
Il Musée Grévin di Parigi ospiterà da oggi, giovedì 20 novembre, la statua di cera della principessa Diana, dopo aver già accolto, nel 2023 quella di re Carlo III in kilt scozzese accanto alla madre, la regina Elisabetta II. Ma la notizia vera è che la prima moglie del sovrano, nella sua rappresentazione, indossa il cosiddetto 'abito della vendetta'.
Si tratta del famoso vestito nero che la principessa mise nel 1994 in occasione di un evento di beneficenza alla Serpentine Gallery di Londra, due anni dopo la sua separazione dall'allora principe di Galles. Era il 29 giugno, e sulla televisione britannica trasmettevano il documentario intitolato 'Charles: The private man, the public role', in cui Carlo ammise in particolare di aver tradito Diana con Camilla Parker-Bowles.
Il 'revenge dress' è uno degli abiti più iconici di Diana. Un tubino nero molto semplice, ma la cui forma esaltava perfettamente l'elegante figura della principessa di Galles. Il perfetto "abito del ritorno" per proiettare l'immagine di una principessa sicura di sé nonostante le circostanze inquietanti. "Lo chiamiamo 'abito della vendetta' perché lo indossò la notte in cui Carlo confessò la sua relazione con Camilla", spiegò al Reader's Digest il banditore che organizzò la vendita di diversi abiti di Diana nel 2013. "Mentre alcuni avrebbero potuto pensare 'non ce la faccio stasera', Diana uscì con questo abito, in cui era assolutamente splendida. Fu una vera dichiarazione d'amore". Il vestito è quello che più rappresenta l'emancipazione di Lady D., descritto da una delle sue biografe, Georgina Howell, come "forse l'abito più strategico mai indossato da una donna dell'era moderna".
Icona pop, celebrata per il suo stile, la sua umanità e la sua indipendenza, la mamma dei principi William e Harry entra a far parte della collezione del celebre museo parigino esattamente nel giorno dell'anniversario della famosa intervista della principessa alla Bbc, trasmessa il 20 novembre 1995, in cui Diana diede la sua versione dei fatti circa la separazione da Carlo e pronunciò la famosa frase: "Eravamo in tre in questo matrimonio, il che è un po' troppo", riferendosi a Camilla, storica amante dell'allora principe di Galles. La statua, scolpita da Laurent Malllamaci e realizzata dagli atelier Grévin, sarà installata sotto la cupola del museo, in uno spazio dedicato alla moda. La principessa di Galles sarà esposta accanto ad altre icone del settore, come Jean Paul Gaultier, Chantal Thomas, Aya Nakamura e Lena Situations.
Bruno Tertrais è stato a Roma per partecipare alla conferenza "Geopolitica e demografia: come cambia il potere degli Stati", organizzata da Luiss e Ambasciata di Francia in Italia. Considerato uno dei massimi esperti europei di strategia e sicurezza, Tertrais è vicedirettore della Fondation pour la Recherche Stratégique (Frs), il principale think tank francese indipendente specializzato in difesa e politica internazionale.
L’Adnkronos lo ha intervistato sul tema che da anni rappresenta il cuore delle sue analisi: il futuro della deterrenza nucleare in Europa, tra l’incertezza del ruolo americano, la postura russa e l’ascesa strategica della Cina.

Lei è intervenuto a questa conferenza sulla demografia come esperto di questioni internazionali.
Credo che gli studiosi di sicurezza internazionale abbiano spesso sottovalutato l’impatto della demografia, mentre molti demografi hanno un approccio troppo tecnico. Le dinamiche demografiche hanno invece effetti immediati sulla geopolitica: la Cina, ad esempio, vede la propria popolazione diminuire più rapidamente del previsto, e questo avrà conseguenze strategiche; gli Stati Uniti mantengono crescita demografica soprattutto grazie all’immigrazione, e se le politiche restrittive di Trump dovessero continuare, tra dieci anni lo scenario potrebbe essere diverso. La demografia è parte integrante dell’equilibrio globale.
Parliamo di deterrenza nucleare. L’Europa deve ripensare la propria, dato il progressivo disimpegno degli Stati Uniti? La Francia dovrebbe aggiornare il suo arsenale e anche la sua dottrina nucleare?
Esistono due scenari.
Nel primo, gli Stati Uniti restano pienamente impegnati, con le loro armi nucleari anche in Paesi come l’Italia. In questo caso Francia e Regno Unito svolgono un ruolo complementare, contribuendo alla rassicurazione degli alleati e alla dissuasione verso la Russia.
Nel secondo scenario, invece, il contratto di fiducia con Washington si rompe davvero. Non siamo a quel punto, né formalmente né informalmente: la garanzia nucleare americana è ancora in piedi. Ma le preoccupazioni sono legittime, e dobbiamo sia compensare eventuali dubbi, sia prepararci a una possibile rottura. Un dialogo tra i governi europei ormai esiste già.
Un passaggio storico è la dichiarazione franco-britannica del luglio 2025: per la prima volta Parigi e Londra si impegnano a coordinare le loro forze nucleari. I francesi non l’avevano mai fatto con nessun Paese; i britannici solo con gli Usa. È un passo notevole.
In Europa si parla, soprattutto negli ultimi mesi, di “ombrello nucleare” francese. Ma la Francia non ama questo concetto.
Esatto. “Parapluie” è un termine che sottintende un grande Paese che da lontano “apre il suo ombrello” e protegge Paesi più piccoli. Ma Francia, Regno Unito, Germania, Italia sono potenze comparabili, non c’è una vera gerarchia. Inoltre la prossimità geografica rende più naturale e credibile la deterrenza europea rispetto a quella americana. Come de Gaulle chiese a Kennedy se gli Stati Uniti sarebbero stati pronti a sacrificare New York per salvare Parigi in caso di attacco nucleare, anche noi dobbiamo chiederci se siamo pronti a scambiare Parigi con Helsinki. Finché la deterrenza Nato esiste, non avremo sistemi paralleli. Ma dobbiamo riflettere su come Francia e Regno Unito possano rassicurare più direttamente gli alleati vicini.
L’invasione russa dell’Ucraina ha cambiato le carte in tavola? Da allora molte “linee rosse” sono state attraversate (dalla fornitura di certe armi al congelamento dei beni) senza una reazione nucleare di Mosca.
Io non credo che ci sia stata una vera minaccia nucleare russa contro l’Europa. Molti analisti hanno interpretato male il linguaggio del Cremlino. Medvedev fa il “cane pazzo”, ma probabilmente è funzionale a Putin: una divisione del lavoro, se vogliamo. La Russia, finora, è rimasta prudente. Non sono del tutto convinto dell’analisi americana secondo cui nell’ottobre 2022 ci fosse un “50% di rischio” che Mosca usasse un’arma nucleare tattica, soprattutto in caso di “ripresa” ucraina della Crimea. È probabile, inoltre, che la Cina abbia avvertito la Russia di non superare certi limiti.
La deterrenza, in realtà, ha funzionato su entrambi i lati: noi occidentali abbiamo posto la linea rossa della non-partecipazione diretta al combattimento terrestre o aereo; la Russia non attacca territori sotto garanzia nucleare Nato.
Ma lei ipotizza la possibilità di un attacco convenzionale russo contro un Paese Nato?
Sì. Ho cambiato opinione su questo punto. La Russia potrebbe valutare un’azione militare aperta contro un paese del fronte Est - penso a uno dei baltici o alla Romania - sapendo di perdere militarmente, ma cercando una vittoria politica. Se la Nato non trovasse un consenso pieno sulla difesa collettiva, magari con gli stessi Stati Uniti che si fermano prima di un uso “pieno” dell’Articolo 5 del trattato atlantico, Mosca lo potrebbe considerare un successo strategico. È uno scenario che ora non mi sento più di escludere.
Veniamo alla Cina. Come valuta l’espansione della sua capacità bellica?
Sotto Xi Jinping la Cina ha deciso di essere una grande potenza in ogni campo, quindi anche nel nucleare. In passato si accontentava di un arsenale minimo e discreto; oggi no.
Le ragioni principali sono due: una questione di status, e la preparazione a un possibile scenario di invasione di Taiwan. La Cina vuole sentirsi forte nel confronto strategico con gli Stati Uniti.
