
Loredana Cannata è stata arrestata in Vaticano. L’attrice e concorrente dell’ultima edizione dell’Isola dei Famosi ha scavalcato la transenna che separa i fedeli dal pontefice durante l’udienza generale di Papa Leone XIV che si è tenuta ieri, mercoledì 19 novembre, in Vaticano.
Cannata, anche conosciuta per essere un’attivista, si è inginocchiata con un cartello in mano: “Papa Leone, aiutaci ad abolire la corrida”. Dopo l’azione illegale, Cannata si è rivolta ai social per lanciare il suo appello. “E’ vero, ho scavalcato la transenna, cosa vietata, ma a volte superare il limite è necessario per accendere un dibattito e per cercare di riportare il limite di ciò che è legale più vicino al limite di ciò che è lecito”, ha esordito l’attrice che ha riconosciuto il suo errore e che per questo motivo è stata “bandita a vita dal Vaticano”.
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“Mi permetto di dirle – scrive Cannata sui social rivolgendosi direttamente al Papa – che è la corrida a dover essere bandita dalla Chiesa, perché purtroppo ancora oggi ha troppi legami con questa pratica violenta in cui decine di migliaia di tori innocenti vengono torturati e sempre uccisi”. E ancora: “Molti preti, vescovi e addirittura cardinali supportano e benedicono la corrida, che spesso viene fatta durante le feste dei santi cattolici”.
Prosegue la sua richiesta verso il pontefice: “La sua parola sarebbe potente e preziosa per mettere fine a questo orrore, e per ribadire che la violenza e la morte di creature innocenti non può essere considerato uno spettacolo, a cui assistono anche i bambini”.
“Conosco la sua sensibilità – conclude Cannata nel suo messaggio social - verso i più deboli e vulnerabili, ci aiuti a proteggere anche queste creature innocenti da un orrore mascherato da cultura e benedetto da chi dovrebbe glorificare la vita”.

Per la prima infanzia, ossia "per i bambini da 0 a 6 anni, il Comune di Milano sta facendo molto" in termini di contrasto alla povertà. "Milano è una città complessa e difficile, quindi c'è sempre molto da fare, in particolare per i bambini e ancor più per quelli vulnerabili perché tutti devono riuscire ad accedere ai servizi”. Lo afferma Susanna Mantovani, garante dei diritti per l'infanzia e l'adolescenza del Comune di Milano, alla presentazione di ‘Anita - L’infanzia prima’, tenutasi al Museo nazionale della scienza e della tecnologia Leonardo da Vinci di Milano. Il nuovo programma strategico della Fondazione è dedicato ai bambini da 0 a 6 anni e promuove servizi, spazi e cultura accessibili e a misura di infanzia, aiutando così a contrastare le crescenti disuguaglianze in questa fascia d’età.
“Credo che se i bambini, fin da piccolissimi, riescono ad avere delle relazioni sociali e delle esperienze di qualità sia importante per tutti - aggiunge - L'importanza di iniziative come come quella promossa da Fondazione Cariplo è grande, anche perché collega tutte le aree e non si parla soltanto di accesso ai servizi ma anche di qualità delle esperienze”.

Dieci sessioni di approfondimento tecnico, oltre sessanta esperti e più di un centinaio di iscrizioni per la partecipazione in presenza. Sono partiti questa mattina i lavori della conferenza 'Il Fattore economia sociale' promossa dall’Inapp in collaborazione con Sapienza Università di Roma e Consorzio Idee in Rete. Dal welfare generativo all’economia circolare, dalle cooperative alle organizzazioni mutualistiche fino alle imprese sociali che promuovono inclusione, innovazione e sostenibilità, l’economia sociale può diventare, anche in collaborazione con le amministrazioni pubbliche e con gli attori profit, una leva significativa per creare sviluppo e rinforzare gli obiettivi di coesione territoriale.
Se in tutti i Paesi dell’Unione Europea il settore impiega complessivamente più di 11,5 milioni di persone, in Italia ci sono circa 400mila organizzazioni che operano in questo campo con 1,5 milioni di addetti e 4,6 milioni di volontari. Il settore rappresenta circa l’8% delle organizzazioni dell’economia privata, spaziando dalle attività artistico, sportive e culturale (58%) fino ai servizi sanitari e socioassistenziali (11,8%), che da soli assorbono oltre un terzo dell’occupazione, e con la performance di un segmento specifico - la cooperazione sociale - che in meno di un quinquennio ha incrementato quasi del 5% il proprio volume di addetti.
Un’economia, sottolinea l’Istituto nazionale per l’analisi delle politiche pubbliche, che finalmente ha un piano d’azione predisposto dal ministero dell’Economia e delle Finanze che definisce, per la prima volta, un quadro unitario delle politiche pubbliche dedicate a questo comparto, in linea con la Raccomandazione del Consiglio dell’Unione Europea del 27 novembre 2023. Proprio il Piano, che è stato sottoposto nei giorni scorsi ad una consultazione pubblica, è al centro dei lavori degli incontri del 'Fattore economia sociale' che proseguiranno domani al centro congressi della Sapienza.
Il documento programmatico del Governo, che individua azioni per rafforzare l’accesso al credito, sostenere la transizione verde e digitale, e promuovere la partecipazione democratica e la misurazione dell’impatto sociale, si articola in 4 assi strategici e operativi: coordinamento istituzionale e governance (creazione di un’architettura unitaria di coordinamento tra le amministrazioni competenti, per assicurare coerenza nelle politiche e monitoraggio delle azioni); regimi di aiuto e fiscalità di settore (si propone inoltre l’armonizzazione delle discipline regionali, con l’obiettivo di garantire uniformità e semplificazione); misure di sistema e incentivi settoriali (azioni per favorire l’autonomia finanziaria, la digitalizzazione, l’innovazione sociale e la rendicontazione di sostenibilità) e infine politiche di coesione e sviluppo territoriale: il Piano infatti riconosce il ruolo dell’economia sociale nelle strategie di coesione, proponendo l’introduzione di riserve di destinazione nei programmi finanziati da fondi europei (Fesr, Fse+, Feasr).
Viene valorizzato il partenariato economico e sociale a livello regionale e locale, con l’obiettivo di ridurre le disuguaglianze e promuovere modelli di welfare comunitario.
Per il presidente dell’Inapp Natale Forlani, “l’Italia si conferma tra i Paesi europei più avanzati nel riconoscere l’economia sociale come leva strategica capace di coniugare sviluppo economico e benessere collettivo e il Piano d’azione predisposto dal governo va in questa direzione". "Il nostro Istituto con i suoi ricercatori e la sua struttura può garantire il necessario supporto nel monitoraggio e nella valutazione delle politiche pubbliche assicurando una produzione sistematica di indicatori qualitativi e quantitativi, di analisi comparate e di rapporti valutativi. Un supporto che diventa tanto più strategico in relazione al nuovo quadro finanziario europeo 2028-2034”, conclude.

