta generazione Z.”
Nel suo intervento, il manager ha anche sottolineato la necessità per i legacy media di “uscire dalla logica della polarizzazione” per recuperare il dialogo con i giovani: “Il contenuto di qualità è decisivo. I giovani si informano attraverso più fonti, ma spesso cercano conferme proprio nei media di qualità. Per questo occorre ricostruire un percorso virtuoso tra nuovi linguaggi e giornalismo tradizionale”.

"La nostra azienda oggi è integrata nei servizi, nella produzione e nella distribuzione lungo l'intera supply chain farmaceutica. Guardiamo al futuro partendo da radici profondamente solide, che affondano nell'esperienza maturata in sessant'anni". Lo ha detto Pierluigi Petrone, Ceo di Petrone Group, in occasione del 60esimo anniversario del gruppo: "Un traguardo importante, ma anche un bagaglio di cultura, di expertise e di know-how che abbiamo appreso e custodito grazie a chi è venuto prima di noi".
"Il nostro compito - continua Petrone - è trasferire, rafforzare e innovare questo patrimonio" simbolo di eccellenza italiana che continua a investire in innovazione, sostenibilità e crescita internazionale. "Stiamo incentivando la terza generazione che si sta affacciando alla ribalta e vogliamo continuare nel processo di internazionalizzazione che ci ha trasformati. Siamo passati da un'azienda regionale a una realtà nazionale - sottolinea il Ceo - e negli ultimi 15 anni abbiamo sviluppato una presenza internazionale che ci ha permesso di valorizzare quanto costruito da chi ci ha preceduti, ottimizzando e portando sul mercato competenze sviluppate nel tempo". Sul risultato "conta non solo il legame con la nostra città e la nostra regione, ma con tutto il Mezzogiorno - evidenzia il Petrone - Siamo una famiglia di farmacisti orgogliosa delle proprie origini e abbiamo scelto di continuare a investire in un territorio che, nonostante le difficoltà, sta rispondendo nella giusta direzione".
Napoli, osserva, "sta vivendo un momento molto bello, è una città che attrae talenti e trattiene risorse formate in un sistema universitario di grande valore. La Federico II ha appena celebrato gli 800 anni: è un patrimonio che vogliamo contribuire a valorizzare". Guardando al futuro, "la sfida è permettere alle eccellenze del territorio di restare e di sentirsi parte di un progetto che guarda ogni giorno non come punto di arrivo, ma come ripartenza. Oggi tanti giovani si affacciano con motivazione e orgoglio. A loro - conclude Petrone - vogliamo offrire opportunità concrete e una visione capace di guardare lontano".

Raffaele Palladino è da oggi, martedì 11 novembre, il nuovo allenatore dell'Atalanta. Il club bergamasco ha comunicato la notizia con una nota ufficiale: "Atalanta BC - si legge - è lieta di comunicare che il ruolo di responsabile tecnico della Prima Squadra è stato affidato a Raffaele Palladino, 41enne allenatore che ha al suo attivo - dopo gli inizi nelle squadre Under 15 e Primavera del Monza - 126 panchine fra i professionisti, di cui 73 con il Monza e 53 con la Fiorentina, alla guida della quale è arrivato al sesto posto con 65 punti nello scorso campionato di Serie A, raggiungendo anche la semifinale della UEFA Conference League 2024/2025". Per Palladino, un contratto fino al 30 giugno 2027.
Il comunicato dell'Atalanta annuncia anche i collaboratori del tecnico: "Lo seguiranno in nerazzurro Stefano Citterio (allenatore in seconda), Federico Peluso (collaboratore tecnico), Fabio Corabi (preparatore atletico), Nicola Riva (collaboratore preparatore atletico), Andrea Ramponi (match analyst) e Mattia Casella (match analyst)". E ancora: "Raffaele Palladino si avvarrà anche dei seguenti collaboratori già presenti sin da inizio stagione: Cristian Raimondi (collaboratore tecnico), Marco Savorani (preparatore dei portieri), Sabino Oliva (collaboratore preparatore dei portieri), Marcello Iaia (specialist analyst of performance), Stefano Brambilla (match analyst) e Andrea Vigni (collaboratore preparatore atletico). La famiglia Percassi, quella Pagliuca e tutto il Club rivolgono un caloroso benvenuto nella famiglia nerazzurra a mister Raffaele Palladino e ai suoi collaboratori".

