
La XVI edizione del Pink Tie Ball, l'annuale charity gala organizzato da Komen Italia, si è svolta ieri al The St. Regis Rome. Grazie alle precedenti edizioni del Pink Tie Ball, Komen Italia ha raccolto oltre 2 milioni di euro che sono stati destinati a numerose iniziative dedicate alle 56mila donne che ogni anno in Italia si confrontano con un tumore del seno. L'edizione di quest'anno si pone l'obiettivo di rafforzare l'impegno di Komen Italia a favore delle donne con tumore del seno metastatico. Questa condizione di malattia avanzata, che in Italia interessa oltre 37mila donne, genera nella vita quotidiana problematiche più complesse di quelle con cui si confrontano le donne che hanno un tumore del seno localizzato.
Per tutte loro Komen Italia ha avviato da alcuni anni un innovativo progetto - MetaDinamiche - che offre la possibilità di svolgere un cammino nella natura, con esperti di terapie integrate in oncologia, per condividere le proprie esperienze e ritrovare e mantenere un miglior equilibrio psico-fisico durante il lungo percorso di cura. I fondi raccolti grazie al charity gala consentiranno di incrementare nel 2026 le edizioni del progetto MetaDinamiche ed estendere le opportunità di empowerment ad un numero maggiore di donne che si trovano a vivere questa difficile sfida.
La serata si è aperta con un cocktail di benvenuto riservato agli ospiti ed è proseguita con una cena raffinata a cura dello chef del The St. Regis Rome, Francesco Donatelli. Ospite d'eccezione dell'evento il cantautore Francesco Baccini che ha proposto un medley dei grandi successi del suo repertorio, ma soprattutto ha condiviso con gli ospiti il messaggio di forza e speranza contenuto nell'ultimo singolo uscito il 24 ottobre, 'Matilde Lorenzi' (Edizioni Azzurra Music), dedicato alla giovane promessa dello sci alpino scomparsa tragicamente per una caduta durante un allenamento in Val Senales, un mese prima di compiere 20 anni. A sorpresa Claudia Gerini, ambasciatrice di Komen Italia, ha regalato agli ospiti una performance canora coinvolgente accompagnata al piano da Francesco Baccini, seguita da Sal Da Vinci che ha intonato Malafemmena e Rossetto e Caffè.

Oggi davanti al gip di Milano gli interrogatori di garanzia dei due maggiorenni arrestati, assieme a tre minorenni, per la rapina e il tentato omicidio dello studente di 22 anni dell'università Bocconi aggredito lo scorso 12 ottobre in zona corso Como, che ha riportato danni permanenti a una gamba per le coltellate ricevute. Un'aggressione per una rapina da 50 euro con il giovane che è stato colpito con calci e pugni riportando lesioni polmonari e spinali.
Gli interrogatori si sono svolti nel carcere di San Vittore, dove sono detenuti i due maggiorenni (i tre minori invece sono dietro le sbarre del Beccaria e saranno ascoltati dal gip del Tribunale per i minorenni). Entrambi i ragazzi hanno risposto alle domande dell'interrogatorio davanti alla gip di Milano Chiara Valori.
"L'interrogatorio è durato circa un'ora, lui è molto dispiaciuto per la vittima", afferma l'avvocato Giovanni Giovanetti che difende uno dei due. Mentre Elena Patrucchi, legale del maggiorenne il cui ruolo sarebbe stato di 'palo' nella rapina e nel tentato omicidio, ha spiegato che il ragazzo "in questo momento è davvero preoccupatissimo e sconvolto per le condizioni della vittima a cui manifesta ovviamente vicinanza, augurandogli il meglio e anch'io personalmente vorrei fare lo stesso per la famiglia perché mi sembra doveroso farlo".
Le accuse nei confronti dei due maggiorenni indagati - un video riprende le fasi del pestaggio da cui si è arrivati all'identificazione - potrebbero portare a richieste di condanna, in assenza di riti alternativi, fino a 21 anni di carcere.
A sei mesi dall’avvio della collaborazione tra Orefici11Milano, il multi-brand concept store dall’animo creativo e culturale del gruppo Vf, leader globale dell'abbigliamento lifestyle, calzature e accessori, e la School of Management dell’Università Lum, il bilancio è molto positivo. Dalla sinergia tra mondo accademico e impresa è infatti nato Orefici11 Atelier, un laboratorio sviluppato nell’ambito del Master universitario in Made in Italy, Fashion & Luxury Management, con l’obiettivo di sperimentare sul campo le dinamiche del retail e della cultura d’impresa.
