
"Il vaccino per l'influenza è efficace e sicuro". Dalla febbricola ai dolorini, i disturbi che a volte possono insorgere dopo l'iniezione "sono nella stragrande maggioranza dei casi lievi. Anche quelli eventualmente più fastidiosi in genere si autorisolvono. Sono invece rarissimi quelli gravi, a gestione ospedaliera". Ci tiene a spiegarlo il virologo Fabrizio Pregliasco, mentre la campagna di vaccinazione sta entrando nel vivo e ha fatto registrare un avvio positivo: "Sembra esserci un ritorno al vaccino antinfluenzale, l'adesione cresce e questo è un buon segno", conferma il direttore della Scuola di specializzazione in Igiene e Medicina preventiva dell'università Statale di Milano, che stila per l'Adnkronos Salute una guida ai possibili eventi avversi dell'iniezione-scudo contro l'influenza stagionale. Dal virologo ecco dunque la 'mappa' delle possibili manifestazioni post vaccinazione, organizzata per categoria con l'indicazione del tipo di reazione, della frequenza stimata e della gestione raccomandata.
Reazioni locali: dolore nel punto di iniezione (comune, 30-80%), con arrossamento, gonfiore, calore, indurimento. Consigliati impacchi freddi, analgesici se necessario; linfoadenopatia regionale (occasionale), con l'ingrossamento di linfonodi in sede ascellare o inguinale, a seconda del sito di inoculo. Si consiglia osservazione, si risolve spontaneamente.
Reazioni sistemiche lievi: febbricola sotto ai 38,5°C con malessere generale (comune, 10-40%). Trattare con antipiretici, se necessario; mal di testa, dolori muscolari-articolari, senso di stanchezza (comune, 20-50%). Consigliati riposo, idratazione, analgesici; nausea, inappetenza, lieve disturbo gastrointestinale (non comune), gestione raccomandata sintomatica.
Reazioni allergiche: reazioni cutanee generalizzate come orticaria, rash, prurito (rara, sotto lo 0,1%). Si consigliano antistaminico e osservazione; anafilassi con dispnea, edema laringeo, ipotensione, perdita di coscienza (molto rara, circa 1/1.000.000), da gestire con adrenalina e ricorso all'emergenza medica.
Reazioni neurologiche: cefalea intensa, parestesie transitorie, in forma lieve e autolimitante (rara). Si consiglia osservazione; Guillain-Barré, neurite ottica, disturbi neurologici post-immunizzazione (molto rara). Si consiglia valutazione specialistica.
Reazioni cardiache: miocardite/pericardite, con dolore toracico e dispnea, più frequente nei giovani maschi (molto rara, 1-10/100.000). Consigliati riposo e monitoraggio cardiologico.
Reazioni ematologiche: trombocitopenia, trombosi atipiche, manifestazione rarissima e associata ad alcuni vaccini a vettore virale (molto rara, sotto a 1/100.000). La gestione prevede ospedalizzazione con terapia anticoagulante specifica.
Reazioni pediatriche: pianto persistente, febbre elevata, convulsioni febbrili nei primi giorni post-vaccino (non comune). Si consigliano osservazione e antipiretici.
Altro: reazioni psicosomatiche (lipotimia, ansia, sincope vasovagale), da ansia o paura dell'iniezione, manifestazioni non rare soprattutto nei giovani.
"Le vaccinazioni, come tutti gli atti medici - chiarisce Pregliasco - possono avere degli eventi avversi, spesso purtroppo enfatizzati. In più, il Covid ha peggiorato ulteriormente le cose dal punto di vista della percezione dei rischi". Ma perché nella popolazione generale il vaccino è uno strumento più 'divisivo' dei farmaci? "Se una persona ha un disturbo specifico, il mal di testa o altro - analizza il medico - prende qualsiasi cosa senza quasi leggere nemmeno il bugiardino. Il vaccino invece si fa da sani, magari contro malattie che a torto non vengono percepite come gravi. Si tratta quindi di un approccio diverso, dove la comunicazione del rapporto rischio-beneficio non è facile da gestire. E' comprensibile che ci siano delle perplessità, quel 10% di soggetti cosiddetti 'esitanti'. A differenza dei no vax ideologici, che sono una piccola parte, gli esitanti sono una quota avvicinabile. Ma va fatto capire il rapporto positivo tra benefici e rischi. Inoltre, come spesso si dice, i vaccini sono vittima del loro successo: durante il Covid hanno salvato milioni di vite - rimarca il virologo - ma ora che la malattia è diventata in linea di massima un'infezione più semplice da gestire, a posteriori si pensa che forse della vaccinazione potevamo fare anche a meno".
"Per l'antinfluenzale il profilo reale di sicurezza di tutti vaccini disponibili", che l'esperto ha sintetizzato in una guida riassuntiva, "evidenzia dati assolutamente rassicuranti", puntualizza Pregliasco. Quest'anno si stanno somministrando più vaccini? "Di anti-Covid pochissimo, quasi niente", risponde il medico senza nascondere "tristezza" per "un vaccino che è stato massacrato". Invece la vaccinazione per l'influenza "va un po' meglio, sembra esserci un ritorno", rileva Pregliasco. "Eravamo arrivati al 64% di adesione tra gli over 65 nel 2020-2021 - ricorda - quando in piena pandemia di Covid non c'erano ancora armi farmacologiche e molta gente si vaccinava contro l'influenza per proteggersi. Ma poi l'adesione si era abbassata, nell'ultima stagione quasi di 10 punti percentuali (53,5%). Solo adesso sta un po' recuperando e questo è positivo". La speranza dello specialista è che "finiscano gli effetti di rumor e comunicazioni sbagliate, e si ritorni in modo più razionale e con buon senso a seguire una prescrizione che ha tantissimi vantaggi in termini di prevenzione delle complicanze, potenzialmente mortali per le persone fragili".