Doveva essere un innocente spuntino a casa dei nonni, si è trasformato in un incubo. Un bambino di quattro anni è finito all'ospedale di Arezzo dopo aver mangiato alcuni biscotti 'speciali' al sapore di ... cannabis. Tutto è accaduto nella giornata di ieri: il piccolo, improvvisamente colto da un malore e da perdita di conoscenza, è stato trasportato d’urgenza al Pronto Soccorso dell’Ospedale San Donato dal personale del 118. Le analisi hanno subito rivelato una presenza elevata di sostanze cannabinoidi nel sangue e nelle urine.
A quel punto è scattata l’indagine della Squadra Mobile di Arezzo. Gli agenti, ascoltando la madre del bambino, hanno scoperto che i dolci erano stati preparati qualche giorno prima dallo zio del piccolo. Una scoperta che ha aperto le porte a un’inchiesta lampo.
La perquisizione a casa dell’uomo, un trentenne incensurato ma già segnalato per consumo di droga, ha portato a una sorpresa degna di una serie tv: dietro l’abitazione, in un capanno, gli investigatori hanno trovato una serra artigianale ma perfettamente attrezzata, con lampade, ventilatori e fertilizzanti, destinata alla coltivazione di numerose piante di cannabis. Non solo. All’interno della casa sono stati sequestrati circa 600 grammi di marijuana già essiccata, oltre a una ventina di biscotti alla cannabis, conservati in freezer e identici a quelli ingeriti dal bambino.
Tutto il materiale è stato posto sotto sequestro per le analisi di laboratorio, mentre l’uomo è stato accompagnato in Questura. Su disposizione del Pubblico Ministero di turno, è stato arrestato per detenzione, coltivazione e produzione di sostanze stupefacenti (art. 73 del D.P.R. 309/1990) e denunciato a piede libero per lesioni colpose.
Nel giudizio per direttissima celebrato oggi, l’arresto è stato convalidato; il processo proseguirà in un’udienza successiva, dopo la richiesta di un termine a difesa. Il bambino, fortunatamente, non sarebbe in pericolo di vita.

"La comunicazione nel pet care è molto complessa e affollata: la nostra sfida è essere sempre più semplici, diretti e trasparenti nel raccontare come i nostri prodotti possono davvero migliorare la vita degli animali". Ha detto Sara Faravelli, direttore comunicazione corporate Purina sud Europa, intervenuta al Brand Journalism Festival 2025 al Talent Garden di Roma.
"Credibilità e vicinanza sono elementi chiave – ha aggiunto Faravelli – per questo coinvolgiamo sempre più le nostre persone come veri e propri Purina ambassador, capaci di portare la loro voce ed esperienza nei progetti aziendali e nel racconto del legame tra persone e animali".

"Il nostro punto di partenza è la credibilità. Un’azienda dell’energia come Italgas ha un nuovo core business: la transizione energetica. Tutto parte dalla coerenza interna, dalla definizione di una visione comune e dalla capacità di comunicarla con autenticità". Così Mirko Cafaro, responsabile ufficio stampa Italia, social media e comunicazione idrico Italgas, durante il Brand Journalism Festival 2025 a Roma, evento che ha riunito giornalisti, comunicatori, manager e accademici per riflettere sul ruolo del racconto d’impresa nella costruzione di una comunicazione più responsabile.
"Le persone di Italgas – ha spiegato Cafaro – sono protagoniste nel raggiungimento degli obiettivi strategici di transizione energetica al 2040 e 2050. Per questo le accompagniamo con formazione e strumenti per raccontare all’esterno la nostra visione in modo chiaro, efficace e innovativo, creando contenuti coinvolgenti e accessibili, senza banalizzare il messaggio".

Aveva dato le dimissioni e aveva deciso di cambiare lavoro, ma prima di voltare pagina ha deciso di togliersi qualche sassolino dalla scarpa inviando una mail all'intera rubrica aziendale elencando tutto ciò che, a suo dire, non funzionava. Per questa email, considerata diffamatoria, l'uomo era stato querelato. Ma ora, riporta 'Il Corriere della sera', il giudice ha deciso di assolverlo perché quel fatto non costituiva reato ma rientrava nel "diritto di critica".
Ai circa cento contatti lavorativi, tra cui anche il presidente e il vicepresidente dell'azienda, l'uomo di Ferrara aveva detto che "finalmente" poteva chiudere il suo percorso lavorativo lì e che non gli sarebbe mancato.
Poi aveva elencato tutto ciò che non funzionava in azienda e che rendeva difficile il lavoro, senza però citare episodi specifici o facendo nomi di colleghi. Infine un invito: "Ricordo a chi come me è stanco che l'unico modo per trovare altro è cercare e non demordere".