In pochi mesi, il progetto si è rivelato un autentico acceleratore di idee e competenze: un gruppo di studenti ha potuto confrontarsi direttamente con i professionisti del settore, contribuendo con proposte innovative in ambito di branding retail. Questo approccio collaborativo ha consentito di creare un dialogo concreto tra teoria e pratica, formazione e business, generando valore per entrambe le parti. "Siamo entusiasti di questo percorso condiviso -afferma Andrea Ferretti, general manager Orefici11Milano-. La collaborazione con Lum si è dimostrata una scelta vincente, capace di coniugare visione, creatività e pragmatismo. Insieme stiamo costruendo un modello virtuoso di formazione esperienziale, che prepara i giovani alle reali sfide del mercato".
"La partnership con Orefici11Milano contribuisce a rendere ancora più concreto ed efficace il nostro programma di master -evidenzia il Rettore della Lum, Antonello Garzoni- arricchendo l’esperienza dei nostri studenti che provengono da oltre 15 Ppaesi in un contesto applicativo internazionale e moderno, pienamente inserito nel cuore della capitale italiana della moda". A conferma dell’impegno nel valorizzare futuri leader del settore, Orefici11Milano ha offerto una internship allo studente migliore del progetto, rafforzando ulteriormente il legame tra formazione e mondo del lavoro e confermando l’attenzione dell’Azienda verso lo sviluppo delle nuove generazioni di professionisti del Fashion e del Luxury, con un focus particolare sulla costruzione delle competenze e della mentalità manageriale necessarie a guidare l’innovazione nel settore.

Oltre 128 mila euro di rimborsi riconosciuti in un mese ai familiari caregiver: è l’impatto delle due recenti e significative sentenze (2709/2025 e 3027/2025) della Corte di Appello di Milano, che ribadiscono un principio chiave: l’intera attività svolta a favore dei pazienti durante il ricovero in Rsa, non essendo possibile separare la componente sanitaria da quella assistenziale, strettamente connesse tra loro, deve essere considerata come un’unica prestazione sanitaria, rientrante nella competenza esclusiva del Servizio sanitario nazionale.
Le due pronunce confermano integralmente l’impianto già delineato nei primi gradi di giudizio. Per i pazienti affetti da Alzheimer o da altre patologie neurodegenerative croniche, infatti, i giudici ribadiscono che le prestazioni socio-assistenziali di rilievo sanitario devono essere ricondotte tra quelle a carico integrale del Servizio sanitario nazionale quando, sulla base di una valutazione concreta, che consideri la patologia, il suo stadio al momento del ricovero e la sua prevedibile evoluzione, risultino necessarie a garantire al malato la tutela del diritto alla salute e il rispetto della sua dignità personale.
Le rette pagate dal malato o dalle famiglie, quindi, vanno restituite.
"Milano, in questo senso si conferma interprete nevralgico dei nuovi orientamenti giurisprudenziali, leggendoli con la lente dell’attualità che il nostro Paese sta vivendo. Un’attualità fatta di una popolazione che diventa sempre più anziana, il cui sostegno è lasciato ad una generazione schiacciata dall’incertezza economica, che non può contare sul supporto dello Stato anche quando ne avrebbe diritto. È evidente che questo principio deve cambiare". Lo afferma il responsabile del team legale di Consulcesi & Partners in prima linea al fianco dei malati e delle loro famiglie con il servizio Soluzione Rsa www.soluzione-rsa.it.
Le ultime stime Istat, infatti, parlano di circa 8 milioni di persone in Italia (la cosiddetta 'generazione sandwich') che si prendono cura contemporaneamente di almeno un familiare non autosufficiente e di almeno un figlio piccolo o adolescente, entrambi dipendenti dalle stesse risorse. Un fenomeno esacerbato da un lato dall’invecchiamento progressivo della popolazione dovuto all’allungamento dell’aspettativa di vita, dall’altro dalla tendenza a spostare in avanti l’età per avere figli (ad oggi a 31 anni in media il primo). Questa 'doppia cura' ha conseguenze non solo economiche, con sempre meno risorse a disposizione della generazione attiva e caregiver, ma anche psicologiche. Spese divise tra ricette mediche, baby-sitter, visite e rette Rsa fanno sentire ancora più sola e stressata una generazione i cui stipendi sono immobili da anni. E lo Stato? Assente e defilato, lascia ai cittadini l’onere di gestire giovani e fragili.
Nel frattempo, nel 2025 sono raddoppiate le sentenze favorevoli ai caregiver che ribadiscono l’obbligo dello Stato di occuparsi del paziente in Rsa in situazione di mancata autosufficienza. I Tribunali vedono la generazione sandwich e ricordano allo Stato i suoi obblighi di legge: i costi per le prestazioni sociosanitarie ad elevata integrazione sanitaria in Rsa sono a carico del Ssn. Sempre più giudici riconoscono che, nei casi di pazienti affetti da Alzheimer o da gravi patologie neurodegenerative, le prestazioni sanitarie fornite nelle Rsa -cure mediche, fisioterapia, assistenza infermieristica- non possono essere separate da quelle socioassistenziali. Di conseguenza, l’intero costo della degenza deve gravare sul Servizio sanitario nazionale e non sulle famiglie.
