
Ponte sullo Stretto, arriva un nuovo stop dalla Corte dei Conti. La magistratura contabile non concede il visto di legittimità al III atto aggiuntivo della convenzione tra Mit e la Stretto di Messina spa. In una nota della magistratura contabile si spiega che la sezione centrale di controllo di legittimità della Corte dei conti, all’esito della Camera di consiglio, ''non ha ammesso al visto e alla conseguente registrazione il decreto del primo agosto 2025, n. 190, del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti di concerto con il Ministero dell’economia e delle finanze, adottato ai sensi dell’articolo 2, comma 8, del decreto-legge 31 marzo 2023, n. 35, convertito, con modificazioni, dalla legge 26 maggio 2023, n. 58, recante ''Disposizioni urgenti per la realizzazione del collegamento stabile tra la Sicilia e la Calabria'. Approvazione III atto aggiuntivo alla convenzione del 30 dicembre 2003, n. 3077, fra il ministero delle infrastrutture e dei trasporti e la società Stretto di Messina spa''. Le motivazioni, in corso di stesura, saranno rese note entro trenta giorni, con apposita deliberazione.
“Nessuna sorpresa: è l’inevitabile conseguenza del primo stop della Corte dei Conti[1]. I nostri esperti sono già al lavoro per chiarire tutti i punti. Resto assolutamente determinato e fiducioso”, le parole del ministro delle Infrastrutture, Matteo Salvini, a proposito dell’intervento della Corte dei Conti.

Felicia, brand di punta di Andriani S.p.A. Società Benefit, specializzata nella produzione di pasta a base di materie prime innovative e dall’elevato apporto nutrizionale come cereali integrali, legumi, verdure e superfood presenta La Svolta Buona, la nuova campagna valoriale che invita i consumatori a compiere scelte consapevoli all’insegna del gusto, del benessere e della sostenibilità. Lo si legge in una nota.
Il mercato dell’healthy food in Italia è in profonda trasformazione: da settore di riferimento per chi ha specifiche esigenze alimentari è diventata oggi una tendenza diffusa, spinto da una crescente attenzione verso il wellbeing, la qualità e l’origine delle materie prime. In questo scenario, Andriani Società Benefit si conferma leader di riferimento nel settore dell’innovation e dell’healthy food, grazie a una visione pionieristica e a un modello di impresa evoluto e responsabile.
La Svolta Buona è un progetto pienamente coerente con il purpose aziendale di Andriani, che mira a migliorare la salute e il benessere di persone, società e pianeta attraverso l’innovazione alimentare basandosi su quattro pilastri fondamentali: biodiversità, sostenibilità, benessere e inclusività. Ideata da 6.14 Creative Licensing e prodotta da Blackball, la campagna racconta con un approccio dinamico e documentaristico la filosofia del brand: portare in tavola un piacere autentico e nutriente, fondato su principi di rispetto, innovazione e responsabilità verso l’ambiente e le persone.
Girato nella cornice dell’evento Colorfuture Parade, tenutosi a Milano lo scorso 23 settembre, lo spot documenta l’inizio di un movimento che vuole promuovere il cambiamento come motore per un futuro migliore, partendo dall’iniziativa milanese sino a trasformare il messaggio in un’esperienza visiva e sensoriale. La campagna è stata inizialmente diffusa in esclusiva in TV sulle reti Rai e si prevede già la pianificazione su ulteriori canali, tra cui stampa, digital e social. Si distingue per un linguaggio emozionale e autentico che unisce creatività, sostenibilità e visione, invitando i consumatori a contribuire a un vero cambiamento nelle abitudini alimentari: compiere ogni giorno “La Svolta Buona”.
“La Svolta Buona interpreta il cambiamento attraverso il linguaggio universale del cibo. Vogliamo dare voce a un messaggio semplice ma potente: ogni scelta può contribuire a un futuro migliore. Felicia è il simbolo del nostro impegno nel promuovere la biodiversità e modelli di produzione e di consumo sempre più responsabili. Questo spot rappresenta la naturale evoluzione del percorso che stiamo costruendo, dove qualità, innovazione e sostenibilità non sono degli obiettivi ma un vero e proprio modo di fare impresa per guidare il cambiamento” commenta Marco Lentini, Direttore Marketing Andriani S.p.A. Società Benefit.
“Con La Svolta Buona abbiamo creato un racconto dallo stile documentaristico e realistico che avvicina la visione e l’identità dell’azienda alle persone. Abbiamo utilizzato un linguaggio spontaneo e una narrazione empatica, pensata per restituire al consumatore il reale approccio di Felicia verso i valori che comunica: biodiversità, benessere, sostenibilità e inclusività mostrando come ogni scelta quotidiana possa trasformarsi in un gesto concreto di responsabilità e piacere, rendendo tangibile la filosofia del brand.” aggiunge Luigi Focanti, Founder e Chief Creative Officer di 6.14 Creative Licensing.
“Girare lo spot durante la Colorfuture Parade ci ha permesso di catturare un’energia reale, collettiva, fatta di persone, musica e movimento. Abbiamo voluto restituire questa vitalità attraverso immagini dinamiche e una regia capace di raccontare l’emozione autentica di chi sceglie di cambiare. La Svolta Buona è un progetto corale, dove la produzione diventa parte del messaggio.” conclude Lorenzo Cefis, CEO di Blackball. Con La Svolta Buona, Felicia conferma il suo ruolo di brand protagonista della transizione alimentare, capace di coniugare gusto, salute e responsabilità verso il pianeta. Un invito a scegliere il bene, ogni giorno — perché il futuro, proprio come Felicia, è pronto a cambiare in meglio.

Rafforzare la competitività della Lombardia sugli scenari globali valorizzando le specificità economiche dei singoli territori. Regione lancia le Zone di Innovazione e Sviluppo (Zis), un nuovo modello di intervento che intende agevolare le collaborazioni tra imprese, università, enti pubblici, enti di formazione e realtà sociali, così da potenziare gli ‘ecosistemi’ locali rendendoli unici e riconoscibili a livello nazionale e internazionale. Lo si legge in una nota. I protagonisti delle Zis saranno appunto i territori, con Regione nel ruolo di regista e ‘connettore’ tra diversi soggetti pubblici e privati. L’obiettivo è creare le condizioni per la crescita delle imprese, la nascita di startup innovative, lo scambio di conoscenze tra aziende e centri di ricerca, la creazione di lavoro qualificato e nuove competenze, l’attrazione di investimenti e talenti.
La nuova strategia regionale, promossa dal governatore Attilio Fontana e dall’assessore allo Sviluppo economico Guido Guidesi, è stata presentata oggi a Palazzo Lombardia nell’ambito dell’evento finale di ‘Lombardia Protagonista – Qui Puoi’, il tour istituzionale che ha fatto tappa in tutte le province intensificando il dialogo con gli stakeholder e ponendo le basi per nuove sinergie territoriali. Prima volta che una Regione sperimenta una strategia così innovativa e anche in questo caso la Lombardia si candida ad essere da apripista e da esempio per le altre regioni e per un modello replicabile, perché no, anche a livello nazionale ed europeo.
All’appuntamento hanno preso parte anche il vicepresidente e assessore al Bilancio e Finanza Marco Alparone; l’assessore all’Università, Ricerca, Innovazione Alessandro Fermi; il presidente di Confindustria Lombardia Giuseppe Pasini; il rettore dell’Università degli Studi di Milano - Bicocca Marco Emilio Orlandi in rappresentanza del Comitato Regionale di Coordinamento delle Università Lombarde; il vicepresidente di Fondazione Cariplo Claudia Sorlini; l’amministratore delegato di Principia Spa Igor De Biasio. “Attraverso le ZIS – ha evidenziato il presidente Fontana – vogliamo valorizzare le specializzazioni produttive e tecnologiche di ciascun territorio. Ogni singola area eccelle in determinati settori economici: come Regione intendiamo dare ulteriore impulso al ‘sistema lombardo’ e alla sua capacità di fare rete. Le Zone di Innovazione e Sviluppo potranno rappresentare un esempio virtuoso di politica industriale che metteremo a disposizione del Paese. La Lombardia è la prima regione manifatturiera d’Europa: mettiamo in campo ogni strumento utile per mantenere e implementare questa nostra peculiarità”.
