
Il tema della flessibilità previdenziale è stato portato oggi al centro del dibattito al al seminario 'Previdenza Next Gen' dal presidente nazionale del Patronato Acli, Paolo Ricotti. Ricotti ha ribadito la necessità di un vero 'pacchetto flessibilità', capace di restituire stabilità, certezza e inclusività al sistema pensionistico italiano. La proposta prevede di consentire l’uscita dal lavoro tra i 63 e i 65 anni, con almeno 20 anni di contributi, stabilendo un assegno calcolato proporzionalmente all’età di accesso. Si tratta di un approccio che intende superare le soluzioni temporanee e selettive degli ultimi anni, restituendo equità e diritti certi a tutti i lavoratori.
Ricotti ha sottolineato "l’urgenza di reintrodurre criteri strutturali e universali di flessibilità, evidenziando come l’eccessiva selettività o penalizzazione nel calcolo svuoti la natura stessa delle prestazioni previdenziali pensate per garantire una vera flessibilità in uscita. Ne è prova la drastica riduzione delle adesioni a misure come Opzione Donna e Quota 103, che negli ultimi due anni ha registrato crolli rispettivamente dell’82% e del 95%".
Forte l’appello per l’introduzione di una pensione minima di garanzia nel sistema contributivo, al fine di scongiurare situazioni di grave disagio economico. Ricotti ha portato un esempio concreto: “Una vedova, il cui marito ha versato 10 anni di contributi nel sistema contributivo con una retribuzione annua lorda di 28 mila euro, percepisce una pensione di reversibilità di soli 178 euro lordi al mese; con i due figli, l’importo sale a 298 euro. Una situazione che mette intere famiglie sull’orlo della povertà e dimostra la necessità di introdurre una modifica normativa strutturale di tutela".
Il presidente del patronato Acli ha sottolineato come la previdenza complementare vada rilanciata per favorire equità e inclusione. Tra le principali proposte illustrate, spiccano: l’iscrizione automatica ai Fondi pensione di categoria all’assunzione, con contributo del datore di lavoro e un periodo di “prova” prima dell’adesione definitiva; l’attenzione ai giovani con l’introduzione dell’educazione previdenziale nelle scuole e nei primi mesi di lavoro e la detraibilità dei loro contributi. Serve promuovere una nuova cultura previdenziale. “Il Patronato Acli, con 80 anni di storia al servizio dei diritti sociali e previdenziali, rinnova oggi il suo impegno per costruire un welfare più giusto, inclusivo e sostenibile. Dal 1945, sempre al fianco dei lavoratori e dei cittadini, per i diritti di tutti", ha detto.
L’evento è stato un’occasione di confronto e approfondimento sui temi della previdenza, del lavoro e del welfare, con uno sguardo rivolto alle nuove generazioni e alle sfide del futuro che ci interrogano già oggi. L’iniziativa ha visto la partecipazione di autorevoli esperti del mondo accademico, istituzionale e sociale: Stefano Giubboni, ordinario di diritto del lavoro – università di Perugia; Lisa Taschini, professoressa associata di diritto del lavoro – università e-Campus; Valerio Martinelli, assegnista di ricerca – università di Perugia, segretario comitato scientifico “Premio Satta” Patronato Acli; Maurizio Franzini, emerito di politica economica – Sapienza Università di Roma; Paola Bozzao, professoressa di diritto del lavoro e della sicurezza sociale – Sapienza Università di Roma; Tiziano Treu, emerito di diritto del lavoro – università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, già Ministro del Lavoro e della Previdenza Sociale; Roberto Ghiselli, presidente consiglio di indirizzo e vigilanza Inps; Gianluigi Petteni, presidente pro-tempore Ce.Pa (Centro Patronati); Paolo Ricotti, presidente nazionale Patronato Acli; Emiliano Manfredonia, presidente nazionale Acli. A moderare e coordinare i lavori è stato Fabio Insenga, giornalista e vicedirettore Adnkronos.
Durante il seminario di studio sono stati presentati i risultati del progetto di ricerca 'Tracciare il futuro. Prospettive pensionistiche per le nuove generazioni', curato dal dipartimento di scienze politiche dell’università degli studi di Perugia e la rilevazione online 'Una previdenza per tutte le generazioni: raccontaci la tua idea'.

Riparte la stagione sportiva invernale, con l'occhio alle prossime Olimpiadi Milano-Cortina 2026. Gli appassionati di sci sono pronti a tornare in pista. "Con l'avvio della stagione e la riapertura degli impianti sciistici in Italia si riapre anche il dibattito in merito alla preparazione fisica e alla prevenzione del rischio di infortunio. A livello mondiale si stima un'incidenza tra 1,9 e 3,5 incidenti per 1.000 giorni di sci per gli sciatori amatoriali, e considerando circa 400 milioni di giorni di sci in tutto il mondo capiamo come siano numeri importanti. Come in tutti gli altri sport, la chiave per minimizzare il rischio di infortunio è anche la preparazione fisica. In questo caso se vogliamo anche di più, perché lo sci è un'attività altamente complessa che richiede l'interazione tra sciatore, attrezzatura (scarpone, attacco, sci, bastoncini) e ambiente (neve, condizioni della pista, temperatura, impianti di risalita, altri sciatori)". A fare il punto per l'Adnkronos Salute è Andrea Bernetti, professore di Medicina fisica e riabilitativa dell'università del Salento.