"Si tratta di un principio fondamentale -spiega Bruno Borin, responsabile del team legale di Consulcesi & Partners- perché molte famiglie non sanno che possono chiedere il rimborso anche per somme versate da anni, se sussistono determinate condizioni cliniche e amministrative. L'obiettivo di Soluzione Rsa è ricordare ai caregiver che è importante richiedere il riconoscimento di un diritto irrinunciabile del paziente, perché la giurisprudenza non sarà mai sorda alle tutele dei più fragili, come sta dimostrando in maniera illuminata Milano".
Attraverso Soluzione Rsa, Consulcesi & Partners offre una valutazione legale preliminare, che consente di capire rapidamente se sussistono i presupposti per chiedere il rimborso delle rette versate. Un supporto concreto per migliaia di famiglie che, ogni anno, affrontano costi elevati per l’assistenza dei propri cari affetti da Alzheimer e patologie neurodegenerative.
Tutte le informazioni su www.soluzione-rsa.it

La Coppa Davis fa ricredere Alexander Zverev. Dopo il successo della sua Germania contro l'Argentina, arrivato all'una di notte grazie al doppio, il tedesco ha raccontato il suo stato d'animo e quello della squadra in conferenza stampa: "È come essere andato a una festa in discoteca" le parole del numero 3 del ranking Atp, che ha vinto il suo match in singolare contro Cerundolo. Un commento legato all'orario della partita e alla musica che ha accompagnato la Supertennis Arena di Bologna, sede delle Finals, durante i vari match.
Solo pochi giorni fa, durante le Atp Finals di Torino, Zverev era stato durissimo nei confronti del torneo, criticandone alcuni aspetti: "La vera Coppa Davis è con partite di andata e ritorno. Personalmente non mi dispiacerebbe giocare una finale di Davis la settimana dopo le Finals. Ma giocare quarti, semifinali e finale rischia di essere una perdita di tempo. Ciò che caratterizza la vera Coppa Davis è l'atmosfera. Un conto è sfidare l'Italia in Italia, un altro è sfidare l'Italia in Spagna. In passato ho affrontato Nadal in una Plaza de toros, per me è quella è la vera Coppa Davis. Invece la competizione attuale è un torneo di esibizione che si chiama Coppa Davis. La gioco soltanto perché me l'hanno chiesto i miei compagni di nazionale. Stanno tutti invecchiando e Struff non avrà più molte opportunità di vincerla".

Carlos Alcaraz esulta per la vittoria della sua Spagna nei quarti di Coppa Davis, ma i social non perdonano il numero uno del ranking Atp. Il fuoriclasse spagnolo, costretto a saltare le Final Eight del torneo a Bologna per infortunio, non ha fatto mancare il tifo alla nazionale iberica. E dopo il trionfo ai quarti contro la Repubblica Ceca, in rimonta, ha postato su X una foto che ha fatto discutere gli appassionati.
"Vamoooos" ha scritto Alcaraz sui social, a corredo di uno scatto particolare. Nella foto, Alcaraz è in salotto, con i piedi sul tavolo, e accanto alla tv spiccano alcuni dei trofei più importanti vinti. Tra questi, la coppa di Wimbledon e degli Us Open. Un dettaglio non passato inosservato, tanto che alcuni utenti hanno sottolineato: "Carlos mette un trofeo degli Us Open e uno di Wimbledon sopra la mensola, come fossero un vaso di Leroy Merlin". E ancora: "Carlos, comprati un armadio per quei trofei" o "Mi dà fastidio che abbia certe coppe lì, come se avesse esposto un trofeo vinto da bambino". Qualcun altro, nota invece il mate e se la ride: "Ha anche un trofeo argentino"

L'offerta di lavoro che non ti aspetti. Nelle ultime settimane si stanno aprendo interessanti (e molto remunerative) opportunità in Svizzera, che prevede di applicare un vasto piano di assunzioni che dovrebbe riguardare circa 85mila lavoratori stranieri. Gli stipendi? Cifre in franchi svizzeri che, al cambio, vanno dai 3mila euro fino a sfiorare i 7mila. Si tratta di importi considerevoli, soprattutto se rapportati al mercato del lavoro italiano.
Ovviamente, gli stipendi elvetici vanno parametrati al costo della vita in Svizzera, al top di questa speciale graduatoria in Europa: stipendi da sogno fino ad un certo punto, quindi. Le valutazioni, poi, devono tenere conto di elementi che caratterizzano il paese. Basti pensare che in Svizzera tutti i residenti devono sottoscrivere un’assicurazione sanitaria obbligatoria e pagare mensilmente i premi della cassa malati di loro scelta. Lo stipendio, insomma, non è l'unico elemento da valutare.