Per l’Europa, in realtà, cambia poco: la Cina ha la capacità di colpirci da oltre trent’anni. Ma per Parigi e Londra la questione è rilevante: in caso di crisi grave in Asia orientale, gli europei potrebbero voler mostrare solidarietà a Giappone, Corea, Taiwan o Filippine, e Pechino potrebbe ricordare la nostra vulnerabilità. La presenza di una deterrenza europea permette di “neutralizzare” questo ricatto potenziale.
Quindi la Francia dovrebbe investire nella crescita del proprio arsenale?
Dipende da come concepiamo la deterrenza europea. La qualità delle armi conta quanto la quantità. Francia e Regno Unito dimensionano le loro forze in funzione delle difese russe.
C’è un dibattito: aumentare per ragioni politiche e di status? O per garantire una protezione più ampia agli europei? Ci sono due filosofie: una puntata sulla credibilità politica, l’altra - più antica - sulla simmetria dei danni infliggibili.
Secondo le stime più o meno ufficiali, ci sono circa 500 testate europee (Francia + Regno Unito). La domanda è: bastano per dissuadere la Russia? È un tema politico, più che tecnico. E alcuni parametri, come l’evoluzione futura delle difese russe, non possono essere messi sul tavolo perché non ne sappiamo molto.
C’è una ragione per aumentare il numero di testate: se un giorno volessimo sostituire gli Stati Uniti nel “nuclear sharing” della Nato. Ma sarebbe possibile solo in due condizioni: 1) nessuna protezione americana; 2) richiesta esplicita dei Paesi interessati. E sono condizioni davvero complesse da identificare oggi, perché né gli Stati Uniti hanno esplicitato un’intenzione chiara, né ci sono Paesi che hanno chiesto “ufficialmente” a Francia e Regno Unito una protezione nucleare.
Le tecnologie di frontiera - AI, quantum, droni - possono cambiare l’equilibrio?
Bisogna ragionare tecnologia per tecnologia. La deterrenza esiste dal secondo Dopoguerra ed è sopravvissuta a decenni di trasformazioni tecnologiche. L’AI può migliorare l’identificazione degli obiettivi; i droni subacquei o il calcolo quantistico potrebbero, un giorno, mettere in difficoltà l’invisibilità dei sottomarini. Ma non si parla di scenari di qui a pochi anni.
Quanto alla sicurezza delle comunicazioni, l’exploit di Stuxnet contro il programma nucleare iraniano mostra che a volte le soluzioni “analogiche” sono più sicure delle tecnologie troppo sofisticate. Se con il quantum si dovessero “bucare” le comunicazioni criptate odierne, si tornerà a sistemi ancora più elementari. La semplicità può essere una difesa. (di Giorgio Rutelli)
Giornata decisiva per l'Italia verso i Mondiali 2026. Oggi, giovedì 20 novembre, la Nazionale del ct Gennaro Gattuso conoscerà le sue avversarie nel percorso dei playoff che porteranno alla rassegna iridata di scena in Stati Uniti, Messico e Canada della prossima estate. Gli azzurri dovranno affrontare prima una semifinale, da giocare in casa contro una squadra della quarta fascia, e poi la finale per entrare a far parte delle 48 qualificate.
Le partite sono in programma il 26 (semifinale) e il 31 marzo (finale) 2026.

In occasione della Giornata mondiale dei diritti dell'infanzia e dell'adolescenza, prende il via 'Anita - L'infanzia prima', il nuovo programma strategico (Sfida) di Fondazione Cariplo che ha come obiettivo il benessere di bambini e bambine da 0 a 6 anni. La presentazione oggi, giovedì 20 novembre, presso l’Auditorium del Museo nazionale della scienza e della tecnologia Leonardo da Vinci, con la presenza di Valeria Negrini, vicepresidente di Fondazione Cariplo; Susanna Mantovani, garante dei diritti per l’infanzia e l’adolescenza di Milano; Paola Mercogliano, ricercatrice senior della Fondazione Centro Euro-Mediterraneo sui cambiamenti climatici; Maria Xanthoudaki, direttrice education del Museo nazionale della scienza e della tecnologia Leonardo da Vinci e l’artista Valerio Berruti, che ha scelto l’infanzia come oggetto delle sue opere.
Secondo le più recenti stime di Istat, sono proprio i minori ad essere la fascia di popolazione più povera: un dato particolarmente importante per un Paese come l’Italia che sta affrontando un inverno demografico senza precedenti, in cui il tasso di fecondità è al minimo storico (1,18 figli per donna) e in cui, quindi, i bambini sono sempre meno. Nel Nord del Paese, l’incidenza della povertà assoluta tra i bambini tra 0 e 6 anni è pari al 13%: dati 'stabili' rispetto al 2024, ma mai così alti dal 2014 ad oggi. Sul territorio di riferimento di Fondazione Cariplo sono circa 16.000 i bambini e le bambine che faticano a ricevere il giusto apporto nutrizionale quotidiano: bambini e bambine che sono spesso invisibili, difficili da intercettare e sostenere. Come sottolineato da Caritas nel rapporto annuale pubblicato in occasione della Giornata mondiale dei poveri, la povertà è un fenomeno multidimensionale e spesso è accompagnato dalle solitudini e dall’isolamento. È necessario quindi uno sforzo straordinario e alleanze tra istituzioni e terzo settore: lavorare promuovendo azioni sistemiche, welfare di precisione e interventi di prossimità.
Non si tratta di un semplice progetto, ma di una sfida che pone le sue priorità sulle necessità dei bambini e delle bambine: dare orientamento e sostegno ai neogenitori, rafforzare la rete dei servizi educativi, prestare attenzione alla qualità degli spazi in cui i bambini vivono e garantire accesso alla cultura fin dalla nascita. Obiettivo: intercettare e sostenere, entro il 2028, almeno 22mila bambini in povertà che si traduce in individuare un bambino su tre di quelli che si trovano in situazione di povertà assoluta nel territorio di riferimento mobilitando risorse, competenze e alleanze per un 'investimento' complessivo di 20 milioni di euro.
La vicepresidente di Fondazione Cariplo Valeria Negrini: "Con 'Anita - L’infanzia prima', Fondazione Cariplo compie una scelta coraggiosa: investire sull’infanzia come leva di cambiamento sociale. Non si tratta solo di numeri o di risorse, ma di una visione che mette al centro il diritto di ogni bambino a essere protagonista del proprio presente e, quindi, del proprio futuro. Mai prima d’ora abbiamo visto una mobilitazione così ampia di energie, competenze e alleanze: Anita è il segno di una comunità che si vuole fare carico del benessere dei più piccoli e in particolare dei più fragili tra loro, consapevole che dove stanno bene i bambini, c’è qualità di vita per tutti".
'Anita - L’infanzia prima' risponde a questa sfida con un approccio integrato e partecipativo. Tra le azioni concrete: uno strumento digitale dedicato all’orientamento e al sostegno dei neogenitori fin dal percorso nascita, la creazione di un hub di competenze con Comuni e Terzo settore per sostenere e manutenere servizi educativi zerosei affinché siano sempre più pronti a rispondere alle esigenze educative dei bambini e delle loro famiglie, anche nelle aree interne dove denatalità e spopolamento mettono a rischio intere comunità. Sarà promosso un bando per innovare gli spazi di vita dei bambini, per individuare soluzioni in cui le strutture educative siano accoglienti e vivibili anche nei mesi più caldi e le aree gioco siano concepite come luoghi di sperimentazione e crescita. Musei, biblioteche, teatri saranno sostenuti per potenziare l’offerta culturale dedicata all’infanzia e, contestualmente, saranno realizzati interventi per potenziare la fruizione dei luoghi di cultura da parte dei bambini più fragili. Saranno sperimentate le 'baby bank', spazi di riuso di beni essenziali per la prima infanzia in cui dono e contrasto della povertà materiale sono al centro dell’azione dei territori.
Nel corso del 2026 verranno sostenute e potenziate le reti territoriali di contrasto alla povertà a partire dall’esperienza del 'Tavolo Millegiorni' attivato dal programma QuBì, la ricetta contro la povertà infantile a Milano. Il programma darà vita ad un investimento specifico sulla ricerca scientifica sull’infanzia e ad una campagna di comunicazione volta a cambiare la narrazione pubblica e rendere l’infanzia un tema attrattivo anche per chi non è genitore o caregiver.