“Il mio futuro è nelle mani di Jannik. Sono un uomo di parola, abbiamo avuto un piccolo screzio prima della finale di Wimbledon e lui deve decidere cosa farò l'anno prossimo. Non è quindi una domanda per me. Se mi vuole il prossimo anno io ci sarò per lui”. Cosi’ il coach australiano di Jannik Sinner, Darren Cahill, nella conferenza stampa di oggi, sabato 8 novembre, direttamente dalle Atp Finals di Torino, a proposito del suo futuro al fianco del campione altoatesino.
Sinner, ha aggiunto Cahill “e’ un ragazzo incredibile con cui lavorare. Il team che abbiamo è incredibile. Mi sono divertito un mondo negli ultimi tre anni. Quando ne parleremo alla fine dell'anno, voglio che faccia ciò che è meglio per lui. E se crede che sia il momento giusto per fare un cambiamento, per me va bene, lo aiuterò anche a cercare di trovare la persona successiva. Deve assicurarsi di tenere aperte le sue opzioni per continuare a migliorare, per continuare a ispirarsi e per assicurarsi di continuare a raggiungere il livello successivo”, ha detto ancora.
“Non sono più un giovanotto. Inoltre, il mio ruolo specifico all'interno del team è qualcosa che dovrebbero considerare per avere una nuova voce, un nuovo sguardo, una nuova ispirazione. E sarebbe bello alternare i ruoli a volte, ma se non è pronto, non c'è problema. Ma dipenderà da lui”, ha ribadito Cahill.

“Con il maestro Vessicchio se ne va un altro grande protagonista del festival e della musica italiana”. È il ricordo di Carlo Conti per la scomparsa del maestro[1] Peppe Vessicchio[2] .
“Con il suo carattere, la sua immagine, il suo carisma e la sua professionalità era diventato un’istituzione”, sottolinea. Il conduttore ricorda anche la collaborazione professionale e l'amicizia che li legava: “Per alcuni anni ho avuto il privilegio di condividere con lui anche le scelte musicali per lo zecchino d’oro ed ho avuto l’occasione di apprezzare da vicino la grande competenza”. “Dobbiamo essere grati per il suo importante contributo alla musica italiana ed al successo di tanti artisti”, conclude.

Tutto il mondo politico si stringe al cordoglio della famiglia del direttore d'orchestra e volto noto televisivo Peppe Vessicchio. "Era un artista di grande cultura musicale che ha dato tanto e che ci mancherà" scrive su X la presidente del Consiglio Giorgia Meloni. "'Dirige l'orchestra il maestro Vessicchio' non era solo una frase: era casa, era Italia[1]. Buon viaggio". Era "un'icona del Festival della musica italiana a Sanremo", lo ricorda su X il ministro degli Esteri e leader di Forza Italia Antonio Tajani. "Un volto noto e vicino anche a tanti giovani in cui ha sempre creduto. Condoglianze alla famiglia e ai suoi cari". "Con la sua sensibilità artistica e la sua inesauribile passione ha saputo unire generazioni, portando la musica nel cuore di tutti" scrive sui social il presidente del Senato Ignazio La Russa. "Alla sua famiglia, ai colleghi e a quanti ne hanno apprezzato il talento e l'umanità, giungano le più sentite condoglianze".
"Addio al Maestro Peppe Vessicchio. Un grande della musica italiana" scrive su X il vicepremier Matteo Salvini. "Sanremo non sarà più lo stesso senza il suo sorriso. Una preghiera". Parla di "un grande lutto per tutti noi" anche il presidente del Movimento 5 Stelle Giuseppe Conte, ricordando "i tanti Sanremo" e "la sua maestria e simpatia a farci compagnia".
Temporali al Sud, allerta gialla in sei regioni... 
"Negli ultimi 15 anni il Ssn è stato messo alla prova come mai prima. Il definanziamento strutturale - oltre 37 miliardi sottratti tra il 2010 e il 2019 - ha inciso non solo sui conti, ma sulla pelle viva del sistema: meno posti letto, meno personale, meno investimenti in tecnologia. In termini medici potremmo dire che il 'paziente Ssn' ha subìto una dieta forzata e sbagliata, al punto da compromettere la sua capacità di reagire alle infezioni. Poi è arrivato il Covid-19 e lì Ssn, nonostante già malato e debole, ha usato tutte le forze rimaste per superare l'infezione. La pandemia avrebbe dovuto rappresentare lo spartiacque, il punto di non ritorno. Invece, dopo gli applausi dai balconi, si è tornati alla routine del sotto-finanziamento e delle promesse mancate. Non solo, oggi i cittadini usano le mani per aggredire medici e infermieri. Da qui una chiamata all'azione. Noi specialisti ambulatoriali siamo la cura di cui ha bisogno il Ssn, ma siamo anche la terapia meno costosa e la più efficace di tutte quelle messe in campo negli ultimi anni e di cui il Ssn ha urgente bisogno. La specialistica ambulatoriale è il cuore della riforma territoriale. Senza di noi le Case di comunità restano scatole vuote, le nuovi cattedrali nel deserto". Lo dice all'Adnkronos Salute Antonio Magi, segretario generale Sumai-Assoprof, anticipando i temi al centro del 57esimo Congresso nazionale degli specialisti ambulatoriali Sumai-Assoprof, 'Dove finisce la teoria e inizia la cura', dal 9 al 13 novembre al Nhow Roma Hotel (corso d'Italia 1).
"Siamo il cuore pulsante della sanità di prossimità, anche se troppo spesso siamo considerati comprimari, secondari o addirittura, per qualcuno, una cura che sarebbe meglio eliminare - lamenta Magi - E' il momento di dire basta. Senza gli specialisti convenzionati interni nessuna riforma territoriale potrà funzionare, con ripercussioni sempre più devastanti anche sugli ospedali e sui pronto soccorso". La 'ricetta' di Magi è "destinare risorse economiche sul personale e soprattutto sulla medicina del territorio. In particolare sulla specialistica ambulatoriale convenzionata interna, perché in gioco non c'è solo la nostra professione all'interno del servizio pubblico, ma il futuro stesso del Ssn - sottolinea il segretario generale di Sumai Assoprof - Nonostante i medici continuino a ripetere che servono proteine, vitamine e terapie adeguate, i governi hanno preferito tagliare le spese, ridurre le terapie, comprimere i servizi. Invece di curare il Ssn irrobustendolo, lo si è messo a dieta. Anziché rafforzarne i muscoli - cioè il personale, la formazione, la medicina territoriale - si è scelto di alleggerirlo nei punti vitali, illudendosi che un sistema più magro fosse anche più efficiente. Il risultato è sotto gli occhi di tutti: un Ssn indebolito, anemico, con organici ridotti, risorse insufficienti e tempi d'attesa infiniti".
Sulle disuguaglianze economiche e territoriali, Magi non ha dubbi: "Non sono un destino inevitabile, ma il risultato di scelte politiche e gestionali che negli anni hanno progressivamente indebolito la capacità del sistema di garantire uguali opportunità di cura a tutti i cittadini, indipendentemente dal reddito e dal luogo di residenza". Quindi "è necessario intervenire con politiche di riequilibrio strutturale al fine di rafforzare la medicina di prossimità: la specialistica ambulatoriale convenzionata interna pubblica, la medicina generale e la pediatria nelle aree carenti, e investire nel personale sanitario promuovendo un accesso equo ai servizi digitali. Solo così sarà possibile ridurre le diseguaglianze e riportare la salute al centro delle politiche pubbliche come diritto e non come privilegio".
"La specialistica ambulatoriale non è un dettaglio, è il cuore della riforma territoriale. Senza di noi le Case della Comunità restano scatole vuote", ripete il segretario generale Sumai-Assoprof. "Chi è lo specialista che prende in carico il malato cronico, specie se complesso, evitandogli il ricovero? Il collega ospedaliero? Lo specialista privato? Ma se mancano anche in ospedale, gli specialisti quando lo farebbero? Nei ritagli di tempo? Ma hanno tempo?", incalza Magi. "Senza di noi - conclude - le liste d'attesa continueranno a crescere sempre di più, come gli accessi al pronto soccorso o negli ospedali. Senza di noi l'integrazione tra ospedale e territorio rimane solo uno slogan. Chiediamo investimenti, strumenti e risorse, ma soprattutto riconoscimento del nostro ruolo professionale. Non vogliamo applausi, vogliamo risorse e contratti".
"Di questa Manovra -ha sottolineato- dico solo che per la nostra sanità pubblica si poteva e si doveva fare di più. Soprattutto per la medicina del territorio e la specialistica ambulatoriale non ci sono buone notizie".
"Se non si investe sulla specialistica ambulatoriale non ci può essere una adeguata e tempestiva presa in carico dei malati cronici e quindi le liste d'attesa continueranno a crescere sempre di più, come gli accessi al pronto soccorso o negli ospedali. Senza di noi, l'integrazione tra ospedale e territorio rimane solo uno slogan", avverte Magi.
Infine sulle Case di comunità che dovrebbero entrare a regime entro giugno 2026, "sono dotate di wi-fi, apparecchiature nuove e sale d'attesa accoglienti. Ma il rischio è che diventino i nuovi 'non-luoghi' della sanità italiana: belli da vedere, difficili da abitare. Per questo, lo ripetiamo: i muri non curano, i medici sì. E senza specialistica ambulatoriale, senza personale infermieristico - conclude il segretario Sumai-Assoprof - il Pnrr rimane un acronimo, non una riforma.