Agli stipendi più alti corrispondono anche spese maggiori nella vita quotidiana. Gli affitti possono facilmente superare i 1500 euro. La differenza con l'Italia si vede già al bar: per una colazione 'normale' si può spendere da 8 a 15 euro. Discorso analogo per i mezzi pubblici: una corsa con biglietto singolo a Zurigo può costare 3 euro.
Le offerte di lavoro
Secondo quanto riporta Eures, ovvero l'European Employment System, le offerte sono migliaia e molte di queste richiedono la conoscenza dell'italiano. Un'occasione più unica che rara per i lavoratori del nostro Paese. Le figure professionali ricercate sono di ogni tipo: medici, infermieri, camerieri, ingegneri, informatici, esperti digitali.
Tutti appartenenti a una fascia remunerativa che varia a seconda del settore e della qualifica. Alcuni, in fase di colloquio, possono richiedere un titolo di studio, ma tra le skills più ricercate c'è proprio l'italiano, una condizione che favorisce i cosiddetti pendolari di frontiera, che possono quindi coniugare gli stipendi svizzeri con il costo della vita italiana.
Gli stipendi
Gli stipendi, come detto, variano a seconda di ruolo e qualifica. Nella ristorazione, uno dei comparti con maggiore richiesta, i camerieri e i cuochi, fino agli chef possono percepire dai 3mila euro fino a superare i 4mila. Ancora più alta la fascia salariale destinata a chi lavora nell'edilizia, un altro settore alla ricerca di manodopera. Operai, falegnami e carpentieri possono arrivare a guadagnare da un minimo di 4.200 euro a un massimo di 6mila.
Stipendi simili nella sanità, alle prese con un ringiovanimento necessario visto che un medico su quattro in Svizzera ha oltre 60 anni. Stipendi alle stelle invece nel marketing, dove aziende internazionali che operano in Svizzera e sul mercato italiano possono arrivare a offrire fino a 75mila euro l'anno, mentre chi lavora nell'informatica o è esperto di tecnologia può raggiungere i 100mila euro.
'Governo ha deciso di voltarsi dall'altra parte'...
Duemila arbusti sequestrati dai carabinieri, indagato un 46enne... 
Gli Stati Uniti stanno facendo intense pressioni sull'Ucraina perché accetti il piano di pace che impone concessioni e termini finora sempre considerati inaccettabili da Kiev. E Donald Trump si aspetta che Volodymyr Zelensky, al quale il piano è stato formalmente presentato ieri da una delegazione Usa, firmi il piano "prima della festa del Ringraziamento", che cade giovedì prossimo, il 27 novembre, con l'obiettivo di presentare l'accordo di pace a Mosca entro la fine del mese e concludere il processo i primi di dicembre. E' quanto scrive il Financial Times, citando fonti ucraine che sottolineano come la deadline ravvicinata rende improbabile che gli ucraini abbiano tempo per negoziare un accordo migliore.
Le resistenze di Kiev
Da parte dell'Ucraina si sta infatti resistendo ad alcuni elementi della proposta, che un alto funzionario americano descrive come "un documento di lavoro" su cui possono essere fatti cambiamenti, salvo appunto poi restringere drasticamente il tempo a disposizione per questi negoziati. Dopo l'incontro di ieri tra Zelensky e la delegazione Usa, guidata dal segretario all'Esercito Daniel Driscoll, alleato di ferro del vice presidente JD Vance, il portavoce dell'esercito Usa, il colonnello Butler, ha detto che Driscoll e Zelensky "sono rimasti d'accordo su una tempistica aggressiva per la firma" del piano, spiegando che "per iniziare vi sarà l'accordo tra gli Stati Uniti e l'Ucraina".
In effetti il piano è stato scritto da funzionari americani e russi e di fatto soddisfa diversi degli obiettivi di Mosca[1], a cominciare dalla cessione da parte dell'Ucraina della regione del Donetsk, comprese le parti attualmente sotto il controllo di Kiev, trasformata in una zona demilitarizzata formalmente considerata parte della Russia.
Poi c'è quasi il dimezzamento delle forze militari ucraine e la proibizione di un suo ingresso nella Nato, che verrebbe inserito nella Costituzione. Mosca poi vedrebbe revocate gradualmente le sanzioni, rientrerà nel G8, e si prevede che 100 miliardi di fondi russi congelati vengano investiti nella ricostruzione a guida Usa dell'Ucraina, con Washington che riceverà il 50% dei profitti di questa iniziativa. I restanti fondi russi congelati saranno poi spostati su un altro fondo di investimento Usa-Russia per "progetti comuni in aree specifiche".