La forza di 'Anita - L’infanzia prima' è data dalle alleanze già attivate e da quelle che saranno costruite durante il percorso: primo partner dell’iniziativa è Anci Lombardia con cui si intende promuovere un dialogo con i comuni del territorio. "Anci Lombardia ha sempre sostenuto con convinzione il percorso zerosei, riconoscendolo come una leva strategica per la crescita dei bambini e per il rafforzamento delle comunità locali -afferma Mauro Guerra, presidente di Anci Lombardia-. In questi anni abbiamo accompagnato i Comuni nella costruzione di un sistema integrato di qualità, che unisce progettazione educativa, programmazione territoriale e cura degli spazi di vita dei più piccoli. Come già dimostrato nel lavoro svolto accanto a Fondazione Cariplo nell’ambito del Pnrr, intendiamo partecipare anche a questa 'sfida' con un contributo tecnico e operativo, non solo di rappresentanza".
È previsto un Comitato consultivo che supporterà la stessa Fondazione Cariplo a leggere le diverse dimensioni del fenomeno e le specificità dei territori, con l’intento di dare risposte efficaci e risultati tangibili. Tra i membri del comitato e primo Ambassador di Anita è Valerio Berruti, che con la sua produzione artistica rende protagonisti i bambini e le bambine e riporta lo spettatore adulto a quell’infanzia che interroga, emoziona e chiede risposte. La mostra 'More than kids' da luglio a Palazzo Reale di Milano è stata prorogata fino al 30 novembre: "Essere Ambasciatore di Anita è per me motivo di orgoglio perché ho trovato una forte sintonia tra la mia opera e i temi centrali dell’intervento proposto da Fondazione Cariplo. Anita parla di spazio pubblico, di cultura e di sostegno all’infanzia vulnerabile, che per me, come artista e come persona, sono elementi necessari da affrontare per poter parlare di benessere dei bambini e non solo".
Per celebrare la Giornata mondiale dei diritti dell’infanzia Fondazione Cariplo regala 200 biglietti per l’ingresso gratuito al Museo nazionale scienza e tecnologia Leonardo da Vinci e al Playlab - area dedicata ai bambini e alle bambine dai 3 ai 6 anni: un’azione simbolica per permettere ai bambini e agli adulti che li accompagneranno di vivere un’esperienza unica che altrimenti non avrebbero occasione di fare. Appuntamento a gennaio per il lancio del primo bando 'Anita chiama' che avrà l’obiettivo il sostegno degli enti che lavorano per il benessere dell’infanzia, con particolare attenzione all’infanzia più vulnerabile. Lo strumento avrà due linee: 'Anita chiama Ricerca' rivolta alla comunità scientifica, con l’intento di produrre ricerca basata sulle evidenze e 'Anita chiama Innovazione' in cui gli enti di terzo settore potranno presentare proposte a sostegno dell’infanzia.
Il nome 'Anita' non è casuale. Nel 1882 la Commissione centrale di beneficenza promuove l’istituzione del Fondo Garibaldi per la realizzazione di servizi educativi, fondo che resterà attivo fino al 1958. La scelta di richiamare l’esperienza storica del Fondo Garibaldi e di legarla alla figura di Anita, simbolo di determinazione e impegno, consente di valorizzare il patrimonio identitario della Fondazione Cariplo, proiettandolo verso il futuro. Il naming 'Anita' richiama immediatamente un’immagine positiva e riconoscibile, capace di evocare sia la tradizione sia l’innovazione, e di rappresentare un punto di riferimento per la narrazione e la comunicazione del programma. Una storia che attraversa oltre un secolo di impegno e che oggi si rinnova per rimettere l’infanzia al centro riconoscendone il valore cruciale per lo sviluppo dei singoli individui e delle comunità.
Il programma 'Anita – L’infanzia prima' si inserisce nel quadro delle grandi Sfide di Mandato di Fondazione Cariplo: iniziative trasversali che mobilitano risorse e competenze su temi cruciali per il futuro delle comunità. Oltre all’infanzia, le altre Sfide riguardano il contrasto del fenomeno dei giovani Neet, il sostegno ai progetti di vita delle persone con disabilità e al reinserimento delle persone detenute e in uscita dal carcere, per un impegno complessivo da parte di Fondazione Cariplo di oltre 80 milioni di euro. L’obiettivo è generare cambiamenti strutturali e duraturi, mettendo in rete enti non profit, attori pubblici e privati.

'Artigiano in fiera' raggiunge la sua 30esima edizione e si conferma la più grande vetrina mondiale dedicata alle arti e ai mestieri. I padiglioni di Fieramilano Rho si trasformeranno in un crocevia unico di culture, tradizioni e talenti. Dal 6 al 14 dicembre 2025, per nove giorni consecutivi, con orario continuato dalle 10.00 alle 22.30 e ingresso gratuito con pass, Milano accoglierà il Mondo e l’Italia intera per celebrare il 'saper fare' artigiano, patrimonio prezioso dell’umanità. L’edizione 2025 sarà segnata da una straordinaria apertura internazionale: circa 2.800 artigiani provenienti da 90 Paesi dei cinque continenti e da tutte le regioni italiane, che daranno vita alla più grande comunità mondiale dell’artigianato.
Da sempre 'Artigiano in fiera' valorizza il legame profondo tra artigiano, territorio e tradizione, offrendo un viaggio affascinante attraverso il Made in Italy più autentico. Saranno presenti artigiani da tutte le regioni italiane a rappresentanza della ricchezza e della diversità produttiva nazionale. Numerose saranno le collettive: eccone alcune.
Dal Sud Italia troviamo innanzitutto la Calabria, che con circa 230 espositori, compresa la collettiva di 30 realtà artigianali della Città metropolitana di Reggio Calabria, è una delle regioni con il maggior numero di imprese presenti. Inoltre, quest’anno l'area organizzata dalla Regione Calabria si sposta in una nuova posizione all'ingresso del Padiglione 6, dove troveranno spazio le migliori eccellenze locali. Con circa 200 imprese (tra cui il debutto della provincia di Agrigento), la Regione Sicilia offre un viaggio nell’artigianato tipico, tra ceramiche, complementi d’arredo e specialità gastronomiche, tra cui gli immancabili dolci di mandorla e i cannoli. Di isola in isola, anche la Sardegna può contare su un'ampia rappresentanza con oltre 90 imprese, di cui 37 della collettiva regionale.
Dal centro-Italia si incontra l’artigianato delle Marche con 40 imprese che presentano il meglio delle eccellenze locali. Tra le altre presenze istituzionali, anche la collettiva dell’Abruzzo con circa 60 imprese che proporranno creazioni in argento, ceramiche artistiche, cosmetici naturali e prodotti gastronomici tipici. Rimanendo nell’Italia centrale, l'Umbria sarà presente con una collettiva di 50 imprese che, oltre all'esposizione, promuoverà il progetto Uau-Umbria artigianato unico, volto a incentivare il turismo esperienziale attraverso la visita delle botteghe artigiane umbre. Saper fare artigiano e gusto è la proposta della regione Lazio, che partecipa con 40 espositori: tra accessori in pelle, gioielli in ambra e argento e complementi d’arredo sarà possibile gustare anche la tipica porchetta di Ariccia Igp, il vino dei Castelli Romani e molto altro.
Spostandoci a Nord, la Lombardia è il territorio più rappresentativo con oltre 240 imprese provenienti da tutte le province. Il Piemonte conta circa 80 imprese che presentano le eccellenze locali, tra le quali complementi d’arredo in legno e cosmesi naturali senza dimenticare i dolci della tradizione. Il Trentino, una delle presenze storiche di Artigiano in Fiera, quest’anno torna con una collettiva di 48 imprese coordinata da Trentino Sviluppo, promuovendo manufatti tra design e sostenibilità, oltre ai prodotti tipici delle loro montagne. Rimanendo a Nord, sono 33 le imprese del Friuli Venezia-Giulia che tornano con un allestimento completamente rinnovato tra moda sostenibile, presepi e complementi d’arredo, mentre dalla Valle d’Aosta arrivano circa 15 imprese con manufatti in legno, oggetti in pietra ollare e ferro battuto, e prodotti agroalimentari come il Lardo di Arnad Dop.