Il virus che innesca la mononucleosi infettiva - la cosiddetta 'malattia del bacio' - gioca "un ruolo diretto nell’insorgenza della sclerosi multipla tra bambini e ragazzi". La conferma arriva da uno studio condotto da clinici e ricercatori dell’Unità di Neurologia dello sviluppo dell’ospedale pediatrico Bambino Gesù di Roma su un campione di 219 giovani pazienti. I risultati dell’indagine, appena pubblicati sulla rivista scientifica 'Journal of Neurology', aprono nuove prospettive per la comprensione della malattia infiammatoria del sistema nervoso centrale e per future strategie di prevenzione, come la vaccinazione contro l’infezione da virus di Epstein-Barr (Ebv).
Cos'è la sclerosi multipla
"La sclerosi multipla è una malattia infiammatoria cronica del sistema nervoso centrale in cui il sistema immunitario attacca per errore la mielina, la guaina che riveste le fibre nervose. Sebbene la maggior parte dei casi si manifesti in età adulta, circa 1 paziente su 10 è un bambino o un adolescente. Le cause della malattia restano ancora in parte sconosciute, ma l’ipotesi che fattori genetici e ambientali – tra cui le infezioni virali – possano contribuire alla sua insorgenza è sempre più solida. Negli adulti l’associazione tra l’Evb - il virus responsabile della mononucleosi infettiva - e sclerosi multipla è - ricorda il Bambino Gesù - infatti ben documentata. Fino ad oggi, tuttavia, tale relazione era meno evidente nei casi con esordio prima dei 18 anni.
Lo studio condotto da clinici e ricercatori dell’Unità di Neurologia dello Sviluppo del Bambino Gesù con la collaborazione del Dipartimento di Neuroscienze della Sapienza Università di Roma, è durato 2 anni e ha coinvolto complessivamente 219 pazienti tra i 6 e i 17 anni (età media 12 anni), 57 dei quali affetti da sclerosi multipla. Tramite tecniche di laboratorio basate sulla chemiluminescenza, sono stati analizzati campioni di sangue di tutti i partecipanti per individuare la presenza di anticorpi specifici contro l’Ebv riscontrando che il 100% dei bambini con sclerosi multipla era positivo al virus, spesso contratto in modo asintomatico.
La ricerca
Per confermare la specificità di questo risultato, i ricercatori hanno confrontato i dati emersi dai pazienti con sclerosi multipla con due gruppi di controllo composti da bambini con malattie autoimmuni non neurologiche e da piccoli pazienti con cefalea primaria, considerati immunologicamente sani. In questi ultimi, solo il 59% mostrava segni di un’infezione pregressa da virus di Epstein-Barr (Ebv). La differenza, statisticamente significativa, ha rafforzato l’ipotesi di una connessione diretta tra le due malattie.
I dati emersi dallo studio del Bambino Gesù indicano dunque un nesso causale e specifico del virus di Epstein-Barr nello sviluppo della sclerosi multipla in età pediatrica, aprendo la strada a nuovi percorsi per la prevenzione e la cura. "Mentre la relazione tra infezione da EBV e insorgenza della sclerosi multipla in età adulta è accettata dalla comunità scientifica, la sua importanza per i casi ad esordio prima dei 18 anni appariva piuttosto dubbia. I nostri risultati, invece, confermano che si tratta di un fattore di rischio fondamentale anche nel bambino e nell’adolescente" sottolinea Gabriele Monte, prima firma dello studio.
Il ruolo del vaccino
"Comprendere le cause della sclerosi multipla è fondamentale per poter sviluppare trattamenti mirati e strategie di prevenzione efficaci - aggiunge Massimiliano Valeriani, responsabile di Neurologia dello Sviluppo del Bambino Gesù e coordinatore della ricerca - Il nostro studio supporta la possibilità che un vaccino contro il virus che scatena la mononucleosi possa avere un impatto significativo sulla riduzione dell’incidenza della sclerosi multipla nei più giovani".
Il Centro per la Sclerosi multipla del Bambino Gesù è punto di riferimento nazionale per la diagnosi, la terapia e la ricerca su questa complessa patologia nei bambini e negli adolescenti. I giovani pazienti e le loro famiglie vengono seguiti lungo tutto il percorso di cura sino al follow up in età adulta. Sebbene l’esordio della malattia sia raro prima dei 10 anni (1%), nel 10% dei casi si manifesta tra i 10 e i 18 anni, con caratteristiche cliniche peculiari che richiedono protocolli specifici e studi mirati. Con circa 70 pazienti attualmente in cura, il Bambino Gesù gestisce la più ampia casistica pediatrica a livello nazionale.