"Oltre alla preparazione generale, variabili individuali come età, genere, peso, fitness, livello di abilità, affaticamento, attenzione, controllo neuromuscolare e precedenti infortuni o patologie sono considerati fattori importanti per il rischio di infortunio. Naturalmente esistono infortuni di tipo traumatico, legati alle cadute, per cui i dispositivi di protezione individuale, fra cui il casco, sono fondamentali - puntualizza Bernetti, segretario generale della Simfer (Società italiana di medicina fisica e riabilitativa) - Esistono poi infortuni da sovraccarico, soprattutto a carico delle articolazioni di ginocchio e anca, così come della colonna. Infortuni sicuramente più frequenti in chi ha anche delle condizioni cliniche latenti, come ad esempio l'artrosi o le discopatie del rachide. Inoltre nello sci c'è sicuramente un rischio maggiore di traumi distorsivi del ginocchio, per cui è fondamentale fare delle considerazioni biomeccaniche cruciali come ad esempio valutare l'angolo di flessione del ginocchio che ha una forte influenza sullo stress del legamento crociato anteriore, così come il rapporto di attivazione tra quadricipite femorale e ischiocrurali".
"Consideriamo infatti come, a livello statistico, circa il 30% degli infortuni riguardi il ginocchio, in particolare nelle persone di sesso femminile, con il legamento collaterale mediale e il legamento crociato anteriore che sono le strutture maggiormente interessate in queste tipologie di trauma. Quindi è di sicura importanza fare una valutazione fisica, e anche medica, per arrivare preparati al momento di indossare di nuovo scarponi e sci", raccomanda il medico-fisiatra.
Se invece valutiamo la popolazione under 18, "sebbene la popolazione pediatrica costituisca circa il 20-30% degli sciatori - precisa Bernetti - rappresenta una grande proporzione degli infortuni. Gli infortuni più comuni nella popolazione pediatrica sono le fratture (30%), seguite da traumi distorsivi (20%). I siti di frattura più comuni sono la gamba, seguita da spalla e braccio. In assoluto il rischio di fratture è maggiore nei più giovani, con le fratture che rappresentano il 35% degli infortuni nei bambini di età media pari a 13 anni, rispetto al 25% negli adolescenti (14-18 anni). Fra tutti i meccanismi di infortunio in questa fascia di popolazione, l'infortunio è sicuramente maggiormente legato alle cadute con impatto la neve".
"Diventa quindi cruciale - conclude l'esperto - arrivare preparati alla stagione sciistica, usare l'attrezzatura e i dispositivi di protezione individuale appropriati, anche in considerazione delle caratteristiche individuali, con particolare attenzione all'età e alle eventuali patologie di cui si soffre, e naturalmente approcciare a questa attività con buon senso".

No al ritiro dei licenziamenti dei cassieri che non hanno superato il cosiddetto 'test del carrello' o del 'finto cliente'. È la posizione espressa da Pam Panorama nell'incontro di oggi a Roma con le sigle sindacali, a quanto apprende Adnkronos/Labitalia da fonti qualificate presenti al tavolo.
Che cos'è il 'test del carrello'
Il 'test del carrello' o 'test del finto cliente' è eseguito dagli ispettori aziendali. I cassieri che non hanno superato il test non hanno individuato il furto di alcuni prodotti, nascosti nel carrello della spesa.
La posizione del sindacato
Per Gennaro Strazzullo, segretario nazionale del sindacato Uiltucs, si tratta di una situazione "inaccettabile" perché "il test di carrello intanto non è conforme alle regole, nel modo che lo stanno effettuando. Le aziende possono sempre comunque fare dei test degli aspetti commerciali, ma non si può pretendere che una lavoratrice o un lavoratore, che sta alla cassa, si debba abbassare nel carrello davanti per verificare cosa c'è dentro. È il cliente che mette la merce sul carrello e poi deve esserci qualcuno che vigila, una vigilanza anche non armata. Ed è un test che non è stato mai concordato con i sindacati. Il cassiere deve verificare quello che c'è sul banco e magari se vede qualcosa nel carrello segnalarla, ma andare oltre...", aveva spiegato ieri[1].
L’Usb esprime piena solidarietà ai lavoratori e alle lavoratrici di Pam Panorama "colpiti dall’ennesimo provvedimento disciplinare mascherato da 'test carrello'. Purtroppo, non si tratta di un caso isolato: a Roma una nostra delegata, con anni di servizio e sacrifici alle spalle, è stata licenziata dopo una procedura irragionevole. Non finisce qui: da più territori ci arrivano segnalazioni di altri episodi simili", denuncia Usb annunciando la mobilitazione per il 25 novembre davanti ai principali centri Pam.

Pamela Prati parteciperà a Sanremo 2026? La showgirl ospite oggi, giovedì 20 novembre, a 'La volta buona' ha rivelato di essersi proposta per partecipare come Big al Festival di Carlo Conti.
"Sì, ammetto di voler partecipare come cantante, io canto da sempre", dice Pamela Prati che ha ammesso di aver proposto un brano a Carlo Conti. "Non posso dire il titolo, non posso svelare nulla", ha aggiunto. Caterina Balivo, sorpresa dall'annuncio, ha insistito per avere conferme: "Quindi Carlo Conti ascolterà un tuo pezzo per Sanremo 2026?". Prati ha ribadito più volte "sì". "Quindi se non sei nella lista vuol dire che sei stata scartata, sei pronta a questa notizia?", ha chiesto Balivo, più diretta. Prati ha glissato con una scrollata di spalle.