Il percorso per la creazione delle Zis si articola in due fasi. La prima riguarda la Manifestazione di interesse, in pubblicazione nelle prossime settimane, attraverso cui soggetti pubblici e privati di un determinato territorio potranno presentare congiuntamente un progetto preliminare, detto Masterplan. Il documento dovrà contenere la specializzazione territoriale su cui puntare; i partecipanti e l’organizzazione della governance; gli spazi, i laboratori e servizi esistenti o da sviluppare; le indicazioni sulla sostenibilità a lungo termine del progetto.
Le proposte che otterranno il via libera accederanno alla seconda fase, che riguarda la negoziazione e l’elaborazione del Piano strategico definitivo. Con il supporto di Regione saranno individuate le azioni concrete da realizzare, con una visione pluriennale che traguarda il 2050. Nello specifico il lavoro verterà sulla creazione o implementazione di spazi attrezzati, infrastrutture digitali e percorsi formativi, costruendo nel contempo un sistema di indicatori di monitoraggio che misurino i risultati e l’impatto delle attività sul territorio in termini di innovazione, occupazione e competitività.
Potranno presentare una candidatura gruppi misti pubblico-privati formati da imprese e startup (nel ruolo di capofila); enti pubblici (Comuni, Province, Camere di Commercio); università e centri di ricerca; enti di formazione; fondazioni, associazioni o realtà del terzo settore. Ogni candidatura dovrà includere una lettera di ‘endorsement’ della Provincia competente. Potranno essere istituire un massimo di due ZIS per provincia, mentre non ci sono limiti predefiniti per le candidature interprovinciali. La dotazione finanziaria messa a disposizione da Regione per la prima fase sarà di 1 milione di euro: i progetti ammessi alla Fase 1, infatti, potranno ricevere un contributo regionale a copertura del 50% delle spese di consulenza per la redazione dei documenti da presentare nel dossier di candidatura della Fase 2, entro il limite di 100.000 euro. Altre risorse regionali saranno successivamente messe in campo per il sostegno alla realizzazione della Fase 2.
Per accompagnare e supportare i territori che vorranno raccogliere la sfida, Regione ha previsto una struttura dedicata all’interno della Direzione Generale Sviluppo Economico, che sarà il punto di riferimento per orientare, assistere e valorizzare i progetti ZIS. “Cambiamo – ha sottolineato l’assessore Guidesi - per innovare. Le ZIS saranno il connettore dei valori aggiunti di cui già disponiamo e che metteremo a sistema, ecosistemi settoriali che innovano in squadra tra aziende, ricerca, formazione, istituzioni e credito. Guardiamo al futuro difendendo il nostro sistema produttivo con l’obiettivo di consegnare opportunità ai giovani”.
L’iniziativa delle ZIS raccoglie il consenso degli stakeholder lombardi, come dimostrato dagli interventi che si sono succeduti nel corso della tavola rotonda. “Applaudiamo all’iniziativa di Regione Lombardia – ha detto il presidente di Confindustria Lombardia e Feralpi Group, Giuseppe Pasini – perché attraverso le ZIS si intensifica il lavoro a favore delle imprese e dei territori. Apprezziamo la capacità di visione e la volontà di puntare sui giovani: la Lombardia è il motore dell’Italia, incarna l’eccellenza in tanti comparti e continua a ottenere riconoscimenti internazionali, come dimostra l’andamento delle esportazioni. Le ZIS vanno nella direzione di proseguire su questa strada aiutando i territori a crescere”.
“Positivo – ha affermato il vicepresidente di Fondazione Cariplo, Claudia Sorlini – lavorare a una prospettiva di sviluppo basata sugli ecosistemi, valorizzando le vocazioni diversificate dei territori lombardi. Come Fondazione Cariplo collaboriamo in modo proficuo con Regione Lombardia su diversi fronti, a cominciare dal sostegno ai ‘progetti emblematici’. Un’alleanza con Regione che possiamo implementare anche guardando alla strategia delle ZIS”.
“Le ZIS sono un’iniziativa ottima che potrà dare risultati importanti - ha detto il rettore dell’Università degli Studi di Milano Bicocca, Marco Emilio Orlandi, in rappresentanza del Comitato Regionale di Coordinamento delle Università Lombarde – intervenendo sul tema della regia e della ‘messa a sistema’ delle eccellenze e dei punti di forza che caratterizzano la Lombardia. In questo contesto le Università lombarde giocano e giocheranno un ruolo sempre più fondamentale”.

“La leucemia mieloide acuta (lma) è una malattia che si scompone, dal punto di vista genetico, in sottovarietà di malattie differenti che si caratterizzano per la presenza di mutazioni acquisite. Le mutazioni possibili sono tantissime, alcune più frequenti delle altre. La mutazione Flt3-Itd è presente in circa il 25-30% dei casi di lma e dà luogo a forme proliferative di malattia, dunque in genere si accompagna ad un elevato numero di globuli bianchi”. Lo afferma Roberto Cairoli, direttore della Struttura complessa di Ematologia dell’Asst Grande Ospedale Metropolitano Niguarda Ca’ Granda di Milano, intervenendo al media briefing organizzato a Milano in occasione del recente via libera di Aifa alla rimborsabilità di una nuova opzione terapeutica per la leucemia mieloide acuta (lma) Flt3-Itd positiva di nuova diagnosi.
Si tratta di quizartinib, il primo farmaco lanciato in Italia da Daiichi Sankyo in ematologia che, come dimostrato dai risultati dello studio QuANTUM-First, pubblicato su The Lancet, ha migliorato significativamente la sopravvivenza globale quando aggiunto alla chemioterapia standard ad alte dosi, con o senza trapianto allogenico di cellule staminali ematopoietiche di consolidamento, seguita da monoterapia di mantenimento fino a circa 3 anni.
“I pazienti Flt3-Itd positivi mostrano una buona tendenza a andare in remissione completa, ma una spiccata tendenza a ricadere e - precisa - quando si ricade dopo il primo ciclo di chemioterapia, la prognosi è particolarmente infausta”.
“La leucemia mieloide acuta (lma) è una malattia maligna del midollo osseo emopoietico che, se non trattata, porta alla morte. La patologia oncoematologica registra il suo picco di incidenza nella popolazione con 68 anni d’età ed è la forma più frequente di leucemia negli adulti. Nel 2017 in Europa si sono registrati 20 mila nuove diagnosi e 18 mila decessi - spiega Cairoli - Il midollo osseo emopoietico è l'officina dove si producono tutte le cellule del sangue, globuli rossi, globuli bianchi e piastrine. Quando il midollo osseo non funziona più, perché alterato dalla presenza delle cellule leucemiche, il numero dei globuli rossi diminuisce e si porta dietro il sintomo della anemia. I principali segnali dell’anemia sono il grande senso di affaticamento, la fatica intensa dopo sforzi lievi, il pallore della cute e delle mucose e meccanismi compensatori come l’aumento della frequenza respiratoria e la dispnea. La diminuzione del numero dei globuli bianchi invece porta ad una maggiore suscettibilità alle infezioni o a infezioni che intercorrono ma non guariscono. L'ultimo segno è quello che deriva dalla mancanza delle piastrine, ossia la tendenza ad avere le emorragie, che si può manifestare con gengive che sanguinano quando si lavano i denti, epistassi, macchie sulla pelle in assenza di precedente traumi, come le ecchimosi, macchie piatte, oppure ematomi, macchia in rilievo, oppure mestruazioni che non si arrestano mai”.