Sono 79 le nuove sostanze psicoattive (Nos) circolanti in Italia che possono essere impiegate nei casi di violenza sessuale. A dare l'allarme è il Centro nazionale dipendenze e doping dell'Istituto superiore di sanità, che condivide regolarmente con i laboratori di analisi le nuove evidenze in campo tossicologico. A dettare le linee guida sulle azioni da compiere per garantire il corretto svolgimento degli esami sulle vittime è il documento 'Procedure operative per la determinazione delle sostanze d'abuso nelle matrici e biologiche nei casi di vittime di violenza droga-correlata', pubblicato a settembre dal Gruppo di studio Tossicologia clinica, forense e doping della Sibioc (Società italiana di biochimica clinica e biologia molecolare clinica - medicina di laboratorio). Queste sostanze - tra cui i sedativi e narcotici come il Gbl e il Ghb, ma anche oppiacei, stimolanti, cannabinoidi e allucinogeni - vengono spesso utilizzate per favorire le violenze. Oggi è possibile individuarle attraverso specifiche analisi di laboratorio. Se ne è parlato a Firenze, in occasione del 57esimo Congresso nazionale della Sibioc.
"Le nuove sostanze psicoattive impiegate nelle violenze sessuali sono spesso le stesse che circolano per un utilizzo, per così dire, ricreativo - afferma Paolo Bucchioni, Gruppo di studio Tossicologia clinica, forense e doping della Sibioc - Grazie alle nuove tecnologie, più sensibili rispetto al passato, possiamo individuare con certezza le molecole utilizzate, anche le più nuove, ed essere così d'aiuto alle vittime anche negli iter giudiziari. La presa in carico avviene con l'arrivo della persona in pronto soccorso e l'avvio del protocollo Codice rosa, dedicato alle vittime di violenza. I primi prelievi effettuati sono di sangue e urina, che danno esiti differenti basati sul momento di assunzione della sostanza: il sangue permette di individuare ciò che è stato assunto nelle poche ore precedenti e le urine consentono un'analisi un po' più ampia nel tempo. E' importante sensibilizzare la vittima, informandola che nei 30-45 giorni successivi all'episodio di violenza potrà effettuare un prelievo di matrice cheratinica (il capello), poiché tale matrice biologica può aiutare a individuare la presenza di una sostanza stupefacente o psicotropa anche a distanza di giorni. E' fondamentale - precisa Bucchioni - che la persona venga avvisata che non deve effettuare alcun trattamento cosmetico prima del prelievo del campione, in quanto potrebbe influire sull'esito".
"Queste analisi - spiega l'esperto - possono non solo permettere di individuare le sostanze in diversi momenti di assunzione, grazie alle differenti proprietà delle tre matrici, ma possono anche essere analizzate presso un altro laboratorio qualora la struttura che ha effettuato la raccolta dei campioni non sia dotata delle tecnologie necessarie. Tale procedura è giustificata dal fatto che, in questo contesto, la priorità è garantire l'accuratezza e l'affidabilità del dato analitico, piuttosto che la rapidità dell'esito, come invece avviene nelle analisi effettuate a scopo clinico o in situazioni di emergenza diagnostica".
Non tutti i laboratori di tossicologia, infatti, sono in grado di svolgere queste indagini - per mancanza sia delle tecnologie necessarie che di expertise - e quelli presenti sono distribuiti sul territorio in modo disomogeneo, segnala la Sibioc: "Alcune regioni presentano diversi centri, altre non ne hanno nemmeno uno - osserva Bucchioni - La loro presenza è invece essenziale per rendere il dato di laboratorio certo e sostenibile dal punto di vista medico-legale e per armonizzare le procedure da attuare in campo nazionale. Di fronte a episodi di violenza fisica, è molto importante che l'intervento sanitario in emergenza tenga conto sia degli aspetti clinici che delle successive implicazioni medico-legali, e quindi è necessario che i campioni vengano raccolti e trattati con attenzione volta a evitare contaminazione e degradazione. Per rendere il sistema più sostenibile avremmo bisogno di almeno un centro per ogni regione, con le tecnologie più innovative e personale appositamente formato: è uno dei suggerimenti che abbiamo incluso nel documento recentemente pubblicato".