Pino Insegno ha poi scherzato per sdrammatizzare: "Bello che aiuti questa unione tra lei e Carlo Conti...", rivolgendosi a Balivo. Prati poi ha spiegato: "Io sogno di andarci. Ci sono stati anche dei grandi, con una voce incredibile, a non essere stati presi... uno si propone e poi si vede".

Condannati a 4 anni per sequestro di persona nell’Appello bis tutti gli imputati nel processo sull'espulsione di Alma Shalabayeva e di sua figlia Alua avvenuta nel 2013.
I giudici della Corte di Appello di Firenze, non accogliendo le richieste della procura generale che aveva sollecitato invece l’assoluzione, hanno condannato gli alti funzionari di polizia Renato Cortese, Maurizio Improta, Francesco Stampacchia, Luca Armeni e Vincenzo Tramma.
In primo grado i cinque funzionari erano già stati condannati dal Tribunale di Perugia a pene comprese tra i 4 e i 5 anni ma in secondo grado, il 9 giugno 2022, i giudici perugini avevano assolto tutti gli imputati “perché il fatto non sussiste” dall’accusa di sequestro di persona, ribaltando il verdetto di primo grado. La Corte di Cassazione nell’ottobre del 2023 aveva poi annullato le assoluzioni disponendo un nuovo processo davanti alla Corte d’Appello di Firenze. Oggi la nuova sentenza di condanna.
Il caso
Un caso iniziato nella notte tra il 28 e 29 maggio 2013, quando Alma Shalabayeva è stata accompagnata dalla Digos presso l’ufficio immigrazione per essere identificata in quanto aveva presentato un documento di identità contraffatto. Le forze dell'ordine cercavano il marito, il dissidente kazako Muktar Ablyazov, ma alla donna è stata contestata l'accusa di possesso di un passaporto falso. Due giorni dopo, firmata l'espulsione, sono state rimpatriate. La donna e la figlia sono poi tornate in Italia e a Shalabayeva nell’aprile 2014 è stato riconosciuto l'asilo politico. All’epoca dei fatti, Cortese era dirigente della Squadra mobile di Roma e Improta a capo dell’Ufficio immigrazione. Armeni, Stampacchia e Tramma erano loro collaboratori.
Difesa Improta: "Impugneremo la sentenza"
"Siamo scossi dall'esito del giudizio. Leggeremo le motivazioni e senz'altro impugneremo la sentenza in Cassazione perché siamo intimamente convinti della piena innocenza degli imputati”, ha affermato all’Adnkronos l’avvocato Bruno Andò, difensore di Maurizio Improta.
Gestiscono l'ambulatorio di Affermazione di genere...
I fiocchi bianchi sin dai 700 metri tra venerdì e sabato...
In commissione Consiglio Cgil, Confindustria e Confartigianato... 
Come sta Francesca Fialdini? La concorrente, in gara con Giovanni Pernice a Ballando con le stelle, è stata costretta a fermarsi temporaneamente a causa degli infortuni riportati al piede e alle costole.
In una clip di 'Ballando segreto', Fialdini non ha nascosto l'amarezza per il ritiro temporaneo: "Aver annunciato il ritiro non nego che mi ha lasciato una certa amarezza". Fortunatamente, Pernice le ha ricordato che rimane sempre la possibilità del ripescaggio: "Guarda sempre il bicchiere mezzo pieno, non mezzo vuoto…", ha detto il maestro.
"Il piede sta meglio, adesso cammino", ha detto Fialdini aggiornando il pubblico sulle sue condizioni di salute. "Le costole invece non stanno bene, faccio ancora fatica soprattutto di notte o quando tossisco", ha detto. In puntata la conduttrice Rai aveva spiegato di essersi fratturata tre costole[1]: "La frattura è scomposta. Non abbiamo altra scelta che fermarci. Dobbiamo aspettare che si formi callo osseo, il medico non mi ha raccomandato altro".
La conduttrice ha poi spiegato che tipo di percorso sta facendo per recuperare in fretta, tra fisioterapia e una serie di antidolorifici e antinfiammatori per placare il dolore. Poi ha scherzato: "I miei colleghi non credono che io stia male. Mi incontrano nei corridoi 'Ma non tu stai male... se io avessi i tuoi stessi problemi...'", poi ha ammesso di aver ricevuto solidarietà da Andrea Delogu e Paolo Belli: "Gli altri dieci invece...", hanno scherzato.

"Costruire una rete solida tra professionisti e strutture sanitarie è essenziale per garantire continuità assistenziale e supporto alle persone stomizzate una volta dimesse dall'ospedale". Lo ha sottolineato Ciro De Rosa, vicepresidente dell'Associazione italiana stomizzati (Aistom), all'inaugurazione del bagno per persone con stomia presso il Policlinico Campus Bio-Medico di Roma.