“La sfida Anita ha come obiettivo il benessere nell'infanzia, più precisamente nella fascia d'età compresa tra gli 0 e i 6 anni, su tutto il territorio di riferimento di Fondazione Cariplo, ossia Regione Lombardia e le due province piemontesi di Novara e del Verbano-Cusio-Ossola. Le prime azioni partiranno da un lavoro con il terzo settore e con il mondo della ricerca”. Sono le parole di Laura Anzideo alla presentazione di ‘Anita - L’infanzia prima’, la ‘sfida’ di Fondazione Cariplo di cui è coordinatrice, tenutasi al Museo nazionale della scienza e della tecnologia Leonardo da Vinci di Milano.
Il nuovo programma della Fondazione è dedicato ai bambini da 0 a 6 anni e promuove servizi, spazi e cultura accessibili e a misura di infanzia, aiutando così a contrastare le crescenti disuguaglianze in questa fascia d’età. “A gennaio lanceremo un bando, che si chiamerà ‘Anita chiama’, e avrà due linee: ‘Anita chiama ricerca’, per portare evidenze rispetto a quello che è il benessere nell'infanzia nel nostro Paese, e ‘Anita chiama innovazione’ affinché il terzo settore, i Comuni e tutte le realtà che si occupano di infanzia possano proporre i loro modelli per portare sostegno e attenzione al mondo dell'infanzia", spiega Anzideo. "I minori - aggiunge - sono oggi le persone più povere nel nostro Paese e Anita si pone l’obiettivo di raggiungere almeno un terzo di quei 70mila bambini e bambine in povertà assoluta sul territorio in cui opera la Fondazione e di sostenere i loro percorsi di vita. Essere in povertà assoluta spesso significa non poter accedere ai servizi educativi, non avere tutti gli strumenti per crescere, essere felici e sereni, significa anche non avere un adeguato apporto calorico e nutrizionale, una condizione comune a 15 mila di questi bambini”.
“Noi - conclude Anzideo - cercheremo di lavorare con delle reti per contrastare la povertà intercettandola fin dalla nascita e dal postpartum. Queste reti coinvolgeranno non solo il terzo settore e i Comuni ma anche realtà del socio sanitario e del pubblico, Una delle prime azioni che faremo è proprio quella di dare sostegno a queste reti, ad esempio al tavolo Mille Giorni di Milano, un gruppo di lavoro intersettoriale dedicato ai primi 1000 giorni di vita di un bambino”.
Il bistrot tra mare e laguna aperto fino a Natale... 
Si intitola ‘Battiti’ ed è il monologo teatrale scritto dopo un lungo lavoro di ascolto di persone con trombocitopenia immune (Itp) svolto tra Milano e Napoli utilizzando tecniche legate al teatro. Il titolo ‘Battiti’ gioca sul doppio valore della parola: battiti, è il monito che ogni paziente porta nella sua quotidianità, fatta di piccole e grandi sfide e anche di traguardi, di alleanze con il medico, di solitudine e condivisione. Un battersi, per l’appunto. D’altro canto, i battiti sono quelli del cuore, della vita che pulsa.
Il monologo, scritto da Filippo Losito, psicologo, filosofo, autore e interpretato dall’attore Davide Calabrese è il frutto conclusivo del progetto di sensibilizzazione ‘Itp on Stage’, promosso da Sobi Italia con il patrocinio dell’associazione pazienti Aipit – Associazione Italiana Porpora Immune Trombocitopenica e presentato oggi in anteprima al Teatro Franco Parenti di Milano per alzare il sipario sulla Trombocitopenia Immune (Itp), rara patologia autoimmune della coagulazione che è caratterizzata da una carenza di piastrine nel sangue. Il lavoro sarà disponibile a breve sul sito di Aipit.
L’Itp interessa solo 9,5 persone su 100.000 , ed è una rara patologia ematologica autoimmune che colpisce la produzione di piastrine ed è caratterizzata da fatigue, lividi e sanguinamento. L’Itp ha un impatto sostanziale sulla qualità di vita delle persone: la fatigue è uno dei maggiori sintomi e viene riportata da oltre il 50% delle persone con ITP, con un grande impatto negativo sulla vita di tutti i giorni, può infatti essere molto debilitante e influire con la capacità delle persone di svolgere le attività quotidiane.
Monica Carpenedo, responsabile della Struttura semplice di Ematologia non oncologica del Dipartimento di Ematologia, Oncologia e Medicina Molecolare di Asst Grande Ospedale Metropolitano Niguarda afferma ‘Il progetto Itp on stage contribuisce a rendere tangibile l’esperienza di malattia delle persone con Itp anche per noi medici. L’Itp è una patologia le cui cause sono ancora non completamente chiare che impatta notevolmente sulla vita dei pazienti e dei loro familiari. Colpisce persone di tutte le età in modi diversi e non si limita a un effetto sulla salute fisica, ma può interferire con la normale quotidianità, condizionando le scelte e le attività di ogni giorno. Molte persone con Itp, in alcune fasi della malattia si trovano a dover rinunciare o rimandare progetti di lavoro, scelte di vita importanti come una gravidanza, un periodo di studio all’estero, oppure a praticare uno sport, fare viaggi o semplicemente condividere momenti di svago con le persone care. Possiamo dire che questa patologia, pur non essendo una malattia oncologica, può segnare un prima e un dopo: il mondo prima della diagnosi può cambiare sensibilmente e dopo il cambiamento in tanti pazienti può essere radicale.’
Barbara Lovrencic, presidentessa Associazione Italiana Porpora Idiopatica Trombocitopenica: "Questo progetto è stato di grande valore perché ha permesso di cogliere e rendere visibile il vissuto delle persone affette da Itp, compreso il peso psicologico ed emotivo, le sfide e le rinunce che noi pazienti affrontiamo, spesso per un tempo molto lungo. Uno dei sintomi più gravosi dell’Itp è la fatigue, ovvero l’astenia, ma talvolta il suo impatto viene poco riconosciuto anche dal personale medico-sanitario, perché non è immediatamente tangibile. L’imprevedibilità della malattia è una fonte di ansia che influisce negativamente sulla qualità di vita dei pazienti e delle loro famiglie. È necessario parlare di Itp per sensibilizzare anche chi non la conosce e far comprendere l’impatto che ha nella vita quotidiana. Condividere le nostre esperienze e le piccole-grandi vittorie con altri pazienti, familiari e specialisti ci aiuta a scoprire una forza comune, basata non solo sull’esperienza, ma anche sulla volontà di andare oltre l’Itp".
Fabrizio Capetta, vice president & General Manager Sobi Italia, Grecia, Malta & Cipro: "In Sobi riteniamo che dare voce alla comunità delle persone con malattie rare rappresenti un impegno essenziale e concreto per valorizzare le loro esperienze, i loro vissuti e i bisogni più profondi che le accompagnano. In questo contesto, il nostro impegno di lunga data con Unite4Rare si concretizza attraverso progetti come questo, per costruire un dialogo autentico e significativo con chi vive ogni giorno la realtà delle malattie rare. Solo così - conclude - possiamo continuare a fare la differenza, non solo come azienda, ma come partner per la comunità scientifica, le persone con Itp e le loro famiglie”.
Medici Cimo, 'conciliazione conclusa positivamente'... 
All'ospedale San Filippo Neri-Asl Roma 1 è stato eseguito il primo impianto in Italia di orecchio bionico ibrido con memoria interna. È stato portato a termine dall'Otorinolaringoiatria dell’ospedale diretta da Paolo Ruscito, L’intervento è stato effettuato con successo dai dottori Italo Cantore, Francesca Cianfrone e Francesco Tauro, l’anestesista Federica D’Angelo, l’infermiera strumentista Paola Alò, l’audiometrista Francesca Di Carmine.
Il dispositivo consente di recuperare efficacemente l’udito in pazienti con sordità grave bilaterale caratterizzata da perdita completa della capacità di sentire i suoni a frequenza acuta e discreta preservazione di quella per i suoni a frequenza grave, condizione che comporta risultati insufficienti con protesi acustiche tradizionali. La stimolazione combinata, elettrica diretta sulle fibre del nervo acustico ed acustica per la quota residua di udito del paziente, consente di ottenere risultati migliori rispetto all’impianto cocleare tradizionale nell’ambito della comprensione di parole e frasi, oltre che riconoscimento di tipologie di voci, in presenza di rumore ambientale di disturbo. Inoltre, la presenza di memoria interna nella componente impiantata chirurgicamente consente al paziente la preservazione dei programmi di stimolazione personali, necessari per il funzionamento dell’impianto, anche in caso di avaria del processore esterno, il quale in questo tipo di impianto è dotato di dimensioni minori rispetto a tutti gli altri impianti disponibili.
Il direttore generale Giuseppe Quintavalle dopo aver ringraziato l’équipe ha commentato: "Questo intervento conferma ancora una volta la propensione della Asl Roma 1 ad investire sulle tecnologie e metodiche otochirurgiche più recenti, che vengono messe a disposizione dei pazienti con problemi audiologici trattati chirurgicamente o in attesa di trattamento, - anche residenti in altre regioni - grazie anche a continui aggiornamenti professionali del personale sanitario coinvolto, oltre che a preziose collaborazioni scientifiche nazionali ed internazionali”.
Terzo settore, Piemonte (Modavi): "Per Ets ruolo sempre più centrale ma sostegno pubblico non basta"