“Questo corteo di sintomi viene intercettato dal curante, che prescrive al paziente degli esami, tra cui l’emocromo. I risultati di quest’ultimo in presenza di leucemia mieloide acuta sono sempre gravemente alterati - aggiunge - Ci sono alterazioni del numero dei globuli bianchi, di quello dei globuli rossi e dell'emoglobina, così come del numero di piastrine. Il paziente viene quindi rinviato all'attenzione di uno specialista il quale, di solito, dall’osservazione del sangue rileva la presenza di cellule leucemiche e da quella del midollo, vede un quadro morfologicamente distante da quello normale. Insieme all’esame del midollo, si fanno anche quelli di citogenetica e genetica molecolare, che servono per caratterizzare al meglio la forma di leucemia, che in questo caso è una leucemia mieloide acuta”.

"Cominciamo con un paradosso. L’Italia di Dante — o, più in generale, l’Europa di allora — e l’Italia di oggi non sono così distanti come potremmo pensare. Il senso di continuo cambiamento politico, di un territorio frammentato in città grandi e piccole spesso in conflitto tra loro, è un’eredità diretta dell’epoca dei Comuni e delle Signorie, quando l’Italia era un mosaico di stati concorrenti. Questo retaggio di rivalità, questa difficoltà a unirsi attorno a uno scopo comune, è qualcosa che gli italiani riconoscono ancora oggi. Dante crebbe in questo mondo turbolento, e nei suoi scritti rese evidente che tali divisioni non erano solo politiche, ma anche morali — il segno di una società in perenne tensione con sé stessa". Così Fabio Corsico, direttore master in family business management, Luiss Business School, nel suo intervento alla Luiss di Roma per il lancio del libro di Santiago Iñiguez de Onzoño 'Dante in the workplace: how leaders can avoid the seven deadly'- 'Dante sul posto di lavoro: come i leader possono evitare i sette peccati capitali'.
Corsico ha ricordato che "Firenze, alla fine del XIII secolo, non era soltanto una città di bellezza e d’arte; stava diventando una delle capitali finanziarie d’Europa — anzi, del mondo. I suoi mercanti e banchieri stavano gettando le fondamenta di ciò che sarebbe esploso nel Rinascimento. Famiglie come i Bardi, i Peruzzi e i Frescobaldi aprirono filiali in tutta Europa, finanziando re, papi e commerci internazionali. Utilizzavano nuovi strumenti finanziari, come la commenda e la colleganza, per raccogliere capitali e distribuire i rischi. Perfezionarono le lettere di cambio e le forme di credito che permettevano al denaro di muoversi più rapidamente delle merci. Firenze coniò il fiorino d’oro, una moneta la cui stabilità la rese la valuta più affidabile d’Europa. In breve, Dante visse nel cuore di un mondo che stava inventando la finanza moderna".
Al Policlinico Casula incontro con famiglie dei piccoli pazienti... 
Non è un semplice documento informativo, ma uno strumento di lavoro per chi sceglie di contribuire al cambiamento. Il Libro Bianco ‘Storie di vita con Egpa’ è un’occasione per i pazienti di dare voce al proprio vissuto e alle proprie istanze; per i clinici, è un invito alla collaborazione e a rafforzare il dialogo; per le istituzioni, è una vera e propria agenda operativa. Attraverso un’attenta ricostruzione del percorso del paziente, infatti, questo libro restituisce voce alle persone che convivono con questa malattia rara e alle loro famiglie, integrando la prospettiva clinica e quella sanitaria. Dalle pagine - informa una nota - emerge la necessità urgente di garantire alle persone con Egpa-granulomatosi eosinofila con poliangioite, un approccio multidisciplinare, percorsi di cura armonizzati e tutele giuridiche e sanitarie all’altezza della complessità della malattia.
"Questo Libro bianco rappresenta la nostra voce collettiva, non solo per raccontare la malattia, ma per chiedere con forza cambiamenti concreti", afferma Francesca R. Torracca, presidente Apacs-Associazione pazienti sindrome di Churg Strauss, denominazione con cui si indicava in passato lgpa, associazione che ha realizzato il Libro Bianco, con lo sponsor di Gsk. "Non possiamo più permettere che l’Epa venga ignorata - aggiunge - serve un sistema che riconosca la dignità delle nostre storie. E per questo dobbiamo lavorare insieme a clinici e istituzioni, proseguendo la strada tracciata nelle pagine del Libro". Una delle principali criticità emerse nella pubblicazione, è il grave ritardo diagnostico, con sintomi iniziali - asma tardivo, poliposi nasale, rinosinusite cronica - spesso ignorati o scambiati per allergie comuni. "L’Egpa è spesso riconosciuta troppo tardi, quando il danno è già stato fatto. La diagnosi precoce è possibile, ma servono conoscenza, formazione e Pdta condivisi. Questo Libro bianco può segnare un cambio di passo", osserva Augusto Vaglio, professore associato di Nefrologia e direttore della scuola di specializzazione in Nefrologia dell’Università degli Studi di Firenze, Coordinatore aziendale delle Malattie Rare e dirigente medico Unità di Nefrologia, Azienda Ospedaliero Universitaria Meyer, Firenze.
Alle pagine di ‘Storie di vita con Egpa’ - riferisce la nota - hanno contribuito non solo i pazienti e i loro caregiver ma anche clinici e rappresentanti delle Istituzioni, a sottolineare l’importanza di un’alleanza concreta per migliorare la gestione dei malati. Il progetto ha inoltre ricevuto il patrocinio di 8 Società Scientifiche (Aaiito, Aicna, Iar, Siaaic, Simi, SioeChCF, Sip-Irs, Sir) e il contributo scientifico dell'European Egpa Study Group. Il Libro raccoglie inoltre i contributi degli onorevoli Luciano Ciocchetti, vicepresidente XII Commissione Affari sociali della Camera dei deputati, Simona Loizzo, capogruppo XII Commissione Affari sociali della Camera dei deputati, Ilenia Malavasi, componente XII Commissione Affari sociali della Camera dei deputati e di Lisa Noja, consigliera della Regione Lombardia e presidente Intergruppo Consiliare Malattie Rare.
Nel documento è chiara l’indicazione delle disparità regionali nella gestione clinica, con una quasi totale assenza di percorsi (Pdta) formalizzati, anche se alcune buone pratiche indicano la via da percorrere. "La Lombardia ha dimostrato che costruire un Pdta per l’Egpa è possibile. Ma non basta - sottolinea Noja - Dobbiamo creare un sistema nazionale equo, in cui tutti i pazienti, da Nord a Sud, possano ricevere la stessa qualità di assistenza". Emerge anche l’assenza di criteri nazionali per i centri di riferimento e la necessità di una presa in carico multidisciplinare, coordinata da centri Hub & Spoke. "Serve un modello integrato di cura, basato sulla collaborazione tra specializzazioni diverse. La malattia non si ferma a un solo organo, e la medicina non può permettersi di fermarsi ai confini disciplinari", evidenzia Giacomo Emmi, professore ordinario di Medicina Interna, Università di Trieste e direttore Struttura complessa Medicina Clinica e Reumatologia, Ospedale Universitario Cattinara, Trieste.
Pesa, inoltre, l’assenza di un codice di invalidità civile specifico, che rende difficile l’accesso a diritti, agevolazioni e supporto, mentre risulta sottovalutato l’impatto psico-sociale elevatissimo, su pazienti e caregiver, spesso lasciati soli. "Credo fortemente nel dovere delle istituzioni di ascoltare e agire. Il Libro Bianco dell’Egpa ci fornisce una guida chiara: ora dobbiamo renderla operativa, a partire dal codice di invalidità e da percorsi di cura uniformi", rimarca l’onorevole Ciocchetti.