Media: "La prossima settimana telefonata tra Trump e Zelensky"
Secondo quanto riporta Sky News citando fonti della Ue, Trump e Zelensky parleranno al telefono la prossima settimana[2], dopo che il presidente ucraino ha detto di voler parlare direttamente con il presidente americano del piano di pace.

"Siamo consapevoli che si tratta di una manovra con poche risorse, è molto facile fare richieste. Oggi dobbiamo innanzitutto evitare altre tasse sui consumi, pensiamo alla sugar tax o alla plastic tax. Dobbiamo mantenere una credibilità del sistema Paese perché abbiamo un monte debito elevatissimo e la capacità di essere più competitivi sullo spread è assolutamente una priorità". Così Francesco Mutti, presidente di Centromarca intervenendo al primo “Forum della Distribuzione Moderna 2025 - Il retail nell’economia del Paese. Mercati, tecnologia e società” che si è svolto oggi a Milano, organizzato da Federdistribuzione e che ha visto la partecipazione di Adolfo Urso, Ministro delle Imprese e del Made in Italy.
Tra i temi toccati c'è anche quello dei dazi imposti dagli Stati Uniti: "C'è stato un forte calo delle esportazioni verso gli Stati Uniti - spiega Mutti - Questa è senz'altro una manovra che a nostro avviso risulta assolutamente illogica e penalizzante. Purtroppo per molti prodotti, soprattutto del comparto alimentare, non è facile trovare altri mercati, nonostante la popolazione sia inesorabilmente più a Est che a ovest. L'abitudine al consumo del Made in Italy è assolutamente incommensurabile. Ci auguriamo tanto che questa guerra dei dazi possa terminare al più presto".
Nel complesso “Vediamo un contesto complesso dove la forte inflazione del 2022-2023 ha ridotto la capacità dei nostri cittadini. La filiera è compatta e sta cercando di efficientarsi in un contesto ricco di aziende di marca e di distributori. Questa competizione permette di portare ai consumatori sempre più prodotti a prezzi fortemente vantaggiosi nonostante la pesante inflazione che ha colpito in primis agricoltura, industria e distribuzione e alla fine i consumatori cittadini" conclude Mutti.

"Eleonora Giorgi prima di morire ha preparato per mio figlio Gabriele 15 pacchetti e altrettante lettere da mettere sotto l'albero ogni Natale del bimbo fino ai suoi 18 anni. Amava suo nipote immensamente e ancora oggi lui mi chiede di mandare baci a nonna Ele che è in cielo". Lo ha confidato Clizia Incorvaia - moglie di Paolo Ciavarro, secondogenito di Eleonora Giorgi - a Monica Setta nella puntata di 'Storie al bivio' in onda sabato 22 novembre alle 15:30 su Rai 2.
Nella lunga e toccante intervista, Clizia ha rivelato di essere in clinica con il bimbo quando l'attrice è morta: "Sarei potuta restare nella sua stanza ma sono uscita per lasciare che fossero le mani dei suoi figli Andrea e Paolo a stringere le sue nel momento dell'addio. L'ho amata tantissimo e ho voluto rispettare l'intimità dei figli in un momento così delicato", conclude.

Riparte la stagione sportiva invernale, con l'occhio alle prossime Olimpiadi Milano-Cortina 2026. Gli appassionati di sci sono pronti a tornare in pista. "Con l'avvio della stagione e la riapertura degli impianti sciistici in Italia si riapre anche il dibattito in merito alla preparazione fisica e alla prevenzione del rischio di infortunio. A livello mondiale si stima un'incidenza tra 1,9 e 3,5 incidenti per 1.000 giorni di sci per gli sciatori amatoriali, e considerando circa 400 milioni di giorni di sci in tutto il mondo capiamo come siano numeri importanti. Come in tutti gli altri sport, la chiave per minimizzare il rischio di infortunio è anche la preparazione fisica. In questo caso se vogliamo anche di più, perché lo sci è un'attività altamente complessa che richiede l'interazione tra sciatore, attrezzatura (scarpone, attacco, sci, bastoncini) e ambiente (neve, condizioni della pista, temperatura, impianti di risalita, altri sciatori)". A fare il punto per l'Adnkronos Salute è Andrea Bernetti, professore Medicina fisica e riabilitativa dell'università del Salento.
"Oltre alla preparazione generale, variabili individuali come età, genere, peso, fitness, livello di abilità, affaticamento, attenzione, controllo neuromuscolare e precedenti infortuni o patologie sono considerati fattori importanti per il rischio di infortunio. Naturalmente esistono infortuni di tipo traumatico, legati alle cadute, per cui i dispositivi di protezione individuale, fra cui il casco, sono fondamentali - puntualizza Bernetti, segretario generale della Simfer (Società italiana di medicina fisica e riabilitativa) - Esistono poi infortuni da sovraccarico, soprattutto a carico delle articolazioni di ginocchio e anca, così come della colonna. Infortuni sicuramente più frequenti in chi ha anche delle condizioni cliniche latenti, come ad esempio l'artrosi o le discopatie del rachide. Inoltre nello sci c'è sicuramente un rischio maggiore di traumi distorsivi del ginocchio, per cui è fondamentale fare delle considerazioni biomeccaniche cruciali come ad esempio valutare l'angolo di flessione del ginocchio che ha una forte influenza sullo stress del legamento crociato anteriore, così come il rapporto di attivazione tra quadricipite femorale e ischiocrurali".