"Fare rete - evidenzia - significa accompagnare chi, dopo il ricovero, torna a casa con una condizione che cambia la morfologia del proprio corpo", cosa che "spesso comporta mancanza di autonomia, soprattutto negli anziani". Il vicepresidente di Aistom ricorda anche l'importanza di un registro unico degli stomaterapisti, realizzato proprio per facilitare il confronto tra professionisti. "Se emerge un dubbio su come affrontare un problema - spiega - la rete consente di chiedere aiuto e trovare insieme la soluzione. Il nostro obiettivo è offrire un vero sostegno alle persone stomizzate: il motto della nostra associazione è che la vita va sempre vissuta".

"La riabilitazione delle persone stomizzate va ben oltre l'intervento chirurgico e richiede un percorso strutturato capace di accompagnare i pazienti nel recupero della propria autonomia fisica, psicologica e sociale". Lo ha detto Assunta Immacolata Scrocca, vicepresidente dell'Associazione italiana operatori sanitari di stomaterapia (Aioss) e coordinatore infermieristico della Fondazione Policlinico universitario Campus Bio-Medico, in occasione dell'inaugurazione del nuovo bagno dedicato alle persone stomizzate all'interno del Policlinico Campus Bio-Medico di Roma.
"Nel paziente stomizzato lo schema corporeo si interrompe improvvisamente: non cambia solo l'immagine fisica, ma anche quella mentale, costruita fin dall'infanzia - sottolinea Scrocca - L'esperienza della stomia comporta un profondo cambiamento nella percezione di sé: allo specchio il paziente non solo vede un dispositivo che raccoglie le deiezioni, ma deve riorganizzare l'intero modo di concepire funzioni che per tutta la vita sono state automatiche. La riabilitazione è insegnare al paziente a utilizzare correttamente il dispositivo personalizzato, ma anche fornire gli strumenti per riprendere in mano la propria vita, dopo un intervento molto demolitivo. Anche insegnare a guardarsi allo specchio e a gestire la stomia in autonomia è parte della riabilitazione. Avere uno spazio adeguato lo rende possibile".

Il progetto "si inserisce nella più ampia cornice dell'umanizzazione delle cure che stiamo perseguendo: migliori tecnologie e migliori terapie, ma anche vicinanza ai bisogni psicologici e alla vita quotidiana dei pazienti. E' il frutto di una collaborazione tra la nostra Fondazione e le associazioni dei pazienti stomizzati". Lo ha detto Paolo Sormani, amministratore delegato e direttore generale Fondazione Policlinico universitario Campus Bio-Medico, in occasione dell'inaugurazione del bagno per persone stomizzate. Il policlinico Campus Bio-Medico di Roma è tra i primi ospedali del Lazio a dotarsi di questo spazio, pensato per offrire sicurezza, comfort e autonomia a pazienti e visitatori.
"I pazienti stomizzati in Italia sono circa 75mila, 3mila in più ogni anno, e vivono una situazione che deve essere accompagnata - sottolinea Sormani - Questo progetto nasce dall'intento di seguire questi pazienti non solo nell'intervento chirurgico o nel follow-up clinico, ma anche nei bisogni quotidiani". Il nuovo spazio è infatti stato attrezzato "con tutte le necessità per questo tipo di paziente, cercando di alleviare le condizioni di criticità che vivono ogni giorno".

Sono circa 75mila le persone con stomia oggi in Italia, con oltre 3mila nuovi casi ogni anno, stando agli ultimi dati della Federazione delle associazioni incontinenti e stomizzati (Fais). Per chi convive con questa condizione, anche un gesto semplice come l'utilizzo di un bagno pubblico può trasformarsi in un momento di difficoltà. Proprio a partire da questa consapevolezza, la Fondazione Policlinico universitario Campus Bio-Medico di Roma ha deciso di realizzare nuovi servizi igienici specificatamente dedicati alle persone stomizzate. All'inaugurazione, oltre all'amministratore delegato e direttore generale del Policlinico Campus Bio-Medico, Paolo Sormani, e al direttore clinico, Rossana Alloni, hanno partecipato anche rappresentanti dell'Associazione laziale stomizzati e incontinenti (Alsi), dell'Associazione italiana operatori sanitari di stomaterapia (Aioss), della Fais e dell'Associazione italiana stomizzati (Aistom).
Il Campus Bio-Medico è così tra i primi ospedali del Lazio - informa una nota - a dotarsi di questo spazio, pensato per offrire sicurezza, comfort e autonomia a pazienti e visitatori. Situato al piano 0 del Policlinico, facilmente raggiungibile dalla hall, l'ambiente è stato progettato per rispondere alle esigenze specifiche delle persone portatrici di stomia, con doccetta igienica, specchio da parete e ampio spazio di manovra. Sono presenti anche contenitori appositi per lo smaltimento dei rifiuti sanitari e un grande cartello visibile sull'esterno della porta per segnalare l'esistenza dei servizi. La stomia è un'apertura artificiale che viene creata sull'addome mediante un intervento chirurgico, a seguito di diverse patologie, per consentire la fuoriuscita di urine o feci dal corpo. Può essere temporanea o definitiva e comporta la necessità di utilizzare sacche e specifici presidi per la raccolta dei liquidi organici e di disporre di spazi idonei alla loro gestione.
