
A pochi mesi dall'appuntamento del luglio scorso in cui istituzioni, clinici ed esperti si erano riuniti a Roma per affrontare il tema della transizione dall'età pediatrica all'età adulta nelle malattie neurologiche rare, si è tenuto l'incontro 'Regione Lazio. Continuità di cura nelle malattie rare: il Lazio costruisce il modello di transizione' dedicato alle encefalopatie dello sviluppo ed epilettiche (DEEs) e ai percorsi assistenziali previsti dal Piano nazionale malattie rare 2023-2026, organizzato da Edra Spa con il supporto non condizionato di Ucb Pharma. L'evento si inserisce nel solco tracciato dall'appuntamento istituzionale della scorsa estate, durante il quale era stato presentato il documento 'DEEstrategy', modello operativo promosso da Ucb in collaborazione con Edra, volto a garantire continuità assistenziale e integrazione multidisciplinare nei percorsi di cura dei pazienti con DEEs.
Il Lazio - spiegano gli organizzatori in una nota - rappresenta oggi un contesto particolarmente significativo: la presenza di numerosi policlinici e Irccs, unita a una orogeografia disomogenea, mette in evidenza in modo marcato le criticità della transizione pediatrico-adulta, ma allo stesso tempo offre un terreno ideale per sperimentare soluzioni concrete e replicabili. Il nuovo incontro ha voluto presentare agli stakeholder regionali il modello DEEstrategy come strumento operativo già pronto all'implementazione, promuovere un confronto sulle politiche regionali e sulle possibili azioni di miglioramento, raccogliere proposte per protocolli regionali di transizione, attivazione di case manager dedicati, definizione di Kpi (Key Performance Indicators) per monitorare qualità ed efficacia dei percorsi. "La personalizzazione della cura - ha affermato Federico Vigevano del San Raffaele di Roma, tra gli autori del documento DEEStrategy - passa innanzitutto da una definizione precisa della malattia e delle sue comorbidità. Solo partendo da una diagnosi accurata possiamo valutare in modo attendibile gli effetti delle terapie farmacologiche e riabilitative. Strumenti operativi come l'Acute Seizure Action Plan consentono di garantire continuità terapeutica anche nelle situazioni di emergenza, soprattutto per quei pazienti che vivono lontano dai centri di riferimento e si rivolgono a strutture sanitarie di primo livello".
Nel corso della precedente conferenza, il documento DEEstrategy aveva individuato 4 ambiti prioritari su cui agire a livello nazionale e regionale: gestione strutturata della transizione pediatrico-adulta; rafforzamento dell'approccio multidisciplinare; potenziamento della rete socioassistenziale; sviluppo della telemedicina per ridurre disuguaglianze territoriali e migliorare l'accesso alle cure. Questi stessi temi sono stati al centro dell'incontro regionale, con l'obiettivo di tradurre le linee guida nazionali in azioni concrete per il territorio laziale. "Come Consiglio regionale non faremo mai mancare il nostro supporto a iniziative di confronto serio, pacato e costruttivo, finalizzate a migliorare i modelli di presa in carico e la transizione delle cure, assicurando continuità assistenziale e maggiore omogeneità sul territorio - ha dichiarato Antonello Aurigemma, presidente del Consiglio regionale del Lazio - L'integrazione tra ospedali, centri di riferimento e servizi territoriali rappresenta una delle sfide centrali per il futuro della sanità. E' su questo terreno che dobbiamo continuare a lavorare per rispondere in modo efficace alle complessità delle malattie rare".
Pochi giorni prima dell'incontro di Roma - riferiscono i promotori - si sono svolti eventi regionali a Firenze e Palermo, con l'obiettivo di presentare il modello DEEstrategy agli stakeholder locali e stimolare il dibattito sulle politiche regionali in ambito di malattie rare. Questi appuntamenti hanno rappresentato un momento fondamentale per raccogliere proposte concrete e attuabili, con un focus particolare sul coinvolgimento delle realtà locali, per proporre un modello replicabile non solo per le DEEs, ma anche per altre patologie rare e per altre Regioni, creando così le basi per un percorso strutturato che favorisca una transizione più fluida e omogenea tra i servizi pediatrici e quelli per adulti.
La Regione Lazio ha avviato negli ultimi anni un percorso condiviso con il Coordinamento malattie rare per applicare e monitorare le linee di indirizzo sulla transizione. Tuttavia, resta fondamentale rafforzare tali linee e coordinare in modo più efficace centri di riferimento, servizi territoriali, direzioni aziendali e associazioni dei pazienti. "Le istanze portate dalle famiglie e dalle associazioni - ha sottolineato Roberto Poscia, responsabile del Centro interdipartimentale malattie rare (Cimr) del Policlinico Umberto I - sono assolutamente fondate: il vero obiettivo deve essere quello di non perdere tempo e di non dare mai al paziente la percezione di essere lasciato solo. La presa in carico deve essere continua, strutturata e riconoscibile lungo tutto il percorso di cura. Rafforzare il ruolo dei case manager e l'integrazione tra ospedale e territorio significa semplificare concretamente la vita delle famiglie e, allo stesso tempo, rendere il sistema più efficiente. Percorsi chiari e ben organizzati non migliorano solo gli outcome clinici, ma consentono anche una gestione più sostenibile delle risorse del servizio sanitario".
Le DEEs, che comprendono patologie complesse come le sindromi di Dravet, di Lennox-Gastaut, di Angelman e la sindrome da deficit di Cdkl5 - si legge in una nota - richiedono un'assistenza continua lungo tutto l'arco di vita, con interventi sanitari, sociali, educativi e domiciliari integrati. L'evento di luglio aveva sottolineato la necessità di utilizzare la leva della digitalizzazione, delle reti Hub & Spoke e della collaborazione tra pediatri, neurologi, neuropsichiatri infantili e servizi territoriali per superare le disuguaglianze ancora presenti tra regioni e all'interno delle stesse regioni. L'appuntamento appena concluso ha rappresentato un passo ulteriore per tradurre in pratica questi obiettivi, allineando il Lazio alle indicazioni del Piano nazionale malattie rare 2023-2026 e promuovendo una presa in carico omogenea, multidisciplinare e centrata sui bisogni di pazienti e famiglie. "Per i pazienti e le famiglie il tema centrale non è la transizione in senso amministrativo, ma la continuità di cura - ha evidenziato Katia Santoro, presidente Associazione famiglie Lgs Italia - E' questo l'elemento che deve essere garantito lungo tutto l'arco della vita, senza fratture tra età pediatrica, adulta e geriatrica. Nel passaggio all'età adulta, spesso vengono meno i team multidisciplinari che avevano accompagnato il paziente in età pediatrica. Questo lascia le famiglie sole ad affrontare una gestione complessa, che coinvolge aspetti clinici, sociali e assistenziali".

"Oggi, MiaPensione riceve 10mila richieste di consulenza al mese, in maggioranza da parte di lavoratori dipendenti, ma anche da profili dirigenziali e professionisti con carriere discontinue. Il nostro obiettivo è sviluppare un ecosistema di educazione previdenziale, ma anche finanziaria rivolto alle nuove generazioni, affinché possano orientarsi con sicurezza in un sistema sempre più fragile, in particolar modo per quanto riguarda la previdenza complementare". A dirlo all'Adnkronos/Labitalia Andrea Martelli, fondatore di MiaPensione, realtà nata nel 2022 con l’obiettivo di riportare chiarezza e concretezza in un settore complesso e spesso poco accessibile.
"L’azienda - sottolinea - per poter stare al passo con una domanda di consulenza in forte crescita, ricerca 10 nuovi collaboratori, in particolare: 5 consulenti previdenziali, 3 candidati per il team commerciale e 2 dedicati al customer service".
“Volevamo offrire - spiega - risposte tempestive e affidabili ai lavoratori, in un contesto in cui enti e strumenti informativi non riescono a soddisfare la crescente domanda di orientamento. In pochi mesi abbiamo capito che il mercato aspettava un servizio come il nostro: da due persone siamo passati a 30 collaboratori, nel primo anno, e abbiamo assistito 1.700 persone; oggi i nostri clienti superano quota 20mila. Dallo scorso anno Moltiply Group spa ha acquisito il 51% di MiaPensione, credendo nella crescita di questo progetto”.
“MiaPensione - racconta - dispone di un software proprietario in grado di rimappare il sistema previdenziale italiano e ricostruire carriere frammentate, una criticità sempre più diffusa oggi. Ai lavoratori garantiamo un’analisi personalizzata su quando potranno andare in pensione, quale importo aspettarsi e come ottimizzare la propria posizione. Valutiamo anche la convenienza del pensionamento anticipato e analizziamo opzioni come riscatto della laurea, ricongiunzione contributiva e versamenti volontari. Per i pensionati, invece, verifichiamo l’esattezza dell’assegno percepito, individuando possibili errori e miglioramenti”.
Con un linguaggio chiaro e accessibile, i consulenti MiaPensione spiegano attraverso i canali social le novità del sistema pensionistico: “La previdenza, infatti, non riguarda solo gli over 60. Conoscere le regole permette ai giovani di pianificare scelte professionali consapevoli”.
“Quando abbiamo iniziato per primi in Italia - sottolinea - non erano disponibili nel mercato del lavoro dei profili professionali adatti alle nostre esigenze. Vista la rapida crescita del business e la necessità di reperire nuove risorse, abbiamo selezionato le persone sulla base delle soft skill individuali, mentre la parte della competenza tecnica è stata resa possibile ingegnerizzando il percorso di formazione, grazie alla nostra academy interna che, grazie a un corso di formazione intensivo, in poche settimane permette al consulente di districarsi con sicurezza tra le mille finestre e opportunità del sistema previdenziale”.