L’associazione, Apacs è nata spontaneamente per contrastare la sensazione di solitudine provata dai pazienti con Egpa, spesso intrappolati in una condizione poco conosciuta e con scarsi punti di riferimento. Formata esclusivamente da pazienti con Egpa (e caregiver), è una community viva e attiva dove i pazienti possono confrontarsi, sostenersi e portare avanti progetti concreti di advocacy, come quello che ha portato alla realizzazione del Libro Bianco e delle proposte di azioni a livello sanitario e politico in esso contenute. "L’innovazione terapeutica - conclude Valentina Angelini, Patient Affairs Director Gsk - ha migliorato le prospettive dei pazienti con Egpa, ma perché sia efficace, deve essere accompagnata da una rete di presa in carico strutturata e inclusiva. Questo Libro bianco aiuta a costruirla, insieme. È un esempio concreto di collaborazione con l’associazione di pazienti, i clinici e le Istituzioni che mette al centro le persone che vivono con Egpa con l’obiettivo di migliorare la loro qualità di vita. Testimonia il valore della co-creazione, fondamentale per comprendere a fondo i bisogni reali e trasformarli in percorsi più equi ed efficaci per chi convive con questa malattia rara". È possibile leggere e scaricare il Libro bianco ‘Storie di vita con Egpa’ sul sito web di Apacs.

Nel giorno da sindaco di Carlo Verdone, un uomo ha minacciato di gettarsi dal parapetto del Belvedere Tarpeo, a due passi dal Campidoglio e a circa 25 metri di altezza. Secondo quanto apprende l'Adnkronos, il gesto presumibilmente dimostrativo è stato sventato grazie all'intervento degli agenti della sezione Arce capitolina e dei vigili del fuoco intervenuti con le squadre 1a, 1a2, con l'autoscala e il carro teli. Sul posto anche i sanitari del 118 e personale della sala operativa sociale.
Scongiurato il tentato suicidio, l'uomo è stato portato intorno alle 13.30 al centro di accoglienza di Tor Tre Teste. (di Silvia Mancinelli)

Le gemelle Ellen e Alice Kessler sono morte. Lo riferisce il quotidiano tedesco Bild annunciando oggi 17 novembre il decesso di entrambe le ballerine e cantanti 89enni, che si sono spente a Gruenwald, nell'area di Monaco. "Non volevano più vivere", si legge nell'edizione online.
Le due artiste, protagoniste per decenni sugli schermi della tv italiana, erano nate a Nerchau, in Sassonia, il 20 agosto 1936. In Italia ebbero enorme notorietà a partire dagli anni '60 grazie alla partecipazione ai più grandi varietà televisivi dell'epoca, da 'Giardino d'Inverno' a 'Studio Uno' (dove cantavano e ballavano anche la sigla d'apertura, l'indimenticabile 'Da-da-un-pa') a 'Milleluci', e alle commedie musicali di Garinei e Giovannini.
Secondo informazioni fornite dalla polizia, le due gemelle avrebbero fatto ricorso al suicidio assistito. Attorno a mezzogiorno, la polizia avrebbe raggiunto la residenza delle due artiste e avrebbe constatato il decesso delle due donne escludendo, in base ai primi rilievi, qualsiasi circostanza sospetta.
Bild ricorda che, nell'aprile 2024, le gemelle inseparabili - proprio al giornale - avevano espresso la volontà di essere cremate e deposte in un'unica urna. Con le loro ceneri, anche quelle della madre Elsa, scomparsa a 69 anni, e quelle del cane Yello.
Il quotidiano ricorda che in Germania il suicidio assistito è ammesso "in determinate circostanze". Il soggetto maggiorenne che vuole far ricorso alla pratica deve "agire autonomamente e secondo la propria volontà" con una decisione assunta nel pieno possesso delle proprie facoltà. In assenza di una di queste condizioni, il personale medico eventualmente presente non potrebbe operare secondo la legge. L'assistenza non può eseguire l'atto letale: questa sarebbe "eutanasia attiva", che è invece vietata.

"Piccola precisazione perché mi riferiscono di bugie fatte circolare dal solito bimbomin...". Inizia così il post sui social in cui Selvaggia Lucarelli torna ad attaccare Fedez (pur senza nominarlo).
"Quest'ultimo, appena uscito il mio libro, preso dal panico perché temeva di crollare come sua moglie, mi ha fatto una causa penale e due civili. La penale (perché lo chiamavo bimbominkia) l'ha già "persa", nel senso che il giudice ha trovato legittima la mia espressione. Le altre due cause non sono "querele", ma capisco che si debba conoscere la differenza tra penale e civile per parlarne. Sono due cause civili, ovvero cause al fine di ottenere soldi. Per la precisione mi vengono chiesti 150.000 euro. E non mi vengono chiesti per contenuti del mio libro. Questo è semplicemente falso".
Lucarelli precisa che "tutte le opacità da me rilevate nelle attività benefiche di Fedez e Ferragni nel libro 'Il vaso di pandoro' non sono mai state contestate in alcuna sede, né penale né civile. E nulla è mai stato contestato alla casa editrice, semplicemente perché tutto quello che ho scritto è vero, dimostrato e verificato".
"I soldi mi vengono chiesti per un collage di mie dichiarazioni generiche sul soggetto e non su attività benefiche specifiche, rilasciate al Corriere o sui social, in anni diversi, andate a ripescare per fare volume", conclude.

"Noi siamo molto contenti della sentenza della Corte, siamo molto contenti di tutto quello che è successo, è stato un periodo nel quale abbiamo proprio dovuto assicurarci che tutto funzionasse. Ora che è tutto messo al di là di ogni ragionevole dubbio, la prima cosa che la Commissione farà è quella appunto di assicurarsi della corretta trasposizione della direttiva sul salario minimo in tutti i Paesi membri. Al momento abbiamo 19 Paesi, tra cui l'Italia, che hanno comunicato trasposizione completa, anche per quei 19 noi inizieremo a verificare che la trasposizione sia davvero completa. E poi ci sono altri 8 Paesi, di cui 5 devono ancora comunicare e 3 hanno comunicato trasposizione parziale. Quindi credo che adesso la priorità sia certamente quella di assicurarsi che la trasposizione sia ottima". Così, intervistato da Adnkronos/Labitalia, Mario Nava, direttore generale della Dg occupazione, affari sociali e inclusione (Dg Empl) della Commissione Europea, dopo la decisione della Corte di Giustizia Ue sulla direttiva sul salario minimo.
Secondo Nava la sentenza "come ha detto la presidente Von der Leyen, è una milestone, una pietra miliare per gli europei perché è per la loro dignità, per l'equità, per la sicurezza finanziaria. Quello che ci rende particolarmente soddisfatti è che la direttiva può essere implementata nel pieno rispetto delle tradizioni nazionali, dell'autonomia dei partner sociali, dell'importanza della negoziazione collettiva".
E Nava ha sottolineato che "non potrebbe esserci miglior riconoscimento per un provvedimento che sta già funzionando da un punto di vista economico. Perché negli ultimi anni, dove più e più Paesi hanno messo in opera un salario minimo, quest'ultimo non solo non ha aumentato la disoccupazione, ma questa al contrario è scesa e i tassi di impiego sono aumentati", ha sottolineato.
E sull'ipotesi di un salario minimo legale in Italia ha ribattuto che "non spetta a me dire cosa fare", sottolineando "che la direttiva sul salario minimo spiega quali possono essere le diverse opzioni, e quello che sottolinea la sentenza al di là di ogni ragionevole dubbio è che una direttiva su un salario minimo adeguato, appropriato, è corretta da un punto di vista legale e, aggiungo io, da un punto di vista economico, di giustizia sociale, di un'economia che sia allo stesso tempo produttiva e inclusiva", ha ricordato Nava.