"Sono sconvolto. Sconvolto. Una persona meravigliosa". Sono queste le prime parole di Fabio Fazio dopo la notizia della morte di Peppe Vessicchio, scomparso questo pomeriggio al San Camillo di Roma[1], a seguito di una polmonite interstiziale precipitata rapidamente.
Il conduttore televisivo ha condiviso il messaggio sulla piattaforma X. A seguire è arrivato anche l'addio al celebre direttore d'orchestra dal profilo ufficiale della trasmissione 'Che tempo che fa': "Con grande tristezza riceviamo la notizia della scomparsa del Maestro Peppe Vessicchio. Grazie di tutto Maestro".
Fabio Fazio ha condotto diverse edizione del Festival di Sanremo, tra cui quella del 2000. Stessa edizione in cui Peppe Vessicchio ha diretto l'orchestra nell'esibizione degli Avion Travel che vinsero con il brano 'Sentimento'.

E' morta sul colpo, dopo essere stata travolta da un'auto, mentre attraversava sulle strisce, vicino casa, a Pieve di Cento, nel Bolognese. Il tragico incidente ieri intorno alle 18: la vittima, una studentessa 18enne, a quanto riporta il Resto del Carlino, si chiamava Ilaria Zannarini. Al volante dell'auto che l'ha investita un 78enne, che ha subito fermato il veicolo.
Il sindaco di Pieve di Cento: "Sconvolti, due famiglie distrutte"
"Non posso che essere sconvolto" dice all'Adnkronos il sindaco di Pieve di Cento, Luca Borsari. "Come sindaco, credo di parlare a nome di tutta la comunità, dicendo che dobbiamo trovare assolutamente un modo per stare vicino a questa famiglia. Penso siano dei drammi così devastanti, che si veda anche la forza e il valore di essere comunità. Ho cercato la famiglia, ma ho parlato con parenti, non direttamente con i genitori, perché voglio che questo avvenga quando sono pronti loro. Anche la famiglia di chi ha investito questa ragazza è distrutta".

Alex Marquez vince oggi, sabato 8 novembre, in rimonta la gara Sprint del Gp del Portogallo. Il pilota spagnolo, dopo un bel testa a testa con Acosta, ha chiuso sul circuito di Portimao davanti al pilota Ktm e a Marco Bezzecchi, partito dalla pole. Si piazza ai piedi del podio Fabio Quartararo, seguito da Di Giannantonio, Aldeguer e Zarco.
Chiude solo 8° Pecco Bagnaia, crollato nel finale, poi Binder e Pol Espargaro chiudono la top ten. Ritiro per Bulega, caduto al quinto giro.