Gli anziani, soprattutto nelle Rsa, prendono tanti farmaci, con elevati rischi legati alle possibili interferenze fra i vari medicinali, ma anche all'efficacia e alla sicurezza della terapia orale per la prassi diffusa di alterare le pillole per facilitarne la somministrazione a chi ha difficoltà a deglutire, molto frequente nelle strutture assistenziali. "Nelle Rsa ogni anziano assume in media circa 8 farmaci al giorno, che espongono il 42% degli assistiti ad almeno un'interazione pericolosa, con casi che arrivano fino a 7 interferenze contemporanee. Ma rischi rilevanti derivano anche dalla pratica di manipolazione dei farmaci da assumere per bocca, soprattutto pillole", evidenziano Dario Leosco, presidente della Società italiana di gerontologia e geriatria (Sigg) e ordinario di Geriatria all'università Federico II di Napoli, e Andrea Ungar, ordinario di Geriatria all'università di Firenze e ideatore dello studio dal quale emergono questi risultati preliminari, condotto nelle Rsa per valutare l'appropriatezza e i rischi legati alla complessità dei regimi farmacologici.
"Sono circa 17mila" le pillole "assunte ogni giorno dagli anziani nelle Rsa italiane considerate, su un totale di circa 24mila prescrizioni: per la precisione, 15.927 sono compresse e 850 capsule", illustrano Leosco e Ungar. "Tuttavia, le dimensioni delle pillole possono rappresentare un problema per chi ha difficoltà a deglutire, di conseguenza nelle Rsa una compressa su 3 viene divisa o triturata, mentre poco più di una capsula su 4 viene aperta e 'camuffata' con cibi e bevande. Soluzioni semplici, ma non sempre appropriate nel 13% dei casi: rispettivamente nel 5% di tutte le compresse somministrate e nell'8% di tutte le capsule somministrate, con rischi di inefficacia e sicurezza dei farmaci", commentano gli esperti.
I dati di questa prima indagine nazionale svolta nelle Rsa sulle insidie del modello di prescrizione dei farmaci e della loro forma di somministrazione sono stati appena pubblicati su 'Aging Clinical and Experimental Research'. Lo studio ha coinvolto 3.400 anziani residenti in 82 strutture di 12 regioni italiane rappresentative di tutto il territorio nazionale ed è stato condotto dalla Sigg in collaborazione con Anaste Humanitas, che ha scattato una fotografia durante il Prescription Day 2024. "La gestione del farmaco è un processo complesso, che diventa cruciale soprattutto nelle Rsa, dove gli ospiti sono generalmente più anziani, più fragili e con più malattie croniche, rispetto agli anziani che non vivono in comunità, come mostrano i primi risultati dell'indagine - analizza Alba Malara, presidente Fondazione Anaste Humanitas - Infatti, l'età media è di 85 anni, 70% donne, e la quasi totalità convive con 4 o 5 malattie croniche, con diagnosi di demenza in oltre la metà degli ospiti che in molti casi dipendono dall'assistenza per la maggior parte della vita quotidiana".
"Questo contesto di complessità clinica - prosegue Malara - comporta l'assunzione di una media di circa 8 farmaci al giorno, spesso con una pluralità di somministrazioni quotidiane, fino a 4-5 volte. Su un totale di circa 24mila prescrizioni, quasi 17mila sono pillole, con ricorso prevalente a farmaci cardiovascolari, psicofarmaci e gastroprotettori. Tale elevata esposizione farmacologica determina il rischio di almeno un'interazione pericolosa tra 2 o più farmaci, nel 42% degli anziani. La più diffusa risulta quella derivante dalla combinazione di più psicofarmaci, che può aumentare il pericolo di cadute e peggiorare lo stato cognitivo, specialmente nei pazienti con demenza".
Tra i risultati, emerge il ruolo del geriatra all'interno delle strutture residenziali: l'analisi dei dati - spiegano gli esperti - dimostra che se questa figura è presente nelle Rsa si determina una riduzione significativa, tra il 24 e il 37%, delle interazioni tra farmaci. L'aspetto più rilevante emerso dalla ricerca riguarda la manipolazione dei farmaci da assumere per bocca. "Nel contesto delle Rsa si verificano di frequente situazioni particolari nelle quali non è possibile somministrare pillole perché spesso i pazienti possono avere problemi di disfagia e di alimentazione enterale o difficoltà a ingoiare per via dei disturbi psico-comportamentali. Ciò comporta la necessità di alterare i farmaci, prassi largamente diffusa non solo nelle Rsa, ma anche tra gli anziani che non vivono in comunità, con implicazioni di grande rilievo se non appropriata", sottolinea Malara.
"Tra i farmaci che non possono essere manipolati, ma che più frequentemente sono invece alterati, ci sono ad esempio l'antipsicotico quietapina, il pantoprazolo usato contro il reflusso gastroesofageo o la semplice aspirina - elenca l'esperta - Ma anche l'antidepressivo trazodone e gli antipertensivi bisoprololo e ramipril". I rischi di questa manipolazione? Alterare la formulazione dei farmaci - analizzano gli specialisti - può incidere sulla loro efficacia, determinando fenomeni di sovradosaggio o sottodosaggio o anche aumentarne la tossicità, con effetti irritanti sulla mucosa del tubo digerente, oltre a peggiorare l'aderenza del paziente alla terapia per via del gusto sgradevole che il farmaco assume una volta frammentato o spezzato.
"Sbriciolare, dividere o aprire una pillola - avverte Malara - può comportare il rischio di perdere parte del principio attivo e, di conseguenza, della dose terapeutica e dell'efficacia. Non devono mai essere aperte le capsule gastroresistenti perché alterarle comporta la rimozione del rivestimento, progettato per mantenere il farmaco intatto, finché non passa attraverso lo stomaco e raggiunge l'intestino, con potenziali effetti lesivi tossici oltre che diminuzione dei benefici. Anche pillole a rilascio lento o controllato non devono essere spezzate né frantumante, perché formulate in modo da mantenere un livello costante di principio attivo per 8, 12, o 24 ore e influenzare la velocità di assorbimento del farmaco può comportare effetti tossici. Inoltre, la triturazione crea un potenziale pericolo anche per la salute degli infermieri, in quanto la movimentazione delle polveri senza protezione di guanti o maschera li espone al rischio di allergie e intossicazioni da contatto e inalazione, in particolare con farmaci citotossici". Anche "somministrare farmaci con alcune bevande e cibi può influenzarne l'assorbimento e il metabolismo, renderlo inefficace e potenziarne la tossicità".
L'indagine, osserva Ungar, "ha evidenziato che le raccomandazioni già esistenti per la gestione della terapia orale, cioè le attuali 'Do not crush list' disponibili, non sono univoche né aggiornate". Questa "lacuna - conclude Leosco - apre la strada alla necessità di sviluppare riferimenti aggiornati e riconosciuti a livello nazionale, capaci di guidare le decisioni cliniche e ridurre il rischio di errori connessi alla manipolazione inappropriata".