Artigiani dai cinque continenti per un 'Giro del mondo in nove giorni' durante il quale i visitatori potranno toccare con mano la diversità e l'unicità dei prodotti artigianali dei popoli presenti, spaziando dalla gioielleria all'enogastronomia, dall'arredo alla moda. Dall’Africa sono 76 le imprese dell’Algeria che, con il sostegno della Cnam - Chambre Nationale de l'artisanat et des métiers e del governo, offriranno una panoramica ricca e autentica delle tradizioni e competenze artigianali. 80 sono le imprese della Tunisia coordinate dagli enti governativi Fenat, Onudi e Onat, che si distinguono con le loro decorazioni natalizie in legno d’ulivo e l’abbigliamento nei ricami e colori tipici della tradizione. Il Marocco, con una collettiva di 20 imprese gestita da Union Maroc handicraft, esporrà cosmesi naturale e bio, la vera pelletteria locale, la pasticceria tipica e lo street food. All’esordio, invece, l’Etiopia che debutta all’edizione invernale con il progetto 'Etiopia da produttore a imprenditore artigiano', organizzato da Unido in collaborazione con Fondazione Artigiano in Fiera (Ets), volto alla formazione e allo sviluppo dell’imprenditorialità artigianale etiope, che sarà in fiera con 5 imprese con prodotti e materiali tipici del territorio come abbigliamento, ceramiche e gioielli.
Dall’Asia, l'India è tra le più significative presenze estere con circa 80 imprese specializzate in pashmine in seta, cashmere e tessuti unici. L’Arabia Saudita propone 45 imprese in uno spazio promosso dal Ministero della Cultura, dove si potranno trovare prodotti tipici della tradizione del Paese e dimostrazioni dal vivo di antichi mestieri. Il giro del mondo prosegue con il Vietnam, con circa 30 imprese tra cui 8 di Hanoi, parte del programma 'One country One priority product' (Ocop) promosso dalla Fao e volto a valorizzare i prodotti agricoli speciali che favoriscono sistemi agroalimentari più sostenibili, inclusivi ed efficienti, per migliore nutrizione, ambiente e qualità di vita. E ancora la Cina con circa 20 artigiani, di cui 13 della provincia di Guizhou e la Corea del Sud che porta in fiera 20 imprese locali, molte della quali dedicate alla cosmesi e ai rituali di bellezza. Dall’Iran arrivano tappeti unici, ceramiche lucide e zafferano tipico, mentre dal Nepal scialli di lana, cashmere e campane tibetane. L'Uzbekistan, invece, con sete e tessuti locali di qualità e colorati con la collettiva dell'associazione degli artigiani Huarmand. Tra le novità anche la Giordania, presente con Micro fund for women company, organizzazione locale con una chiara missione di impatto sociale che implica un supporto finanziario e di sviluppo per le donne artigiane di Amman.
Tra le maggiori (e le più storiche presenze) dal Vecchio continente, la Francia con 58 imprese coordinate dalla Camera di commercio italiana per la Francia di Marsiglia e un’offerta artigianale molto vasta oltre alla tradizionale offerta food. Tra le altre, saranno presenti anche collettive di imprese dalla Spagna con il Conseil de Ibiza con il meglio dell’artigianato artistico, la Turchia con la Cameria di commercio italiana di Instanbul con prodotti tra i quali tappeti, lampade e profumatori e il Portogallo con prodotti in pelle, ceramiche ed alcune eccellenze tipiche enogastronomiche. Tra le nuove presenze istituzionali, figura la Grecia, con la Camera di commercio italo-ellenica di Atene che presenta 7 imprese focalizzate sulla cultura gastronomica mediterranea, con un’attenzione particolare alla qualità, alla sostenibilità e al benessere. Tra i Paesi del Sud America spicca la Colombia, con circa 40 imprese coordinate dalla Camera di commercio italiana della Colombia e che proporranno in particolare gioielli tipici, anelli, bracciali e ciondoli realizzati a mano placcati in oro e anche in filigrana oltre al rinomato caffè di qualità colombiano. che esporranno soprattutto gioielli in filigrana e abbigliamento. Non mancherà il Perù con prodotti in cuoio, pelle, tessile, ceramica e gioielleria e mini-collettive di eccellenze locali provenienti da Cuba e Uruguay.
L'ingresso ad 'Artigiano in fiera' è gratuito: i nuovi visitatori possono ottenere il proprio pass sul sito artigianoinfiera.it in pochi e semplici click: basta inserire la propria email nella sezione 'Ottieni il tuo pass gratuito' per ricevere il Qr code da salvare sul cellulare e mostrare all'ingresso. Chi è già iscritto alla community, ha visitato le scorse edizioni o è cliente della piattaforma digitale, invece, ha già ricevuto il biglietto d’accesso direttamente via email.
I principali mezzi di trasporto per raggiungere la manifestazione restano la linea M1 della metropolitana (fermata Rho Fiera), le linee regionali e del passante ferroviario Trenord e l'Alta velocità con Italo. La disponibilità totale di parcheggi sarà di oltre 10.000 posti auto.
'Artigiano in fiera' vanta tra le media partnership quella di Rai Italia e Tgr, che hanno espresso il proprio sostegno riconoscendo il valore sociale e culturale dell’evento.
'Limitazione solo in strutture col 100% occupazione posti letto'... 
Alfa non sarà tra i Big del prossimo Festival di Sanremo 2026. A smentire le voci che lo davano ormai per certo nel cast della kermesse, è lo stesso artista genovese che, dal palco della Prealpi Sanbiagio Arena di Conegliano Veneto, ha voluto fare chiarezza direttamente con il suo pubblico. "Ci tengo a prendermi un momento questa sera per dirvi una cosa molto importante", ha esordito il cantautore durante il concerto. "Ho visto molte testate e giornali fare il mio nome per il Festival di Sanremo, ma ci tengo a dirvi la verità: non ho presentato nessuna canzone". La motivazione, ha spiegato Alfa, è legata a un bisogno di fermarsi dopo un lungo periodo di intenso lavoro. "Sono in tour in giro per l'Europa, continuamente, da due anni. Sono stati due anni incredibili, pieni di musica e di vita, ma la verità è che da quel Festival di Sanremo di qualche anno fa non mi sono più fermato. E per quanto io ringrazi ogni giorno di poter vivere di musica, sono anche convinto di una cosa: non esiste arte senza pause".
Una scelta consapevole, dunque, per non cedere a quella che definisce "la paura di sparire", comune a molti artisti. "Non voglio assecondare quella paura che ci spinge a voler esserci sempre, a tutti i costi", ha sottolineato. "Io ho un grandissimo rispetto per il Festival di Sanremo e credo che per un palco del genere serva una canzone che si ama e che si difenderebbe per sempre. E in questo momento, io, una canzone così non ce l'ho".
Il futuro imminente di Alfa non sarà quindi sul palco dell'Ariston, ma dedicato alla vita personale. "Finito il tour, mi prenderò del tempo. Farò un viaggio, andrò da qualche parte, tornerò a vivere", ha annunciato, rivelando anche obiettivi concreti e personali. "Sono molto indietro su alcune cose: per esempio, non ho la patente. A fine novembre mi pongo questo obiettivo: prendere la patente, fare un viaggio, stare con i miei genitori e vivermi quella vita che è sempre la stessa che poi metto dentro le canzoni". La riflessione dell'artista si chiude con una stoccata all'industria musicale contemporanea: "In un periodo storico in cui l'intelligenza artificiale può scriverti le canzoni, credo che la cosa più artistica che si possa fare sia dire: 'Non ci sono'. Non ho bisogno di esserci in questo momento".
Testa a testa tra le ammiraglie Rai e Mediaset nella sfida del prime time. A prevalere in termini di share è Canale 5 con lo show 'Gigi e Vanessa Insieme', che ottiene il 20.3%, mentre in valori assoluti il programma più visto della serata è la replica de 'Il Commissario Montalbano' su Rai1, che raccoglie davanti al video 3.037.000 spettatori (18.3%).Ottima performance per Rai3 con "Chi l'ha Visto?", che si conferma uno dei programmi più seguiti del mercoledì sera con 1.491.000 spettatori e il 9,5% di share.