"Come presidente nazionale del Modavi (Movimento delle associazioni di volontariato italiano) ritengo che gli enti di terzo settore abbiano compiuto un significativo passo in avanti, ma che il loro sostegno non sia ancora pienamente adeguato rispetto alle responsabilità che oggi sono chiamati ad assumersi. La riforma del terzo settore, avviata nel 2016, ha attribuito agli Ets un ruolo sempre più centrale nella realizzazione delle attività di interesse generale, e quindi nel garantire servizi fondamentali ai cittadini. L’attuale Governo sta lavorando per rafforzare e sostenere il comparto, ma è evidente che l’impegno richiesto agli enti non può poggiare esclusivamente sui contributi pubblici". Così, intervistato da Adnkronos/Labitalia, Francesco Piemonte, presidente nazionale Mo.d.a.v.i, sulle condizioni delle realtà del terzo settore.
Secondo Piemonte "è indispensabile, pertanto, che il Terzo Settore possa operare con strumenti più solidi e diversificati, valorizzando i servizi che offre e favorendo, al contempo, un maggiore coinvolgimento del mondo profit. Quest’ultimo può e deve rappresentare un alleato strategico nello sviluppo di modelli sostenibili di collaborazione, e occorre che le istituzioni facilitino questa sinergia nell’ottica di una crescita condivisa. Rispetto a qualche anno fa, possiamo affermare che il ruolo del Terzo Settore sta profondamente cambiando", sottolinea.
Per il presidente di Modavi "grazie alle indicazioni del Codice e all’azione normativa dell’attuale Governo, gli Ets stanno sempre più assumendo funzioni che in alcuni casi affiancano, e talvolta sostituiscono, quelle della pubblica amministrazione, nel pieno rispetto del principio di sussidiarietà sancito dall’articolo 118 della Costituzione", sottolinea.
E Piemonte chiarisce che il ruolo degli Ets è sempre più centrale per fronteggiare i cambiamenti del nostro tempo. "In una società come la nostra, caratterizzata da disuguaglianze crescenti e da cambiamenti sociali sempre più rapidi, gli enti sono chiamati -sottolinea- a sostenere le fasce più fragili della popolazione, contribuendo a ridurre il divario tra chi dispone di maggiori risorse e chi vive situazioni di vulnerabilità. Tuttavia, il ruolo del Terzo settore non può limitarsi al solo ambito dell’assistenza economica. È fondamentale che il suo intervento sia trasversale e capace di raggiungere -conclude- tutte le componenti della società, perché il benessere di una comunità non dipende esclusivamente dalle disponibilità materiali, ma anche dall’accesso all’educazione, alla cultura e alle opportunità di crescita personale. In quest’ottica, gli enti del Terzo Settore sono chiamati a impegnarsi nella riduzione delle disuguaglianze contribuendo alla costruzione di una società più equa, inclusiva e consapevole", ribadisce.
E Piemonte è anche alla guida come presidente di Moby Dick Ets, nato nato nel 2005 per volere di un gruppo di ragazzi sul territorio salernitano. "L’obiettivo, che da sempre persegue Moby Dick -spiega Piemonte, presidente dell'Ets- è principalmente quello di essere uno spazio di confronto per i giovani. Negli anni Moby Dick è cresciuta molto, diventando sul territorio locale, regionale fino al Sud Italia un punto di riferimento per le politiche giovanili. L'ultimo step che avvieremo da adesso in poi, sarà quello di divenire un ente nazionale in grado di gestire un gruppo di realtà e divenire, così, un punto di riferimento per il mondo tecnico e politico sulle politiche giovanili in toto", rimarca.
E l'attività dell'Ets è diversificata. "Per quanto riguarda i numeri, sicuramente i più significativi riguardano le tante progettualità che abbiamo messo in campo come annunciato dalle attività d’interesse generale previste dal nostro statuto. Nell’ultimo triennio abbiamo avviato gestito e concluso oltre 90 progettualità sul territorio regionale e nazionale e avviato 4 servizi destinati ai giovani. Decine di migliaia sono i beneficiari che abbiamo raggiunto negli anni. Numeri che stanno notevolmente aumentando, anche grazie all’avvio di servizi destinati ai giovani parallelamente alle nostre attività", sottolinea.
Grande l'attenzione verso i giovani. "Oggi, sono attive -spiega Piemonte- diverse progettualità sul territorio nazionale ed estero che mirano a valorizzare le competenze e la crescita di giovani e volontari. Abbiamo attività di mobilità sul turismo sostenibile ed inclusivo per gli under trenta, progettualità contro la povertà educativa, la promozione e l'inclusione attraverso lo sport, la mobilità europea giovanile e la valorizzazione del volontariato. A breve, partirà il progetto 'Co-programmare con i giovani', che ci vede capofila con l’obiettivo di favorire, attraverso una rete di organizzazioni che si occupa di politiche giovanili sul territorio nazionale, la conoscenza degli strumenti messi a disposizione dal codice del terzo settore per il mondo del non profit, le amministrazioni pubbliche e i destinatari".
E Piemonte sottolinea che negli anni "i giovani cambiano, evolvono, e con loro cambiano anche le sfide che si trovano ad affrontare. Per questo un Ets come Moby Dick deve saper leggere e anticipare le trasformazioni del mondo giovanile, mantenendo un costante aggiornamento dei propri servizi e dei propri progetti, così da offrire risposte efficaci e tempestive e permettere ai ragazzi di vivere esperienze all’estero utili a potenziare le competenze da spendere, poi, sul nostro territorio. Il mondo del lavoro lo affrontiamo fornendo competenze trasversali attraverso la metodologia dell’educazione non formale, affinché queste possano essere bilanciate con le competenze specifiche acquisite nei percorsi di studio", sottolinea.
E lo sguardo dell'Ets è rivolto verso il futuro. "Il 2025, fino ad oggi, è stato un anno di intenso lavoro. Un impegno che continua all’insegna del dialogo e del confronto con tantissimi giovani e attori coinvolti nel processo. È vero che i giovani sono i principali destinatari delle nostre attività, ma il nostro ruolo è anche quello di creare rete con altre organizzazioni e con gli operatori delle politiche giovanili. Questo lavoro condiviso, insieme allo studio costante del territorio nazionale, ci consente di intercettare e comprendere le reali necessità emergenti nel mondo giovanile. Possiamo quindi dire che il 2025 è stato un anno denso, significativo e ricco di risultati importanti. I nostri primi 20 anni non li consideriamo un punto di arrivo: al contrario, rappresenta un nuovo punto di partenza per continuare a lavorare con ancora più forza sulle politiche nazionali rivolte ai giovani", conclude.