Dopo il superamento delle 1.000 sentenze nei primi 9 mesi del 2025, il contenzioso sulle ferie non godute nel pubblico impiego accelera ulteriormente nella parte finale dell'anno. Secondo un'elaborazione del network legale Consulcesi & Partners - attraverso il portale www.ferienongodute.it[1] - nel corso del 2025 i tribunali e le corti d'appello italiane hanno emesso oltre 2.000 pronunce favorevoli, riconoscendo più di 15 milioni di euro fra indennizzi e spese legali rimborsate a favore dei lavoratori pubblici. Numeri che per Consulcesi "confermano come il diritto alla monetizzazione delle ferie non godute al momento della cessazione del rapporto di lavoro sia oggi pienamente riconosciuto e consolidato, non solo sul piano dei principi, ma anche sul versante dell'effettività delle tutele, con decisioni sempre più rapide e un tasso di rigetti che non supera il 2%".
Nel corso dell'anno - informa una nota - Consulcesi & Partners si è distinta per alcuni dei risultati più significativi a livello nazionale, in particolare nel settore sanitario. Complessivamente, ai professionisti sanitari assistiti da C&P sono stati riconosciuti oltre 330mila euro di liquidazioni tra procedimenti giudiziali e soluzioni transattive, con tempi medi di definizione di pochi mesi e con decisioni che spesso non vengono neppure appellate. Il fenomeno si inserisce in un contesto segnato da carenze strutturali e di organico, in particolare nel Servizio sanitario nazionale, che rende sempre più frequente l’impossibilità di fruire delle ferie maturate. Doppi turni, emergenze organizzative e periodi di massima pressione assistenziale - come quello natalizio - portano spesso al rinvio o alla cancellazione dei riposi, con conseguente accumulo di giornate non godute. "Oggi il contenzioso sulle ferie non godute non è più una incognita - afferma Bruno Borin, responsabile del team legale di Consulcesi & Partners - La rapidità dei procedimenti e la stabilità degli orientamenti consentono spesso di ottenere i risultati attesi, spesso anche attraverso soluzioni transattive".
Proprio sul fronte delle transazioni - riporta la nota - C&P ha concluso 9 conciliazioni giudiziali solo nelle ultime settimane, per un importo complessivo liquidato di 143mila euro, e ottenuto due pagamenti spontanei a seguito di semplice diffida, per ulteriori 14mila euro riconosciuti ai sanitari assistiti. Il team legale di C&P - si legge - registra una forte impennata delle richieste di indennizzo: oltre 100 gestite solo nell'ultima settimana, grazie al servizio di prima analisi sviluppato sul portale www.ferienongodute.it che consente di verificare, con un legale esperto, la propria posizione per capire, con chiarezza, se si ha diritto al pagamento di un indennizzo economico. "Se nei primi mesi del 2025 parlavamo di un orientamento giurisprudenziale ormai consolidato - conclude Borin - oggi possiamo affermare che quel diritto trova concreta applicazione. I numeri di fine anno dimostrano che le ferie non godute rappresentano ormai uno strumento di tutela tangibile e tempestivo per migliaia di dipendenti pubblici".

Il calore avvolgente dopo una giornata trascorsa sugli sci. Un rifugio dallo stress dei tour de force di Natale. La sauna per tanti 'vacanzieri dicembrini' è la vera ossessione invernale, pratica di benessere che dalla culla finlandese ha conquistato nel tempo sempre più amanti delle Spa in tutto il mondo (anche se va detto che immergersi nel calore a scopo di purificazione e guarigione è un'usanza antica, osservata da migliaia di anni in molte culture). E tanto meglio se, oltre a garantire l'agognato relax, allunga anche la vita, come negli anni hanno suggerito alcune ricerche dedicate al rituale che si celebra in calde e vaporose cabine rivestite in legno.
Già una decina di anni fa un lavoro pubblicato su 'Jama Internal Medicine' evidenziava il potenziale di longevità della sauna. Lo studio firmato da ricercatori dell'University of Eastern Finland (non a caso vista la diffusione nel Paese nordico) aveva monitorato 2.300 uomini di mezza età per una media di 20 anni, suddividendoli in 3 gruppi in base alla frequenza settimanale con cui si sottoponevano alla pratica. I protagonisti della ricerca trascorrevano in media 14 minuti a seduta a una temperatura di 74 gradi. Nel corso dello studio, come riportato in un focus del tempo (2015) su 'Harvard Health Publishing', era deceduto il 49% degli uomini che andavano in sauna una volta a settimana, rispetto al 38% di chi ci andava da 2 a 3 volte e solo al 31% degli 'habitué' che viaggiavano al ritmo di 4-7 sedute settimanali. Gli autori rilevavano anche che frequenti passaggi in sauna erano associati a tassi di mortalità più bassi per malattie cardiovascolari e ictus. Fra i benefici documentati dalle varie ricerche, si evidenziava in particolare la capacità di contribuire ad abbassare la pressione sanguigna e il potenziale effetto positivo sui vasi.
Nello stesso filone si inserisce anche un altro lavoro, pubblicato più di recente (nel 2021) da ricercatori Usa, che entra nel dettaglio dei meccanismi innescati dalla sauna al livello dell'organismo. La pratica è caratterizzata da un'esposizione passiva a breve termine ad alte temperature, che possono andare da 45 a 100 gradi centigradi. Al di là della piacevole sensazione di sudare pur restando immobili, l'uso della sauna sembra davvero imitare le risposte fisiologiche e protettive indotte durante l'esercizio fisico, evidenziano gli autori della review pubblicata su 'Experimental Gerontology' (Rhonda P. Patrick e Teresa L. Johnson), e frequentarla in modo ripetuto ottimizza le risposte allo stress tramite il fenomeno biologico dell'ormesi e le proteine da shock termico. In altre parole, gli esperti che firmano il lavoro hanno osservato che la sauna sembra ridurre la morbilità e la mortalità in modo 'dose-dipendente'. L'utilizzo frequente della pratica potrebbe in particolare avere un effetto protettivo da malattie cardiovascolari e neurodegenerative e consentire di preservare la massa muscolare e contrastare la sarcopenia (cioè il progressivo declino di massa e forza muscolare legato all'invecchiamento).
L'esposizione ad alte temperature provoca una lieve ipertermia - illustrano gli esperti nello studio - inducendo una risposta termoregolatrice che coinvolge meccanismi neuroendocrini, cardiovascolari e citoprotettivi che agiscono in sinergia nel tentativo di mantenere l'omeostasi (uno stato di equilibrio delle proprie caratteristiche). L'uso ripetuto della sauna, secondo l'analisi, acclimata il corpo al calore e ottimizza la risposta dell'organismo a future esposizioni. Negli ultimi decenni il rituale in questione è emerso come un probabile mezzo per prolungare la durata della salute, sulla base di dati provenienti da alcuni studi sugli esiti osservati nei frequentatori di saune, che hanno identificato legami dose-dipendenti tra l'uso e la riduzione della morbilità e della mortalità. La revisione esplora sia i molteplici benefici che le preoccupazioni relative all'uso della sauna.
Gli autori spiegano che l'esposizione ad alte temperature stressa il corpo, provocando una risposta rapida e robusta che colpisce principalmente la pelle e il sistema cardiovascolare. La pelle si riscalda prima, raggiungendo circa 40 °C, seguita da cambiamenti nella temperatura corporea interna, che aumenta lentamente da 37 a circa 38 e rapidamente fino a circa 39 °C. La gittata cardiaca può aumentare fino al 60-70%, e mentre la frequenza cardiaca aumenta il volume sistolico rimane stabile. Altro meccanismo che si innesca è un aumento transitorio del volume plasmatico complessivo, che fornisce una riserva di liquidi per la sudorazione, raffredda il corpo e promuove la tolleranza al calore. La sudorazione, continuano gli esperti, facilita anche una maggiore escrezione di alcuni metalli pesanti (tra cui alluminio, cadmio, cobalto e piombo). Vengono descritti poi meccanismi molecolari che mitigano il danno e attivano processi endogeni antiossidanti e riparativi.
"Molte di queste risposte si innescano anche in risposta a esercizi di intensità da moderata a vigorosa e includono un'aumentata espressione di proteine da shock termico, regolatori trascrizionali e fattori pro e antinfiammatori", suggeriscono gli autori. Le proteine da shock termico svolgono ruoli di primo piano in molti processi cellulari, ricordano. Lo stress termico le attiva in modo significativo entro 30 minuti dall'esposizione al calore e questa attivazione si mantiene nel tempo. Una delle conseguenze positive di questi processi sono i conseguenti adattamenti cellulari protettivi, che promuovono la salute cardiovascolare. Cosa in particolare sembra avvicinare la sauna all'esercizio fisico? Gli esperti citano per esempio la frequenza cardiaca che può aumentare fino a 100 battiti al minuto durante le sessioni di sauna a temperatura moderata e fino a 150 battiti al minuto durante le sessioni più calde, in modo simile agli aumenti osservati durante l'esercizio moderato-vigoroso. In uno studio condotto su 19 adulti sani, in cui le risposte cardiache a una singola sessione di sauna di 25 minuti sono state confrontate con quelle provocate da un esercizio fisico moderato, i carichi cardiaci erano pressoché equivalenti, con la frequenza cardiaca e la pressione sanguigna dei partecipanti che aumentavano immediatamente in entrambi gli scenari e scendevano al di sotto delle misurazioni basali effettuate prima della sauna o dell'esercizio.