Fuori dal podio troviamo La7 con 'Una Giornata Particolare' che ha raccolto 1.040.000 spettatori (6% share) mentre Rai2 con 'L’uomo dei ghiacci – The Ice Road' ha interessato 719.000 spettatori (4,1% share). A seguire: Italia1 con 'Terminator – Destino oscuro' (658.000 spettatori, 4% share); Nove con 'La Corrida' (486.000 spettatori, 3,7% share); Rete4 con 'Realpolitik' (419.000 spettatori, 3,3% share) e Tv8 con '4 Ristoranti' (388.000 spettatori, 2,7% share).
In access prime time, domina Canale 5 con 'La Ruota della Fortuna' con 5.639.000 spettatori e uno share del 27,3%, mentre 'Affari Tuoi' su Rai1, ha raccolto 4.580.000 spettatori (22,1% share).
"Non chiamate numeri con il prefisso 893 a pagamento'... 
Un dialogo padre-figlia per raccontare una nuova rinascita artistica. È così che Eros Ramazzotti ha scelto di presentare il suo nuovo progetto discografico, dal titolo ‘Una storia importante’, fuori il 21 novembre in tutto il mondo, in versione italiana e spagnola. Al suo fianco, nella prestigiosa cornice delle cantine di 'Ca del Bosco, nel Bresciano - c'è Aurora, la sua primogenita, il ponte perfetto tra passato e futuro. Un disco che chiude un capitolo importante della sua carriera, ma che ne inaugura uno nuovo.
Eros non è esattamente un fiume in piena: “Mi devo scaldare un po’, sono un diesel”, scherza. Per fortuna al suo fianco c’è Aurora, “l’unica in grado di strappargli più di tre parole per risposta”. Ed è proprio lei che, a 29 anni dalla sua nascita, torna protagonista nel nuovo album con ‘L’Aurora’, in una nuova versione con Alicia Keys. “Il mio rapporto con questa canzone è speciale – racconta la figlia - perché tu me l’hai dedicata quando non ero ancora nata. Poi, è stato bello vedere come nel tempo la gente l’ha dedicata ai propri cari. Questa tua canzone è diventata un regalo per chi la sente sua!”.
‘Una storia importante’ dà oggi il titolo al nuovo disco. Ma quarant’anni fa è stato il titolo del brano con cui Eros si è esibito al Festival di Sanremo del 1985 e che lo ha consacrato come uno dei big della musica pop italiana. "La musica è la cosa che sono riuscito a fare meglio di tutto nella mia vita, oltre ai figli", ha detto.
L’amore incondizionato è anche quello per l’Italia: “È la mia casa, nel bene e nel male. È un paese stupendo ma con tanti problemi che si potrebbero risolvere”, ha detto, anche se “In Italia c’è tanta gente che ha gran testa. Abbiamo potenziale ma non ci applichiamo”. Nel corso della conferenza, Eros ha speso parole di stima e affetto per gli ospiti, “miei grandi amici”, che hanno preso parte al suo album: un viaggio di 15 brani inediti, alcune delle hit più iconiche della sua carriera, riarrangiate in una nuova veste con grandi artisti internazionali e italiani. Tra questi: Ultimo per ‘Un’emozione per sempre’ che Eros definisce come “un ragazzo molto in gamba, il suo figlio artistico”. Jovanotti è in ‘La mia strada’. ‘Come nei film’ è in collaborazione con Max Pezzali. ‘Se bastasse una canzone’ è con Andrea Bocelli. ‘Quanto amore sei’ con Giorgia e ‘Buona stella’, già presentata ad Amsterdam, con Elisa, di lei Eros ha detto “la conosco dal 1997 e l’ho voluta anche ai miei concerti in tour all’estero”.
Tra le altre collaborazioni, Carín León, Kany García e Lali. Ma un desiderio resta ancora sospeso: “Mi inginocchierei sui ceci per fare un duetto con Lady Gaga, ho visto il suo concerto a Milano ed è stato pazzesco”, ha detto. Ramazzotti ha le idee precise e non risparmia una riflessione sul panorama della musica attuale: "Purtroppo oggi si usa molto l’autotune. Ormai la gente non capisce la differenza tra chi lo usa e chi non lo usa, ma sarebbe il caso di ritornare al passato per apprezzare chi canta veramente. C'è una carenza di identità nella musica che si ascolta oggi e sono pochi gli artisti che hanno davvero la forza di mantenere alto il successo".
"Il sistema offre possibilità anche a chi non è all'altezza di fare cose buone", ha detto conversando con la figlia Aurora, "dal vivo se non sei in grado non vai lontano. Per me il successo arriva perché il pubblico apprezza e riconosce che hai fatto qualcosa di valore". Guardando al futuro, Ramazzotti si augura di poter "continuare a fare ciò che ho fatto in questi anni", ribadendo la centralità del genere che lo ha consacrato, "il pop per me non morirà mai". Oggi, conclude, "c'è un mix di tanti generi", come trap e rap, "ma non hanno la forza che ha avuto il pop in questi anni". Una carriera segnata da successi e incontri che gli hanno cambiato la vita, come quello con Pippo Baudo, nel 1984 quando vinse nella categoria Nuove Proposte con ‘Terra promessa’. Di lui ricorda: “Un grande professionista. Quando ho vinto mi ha dato una spinta dicendomi ‘vai adesso diventerai un grande artista’. Ha dato molta importanza alla musica italiana e agli altri, oggi è difficile da trovare in giro, mancherà”. (di Marica Di Giovanni)

Il bagno si conferma sempre più come uno spazio centrale della casa e del benessere personale. Non è più percepito come un ambiente puramente funzionale, ma come un luogo dedicato alla cura di sé e alla qualità della vita quotidiana. È quanto emerge dal 'Bathroom Design Monitor 2025', la ricerca condotta da Niq-GfK Italia per Assobagno di FederlegnoArredo, che ha coinvolto tremila consumatori in Italia, Francia e Germania, tutti impegnati in una recente ristrutturazione del bagno o intenzionati a realizzarla nei prossimi 18 mesi. Oltre la metà degli intervistati - 54% a livello europeo e 57% in Italia - considera il bagno il fulcro del benessere domestico: un ambiente in cui si investe, non solo economicamente, per ottenere qualità, estetica e funzionalità.
Non a caso, il percorso d’acquisto si rivela sempre più informato e articolato. Il negozio fisico si conferma in ogni caso protagonista assoluto: il 90% degli acquisti avviene ancora in negozio/punto vendita, dove la competenza del personale è essenziale per la decisione finale. Parallelamente, cresce la quota di consumatori che integra canali fisici e digitali: un pubblico esigente, ma che rappresenta una grande opportunità per le imprese che si dimostrano capaci di integrare al meglio mondo fisico e digitale. La presentazione dei risultati della ricerca si è svolta nell’ambito di una giornata organizzata da Assobagno, che ha ospitato anche una tavola rotonda dedicata al tema della distribuzione. Al confronto hanno partecipato Maurizio Lo Re (presidente Angaisa), Ferdinando Napoli (Ceo & co-founder Archiproducts) e Tommaso Moroni (direttore generale Arky powered by Leroy Merlin), in un dialogo coordinato dal giornalista Filippo Poletti, LinkedIn Top Voice.
“Il Bathroom Design Monitor nasce per offrire agli operatori strumenti concreti per interpretare l’evoluzione dei comportamenti d’acquisto. La ricerca mostra un consumatore più informato e consapevole, che si muove con naturalezza tra fisico e digitale. Il punto vendita resta un riferimento essenziale, ma la decisione inizia molto prima, online. Per aziende e distribuzione significa garantire coerenza, competenza e servizio lungo tutto il percorso”, afferma Elia Vismara, presidente di Assobagno di FederlegnoArredo.
Il fatturato alla produzione del Sistema Arredobagno si attesta intorno ai 4,2 miliardi di euro, secondo i Consuntivi del Centro Studi di FederlegnoArredo. Francia e Germania si confermano i principali sbocchi esteri, ciascuno con circa 260 milioni di euro di valore, pari a più del 15% dell’export. Il mercato interno, stabile, rappresenta il 60% del totale. In questa cornice, la proroga dei bonus edilizi e del bonus mobili fino al 2026 incentiva l’investimento nel bagno come spazio di benessere e facilita l’accesso a prodotti di qualità made in Italy. La ricerca evidenzia un consumatore moderno, informato, in cerca di ispirazioni e soluzioni personalizzate, che affronta l’acquisto dell’arredobagno come un processo attento, che spesso prevede l’integrazione di diversi canali (sia fisici che digitali) nella raccolta di informazioni e nella finalizzazione dell’acquisto.