Se c'è una voce che resterà nella memoria collettiva degli italiani, è quella che annunciava: "Dirige l'orchestra il maestro Peppe Vessicchio". Bastava quella frase, un applauso, un cenno di bacchetta, e tutto sembrava al suo posto, l'orchestra, il cantante, il pubblico. Il direttore d'orchestra e arrangiatore Peppe Vessicchio è morto all'età di 69 anni all'ospedale San Camillo di Roma.
"E' deceduto a seguito di una polmonite interstiziale precipitata rapidamente. La famiglia chiede riserbo. I funerali si svolgeranno in forma strettamente privata[1]", si legge nel bollettino ufficiale dell'ospedale.
Con la sua scomparsa, l'Italia perde non solo un musicista, ma anche una presenza gentile e rassicurante, capace di entrare nelle case degli italiani con discrezione e naturalezza. Peppe Vessicchio è stato un vero simbolo popolare della televisione, consacrato in particolare dal Festival di Sanremo. La sua folta e curata barba e lo sguardo gentile lo rendevano immediatamente riconoscibile, segnando indelebilmente il suo iconico profilo sul palcoscenico e sul piccolo schermo.
Giuseppe 'Peppe' Vessicchio era nato a Napoli il 17 marzo 1956. La sua storia comincia tra i vicoli dove la musica è parte del respiro quotidiano. Diplomato in pianoforte, muove i primi passi come arrangiatore per artisti partenopei: Nino Buonocore, Edoardo Bennato, Peppino di Capri, Lina Sastri. Il suo talento per l'arrangiamento, la misura, l'equilibrio lo porta presto oltre il Golfo di Napoli. Negli anni Ottanta inizia una lunga e fruttuosa collaborazione con Gino Paoli: da quell'incontro nascono brani come "Ti lascio una canzone", "Cosa farò da grande" e "Una lunga storia d'amore", che diventeranno classici della canzone d'autore.
Negli stessi anni milita brevemente nel gruppo comico-musicale I Trettré, suonando chitarra e pianoforte. Ma quando il trio decide di virare verso il cabaret, Vessicchio sceglie la strada più difficile: lascia il successo facile e si dedica completamente alla musica. "Non volevo far ridere, volevo far vibrare", raccontava.
Il grande pubblico lo conosce dal 1990, quando appare per la prima volta al Festival di Sanremo. Da allora diventa presenza fissa sul palco dell'Ariston, il volto più riconoscibile tra i direttori d'orchestra. Con il passare degli anni, il suo nome diventa un'istituzione, una garanzia di eleganza e sensibilità musicale. Nel 1994, 1997 e 1998 riceve il premio come miglior arrangiatore, nel 2000 la giuria presieduta da Luciano Pavarotti gli assegna un riconoscimento speciale.
Quattro volte vincitore del Festival come direttore d'orchestra - con "Sentimento" degli Avion Travel (2000), "Per dire di no" di Alexia (2003), "Per tutte le volte" che di Valerio Scanu (2010) e "Chiamami ancora amore" di Roberto Vecchioni (2011) - Vessicchio ha diretto sul palco sanremese anche Mia Martini, Mango, Elio e le Storie Tese, Le Vibrazioni, Gianluca Grignani, Arisa, e molti altri. Negli ultimi anni il suo ritorno all'Ariston era accolto da vere e proprie ovazioni: un fenomeno affettivo, prima ancora che musicale.
Ma Peppe Vessicchio non era solo il "Maestro di Sanremo". È stato autore, compositore, arrangiatore e insegnante, una figura di mediazione tra la musica colta e quella popolare. Dal 2001 al 2012 - e poi ancora dal 2018 al 2022 - è stato docente e direttore d'orchestra nel talent show "Amici" di Maria De Filippi. È lì che, con tono pacato e ironico, ha educato milioni di giovani spettatori alla disciplina e al rispetto della musica. "Ogni persona è come una corda e possiede una capacità di vibrazione - diceva -. Quando incrociamo le nostre vere passioni, iniziamo a suonare davvero". Il suo approccio era sempre umano, mai accademico: per lui l'educazione musicale coincideva con la ricerca dell'equilibrio interiore.
Vessicchio parlava spesso dell'"armonia naturale" come chiave di lettura del mondo. L'armonia, diceva, è "l'ottimale condizione degli elementi di un insieme": non solo in musica, ma nella vita. Credeva che la bellezza fosse una proporzione, una vibrazione giusta, un equilibrio sottile tra il suono e il silenzio. "Il silenzio è il tessuto in cui il suono si intrufola", amava ripetere. Era un'estetica ma anche un'etica: il rispetto dei tempi, dell'ascolto, del lavoro degli altri. "Bisogna trovare la propria velocità", spiegava, "una velocità che sia la tua, non quella del mercato".
Nel 2024 l'Orchestra del Teatro alla Scala ha eseguito una sua composizione da camera, "Tarantina": un riconoscimento simbolico per un artista che, pur provenendo dalla musica leggera, aveva sempre cercato il dialogo con la musica colta. "Sentire la mia musica alla Scala è stato come tornare a casa dopo un lungo viaggio", raccontava con la sua consueta modestia.
Negli ultimi anni Vessicchio aveva coltivato un'altra passione: il vino. Con l'imprenditore Riccardo Iacobone aveva fondato in Abruzzo Musikè Vini, una cantina in cui i vini venivano affinati al suono di frequenze armoniche naturali. Un esperimento di musicoterapia enologica, che univa la scienza all’intuizione. "Dentro un calice di brandy - diceva - c'è il bilanciamento tra l'operato umano e la bontà della natura. È la stessa armonia che cerco in musica". I fondi raccolti dalle vendite servivano a finanziare borse di studio per giovani musicisti dell'Accademia Peparini, con l'obiettivo di portare la musica "nei luoghi degli ultimi, dove nessuno può ascoltarla".
Napoletano d'animo, ma cittadino del mondo, Vessicchio ha diretto orchestre a Mosca, Città del Messico, Milano, Firenze, Parigi. Era socio dell'associazione Trenta Ore per la Vita, per la quale ha curato gala e concerti benefici. Dal 2017 faceva parte della commissione selezionatrice dello Zecchino d’Oro, di cui era anche direttore artistico. Nel 2025 era tornato in televisione come giurato al Festival di Castrocaro e ospite di Lip Sync Battle, dimostrando ancora una volta la sua ironia e la sua voglia di mettersi in gioco.
"Dirigere l’orchestra è una frase che mi insegue - confidava - ma in realtà io non volevo dirigere: volevo scrivere, unire, cercare l'armonia". Forse è questo il segreto del suo successo: la capacità di essere popolare senza essere mai superficiale, di parlare a tutti senza abbassare il tono. Amava citare Vinícius de Moraes: "La vita è l'arte dell'incontro". E tutta la sua esistenza è stata un incontro continuo tra mondi, suoni, persone, idee. (di Paolo Martini)