Ieri, 19 novembre presso il Centro Studi Americani, via Michelangelo Caetani, 32, Roma, è stato ospitato l’evento: 'Il Sogno Americano. Il Basket, L’Italia e l’Nba'. Sono intervenuti Valerio Bianchini, ex allenatore professionista di pallacanestro; Luigi Datome, ex giocatore professionista Nba; Maurizio Gherardini, Presidente Legabasket; Ettore Messina, allenatore professionista di pallacanestro; Cecilia Zandalasini, giocatrice professionista di pallacanestro; Matteo Zuretti, Nbpa Chief Player Experience Officer. Hanno moderato Mauro Rufini, Fondatore e Presidente del premio 'La Retina d’Oro' e Ugo Francica Nava, giornalista sportivo.
“È un po' presto per dire che l’Nba sta sognando l’Europa?“ Questa la domanda che ci si pone in un incontro tra eccellenze europee che hanno portato la loro professionalità, esperienza e conoscenze tecniche nella lega professionistica di pallacanestro più importante del Nord America. Alla domanda: “Sognavi L’Nba da piccolo?” Luigi Datome risponde: “Era una realtà talmente lontana che nemmeno la immaginavi e non avresti mai pensato di poterla raggiungere”. Invece, col duro lavoro, la ha raggiunta nel 2013, come adesso si augura possano arrivarci anche le nuove promesse italiane del Basket, il prima possibile. Un pubblico di esperti e curiosi ha reso l’evento ancora più coinvolgente.

Anche il Milan in Nba? Il progetto (molto ambizioso) potrebbe diventare presto realtà con Nba Europe, strettamente legato al mondo del calcio. A spiegarlo è stato direttamente Mark Tatum, deputy commissioner Nba, durante la Dealmakers conference dello Sports Business Journal: "Sarà quasi come una Champions League del basket in Europa. Brand come Real Madrid, Barcellona, Manchester City, Psg e Milan giocheranno a basket ed è una cosa molto interessante".
Tatum ha aggiunto, relativamente al progetto: "Saranno contenuti premium sportivi in diretta, rilevanti non solo in Europa, ma a livello globale. Avranno importanza in Asia, negli Stati Uniti e in Nord America perché alcuni dei marchi di cui stiamo parlando hanno un enorme seguito in giro per il mondo".
E sulle tempistiche? Tatum ha detto: "Nell’immediato ci immaginiamo una competizione preseason in cui squadre della Nba vengono a giocare in Europa, come Knicks, Lakers o Bulls contro Psg, Real Madrid e Manchester City con una coppa in palio anche tra un anno. Nel medio-lungo periodo, tra 5-10 anni, potrete vedere una situazione con squadre come Milan e Barcellona nella Nba Cup".