Il 97% dei consumatori europei si informa prima di acquistare e il 44% lo fa online, una pratica ormai trasversale a tutte le fasce d’età. I principali strumenti utilizzati sono motori di ricerca (64%), siti e app dei retailer (58%) e dei produttori (48%). In Italia spicca il ruolo di architetti e designer (28%) e delle riviste specializzate (29%), mentre in Germania l’online risulta ancora più determinante (49%). Il negozio fisico resta il canale predominante negli acquisti di arredobagno: il 90% dei consumatori europei acquista infatti in negozio. La quota di consumatori che nell’ultima ristrutturazione hanno acquistato sia in negozio che on-line tuttavia è molto significativa - 41% in Europa, 37% in Italia, 50% in Germania - confermando l’importanza, da parte delle aziende, di adottare una strategia multicanale.
In Italia, il personale del punto vendita è il principale fattore che guida le scelte: competenza tecnica e capacità di ascolto sono determinanti per costruire fiducia. L’online - recensioni ed esperti - viene consultato, ma incide meno sulla decisione finale. L’88% ha acquistato offline e l’84% prevede di farlo anche in futuro. L’e-commerce cresce (21% ha acquistato online, 41% lo farà), ma converte solo in parte le intenzioni, confermando solidità e valore del punto vendita. I consumatori cercano funzionalità e robustezza, con grande attenzione alla durata dell’investimento. Completano il quadro design e qualità costruttiva, elementi chiave nella scelta del prodotto.

E' l'ex compagno della vittima l'uomo fermato mercoledì dalla Polizia per l'accoltellamento della 38enne ferita mentre erano in auto sul Gra di Roma. Connazionale della donna, è stato individuato grazie alla cella telefonica agganciata a Fiano Romano e fermato per strada.
La 38enne, subito dopo il fatto, aveva detto a chi l'ha soccorsa: "E' stato il mio compagno[1]".
La donna ha riportato ferite al viso, testa, torace e alla mano. Ricoverata al Sant'Andrea in condizioni critiche, non era in pericolo di vita.
I sassaresi, già qualificati, sconfitti ieri in Germania 73-77...
A Calamosca i sommozzatori, le unità cinofile e i droni... 
Un forte aumento dei prezzi per i prodotti a base di tabacco "spingerà i consumatori verso prodotti illeciti piuttosto che verso la cessazione". Lo afferma Francesco Moscone, professore dell'Università Ca’ Foscari di Venezia e della Brunel University di Londra, nel corso di un'audizione al Parlamento europeo incentrata sulla proposta della Commissione di modifica della Direttiva Ue sulla tassazione del tabacco.
L'esperto rileva che il commercio illecito va incorporato nella valutazione dell'esecutivo Ue, sottolineando che i dati dell'Ufficio europeo per la lotta antifrode combinati con informazioni fiscali pubblicamente disponibili "rivelano una correlazione statisticamente significativa tra livelli di accisa e commercio illecito. In altre parole, tasse più alte sono generalmente associate a un aumento dell'attività illecita". La proposta della Commissione "presume una bassa sensibilità al prezzo, con stime di elasticità di -0,5 per le sigarette e -1,4 per i prodotti più recenti.
La ricerca, tuttavia, suggerisce che i nuovi prodotti alla nicotina sono più sensibili al prezzo, con elasticità che vanno da -1,6 a -2,2, mentre l'Organizzazione mondiale della sanità stima l'elasticità delle sigarette a -0,4. Queste cifre implicano una realtà chiara: un forte aumento dei prezzi spingerà i consumatori verso prodotti illeciti piuttosto che verso la cessazione", afferma Moscone. Una bassa elasticità per le sigarette, spiega, significa che i consumatori "difficilmente smetteranno di fumare", ma si sposteranno verso prodotti più economici e potenzialmente illegali provenienti dall'esterno dell'Ue". E per i prodotti più recenti, l'elasticità più alta "suggerisce un passaggio ancora più rapido verso i mercati illeciti, attualmente riforniti principalmente da prodotti cinesi economici e non autorizzati".
Inoltre, un aumento uniforme delle accise Ue andrebbe a impattare i diversi Stati membri in maniera differente, dal momento che presentano condizioni macroeconomiche molto diverse, prosegue il professore. "Un'aliquota minima unica presuppone redditi simili e capacità simili di assorbire variazioni di prezzo, eppure il pil pro capite della Bulgaria è circa otto volte inferiore a quello del Lussemburgo. Quando lo stesso aumento fiscale viene applicato ovunque, il peso sulle regioni a basso reddito è maggiore, poiché lo stesso aumento di prezzo consuma una quota maggiore del reddito delle famiglie".'
Considerare effetto inflazione su ripresa economica Ue'
La revisione proposta dall'esecutivo europeo riconosce le differenze di reddito regionali adeguando i livelli minimi di accisa per riflettere il potere d'acquisto, ma le componenti di parità di potere d'acquisto "dovrebbero essere più elevate per armonizzare il mercato in termini reali piuttosto che nominali. Ignorare queste realtà rischia uno scenario in cui tutti perdono: gli Stati membri perdono gettito fiscale, i consumatori rimangono fumatori ma usano prodotti non regolamentati, e le reti criminali ottengono un nuovo flusso lucrativo", avverte Moscone.
Il professore passa poi a considerare gli impatti sistemici della proposta della Commissione, la cui valutazione d'impatto afferma che l'adeguamento proposto delle accise potrebbe aumentare l'inflazione a livello dell'Ue di circa lo 0,55%. "Questa non è una questione banale: un'inflazione eccessiva crea un freno negativo sui consumi, in particolare in un'economia che sta sperimentando un rallentamento", e influisce anche sulla spesa per finanziare il debito, sottolinea Moscone. "Gli anni recenti hanno visto l'inflazione nell'Ue raggiungere massimi storici: le previsioni suggeriscono che l'inflazione sta lentamente diminuendo, ma il percorso rimane fragile, e un aumento dello 0,55% influirebbe negativamente sulla ripresa"
.L'impatto più immediato, continua, sarebbe la riduzione del potere d'acquisto delle famiglie nell'istante in cui il costo della vita supera i salari e il reddito reale diminuisce, tagliando la spesa e aumentando l'incertezza. Il tutto, aggiunge l'economista, può portare la Bce ad azioni che limitano ulteriormente la domanda. Mentre a livello di conti pubblici, considerati i circa 15 mila miliardi di euro di debito pubblico detenuti dall'Ue, l'aumento dell'inflazione previsto dalla Commissione europea porterebbe a un aumento dei pagamenti di interessi governativi tra i 12 e i 16 miliardi di euro, "annullando potenzialmente quasi tutti i guadagni di entrate previsti".
'Accise prodotti nicotina siano proporzionali a rischio'
Nel rivedere la Direttiva sulla tassazione, sarebbe poi opportuno applicare una tassazione proporzionale al rischio invece di aliquote fiscali armonizzate per tutti i prodotti del tabacco e della nicotina. L'economista rileva come i prodotti alla nicotina più recenti (tabacco riscaldato, bustine di nicotina e sigarette elettroniche) siano "identificati come meno dannosi", comportino "diversi livelli di rischi per la salute" e "quando usati come sostituti, possono ridurre il danno".Questi elementi sono verificati da istituzioni di ricerca scientifica indipendenti statali quali il Bfr tedesco, il Consiglio superiore della sanità belga, il Comitato britannico sulla tossicità e la Food and drug administration statunitense, "che costantemente rilevano che i prodotti alla nicotina più recenti sono meno tossici delle sigarette combustibili", evidenzia Moscone, dicendosi pronto a rivedere la propria posizione qualora la ricerca scientifica dovesse cambiare.
