Cagliari, laboratorio al De Sanctis con ragazzi, prof e esperti... 
"Ho voluto organizzare questo incontro a Montecitorio perché credo sia rilevante portare al centro dell'attenzione la tematica delle malattie rare e croniche, che spesso e volentieri diventano un caso singolo, isolato o quantomeno distante rispetto alla realtà quotidiana, proprio perché ci sono pochissimi casi che incontriamo quotidianamente". Lo ha detto l'onorevole Cristina Almici (Fdi) alla presentazione del docufilm 'Il mio nuovo mondo', che dà voce ai pazienti con malattie croniche e rare, ma anche ai loro familiari.
"Sono state portate al tavolo esperienze sia di natura clinica che delle associazioni". All'incontro erano "presenti anche le famiglie che hanno portato la loro esperienza - ha aggiunto Almici - La mia presenza, insieme a quella dei colleghi, voleva essere proprio" per offrire "ascolto, per percepire i problemi e cercare di portarli ai tavoli istituzionali. Abbiamo lavorato affinché queste problematiche venissero tutte poste all'attenzione".

Maltrattamenti contro persone a loro affidate, lesioni personali, sequestro di persona e violenza privata. Sono queste le accuse nei confronti di 17 persone, direttivi e dipendenti della società cooperativa 'Per Mano', con sede a Cuneo, nei confronti delle quali questa mattina i carabinieri della Compagnia di Cuneo hanno eseguito diverse misure cautelari, di cui due in carcere, quattro agli arresti domiciliari, undici divieti di avvicinamento e comunicazione con le persone offese e obbligo di presentazione quotidiana alla polizia giudiziaria. Misure, emesse il 14 ottobre scorso dal gip del Tribunale, su richiesta della locale procura a conclusione dell’indagine convenzionalmente denominata 'Per mano'.
L'indagine, avviata nel dicembre 2024, ha consentito di ottenere le misure a carico di più persone, direttivi e dipendenti della società cooperativa 'Per Mano', con sede a Cuneo, ritenuti responsabili dei reati di cui sopra commessi nei confronti di 18 persone, affette da gravissime forme di autismo, ospiti presso una struttura ricettiva gestita da una società cooperativa privata. Il gip del tribunale di Cuneo, inoltre, ha disposto il sequestro preventivo della struttura, dei beni aziendali annessi, dei relativi beni strumentali e dei conti correnti. Le persone arrestate sono state portate nella Casa Circondariale di Torino a disposizione dell’autorità giudiziaria. La posizione di tutti gli indagati a vario titolo è ora al vaglio dell’autorità giudiziaria che ne valuterà la colpevolezza o meno nel corso del successivo processo.
Sorpreso in flagranza a Sassari dai militari dell'Arma... 
Presentato da Zoetis Italia, presso il dipartimento di scienze mediche veterinarie dell’università di Bologna, l’evento conclusivo della prima edizione del 'Premio allevamento al femminile'. Il progetto nasce con l’obiettivo di dare visibilità a storie, progetti e percorsi che stanno contribuendo a trasformare il settore zootecnico italiano in una direzione sempre più inclusiva, sostenibile e innovativa. Il Premio rappresenta l’evoluzione naturale del progetto 'Allevamento al femminile', avviato da Zoetis Italia nel 2024, che nella sua fase pilota aveva raccolto testimonianze significative da parte di numerose professioniste del settore.
Con questa prima edizione, il riconoscimento si propone di valorizzare figure professionali che, con passione e competenza, generano valore all’interno delle filiere zootecniche: donne allevatrici, veterinarie, imprenditrici, ricercatrici ed esperte della comunicazione, ma anche uomini che si sono messi in evidenza per iniziative capaci di promuovere ambienti di lavoro più collaborativi, equi e valorizzanti.
La giornata ha visto la partecipazione delle principali associazioni di categoria – Assocarni, UnaItalia, Anmvi e Quelle del Latte – che hanno sottolineato l’importanza di valorizzare i casi virtuosi e di come il settore si stia evolvendo grazie all'integrazione di soluzioni innovative e a un approccio più inclusivo. Nella prima edizione del 'Premio allevamento al femminile', il riconoscimento è stato assegnato a Rossella Pedicone, Emanuela Sorgia e Alberta Rabitti.
Le tre professioniste, grazie al loro impegno quotidiano, hanno contribuito concretamente al miglioramento del settore, portando innovazione, lungimiranza e una visione orientata al futuro. “Con l’edizione 2025 del Premio ‘Allevamento al Femminile’ abbiamo compiuto un ulteriore passo avanti nel nostro impegno per una zootecnia più equa, moderna e sostenibile. Crediamo che dare visibilità a chi opera con passione, competenza e visione sia fondamentale per ispirare il cambiamento e valorizzare tutto il settore", afferma Carmelo Lombardo, amministratore delegato di Zoetis Italia.
“Siamo orgogliosi di aver creato questo momento di confronto -continua- che mette al centro il talento delle persone che ogni giorno, con il proprio lavoro, contribuiscono a prendersi cura della salute degli animali”.
“Parlare di innovazione nel settore dell’allevamento -spiega Alessia Floris responsabile settore commercio estero Assocarni- oggi è fondamentale considerato il momento di grande trasformazione che ci stiamo trovando a dover fronteggiare, con sfide sempre più complesse: dalle questioni relative alla sostenibilità ambientale e alla sicurezza alimentare a quelle inerenti al tema del benessere animale, fino ad arrivare al punto oggi molto discusso del ricambio generazionale. In questo contesto, innovare non è più un lusso, ma una necessità. Per rafforzare il ruolo dell’innovazione e dell’inclusione nel futuro dell’allevamento sarà indispensabile lavorare su tre direzioni: collaborazione, competenze e comunità. Solo se uniamo innovazione e inclusione potremo costruire un settore zootecnico più forte, sostenibile e capace di guardare al futuro con fiducia".
"Il sostegno di Unaitalia al 'Premio allevamento al femminile' è stata l'occasione per dare pieno risalto al ruolo cruciale delle donne nel settore zootecnico. Come associazione composta interamente da professioniste donne che hanno contribuito alla crescita del settore, riconosciamo nel loro contributo un approccio virtuoso e attento che, grazie anche a un'innata e naturale predisposizione alla cura, assicura la vitalità e l'innovazione nell'ecosistema zootecnico. Siamo convinte che la leadership femminile non si limiterà a guidare il cambio generazionale, ma sarà la forza motrice per definire e dare slancio alle professionalità che plasmeranno il futuro della zootecnia. E le testimonianze che abbiamo ascoltato oggi ne sono la prova più concreta e incoraggiante", sostiene Lara Sanfrancesco, direttrice di UnaItalia.
“L’Associazione nazionale medici veterinari italiani (Anmvi) patrocina il premio 'Allevamento al femminile' -commenta Marco Melosi, presidente Anmvi- per i suoi obiettivi di empowerment professionale. C’è bisogno di motivare e supportare le professionalità e le competenze che ogni giorno danno valore al comparto zootecnico. Anmvi condivide questa importante iniziativa di Zoetis, anche perché contribuisce a valorizzare l’allevamento cambiandone la percezione e ribaltando i luoghi comuni. Gli animali allevati per la produzione di alimenti sono sempre più tutelati nel loro benessere e nella loro salute produttiva, secondo standard di valore che sempre più attraggono anche professioniste donne. Alle future generazioni di veterinari Anmvi vuole mandare un messaggio controcorrente: allevare e curare animali del patrimonio nazionale zootecnico sta ispirando e motivando un numero sempre maggiore di professioniste. Basta saperle valorizzare, cominciando col dare loro voce".
"'Quelle del latte' (QdL) è nata per riconoscere e far emergere l’intelligenza e le competenze delle donne nel settore zootecnico, per far luce su chi spesso faticosamente ma con grinta e fiducia in sé stessa emerge ed è per questo che QdL sostiene il Premio allevamento al femminile di Zoetis: perché fa luce, gratifica, ma soprattutto premia la lungimiranza della creatività imprenditoriale nel nostro settore," affermano Quelle del Latte (QdL). L’evento di quest’anno presso l’Università di Bologna ha rappresentato un’importante occasione di confronto e crescita collettiva, confermando il valore di un percorso che, iniziato nel 2024 con la raccolta delle testimonianze delle protagoniste dell’allevamento, oggi si arricchisce di un riconoscimento concreto destinato a chi contribuisce, nei fatti, a rendere il settore sempre più innovativo e inclusivo.