E Nava ha quindi ricordato che "il salario minimo non solo protegge il potere d'acquisto dei lavoratori, non solo riduce le differenze di salario, non solo elimina uno dei fenomeni più fastidiosi dei nostri giorni che è quello del lavoro povero, il lavoro che non permette di arrivare a fine mese, ma soprattutto il salario minimo sostiene la domanda aggregata e aumenta gli incentivi a lavorare. Questo è il punto fondamentale: il salario minimo aumenta il tasso di impiego, perché se c'è un salario minimo ci sono più incentivi a lavorare e quindi più gente va a lavorare. Inutile dire che siccome tanta gente che è fuori dal mercato del lavoro è di sesso femminile, un salario minimo riduce anche il famoso gender gap, perché richiama più persone, più donne sul mercato del lavoro".
E ha concluso sottolineando che "la Commissione nelle prossime settimane lancerà la cosiddetta 'Quality Jobs Roadmap', la roadmap per la qualità del lavoro. E' chiaro che la direttiva sul salario minimo ci dà un piedistallo abbastanza forte, su cui poi agganciare tutti gli altri elementi che rendono il lavoro un lavoro di qualità. E' chiaro che quando si parla di un lavoro di qualità la prima cosa che viene in mente è che sia un lavoro che paghi, che non sia un lavoro povero e che aiuti la gente a vivere in maniera degna. A me è piaciuto molto che la Presidenza abbia usato la parola dignità, giustizia e sicurezza finanziaria".
(di Fabio Paluccio)

Jannik Sinner si prende le Atp Finals dopo il trionfo in finale a Torino contro Carlos Alcaraz, ma c'è un dato clamoroso che racconta l'equilibrio nei confronti tra i due fuoriclasse del tennis mondiale. Ieri a spuntarla è stato l'azzurro, al termine di un match di altissimo livello e ora il bilancio dei 16 confronti è di 10-6 per lo spagnolo. Ma negli scontri diretti Sinner e Alcaraz hanno vinto (incredibilmente) lo stesso numero di punti: 1651 a testa. E se è vero che le statistiche vanno sempre pesate, questo dato va analizzato per quello che è. Un numero che racconta la divisione perfetta di un confronto che sta segnando la nuova era del tennis mondiale. Inoltre, dagli Internazionali di Roma alle Atp Finals di Torino, Sinner e Alcaraz si sono affrontati in 6 finali Major in questo lungo 2025. Una cosa mai vista. La fotografia di un dominio.
'Non è propaganda ma rafforzamento presenza nel territorio'... 
Il Festival dei 5 Colori ha conquistato New York. La prima edizione statunitense del progetto - nato con l’obiettivo di educare i più piccoli (e le loro famiglie) ai principi del benessere, dell’alimentazione consapevole e della dieta mediterranea - si è svolta, da venerdì 14 a domenica 16 novembre, tra workshop interattivi, attività ludico-sportive, momenti di divulgazione scientifica e laboratori creativi al Central Park. Secondo le più recenti ricerche internazionali - informano gli organizzatori in una nota - seguire la dieta mediterranea determina una riduzione significativa del rischio di malattie croniche e una diminuzione del 23% della mortalità per tutte le cause. Diffondere questo stile di vita significa non solo educare alla corretta alimentazione, ma promuovere un messaggio universale di salute, sostenibilità e convivialità, basato sulla qualità dei prodotti e sul piacere della condivisione. Il successo registrato conferma il Festival come un modello innovativo di educazione, prevenzione e coinvolgimento culturale in un momento in cui obesità e disturbi legati all’alimentazione sono in costante crescita a livello globale. Un ponte tra Italia e Stati Uniti che parla a tutti attraverso i temi universali del cibo, dello sport e del benessere.
L’evento è stato presentato nella sede del Consolato Generale dell’Italia a New York dove vi è anche stata la premiazione di Lidia Bastianich per il suo ‘eccezionale contributo alla diffusione della cultura italiana e dell’eccellenza gastronomica nel mondo’. Il primo a sostenere l’iniziativa il ministro degli Esteri Antonio Tajani che, in un messaggio, ha sottolineato come "valorizzare il Made in Italy significa promuovere nel mondo non solo i nostri prodotti, ma anche la nostra identità culturale, fatta di qualità, tradizione e innovazione. Il progetto ‘Cinque colori’ rappresenta perfettamente questo spirito e la nostra capacità di unire educazione, sostenibilità e internazionalizzazione".
Anche l’ambasciatore d’Italia negli Stati Uniti, Marco Peronaci, ha ribadito il valore dell’iniziativa. "Con il progetto ‘Cinque colori’ - ha spiegato - promuoveremo qui negli Stati Uniti i principi della dieta mediterranea: un modo per avvicinare il pubblico americano – a cominciare dai più giovani – al nostro stile di vita, oltre che alla nostra cultura e alle eccellenze della nostra filiera agroalimentare". Nell’aprire il Festival a New York, il console generale Fabrizio Di Michele ha detto: "Iniziative come questa rappresentano al meglio l'Italia e i suoi valori. New York è certo la città americana che conosce meglio la dieta mediterranea e le tradizioni culinarie italiane, e tuttavia l'esigenza di una maggiore educazione alimentare, soprattutto tra i giovani, è molto avvertita".
Il progetto di educare al benessere attraverso i ‘Cinque colori’ - riferisce la nota - è promosso dalla Fondazione Pancrazio. I ‘cinque colori’ (verde, rosso, arancione, viola e bianco) rappresentano quelli della frutta e della verdura. "Abbiamo voluto trasformare il cibo in un linguaggio educativo universale - ha spiegato l’ideatrice del progetto, Maria Teresa Carpino - Questa è la prima edizione negli Stati Uniti e sarà solo l’inizio di un percorso che continuerà negli anni sia a Roma che a New York, in collaborazione con le istituzioni e con le scuole".
In 4 anni il progetto, in Italia, ha raggiunto 10 regioni, 90 comuni, 700 istituti scolastici coinvolgendo oltre 30mila studenti in un percorso di educazione alimentare dinamico e partecipato. La campagna utilizza strumenti innovativi e inclusivi, capaci di parlare il linguaggio dei più piccoli: la serie animata 'DI5', le guide per insegnanti, i libri illustrati e le attività esperienziali, tutte affiancate dal lavoro di nutrizionisti e operatori didattici. Attraverso un approccio induttivo e multisensoriale, che rispetta gli stili di apprendimento verbale, visivo e cinestesico, i bambini vengono incoraggiati a scoprire nuovi cibi in modo naturale e non coercitivo, imparando che mangiare bene può essere un’esperienza piacevole, creativa e condivisa. I risultati raggiunti dimostrano l’efficacia del metodo: un modello educativo che integra salute, cultura e partecipazione e che oggi è pronto a varcare i confini nazionali per portare il messaggio della dieta mediterranea anche oltre Oceano.