'Risparmi in Italia per 700 mln se metà fumatori passasse a prodotti a basso rischio'
Ma stando a una sua ricerca recente, sottoposta a peer review, "se metà dei fumatori italiani passasse a prodotti a rischio ridotto, come il tabacco riscaldato e le sigarette elettroniche, potremmo risparmiare circa 700 milioni di euro in costi diretti ogni anno. E i risparmi indiretti potrebbero essere ancora maggiori".L'approccio dell'esecutivo Ue, dunque, "non si allinea con le prove scientifiche di cui sopra, né con il modo in cui l'Ue gestisce altri settori. In molteplici ambiti, l'Ue applica una tassazione proporzionale al rischio. I dazi sugli alcolici aumentano con il contenuto alcolico. Le tasse sulle bevande zuccherate aumentano con la concentrazione di zucchero. E la tassazione energetica è collegata al contenuto energetico e all'impatto ambientale", sottolinea Moscone, evidenziando come una tassazione uguale per rischi diseguali "rimuove gli incentivi di prezzo per i fumatori a passare ad alternative meno dannose e porta a costi sanitari evitabili".
Una cinquina di cibi per contrastare il diabete o per allontanare il rischio di malattia. L'alimentazione e le scelte a tavola sono elementi chiave per il controllo della glicemia e del livello di glucosio nel sangue. Una dieta che tenga conto dei pericoli legati al diabete comporta effetti positivi riducendo i rischi e le complicanze connesse a patologie del cuore, ipertensione, ictus.
Il tema è sotto i riflettori in particolare negli Stati Uniti, dove oltre 30 milioni di persone soffrono di diabete. La American Diabetes Association da anni evidenzia che le scelte a tavola ricoprono un ruolo determinante nel contrasto alla malattia e dal proprio sito indica alimenti 'superstar' per le loro caratteristiche.
Verdure non amidacee
La ADA consiglia il consumo di verdure non amidacee, che nel piatto ideale potrebbero arrivare ad occupare metà dello spazio disponibile. L'elenco comprende broccoli, spinaci, cetrioli, zucchine e peperoni. Tutti vegetali ricchi di vitamine e minerali come le vitamine A, C, K e folati. Apportano ferro, calcio e potassio all'organismo. Questi alimenti sono poveri di calorie e carboidrati.
Menzione speciale per i legumi
Il menù dovrebbe comprendere legumi, definiti dall'ADA "superstar delle proteine vegetali" perché sono ricchi di fibre, folati, potassio, ferro e zinco. Sì ai fagioli in tutte le varietà: rossi, bianchi o neri. Promossi anche ceci, piselli e lenticchie, che offrono tutti una serie di benefici grazie ai loro nutrienti.
Secondo gli studi, 120 grammi di questi alimenti forniscono la stessa quantità di proteine di 30 grammi di carne, senza grassi saturi.
Il menù deve comprendere pesce per il contributo in termini di omega-3 che sono in grado di ridurre il rischio di malattie cardiache e infiammazioni. "I pesci ricchi di questi grassi sani sono talvolta definiti 'pesci grassi'. In questo gruppo spicca il salmone -evidenzia l'ADA-. Altri pesci ricchi di omega-3 sono l'aringa, la sardina, lo sgombro, la trota e il tonno". Il consiglio è "mangiare pesce grasso almeno due volte a settimana per trarne i benefici nutrizionali".
Frutta secca senza esagerare
Si ritiene che 30 grammi di frutta secca possano apportare grandi quantità di grassi sani, magnesio e fibre. Anche alcuni tipi di frutta secca - in particolare le noci - sono una buona fonte di acidi grassi omega-3.
Frutti di bosco e agrumi
Capitolo frutta: secondo l'ADA sono due le voci da privilegiare. I frutti di bosco, naturalmente dolci, sono considerati un'ottima opzione per un piano alimentare per diabetici: sono ricchi di antiossidanti, vitamine C e K, manganese, potassio e fibre.
Ok agli agrumi, che contengono anche fibre, folati e potassio. Tra pompelmi, arance e limoni (utilizzati per arricchire pietanze), meglio i frutti interi rispetto ai succhi.

Per "porre fine" alla guerra in Ucraina "è necessario che anche gli ucraini e gli europei siano d'accordo su questi piani". A lanciare il monito a proposito del piano di pace cui gli Usa di Donald Trump e la Russia starebbero lavorando, è l'Alta Rappresentante dell'Ue Kaja Kallas, oggi a margine del Consiglio Affari Esteri a Bruxelles.
Il presidente russo Vladimir Putin, continua Kallas, "potrebbe porre fine a questa guerra immediatamente, se smettesse di bombardare i civili e di uccidere le persone. Ma non abbiamo visto alcuna concessione da parte russa. Accogliamo con favore tutti gli sforzi significativi per porre fine a questa guerra, ma deve essere giusta e duratura, il che significa che gli ucraini, ma anche gli europei, devono essere d'accordo".
Per Kallas, gli europei non sono stati coinvolti nell'elaborazione del presunto piano di pace russo-americano[1]: "Non che io sappia", risponde.
Il piano di pace di Trump in 28 punti
Secondo quanto riportato da Axios, il piano di pace di Trump per la fine della guerra in Ucraina garantirebbe alla Russia alcune zone dell'est del Paese che attualmente non controlla - in sostanza tutto il Donbass - in cambio di garanzie di sicurezza degli Stati Uniti per Kiev e per l'Europa nel caso di future aggressioni di Mosca, ha rivelato una fonte dell'amministrazione americana, secondo cui la convinzione della Casa Bianca è che l'Ucraina perderebbe comunque quelle porzioni di territorio che dovrebbe cedere alla Russia e che quindi sia "interesse di Kiev raggiungere un accordo adesso".
I 28 punti del piano di Trump darebbero alla Russia il pieno controllo delle regioni di Luhansk e Donetsk (che insieme formano il Donbass), nonostante l'Ucraina controlli ancora il 12% di territorio in quelle zone. Nonostante il controllo di Mosca, le aree dalle quali Kiev dovrebbe ritirarsi sarebbero considerate una zona smilitarizzata nella quale la Russia non potrebbe dispiegare proprie truppe, riferisce Axios, secondo cui nelle altre due regioni di Kherson e Zaporizhzhia le attuali linee di controllo rimarrebbero per lo più congelate, con la Russia che restituirebbe alcuni territori, previa negoziazione.
Ancora, secondo il piano, gli Stati Uniti e altri Paesi riconoscerebbero la Crimea e il Donbass come territorio legalmente russo, ma all'Ucraina non sarebbe richiesto di farlo.
Il piano, secondo indiscrezioni riportate dal Financial Times e dall'Economist, includerebbe anche limitazioni alle dimensioni dell'esercito di Kiev e alle sue armi a lungo raggio in cambio di garanzie di sicurezza da parte degli Stati Uniti. Non è chiaro cosa comporterebbero le garanzie di sicurezza degli Stati Uniti oltre alla promessa di difendere l'Ucraina da ulteriori aggressioni russe.
Secondo due fonti con conoscenza diretta, il Qatar e la Turchia sono coinvolti nella stesura del nuovo piano di Trump e nel sostenere gli sforzi di mediazione degli Stati Uniti e un funzionario di Doha avrebbe partecipato ai colloqui tra l'inviato della Casa Bianca Steve Witkoff e il consigliere per la sicurezza nazionale ucraino Rustem Umerov lo scorso fine settimana.
Mosca: "Nessuna proposta ufficiale da Usa"
Mosca tuttavia non avrebbe ancora ricevuto dagli Stati Uniti alcuna proposta ufficiale di accordo di pace con l'Ucraina, ha dichiarato la portavoce del ministero degli Esteri russo Maria Zakharova. ''La Russia non è a conoscenza del nuovo piano di pace riguardante l'Ucraina e non ha ricevuto bozze di accordi dagli Stati Uniti'', ha affermato.
Giornata mondiale dei diritti dei bambini, Mattarella: "Loro sofferenza è sconfitta intera comunità"

"La sofferenza di un bambino è la sconfitta di un’intera comunità mentre ogni volta che un giovane cresce ascoltato, accolto, rispettato, la collettività si rinnova e ritrova, nella sua voce, la speranza del futuro". Lo sottolinea il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, in occasione della Giornata mondiale dei diritti dei bambini.
"Ascoltare i bambini, riconoscere i loro bisogni, proteggere i loro diritti: questo è l’impegno che la Giornata odierna sollecita a mantenere quotidianamente. Richiamo a riconoscere il valore delle loro parole, delle loro esperienze, delle loro necessità come parte integrante della vita della nostra comunità. Le bambine e i bambini sono portatori di diritti fondamentali, e milioni di essi oggi ne sono privati. Sono vittime di violenza, tratta e sfruttamento, vengono spesso ridotti in condizioni di schiavitù, oggetto di persecuzione e di rapimenti per farne bambini-soldati. Oggi, mentre i conflitti si moltiplicano, le crisi umanitarie e le disuguaglianze si aggravano, sono i più piccoli a pagare il prezzo più alto".