"La realizzazione di un bagno dedicato alle persone stomizzate - dichiara Sormani - esprime a pieno la nostra idea di ospedale: un luogo in grado di accogliere e accompagnare ogni persona, anche nei momenti più semplici della quotidianità. Ogni nostro progetto nasce dall'esperienza dei pazienti e dei professionisti sanitari, con l'obiettivo di migliorare la qualità di vita e di rendere il Policlinico sempre più ospitale e umano. Garantire dignità e serenità a chi vive una condizione delicata è parte integrante della nostra missione, consapevoli che la cura passa anche e soprattutto dai dettagli". Si tratta di "un piccolo grande passo nella direzione del rispetto e dell'umanità - afferma Alloni - Chi vive con una stomia sa quanto possa essere difficile gestire i propri bisogni fuori casa. Con questa iniziativa vogliamo dire alle persone con stomia e alle loro famiglie che qui sono i benvenuti e che il nostro impegno non si ferma all'intervento chirurgico, ma arriva fino alla vita di tutti i giorni".
Nel nostro Paese "la presenza di bagni dedicati alle persone stomizzate è ancora limitata - osserva Antonio Menconi, presidente Alsi - Interventi come questo dimostrano che bastano scelte mirate per cambiare la vita delle persone. E' essenziale continuare a lavorare insieme - associazioni, strutture sanitarie e istituzioni - per condividere buone pratiche e rendere più accessibili i servizi pubblici sul territorio". Assunta Immacolata Scrocca, coordinatore infermieristico del Policlinico Campus Bio-Medico e vicepresidente Aioss, evidenzia come "chi affronta un intervento con confezionamento di stomia spesso ha alle spalle un percorso complesso, legato a malattie oncologiche o infiammatorie. Si tratta di un cambiamento profondo del proprio schema corporeo e della percezione di sé. Ritrovare autonomia nei gesti abituali è parte integrante della riabilitazione: per questo la realizzazione di un bagno dedicato alle persone stomizzate rappresenta un aiuto concreto nel percorso di ritorno alla propria quotidianità".
Per il delegato Fais del Lazio, Roberto Giuliani, "questa iniziativa è importante per tutti gli stomizzati: un gesto semplice come poter contare su un bagno attrezzato significa sentirsi meno soli. Spesso mancano spazi di appoggio e superfici adeguate, condizioni minime che permettano alla persona di essere a proprio agio. Il policlinico Campus Bio-Medico con questo progetto offre un vero e proprio esempio da seguire". Conclude il vicepresidente Aistom, Ciro De Rosa: "La realizzazione di servizi igienici dedicati ha un valore pratico evidente, ma anche dal punto di vista simbolico è altrettanto importante, poiché rappresenta un modo per generare consapevolezza su una condizione che riguarda tante persone. L'iniziativa del Policlinico Campus Bio-Medico rientra appieno nel rapporto di collaborazione tra specialisti e pazienti, lo stesso che ha portato Aistom e Aioss alla creazione del registro unico degli stomaterapisti: uno strumento utile a garantire sicurezza e continuità assistenziale su tutto il territorio nazionale".

Ryanair interromperà tutti i voli per le Azzorre a partire da marzo 2026, citando le elevate tariffe aeroportuali e "l'inazione del governo". Lo ha annunciato oggi la compagnia aerea low-cost spiegando che lo stop partirà "dal 29 marzo 2026, a causa degli elevati diritti aeroportuali, stabiliti dal monopolista aeroportuale francese Ana, e dell'inerzia del governo portoghese, che ha aumentato le tariffe di navigazione aerea del +120% dopo il Covid e ha introdotto una tassa di viaggio di 2 euro, in un momento in cui altri stati dell'Unione Europea (Ue) stanno abolendo le tasse di viaggio per garantire che la crescita della capacità sia limitata".
La società sostiene che "purtroppo, il monopolista Ana non ha in programma di aumentare la connettività low cost verso le Azzorre", aggiungendo che Ana "non deve affrontare concorrenza in Portogallo, il che le ha permesso di realizzare profitti da monopolio aumentando i diritti aeroportuali portoghesi senza alcuna penalità, in un momento in cui gli aeroporti concorrenti di altri paesi dell'Ue stanno riducendo i diritti per stimolare la crescita".
Ryanair sostiene che il governo di Lisbona "deve intervenire e garantire" che gli aeroporti nazionali, "parte fondamentale dell'infrastruttura nazionale, soprattutto in una regione insulare come le Azzorre, siano a beneficio del popolo portoghese e non di un monopolio aeroportuale francese".

"Il mondo è sull'orlo di una rivoluzione silenziosa, alimentata non dal vapore o dal silicio, ma da dati e algoritmi". Sono le parole di Hans Kluge, direttore regionale dell'Organizzazione mondiale della sanità per l'Europa, nel giorno in cui viene lanciato anche un report sullo stato dell'arte. Per raccontare la rivoluzione guidata dall'intelligenza artificiale in sanità, Kluge prospetta "un mondo - tra soli 10 anni - in cui una madre in un villaggio rurale potrà ricevere una diagnosi istantanea dal suo telefono, grazie a un'Ai che parla la sua lingua e conosce la sua storia clinica" o in cui "un'infermiera in una piccola clinica potrà accedere agli stessi strumenti all'avanguardia dei principali ospedali di Parigi o Stoccolma; e ogni operatore sanitario - dal volontario di comunità al chirurgo specialista - avrà un assistente Ai che non si stancherà mai, non dimenticherà mai e lo aiuterà a concentrarsi su ciò che conta veramente: l'essere umano che ha di fronte". Un mondo che "non è fantascienza, è alla nostra portata, ma solo se lo costruiremo responsabilmente", premette Kluge mettendo l'accendo sui valori che dovranno fare da guida.