Un racconto corale per promuovere una maggiore consapevolezza sul vissuto delle persone che convivono con patologie croniche e rare complesse e spesso poco conosciute. E' il docufilm 'Il mio nuovo mondo', presentato ieri alla Camera dei deputati ai rappresentanti delle istituzioni, delle associazioni pazienti e dei clinici. Realizzato da Telomero Produzioni con il contributo non condizionante di Chiesi Italia, il docufilm, scritto e diretto da Donatella Romani e Roberto Amato, valorizza il ruolo dell'informazione e della conoscenza nel contrasto allo stigma sociale e del percorso di cura. 'Il mio nuovo mondo' sarà trasmesso in prima visione a fine novembre 2025 sui canali La7 e La7d (e in streaming su Rivedi La7), e da gennaio 2026 sarà disponibile su Amazon Prime Video.
Attraverso 6 capitoli, accompagnati dalla voce narrante dell'attrice Roberta Garzia - informa una nota - il docufilm racconta le storie di 3 persone che vivono con epidermolisi bollosa, malattia di Fabry e broncopneumopatia cronica ostruttiva (Bpco), e della caregiver di una persona con asma grave. Il loro coinvolgimento è stato possibile grazie alla collaborazione con le associazioni di pazienti - Aiaf Aps, presidente Stefania Tobaldini, guida con impegno e passione la comunità di pazienti che convivono con la malattia di Fabry; Debra Family, presidente Anna Faccin, paziente attiva nel sostegno alle persone che vivono con l'epidermolisi bollosa; Respiriamo insieme Aps, presidente Simona Barbaglia, caregiver e madre di un ragazzo affetto da asma grave - e dal paziente Marco, affetto da Bpco.
Il racconto si arricchisce anche delle voci di 3 clinici: Giuseppe Argenziano, professore ordinario e direttore della Clinica Dermatologica dell'università della Campania Luigi Vanvitelli; Gianni Carraro, dirigente medico presso l'Uo di Nefrologia e dialisi, Azienda ospedaliera di Padova, e Paola Rogliani, professore ordinario e direttore della Uoc di Malattie dell'apparato respiratorio, Ptv dell'università di Roma Tor Vergata e presidente eletta della Società italiana di pneumologia (Sip).
I rappresentanti delle istituzioni, del terzo settore e le autorità convenute hanno espresso il loro sostegno al progetto. "Il grande valore sociale e culturale di questo progetto - ha affermato l'onorevole Cristina Almici - nasce dalla volontà di porre il tema delle patologie croniche e rare, della qualità della vita e della dignità delle persone che vi convivono quale motivo di riflessione collettiva e istituzionale. Dare voce alle storie tanto autentiche quanto a volte drammatiche è un atto di sensibilità non sempre comune e condivisa. Il confronto e la riflessione sull'importanza dell'informazione, della conoscenza e della solidarietà è uno strumento fondamentale per combattere lo stigma sociale e favorire una società più inclusiva e consapevole. Come rappresentante delle istituzioni, esprimo vivo apprezzamento per questo progetto che unisce la forza delle testimonianze e il linguaggio dell'arte, contribuendo in questo modo a diffondere la cultura della cura, del rispetto e della partecipazione, valorizzando il ruolo delle associazioni di pazienti e del mondo sanitario come pilastri di una rete di sostegno concreta e umana".
Ha aggiunto il senatore Alberto Barachini, sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei ministri: "Raccontare le storie di chi soffre di una malattia cronica e rara significa accendere la luce su ciò che è visibile e su ciò che è invisibile. Questo docufilm racconta il viaggio come un percorso di conoscenza di un mondo ancora troppo poco conosciuto. Come rappresentanti delle istituzioni, abbiamo il dovere di essere vicini a queste persone, perché la malattia coinvolge anche chi sta loro accanto. L'obiettivo è migliorare la qualità di vita dei malati, restituendo loro spazi e dignità. Siamo grati alla ricerca, che può offrire risposte alle malattie rare e vogliamo esprimere la nostra riconoscenza a chi lavora ogni giorno in questi ambiti".
"Con questo progetto, Chiesi Italia rinnova il proprio impegno nel promuovere una cultura della consapevolezza e dell'ascolto, dando valore all'esperienza di chi convive ogni giorno con la realtà della malattia - dichiara Raffaello Innocenti, Ceo & Managing Director di Chiesi Italia - L'iniziativa rappresenta un contributo concreto verso una cultura della cura più inclusiva e condivisa, in linea con i nostri principi di Società Benefit e azienda certificata B Corp". 'Il mio nuovo mondo', per i rappresentanti del terzo settore - Aiaf, Debra Family e Respiriamo insieme Aps - è "un'opportunità concreta per far emergere le storie di chi vive ogni giorno con una malattia. Consente di far capire che dietro ogni diagnosi c'è una persona, una famiglia, una quotidianità fatta di sfide ma anche di conquiste. Raccontare significa dare dignità, creare consapevolezza e contrastare lo stigma: un passo importante verso una società più inclusiva e informata". Gli specialisti Argenziano, Carraro e Rogliani sottolineano: "Ogni giorno incontriamo pazienti che, grazie all'innovazione terapeutica, riescono a condurre una vita piena e attiva. Questo progetto evidenzia il valore della relazione tra medico e paziente, elemento centrale in ogni percorso di cura. La narrazione condivisa contribuisce a promuovere una maggiore consapevolezza del vissuto delle persone con patologie complesse, favorendo un approccio clinico sempre più attento agli aspetti umani, oltre che scientifici".
Omicidio Cecchettin, la procura generale rinuncia all'appello per Turetta: ergastolo sarà definitivo