Le infezioni sessualmente trasmissibili (Ist) "continuano ad aumentare in tutta l'Unione europea e nello Spazio economico europeo (Ue/See)", segnala un nuovo rapporto pubblicato oggi dall'Ecdc, Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie, che rivela "un panorama complesso di risposte nazionali" e avverte: sebbene la maggior parte dei Paesi abbia adottato strategie, permangono "ostacoli significativi alle misure preventive e ai test, e mancanza di dati", fattori che stanno rendendo più difficoltosi "gli sforzi per contenere epidemie di clamidia, gonorrea e sifilide".
Il rapporto fornisce la prima panoramica completa di come i Paesi europei stanno affrontando l'aumento delle infezioni sessuali e mostra forti aumenti per esempio sulla gonorrea, i cui tassi di notifica hanno avuto un exploit di quasi il 300% in 10 anni, tra il 2014 e il 2023, in alcune popolazioni chiave: gay, bisessuali e uomini che hanno rapporti sessuali con uomini. Ma non solo: incrementi più recenti si sono osservati anche tra i giovani, in particolare tra le donne di età compresa tra 20 e 24 anni, dove "i tassi di notifica della gonorrea sono aumentati di quasi il 200% solo tra il 2021 e il 2023, segnalando l'urgente necessità di risposte nazionali solide e inclusive", ammonisce l'Ecdc.
Sempre secondo il report, 18 dei 29 Paesi che hanno presentato la relazione sulle malattie sessualmente trasmesse dispongono di una strategia o politica nazionale per la prevenzione e il controllo di queste infezioni. La maggior parte si rivolge specificamente alle popolazioni più colpite dalle attuali epidemie, inclusi i giovani di età compresa tra 15 e 24 anni e gli uomini gay, bisessuali e che hanno rapporti sessuali con uomini. "Tuttavia, molti di questi piani stanno 'invecchiando'", evidenzia l'Ecdc. Solo 10 Paesi hanno aggiornato i propri piani nazionali per le malattie sessualmente trasmissibili negli ultimi 5 anni, "il che significa che molte strategie potrebbero non tenere conto dei cambiamenti comportamentali post-pandemia o delle ultime tendenze epidemiologiche. La mancanza di strategie aggiornate è aggravata da ostacoli significativi per chi cerca assistenza".
In particolare, dettaglia l'Ecdc, "i test sono il fondamento del controllo delle malattie sessualmente trasmissibili, eppure in 13 dei 29 Paesi segnalanti le persone devono ancora sostenere costi diretti per i test di base per queste infezioni. Nei giovani, anche le preoccupazioni relative alla privacy rappresentano un ostacolo, poiché 7 Paesi richiedono ai minori di 18 anni il consenso dei genitori per accedere ai test, scoraggiando potenzialmente gli adolescenti sessualmente attivi dal cercare aiuto. E, ancora, l'Ecdc evidenzia che pochi Paesi raccolgono dati sulla copertura della prevenzione e del trattamento. Nonostante i gravi rischi associati alla sifilide congenita, solo 4 Paesi sono stati in grado di fornire dati sulla percentuale di donne in gravidanza sottoposte a screening per l'infezione.
"Le lacune nella prevenzione sono evidenti anche negli sforzi di vaccinazione - continua l'agenzia con sede a Stoccolma - molti Paesi per esempio hanno politiche per la vaccinazione contro l'Mpox, ma la copertura rimane bassa. I dati mostrano che la percentuale di uomini gay, bisessuali e di altri gruppi che hanno rapporti sessuali con uomini completamente vaccinati contro Mpox è in media solo del 13,2% nei Paesi che hanno presentato i dati". Da qui la raccomandazione: "Le autorità sanitarie pubbliche mantengano alta la vigilanza e garantiscano che la vaccinazione sia accessibile ai soggetti a più alto rischio, alla luce della continua trasmissione di Mpox, inclusa la recente rilevazione di casi del clade Ib acquisiti localmente tra uomini che hanno rapporti sessuali con uomini in Europa.
In generale, l'Ecdc lancia un appello all'azione: "I risultati" del report "sottolineano la necessità di servizi accessibili e risultati misurabili. Per arginare efficacemente queste epidemie, i Paesi sono incoraggiati ad aggiornare le proprie strategie nazionali, rimuovere gli ostacoli ai test e rafforzare i dati di sorveglianza sulle Ist e i dati sulla copertura degli interventi per indirizzare e migliorare gli sforzi di prevenzione".

Durante le vacanze natalizie cambiano le abitudini alimentari: si mangia di più, più lentamente e spesso in modo più ricco. Tutto questo può peggiorare i sintomi del reflusso gastroesofageo, una patologia che colpisce quasi 1 italiano su 10: il 9%, stima Aigo, Associazione italiana gastroenterologi e endoscopisti digestivi.
"A tavola, da Natale all'Epifania, l'importante è comportarsi come durante il resto dell'anno, senza eccedere negli stravizi", spiega all'Adnkronos Salute Francesco Bortoluzzi, segretario nazionale dell'Aigo. Un consiglio rivolto in particolare a chi convive con il reflusso gastroesofageo, che può presentarsi in forma occasionale oppure cronica, "con la R maiuscola", come sottolinea lo specialista.
Per affrontare le feste senza rinunce e senza disturbi, l'esperto indica alcune semplici regole d'oro:
1) Mangiare un poco di tutto, ma poco alla volta: magiare poco e spesso;
2) Evitare o ridurre i cibi notoriamente sconsigliati a chi soffre di reflusso: menta, cioccolato, brodo di carne, agrumi e pomodori. A Natale ancora di più;
3) Via libera a pesce e verdure, più leggeri e facilmente digeribili;
4) Dolci con moderazione: una fetta al giorno di panettone o pandoro è sufficiente;
5) Sì alla frutta secca (come noci e mandorle), ma senza esagerare;
6) Concessi i brindisi, purché con moderazione;
7) Cotechino o zampone? Una fetta per rispettare la tradizione, ma non di più;
8) In caso di reflusso significativo, può essere utile assumere per qualche giorno una pasticca in più (la terapia è a base di inibitori della pompa protonica);
9) Valutare sempre gli stravizi e le loro conseguenze.
Seguendo le indicazioni del gastroenterologo, è possibile godersi le feste natalizie senza rinunciare al piacere della tavola e senza peggiorare i sintomi più tipici del reflusso, ovvero bruciore, acidità, calore e dolore all'altezza dello sterno che si fanno sentire soprattutto dopo i pasti.
L'assessore Meloni, 'una prova concreta di buona amministrazione'... 
"La norma del Ddl Bilancio che sancisce la stabile integrazione nel Ssn dei servizi erogati nelle farmacie rappresenta un volano per potenziare l'assistenza sanitaria territoriale e conferma la bontà dell'accordo siglato da Federfarma e Sumai neel maggio scorso". Lo sottolineano in una nota l'associazione titolari di farmacia e il Sindacato unico medici ambulatoriali italiani. "La norma, infatti - ricordano - riconosce le farmacie come strutture che forniscono prestazioni sanitarie e socio-sanitarie, sottolineando l'importanza della sinergia con gli altri professionisti sanitari. In linea con quanto previsto dal Ddl Bilancio, l'accordo Federfarma-Sumai prevede che le prestazioni di telecardiologia eseguite in farmacia (Ecg, holter pressorio, holter cardiaco) siano refertate dagli specialisti ambulatoriali del Sumai e favorisce le attività di televisita e di telemonitoraggio in farmacia". Per Federfarma e Sumai, "la sinergia tra la rete delle farmacie e quella dei medici specialisti ambulatoriali, insieme ai medici di medicina generale, consentirà di rispondere ancor meglio ai bisogni di salute dei cittadini, favorendo l'accesso alle prestazioni anche alle persone, spesso anziane, che risiedono nelle aree interne, nelle zone montane, rurali e insulari, solitamente lontane dalle strutture sanitarie".
"La stabilizzazione dei nuovi servizi in farmacia rappresenta un passo fondamentale verso una sempre maggiore integrazione tra i professionisti della sanità territoriale - afferma Antonio Magi, segretario generale del Sumai Assoprof - In questo contesto si inserisce la collaborazione tra Sumai e Federfarma, che permette di offrire ai cittadini servizi tempestivi, qualificati e accessibili su tutto il territorio nazionale, e costituisce una soluzione concreta e innovativa per rendere più efficiente la gestione delle liste d'attesa".
Per Marco Cossolo, presidente di Federfarma nazionale, "la norma del Ddl Bilancio conferma l'importanza di creare sinergie tra i professionisti della salute per portare la sanità sempre più vicino ai cittadini, superando le diseguaglianze di accesso alle prestazioni in attuazione dei principi della Costituzione. Stiamo finalmente costruendo una rete di supporto a tutela della salute dei cittadini, che può contribuire efficacemente a dare piena attuazione al modello di assistenza sanitaria territoriale in corso di realizzazione".