Il consigliere uscente della Regione Puglia Mauro Vizzino e suo cognato Leonardo Perez, calciatore, sono indagati dalla Procura della Repubblica di Lecce in relazione alla vicenda del danneggiamento dell'auto dell'ex allenatore della Virtus Francavilla, squadra di calcio del campionato di serie D, Antonio Calabro, oggi in serie B alla Carrarese.
La vicenda
I fatti avvennero a Melendugno in provincia di Lecce, nella notte tra il 22 e il 23 febbraio del 2023, dove il Mister risiedeva all'epoca. Come riferisce all'Adnkronos l'avvocato Carmine Alessandro Dell'Aquila, che assiste entrambi gli indagati, l'avviso di conclusione delle indagini è stato notificato solo a Perez. L'ipotesi di accusa nei confronti di Vizzino sarebbe quella di minaccia nei confronti dell'allenatore. Secondo ricostruzioni giornalistiche il consigliere sarebbe stato l'istigatore e il cognato calciatore il mandante.
La vettura, un'Audi A6, fu colpita con due colpi di fucile. La ragione del gesto sarebbe il mancato impiego in squadra di Perez, che all'epoca militava nella Virtus Francavilla. Vizzino, che faceva parte della maggioranza di centrosinistra alla Regione, oggi è ricandidato consigliere nella lista 'Per la Puglia Decaro Presidente'.
La difesa del consigliere Vizzino: "Estraneo ai fatti"
"E' completamente estraneo ai fatti risalenti a due anni e 9 mesi fa", sottolinea l'avvocato Dell'Aquila. "Peraltro risultava indagato solo Perez. Il fascicolo era stato aperto solo nei suoi confronti". Il legale evidenzia che "vi era stata richiesta di archiviazione, mai ratificata, perché poi il fascicolo è tornato incredibilmente qualche mese fa in Procura. Ieri sera abbiamo ricevuto questa notifica (solo quella relativa a Perez, ma evidentemente contenente anche il nome di Vizzino, ndr.) ed è spuntato all'improvviso Mauro Vizzino". E' cognato di Perez - continua l'avvocato Dell'Aquila - ma probabilmente non hanno neanche tempo di vedersi tra l'attività di consigliere dell'uno e quella di calciatore dell'altro in giro per l'Italia. Vizzino non c'entra assolutamente nulla. Noi non abbiamo visto ancora le carte ma qualcuno più fortunato di me ha avuto la possibilità di accedere agli atti e vedere qualcosa in più, stranamente. Capiremo, andremo a fondo, è una vicenda particolare", continua in riferimento evidente alle prossime elezioni regionali. Perez è di Mesagne, come il cognato Vizzino, e oggi milita nel Casarano in serie C.

Lando Norris con la sua McLaren vince oggi, sabato 8 novembre, la gara Sprint del Gp del Brasile e allunga in classifica Piloti a +9 sul compagno di scuderia Oscar Piastri, uscito di scena al settimo giro, finendo a muro. Sul podio le due Mercedes, con l'ottima seconda piazza dell'italiano Kimi Antonelli e il terzo posto per George Russell.
Subito dietro la Red Bull di Max Verstappen, seguito dalla Ferrari di Charle Leclerc, l'Aston Martin di Fernando Alonso e l'altra rossa di Lewis Hamilton settimo. A chiudere la top ten Gasly, Stroll e Hadjar.

Che fine ha fatto Sergei Lavrov? Il ministro degli Esteri russo è scomparso da giorni dalla scena pubblica. Oggi, dopo un lungo silenzio, ecco una dichiarazione riferita dall'agenzia Tass. Mosca, dice Lavrov, non ha ancora ricevuto tramite canali diplomatici chiarimenti da Washington sulle parole del presidente Donald Trump riguardo alla ripresa dei test nucleari.
Il ministro sparito
La battuta, riportata senza virgolettati, risolve solo in parte il mistero del ministro. Le sue assenze non sono passate inosservate, in particolare quella del Consiglio di sicurezza presieduto da Vladimir Putin mercoledì. Nella circostanza, il presidente ha inviato un messaggio perentorio all'Occidente - agli Usa in primis - prospettando "una risposta adeguata" in caso di test nucleari eseguiti da altri paesi. Il forfait di Lavrov in un momento di tale importanza è diventato l'assist per accostare il nome del ministro ad un punto interrogativo. In un momento in cui Putin sembra attuare purghe anche nei confronti di lealisti e soggetti favorevoli alla guerra, diventa legittimo domandarsi cosa sia successo al numero 1 della diplomazia di Mosca.
Il Cremlino ha provato ad archiviare il caso definendo "completamente false" le notizie diffuse da alcuni media secondi cui Lavrov sarebbe "caduto in disgrazia" presso il presidente. Il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, ha smentito le indiscrezioni circolate nelle ultime ore. "Non c'è nulla in questi articoli che corrisponda alla realtà", ha affermato Peskov, citato dall'agenzia di stampa Tass. "Certo, Lavrov lavora come ministro degli Esteri", ha aggiunto il portavoce, rispondendo alla domanda se Lavrov fosse ancora in carica.
Il ruolo di Lavrov nella Russia di Putin
Il 75enne Sergej Viktorovič è alla guida della diplomazia russa dal 2004, risultando il più longevo ministro degli Esteri nella storia della Federazione Russa dopo il crollo dell'Unione Sovietica.
Lavrov è il volto della diplomazia russa da oltre 20 anni. In precedenza, è stato ambasciatore di Mosca presso l'Onu. Il ministro è stato una figura vicina a Putin nelle fasi di contrapposizione tra la Russia e l'Occidente: dalla guerra russo-georgiana del 2008 all'invasione della Crimea del 2014 fino alla guerra contro l'Ucraina con l'invasione sostenuta in maniera totale.
Perché i rapporti con Putin sono complicati?
Le voci su un presunto deterioramento dei rapporti tra Lavrov e Putin erano state rilanciate dal Moscow Times, secondo cui la causa della frizione sarebbe stata una "disastrosa" conversazione telefonica tra Lavrov e il segretario di Stato statunitense, Marco Rubio. Il colloquio è avvenuto poco prima che Washington annunciasse nuove sanzioni contro le due principali compagnie petrolifere russe e la cancellazione di un incontro previsto tra Putin e Donald Trump a Budapest. Insomma, Lavorv pagherebbe il gelo calato sull'asse Mosca-Washington. Non è sfuggito che la Russia, per ricucire i rapporti, abbia inviato in America il numero 1 del fondo sovrano Kirill Dmitriev.
I video diffusi dal Cremlino dopo la riunione di mercoledì 5 novembre hanno mostrato qualche momento della riunione del Consiglio di sicurezza russo di mercoledì: al tavolo, nessuna traccia di Lavrov, nonostante il ministro ne sia un membro permanente. A rafforzare le ipotesi di tensioni interne era arrivata anche la decisione, confermata dallo stesso Peskov, di non affidare a Lavrov - come di consueto - la guida della delegazione russa al prossimo vertice del G20, incarico che sarà invece ricoperto da Maxim Oreshkin, vice capo di gabinetto del Cremlino. Da giorni, il canale Telegram della Tass non offre informazioni o 'tracce' relative all'operato del ministro. Ampio spazio, invece, alle dichiarazioni della portavoce Maria Zakharova, che non ha perso l'occasione di affondare il colpo contro l'Italia dopo il crollo della Torre dei Conti a Roma: "L'Italia spreca soldi sostenendo Kiev e il paese crolla".