La Procura generale della Corte d’Appello di Venezia ha rinunciato a ricorrere in appello contro la sentenza di Filippo Turetta. Una scelta che, dopo la rinuncia da parte dell’imputato condannato all'ergastolo per l'omicidio di Giulia Cecchettin, rende di fatto definitiva la sentenza di primo grado.
Dopo la scelta inusuale di Turetta, oggi arriva il secondo colpo di scena che di fatto 'svuota' l'udienza che resta calendarizzata per il prossimo 14 novembre nell'aula bunker di Mestre. In quell'occasione, davanti alla Corte d'assise d'appello presieduta dal giudice Michele Medici, alle parti non resterà che prendere atto e formalizzare la doppia rinuncia e rendere così definitivo l'ergastolo per Turetta. A differenza di quanto scritto in precedenza, il verdetto diventa definitivo senza passaggio dalla Cassazione.
La Procura generale di Venezia aveva inizialmente deciso di procedere con il ricorso in appello per vedere riconosciute le aggravanti della crudeltà e dello stalking nei confronti dell'ex fidanzato, già condannato per il delitto aggravato dalla premeditazione e dal legame affettivo con la vittima. In una lettera, il giovane detenuto nel carcere veronese di Montorio aveva spiegato la sua rinuncia a difendersi assumendosi la "piena responsabilità per quello che ho fatto di cui mi pento ogni giorno sinceramente dal profondo del cuore".
"Una scelta che, a seguito della rinuncia all’appello da parte dell’imputato Filippo Turetta, riteniamo coerente, giusta e pienamente condivisibile". La rinuncia "rende definitiva la sentenza di primo grado e cristallizza, senza più margini di dubbio, la sussistenza dell’aggravante della premeditazione: tra le circostanze più gravi e subdole previste dal nostro ordinamento". I legali della famiglia di Giulia Cecchettin, gli avvocati Stefano Tigani, Piero Coluccio e Nicodemo Gentile, commentano così la decisione della Procura generale di non proseguire nell'impugnazione proposta.
"Un'aggravante (premeditazione, ndr) che assume un significato ancora più drammatico in una vicenda omicidiaria caratterizzata, di fatto, da motivi abietti, arcaici e spregevoli, espressione di una visione distorta del legame affettivo e di un’idea di possesso che nulla ha a che fare con l’amore e il rispetto" aggiunge la difesa. La famiglia Cecchettin "ha affrontato ogni fase del processo con dolore profondo, ma anche con straordinaria dignità. Oggi sente l’esigenza di voltare pagina, di interrompere quel circuito giudiziario che, inevitabilmente, continuava a riaprire la ferita". Con la definitiva affermazione delle gravissime responsabilità dell'imputato Filippo Turetta, "resta ora un impegno essenziale: trasformare il dolore in consapevolezza, affinché la società - a partire dai più giovani - possa riconoscere, prevenire e contrastare le radici profonde della violenza di genere".

Il countdown per la prima tappa fondamentale verso il Festival di Sanremo 2026 (24-28 febbraio) è partito: tra dieci giorni, il 17 novembre, scade il termine per la candidatura dei brani dei Big. Il direttore artistico e conduttore Carlo Conti, al suo quinto mandato, ha pubblicato il regolamento, ma la vera partita, come sempre, si gioca dietro le quinte.
Il regolamento
Per arginare la tradizionale e incontrollabile fuga di notizie, Conti starebbe valutando di anticipare l'annuncio dei Big in gara entro novembre mantenendo però il tradizionale appuntamento con il Tg1 delle 13.30 della domenica. Le due date papabili sono il 23 e il 30 novembre. Una decisione che blinderebbe il cast e brucerebbe sul tempo ogni indiscrezione, lasciando al 14 dicembre, data della finale di Sanremo Giovani, la consueta sfilata dei Big con la comunicazione dei titoli dei brani.
Con la scadenza per la presentazione dei brani fissata al 17 novembre, il nuovo regolamento[1] conferma una base di 26 artisti in gara. Tuttavia, Conti ha già lasciando intendere la possibilità di aggiungere due posti, portando il totale a 28. La novità più significativa riguarda la serata del venerdì, dedicata alle cover: viene confermata la possibilità di duetti tra artisti in gara, ma con un paletto stringente sulla durata. Le esibizioni non potranno superare i tre minuti e 30 secondi, uniformandosi al timing degli inediti.
I cantanti
Ma il cuore del dibattito, come ogni anno, si concentra sul cast che secondo indiscrezioni mescola grandi ritorni, debutti eccellenti e nuove leve. Un nome su tutti è quello di Blanco, che potrebbe 'riappacificarsi' con il palco dell'Ariston dopo la controversa esibizione del 2023 presentando la sua nuova fase artistica. Si scommette anche sul rientro in scena di Angelina Mango e Sangiovanni, entrambi pronti a ripartire dopo un periodo di pausa. Attesissimo anche Alfa, reduce da un'estate 2025 da protagonista assoluto delle classifiche.
Fiore all'occhiello del Conti-bis dello scorso anno, il filone cantautorale è molto atteso. Circolano con insistenza i nomi di Diodato, Ermal Meta e Fulminacci. Tra i papabili anche Aiello, Enrico Nigiotti, Sal Da Vinci e il duo Benji & Fede. Le vere sorprese potrebbero essere i debutti assoluti di Tommaso Paradiso e Frah Quintale. Sul fronte della nuova scena, si fanno i nomi di Emma Nolde e La Niña. Il parterre femminile si preannuncia di altissimo livello. Si parla di veterane come Emma, Arisa e Malika Ayane e di ritorni importanti come quelli di Madame e Levante. Ma ci sono anche talenti in cerca della consacrazione definitiva come Serena Brancale e Chiara Galiazzo. Suggestiva l'ipotesi di California, che si presenterebbe in veste solista dopo la fine del sodalizio artistico e sentimentale dei Coma_Cose.
Il mondo urban potrebbe essere rappresentato da Tedua che da poco ha annunciato il suo primo San Siro. E sul palco dell'Ariston potrebbe tornare anche Neffa, fresco del successo del suo ritorno live all'Unipol Forum. Dalla scuola di 'Amici' potrebbero arrivare Luk3 e Trigno (vincitore categoria canto di Amici 24), mentre Settembre, vincitore delle Nuove Proposte 2025, ha un posto quasi di diritto.
Tra le suggestioni più forti, quella di una clamorosa coppia Fedez-Marco Masini, anche se il cantautore toscano, in una recente intervista all'Adnkronos, ha raffreddato gli animi: "Per andare a Sanremo ci vuole una canzone o un progetto che ti facciano rappresentare un cambiamento. Finché non ci sarà questa canzone, non potrò pensare al Festival". Infine, il colpo a sorpresa potrebbe essere rappresentato dall'irriverente artista estone Tommy Cash. Per la quota 'over', che Conti potrebbe ridimensionare, circolano nomi storici come Michele Zarrillo, Fausto Leali, Enrico Ruggeri, Donatella Rettore e Patty Pravo.
La squadra
A completare la squadra di Conti ci sarà Nicola Savino che avrà il compito di animare le notti post-Festival[2] con il timone del DopoFestival, mentre Gianluca Gazzoli si conferma volto e voce della competizione giovanile. Per Conti si tratta del quinto festival, un traguardo che lui stesso ha definito un possibile punto d'arrivo: "Cinque edizioni possono bastare", ha dichiarato in una recente intervista, lasciando intendere che questo potrebbe essere il suo ultimo mandato alla guida della macchina più importante della musica italiana.