Omicidi, droga e violenza sulle donne fra i reati contrastati...
Quasi duemila persone denunciate, 158 arrestate, 158mila controllate e identificate.
Sono alcuni numeri del bilancio delle attività svolte dai carabinieri del Comando provinciale di Nuoro, illustrate questa mattina dal comandante provinciale, colonnello Gennaro Cassese.
I militari del Comando provinciale hanno eseguito arresti importanti, risolvendo casi di omicidio come: il fermo dei cinque presunti autori dell'omicidio di Vincenzo Beniamino Marongiu, ucciso ad Arzana il 9 luglio dello scorso anno; l'arresto di un pregiudicato orunese, autore dell'omicidio di Luca Goddi, avvenuto a Orune il 4 agosto del 2023; l'arresto di due uomini siniscolesi indagati, a vario titolo, per alcuni degli incendi delle autovetture avvenuti in Baronia sin dal gennaio di quest'anno, tentata rapina e atti persecutori; l'arresto di due uomini di Orotelli per l'omicidio di Mario Graziano Loddo, avvenuto a Ortueri l'8 gennaio del 2023.
Il contrasto allo spaccio di droga ha portato alla scoperta e al sequestro di 59.355 piante di canapa illegali, suddivise su 17 piantagioni, all'ulteriore sequestro di circa 575 kg di marijuana già pronta per il commercio, attività che hanno consentito, in totale, di denunciare in stato di libertà 19 persone e arestarne altre 13.
Sono state arrestate complessive 41 persone, denunciate in stato di libertà 61 e segnalate alla prefettura altre 158, dieci delle quali minorenni.
Decisiva è risultata anche la collaborazione dei carabinieri di Nuoro con il Comando provinciale di Livorno, nell'operazione conclusa il 18 maggio con l'arresto, nel Nuorese, degli autori di una rapina a un furgone portavalori avvenuta in Toscana il 28 marzo di quest'anno.
Attenzione è stata dedicata al fenomeno dei reati di genere o contro le fasce deboli, quella comunemente conosciuti come "codice rosso", impegno che ha portato a 162 denunce e 16 arresti.
Ha prodotto risultati anche il contrasto delle truffe online: a fronte di un aumento di circa l'11% dei reati denunciati (627 nel 2024, 697 nel 2025), è aumentato del 14% il numero di quelli dei quali sono stati scoperti e denunciati gli autori (202 nel 2024, 232 nel 2025).

Riapertura di 5 km di strada a quattro corsie...
Apartire da oggi Anas provvederà alla riduzione dei cantieri sulla strada statale 131 "Diramazione Centrale Nuorese" in località Marreri, a Nuoro, ripristinando la circolazione a quattro corsie su circa cinque chilometri di tracciato per agevolare il traffico durante il periodo delle Festività.
La rimozione dei cantieri sarà in vigore fino al 12 gennaio.
Un ulteriore miglioramento della viabilità riguarderà un tratto di 10 chilometri all'altezza di Budoni dove fino al 6 gennaio saranno rimossi i cantieri di installazione delle nuove barriere New Jersey, in corso di ultimazione.
Gli interventi nell'area di Marreri riguardano il consolidamento e restauro conservativo dei 13 viadotti per un investimento totale di circa 40 milioni di euro.
Fanno parte di un più ampio piano di Anas per la riqualificazione dell'intero tracciato della statale 131 Dcn del valore di 260 milioni di euro, per l'ammodernamento dei ponti, dei viadotti e delle gallerie e il risanamento delle pavimentazioni finalizzato all'innalzamento degli standard di sicurezza e di comfort per l'utenza stradale.

L'assessore Cuccureddu, 'ricaduta mediatica e promozionale per l'Isola'...
Cinquecento eventi finanziati nel corso del 2025, diffusi in modo capillare su tutto il territorio regionale e lungo l'intero arco dell'anno.
E altrettanti sono già in programma per il 2026.
La Giunta regionale ha dato il via libera, nei giorni scorsi, ai criteri per il sostegno alle manifestazioni di grande interesse turistico per l'annualità 2026, in attuazione della legge regionale 7 del 1955.
A partire da gennaio saranno pubblicati i bandi per sostenere progetti e iniziative capaci di promuovere l'immagine della Sardegna, generare flussi turistici e produrre ricadute economiche concrete. Per il 2026 la dotazione complessiva ammonta a 22,5 milioni di euro, cui si aggiungono i 3 milioni destinati al Capodanno.
Lo ha annunciato l'assessore regionale del Turismo, Franco Cuccureddu durante una conferenza stampa: "I 500 eventi realizzati nel 2025, con un incremento del 134 per cento rispetto al passato, rappresentano un risultato importante".
"Per il 2026 prevediamo un ulteriore rafforzamento, con 13 cartelloni che includono i grandi eventi identitari come Sant'Efisio, la Cavalcata sarda, la Sartiglia, l'Ardia e la Corsa degli scalzi, ma anche manifestazioni sportive di livello mondiale, eventi enogastronomici, esperienziali e legati al turismo congressuale".
I grandi eventi saranno articolati in 13 cartelloni tematici, ciascuno con stanziamenti, soglie minime di progetto e tetti massimi di contribuzione regionale. Tra questi figurano gli eventi della tradizione identitaria, le manifestazioni folkloristiche, lo spettacolo, i grandi eventi sportivi, il turismo esperienziale, il Mice, il Carnevale, i riti della Settimana Santa, l'enogastronomia, i festival e le rassegne, oltre al Capodanno.
Gli organismi privati potranno presentare una sola domanda di contributo sull'intero programma di spesa, mentre quelli pubblici potranno concorrere sia per i grandi eventi identitari sia per Carnevale e Settimana Santa, oltre a una domanda sugli altri cartelloni. Il cofinanziamento obbligatorio è fissato al 50 per cento delle spese ammissibili, mentre il 20 per cento del contributo dovrà essere destinato alla promozione e alla comunicazione.
Intanto, sul fronte del Capodanno, è in corso una vasta campagna promozionale che coinvolge circa 800 cinema, con oltre 86mila passaggi pubblicitari, affiancata da spot sulle reti Mediaset, campagne digital e promozione sui principali siti e testate giornalistiche nazionali ed europee. Un'azione mirata in particolare sulle 14 città collegate in inverno con gli aeroporti sardi: 11 su Cagliari e 3 nel nord dell'isola.

Decisione del Gup, accusato di duplice omicidio aggravato e frode informatica...
Sarà processato il 4 marzo prossimo in Corte d'Assise a Cagliari, Claudio Gulisano, il 44enne accusato di aver ucciso i genitori Luigi Gulisano e Marisa Dessì, di 79 e 82 anni a dicembre dello scorso anno.
Questa mattina, il 44enne, difeso dall'avvocato Luigi Sanna, si è presentato davanti al Gup Marco Mascia che lo ha rinviato a giudizio come richiesto dalla pm Rossana Allieri che ha coordinato le indagini dei carabinieri.
In Tribunale Claudio Gulisano, da quanto si apprende, avrebbe mantenuto lo sguardo basso senza mai incrociare quello del fratello Davide e degli altri parenti presenti.
Il 44enne a marzo dovrà rispondere di duplice omicidio pluriaggravato e frode informatica per aver prelevato dai conti dei genitori circa 20mila euro usando la loro piattaforma di home banking.
Nel corso dell'udienza il Gup ha anche ammesso il fratello Davide Gulisano, rappresentato dall'avvocato Gianluca Aste, come parte civile.
Secondo la ricostruzione fatta dagli inquirenti, i due anziani sono stati uccisi dal figlio il 4 dicembre dello scorso anno nel loro appartamento di via Ghibli, al Quartiere del Sole a Cagliari.