"Ognuno deve costruire qualcosa nella vita, io sono contro l'eredità". E' il messaggio che Luca Barbareschi 'invia ai figli' dal salotto di La volta buona, programma condotto da Caterina Balivo su Raiuno. "Non lascio nulla ai miei figli, che avranno comunque moltissimo visto che ho già dato prima. La mia reazione è stata dura quando ho visto quanto egoismo c’è da parte loro", dice l'attore, regista e produttore. Luca Barbareschi, 69 anni, ha avuto 6 figli.
"Nella vita è importante chiedere 'come stai?' e poi parlare di sé. Io non avevo nulla, ho costruito tutto. I miei figli hanno avuto tanto, case di qua e di là. I miei figli hanno già una casa di 10 vani a Filicudi. Quando hanno continuato a chiedere soldi a 40 anni, ho detto basta a questa cultura del piagnisteo", aggiunge Barbareschi.
"Ognuno è artefice della propria vita. Io lascio cose costose e poi il mantenimento della casa lo paga la mia ex moglie: loro, pur avendo i soldi, non li danno. Ognuno deve costruire qualcosa nella vita, io sono contro l'eredità. Io non ho mai ereditato e ho sempre fatto qualcosa di mio", ribadisce.
"Noi figli non abbiamo chiesto a voi genitori di metterci al mondo", replica Balivo. "Stronzate!", sbotta Barbareschi. "Ma cosa vuol dire questa roba qui? Tutti fanno figli, è la natura. E' un'idiozia questa", dice l'attore. "Se sei un padre, devi fare il padre", incalza la conduttrice. "Un figlio diventa un adulto con il padre e con la madre. Ognuno deve essere artefice della propria vita ma a quella vita bisogna arrivarci", afferma Balivo.

"Occorre investire di più nella sanità pubblica, anche potenziando le strutture e il personale convenzionato. Servono un 'patto della salute' e maggiori risorse per ridurre le diseguaglianze sociali e territoriali". Così all'Adnkronos Salute Marina Sereni, responsabile Salute e Sanità nella segreteria nazionale del Pd, al 57esimo Congresso nazionale Sumaui-Assoprof in corso a Roma.
"Servono più professionisti e tra questi anche molti più infermieri, indispensabili per far partire le Case di comunità", prosegue Sereni. "Noi siamo preoccupati anche per lo scivolamento verso una progressiva privatizzazione del sistema sanitario testimoniato dai 40 miliardi di euro che ogni anno i cittadini spendono di tasca propria per cure private", rimarca. "Questa legge di Bilancio non prevede ancora gli investimenti necessari, ma non ci arrendiamo - assicura Sereni - Il Pd presenterà emendamenti insieme alle altre opposizioni e continueremo il confronto con professionisti e sindacati, che vivono una forte frustrazione per la situazione della sanità pubblica".
Finora "maggioranza e Governo sono rimasti silenti e hanno evitato il confronto", osserva l'esponente dem, ma "c'è l'auspicio che con questa legge di Bilancio si apra finalmente uno spazio di discussione".