Lutto nel mondo della musica italiana. È morto all'età di 69 anni il maestro Peppe Vessicchio. Il celebre direttore d'orchestra, arrangiatore e volto televisivo, si è spento questo pomeriggio all'ospedale San Camillo di Roma.
"Il Maestro Giuseppe Vessicchio è deceduto oggi in rianimazione all'A.O. San Camillo Forlanini a seguito di una polmonite interstiziale precipitata rapidamente. La famiglia chiede riserbo. I funerali si svolgeranno in forma strettamente privata", si legge nel bollettino ufficiale dell'ospedale.
Direttore d'orchestra, compositore, arrangiatore e volto televisivo tra i più amati dal pubblico, Vessicchio, per tutti Beppe, è una delle figure più iconiche e riconoscibili del Festival di Sanremo e della musica italiana, capace di unire un'altissima competenza professionale a una popolarità trasversale, consolidata anche grazie al suo ruolo di insegnante nel talent show 'Amici di Maria De Filippi'. Nato a Napoli il 17 marzo 1956, muove i primi passi nel mondo della musica collaborando con artisti del calibro di Gino Paoli, Edoardo Bennato e Peppino di Capri. Con Paoli firma successi come 'Ti lascio una canzone' e 'Cosa farò da grande'.
La sua carriera è indissolubilmente legata al Festival di Sanremo, dove è stato a lungo una presenza fissa dal 1990. Ha vinto la kermesse per quattro volte come direttore d'orchestra: nel 2000 con gli Avion Travel ('Sentimento'), nel 2003 con Alexia ('Per dire di no'), nel 2010 con Valerio Scanu ('Per tutte le volte che') e nel 2011 con Roberto Vecchioni ('Chiamami ancora amore'). A questi successi si aggiungono numerosi premi come miglior arrangiatore, che confermano il suo talento e la sua sensibilità musicale.
Arrangiatore di grande prestigio, ha collaborato con i più grandi nomi della musica italiana e internazionale, da Andrea Bocelli a Roberto Vecchioni, da Zucchero a Elio e le Storie Tese, da Ornella Vanoni a Ron e Biagio Antonacci. La sua versatilità lo ha portato a dirigere orchestre in contesti prestigiosi, come al Cremlino per un omaggio a John Lennon, e a guidare il progetto 'Rockin'1000', la più grande rock band del mondo. Negli ultimi anni ha continuato a sperimentare e l'anno prossimo aveva in programma il tour teatrale 'Ecco che incontro l'anima' insieme a Ron.

Lutto nel mondo della musica italiana. È morto all'età di 69 anni il maestro Peppe Vessicchio. Il celebre direttore d'orchestra, arrangiatore e volto televisivo, si è spento questo pomeriggio all'ospedale San Camillo di Roma.
"Il Maestro Giuseppe Vessicchio è deceduto oggi in rianimazione all'A.O. San Camillo Forlanini a seguito di una polmonite interstiziale precipitata rapidamente. La famiglia chiede riserbo. I funerali si svolgeranno in forma strettamente privata", si legge nel bollettino ufficiale dell'ospedale.
Direttore d'orchestra, compositore, arrangiatore e volto televisivo tra i più amati dal pubblico, Vessicchio, per tutti Beppe, è una delle figure più iconiche e riconoscibili del Festival di Sanremo e della musica italiana, capace di unire un'altissima competenza professionale a una popolarità trasversale, consolidata anche grazie al suo ruolo di insegnante nel talent show 'Amici di Maria De Filippi'. Nato a Napoli il 17 marzo 1956, muove i primi passi nel mondo della musica collaborando con artisti del calibro di Gino Paoli, Edoardo Bennato e Peppino di Capri. Con Paoli firma successi come 'Ti lascio una canzone' e 'Cosa farò da grande'.
La sua carriera è indissolubilmente legata al Festival di Sanremo, dove è stato a lungo una presenza fissa dal 1990. Ha vinto la kermesse per quattro volte come direttore d'orchestra: nel 2000 con gli Avion Travel ('Sentimento'), nel 2003 con Alexia ('Per dire di no'), nel 2010 con Valerio Scanu ('Per tutte le volte che') e nel 2011 con Roberto Vecchioni ('Chiamami ancora amore'). A questi successi si aggiungono numerosi premi come miglior arrangiatore, che confermano il suo talento e la sua sensibilità musicale.
Arrangiatore di grande prestigio, ha collaborato con i più grandi nomi della musica italiana e internazionale, da Andrea Bocelli a Roberto Vecchioni, da Zucchero a Elio e le Storie Tese, da Ornella Vanoni a Ron e Biagio Antonacci. La sua versatilità lo ha portato a dirigere orchestre in contesti prestigiosi, come al Cremlino per un omaggio a John Lennon, e a guidare il progetto 'Rockin'1000', la più grande rock band del mondo. Negli ultimi anni ha continuato a sperimentare e l'anno prossimo aveva in programma il tour teatrale 'Ecco che incontro l'anima' insieme a Ron.