"Il mio gesto è dovuto alla totale inadeguatezza che ancora incredibilmente sopravvive in certi istituti, come le case lavoro, che dovrebbero tendere a ri-socializzare e reinserire" ma che "in realtà sono recipiente di coloro che hanno problemi psichiatrici e che non hanno posto nelle Rems". Lo scrive in una lettera a Varese News Elia Del Grande, condannato per il triplice omicidio di madre, padre e fratello avvenuto a Cadrezzate, in provincia di Varese, nella notte fra il 6 e il 7 gennaio del 1998: dopo 26 anni e 4 mesi di reclusione, Del Grande, nei giorni scorsi, è fuggito da una casa lavoro di Castelfranco Emilia, nel modenese e da quel momento è irreperibile. Del Grande spiega poi che la sua "non è un evasione" ma "un semplice allontanamento ma probabilmente, pago ancora fortemente lo scotto del mio nome e di ciò che ho commesso, mi ritengo amareggiato perché vorrà dire che qualsiasi pena uno possa pagare in questo Paese, comunque tu rimarrai sempre la persona responsabile del gesto commesso".
"Mi sono trovato ad avere a che fare ogni giorno con gente con serie patologie psichiatriche, la terapia chiaramente psicofarmaco, viene data in dosi massicce a chiunque senza problemi. L’attività lavorativa esistente - racconta Del Grande - è identica a quella dei regimi carcerari. Le case di lavoro oggi sono delle carceri effettive in piena regola con sbarre cancelli e polizia penitenziaria, orari cadenziati, regole e doveri. Con la piccola differenza che chi è sottoposto alla casa di lavoro non è un detenuto, bensì un internato, ovvero né detenuto né libero, nessuna liberazione anticipata, nessun rapporto disciplinare, ma solo proroghe da sei mesi in su che servirebbero, in teoria e non in pratica, a riabituare il sottoposto a misura di sicurezza al tessuto sociale esterno contenendolo e dandogli opportunità lavorativa, quest’ultima attualmente è negata se non solo con turnazioni identiche a quelle carcerarie. Avevo ripreso in mano la mia vita, ottenendo con sacrificio un ottimo lavoro dando tutto me stesso in quel lavoro che oggi mi hanno fatto perdere senza il minimo scrupolo, mi riferisco alla magistratura di sorveglianza, avevo ritrovato una compagna un equilibrio i pranzi le cene il pagare le bollette le regole della società, tutto questo svanito nel nulla per la decisione di un magistrato di Sorveglianza, che mi ha nuovamente rinchiuso facendomi fare almeno mille passi indietro riproponendomi soltanto la realtà repressiva carceraria, anzi quella delle case lavoro è ben peggio, ci sono persone all’interno che sono entrate per sei mesi e avendo l’unica colpa di non avere una dimora e una famiglia, si trovano internate da 4/5 anni, in un Paese civile e al passo con le regole europee, questo non dovrebbe più esistere, difatti l’Italia è l’unico paese in tutta Europa che adotta le misure di sicurezza".
"Ci tengo a precisare - prosegue l'uomo - che io da questo paese sono stato condannato ad anni 30 di reclusione, effettivamente ne ho scontati 26 e 4 mesi e non sono stato condannato a galera in più, e invece grazie a questo articolo di legge risalente a Mussolini ancora in essere dal nostro codice penale mi sono ritrovato nuovamente peggio di un detenuto. Mi sono visto crollare il mondo addosso, ho visto perdere tutto ho visto non considerato il mio impegno lavorativo, ho visto non considerato il mio percorso di reinserimento durato due anni e mezzo dall’atto del mio ritorno in libertà, oggi tutte le cronache mi definiscono come il serial killer, il pazzo assassino che è sfuggito senza la minima remora e controllo, additandomi di tutte le cose del passato senza informarsi prima su cosa ho fatto da quando sono stato scarcerato il 16 luglio 2023, questo e molto altro mi hanno spinto a provare il tutto per tutto pur di uscire da quella situazione alla quale non riuscivo assolutamente ad abituarmi e a prenderne consapevolezza nonostante tutti i carceri che io abbia girato. Il disagio che ho visto lì dentro credo di non averlo mai conosciuto e sono scappato anzi, mi sono allontanato".

Due progetti di ricerca firmati da ricercatori dell'università Cattolica del Sacro Cuore in Archeologia e in Medicina sono tra i vincitori degli Erc Synergy Grant 2025 comunicati oggi dallo European Research Council. Ad aggiudicarsi le borse sono Caterina Giostra, ordinaria di Archeologia medievale presso il Dipartimento di Storia, Archeologia e Storia dell'arte del campus di Milano, per il progetto Coco condotto insieme a colleghi di Leiden University (Olanda), Masarik University Brno (Repubblica Ceca) e Ku Leuven (Belgio), e Massimiliano Papi, associato di Fisica del Dipartimento di Neuroscienze, e Ivo Boskoski, associato di Gastroenterologia del Dipartimento di Medicina e Chirurgia traslazionale, campus di Roma, e dirigente medico gastroenterologo ad alta specializzazione presso la Fondazione Policlinico A. Gemelli Irccs, per il progetto Multiprobe condotto insieme a colleghi della Sapienza università di Roma e dell'università di Limoges (Francia).
I Synergy Grant dell'Erc - ricordano dalla Cattolica - sono tra i più ambiti riconoscimenti in ambito accademico in diversi settori disciplinari e premiano progetti di eccellenza che mirano a rispondere a sfide scientifiche di frontiera attraverso collaborazioni internazionali di altissimo livello. Sono destinati a team costituiti da un minimo di 2 e un massimo di 4 principal investigator, ognuno dei quali potrà avere il proprio gruppo di ricerca.
"Desidero esprimere, a nome dell'intera comunità accademica, la profonda soddisfazione di essere tra gli atenei italiani con il maggiore numero di Erc Synergy Grant 2025 ottenuti - dichiara Elena Beccalli, rettore dell'università Cattolica del Sacro Cuore - Il successo dei professori Caterina Giostra, Massimiliano Papi e Ivo Boskoski, assegnatari di questo prestigioso riconoscimento, rappresenta un risultato di straordinario rilievo per la nostra università. E' la conferma della pregevole qualità della ricerca condotta in università Cattolica in diversi ambiti del sapere, capace di affrontare sfide scientifiche di frontiera grazie a collaborazioni internazionali di elevata reputazione. Questi lodevoli risultati - che si aggiungono a quelli conseguiti nell'anno con Erc Starting Grant, Cost Action e Horizon Europe Msca - testimoniano l'ambiente favorevole alla ricerca del nostro ateneo e la presenza di eccellenze in molteplici discipline. Tutto ciò consolida la nostra radicata vocazione scientifica da sempre orientata all'avanzamento della conoscenza e al bene comune".
Il progetto Coco (Connected communities in early medieval Europe) - approfondisce una nota della Cattolica - intende riconsiderare l'immagine tradizionale secondo cui, dopo il crollo dell'Impero romano d'Occidente, un'Europa unita e interconnessa si sarebbe frammentata in una serie di regni romano-barbarici con gruppi etnici elitari. "L'approccio sarà bottom-up piuttosto che top-down. La ricerca esplorerà infatti le connessioni della 'gente comune', cruciali per lo sviluppo post-romano dell'Europa tanto quanto le gesta eroiche di re, aristocratici, vescovi e santi narrate nelle fonti scritte", precisa Giostra. Questa convinzione degli archeologi è avvalorata dall'impressionante numero di oggetti recuperati dalle tombe (in particolare in ferro e vetro), che saranno studiati con analisi chimico-fisiche per stabilirne le origini e le modalità di condivisione, e dai modi della ritualità condivisi su ampie distanze. Grazie alla conoscenza delle modalità con cui diversi tipi di 'luoghi d'incontro' hanno facilitato la negoziazione e il trasferimento di idee, conoscenze e manufatti o materie prime, si potrà dare una lettura finalmente sovra-nazionale di temi che investirono l'Europa alle origini del mondo medievale.
L'obiettivo principale del progetto Multiprobe (Real-time endoscopic diagnosis and therapy of gastrointestinal tumors through multimode nonlinear fibers) è invece lo sviluppo di endoscopi ibridi: dispositivi miniaturizzati che combinano funzionalità diagnostiche e terapeutiche mai integrate prima, servendosi di innovazioni tecniche rivoluzionarie che aumentano la risoluzione delle immagini acquisite e il contrasto per una biopsia ottica potentissima, e al tempo stesso aumentano la capacità di penetrazione della cura. "Superando lo stato dell'arte attuale, lo scopo del progetto è aggiornare il tanto atteso concetto di diagnosi ottica in vivo e in tempo reale con una risoluzione più elevata, un contrasto e una penetrazione tissutale maggiori. Inoltre combina le capacità endoscopiche con la terapia a plasma freddo integrata, dando vita a un approccio teragnostico all'avanguardia in oncologia", descrivono i supervisori del progetto Stefan Wabnitz della Sapienza, Papi e Boskoski della Cattolica-Gemelli, e Vincent Couderc dell'università di Limoges. Questo significativo progresso sarà dimostrato inizialmente nell'endoscopia gastrointestinale, con l'obiettivo di estenderlo a tutti gli altri campi diagnostici medici pertinenti.
"I riconoscimenti conseguiti confermano il valore della ricerca multidisciplinare condotta nell'università Cattolica - rimarca l'ateneo - i cui ricercatori sono stati di recente assegnatari di altri prestigiosi finanziamenti nell'ambito dei programmi di finanziamento Horizon Europe". Lo scorso settembre il progetto MicroRestore presentato da Gianluca Ianiro, giovane ricercatore in gastroenterologia della Cattolica, si è aggiudicato uno degli Erc Starting Grant, destinati ai talenti che abbiano completato gli studi di dottorato da non più di 7 anni. MicroRestore ha come tema la modulazione precisa del microbioma intestinale, argomento di cui si parla molto e sul quale si concentrano tante speranze nel campo dell'obesità, del cancro, delle malattie infettive e di quelle autoimmunitarie, ad esempio.
Michela Elisa Craveri, ordinaria di Lingua e Letterature ispanoamericane della Cattolica, campus di Milano, ha ottenuto un finanziamento Msca Staff Exchange (Marie Skłodowska-Curie Actions) per il progetto TransatlanticLab che mira a riesaminare le interazioni coloniali e post-coloniali nello spazio transatlantico, utilizzando l'Atlantico come 'laboratorio storico' per esplorare il dominio coloniale e le ideologie razziali. Il focus è sul ruolo dell'economia delle piantagioni nei Caraibi e su come abbia modellato le dinamiche razziali su entrambe le sponde dell'oceano. Il progetto rappresenta un'occasione per costruire una rete internazionale attorno allo studio delle economie coloniali, delle ideologie razziali e delle loro eredità nelle società contemporanee.
Infine Veronica Riniolo, ricercatrice in sociologia generale della Cattolica, campus di Milano, con il progetto Vista ha ottenuto un finanziamento Cost Action (European Cooperation in Science and Technology). Il progetto intende creare una rete interdisciplinare per studiare come le crisi e le trasformazioni sociali influenzano i valori in Europa. Gli obiettivi includono l'analisi dell'impatto delle crisi, il ruolo dei cambiamenti generazionali, le differenze regionali e culturali, e l'influenza della tecnologia.