"Consideriamo infatti come, a livello statistico, circa il 30% degli infortuni riguardi il ginocchio, in particolare nelle persone di sesso femminile, con il legamento collaterale mediale e il legamento crociato anteriore che sono le strutture maggiormente interessate in queste tipologie di trauma. Quindi è di sicura importanza fare una valutazione fisica, e anche medica, per arrivare preparati al momento di indossare di nuovo scarponi e sci", raccomanda il medico-fisiatra.
Se invece valutiamo la popolazione under 18, "sebbene la popolazione pediatrica costituisca circa il 20-30% degli sciatori - precisa Bernetti - rappresenta una grande proporzione degli infortuni. Gli infortuni più comuni nella popolazione pediatrica sono le fratture (30%), seguite da traumi distorsivi (20%). I siti di frattura più comuni sono la gamba, seguita da spalla e braccio. In assoluto il rischio di fratture è maggiore nei più giovani, con le fratture che rappresentano il 35% degli infortuni nei bambini di età media pari a 13 anni, rispetto al 25% negli adolescenti (14-18 anni). Fra tutti i meccanismi di infortunio in questa fascia di popolazione, l'infortunio è sicuramente maggiormente legato alle cadute con impatto la neve".
"Diventa quindi cruciale - conclude l'esperto - arrivare preparati alla stagione sciistica, usare l'attrezzatura e i dispositivi di protezione individuale appropriati, anche in considerazione delle caratteristiche individuali, con particolare attenzione all'età e alle eventuali patologie di cui si soffre, e naturalmente approcciare a questa attività con buon senso".

Due atleti straordinari, simbolo di resilienza, talento e spirito italiano, per uno dei momenti più significativi del percorso verso i Giochi Olimpici di Milano Cortina 2026. Saranno le leggende dello sport azzurro Stefania Belmondo e Armin Zoeggeler a rappresentare l’Italia e il comitato organizzatore di Milano Cortina 2026 il prossimo 26 novembre a Olimpia, in Grecia, in occasione della cerimonia di accensione della fiamma olimpica.
Grazie alla collaborazione tra Fondazione Milano Cortina 2026 e il Coni, i due simboli azzurri saranno tra i primi tedofori del percorso greco, subito dopo il primo staffettista. La loro presenza assume un valore speciale: Belmondo e Zoeggeler non solo incarnano l’eccellenza degli sport invernali, ma rappresentano anche un ponte ideale tra gli ultimi Giochi italiani, quelli di Torino 2006, e le Olimpiadi del 2026, che dopo vent’anni torneranno in Italia. La loro partecipazione celebra così le radici, la storia e l’energia dello sport italiano nel cammino verso Milano Cortina 2026. La notizia è stata commentata così dal presidente di Fondazione Milano Cortina 2026 Giovanni Malagò: "È un grande orgoglio per l’Italia vedere due delle nostre leggende sportive più amate, Stefania Belmondo e Armin Zoeggeler, protagoniste della Cerimonia di Accensione a Olimpia. Grazie alla collaborazione con il CONI e con i colleghi greci, portiamo fin dal primo passo della staffetta due simboli azzurri in questo rituale millenario. La Fiamma Olimpica incarna i valori di amicizia e unità fra i popoli e sono certo che accenderà l’entusiasmo di tutti noi in vista dei Giochi di Milano Cortina 2026"
Stefania Belmondo, ex fondista cuneese, è una delle atlete italiane più titolate nella storia dei Giochi, con dieci medaglie Olimpiche conquistate in carriera, in cui spiccano i due ori vinti, a dieci anni esatti di distanza l’uno dall’altro, ad Albertville 1992 e a Salt Lake City 2002. Fu inoltre proprio Stefania Belmondo, ultima tedofora dei Giochi del 2006, ad accendere il braciere nello Stadio Olimpico di Torino. Armin Zoeggeler, leggenda dello slittino mondiale noto come “il Cannibale” e oggi direttore tecnico della Nazionale Italiana, vanta a sua volta un palmarès unico: è infatti il primo atleta nella storia ad aver conquistato sei medaglie individuali nella stessa disciplina in sei edizioni consecutive delle Olimpiadi Invernali, dal 1994 al 2014, con le medaglie d’oro a Torino 2006 e Vancouver 2010 come punto più alto di una carriera irripetibile.