Lewis Hamilton e uno casco speciale per il Gran Premio di Las Vegas di Formula 1. Il pilota inglese della Ferrari, reduce dal ritiro nel Gp del Brasile dopo uno scontro al via con Colapinto, sfoggerà un outfit inedito per il ritorno del circus negli Stati Uniti, in una delle gare più attese non solo in pista ma anche per il vero e proprio 'red carpet' sugli spalti.
E per l'occasione Hamilton, da sempre molto attento alla moda, ha voluto scendere in pista con un casco argentita e cosparso di brillanti, con la visiera rossa e bianca.
Una scelta 'scintillante' condivisa direttamente sui canali ufficiali della Ferrari: "Splendendo con questo", ha scritto la scuderia di Maranello, sperando che l'inglese possa brillare non solo nell'outfit ma anche in pista.

"Le prove del primo appello del semestre aperto, a cui hanno partecipato circa 4mila studenti e studentesse della Sapienza, si sono concluse. In questi mesi il nostro impegno è stato quello di garantire a tutte le studentesse e a tutti gli studenti un’esperienza didattica seria, strutturata e realmente formativa, con lezioni, esercitazioni e un supporto continuo che li mettesse nelle condizioni di affrontare le prove con competenza, serenità e consapevolezza". Così la rettrice dell'Università Sapienza di Roma, Antonella Polimeni.
"Desidero rivolgere un ringraziamento sentito alle docenti e ai docenti e al personale tecnico-amministrativo e bibliotecario che componenti delle commissioni d’esame, che hanno assicurato il pieno svolgimento delle prove. Un ringraziamento altrettanto importante - ha aggiunto la rettrice - va a tutte le persone, docenti, personale tecnico-amministrativo, Uffici e strutture, studentesse e studenti borsisti, che in questi mesi hanno lavorato con dedizione per rendere possibile d’efficace l’attuazione di quanto indicato dalla riforma, e soprattutto per garantire la migliore qualità del percorso formativo offerto dal nostro Ateneo".
"Rivolgo un in bocca al lupo a tutte le ragazze e a tutti i ragazzi impegnati nella prova di oggi, e a quanti la sosterranno il prossimo 10 dicembre", ha concluso.

L’esecuzione di procedure mini-invasive comporta un’importante abbassamento dei costi grazie alla riduzione della degenza dei pazienti in ospedale, minori morbilità e mortalità. Così l’avanguardia della radiologia interventistica ha ricadute importanti non solo sul benessere dei pazienti – con operazioni meno impattanti, recupero molto più rapido e minori rischi di complicanze– ma anche sulle casse del Servizio sanitario nazionale. È la realtà messa in luce in occasione del 42° Convegno nazionale della sezione di studio di Radiologia interventistica di Sirm-Società italiana di radiologia medica e interventistica. L’evento – che si svolge a Torino da oggi fino al 22 novembre – riunisce fino a 800 tra clinici, docenti e operatori del settore per parlare di innovazione tecnologica e dell’importante collaborazione con le altre specialità cliniche, ma anche della necessità di ambulatori dedicati e rimborsi regionali.
"Le innovative tecnologie radiologiche - spiega Paolo Fonio, presidente del Convegno – ci permettono di operare i pazienti con interventi mininvasivi che preservano i tessuti, causano minori complicanze intra e post-operatorie e permettono di rientrare alla vita quotidiana presto, riducendo in modo importante i giorni di degenza ospedaliera previsti in caso di altre terapie più invasive. Si confrontano clinici di diverse specialità - aggiunge - a testimonianza del valore di queste terapie nella gestione integrata dei nostri pazienti: oncologi, chirurghi di diverse discipline ma anche anestesisti, che si stanno formando in tecniche di sedazione differenti rispetto a quelle utilizzate nella chirurgia tradizionale. Grande attenzione - precisa - anche gli aspetti organizzativi della nostra professione: la gestione dei materiali e la necessità di creare ambulatori specificatamente dedicati alla radiologia interventistica. È un tema che ci sta molto a cuore e che vorremmo portare all’attenzione delle Istituzioni: eseguiamo migliaia di procedure l’anno, eppure fatichiamo ancora a ottenere il giusto riconoscimento e la corretta visibilità, che ci permetterebbero di accedere a una maggiore operatività".
La radiologia interventistica "nasce negli anni Sessanta - sottolinea Nicoletta Gandolfo, presidente Sirm – come naturale evoluzione della radiologia diagnostica nel momento in cui i radiologi iniziavano a capire che, grazie alle immagini, non era possibile solo vedere l’interno del corpo, ma anche agire al suo interno in modo mirato e poco invasivo: entrare in un vaso sanguigno con un semplice ago e far avanzare fili e cateteri in modo sicuro, non solo per studiarlo, ma anche per curarlo, dilatandone i tratti ristretti senza ricorrere alla chirurgia aperta".
Nel corso "dei decenni successivi si sono affermate, e moltiplicate le procedure vascolari: angioplastiche, stent, embolizzazioni. La tecnologia migliora, gli apparecchi di radiologia sono diventati più precisi, le sale angiografiche più avanzate - osserva Gandolfo - e la figura del radiologo interventista ha progressivamente acquistato una identità ben precisa. Oggi la radiologia interventistica rappresenta in moltissimi casi un’opzione terapeutica efficace e vantaggiosa, alternativa o preparatoria alla chirurgia non solo in ambito vascolare, ma anche in molte altre condizioni patologiche extra vascolari e oncologiche e nel trattamento delle emergenze. La Sirm promuove la formazione dei nuovi medici radiologi sia nel campo della diagnosi che della cura, con particolare attenzione alla sua branca interventistica, poiché si tratta di un settore promettente e molto dinamico, in grado di portare grandi vantaggi al sistema".
"Oggi i pazienti sono molto più propensi ad accettare il trattamento con radiologia interventistica - evidenzia Luca Brunese, presidente Eletto Sirm - Questo perché la minore invasività e la riduzione dei rischi operatori e dei tempi di degenza rendono molto più accettabile questa opzione terapeutica, riducendo, in molti casi, anche i tempi di attesa dell’intervento". Spesso "il ricorso alle tecniche di radiologia interventistica non rappresenta più solo un’alternativa terapeutica, ma l’opzione migliore, come nel trattamento delle ostruzioni delle arterie degli arti inferiori: il problema viene risolto efficacemente in via endovascolare, mentre anni fa era necessaria un’operazione molto impattante, che poteva richiedere anche 10 giorni di ricovero ospedaliero. Queste tecniche si stanno espandendo anche in altri distretti storicamente appannaggio della chirurgia tradizionale, come nel trattamento dell’aneurisma addominale o in oncologia".
"I nostri interventi prevedono l’utilizzo di mezzi di diagnostica per immagini, come tac, ecografia, risonanza magnetica, angiografia e la tomografia computerizzata cone beam (Cbtc) – conclude Giampaolo Carrafiello, direttore di Radiologia del Policlinico di Milano e professore dell’Università di Milano – Con l’ottimizzazione di queste tecnologie possiamo garantire al paziente una precisione e un’accuratezza un tempo insperate: questo comporta una maggiore sostenibilità per il sistema e per il paziente stesso, che può rientrare prima alle attività quotidiane e professionali. Gli interventi che effettuiamo sono validati per offrire un’ulteriore opzione di trattamento delle patologie, in collaborazione con gli specialisti di chirurgia tradizionale da cui veniamo guidati nella definizione della procedura più adatta per il paziente, e di cui non potremmo fare a meno".