Aggredita nel cuore della notte, in una delle piazze più centrali della città di Firenze. Una giovane turista straniera è stata violentata nel capoluogo toscano, attorno alle quattro del mattino, tra venerdì 7 e sabato 8 novembre. La donna, secondo quanto ricostruito dagli investigatori della polizia, sarebbe stata avvicinata da due uomini, mentre camminava in piazza San Pancrazio, nei pressi della stazione di Santa Maria Novella, e poi abusata in un'auto.
L'allarme lanciato da un passante
A lanciare l'allarme è stato un passante, che avrebbe sentito le urla provenire da una vettura, parcheggiata lungo la strada. Sul posto sono intervenute le volanti della polizia e un'ambulanza del 118: la giovane è stata trasportata in ospedale, dove i sanitari hanno attivato il protocollo del codice rosa per le vittime di violenza sessuale.
L'inchiesta
Le indagini, affidate alla squadra mobile, sono partite immediatamente. Gli agenti hanno acquisito le immagini delle telecamere di sorveglianza della zona, che avrebbero fornito elementi ritenuti decisivi per individuare i presunti autori dell'aggressione. Due uomini, sospettati di essere coinvolti nell'episodio, sono stati accompagnati in Questura per essere ascoltati. Secondo le prime informazioni, la vittima avrebbe trascorso la serata in alcuni locali del centro e avrebbe bevuto alcolici. Poi, nel cuore della notte, l'incontro con i due sconosciuti e la violenza. Gli investigatori stanno ricostruendo ogni dettaglio della notte e attendono i risultati degli accertamenti medici e tecnici per confermare la dinamica dei fatti.

Città del Vaticano, 8 nov. (Adnkronos) - Sei mesi di papa Leone. E' trascorso metà anno dall'8 maggio scorso quando Robert Francis Prevost, primo Papa statunitense e primo agostiniano, è stato eletto al soglio di Pietro. Ecco le frasi chiave che sintetizzano i 180 giorni di pontificato. "La pace sia con tutti voi! Questa è la pace del Cristo Risorto, una pace disarmata e una pace disarmante, umile e perseverante", le prime parole dell'era Prevost, pronunciate dalla Loggia centrale al suo primo affaccio.
Nella messa di insediamento Leone ha spiegato la sua idea di Chiesa: "Unita, segno di unità e di comunione, che diventi fermento per un mondo riconciliato. In questo nostro tempo, vediamo ancora troppa discordia, troppe ferite causate dall'odio, dalla violenza, dai pregiudizi, dalla paura del diverso, da un paradigma economico che sfrutta le risorse della Terra ed emargina i più poveri. E noi vogliamo essere, dentro questa pasta, un piccolo lievito di unità, di comunione, di fraternità".
Nella prima celebrazione con i cardinali nella Cappella Sistina: "Sparire perché rimanga Cristo, farsi piccolo perché Lui sia conosciuto e glorificato, spendersi fino in fondo perché a nessuno manchi l'opportunità di conoscerlo e amarlo”. Sette giugno, veglia di Pentecoste: "Non occorrono sostenitori potenti, compromessi mondani, strategie emozionali. L'evangelizzazione è opera di Dio e, se talvolta passa attraverso le nostre persone, è per i legami che rende possibili".
La fede secondo Leone è attenta al “rischio di cadere nell’abitudine, nel ritualismo, in schemi pastorali che si ripetono senza rinnovarsi e senza cogliere le sfide del presente, capace di lasciarsi interrogare dagli avvenimenti, dagli incontri e dalle situazioni concrete delle comunità, di cercare strade nuove per l’evangelizzazione a partire dai problemi e dalle domande posti dai fratelli e dalle sorelle nella fede”. Una fede che non giudica gli altri, che non ci fa sentire “perfetti”.
La parola più ricorrente in questi primi sei mesi è stata "pace". In nome della pace Leone ha offerto il Vaticano come luogo di mediazione per fermare le guerre, in particolare quella in Ucraina. Più volte Leone ha fatto appello contro il riarmo, denunciando l'uso delle fake news come pretesto per attacchi preventivi o per scatenare nuove guerre: "La gente non può morire a causa di fake news". Nei primi sei mesi di pontificato è arrivata la prima esortazione apostolica di Prevost, Dilexi te: l'amore ai poveri, ha scritto Leone nel suo primo documento, iniziato da Papa Francesco, non è un "percorso opzionale", ma rappresenta "il criterio del vero culto".
“Lo Stato in cui non si ha la giustizia non è uno Stato”. Il discorso più forte di questo inizio di pontificato, Leone lo ha pronunciato con i Movimenti popolari, il 23 ottobre scorso, quando ha ricordato che “l’esclusione è il nuovo volto dell’ingiustizia sociale. Il divario tra una ‘piccola minoranza’ – l’1% della popolazione – e la stragrande maggioranza si è ampliato in modo drammatico. Come Vescovo in Perù, sono felice di aver sperimentato una Chiesa che accompagna le persone nei loro dolori, nelle loro gioie, nelle loro lotte e nelle loro speranze. Questo è un antidoto contro un’indifferenza strutturale che si va diffondendo e che non prende sul serio il dramma di popoli spogliati, derubati, saccheggiati e costretti alla povertà”.
Migranti come “fratelli” e la denuncia (sempre nel discorso ai Movimenti popolari) sui migranti trattati come “spazzatura”: “Gli Stati hanno il diritto e il dovere di proteggere i propri confini, ma ciò dovrebbe essere bilanciato dall’obbligo morale di fornire rifugio. Con l’abuso dei migranti vulnerabili, non assistiamo al legittimo esercizio della sovranità nazionale, ma piuttosto a gravi crimini commessi o tollerati dallo Stato. Si stanno adottando misure sempre più disumane -persino politicamente celebrate -per trattare questi ‘indesiderabili’ come se fossero spazzatura e non esseri umani". "Il cristianesimo, invece, si riferisce al Dio amore, che ci rende fratelli tutti e ci chiede di vivere da fratelli e sorelle”. Papa Leone collega strettamente la cura del creato al tema della pace definendola una "necessità urgente" che chiede di passare dalle parole ai fatti.
Ad Atene si gioca per un doppio obiettivo. Oggi, sabato 8 novembre, Lorenzo Musetti affronta Novak Djokovic nella finale dell'Atp 250 greco. Con un successo, l'azzurro otterrebbe anche il pass per le Atp Finals di Torino, sigillando così una stagione di altissimo livello con la partecipazione al 'Torneo dei maestri'. Si gioca intorno alle 16 ora italiana.
Dove vedere Musetti-Djokovic? Il match sarà disponibile in diretta televisiva e in esclusiva sui canali SkySport. Il match sarà visibile anche in streaming su Sky Go, NOW TV e Tennis Tv
Musetti, che va a caccia del terzo titolo della carriera e del primo stagionale, sfida Djokovic per l'undicesima volta. L'azzurro, nei 10 precedenti, ha conquistato solo una vittoria: nel 2023 si è imposto negli ottavi di finale sulla terra rossa di Montecarlo.