Scatta l'emergenza in una scuola a Pescara. Al liceo artistico "Mibe", in viale Kennedy, una sostanza urticante, individuata dalla polizia come spray al peperoncino, si è diffusa in tarda mattinata all’interno della scuola, provocando malori tra studenti, docenti e personale. L’edificio è stato immediatamente evacuato. Sul posto sono intervenuti il 118 – con tre ambulanze, tra cui una medicalizzata – i vigili del fuoco, anche con il nucleo Nbcr, e la polizia, che sta effettuando indagini.
Tosse, bruciore agli occhi e lacrimazione intensa sono stati i sintomi più comuni. Alcuni studenti sono stati accompagnati in Pronto soccorso dai genitori, mentre altri sono stati medicati direttamente sul posto.
Il sindaco, Carlo Masci, dice all'Adnkronos: "È il secondo caso nel giro di poche settimane: crediamo sia la stessa causa del precedente caso avvenuto al liceo “Marconi”. Da quanto accertato dalla Questura si tratta della sostanza utilizzata negli spray al peperoncino, infilata nelle feritoie dell'aria condizionata. Siamo in contatto con la Questura per approfondire il caso. Ci sono di sicuro collegamenti diretti tra i due episodi".
Il primo episodio, infatti, si era verificato al liceo "Marconi" di Pescara, evacuato il 16 ottobre scorso dopo che una sostanza irritante si era diffusa nell'aria, provocando malori. L'istituto restò chiuso per qualche giorno anche per permettere accertamenti.

Innovazione e sostenibilità si incontrano nel cuore del distretto pratese. In occasione di Ecomondo, Lorenzo Perra, presidente di Plures, multiutility toscana attiva nei settori ambiente, energia e acqua, ha annunciato che dal 1° dicembre inizierà la posa delle linee impiantistiche del Textile Hub di Prato, il primo impianto in Italia a utilizzare intelligenza artificiale e tecnologia a infrarossi per la selezione e il riciclo dei materiali tessili.
"Con il Textile Hub di Prato apriamo una nuova stagione per la Toscana e per l’Italia - ha dichiarato Perra intervenendo al convegno di Utilitalia dedicato all’economia circolare - E’ un impianto che unisce innovazione e sostenibilità, trasformando gli scarti in nuova materia prima e restituendo valore a un settore simbolo del saper fare italiano. È un passo concreto verso un’economia circolare reale, non solo dichiarata".
Finanziato con risorse del Pnrr e con investimenti diretti di Plures Alia per un valore complessivo di 29,5 milioni di euro, il Textile Hub sorgerà su un’area di 24mila metri quadrati e potrà trattare fino a 33mila tonnellate di materiali all’anno, tra flussi di pre e post consumo, coprendo l’intero fabbisogno regionale. Circa la metà dei materiali proverrà direttamente dal distretto tessile pratese.
Sul piano tecnologico, l’impianto rappresenterà un salto di qualità senza precedenti: i sistemi di visione ottica e gli algoritmi di riconoscimento delle fibre permetteranno una selezione automatica dei materiali con altissima precisione, aumentando le percentuali di recupero e riducendo drasticamente gli scarti non valorizzabili. La conclusione dei lavori e il collaudo finale sono previsti per giugno 2026.

Braghetti "l'ho conosciuta, l'ho vista anni fa ad un convegno e le ho stretto la mano volentieri...". Giovanni Bachelet è il figlio di Vittorio Bachelet, vicepresidente del Csm ucciso il 12 febbraio dell''80 sulle scale della Sapienza dal fuoco brigatista, colpito a morte dalla terrorista Anna Laura Braghetti[1], scomparsa oggi a 72 anni.
Bachelet è un affermato fisico e proprio oggi sta partecipando, presso la sede del Csm -ex palazzo dei Marescialli, oggi intitolato al padre Vittorio- a un evento promosso dall'Associazione intitolata a suo papà, dove si ricorda l'ex capo dello Stato Giovanni Gronchi. Sollecitato dall'AdnKronos esordisce con "sì, lo so, la buona Anna Laura è morta, ma almeno dopo tanti anni di carcere, qualche anno da persona libera l'ha potuto fare...". Bachelet spiega il senso delle sue parole: "Sia mio padre, che anche Aldo Moro, che la Costituzione l'ha pure scritta, sarebbero di certo contenti che l'art.27 della Carta, almeno nel caso della Braghetti e di altri, è stato rispettato, la pena deve rieducare, dare un'altra possibilità...". Bachelet junior crede convintamente nella "funzione rieducativa della pena, che deve tendere al reinserimento sociale del condannato". E questo vale anche per chi gli ha portato via il padre.
La sua idea di perdono fu già chiara a ridosso dell'omicidio brigatista, in occasione del funerale dell'allora vicepresidente del Csm. "Preghiamo anche - disse in chiesa il 25enne Giovanni - per quelli che hanno colpito il mio papà perché, senza nulla togliere alla giustizia che deve trionfare, sulle nostre bocche ci sia sempre il perdono e mai la vendetta, sempre la vita e mai la richiesta della morte degli altri". Parole che sono le stesse ancora oggi, a distanza di 45 anni. "Mia mamma, che si chiama Miesi, ha ora 102 anni e questa -assicura- è sempre stata la sua posizione da sempre, come anche quella di mia sorella Maria Grazia".
"Mio zio Adolfo, che era più grande di papà, da prete andò spesso in carcere a trovare i terroristi, dando vita a un dialogo di riconciliazione tra vittime e assassini: qualche pagina nei suoi libri la Braghetti l'ha dedicata anche a lui". "Ora si incontreranno tutti in Paradiso, dove penso - lo dico da cristiano - ci sia posto per chi ha scontato la sua pena, pagando il prezzo previsto dalla legge sulla terra e ora si troverà di fronte all'Eterno...".
Per quanto concerne le cose di questo mondo, la pena della Braghetti - che è rimasta oltre 20 anni in carcere, per poi usufruire della semilibertà- è quanto Bachelet ritiene sia la vera giustizia terrena. "Quando avviene questo, quando la pena non è una condanna senza speranza, è un successo della nostra democrazia, della nostra Costituzione", ribadisce più volte, salendo sul taxi che lo porterà al ristorante per il pranzo con i membri dell'Associazione Bachelet, guidati dal presidente Renato Balduzzi. (di Francesco Saita)