Scienziati ed esperti di nucleare iraniani hanno effettuato una visita segreta in Russia lo scorso anno, in quella che si sospetta fosse un'iniziativa per ottenere tecnologie sensibili 'dual use' ovvero con possibili applicazioni anche in ambito di armi nucleari. Lo ha rivelato il Financial Times, sottolineando come la missione rientrasse in una serie di scambi tra istituti di ricerca militari russi e l'Organizzazione per l'innovazione e la ricerca difensiva iraniana (Spnd), un'unità collegata all'esercito e accusata da Washington di guidare le presunte attività di ricerca della Repubblica islamica in ambito di armi nucleari.
Secondo documenti ottenuti dal quotidiano britannico, gli incontri rappresentano la prima evidenza dell'apparente volontà di Mosca di confrontarsi con Teheran su conoscenze potenzialmente rilevanti per la costruzioni di bombe nucleari.
La reale portata della cooperazione resta incerta. Ma Jim Lamson, ricercatore del James Martin Center per gli studi sulla non-proliferazione ed ex analista della Cia, è convinto che gli elementi raccolti indichino che scienziati collegati alla difesa iraniana avrebbero cercato "tecnologia laser e competenze che potrebbero aiutarli a convalidare un progetto di arma nucleare senza condurre un test esplosivo".
Documenti e registri di viaggio visionati dal Ft mostrano che DamavandTec, una società di copertura dell'Spnd, ha organizzato tra il 7 e l'11 novembre scorso una visita a San Pietroburgo di un gruppo di iraniani specialisti in tecnologie laser che hanno viaggiato con passaporti diplomatici creati ad hoc e numerati consecutivamente dal ministero degli Esteri di Teheran. Gli scienziati hanno incontrato i loro colleghi della Laser Systems, azienda russa sotto sanzioni Usa che lavora a tecnologie sia per uso civile che militare.
Alcuni documenti hanno indicato come gli iraniani fossero in realtà fisici e ingegneri provenienti da università e centri legati all'apparato difensivo iraniano, tra cui l'Università Shahid Beheshti, l'Università islamica Azad, l'Università di Kashan e l'Universà di Tecnologia Malek Ashtar, controllata dal ministero della Difesa e da anni sotto sanzioni Usa e Ue.
Sul proprio sito, Laser Systems dichiara di avere l'autorizzazione dell'Fsb a trattare materiali classificati come segreti di Stato e permessi per lo sviluppo di armamenti sotto la supervisione del ministero della Difesa. DamavandTec, secondo il Dipartimento di Stato, agisce da intermediario per reperire all'estero componenti e tecnologie destinate al sistema di ricerca militare iraniano. Il Ft aveva già rivelato che la società aveva tentato di ottenere piccole quantità di isotopi radioattivi, tra cui il trizio, fortemente regolamentato perché utilizzabile per potenziare la resa delle testate nucleari.

“Negli ultimi anni si è parlato molto di pensioni ma si sia fatto purtroppo molto poco, soprattutto per i lavoratori con redditi medio-bassi. Il sistema contributivo ha preso il posto di quello retributivo, ma non abbiamo visto l’introduzione di una vera flessibilità. Anzi, la flessibilità concessa è stata rigida e riservata a categorie spesso più abbienti”. E' quanto ha detto Paolo Ricotti, presidente nazionale del Patronato Acli intervenuto al seminario “Previdenza Next Gen” a Roma.
Da qui il richiamo di Ricotti alla necessità di un “pacchetto flessibilità”, che permetta alle persone di scegliere quando andare in pensione: “Serve consentire l’uscita tra i 63 e i 65 anni con almeno 20 anni di contributi, come in un’evoluzione della riforma Dini. Ovviamente con delle decurtazioni, ma con la possibilità per ciascuno di decidere se privilegiare più tempo libero o più reddito. Questa è la vera flessibilità, possibile nel sistema contributivo ma oggi di fatto inesistente”.
Ricotti ha sottolineato come le misure sperimentali degli ultimi anni abbiano avuto un impatto minimo: “Quota 103, nel 2024, è stata utilizzata da appena 1.100 persone in Italia. Segno evidente che non si trattava di un’opzione realmente accessibile”, ha detto. Il presidente del Patronato Acli ha messo poi in guardia sulle conseguenze della scomparsa della pensione minima nel contributivo. “Quando le carriere lavorative si interrompono per lutto, malattia o infortunio, oggi vengono liquidate pensioni da 100 o 200 euro al mese: importi insostenibili. Senza una pensione minima di garanzia –ha aggiunto– non rispettiamo l’articolo 38 della Costituzione, che impone allo Stato di assicurare mezzi adeguati anche in caso di eventi avversi. Dobbiamo ripristinare un livello minimo che garantisca alle persone una vita dignitosa”.

“È emersa un’analisi molto importante sui punti di deficit del nostro sistema pensionistico contributivo, in particolare sulle carenze di solidarietà intra e intergenerazionale e sulle fragilità che questo modello lascia scoperte” E' quanto ha dichiarato Stefano Giubboni, ordinario di Diritto del Lavoro dell'università di Perugia, in occasione del seminario “Previdenza Next Gen” a Roma.
Giubboni ha sottolineato come tra le proposte più condivise spicchi quella di una pensione contributiva di garanzia, un intervento discusso da anni ma mai realizzato per mancanza di volontà politica. “Si tratta – ha spiegato – di una correzione decisiva che permetterebbe di mantenere l’impianto contributivo, compensando però le sue scoperture: carriere discontinue, lavoro povero, maggiore esposizione delle donne all’inequità del sistema. Non esistono soluzioni ottimali che agiscano solo sul sistema pensionistico. Serve un accompagnamento con interventi mirati sul mercato del lavoro e con una maggiore attenzione ai giovani e alle donne.”
Secondo Giubboni, l’elemento innovativo emerso dal seminario è la volontà di “raccordare queste riflessioni in proposte concrete”, una direzione che – ha concluso – “il Patronato Acli sembra intenzionato a portare avanti con determinazione.”