Rinviato il concerto di Angelo Branduardi previsto per domani all'Auditorium Parco della Musica di Roma. La decisione è stata presa a causa di un lieve malore che ha colpito l'artista. Il cantautore è stato ricoverato per sottoporsi ad accertamenti clinici e l'esibizione, parte del tour 'Il Cantico', è stata quindi posticipata.
La nuova data per il concerto romano è stata già fissata per il prossimo 26 dicembre, giorno di Santo Stefano, sempre all'Auditorium Parco della Musica. Resta invece confermata, al momento, la tappa successiva del tour, prevista per sabato 15 novembre al Teatro Goldoni di Venezia.

"Continuità con il passato", "collaborazione con le istituzioni", un "focus su intelligenza artificiale e prevenzione" e "l'impegno per un accesso equo alle cure", perché "l'oncologia moderna deve essere accessibile a tutti". Così all'Adnkronos Salute Massimo Di Maio annuncia le priorità da nuovo presidente nazionale dell'Aiom - Associazione italiana di oncologia medica, in questi giorni in congresso a Roma. Di Maio entra in carica domani, subentrando a Francesco Perrone che dal 2023 è alla guida della società scientifica degli oncologi medici italiani.
"Garantire continuità, rafforzare il dialogo con le istituzioni e promuovere un accesso equo all'innovazione oncologica caratterizzeranno il mio mandato - afferma Di Maio - La formula dell'elezione anticipata consente di lavorare al fianco del direttivo uscente, garantendo una transizione fluida e la prosecuzione dei progetti già avviati". Tra le priorità il "potenziamento della collaborazione con le istituzioni sanitarie - dal ministero della Salute all'Agenzia italiana del farmaco (Aifa) - per mettere a disposizione le competenze scientifiche dell'Aiom e migliorare la tempestività dei processi decisionali, dalle linee guida all'aggiornamento dei Lea, i livelli essenziali di assistenza".
Di Maio annuncia che il congresso Aiom del prossimo anno sarà dedicato al tema dell'innovazione equa. "L'innovazione in oncologia è una conquista straordinaria - osserva - ma non può essere tale se non è accessibile a tutti i pazienti, indipendentemente dal luogo di cura o dalle risorse disponibili". Nel programma del nuovo mandato anche lo "sviluppo dell'intelligenza artificiale e delle tecnologie digitali", la "valorizzazione delle figure professionali che compongono la squadra oncologica - dai medici agli infermieri, fino ai data manager - e una collaborazione sempre più stretta con le altre società scientifiche". Quindi un impegno chiaro sulla prevenzione: "Non possiamo limitarci a curare. Dobbiamo insistere sulla prevenzione come strumento fondamentale per la salute dei cittadini e per la sostenibilità del Servizio sanitario nazionale". Infine, un messaggio di responsabilità e visione: "L'oncologia del futuro, per Aiom, sarà innovativa, multidisciplinare e soprattutto equa", ribadisce Di Maio.

Carlo Calenda e il tatuaggio per l'Ucraina. Il senatore, leader di Azione, sul profilo X pubblica la foto del tatuaggio realizzato sul polso. La foto mostra il 'tridente', emblema di Stato dell'Ucraina. "E mo’ ce lo siamo tatuati per la vita", scrive Calenda, che al messaggio abbina l'hashtag 'slava ukraini', 'Gloria all'Ucraina', il motto sempre più diffuso dal 2022, da quando l'Ucraina combatte la guerra contro la Russia.
Il tridente - il tryzub - è diventato il simbolo del paese nel 1992. Sull'origine del simbolo e sul suo significato non esiste un'unica versione. In passato il tridente è stato anche associato all'immagine stilizzata di un falco o a quella di un'ancora a forma di croce.
Calenda, dall'inizio del conflitto, ha mantenuto una linea convintamente a sostegno di Kiev e si è più volte recato in Ucraina. Recentemente, il senatore è stato protagonista di un acceso confronto con l'economista Jeffrey Sachs in una puntata di Piazzapulita[1]. Calenda ha contrastato le affermazioni di Sachs: "Lei fa propaganda putiniana", ha detto il senatore. Le clip dello scontro, con Sachs ammutolito, sono rimbalzate su X e hanno avuto un'eco vastissima. A Calenda sono arrivati elogi e ringraziamenti anche da figure istituzionali ucraine.
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