"Anche nel nostro Paese - avverte Mattarella - persistono situazioni di abbandono e marginalità che non possiamo permettere si consumino nel silenzio e nell’indifferenza. Troppi ragazzi nascondono la propria fragilità dietro la rabbia, il mutismo o lo schermo di un computer, in un contesto che li osserva senza comprenderli davvero. È necessario un impegno concreto, quotidiano e condiviso per restituire ai più giovani fiducia, tutela e reali opportunità di crescita, rendendo effettivi i principi costituzionali che proteggono l’infanzia e ne promuovono lo sviluppo umano e sociale".

E' di almeno quattro morti il bilancio di un nuovo raid aereo condotto oggi, giovedì 20 novembre, dalle Idf nel sud della Striscia di Gaza, nell'area di Khan Younis. Lo riferisce la Protezione civile palestinese, spiegando che tre persone sono morte in un raid aereo condotto su una casa nella zona di Bani Suheila a est di Khan Younis.
Una fonte dell'ospedale Nasser ha detto all'emittente al-Jazeera che una quarta persona è stata uccisa da un drone israeliano ad Abasan al-Kabira, a est di Khan Younis.
Intanto l'ambasciatore statunitense in Israele Mike Huckabee è intervenuto sull'ondata di violenze da parte degli estremisti israeliani contro i palestinesi in Cisgiordania definendole "terrorismo". "Penso che ci sia un'escalation", ha aggiunto Huckabee in un'intervista a Elizabeth Vargas Reports di NewsNation. "Anche gli israeliani possono fare terrorismo. Ma la maggior parte di queste persone non sono veri e propri coloni che vivono lì... Si tratta di un numero molto esiguo, per lo più giovani, arrabbiati e scontenti. Sono dei delinquenti. Molti di loro non vivono nemmeno in Giudea e Samaria (Cisgiordania, ndr). Arrivano lì per creare scompiglio".
Huckabee ha osservato che gli attacchi dei coloni sono stati condannati dai leader israeliani e che Gerusalemme si è impegnata a consegnare alla giustizia i responsabili. Negli ultimi giorni si sono verificati alcuni arresti a seguito di ripetuti attacchi che hanno coinvolto oltre 100 estremisti israeliani, ma non è stato presentato alcun atto di accusa e molti dei sospettati sono stati rilasciati.

Sempre alle prese con i 'correttivi' alla manovra, i partiti del centrodestra puntano a far passare i cosiddetti emendamenti bandiera. Confermato in serata il vertice dei leader della coalizione per chiarirsi e risolvere tutti i nodi sul tavolo. All'incontro, raccontano fonti parlamentari, parteciperanno anche i capigruppo della maggioranza. In giornata è atteso pure il Cdm, che non è stato ancora ufficialmente convocato ma, secondo indiscrezioni, dovrebbe tenersi alle 17 a palazzo Chigi.
Se dovesse essere confermata questa indiscrezione sulla riunione del governo, il summit tra i leader dovrebbe svolgersi subito dopo, intorno alle 18.
123 emendamenti segnalati da FdI
Sono intanto 123 gli emendamenti alla manovra segnalati da Fratelli d'Italia. Tra le proposte alla legge di Bilancio il partito di maggioranza conferma quella, a firma Malan, che prevede che le riserve auree gestite e detenute dalla Banca d'Italia appartengano allo Stato.
Vengono inoltre segnalati i quattro emendamenti che prevedono le sanatorie edilizie, tra cui i due relativi alla regione Campania. Fdi segnala anche la proposta emendativa che introduce un'imposta di 500 euro su ogni pagamento per l'acquisto di beni o servizi effettuato in denaro contante per un importo compreso tra 5.001 e 10.000 euro.
Tra le altre proposte segnalate, viene confermato l'emendamento che introduce la tassa di 2 euro per le piccole spedizioni provenienti dai Paesi extra Ue.
Tra i 123 emendamenti alla manovra, segnalato anche quello a prima firma Mennuni che prevede l'istituzione presso l'Inps del Fondo di previdenza per i Giovani (Fpg) a favore dei nuovi nati nel medesimo anno, che ha natura individuale e viene attivato entro i prime tre mesi di vita del nuovo nato da parte dei genitori o di un parente entro il terzo grado o affine entro il secondo grado, con un primo versamento volontario iniziale minimo di 100 euro. All'attivazione del Fondo, l'Inps concorre con un versamento pari a 50 euro.
67 emendamenti segnalati dalla Lega
La Lega ha invece segnalato 67 emendamenti alla manovra. Tra questi, la proposta di soppressione dell'incremento dell'aliquota della cedolare sugli affitti brevi, a firma Romeo. Inoltre vengono segnalati tra gli altri gli emendamenti sul Piano casa Italia e quelli che prevedono la sospensione dell'adeguamento dell'età pensionabile, la rimodulazione della Rottamazione-quinquies, la sterilizzazione dell'aumento dell'età pensionabile delle forze dell’ordine, le assunzioni straordinarie di personale delle Forze di polizia, la soppressione dell'articolo che apporta modifiche alla disciplina dei dividendi. Tra le altre proposte segnalate, infine, spicca la soppressione del divieto di compensazione contributi previdenziali e la modifica migliorativa della disciplina dell'iperammortamento.

"I medici mi dicono che Fede ha la gamba staccata dal corpo e che rischia seriamente di perderla. Ho visto solo una volta le immagini della sua caduta. Orribile, non le guardo più". Lo racconta al Corriere della Sera Ninna Quario, madre di Federica Brignone, tornando ai primi momenti dell'incidente che ha bloccato la fuoriclasse azzurra. Dopo sette mesi "ha di nuovo la gamba, con i suoi muscoli, il ginocchio. Cammina e per me è già tantissimo. Ora bisogna capire se è tornata anche come sciatrice".
A Milano-Cortina ci sarà? "Ha ripreso ad allenarsi da qualche giorno, fin qui ha fatto solo riabilitazione, ed entro la fine del mese tornerà sulla neve. Il punto è tutto lì: se si sentirà bene come prima sugli sci, ci sarà". Ma l'augurio è, "come mamma, che smetta. Ha vinto tutto, va bene anche se la chiude qui. Si è distrutta una gamba, il ginocchio le è esploso, sarebbe già fantastico vederla tornare in gara e basta".

Fino a 50mila infermieri potrebbero lasciare il Regno Unito dopo la stretta sui migranti decisa dalla ministra degli Interni britannica. Lo rivela un sondaggio condotto dal Royal College of Nursing e di cui il 'Guardian' ha visionato una copia, secondo il quale il Sistema sanitario nazionale britannico rischia di precipitare nella peggiore crisi di sempre perché sarebbe il più colpito dalla stretta sui lavoratori immigrati.
Tra le misure introdotte per limitare l'immigrazione c'è un innalzamento dei requisiti di competenza per i lavoratori stranieri, ai quali verrà chiesta la laurea, e una migliore conoscenza del livello della lingua inglese per tutti i tipi di visto, compresi quelli per i familiari a carico. Piani ''immorali', secondo i rappresentanti del mondo infermieristico citati dal 'Guardian', con un previsto esodo di massa di infermieri che rischia di minacciare la sicurezza dei pazienti e vanificare gli sforzi del governo per ridurre i tempi di attesa.
Il Guardian ricorda che sono oltre 200mila gli infermieri con formazione internazionale, circa il 25% della forza lavoro totale del Regno Unito, che ammonta a 794mila unità. Le modifiche proposte dal governo al permesso di soggiorno a tempo indeterminato hanno suscitato allarme, tanto che in molti stanno valutando di lasciare definitivamente il Regno Unito, secondo quanto suggerisce l'indagine. Quasi un infermiere su 10 che lavora nel Regno Unito potrebbe infatti essere interessato dalle modifiche proposte. Secondo i dati governativi, 76.876 persone hanno ottenuto un visto dal 2021 e avrebbero diritto allo status di residente permanente dopo cinque anni. Tuttavia, i piani per raddoppiare tale periodo a un decennio hanno messo a repentaglio il loro futuro.
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