"Sono molteplici le ragioni che ci hanno spinto a portare il docufilm sul Parkinson nelle sale cinematografiche. La principale è la conoscenza: noi abbiamo bisogno di una conoscenza maggiore e più approfondita del tema Parkinson. L'idea di personificare la malattia è un'idea che ci viene dal pubblico". Così Giangi Milesi, presidente della Confederazione Parkinson Italia, commenta l'arrivo in oltre 320 cinema italiani di una versione speciale del documentario 'Dialoghi con Mr. Parkinson', il 29 e 30 novembre, per la Giornata nazionale dedicata alla malattia.
"E' frequentissimo - continua Milesi - che le persone con Parkinson personifichino la malattia, cioè dialoghino con la malattia: la 'mandino a quel paese', usino parolacce o usino nomignoli. L'atteggiamento migliore, per noi, è quello di far seguire alla rabbia dei comportamenti più maturi, più capaci di gestire le situazioni". Facendo sue le parole che il giornalista Vincenzo Mollica riserva nel docufilm alla patologia, il presidente della Confederazione Parkinson Italia ricorda che "la rabbia va governata".

"Non è corretto definire il Parkinson come malattia del tremore perché addirittura le sindrome parkinsoniane, tra cui la malattia di Parkinson, si caratterizzano per la presenza di 2 sintomi importanti: la bradicinesia/ipocinesia, che è caratterizzata da una riduzione della velocità e dell'ampiezza del movimento quando questo è ripetitivo, e il tremore, che è presente, ma non sempre". Infatti "un tremore a riposo può anche essere isolato e, da solo, non fa malattia di Parkinson. Il tremore può essere presente, ma non è rappresentativo della malattia". Così Michele Tinazzi, professore ordinario di Neurologia dell'università di Verona, direttore Uoc Neurologia B dell'azienda ospedaliera-universitaria integrata di Verona e presidente della Fondazione Limpe per il Parkinson Ets, in occasione dell'arrivo in oltre 320 cinema italiani - il 29 e 30 novembre, per la Giornata nazionale dedicata alla malattia - di una versione speciale del documentario 'Dialoghi con Mr. Parkinson'.
"La fortuna di adesso", come tempo storico, "è di avere a disposizione molti farmaci, sia per gestire le fasi iniziali, intermedie e avanzate di malattia - spiega Tinazzi - Si passa dalla terapia farmacologica, nella fase iniziale e intermedia, alle terapie infusive nella fase avanzata e di stimolazione cerebrale profonda, quindi chirurgica. Ma in tutte queste fasi il Parkinson, che è un disturbo del movimento, si cura anche con il movimento", precisa lo specialista. "L'esercizio fisico, che è un'attività fisica programmata, regolare, poi può essere associata anche a un'attività sportiva o ludico-sportiva. Molti lavori scientifici hanno documentato che la danza, per esempio, facilita il movimento, migliora la sintomatologia motoria, ma anche migliora quelli che sono alcuni aspetti non motori come il sonno e l'umore".

"I dati di una recente indagine condotta su pazienti con Parkinson nella popolazione italiana sottolineano come addirittura 8 pazienti su 10, prima della diagnosi, sapessero poco o nulla della malattia e addirittura 6 su 10 non erano coscienti e consapevoli della varietà dei sintomi che oltre al tremore fossero determinati dalla patologia. La malattia di Parkinson ha un impatto importante sulla vita del paziente, limitando quelle che sono le più semplici attività quotidiane che il paziente svolge, come ad esempio vestirsi o addirittura dormire. Purtroppo, nonostante i numeri dei nuovi pazienti diagnosticati siano molto alti e quindi in aumento rispetto agli anni passati, c'è ancora necessità di parlare della malattia di Parkinson e dell'impatto del peso che questa malattia ha sulla qualità di vita dei pazienti". Lo ha detto Rossella Balsamo, Medical Affairs & Regulatory Zambon Italia e Svizzera, in occasione della Giornata nazionale dedicata alla malattia.
E infatti "proprio in occasione della Giornata nazionale del Parkinson - evidenzia Balsamo - ci sarà la presentazione di una versione speciale del docufilm 'Dialoghi con Mr. Parkinson' in oltre 320 sale cinematografiche italiane, con l'obiettivo di sensibilizzare ancora una volta la popolazione generale sull'impatto che questa malattia ha non solo sulla vita dei pazienti, ma anche sui familiari e su tutte quelle persone che sono attorno al paziente. Di questa iniziativa", realizzata con il supporto non condizionante di Zambon, "siamo particolarmente soddisfatti perché è in linea con quella che è la visione aziendale, ossia lavorare per migliorare la qualità di vita dei pazienti con malattie neurodegenerative come la malattia di Parkinson".