Contro la guerra ibrida, Belgio e Germania rafforzano le 'difese anti-droni' e pianificano le prossime mosse contro le incursioni sempre più frequenti nei cieli europei.
Il Belgio fa il punto, le tre direttive
In Belgio, il Consiglio di Sicurezza nazionale è stato convocato con urgenza a seguito dell'ultima intrusione nell'area dell'aeroporto di Bruxelles e di quello di Liegi[1] martedì sera, con conseguente annullamento - solo ieri - di 54 voli. La riunione di questa mattina - che si è protratta per oltre due ore - è stata voluta dal ministro dell'Interno, per analizzare la minaccia e organizzare una risposta coordinata e nazionale a intrusioni che durano da settimane e che hanno interessato anche campi e basi militari[2].
Per l'intelligence, non ci sono dubbi sul fatto dietro queste intrusioni si nasconda un 'attore statale'. Fanno parte del Consiglio il premier e i suoi vice, diversi ministri (Giustizia, Difesa, Interni, Esteri), i capi della Polizia federale, dei servizi di intelligence, il Procuratore federale.
Al termine del Consiglio, i ministri interessati hanno dichiarato di voler lavorare lungo tre direttive: rilevamento droni, identificazione dei droni e attuazione di procedure per rispondere ai sorvoli vietati. Per quanto riguarda il rilevamento dei droni, una prima misura concreta sarà messa in campo con il supporto del Ministero della Difesa e della base aerea di Beauvechain: l'organizzazione di un centro nazionale di sorveglianza aerea, riporta Rtbf. Théo Francken, Ministro Federale della Difesa ha annunciato che questo centro sarà operativo dal 1° gennaio 2026.
La Germania e le 'minacce ibride'
In Germania il cancelliere tedesco Friedrich Merz ha presieduto ieri la prima riunione del Consiglio di sicurezza nazionale, organo di recente creazione in Germania, e le "minacce ibride" della Russia sono state in cima all'agenda. Berlino ha più volte accusato Mosca di scatenare una guerra "ibrida", cioè in gran parte non convenzionale, che potrebbe includere atti di sabotaggio e campagne di disinformazione. "L'incontro si è concentrato sull'adozione di un piano d'azione interministeriale per contrastare le minacce ibride", ha detto il portavoce di Merz Stefan Kornelius in una dichiarazione.
Il piano include misure nei settori dello spionaggio e della protezione delle infrastrutture critiche, ha affermato. "Questa è la risposta del governo alla moltiplicazione e all'intensificazione delle minacce ibride contro la Germania, in particolare dalla Russia", ha aggiunto Kornelius. Negli ultimi mesi in Germania sono stati rilevati sorvoli di droni su aeroporti e siti militari sensibili.
A livello regionale inoltre, la minaccia rappresentata dai droni e dalla guerra ibrida sarà al centro domani di una riunione tra rappresentanti dei Laender della Germania settentrionale che intendono unirsi in uno sforzo congiunto di difesa. I ministri dell'Interno degli stati costieri della Germania settentrionale intendono sviluppare capacità di difesa anti-droni condivise "alla luce dell'aumento a livello nazionale dei sorvoli", hanno fatto sapere le autorità di Amburgo. I rappresentanti degli stati tedeschi che si affacciano sul Mar Baltico e sul Mare del Nord – Amburgo, Brema, Schleswig-Holstein, Bassa Sassonia e Meclemburgo-Pomerania Anteriore - si incontreranno domani. È prevista la partecipazione anche di funzionari della sicurezza, ricercatori esperti di droni e rappresentanti dell'industria.

"Per due anni praticamente non ho mangiato. Mangiavo una scatoletta di tonno e una mela ogni giorno". Laerte Pappalardo, figlio di Adriano Pappalardo, a La volta buona racconta la battaglia contro l'anoressia. Una lotta durata anni dopo la partecipazione all'Isola dei famosi nel 2003. "Prima di partire pesavo 71 chili, quando sono uscito dall'Isola pesavo 54. Mi piacevo da morire, poi cominciano una serie di problemi e si entra in una spirale", racconte oggi il 49enne.
"Era anoressia, può capitare a tutti. Si pensa che succeda solo alle donne, in realtà non è così. Io non mangiavo più. Per due anni praticamente non ho mangiato. Mangiavo una scatoletta di tonno e una mela ogni giorno, assumevo 270 calorie al giorno. So elencare tutti i grassi saturi, monoinsaturi e polinsaturi di un alimento. Ero in un loop infernale quando andavo al supermercato", racconta.
"Quando qualcuno mi diceva 'ti trovo meglio', dentro di me io stavo male. Sono arrivato a 51 chili, mi è scoppiata un'ascite improvvisa all'addome, un accumulo di liquido. Sono stato ricoverato immediatamente", dice ancora. "Poi, ho impiegato 5 anni per uscire da tutto questo. Mi sono ripreso da solo, ho cominciato a mangiare quando mi hanno prospettato l'ipotesi di ricorrere all'alimentazione con le flebo e quando il medico mi ha detto 'vuoi rivedere tuo figlio?...".