"La dieta mediterranea è una cultura che unisce popoli diversi del Mediterraneo intorno ai valori comuni del benessere, dell’equilibrio e della sostenibilità. Promuoverla insieme - ha evidenziato in un messaggio inviato ieri dall’Ambasciatore alle Nazioni Unite Maurizio Massari, - significa rafforzare un messaggio universale: mangiare bene, vivere bene e proteggere il nostro pianeta. L’Italia, con gli altri Paesi mediterranei, è particolarmente impegnata a diffondere questo patrimonio in modo coordinato e inclusivo. Per questo, abbiamo di recente proposto una Risoluzione per istituire, il 16 novembre, la Giornata internazionale della dieta mediterranea, che sarà approvata dall’Assemblea Generale dell’Onu entro metà dicembre". Made in Italy e sostenibilità sono stati al centro dell’intervento della direttrice Ice Erica Di Giovancarlo:"Non potevamo non accogliere con entusiasmo un progetto che unisce sport e alimentazione. Il nostro lavoro nell’agroalimentare è promuovere un Made in Italy fatto di qualità, eccellenza e sostenibilità". Sport e dieta mediterranea sono un binomio vincente anche per il rappresentante del Coni Usa, Mico Licastro: "I valori promossi dalla Fondazione Pancrazio su cibo sano della dieta mediterranea e dell'attività ludico-sportiva con il progetto Festival dei 5 colori si sposano bene con quelli promossi dal Comitato olimpico nazionale italiano presso le nostre comunità degli Usa - ha concluso - e negli altri Paesi nel mondo dove siamo presenti".

Poste Italiane è la prima delle 500 principali aziende europee per capitalizzazione nella trasparenza della comunicazione corporate e finanziaria sui canali digitali. Lo comunica il Gruppo in una nota, citando il risultato frutto della ricerca “Webranking Europe 500” la classifica stilata da Lundquist, in collaborazione con la società svedese Comprend, che analizza la chiarezza e la correttezza del flusso informativo rivolto a investitori, cittadini e stakeholder.
Il sito posteitaliane.it del Gruppo guidato dall’ad Matteo Del Fante e dal direttore generale, Giuseppe Lasco, sul podio della rilevazione Webranking Europe 500 già nel 2024 con il secondo posto, ha ottenuto il punteggio di 95,9 su 100 affermandosi sia nella classifica assoluta sia in quella di settore. L’aspetto ancora più significativo del percorso di Poste Italiane è la rapida ascesa dell’azienda nella classifica: nel 2016, infatti, Poste italiane era collocata in 246esima posizione, a dimostrazione del valore del lavoro compiuto dall’azienda nella comunicazione digitale nell’arco di un decennio.
La ricerca ha motivato il primato europeo di Poste Italiane spiegando che l’azienda “ha continuato a crescere e ora è in cima alla classifica per la prima volta, raggiungendo il punteggio rilevante di 95,9 su 100 punti. L'azienda si distingue per la solida governance e le informazioni sulle relazioni con gli investitori, nonché per i contenuti chiari e tempestivi relativi alla stampa e al titolo. Il sito web di Poste Italiane riflette un approccio di comunicazione ben integrato, in cui informazioni finanziarie, di sostenibilità e aziendali sono interconnesse”.

Il Tribunale di Monza ha assolto in primo grado "perché il fatto non sussiste" Marco Castoldi, in arte Morgan, dall'accusa di oltraggio a pubblico ufficiale, per il quale i cantante era a processo. I fatti risalgono al giugno del 2019, quando Morgan era stato sfrattato dalla sua abitazione di Monza da alcuni poliziotti, nei confronti dei quali aveva usato delle espressioni colorite definendoli "ignoranti", "mostri", "ridicoli" e ancora "becchini" e altri epiteti.
"C'è grande soddisfazione, era stata chiesta una condanna a nove mesi e il mio assistito è stato assolto perché il fatto non sussiste", spiega all'Adnkronos il legale di Morgan, Roberto Iannaccone. Il giudice "ha accolto - prosegue l'avvocato - la linea difensiva per cui ha prevalso il contenuto artistico delle espressioni utilizzate da Morgan prevalevano sul contenuto giuridico dell'oltraggio". In sostanza, la difesa ha ritenuto che gli epiteti, utilizzati da Morgan nei confronti delle forze dell'ordine, in occasione dello sfratto, fossero espressione "di un gergo teatrale" non riferito in particolare agli agenti, aggiunge l'avvocato Iannaccone. Che evidenzia anche la soddisfazione di Morgan: "Il mio assistito è contentissimo, siamo soddisfatti".
'Ritardo insostenibile, urgente definire le nuove regole'... 
Quando gioca l'Italia in Coppa Davis? Gli azzurri del capitano Filippo Volandri, orfani di Jannik Sinner e Lorenzo Musetti, tornano in campo per giocare i quarti di finale del torneo tennistico per Nazionali nelle Final Eight di Bologna. Tra l'Italia, bicampione in carica dopo i trionfi del 2023 e 2024, e la semifinale c'è l'Austria, che dovrà rinunciare al suo numero due, Sebastian Ofner, per infortunio.
Quando gioca l'Italia in Coppa Davis
La sfida tra Italia e Austria è in programma mercoledì 19 novembre a partire dalle ore 16. La partita si articolerà in due singolari e, in caso di parità, di un doppio, che potrebbe a quel punto risultare decisivo per il passaggio del turno.
I convocati dell'Italia
Dopo il forfait di Lorenzo Musetti, annunciato alle Atp Finals di Torino, appena concluse con la vittoria di Sinner, il capitano Volandri ha chiamato al suo posto Lorenzo Sonego, autore di un finale di stagione in crescendo e protagonista, in doppio con Jannik, dei successi azzurri degli ultimi anni. Ecco tutti i convocati dell'Italia: Flavio Cobolli, Matteo Berrettini, Lorenzo Sonego, Simone Bolelli e Andrea Vavassori.

A più di 6 anni dall’arrivo in Italia della prima terapia genica anticancro, le Car-T (Chimeric Antigens Receptor T-Cells) - terapie avanzate basate sulla modifica e sul potenziamento dei linfociti T, che in questo modo riescono a riconoscere e aggredire le cellule tumorali - sono oramai una realtà ben presente e utilizzata nella pratica clinica di numerosi centri italiani. Ma il ‘viaggio nel futuro’ continua: il numero di terapie eseguite è passato dalle 35 del 2019 alle 498 nel 2024 e i laboratori di tutto il mondo continuano a ricercare nuovi e difficili bersagli da colpire. Le Car-T come le conosciamo oggi sono solo il primo passo su un cammino in profonda evoluzione, e ancora molti sono gli interrogativi ai quali dare risposte. In questa prospettiva Ail - Associazione italiana contro leucemie, linfomi e mieloma ha deciso di proseguire il ‘viaggio’ di ‘Car-T – Il futuro è già qui’, con la tappa di Firenze. L’incontro - spiegano gli organizzatori in una nota - è stato introdotto dai saluti istituzionali di Nicola Paulesu, assessore deleghe a Welfare, Accoglienza e integrazione del comune di Firenze. La campagna itinerante e online è nata nel 2021, per informare pazienti, familiari, caregiver e specialisti, e migliorare la conoscenza, l’accesso e la gestione dei trattamenti, con uno sguardo alle esperienze cliniche maturate, ai successi dei pazienti trattati e ai futuri ambiti di applicazione.
"L’arrivo delle Car-T in Italia è stato atteso per lungo tempo e, quando finalmente queste terapie si sono rese disponibili, hanno generato molte aspettative e domande. Ail ha subito avvertito la necessità di scendere in campo con una informazione chiara e corretta: è nata così la campagna 'Car-T - Destinazione futuro', ideata con l’obiettivo di fare educazione su queste innovative terapie cellulari – afferma Giuseppe Toro, presidente nazionale Ail – La prima edizione della campagna ha raggiunto 10 Regioni italiane con 11 tappe da Nord a
Sud del Paese, grazie al sostegno delle sezioni locali Ail”. L’Associazione è consapevole che il viaggio nel futuro delle Car-T continua: da qui la decisione di proseguire il ‘viaggio’ con questa seconda edizione dell’iniziativa e 4 nuove tappe. Anche se rimangono ancora molte sfide da affrontare per la ricerca e per i clinici e alcuni interrogativi importanti a cui dare risposte, le Car-T rappresentano più che una speranza concreta per quei pazienti che non rispondono alle terapie convenzionali, e il loro impiego sta ottenendo successi insperati fino a pochi anni fa in pazienti che non avevano più alcuna possibilità terapeutica. In questo scenario entusiasmante e in continua e veloce evoluzione - aggiunge Toro - Ail è decisa a restare al fianco dei pazienti e delle famiglie e vuole continuare a promuovere una informazione il più possibile esaustiva e corretta che sia in grado di aiutare i pazienti e gli stessi medici verso le scelte terapeutiche più sicure ed efficaci".