E in Italia a che punto siamo di questa rivoluzione silenziosa? L'Ai è già entrata nella sanità, ma la sua diffusione procede a velocità differenti, secondo una fotografia scattata da una nuova indagine Datanalysis 2025, presentata a Milano nel corso dell'evento 'Noa: the Next-Gen Doctor', promosso da MioDottore in occasione del decennale della piattaforma, e ad un anno dal lancio di 'Noa Notes', servizio basato sull'Ai dedicato al supporto di medici e pazienti. L'indagine - condotta su 2.000 medici (1.000 medici di medicina generale, 500 specialisti ospedalieri, 500 medici di centri privati o convenzionati) e 1.000 pazienti cronici - restituisce il ritratto di un sistema sanitario che evolve, ma con "forti dislivelli" di competenze, fiducia e accesso tecnologico. Tra i medici, l'83% degli specialisti e il 76% dei medici di medicina generale credono che l'intelligenza artificiale cambierà radicalmente la sanità nei prossimi cinque anni. Tuttavia, l'adozione resta rallentata dalla complessità degli strumenti e dalla carenza di competenze digitali, nonostante l'uso quotidiano di software gestionali e piattaforme digitali.
Sul fronte dei pazienti, il quadro appare "sorprendentemente più avanzato". Il 79% utilizza già strumenti digitali - app di prenotazione, teleconsulto o dispositivi indossabili per il monitoraggio della salute - e il 61% dichiara di conoscere l'intelligenza artificiale in ambito sanitario, anche se spesso solo in modo superficiale. Più della metà (58%) si rivolge al proprio medico o centro sanitario 3-5 volte l'anno, segno di un'interazione costante con il sistema, e oltre il 50% ritiene che l'Ai cambierà radicalmente il modo di ricevere le cure.
"Oggi il valore del digitale non sta nel riprodurre la medicina tradizionale, ma nel completarla, migliorando la qualità dell'assistenza e la continuità di cura - ragiona Giuseppe Recchia, vicepresidente di Fondazione Tendenze salute e sanità e co-fondatore della startup daVi DigitalMedicine - Molti medici, sia specialisti sia di medicina generale, utilizzano l'Ai sugli aspetti gestionali della professione, ma la vera opportunità riguarda l'erogazione stessa dell'assistenza, fondamentale in un momento in cui si riescono a cronicizzare anche le malattie più gravi grazie a cure sempre migliori. L'Ai, integrata in app e dispositivi, diventa un moltiplicatore delle possibilità di supporto e di personalizzazione delle cure. Non è solo una questione di processo, ma di esito clinico e di qualità reale della salute. Il 51% dei pazienti ritiene che l'Ai rivoluzionerà l'assistenza, ma presto diventerà il 100%, perché la rivoluzione è già in corso, è al tempo stesso abilitante e potenziante: permette di fare ciò che prima non era possibile, mantenendo l'essere umano al centro. Questi due concetti, abilitazione e potenziamento, la rendono uno strumento necessario. Dobbiamo solo imparare a usarla, perché i Paesi che lo stanno facendo sono già più forti e più capaci di avanzare".
La ricerca, spiega Stefano A. Inglese, esperto di politiche sanitarie, "ci consegna un quadro in rapida evoluzione, nel quale la crescita dirompente delle tecnologie digitali e della Ai è percepita per le sue straordinarie potenzialità, ma anche come un elemento di ulteriore complessità. L'alleggerimento del carico burocratico e la semplificazione delle procedure, la generazione di documentazione clinica, il controllo da remoto dei pazienti cronici, così come il supporto alle scelte decisionali, liberano tempo prezioso dei medici recuperato alla relazione di cura e alla clinica. Una opportunità per medici e cittadini, che tuttavia richiede, per essere colta sino in fondo, che all'innovazione tecnologica si accompagni la necessaria innovazione dei modelli organizzativi, pena il sottoutilizzo o, peggio, il rischio di vanificarne gli effetti positivi".
Nel dettaglio, risulta che gli strumenti digitali più utilizzati oggi sono i software di gestione dell'agenda (32% tra i medici di medicina generale e 37% tra gli specialisti), le piattaforme digitali di comunicazione (22% e 24%) e, rispettivamente, teleconsulto (19%) e refertazione digitale (25%)
"L'utilizzo delle tecnologie digitali e dell'Ai - aggiunge Inglese - sta già cambiando il volto della sanità. Ciò richiede, tra l'altro, il coinvolgimento della comunità medica nello sviluppo e nella regolamentazione dell'Ai in ambito sanitario, e dosi robuste di formazione, tanto per i professionisti che per i cittadini. Scelte obbligate se vogliamo garantire la comunità professionale su aspetti cruciali come l'intangibilità dell'autonomia decisionale, rafforzare la centralità del rapporto medico-paziente, promuovere l'uso appropriato di questi strumenti da parte dei cittadini e consentire al sistema di utilizzarne sino in fondo le potenzialità e il valore aggiunto". Non a caso necessità formativa resta comune a entrambe le categorie: complessità d'uso (21–22%), mancanza di competenze digitali (18–20%), scarsa integrazione con i sistemi esistenti e costi elevati (18%).