Fino a pochi anni fa una diagnosi di cheratocotono, patologia degenerativa della cornea, era quasi una condanna a perdere la vista. La caparbietà e le doti scientifiche di due fratelli italiani - il primo oculista, il secondo ingegnere biomedico - hanno cambiato il destino di questa malattia con la messa a punto di una tecnologia di alta precisione: la teranostica che unisce, per la prima volta, diagnostica molecolare per immagini e terapia personalizzata di alta precisione guidata dai dati. In Italia sono stati già eseguiti positivamente 600 interventi, 2mila in tutto nel mondo. E attualmente, con la certificazione Ce ottenuta dalla piattaforma C4v Chromo4vis di Regensight, anima della tecnologia, questa tecnica è disponibile in tutta Europa. Se ne è parlato in una conferenza stampa oggi a Roma, a pochi giorni dalla Giornata mondiale del cheratocono in calendario il 10 novembre.
Sono 100 milioni le persone che nel mondo soffrono di questa patologia e alle quali la teranostica può cambiare la vita, spiega Marco Lombardo all'Adnkronos Salute. "Il nostro dispositivo è stato certificato CE all'inizio dell'anno e quindi è disponibile in tutte le aree dell'Europa, ma è già utilizzato anche in Nord Africa, in Medio Oriente, in Europa orientale. Nel mondo in pochi mesi abbiamo superato i 2mila interventi : i centri di eccellenza che si occupano di questa patologia l'hanno adottata immediatamente. Anche perché anno per anno stanno aumentando le diagnosi ed è ormai chiaro che la malattia non è così rara come si pensava tanto tempo fa". In generale "sembra aumentata l'incidenza perché il cheratocono è molto legato alle congiuntiviti, alla patologia infiammatoria dell'occhio, soprattutto di tipo allergico".
Marco Lombardo spiega che "dopo l'introduzione della tecnologia nei vari centri di eccellenza del nostro Paese, rispetto allo studio clinico registrativo pubblicato su 'Oftalmology', abbiamo confermato l'accuratezza e la precisione del trattamento nel predire l'efficacia nel momento in cui si fa l'intervento. Ma soprattutto stiamo ottenendo nuove informazioni che ci consentono di valutare sempre meglio l'entità dell'effetto terapeutico. La macchina elabora tutti i dati secondo un algoritmo di machine learning: apprende durante ogni operazione chirurgica e quindi si evolve perché tutte le macchine sono collegate. Chiediamo, inoltre, a tutti i chirurghi utilizzatori di darci i dati dei controlli, ogni dato clinico. Così creiamo una conoscenza che permette di personalizzare sempre di più l'intervento". Il trattamento, continua il medico, "consiste in una prima fase in cui si mette a fuoco lo strumento sulla cornea e se ne acquisisce la fluorescenza naturale. Le fasi successive consistono nell'applicazione della riboflavina, che è la vitamina B2, e nell'illuminazione della cornea con la luce ultravioletta. In queste fasi la macchina dà i dati al chirurgo in tempo reale, guidandolo per far sì che l'intervento sia efficace nel momento in cui lo sta eseguendo, perché misura la risposta biologica della cornea alla riboflavina indicando la quantità giusta a contrastare le caratteristiche degenerative proprie del tessuto e a rinforzarlo. L'intervento, insomma, consiste nell'azione del chirurgo insieme all'utilizzo della vitamina B2. E' un trattamento combinato, guidato dai dati. L'intelligenza artificiale fa parte del sistema, ma alla base c'è una solida conoscenza creata dall'uomo, per dar vita a una tecnologia che assista il medico predicendo in corso d'opera l'efficacia dell'intervento stesso. La rivoluzione sta nel fatto che si va dritti e precisi al risultato".
Il dispositivo ideato dai fratelli Lombardo combina, insomma, le competenze cliniche e ingegneristiche. "Abbiamo creato uno strumento che sa modulare il trattamento in base alla risposta biologica della cornea", sottolinea Giuseppe Lombardo, "In questo modo evitiamo sia trattamenti troppo deboli sia eccessivi, garantendo sicurezza e risultati ripetibili". Dopo 10 anni di ricerca e sviluppo, studi preclinici e clinici, e pubblicazioni scientifiche internazionali, la piattaforma di teranostica è ora una realtà oltre che in alcuni centri di eccellenza in Italia e anche nel mondo.
L'obiettivo dei fratelli Lombardo è diffondere la teranostica nei centri di eccellenza a livello globale, offrendo a milioni di giovani pazienti nuove prospettive di trattamento e una vita libera dal timore di perdere la vista. "Comunicare ad un paziente giovane una diagnosi di una malattia che mette a rischio la qualità della sua vita futura è un grande peso. Il nostro lavoro ha reso possibile il cambiamento della narrazione per questa patologia", dice l'oculista. "Per i giovani che ricevono la diagnosi di cheratocono sapere che esiste una terapia capace di arrestare, con precisione e accuratezza, la progressione della malattia significa affrontare il futuro con una prospettiva completamente diversa", conclude il medico.
Dimostrazioni interattive della tecnica saranno disponibili prima e dopo il simposio scientifico 'Nuove frontiere nel trattamento del cheratocono', in programma domani all'interno del Congresso nazionale Aimo (Associazione italiana medici oculisti) - Siso (Società italiana di scienze oftalmologiche), in corso al Centro congressi La Nuvola di Roma.

"Capisco più Sinner che certa gente del Meridione. Jannik parla italiano bene". Flavio Briatore si esprime così a Realpolitik, programma condotto da Tommaso Labate su Rete 4, rispondendo ad una domanda su Jannik Sinner. L'azzurro, numero 1 del tennis mondiale, si appresta a difendere il titolo alle Atp Finals di Torino. Il 24enne altoatesino recentemente è finito al centro di polemiche dopo aver annunciato il no alla maglia azzurra per le finali di Coppa Davis, vinte nel 2023 e nel 2024.
"Sai qual è il problema? Sinner è un ragazzo normale. Parla tedesco bene, parla italiano bene, parla inglese bene. Parla tre lingue. Sinner è italiano, è nato in Italia. Io capisco più Sinner che certa gente del meridione che io non capisco", dice il manager.
Labate, meridionale, replica ironico: "Me compreso direi, rischio di finire in quel calderone". "Ho degli amici napoletani, quando parlano dovrei avere i sottotitoli. I napoletani sono italiani, i calabresi sono italiani. Noi abbiamo una persona che è un esempio", afferma Briatore, che in passato ha ripetutamente difeso Sinner anche dalle accuse legate alla residenza a Montecarlo e le cicliche polemiche legate al pagamento delle tasse.

Agenti dell'Ice sono entrati armati in un asilo privato di Chicago per arrestare una maestra davanti agli occhi di bambini e genitori attoniti. E' quanto denuncia un video che mostra il raid degli agenti dell'immigrazione nel cortile della scuola spagnola Rayito de Sol con gli agenti che entrano nell'atrio dell'edificio rincorrendo la donna, poi trascinata via mentre gridava "tengo papeles", cioè "ho i documenti" in regola.
Interpellati dal Washington Post, altri insegnanti e i genitori, che alle 7 del mattino stavano accompagnando i loro figli, hanno detto che, di fronte agli agenti che indossavano solo una pettorina con scritto 'Police', hanno pensato che la scuola fosse sotto attacco e sono corsi a nascondersi nelle aule o tornati fuori nelle loro auto. L'arresto risulta essere il primo effettuato durante la campagna di deportazioni lanciata da Donald Trump in una scuola.
A gennaio l'amministrazione Trump ha abolito la misura adottata dalla precedente amministrazione Biden, riprendendo una di Obama, che vietava agli agenti dell'Ice di entrare in chiese, scuole, ospedali, definiti "luoghi sensibili", per effettuare arresti. Ma da allora ci sono stati pochi arresti di questo tipo e il dipartimento per la Sicurezza Interna ha detto che non intende prendere di mira le scuole.
"Se possono fare questo in una scuola dove ci sono i bambini, dove si fermeranno?", ha detto Matt Martin, consigliere di Chicago, la città dove da settimane si stanno concentrando i raid anti-immigrati, affermando che gli agenti hanno arrestato la maestra anche se i dirigenti della scuola hanno mostrato loro i suoi documenti, compreso il permesso di lavoro. Non solo, dopo l'arresto gli agenti sono rimasti nella scuola ed hanno interrogato diversi adulti. "Nessun bambino deve essere terrorizzato nella sua scuola, questa è una violazione della fiducia pubblica", ha dichiarato il deputato dem Mike Quigley.
Secondo l'Ice, gli agenti avevano cercato di fermare l'auto a bordo della quale viaggiava la donna, che invece ha raggiunto la scuola facendo uscire la maestra che è corsa al suo interno. La portavoce Tricia McLaughlin ha poi detto che l'arresto non è avvenuto all'interno della scuola, ma nell'atrio, accusando la donna di aver poi mentito sulla sua identità, e sostenendo che si tratta di Diana Santillana Galeano della Colombia, entrata nel 2023 e che il mese scorso avrebbe pagato i trafficanti per far entrare due figli adolescenti dal Texas.
"E' una persona straordinaria, una madre, un eccellente membro della comunità, non sappiamo assolutamente perché sia stata presa di mira", ha detto Tarda Goodarzi, un'avvocata che ha i figli nella scuola.