In occasione della Giornata nazionale, Mister Parkinson va al cinema: sabato 29 e domenica 30 novembre sarà proiettata in oltre 320 sale in tutta Italia una versione speciale di 'Dialoghi con Mr. Parkinson', il documentario che racconta le emozioni e gli ostacoli delle persone che convivono con la patologia, promosso dalla Confederazione Parkinson Italia con il patrocinio della Fondazione Limpe per il Parkinson Ets e il supporto non condizionante di Zambon. Come indica un'indagine realizzata sui pazienti - riporta la farmaceutica in una nota - gli ostacoli quotidiani del Parkinson riguardano il non riuscire a vestirsi (56%), a organizzare la giornata (56%), a coltivare una passione (40%), a fare un viaggio (40%), semplicemente a dormire (37%). La malattia neurodegenerativa a più rapida crescita costringe oltre 300mila italiani a ripensare ogni giorno anche i gesti più semplici. Eppure, il Parkinson è ancora sottovalutato e poco conosciuto: per 8 pazienti su 10 gli altri non conoscono appieno la malattia e per 6 su 10 perfino gli amici ne sottovalutano l'impatto.
In 'Dialoghi con Mr. Parkinson' 3 pazienti, un clinico e una caregiver conversano per la prima volta con la personificazione del Parkinson e ne svelano la complessità, sfatando il luogo comune che lo riduce a 'malattia del tremore'. "Fare una corretta informazione sul Parkinson è fondamentale per aiutare i pazienti e le loro famiglie a richiedere il giusto supporto e a sentirsi meno soli", spiega Giangi Milesi, presidente della Confederazione Parkinson Italia e tra i pazienti protagonisti del documentario. "Il documentario va proprio in questa direzione, perché mostra la reale complessità di questa malattia attraverso il racconto di alcune delle tante storie di carattere di chi ogni giorno affronta la vita con Mister Parkinson".
I dati rilevano nuovi indizi sull'identità di Mister Parkinson. Il tremore - solitamente considerato il sintomo principale della malattia - non è la manifestazione più frequente, con 1 paziente su 2 che non trema mai o lo fa solo raramente, e non è nemmeno il più insopportabile (58%) e imbarazzante (50%). Prevalgono invece altri sintomi, motori e non motori, come la lentezza nei movimenti (72%) la rigidità muscolare (62%), ma anche i disturbi del sonno (54%), i problemi alla voce (50%) e le ripercussioni sull'umore (44%).
"Il Parkinson è una malattia altamente invalidante. Accanto alle più note manifestazioni motorie, se ne accompagnano altre non motorie - sottolinea Michele Tinazzi, professore ordinario di Neurologia all'università di Verona, direttore Uoc Neurologia B dell'azienda ospedaliera-universitaria integrata di Verona e presidente di Fondazione Limpe per il Parkinson - Il paziente si ritrova quindi spiazzato dal dover convivere con tanti sintomi, anche molto diversi tra di loro. A questa molteplicità della malattia deve corrispondere una gestione multidisciplinare che unisca diversi ambiti di cura. E' ormai assodato come il trattamento farmacologico debba essere integrato anche da un corretto stile di vita, calibrato sulle caratteristiche del singolo paziente: un regolare esercizio fisico, una buona qualità del sonno e un'alimentazione equilibrata possano infatti aiutare le persone a convivere meglio con il Parkinson".
In più di 1 caso su 2 la patologia ha un impatto pesante sulla quotidianità, ma nonostante i numeri in aumento il Parkinson è spesso sottovalutato. "L'informazione sul Parkinson rimane ancora insufficiente - evidenzia Rossella Balsamo, Medical Affairs & Regulatory Zambon Italia e Svizzera - Prima della diagnosi, infatti, quasi 8 pazienti su 10 dichiarano di sapere poco o nulla della malattia e oltre 6 su 10 si dicono sorpresi dalla varietà dei sintomi e dal loro impatto sulla vita quotidiana. E' quindi fondamentale continuare a parlare di Parkinson per far conoscere la sua complessità e contrastare luoghi comuni e disinformazione. Con il documentario 'Dialoghi con Mr. Parkinson', che dopo la Tv arriva anche nelle sale cinematografiche, vogliamo dare continuità a questo impegno di sensibilizzazione. Come impresa siamo orgogliosi di essere ancora una volta al fianco della Confederazione Parkinson Italia e della Fondazione Limpe in questa iniziativa condivisa di informazione e consapevolezza".
Nel documentario Mister Parkinson dialoga con Roberto, Valentina, Giangi e Rossana e scopre come hanno reagito alla malattia, raggiungendo nuovi traguardi e trovando risorse interiori inaspettate. Tra i contributi del documentario anche quello di Paolo Calabresi professore del Policlinico Gemelli di Roma, e del giornalista Vincenzo Mollica, che ha dedicato una lettera speciale a Mister Parkinson.

Influenza 2025-2026 in anticipo e con il rischio di un impatto pesante sul servizio sanitario. E' l'allarme che arriva dall'Ecdc, il Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie.
"I casi di influenza rilevati stanno aumentando insolitamente presto nei Paesi dell'Unione europea/Spazio economico europeo (Ue/See), con un anticipo di 3 o 4 settimane rispetto alle 2 stagioni più recenti, è l'alert. Secondo una valutazione del rischio, l'Ecdc spiega come "un ceppo influenzale di recente comparsa dell'influenza A/H3N2, il sottoclade K, che sta guidando la circolazione". L'appello dell'agenzia è a "vaccinarsi senza indugio".
"Quest'anno stiamo assistendo a un aumento dei casi di influenza molto prima del solito e questo significa che il tempo è fondamentale - avverte Edoardo Colzani, responsabile virus respiratori dell'Ecdc - Se avete diritto alla vaccinazione, non aspettate oltre. Vaccinarsi ora è uno dei modi più efficaci per proteggere se stessi e chi ci circonda da gravi malattie quest'inverno".
Le raccomandazioni
L'Ecdc diffonde in una nota alcune raccomandazioni. "Le persone a maggior rischio di malattie gravi - si legge - dovrebbero vaccinarsi senza indugio. Questi gruppi includono le persone di età superiore ai 65 anni, le donne in gravidanza, le persone con patologie preesistenti e croniche o immunodepresse, le persone che vivono in ambienti chiusi come le strutture di assistenza a lungo termine. Vaccinatevi se siete operatori sanitari o lavorate in una struttura di assistenza a lungo termine", chiede inoltre l'agenzia. Ancora: "Le strutture sanitarie e le strutture di assistenza a lungo termine dovrebbero rafforzare i loro piani di preparazione e le misure di prevenzione e controllo delle infezioni, nonché incoraggiare il personale e i visitatori a utilizzare mascherine durante i periodi di maggiore circolazione di virus respiratori".
Gli altri suggerimenti: "Gli operatori sanitari dovrebbero valutare la somministrazione tempestiva di farmaci antivirali ai pazienti a più alto rischio di malattia grave per ridurre le complicanze; gli operatori sanitari dovrebbero valutare l'utilizzo della profilassi antivirale durante le epidemie in ambienti chiusi, ad esempio nelle strutture di assistenza a lungo termine; i Paesi dovrebbero promuovere una comunicazione chiara e mirata sulla vaccinazione, l'igiene delle mani e le buone pratiche respiratorie per contribuire a ridurre la trasmissione nella comunità".
Rischio pressione sui servizi sanitari
"L'Europa potrebbe trovarsi ad affrontare una stagione influenzale più grave rispetto al passato, soprattutto in caso di una bassa copertura vaccinale". E il monito dell'Ecdc. "Sebbene permanga incertezza riguardo all'impatto sulla salute pubblica della prossima stagione influenzale", precisa l'agenzia, l'Ecdc si sta preparando allo "scenario" più pesante e insiste sulla necessità di vaccinarsi perché "un numero di infezioni superiore al normale aumenterebbe ulteriormente la pressione sui sistemi sanitari".
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