"Da dieci anni MioDottore lavora per costruire un ecosistema digitale che semplifichi la relazione tra medico e cittadino e un anno fa, a Milano, abbiamo acceso i riflettori su Noa Notes, il nostro primo servizio basato sull'Ai - spiega Luca Puccioni, Ceo di MioDottore - Quello che emerge dall'indagine di Datanalysis conferma come la tecnologia, se ben gestita, possa rendere la sanità più accessibile, efficiente e umana. La sfida è accompagnare il cambiamento, dotando professionisti e pazienti degli strumenti e delle competenze necessarie per governare l'intelligenza artificiale, e non subirla". Mostrando "come sia possibile semplificare il lavoro quotidiano, ottimizzare il tempo e migliorare la relazione medico-paziente".
Le preoccupazioni più diffuse, secondo l'indagine? Riguardano l’affidabilità delle diagnosi (23%), la riduzione dell’autonomia decisionale dei medici (21%) e la possibile sostituzione della figura del medico (20%). Un dato significativo è che il 55% dei pazienti accetterebbe volentieri l'uso di strumenti digitali avanzati per monitorare la propria salute, ma solo se facili da usare, concludono gli esperti.

“La sfida ‘Anita-L’infanzia prima’ si radica nel presente ma è anche un filo rosso che si lega al passato, più precisamente ad un'iniziativa che la Commissione Centrale di Beneficenza della Cariplo istituì nel 1882 e chiamò ‘Fondo Garibaldi’ perché il 2 giugno dello stesso anno era stato celebrato il funerale dell'Eroe dei Due Mondi, Giuseppe Garibaldi”. Così Valeria Negrini, vice presidente di Fondazione Cariplo, alla presentazione di ‘Anita - L’infanzia prima’, tenutasi al Museo nazionale della scienza e della tecnologia Leonardo da Vinci di Milano. Il nuovo programma strategico della Fondazione è dedicato ai bambini da 0 a 6 anni e promuove servizi, spazi e cultura accessibili e a misura di infanzia, aiutando così a contrastare le crescenti disuguaglianze in questa fascia d’età.
“Il fondo Garibaldi, che rimase attivo fino al 1958, indirizzava le sue risorse allo sviluppo sul territorio di asili, anche attraverso un lavoro certosino di mappatura dei Comuni. Successivamente si costituì anche un'altra linea di intervento: quella del sostegno ai bambini più poveri grazie alla ricerca e all'individuazione, in collaborazione con i Comuni, di quelle famiglie che non erano nemmeno in grado di pagare la retta degli asili. Il nome 'Anita' ha quindi un significato simbolico importante - prosegue Negrini - e ricollegare questa iniziativa con l'esperienza fatta dalla Commissione Centrale di Beneficenza con il fondo Garibaldi è una soddisfazione. Le due iniziative condividono lo stesso spirito di rigore nell'analisi e nella ricerca e di apertura alle collaborazioni con gli enti pubblici, oltre alla volontà di sostenere le comunità a partire soprattutto dalle fragilità e dalle vulnerabilità”.
“Con ‘Anita-L’infanzia prima’ vogliamo provare a facilitare l’accesso alla cultura, ad esempio ottimizzando la presenza e l’accesso alle biblioteche affinché diventino luoghi dove i bambini possano usufruire e capire l’importanza della cultura. Vogliamo poi migliorare e rendere più numerose le aree pensate per i bambini, come le aree gioco -. spiega dal palco la vice presidente Negrini - Le tre aree principali su cui si concentra Anita sono infatti i servizi, gli spazi di vita e la cultura, che si intersecano con due altre azioni trasversali e necessarie: la ricerca scientifica integrata e multidisciplinare, che può darci elementi per orientare al meglio le politiche che vogliamo provare ad attuare; e la comunicazione che, provando nuovi strumenti, linguaggi e canali, deve sensibilizzare l'opinione pubblica sul tema dell'infanzia e dei bisogni dei bambini, che non riguarda solo chi ha figli in questa fascia d'età, ma anche chi ha figli grandi e chi non ne ha. Tutto questo lo faremo aprendoci a quante più alleanze e partnership possibili, come è nel dna di Fondazione Cariplo”.
Quella dedicata all’infanzia è una delle quattro sfide di Fondazione Cariplo. Con una dotazione economica complessiva di oltre 80 milioni di euro, la volontà della Fondazione è quella di costruire “degli interventi, dei servizi e delle azioni che riescano a trasformare il tessuto delle comunità. Oltre ad ‘Anita-L’infanzia prima’, abbiamo lanciato la sfida ZeroNeet, che vuole provare a dare risposte a quei giovani che vivono una situazione di disagio, non solo per la mancanza di lavoro e di formazione, ma, forse, anche per qualcosa di più profondo. Nei primi mesi del 2026 - aggiunge la vice presidente - lanceremo la sfida che riguarda il mondo delle persone con disabilità, che cerca quindi di rispondere al loro desiderio e diritto di autonomia e, infine, più avanti nel 2026 partirà la sfida che riguarda le persone detenute, un tema abbastanza scomodo di cui spesso si sente parlare solo per episodi negativi e che invece va affrontato in maniera molto seria, perché è la cifra della civiltà di un Paese”.