In Italia sono 5 le Car-T approvate, sulle 6 approvate in Europa, e con indicazioni in aumento nell’adulto e nel bambino e sono tra i 1.500 e i 1.800 pazienti trattati nei circa 44 i Centri abilitati. "Le terapie Car-T attualmente rimborsate in Italia – sottolinea Alessandro Maria Vannucchi, professore di Ematologia, direttore Sod Ematologia, direttore Dipartimento Oncologia Aou Careggi, Università degli Studi di Firenze, presidente Sies - Società italiana di ematologia sperimentale – vengono utilizzate per alcune leucemie, come la leucemia linfoblastica acuta, per alcuni linfomi aggressivi quali il linfoma a grandi cellule B, il linfoma mantellare e il linfoma follicolare e di recente nel mieloma multiplo. Le indicazioni sono diverse a seconda dello stadio di malattia, delle linee di trattamento effettuate in precedenza, dell’età e della fitness del paziente".
Pilastro fondamentale per lo sviluppo delle cellule Car-T è la ricerca di base e clinica nel campo dell’immunoterapia. "Altre terapie ancora più innovative sono in arrivo – spiega Monica Bocchia, professoressa ordinaria di Ematologia, dipartimento di Scienze Mediche, Chirurgiche e Neuroscienze, Università degli Studi di Siena; direttrice Uoc Ematologia, Aou Siena – i farmaci in grado di inibire specificamente un determinato gene mutato, farmaci specifici e mirati che non distruggono la cellula leucemica, ma attraverso l’inibizione genica ne promuovono la differenziazione e la normale maturazione. Una nuova speranza nei pazienti più anziani e fragili in quanto si tratta di farmaci meno tossici rispetto alla chemioterapia".
Le cellule Car-T rappresentano un eccezionale modello di ricerca traslazionale. "Sarà importante capire per quale motivo alcuni pazienti non rispondono in maniera adeguata o perché in alcuni di loro la malattia si ripresenta - osserva Francesco Annunziato, professore ordinario di Patologia generale, direttore dipartimento di Medicina sperimentale e clinica, direttore, Sodc Diagnostica citofluorimetrica e immunologica, Aou Careggi, Firenze – Questo processo di conoscenza viene definito ‘reverse translation’, cioè si parte dalla base per arrivare ad una applicazione clinica, poi si osserva l’applicazione clinica per capire come provare a migliorare la cellula Car-T. Questo processo accelera lo sviluppo di nuove cure e migliora quelle già disponibili".
I risultati sorprendenti ottenuti nel mieloma multiplo riflettono la consistente efficacia della terapia Car-T. "Oggi, con le Car-T, la sopravvivenza può superare i 2-3 anni, con casi di remissioni prolungate e Mrd negatività – evidenzia Elisabetta Antonioli, dirigente medico Sodc Ematologia, Aou Careggi Firenze – È necessario, tuttavia, un nuovo approccio organizzativo per la presa in carico di questi pazienti che deve essere multidisciplinare e per le strutture che somministrano queste Car-T, i pazienti devono essere gestiti in centri accreditati per la manipolazione cellulare e la gestione delle tossicità specifiche (Crs, Icans)".
Alcune Car-T "sono utilizzabili già a partire dalla seconda linea di trattamento, altre dalla terza o dalla quarta linea, configurando un panorama terapeutico in progressiva espansione", rimarca Benedetta Puccini, dirigente medico di Ematologia, Sodc di Ematologia dipartimento di Oncologia, Aou Careggi Firenze e Coordinatrice Gruppo Oncologico Multidisciplinare per le Malattie Linfoproliferative. "I centri, pediatrici e adulti – puntualizza Chiara Nozzoli, responsabile programma Trapianti di cellule staminali emopoietiche e Terapie cellulari, Sodc Ematologia, Aou Careggi, Firenze – per poter essere autorizzati alla somministrazione delle terapie Car-T, devono essere in possesso di specifici requisiti organizzativi e infrastrutturali". Si possono distinguere “due livelli di Car-T Team - chiarisce Ilaria Cutini, dirigente medico Sod Ematologia, Aou Careggi, Firenze – Il primo è dedicato alla gestione delle complicanze precoci post-infusione, composto da trapiantologo, intensivista. Il secondo team interviene invece in una fase più avanzata del percorso, ed è orientato alla valutazione della risposta al trattamento e alla definizione del percorso di follow up più appropriato”. Il costo delle immunoterapie innovative "è certamente elevato - precisa Sara Galimberti, professoressa ordinaria, dipartimento di Medicina Clinica e Sperimentale, Università di Pisa; direttrice Uoc Ematologia, Aou Pisana - Sarebbe necessario garantirne l’accesso equo su tutto il territorio nazionale e l’appropriatezza prescrittiva, ragionando non solo in termini di costo del prodotto, bensì di costo/efficacia, perché le Car-T rappresentano oggi un’opportunità terapeutica che offre sopravvivenze e buona qualità di vita a molti pazienti".
Attualmente "Ail Firenze ha la possibilità di accogliere gratuitamente in 22 stanze della Casa di Accoglienza intitolata al Professor Rossi Ferrini, i pazienti e le loro famiglie in cura presso i centri ospedalieri di Careggi e Meyer – racconta Alberto Bosi, presidente Ail Firenze, professore ordinario onorario di Malattie del Sangue, Università degli Studi di Firenze – Da gennaio a settembre 2025 abbiamo ospitato circa 7.300 persone, con un’affluenza giornaliera media di 27 persone; dal 2010 al 2015, un totale di oltre 195 mila presenze. Circa il sostegno alla ricerca, AukFirenze collabora con la Cattedra di Ematologia dell’Università di Firenze, diretta attualmente dal professor Alessandro Maria Vannucchi, e nel 2025 abbiamo contribuito con un sostegno, ad oggi, di circa 70.000 euro".
Le attività dell’edizione 2024-2025 della campagna ‘Car-T – Il futuro è già qui’ - conclude la nota - è realizzata con il sostegno non condizionante di Bristol Myers Squibb, Gilead Sciences e Johnson&Johnson. Prevede una landing page dedicata all’interno del sito ali.it mentre eventi locali coinvolgono specialisti, pazienti, caregiver, volontari Ail e i media. Le attività di informazione sono arricchite da un video-racconto orale, disponibile sulla landing page di campagna, nel quale Andrea Grignolio, docente di Storia della Medicina e Bioetica dell’Università San Raffaele di Milano - Cnr Ethics narra il percorso di scoperta che ha portato a questo approccio rivoluzionario nel trattamento dei tumori.
Medici e infermieri davanti al Santissima Annunziata... 
Svelato il percorso completo del Viaggio della Fiamma Olimpica, un itinerario che dal 6 dicembre 2025 al 6 febbraio 2026 attraverserà l’Italia mostrando al mondo la sua bellezza senza tempo. Oltre alle 60 città di tappa, annunciati anche gli oltre 300 comuni che accoglieranno la Fiamma lungo i suoi 12.000 km di viaggio: un mosaico unico di territori, storie e comunità che, tappa dopo tappa, daranno vita a una celebrazione nazionale diffusa. Il Viaggio prenderà vita il 26 novembre 2025, con l’accensione del sacro fuoco a Olimpia, luogo simbolo della tradizione olimpica. Il 4 dicembre, in Grecia, avverrà il passaggio di consegne all’Italia, un momento solenne che segna l’inizio del percorso verso i Giochi di Milano Cortina 2026. Subito dopo, la Fiamma arriverà a Roma, da cui il 6 dicembre partirà ufficialmente il Viaggio della Fiamma Olimpica: un itinerario che toccherà tutte le regioni italiane, illuminando città d’arte, borghi, luoghi simbolo della memoria collettiva e paesaggi riconosciuti in tutto il mondo.