Piu, 'nonostante il ritardo l'opera sarà conclusa in soli 14 mesi'...
Ilavori in corso nella galleria 'Chighizzu' sulla Statale 131 nel Sassarese che riguardano la canna principale in direzione Porto Torres, subiranno un ritardo perché nel corso dei lavori sono emerse condizioni tecniche che rendono necessario un prolungamento dei tempi di intervento rispetto alla conclusione inizialmente prevista per fine 2025.
In particolare, durante le attività di verifica e consolidamento, sono state individuate cavità tra il rivestimento definitivo della galleria e il terreno circostante, in corrispondenza della calotta, di dimensioni maggiori rispetto a quanto stimato in fase progettuale.
Tali cavità devono essere riempite e consolidate per garantire le necessarie condizioni di durabilità dell'opera.
"Di fronte a impreviste condizioni - spiega l'assessore dei Lavori pubblici Antonio Piu - si rende necessario questo slittamento di fine lavori.
Si tratta di soli due mesi in più della durata del cantiere, ma ci tengo a sottolineare che, nonostante questo lieve ritardo, parliamo di 14 mesi totali per l'intervento in corso, ovvero la metà del tempo impiegato per i lavori della prima canna, che ha richiesto 30 mesi. Questo è un risultato importante perché non è scontato, ma è frutto di un lavoro costante e sinergico che ho inserito come metodo fin dal mio insediamento per il rispetto dei cronoprogrammi, affinché le opere pubbliche abbiamo tempi certi e qualora, come può accadere in opere e infrastrutture complesse come la galleria 'Chighizzu', si verifichi un imprevisto, anche lo slittamento resti circoscritto a tempi ragionevoli. A febbraio consegneremo ai cittadini un'opera sicura e adeguata ai flussi di traffico di quel tratto".
Nel dettaglio Anas sta eseguendo sulle gallerie 'Chighizzu', a Sassari, un intervento di ammodernamento strutturale e impiantistico per adeguare i tunnel alle normative attuali. Gli stessi fanno infatti parte della rete transeuropea Ten-T e devono quindi rispondere a specifici requisiti di sicurezza. I lavori in corso, del valore complessivo di oltre 15 milioni di euro, riguardano tutte e quattro le canne e sono già stati conclusi, in entrambi i sensi, nelle due piccole (200 metri) e su quella più lunga in direzione Cagliari. Al momento sono in corso sulla canna principale in direzione Porto Torres, e saranno ultimati a febbraio 2026 ripristinando la circolazione su tutte e quattro le carreggiate senza limitazioni.

Emozionante esibizione della 'Cantantessa' a Cagliari, si replica oggi e domani...
Due gigantesche tende diventano maxi schermi e proiettano le immagini di un viaggio che dalla Sicilia porta in Sardegna per poi ritornare nella sua casa, quella Catania dove le influenze arabe, aragonesi, bizantine, normanne, solo per citarne alcune, hanno reso inconfondibile la sua musica.
Carmen Consoli ieri sera al Teatro Massimo di Cagliari ha voluto raccontare la sua storia e quella della sua Sicilia.
La prima parte del concerto, suggestiva ed emozionante, è stata dedicata al nuovo album "Amuri Luci", titolo anche del tour.
Undici brani eseguiti nello stesso ordine del disco accompagnati da immagini e a volte parole. Oltre un'ora di musica totalmente in siciliano arcaico e moderno con cui la 'Cantantessa' ha voluto raccontare passato e presente non solo della Sicilia, ha voluto mischiare, storia, legenda e tradizioni, arrivando alla denuncia e alle manifestazioni contro il genocidio in Palestina.
Pubblico rapito dai duetti con Mahmood "La terra di Hamdis", con il tenore Riccardo Sgroi "Qual sete voi?" e Lorenzo 'Jovanotti' Cherubini con il brano "Paru cu tia". Dopo le ultime note di "Nimici di l'arma mia" il sipario si è chiuso sul nuovo album, ma non sul percorso di note scelto dalla Cantantessa per il nuovo tour. Dieci minuti di pausa, un veloce cambio d'abito e arrivano le canzoni più famose, interpretate alcune in forma acustica. Ecco allora "AAA Cercasi", "Autunno Dolciastro, "L'ultimo bacio", "Parole di burro", ma anche canzoni del primo album "Confusa e felice del 1997 mai eseguite del vivo come Bonsai #2 e infine "Amore di Plastica". Carmen Consoli ha chiuso il concerto tornando nuovamente a Catania con il brano 'A Finestra.
"Sono una Cuttigghiara, dalla parola spagnola cortile. Mi piace osservare quello che accade intorno a me perché devo scrivere le canzoni, perché se non guardo, se non mi affaccio alla finestra non ho l'ispirazione. Per scrivere bisogna vivere", ha detto descrivendo il contenuto della canzone nella quale una persona affacciata alla finestra descrive vizi e virtù dei concittadini che vede passare. Dopo l'ultima nota un interminabile applauso ha salutato Carmen e la band. Oggi e domani si replica.

Attesi 114.000 passeggeri, con un incremento del +2,5%...
Durante le festività natalizie (dal 20 dicembre 2025 al 6 gennaio 2026), gli aeroporti del Nord Sardegna stimano un flusso di circa 114.000 passeggeri, in crescita del +2,5% rispetto allo scorso anno, per un totale di 836 voli ed un'offerta di oltre 153.000 posti per un totale di 20 collegamenti.
Nello specifico, lo scalo di Alghero prevede circa 47.000 passeggeri, per un totale di 352 movimenti.
Il Riviera del Corallo sarà collegato con Roma Fiumicino e Milano Linate operati da Ita Airways, e con Bergamo, Bologna, Milano Malpensa, Napoli e Pisa operati da Ryanair.
Per quanto riguarda lo scalo di Olbia, si stima un traffico di circa 67.000 passeggeri, per un totale di 484 voli.
Il Costa Smeralda sarà collegato con Roma Fiumicino operato da Aeroitalia e Volotea, con Milano Linate, operato da Aeroitalia, con Milano Malpensa di easyJet e con Torino, Verona e Venezia operati da Volotea. Inoltre, Bergamo e Bologna saranno servite sia da Ryanair che da Volotea.
Per quanto riguarda le capitali europee, da Olbia, grazie a Volotea, sarà possibile raggiungere Barcellona e Parigi Orly, novità della stagione invernale.

"Garantire il diritto all'assistenza socio-sanitaria a chi è più vulnerabile deve diventare per gli enti pubblici un obiettivo prioritario. Per farlo è necessario mettere in campo attività, programmi e progetti, sia a livello nazionale che internazionale, finalizzati a migliorare le conoscenze sulle disuguaglianze di salute sociali e proporre modelli di intervento di integrazione sociosanitaria, di inclusione e di tutela della dignità e dei diritti, per una equità di accesso alla salute da parte dei gruppi socioeconomici vulnerabili". Da questa mission nasce l'intesa tra la Federazione nazionale Ordini professioni infermieristiche (Fnopi) e l'Istituto nazionale per la promozione della salute delle popolazioni migranti e per il contrasto delle malattie della povertà (Inmp), che hanno sottoscritto un protocollo d'intesa biennale finalizzato a rendere l'assistenza sempre più vicina e proattiva. Nel documento - informa una nota - i due enti, entrambi vigilati dal ministero della Salute, si sono impegnati a collaborare per garantire assistenza sanitaria e sociosanitaria alle popolazioni migranti e alle persone che vivono in condizione di vulnerabilità socioeconomica. La collaborazione si tradurrà nell'esportare modelli di presa in carico delle popolazioni vulnerabili con particolare attenzione all'accessibilità dei servizi. Fondamentale è l'aspetto della formazione dei professionisti sanitari e dello sviluppo di attività di ricerca e di divulgazione.
"Promuovere un'assistenza sempre più omogenea e accessibile, che possa cioè raggiungere chiunque abbia bisogno - afferma Barbara Mangiacavalli, presidente Fnopi - è nel Dna dell'infermiere di famiglia e comunità che svolge un ruolo chiave nel mettere in connessione la persona assistita con la rete dei servizi disponibili, anche attraverso attività di orientamento e di educazione sanitaria. La collaborazione con Inmp, che si è già tradotta in progetti di successo nella provincia di Biella e che a breve interesserà anche quella di Catanzaro, diventa quindi strategica nella promozione di modelli di intervento innovativi e di buone pratiche per una salute realmente alla portata di tutti".
"Creare una sanità più accessibile, più inclusiva e più vicina alle persone: questo è il mandato dell'Inmp, affidatoci dal ministero della Salute - sottolinea il direttore generale di Inmp, Cristiano Camponi - Lo realizziamo andando nelle aree dove l'accesso ai servizi è più difficile, attraverso lo sviluppo di modelli di intervento sostenibili che possano realmente raggiungere le persone più esposte a vulnerabilità sociale ed economica. Il protocollo con Fnopi permette di rafforzare ancor più il nostro operato, mettendo in risalto l'importanza di figure professionali, come quella dell'infermiere di famiglia e comunità, essenziali e strategiche per intercettare bisogni di salute ancora sommersi, e di offrire risposte appropriate, come già dimostrato nel progetto che stiamo portando avanti a Biella".