Quello della Fondazione è “un programma di sfide pluriennali che attraverserà tutto questo mandato e che, oltre all'ambizione di provare a modificare quelle che sono le condizioni di queste persone nella comunità - conclude - ha anche la volontà e il desiderio di raccogliere alleanze più ampie e diversificate possibili, perché credo che tutti abbiano la voglia e forse anche la responsabilità di concorrere a rendere migliore la vita di tutti”.

L'Italia ha scoperto le sue avversarie nei playoff dei Mondiali 2026. Oggi, giovedì 20 novembre, gli azzurri sono stati protagonisti del sorteggio andato in scena a Zurigo, in Svizzera, che ha definito il percorso della Nazionale del ct Gennaro Gattuso verso la rassegna iridata che andrà in scena la prossima estate in Stati Uniti, Messico e Canada.
Gli azzurri affronteranno, il prossimo marzo, due partite: la semifinale contro l'Irlanda del Nord il 26 e la finale contro la vincente della sfida tra il 31 marzo 2026.
L'Irlanda del Nord ha chiuso al terzo posto il girone A di qualificazione ai Mondiali 2026. La formazione del ct O'Neill ha raccolto 9 punti accedendo ai playoff in quarta fascia grazie al piazzamento in Nations League, in cui ha vinto il proprio girone della Lega C superando Bulgaria, Bielorussia e Lussemburgo.
L’Irlanda del Nord è una squadra estremamente fisica, che si schiera con un 5-4-1 estremamente difensivo. Ha grande agonismo e corsa, punta tanto su fisico e contrasti, sfruttando anche le palle inattive per rendersi pericolosa. La stella e uomo simbolo, pericolo numero uno per gli azzurri, è il centrocampista Bradley. La Nazionale non partecipa ai Mondiali dal 1986, il suo miglior risultato risale addirittura al 1958 quando raggiunse i quarti di finale. Ecco la probabile formazione:
Irlanda del Nord (5-4-1): Peacock-Farrell; Hume, McNair, Ballard, McConville, Devenny; cCann, Saville, Bradley, Price; Chalers. Ct. O'Neill

È ufficiale: il nuovo proprietario del celebre quanto controverso wc d'oro di Maurizio Cattelan, 'America' (2016), è Ripley's Believe It or Not!, un museo con base nella Florida dedicato agli oggetti più strani e originali del mondo. L'opera, realizzata in oro 18 carati e perfettamente funzionante, è stata venduta martedì sera per 12,1 milioni di dollari durante l'asta "Now & Contemporary" di Sotheby's a New York, dopo una partenza di 10 milioni di dollari con un'unica offerta.
Ripley's ha annunciato l'acquisto tramite Instagram, definendo l'opera il pezzo più prezioso della propria collezione e sottolineando che si tratta dell'unica versione completamente realizzata conosciuta. Il museo ha ricordato la storia incredibile del gabinetto, dalla sua installazione al Guggenheim nel 2016 alla misteriosa sparizione di un secondo esemplare durante un furto al Blenheim Palace nel 2019. L'istituzione ha anche fatto sapere che l'opera sarà esposta al pubblico e che si stanno valutando le modalità per permettere eventualmente ai visitatori di utilizzarla.
Il gabinetto era stato messo in vendita dal miliardario collezionista e proprietario dei Mets, Steve Cohen, che lo aveva acquistato dalla Marian Goodman Gallery nel 2017. Nonostante l'ampia speculazione prima dell'asta, 'America' è stata venduta a un prezzo vicino al valore dell'oro di cui è composta. Sotheby's ha confermato che l'opera era disponibile anche per l’acquisto in criptovaluta e che la versione battuta all'asta era stata temporaneamente installata in un bagno privato della sede Breuer Building della casa d'aste, con l'uso rigorosamente vietato ai visitatori, in netto contrasto con l'installazione al Guggenheim, dove più di 100.000 persone avevano fatto la fila per provarla. (di Paolo Martini)
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Momento di tensione a 'I Fatti Vostri', poi la battuta che scioglie tutto. Nel corso della puntata andata in onda oggi, giovedì 20 novembre, parentesi con 'staffetta' tra il conduttore Flavio Montrucchio e Michele Guardì, ideatore e storico regista del programma di intrattenimento in onda su Rai 2.
Tutto è iniziato durante la presentazione di uno spazio dedicato ai dolci e in particolare al cioccolato, Flavio Montrucchio, rivolgendosi a Guardì, ha detto: "Il nostro Condominio è patito di cioccolata, me l’ha detto lei, ora non mi dica che non è vero".
Il regista, comodamente seduto in poltrona, ha glissato rapidamente la domanda cambiando argomento con un tono leggermente irritato: "Sì, così come sono patito di arredatori, per favore venga l’arredatrice, abbiamo bisogno di lei. Venga per cortesia. Possiamo andare avanti".
Colto di sorpresa, Montrucchio ha provato a smorzare la tensione e ha proseguito spostando la concentrazione sul tavolo imbandito di dolci. "Grazie, quindi abbiamo questo messaggio per l’arredatrice, e io però dicevo che siamo appassionati anche molto di dolci e portiamo un po’ di cioccolato anche per aiutare il buon umore. Il cioccolato serve sempre, anche in questo momento c’è bisogno di cioccolato e io ne vado alla ricerca".
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