La cerimonia di Olimpia darà il via a una staffetta in territorio ellenico della durata di nove giorni, che attraverserà circa 2.200 km toccando sette regioni della Grecia, con 36 cerimonie di benvenuto previste lungo il percorso. Sono oltre 450 i tedofori che prenderanno parte a questa prima fase del viaggio della fiamma, in un itinerario che celebra il profondo legame della Grecia con la storia e i valori olimpici, riaffermando il ruolo simbolico della culla dei Giochi nel loro cammino verso l’edizione del 2026. Il viaggio sul suolo ellenico si concluderà il 4 dicembre 2025 ad Atene, con la Cerimonia di Consegna allo Stadio Panathinaiko, dove una delegazione del Comitato Organizzatore di Milano Cortina 2026 riceverà ufficialmente la fiamma olimpica per poi portarla in Italia il giorno stesso.
La fiamma arriverà a Roma nel tardo pomeriggio del 4 dicembre da dove, due giorni dopo, prenderà il via un viaggio unico e indimenticabile: una straordinaria avventura di 63 giorni, con 60 tappe di celebrazione lungo 12.000 km attraverso 110 province e oltre 300 comuni attraversati. Un percorso che si concluderà la sera del 6 febbraio 2026 a Milano, con la cerimonia di apertura allo stadio San Siro.

“Per quanto riguarda il settore dei consumi c'è un po' di ripresa, ma è debole. Ormai le proiezioni parlano di una crescita in Italia che si attesta di nuovo sotto l'1%. Una crescita tendenziale molto debole, senza una grande spinta sulla domanda interna, il modello europeo in particolare modello italiano fanno molta difficoltà ad affermarsi”.
Questo quanto affermato da Lucrezia Reichlin, professoressa della London Business School, intervenuta al primo “Forum della distribuzione moderna 2025. Il retail nell’economia del Paese: mercati, tecnologia e società”, organizzato a Milano da Federdistribuzione - Le aziende della distribuzione moderna.
“Il contesto geopolitico è molto complesso e questo porta a una segmentazione del mercato globale sia per le relazioni commerciali sia finanziarie. Non è chiaro esattamente quale sarà il modello del futuro ma sicuramente c'è molta incertezza. I rischi legati all’export per un Paese come l'Italia riguardano soprattutto le tariffe e la questione della Cina che ha un interesse verso il mercato europeo proponendo prodotti a prezzi molto bassi” conclude.

"La transizione ambientale viene vissuta dalle imprese come un freno", l'utilizzo di materiali riciclati potrebbe essere una risorsa "per non vedere la transizione ambientale come un costo". Lo ha detto oggi il presidente di Conai, Ignazio Capuano, intervenendo in apertura all'evento "Il futuro della sostenibilità tra sfide emergenti e transizione competitiva", in corso a Milano.
La transizione ambientale si somma "al costo dell'energia, alla disponibilità di materiali critici che non abbiamo - ha sottolineato Capuano - e ci mettono in posizione di debolezza geopolitica". "Ci proponiamo di essere sostenibili, ma tanti non riescono a fare ciò", per questo "un sistema che utilizza materie prime seconde permetterebbe di ridurre le emissioni di co2, il consumo di energia e metterebbe a disposizione materiali".
Assolti il comandante e il gestore del porto di Castelsardo... 
"Antonella Elia mi ha lasciato senza una spiegazione. Stavamo progettando le nozze e dall'oggi al domani è sparita. Ma al suo ritorno io non ci sarò. Ho detto basta per sempre". Lo ha detto l'attore Pietro Delle Piane intervistato da Monica Setta a 'Storie al bivio' nella puntata in onda sabato 22 novembre alle 15:30 su Rai 2. "Ha fatto così varie volte, ma adesso sono stanco e se tornasse non so se mi troverebbe disposto a riprendere la relazione", ha concluso.

Hai sempre avuto difficoltà a incasellare la tua personalità tra 'introverso' ed 'estroverso'? Potresti non essere né l'uno né l'altro: lo psichiatra Rami Kaminski afferma di aver osservato un tipo di personalità precedentemente sconosciuto che ha ribattezzato 'otroverso'. Lo ha spiegato nel suo libro 'Né introversi né estroversi', edito da Corbaccio, in cui descrive il 'nuovo' modello comportamentale.
"Da bambino ti pesava svolgere attività pomeridiane di gruppo o partecipare a campi estivi? Non ami le feste ma ti piace trascorrere del tempo con un’amica o un amico? A volte ti senti insofferente in un lavoro di squadra, mentre sei molto più creativo e produttivo quando lavori da solo? Talora ti sembra di fare fatica a integrarti? Se rispondi di sì a queste domande è molto probabile che tu sia un 'otroverso'", si legge nella sinossi del libro di Kaminski.