Dal vaccino anti-Hpv e l'impegno per proteggere le ragazze dal cancro alla cervice uterina a quello contro la malaria per milioni di bambini tra i più vulnerabili, fino alle campagne in contesti difficili come le zone di guerra. Sono alcune delle storie che hanno segnato il 2025. A selezionarle Gavi, the Vaccine Alliance, che ripercorre i principali progressi sul fronte delle immunizzazioni degli ultimi 12 mesi e i risultati dell'ultimo quinquennio nei Paesi a basso reddito, riflettendo sulle prospettive future e strategiche.
Per quanto riguarda l'Hpv, il Papillomavirus umano, la lotta contro quella che è la principale causa di morte per le donne in alcune delle aree più fragili del Pianeta ha superato l'obiettivo e ora salva più di 1 milione di vite. Il partenariato pubblico-privato che opera per diffondere le vaccinazioni e superare le difficoltà di accesso, insieme ai Paesi a basso reddito e ai partner, ha lavorato per "proteggere oltre 86 milioni di ragazze con il vaccino contro l'Hpv, prevenendo oltre 1,4 milioni di decessi per cancro cervicale e raggiungendo l'obiettivo prima del previsto", segnala Gavi. E' la prima storia di immunizzazione scelta fra le più rappresentative del potere benefico dei vaccini. Grazie a questi sforzi, l'anti-Hpv è ora disponibile nei Paesi in cui si verifica attualmente l'89% dei casi globali di cancro cervicale. La regione africana, dove la malattia continua a essere una delle principali cause di morte tra le donne e dove i tassi di copertura per l'Hpv erano del 4% solo 10 anni fa, ora vanta tra i tassi di copertura più alti al mondo.
E poi i vaccini contro la malaria: oltre 40 milioni di dosi sono state consegnate a 24 Paesi in tutta l'Africa, nel più rapido lancio di vaccini di routine nei 25 anni di storia di Gavi. Questo nuovo strumento sta ora proteggendo milioni di bambini in alcuni dei Paesi con il più alto tasso di malaria al mondo. Nuovi accordi stanno contribuendo a ridurre ulteriormente i costi, consentendo a Gavi e ai partner di raggiungere milioni di bambini in più entro la fine del decennio.
Anche la ricerca è foriera di notizie positive sui vaccini: uno studio condotto dai ricercatori del Burnet Institute e pubblicato sul 'Bmj' ha esaminato 210 epidemie di colera, Ebola, morbillo, meningite e febbre gialla in 49 Paesi a basso reddito tra il 2000 e il 2023. Lo studio ha permesso di rilevare che "la vaccinazione di emergenza ha ridotto i casi e i decessi di quasi il 60% in media e ha diminuito il verificarsi di epidemie su larga scala".
Altro nodo le difficoltà di immunizzazione in situazioni di crisi. Quasi un terzo dei bambini "a dose zero" del mondo, cioè i piccoli che non hanno ricevuto nemmeno una singola dose di vaccini di base, vive in contesti fragili e colpiti da conflitti. Lavorando in collaborazione con organizzazioni locali della società civile e partner umanitari, Gavi e il consorzio Reaching Every Child in Humanitarian Settings (Reach) dell'International Rescue Committee mirano a raggiungere i bambini nelle zone di conflitto e di crisi che i sistemi sanitari non riescono a proteggere. Nell'ottobre 2025, la partnership - che ora distribuisce oltre 1 milione di dosi al mese ai bambini più vulnerabili in Ciad, Etiopia, Somalia, Nigeria, Sud Sudan e Sudan - ha annunciato di aver raggiunto l'importante traguardo di 20 milioni di dosi di vaccino somministrate dal suo lancio nel 2022.
Nonostante una grave emergenza sanitaria globale, i vari Paesi e Gavi hanno lavorato insieme per raggiungere con successo gli obiettivi chiave stabiliti nel quinto periodo strategico dell'Alleanza dal 2020 al 2025 (Gavi 5.0): tra il 2020 e il 2025, i vaccini hanno contribuito a ridurre del 10% la mortalità infantile sotto i 5 anni nei paesi a basso reddito; i bambini nei Paesi supportati da Gavi sono ora maggiormente protetti contro una gamma più ampia di malattie e minacce per la salute, con una copertura su 10 vaccini chiave che ha raggiunto il 63% entro fine 2024, superando l'obiettivo del 60% fissato per il 2025. La vaccinazione supportata da Gavi ha contribuito a prevenire tra 7 e 8 milioni di morti e questi sforzi hanno generato 80 miliardi di dollari di risparmi economici per i Paesi. Attraverso Covax sono stati poi distribuiti 2 miliardi di vaccini contro il Covid in 146 Paesi, "una risposta senza precedenti a un'emergenza sanitaria globale senza precedenti" come è stata la pandemia, sottolinea Gavi.
Tuttavia, la disuguaglianza nei vaccini è persistente e gli insegnamenti tratti dalla pandemia di Covid hanno spinto Gavi a istituire nuovi meccanismi: l'African Vaccine Manufacturing Accelerator (Avma) , progettato in collaborazione con l'Unione africana, mette a disposizione fino a 1,2 miliardi di dollari per accelerare l'espansione della produzione di vaccini commercialmente validi in Africa, nel tentativo di sostenere la sicurezza dell'approvvigionamento globale e regionale e la preparazione alle pandemie; il First Response Fund, istituito per dare il via alle risposte alle principali emergenze di sanità pubblica, ha aiutato Gavi a procurarsi i vaccini Mpox entro pochi giorni da un'emergenza di sanità pubblica di interesse internazionale dichiarata dall'Oms (Organizzazione mondiale della sanità). Le vaccinazioni di routine hanno sofferto a causa della pandemia, ma dopo sforzi mirati i Paesi a basso reddito si sono quasi ripresi, con l'Africa in particolare tornata ai livelli pre-pandemia, nonostante un aumento della coorte di nascite che significa che ogni anno è necessario proteggere più bambini.
Il futuro? "Nonostante il difficile clima fiscale, i Paesi e i partner hanno dimostrato un impegno senza precedenti nei confronti di Gavi - rimarca l'organizzazione - impegnandosi a stanziare 9,5 miliardi di dollari per la strategia 6.0 (2026-2030), con Croazia, Ungheria, Indonesia, Marocco e Uganda tra i nuovi donatori, mentre nuove e ampliate partnership con banche multilaterali di sviluppo forniranno ai Paesi un supporto flessibile e a lungo termine nella transizione dagli aiuti al finanziamento autosufficiente. Con questo livello di sostegno da parte di donatori e partner, Gavi 6.0 segnerà la strategia più ambiziosa fino ad oggi, offrendo il più ampio portafoglio di vaccini e concentrando l'attenzione sui più vulnerabili. Il sostegno alle aree fragili e colpite da conflitti aumenterà del 15% e il nuovo Meccanismo di resilienza fornirà un supporto rapido e flessibile alle popolazioni in crisi, affinché l'immunizzazione rimanga un'ancora di salvezza anche in caso di conflitti ed emergenze umanitarie". Questa attenzione è supportata dal Gavi Leap, programma di trasformazione guidato dai principi di centralità del Paese, autosufficienza nazionale, mandati mirati e durata di vita limitata, che ha razionalizzato il Segretariato, riducendone il personale del 33%, e sta rimodellando il modello operativo di Gavi per garantire che sia nella posizione migliore per altri 5 anni di attività.
Convegno a Cagliari. "Si intervenga su logistica e infrastrutture"... 
La radiologia interventistica è sempre di più uno strumento fondamentale nella cura dei tumori, il quarto pilastro - con chemioterapia, chirurgia e radioterapia - capace di integrare tecnologia avanzata, precisione terapeutica e attenzione alla qualità di vita del paziente. In alcune neoplasie è ormai una pratica diffusa con ottimi risultati riconosciuti anche a livello internazionale. La conferma viene dal congresso Icio - Italian Conference on Interventional Oncology che si è appena concluso a Milano e che ha riunito esperti da tutto il mondo per confrontarsi sulle più recenti innovazioni.
"Questo convegno è importante soprattutto per i pazienti - spiega Gianpaolo Carrafiello, presidente di Icio, direttore di Radiologia del Policlinico di Milano e professore dell'università Statale di Milano - Riunire esperti di radiologia interventistica da tutto il mondo ci permette di condividere le conoscenze più attuali e di guardare al futuro, mantenendo sempre il paziente al centro. Oggi possiamo affermare con certezza che i tumori si possono trattare anche con la radiologia interventistica. Abbiamo tanti sistemi di ablazione, apparecchiature che ci permettono di 'bruciare' il tumore con il caldo (e anche con il freddo), ma disponiamo anche di trattamenti ablativi non termici che hanno il vantaggio di distruggere solo le cellule tumorali. Si tratta quindi di una terapia molto mirata, molto focalizzata, che evita potenziali complicanze maggiori e ci consente di ottenere risultati che oggi in alcune neoplasie sono sovrapponibili alla chirurgia stessa, in particolare nel trattamento dei tumori epatici, polmone, rene, pancreas".
"Oggi il nostro intervento non va visto come isolato - precisa l'esperto - ma all'interno di un percorso e di una valutazione multidisciplinare. Queste tecniche garantiscono non solo un'azione lesiva nei confronti delle cellule tumorali, ma favoriscono anche un aumento dell'azione della chemioterapia e dell'immunoterapia. E' importante aumentare il livello di conoscenza della radiologia interventistica contro i tumori e favorire una maggiore condivisione con gli altri clinici".
"L'idea di Icio, nata alcuni anni fa dalla collaborazione con il professor Carrafiello, è quella di fare il punto sulle nuove procedure e su ciò che oggi è consolidato nella radiologia interventistica - sottolinea Luca Brunese, presidente eletto Società italiana di radiologia medica e interventistica (Sirm) e co-presidente del congresso - Non un confronto solo tra radiologi italiani, ma un dialogo aperto con colleghi provenienti da tutto il mondo. E' un'occasione importante per valorizzare la scuola interventistica italiana e per mostrare ai tanti giovani presenti quale livello di eccellenza sia possibile raggiungere".
"E' importante condividere culture scientifiche e percorsi clinici integrati - evidenzia Nicoletta Gandolfo, presidente nazionale Sirm e direttore Dipartimento Immagini Asl 3 di Genova - Questa è la forza della radiologia interventistica oncologica moderna: trasformare la tecnologia in cura, l'immagine in risposta clinica e le procedure in opportunità terapeutiche condivise con tutti gli specialisti coinvolti nel percorso del paziente oncologico".
La radiologia interventistica "è una delle punte più avanzate della medicina moderna - conclude Francesco Blasi, preside della Facoltà di Medicina e prorettore dell'università degli Studi di Milano - Ha davanti a sé un grande futuro nella gestione di molte patologie, dal cancro ad altre condizioni complesse. Dal punto di vista accademico è particolarmente significativo vedere la grande partecipazione dei giovani: un segnale forte dell'interesse e del potenziale di crescita di questa disciplina".