"La richiesta che arriva dal Sumai è chiara: ricucire la frattura tra ospedale e territorio. Per farlo, servono nuove forme di valorizzazione professionale. Si propone, ad esempio, di permettere agli specialisti di lavorare in équipe sia negli ospedali sia negli ambulatori, superando le attuali incompatibilità che spesso li vincolano a un solo settore. Inoltre, si chiede di riconoscere un'indennità economica analoga a quella dei colleghi che operano nei pronto soccorso. Un'altra proposta è concedere maggiore flessibilità alle Regioni nell'utilizzo del Fondo sanitario nazionale, in modo da poter destinare una parte delle risorse risparmiate all'incentivazione degli specialisti ambulatoriali". Così all'Adnkronos Salute Letizia Moratti, europarlamentare di Forza Italia, intervenuta al 57esimo Congresso nazionale degli specialisti ambulatoriali Sumai-Assoprof, 'Dove finisce la teoria e inizia la cura', in corso a Roma.
Secondo Antonio Magi, segretario generale di Sumai-Assoprof, "gli specialisti ambulatoriali sono la chiave per ridurre le liste d'attesa". Non a caso, nel corso del loro congresso i rappresentanti della categoria hanno lanciato un appello alla politica - di maggioranza e opposizione - per affrontare una delle emergenze più sentite del sistema sanitario: la carenza di medici specialisti. Pronta la risposta di Moratti: "Tra le idee allo studio di Forza Italia - spiega - c'è anche un 'Btp Sanità', uno strumento finanziario innovativo, un titolo di Stato dedicato proprio a sostenere il personale sanitario e a rendere più attrattiva la professione per i giovani medici".
Intanto sempre meno giovani scelgono di diventare specialisti ambulatoriali. Alcuni reparti, come microbiologia o anatomia patologica, faticano a trovare personale. "Serve una valorizzazione concreta, anche economica, per rendere queste carriere appetibili - osserva Moratti - Superare le rigidità attuali, permettendo a un medico di operare in più ambiti compatibili, potrebbe non solo migliorare la qualità delle cure e la continuità assistenziale, ma anche ridurre i tempi d'attesa e garantire una presa in carico più completa dei pazienti, soprattutto per le malattie croniche o complesse che richiedono competenze specialistiche". Infine, sul tema della migrazione sanitaria e della carenza di personale, "Forza Italia propone, in questa legge di Bilancio, di aumentare le risorse destinate agli stipendi di medici e infermieri, con l'obiettivo di assumere 10.000 medici e 20.000 infermieri in più. Oggi circa il 30% della spesa sanitaria è assorbito dal personale, ma servono fondi aggiuntivi per rendere più competitiva la sanità italiana e garantire a tutti i cittadini tempi e qualità di cura adeguati", conclude Moratti.
La stagione si apre il 9 gennaio, sul podio Donato Renzetti... 
"In Italia non mancano i medici, semmai mancano i medici specialisti. Il problema più urgente del Servizio sanitario nazionale è la carenza di personale, in particolare di specialisti e infermieri. Come sindacato dei medici specialisti ambulatoriali chiediamo alla politica di intervenire con decisione, perché senza queste figure non si possono prendere in carico i pazienti cronici, né ridurre le liste d'attesa. Ricordo che le liste d'attesa riguardano quasi esclusivamente le prestazioni specialistiche: non ci sono code per andare dal medico di base, ma per visite, esami e diagnosi che solo gli specialisti possono eseguire". Così all'Adnkronos Salute Antonio Magi, segretario generale Sumai-Assoprof, al 57esimo Congresso nazionale degli specialisti ambulatoriali Sumai-Assoprof, 'Dove finisce la teoria e inizia la cura', dal 9 al 13 novembre al Nhow Roma Hotel (corso d'Italia 1).
"Se questi professionisti continuano a diminuire - avverte Magi - i cittadini non troveranno più risposte sul territorio e saranno costretti a rivolgersi al pronto soccorso o a rinunciare alle cure". In quali ambiti si sente di più la mancanza di specialisti? "Purtroppo un po' in tutti - rileva il vertice Sumai - Gli specialisti ambulatoriali operano nei servizi territoriali: nella medicina legale, nei dipartimenti di salute mentale, nelle carceri e in molte altre strutture. In tutti questi ambiti si registra una carenza crescente". Quando un paziente viene preso in carico "serve un lavoro di squadra: entrano in gioco cardiologo, internista, oculista, radiologo. Se anche solo uno di questi anelli manca - precisa Magi - la presa in carico non è completa. Abbiamo investito molto, anche con il Pnrr, per creare le Case di comunità, ma senza gli specialisti rischiano di diventare 'cattedrali nel deserto': strutture nuove, costose, ma vuote".
Per Magi invertire la rotta si può, ma "servono più risorse e un uso più intelligente di quelle disponibili - chiarisce - Chiediamo provvedimenti che rendano di nuovo attrattivo il Ssn per medici e infermieri. Oggi molti scelgono la libera professione o vanno a lavorare all'estero: dobbiamo riportarli nel pubblico". Altro nodo è attrarre i giovani medici, ma come? "I giovani hanno una mentalità diversa: cercano retribuzioni dignitose, ma anche libertà professionale e possibilità di crescita - osserva il segretario generale Sumai-Assoprof - Vogliono sentirsi valorizzati. Oggi il sistema non offre né l'una né l'altra cosa, ed è per questo che molti lasciano il Servizio sanitario nazionale".