"Ogni passo del Viaggio attraverso le nostre città ricorderà al mondo il potere dello sport nel costruire ponti e abbattere barriere - afferma Giovanni Malagò, presidente di Fondazione Milano Cortina 2026 -. Sarà un percorso che intreccia radici e futuro, accoglienza e innovazione, celebrando il meglio dello Spirito Italiano". Ad accompagnare la Fiamma ci saranno i due Presenting Partner del Viaggio della Fiamma Olimpica: Coca-Cola ed Eni, che arricchiranno ogni tappa con attivazioni speciali, contribuendo a rendere il Viaggio un’esperienza ancora più coinvolgente.
Una macchina organizzativa imponente, frutto di oltre due anni di progettazione, accompagnerà un convoglio lungo quasi 200 metri che si muoverà a una velocità di circa 4 km/h. Ogni giornata inizierà alle 7.30 con la partenza del convoglio e culminerà intorno alle 19.30 con l’accensione del braciere nella città di tappa, durante la city celebration, momento festoso e partecipativo dedicato alle comunità locali. Dal Colosseo alla Fontana di Trevi, dal Duomo di Milano al Canal Grande di Venezia, la Fiamma attraverserà simboli del nostro patrimonio culturale, insieme a luoghi che rappresentano resilienza e rinascita, come Amatrice e il quartiere Scampia.
"L’itinerario è stato pensato per valorizzare i paesaggi più suggestivi del Paese e le storie di talento, coraggio e solidarietà che lo animano - ottolinea Maria Laura Iascone, Direttrice delle Cerimonie della Fondazione -. Un percorso che celebra la creatività e l’inclusione, valori che i Giochi portano nel mondo". Sarà a Napoli per Natale, festeggerà il Capodanno a Bari, e il 26 gennaio 2026 tornerà a Cortina d’Ampezzo, esattamente 70 anni dopo la Cerimonia d’Apertura dei Giochi del 1956, prima di concludere il suo percorso a Milano, entrando a San Siro la sera del 6 febbraio 2026. Il Viaggio sarà arricchito da iniziative che condurranno la Fiamma in luoghi straordinari: l’ascesa a Punta Gnifetti sul Monte Rosa (4.554 metri), la visita alla Cascata delle Marmore, la magia della Costiera Amalfitana illuminata dai tedofori, il passaggio sull’acqua lungo il Canal Grande di Venezia.

“Vogliamo dare un segnale, affermare che sul nucleare gli ingegneri hanno molto da dire. Vogliamo mettere a disposizione tutti i dati di cui disponiamo, in modo che chi di dovere possa prendere le decisioni più corrette in merito al nucleare italiano”. Con queste parole Remo Giulio Vaudano, vicepresidente vicario del Cni, ha dato avvio al convegno 'La nuova stagione nucleare. Prospettive di ripresa produttiva alla luce della Legge Delega 27/02/2025', un’occasione per riflettere su un tema di rilevanza strategica come l’energia, in particolare quella nucleare civile.
“Nell’ambito della transizione energetica - ha affermato Angelo Domenico Perrini, presidente del Cni - il nucleare è fondamentale. Ancora oggi paghiamo le conseguenze delle decisioni del passato che hanno indotto il nostro Paese ad abbandonare questa fonte di approvvigionamento. Abbiamo condiviso la scelta del Ministero di ricominciare a discutere di nucleare e come Cni abbiamo deciso di dedicarvi uno specifico gruppo di lavoro. In tutte le attività umane il rischio zero non esiste ma può essere minimizzato. Il discorso vale anche per il nucleare che occorre perseguire riducendo il più possibile i rischi”.
Nel corso della mattinata è intervenuto, in rappresentanza del Mase, Nicola Ippolito (coordinatore della Piattaforma nazionale per il nucleare sostenibile-Pnss) che ha ricordato come il Paese venga da quasi quaranta anni di assenza di produzione nucleare, sebbene abbia conservato tutte le competenze necessarie: si pensi che l’Italia sforna il 10% degli ingegneri nucleari europei. “Abbiamo messo assieme tutti i soggetti interessati - ha detto - al fine di fare il quadro della situazione e nel luglio dello scorso anno abbiamo inviato a Bruxelles il Piano Nazionale Integrato Energia e Clima dal quale si evince che, relativamente alla domanda di energia elettrica, abbiamo la potenzialità per far sì che tra l’11 e il 22% di quel fabbisogno provenga dal nucleare. A quel punto mancava un quadro normativo organico che ora si è concretizzato attraverso la legge delega. Puntiamo a far sì che l’Italia torni ad essere protagonista”.
Alberto Taglioni (gruppo di Lavoro del Cni sul nucleare, già funzionario Enea) che ha richiamato la stesura di un position paper sullo stato del nucleare italiano. Massimo Sapielli (gdl nucleare del Cni, già funzionario Enea) si è soffermato sul Programma nazionale per la produzione di energia nucleare sostenibile nell’ambito degli obiettivi di neutralità carbonica del 2050. Ha sottolineato come il nuovo approccio parta dal superamento delle esperienze nucleari precedenti con l’obiettivo di giungere ad un mix di produzione elettrica che comprenda anche l’elettronucleare. Ha richiamato, infine, il ruolo che possono svolgere in materia il Cni e gli ordini degli ingegneri, con particolare riferimento alla formazione. Roberto Ranieri (già funzionario Ispra) ha illustrato il quadro formativo e il licensing di nuovi impianti, soffermandosi sulla gestione e lo smaltimento dei rifiuti radioattivi. Quest’ultimo tema ha caratterizzato anche l’intervento di Angelo Papa (già direttore generale impianti nucleari del ministero dell’Ambiente) che si è soffermato sulle tecnologie e le procedure di smaltimento dei rifiuti radioattivi e il Deposito nazionale.
Nella sessione dedicata alla progettualità ingegneristica e alla sicurezza del nucleare Franco Baretich (esperto ingegneria nucleare) ha approfondito la fonte di energia nucleare dall’emergenza energetica alla transizione ecologica. Ha rilevato che, tra gli elementi che hanno ostacolato lo sviluppo nel nostro paese, c’è il tema dei costi e alcune componenti psicologiche quali la paura di incidenti e lo smaltimento delle scorie che in realtà comportano un livello di rischio assai inferiore a molte altre attività umane. Ha sottolineato che il recupero della soluzione nucleare diventa necessario col crescere in maniera esponenziale del fabbisogno di energia, anche a causa dello sviluppo dell’uso delle criptovalute e dell’Ia.
Massimo Sapielli, nel ricordare come l’Italia sia stata la pioniera a livello mondiale in tema di nucleare, a partire dal gruppo di via Panisperna guidato da Enrico Fermi, ha ripercorso l’evoluzione tecnologica nella costruzione dei reattori, sottolineando i vantaggi e l’efficacia dei moderni impianti. Gian Piero Bisceglie (già funzionario Ispra) ha illustrato il tema della protezione dalle radiazioni e del monitoraggio ambientale, soffermandosi su alcuni casi di scuola. Alberto Taglioni, poi, ha illustrato i programmi e le proposte del Cni in tema di formazione tecnica sul nucleare e di comunicazione. Infine, Sonia Bertocci (Ordine ingegneri di Torino) e Fosco Bianchi (Ordine ingegneri di Arezzo) hanno proposto il punto di vista sul tema dal loro osservatorio territoriale.
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