Gli otroversi, spiega lo psichiatra, non hanno la tendenza a fare gruppo. "Diversamente dagli introversi, non sono né timidi né silenziosi e non hanno nessun problema a socializzare in un rapporto a due", si legge ancora nella sinossi di Corbaccio. "Tuttavia, all’interno dei gruppi si sentono a disagio e soli. In una società che premia il senso di appartenenza, molti otroversi rischiano di essere e sentirsi fraintesi. Ma, come spiega il dottor Kaminski, 'l’appartenenza' non è un requisito necessario per vivere una vita piena e ricca di soddisfazioni. Anzi: se non provi affinità con un gruppo il tuo valore personale non è condizionato dall’approvazione da parte del gruppo. Potrai godere di una ricca vita di relazioni one-to-one senza l’obbligo di seguire le regole imposte dal gruppo e senza preoccuparti di quel che il gruppo pensa. E soprattutto non avrai altro modo di pensare e di essere al di fuori di quello che ti rappresenta in tutta la tua originalità e unicità".

In Toscana 200mila uomini e donne vivono con una diagnosi di tumore. In regione i nuovi casi di cancro l'anno ammontano a oltre 25mila e 6 pazienti su 10 sono vivi a 5 anni, dall'inizio della malattia. Tutte queste persone dovrebbero sottoporsi a 5 vaccinazioni: l'anti-pneumococcica, l'antinfluenzale, l'anti Herpes zoster, l'anti-Hpv e quella contro Covid-19. Le immunizzazioni sono ormai fondamentali nel percorso di cura e possono difendere il paziente da pericolose infezioni. E' il messaggio che viene lanciato nel corso del convegno 'La vaccinazione nel paziente oncologico', che si tiene oggi all'azienda ospedaliera-universitaria pisana, promosso da Fondazione Aiom - Associazione italiana di oncologia medica, che ha avviato quest'anno la nuova edizione dell'omonima campagna nazionale. Il tour farà tappa in 10 regioni in cui sono organizzati incontri con oncologi medici, associazioni pazienti e altre figure del team multidisciplinare oncologico. Gli incontri e la campagna - ricorda una nota - hanno l'obiettivo di approfondire l'importanza della vaccinazione nei pazienti e fornire informazioni scientifiche aggiornate. Oggi è la volta della Toscana, per il progetto reso possibile con la sponsorizzazione non condizionante di GlaxoSmithKline.
"Il malato oncologico, a causa della patologia e delle successive terapie, è molto suscettibile ad alcune infezioni - sottolinea Carmelo Bengala, direttore Uoc Oncologia medica 1, Aoup - Attraverso le immunizzazioni riusciamo a proteggerlo da agenti patogeni pericolosi e da gravi malattie, a volte anche fatali. E' questo il caso dell'Herpes zoster, il cui rischio di infezione aumenta del 40% in presenza di un tumore solido. Anche l'influenza stagionale o la polmonite pneumococcica possono avere conseguenze molto negative e causare addirittura un ricovero ospedaliero per complicanze. I vaccini sono presidi sanitari sicuri e che determinano grandi e indiscutibili benefici - rimarca Bengala - Come Aiom siamo stati una delle prime società scientifiche al mondo a pubblicare delle linee guida specifiche in cui indichiamo tempistiche e modalità di somministrazione dei vaccini".
"Il paziente oncologico presenta esigenze particolari - aggiunge Caterina Rizzo, professore ordinario di Igiene generale e applicata presso il Dipartimento di Ricerca traslazionale e delle nuove tecnologie in medicina e chirurgia dell'università di Pisa - A seconda del tipo di terapia in corso, è opportuno valutare se anticipare o posticipare la vaccinazione, utilizzando i vaccini più appropriati. Anche i pazienti non più in trattamento attivo, ma in follow-up, devono continuare a proteggersi. Purtroppo osserviamo talvolta una certa esitazione vaccinale da parte dei pazienti o dei caregiver, legata a timori infondati su possibili effetti collaterali o sul rischio che la vaccinazione possa interferire con le terapie oncologiche. E' importante rassicurare e informare correttamente: i benefici superano ampiamente ogni rischio percepito".
"Pazienti e caregiver devono essere rassicurati dal personale medico-sanitario - conclude Gianni Amunni, coordinatore scientifico Ispro - Le vaccinazioni devono essere sempre accompagnate da adeguati interventi di informazione e comunicazione. Per favorire le immunizzazioni l'ambulatorio vaccinale dovrebbe essere attivo nelle stesse strutture sanitarie dove il malato già riceve i trattamenti. Le vaccinazioni sono un fondamentale strumento di prevenzione primaria di molte malattie, tra cui proprio alcune forme di cancro. Da tempo abbiamo capito anche l'importanza che rivestono all'interno dell'assistenza medico-sanitaria che dobbiamo fornire ai pazienti oncologici".
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