"Bisogna ridurre le disuguaglianze nell'oofferta di cure: solo così è possibile fermare la migrazione sanitaria, il fenomeno dei cosidetti 'viaggi della speranza'. Ma va notato che quando se ne parla ci si riferisce quasi sempre all'attività ospedaliera, non a quella territoriale. E questo è un segnale: mancano specialisti sia negli ospedali sia sul territorio. La domanda allora è semplice, e preoccupante: se mancano ovunque gli specialisti, chi ci curerà?". Così all'Adnkronos Salute Antonio Magi, segretario generale Sumai-Assoprof, al 57esimo Congresso nazionale degli specialisti ambulatoriali Sumai-Assoprof, 'Dove finisce la teoria e inizia la cura', dal 9 al 13 novembre al Nhow Roma Hotel (corso d'Italia 1), sull'allarme migrazione sanitaria lanciato in questi giorni dal presidente della Regione Emilia Romagna Michele de Pascale.

"Per la mobilità delle Olimpiadi invernali di Milano-Cortina 2026, Trenord aggiunge 120 treni e offre un’operatività di 24 ore, percorrendo 11mila chilometri al giorno". Così Andrea Severini, amministratore delegato di Trenord, in occasione degli Stati generali dei trasporti, l’evento dedicato al futuro della mobilità tenutosi a Milano, presso l’auditorium Testori di Palazzo Lombardia.
L’incontro, organizzato in collaborazione con Fnm e Regione Lombardia e aperto dai saluti del governatore Attilio Fontana, è stato una preziosa occasione di confronto tra istituzioni, imprese e territori. "Nel nostro territorio abbiamo quattro poli: Milano, dove avremo la cerimonia d'apertura e le manifestazioni nei vari palazzetti; Verona, dove avverrà la Cerimonia di chiusura; Malpensa, come hub aeroportuale; e la Valtellina, per le manifestazioni di sci alpino, freestyle e snowboard -illustra-. La sfida è dimostrare che abbiamo ottenuto una Olimpiade policentrica e che siamo stati capaci di erogare questi servizi al massimo livello. Siamo pronti a giocare la nostra Olimpiade, sapendo che prima di noi hanno lavorato a reti ed infrastrutture tutti coloro che ci hanno messo nelle condizioni di poter operare al meglio".
"La parte più interessante è ciò che riceveremo in eredità: la parte infrastrutturale rimane infatti. Rfi-Rete Ferroviaria Italiana ha investito 312 milioni su quella rete, un beneficio che rimane al territorio. Avremo la possibilità di utilizzare sistemi più tecnologici e sicuri e anche questo andrà sicuramente a beneficio del servizio - spiega Severini - Arrivare a questo punto non è costato poco, anche per le comunità, perché per quattro anni hanno avuto delle interruzioni durante l'anno. Ci siamo preparati a un evento straordinario e rimarrà un’eredità importante. Vogliamo far scegliere il trasporto pubblico locale a più utenti di quelli che lo fanno già oggi. L'obiettivo di milioni di viaggiatori lo cogliamo anche grazie a questi eventi, che creano una discontinuità e ci fanno scoprire. L'ultimo elemento 'soft' che portiamo a casa è la sinergia con gli altri operatori: stiamo facendo uno sforzo per coordinare il traffico aeroportuale, il traffico su gomma, perché sappiamo che le mete olimpiche non le raggiungeremo in treno, ma anche grazie al treno e grazie all'interazione con gli altri operatori. Questa interazione è un bagaglio di esperienza enorme che rimarrà in tutte le aziende di cui beneficeranno gli utenti", conclude Severini.
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