Il formaggio può aiutare a prevenire la demenza. È quanto afferma un nuovo studio, pubblicato su 'Neurology', la rivista medica della American Academy of Neurology, che avrebbe scoperto come basti mangiare 50 grammi o più di formaggio al giorno per diminuire il rischio di sviluppare demenza. Ciò riguarda, in particolare, i formaggi con una percentuale di grassi superiore al 20%, tra cui brie, gouda, cheddar, groviera oltre ai prodotti tipici italiani come parmigiano e mozzarella.
Lo studio è stato condotto in Svezia e ha seguito oltre 27mila adulti per circa 25 anni, mettendo in correlazione così l'assunzione giornaliera di formaggio ad alto contenuto di grassi a un minor rischio di demenza, statisticamente rilevabile. "Per decenni, il dibattito tra diete ricche di grassi e povere di grassi ha plasmato i consigli sulla salute, arrivando a volte persino a classificare il formaggio come un alimento malsano da limitare", ha affermato l'epidemiologa nutrizionista Emily Sonestedt dell'Università di Lund in Svezia.
"Il nostro studio ha scoperto invece che alcuni latticini ad alto contenuto di grassi possono effettivamente ridurre il rischio di demenza", ha spiegato Sonestedt, "mettendo in discussione alcune radicate convinzioni sul rapporto tra grassi e salute del cervello".
Cos'è la demenza
Demenza, secondo quanto riportato dal Ministero della Salute, è un termine generico per indicare diverse patologie che colpiscono la memoria, altre capacità cognitive e comportamenti che interferiscono in modo significativo con la capacità di una persona di mantenere le proprie attività della vita quotidiana.
Le demenze non fanno quindi parte del normale invecchiamento della persona, ma sono l’effetto di specifiche malattie, spesso anche molto differenti tra loro, la cui comparsa è più probabile con l’avanzare dell’età. Le più comuni sono ad esempio il morbo di Alzheimer, la demenza vascolare e il morbo di Parkinson.
Nel mondo, secondo i dati dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), oltre 55 milioni di persone convivono con la demenza. Un dato importante, ancora più eclatante in quanto cresce su base giornaliera, con previsioni che, sempre secondo il Ministero, raggiungono i 150 milioni entro il 2050.
In Italia secondo stime dell’Istituto Superiore di Sanità (ISS) 1.241.000 persone (che diventeranno 1.609.000 nel 2030 e 2.272.000 nel 2050) soffrono di demenza (di cui il 50-60% sono malati di Alzheimer, circa 600mila persone), e 900mila persone soffrono di deficit cognitivo lieve (Mild cognitive impariment).
Lo studio e la funzione dei formaggi
I latticini sono un gruppo alimentare piuttosto particolare e la loro associazione con la demenza è stata difficile da stabilire. Diversi studi in passato, condotti in Finlandia, Regno Unito e Giappone, avevano già collegato il consumo di formaggio a una possibile prevenzione. Nel nuovo studio, condotto dall'epidemiologo nutrizionista Yufeng Du dell'Università di Lund, i ricercatori hanno basato la loro analisi su uno studio osservazionale di lunga durata della Malmo Diet and Cancer, che ha intervistato residenti svedesi sulla loro dieta monitorandone gli effetti sulla salute.
I partecipanti hanno registrato la loro dieta utilizzando un diario alimentare, un questionario sulla frequenza dei pasti e un'intervista dettagliata sulla preparazione del cibo e sulle abitudini alimentari. I ricercatori hanno poi confrontato il rischio di demenza in base al consumo di formaggio. Circa il 10% di coloro che consumavano 50 grammi o più di formaggio ad alto contenuto di grassi al giorno ha sviluppato demenza, rispetto a circa il 13% di coloro che ne consumavano meno di 15 grammi al giorno.
Dopo aver aggiustato i dati in base ad età, sesso, istruzione e dieta generale, si è notato che le persone che consumavano più di 50 grammi di formaggio ricco di grassi al giorno presentavano un rischio di demenza per tutte le cause inferiore del 13% rispetto alle persone che ne consumavano meno di 15 grammi al giorno.
Nessuna associazione è stata riscontrata invece per formaggi o panna a basso contenuto di grassi, latte di qualsiasi tipo o prodotti a base di latte fermentato come yogurt e kefir. Il burro ha mostrato risultati contrastanti, tra cui un possibile aumento del rischio di Alzheimer in caso di consumo elevato rispetto a chi non ne consumava affatto.
La ricerca però presenta anche dei limiti: "Uno dei maggiori è il consumo di formaggio registrato da un diario alimentare e da un'intervista in un momento preciso, 25 anni prima dell'analisi della diagnosi di demenza. È altamente probabile che la dieta e altri fattori legati allo stile di vita siano cambiati in quei 25 anni", ha affermato Tara Spires-Jones, responsabile della divisione presso il Dementia Research Institute del Regno Unito, che non è stata coinvolta nello studio.

La fiction 'Un Professore 3', in onda ieri su Rai1, vince la sfida del prime time con 3.492.000 spettatori, pari al 21,8% di share. Secondo posto per Canale 5 con 'Grande Fratello' che ha interessato 1.620.000 spettatori e il 14,3% di share mentre su Italia1 la Supercoppa Italiana Live ha incollato allo schermo 1.428.000 spettatori con l’8,2% di share.
Fuori dal podio troviamo Rai3 con 'Splendida Cornice' che ha raggiunto 960.000 spettatori (6,4% share) mentre 'Ore 14 Sera' su Rai2 ha intrattenuto 809.000 spettatori (6,3% share). A seguire: Rete 4 con 'Dritto e Rovescio' (753.000 spettatori, 5,8% share); La7 con 'Il processo di Norimberga' (552.000 spettatori, 3,7% share); Tv8 con 'Sei giorni, sette notti' (488.000 spettatori, 2,8% share) e Nove con 'Non sono pronta per Natale' (395.000 spettatori, 2,3% share).
Testa a testa in access prime time. 'Affari Tuoi' su Rai 1, condotto da Stefano De Martino, ha interessato 4.469.000 spettatori con il 21,1% di share. Su Canale 5, 'La Ruota della Fortuna' di Gerry Scotti ha raccolto con 4.436.000 spettatori, ottenendo un identico 21,1% di share, sebbene su una durata maggiore. A rendere la fascia oraria ancora più competitiva è stata la semifinale di Supercoppa Italiana su Italia 1: la partita Napoli-Milan ha incollato davanti al video 4.107.000 spettatori, siglando il 20,3% di share.
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