"La pelle è un organo, non un involucro statico, la superficie di incontro tra l'ambiente esterno e quello interno. Ciò che fa male alla pelle fa male all'ambiente e viceversa. Ecco perché è davvero importante parlare di ecodermocompatibilità, oggi declinata su una tematica importante come gli interferenti endocrini". Lo spiega Pucci Romano, dermatologa, docente di Tecniche dermatologiche applicate alla cosmetologia presso l'università Cattolica del Sacro Cuore e presidente Skineco, Associazione internazionale di dermatologia ecologica, ideatrice e coordinatrice scientifica dell'evento 'I perturbatori endocrini. Salute, ambiente e strategie di prevenzione dermatologica', in programma sabato 8 novembre a Roma. Per la prima volta dermatologi, endocrinologi, pediatri, cosmetologi, chimici ed esperti del settore ambientale si confrontano sui perturbatori endocrini e sull'importanza dell'ecocompatibilità e della dermocompatibilità.
Secondo la definizione dell'Oms, i perturbatori endocrini sono "una sostanza o miscela di sostanze esogene che alterano la funzione o le funzioni del sistema endocrino e, pertanto, possono causare effetti nocivi sulla salute di un organismo intatto, o la sua progenie, o le (sotto)popolazioni". Nel 2021 il Rapporto Anses - Agenzia nazionale per l'alimentazione, l'ambiente e la salute e la sicurezza sul lavoro francese ha identificato ben 906 sostanze da attenzionare, presenti in molte categorie di uso quotidiano: non solo pesticidi e diserbanti, ma anche plastica e cosmetici. Ogni giorno la pelle viene a contatto con almeno 500 sostanze presenti nei cosmetici: ci sono infatti circa 31 componenti in un balsamo, 45 in una crema da giorno, 28 in un bagnoschiuma, ben 40 in una lacca per capelli.
"Purtroppo il sicuro per legge non esiste - precisa Romano - dobbiamo affidarci al principio di precauzione. Nel caso dei perturbatori endocrini la pelle fa da tramite, si lascia ingannare da queste sostanze e mette il semaforo verde. In questo modo penetrano al suo interno con un meccanismo simil-ormonale. E le conseguenze sono molteplici. Tra queste, l'aumento dell'endometriosi, infertilità maschile, pubertà precoce o tardiva, disturbi del neuro-sviluppo".
Colao, 'molte di queste sostanze mimano l'azione di estrogeni e testosterone anticipando la pubertà'
Obesità e pubertà precoce sono alcune tra le conseguenze. "Gli inquinanti ambientali agiscono come veri e propri interferenti endocrini, in grado di alterare profondamente l'equilibrio ormonale dell'organismo - afferma Annamaria Colao, vice presidente del Consiglio superiore di sanità, professore ordinario di Endocrinologia e Malattie del metabolismo dell'università Federico II di Napoli - L'aumento dell'obesità osservato negli ultimi decenni è in parte correlato alla diffusione di queste sostanze, che interferiscono con i meccanismi di regolazione metabolica. Tutti gli inquinanti condividono la capacità di comportarsi come ormoni o di legarsi ai loro stessi recettori, modulandone o inibendone gli effetti fisiologici. Molte di queste sostanze mimano l'azione di estrogeni e testosterone, anticipando la pubertà o alterando la normale funzione riproduttiva. I derivati fluorurati mostrano effetti tossici sugli spermatozoi e tendono a depositarsi nei tessuti, così come altri composti che si accumulano negli organi endocrini, dove il metabolismo più lento ne rallenta l'eliminazione. L'esposizione a metalli pesanti come ferro, piombo e manganese può determinare ipofunzione endocrina, soprattutto a carico della tiroide, la cui infiammazione autoimmune, come nella tiroidite di Hashimoto, risulta oggi in costante aumento".
I danni sullo sviluppo dei bambini. "I perturbatori endocrini rappresentano una oggettiva emergenza di salute pubblica, perché la popolazione è esposta diffusamente attraverso oggetti di uso comune come la plastica, sostanze chimiche industriali, pesticidi. Interferenti endocrini sono contenuti in alcuni tipi di creme solari - avverte Annamaria Moschetti, pediatra dell'Isde (Associazione medici per l'ambiente), coordinatrice del gruppo di lavoro sull'ambiente dell'Ordine dei medici di Taranto - Queste sostanze possono agire anche a basse dosi. Ci sono prove di effetti sullo sviluppo neurologico dei bambini, come disturbi dello spettro autistico e disturbo da iperattività e disattenzione, aggressività e disturbi della condotta, patologie in forte aumento negli ultimi decenni. In ossequio al principio di precauzione, sono indispensabili azioni urgenti a tutela della salute pubblica, tra cui limitare fortemente la produzione e l'uso della plastica".
Verso un'etichetta trasparente. "Il problema dei perturbatori endocrini c'è e va comunicato al cliente finale, sulla base del principio di precauzione citato nell'articolo 191 del Trattato sul funzionamento dell'Unione europea - sottolinea Fabrizio Zago, chimico industriale, esperto di biodegradabilità e bioeco-compatibilità e membro Skineco - Tale principio impone che, in presenza di un dubbio fondato circa la sicurezza di una sostanza o di un prodotto, si adotti sempre l'approccio più cautelativo. Gli interferenti endocrini possono agire sugli esseri umani, sugli organismi viventi in natura e sull'ambiente, dove tendono ad accumularsi. Per quanto riguarda gli effetti sugli esseri umani, le sostanze vengono distinte in categoria 1, riconosciute con certezza come interferenti endocrini, e categoria 2, per le quali esiste un sospetto fondato, ma non ancora confermato. Per fortuna, a partire dal 1° marzo 2026, sarà obbligatorio indicare in etichetta la presenza di perturbatori endocrini. Questo garantirà maggiore trasparenza e tutela della salute pubblica".
'Un'alimentazione antinfiammatoria, eventualmente associata a periodi di digiuno controllato, può favorire i processi di depurazione naturale'
Cosa possiamo fare" "La prevenzione individuale rimane fondamentale – continua Colao - E' consigliabile evitare i cibi ultraprocessati, preferendo alimenti freschi e di alta qualità, cucinati a casa a basse temperature. Un'alimentazione antinfiammatoria, eventualmente associata a periodi di digiuno controllato, può favorire i processi di depurazione naturale dell'organismo. Tuttavia, in un mondo sempre più globalizzato e contaminato, appare chiaro che gli interferenti endocrini, governando silenziosamente molti aspetti della nostra fisiologia, contribuiscano anche all'aumento dei disturbi metabolici e ormonali, inclusa l'obesità".
"Ciò che fa male alla pelle fa male all'ambiente e viceversa. Perciò la scelta dovrebbe orientarsi verso cosmetici ecodermocompatibili. In particolare un cosmetico deve rispondere a due esigenze: l'affinità con la pelle (dermo-compatibilità), ossia la compatibilità del prodotto con l'ecosistema cutaneo, e il rispetto per l'ambiente ovvero l'ecologicità, che riguarda tutta la filiera produttiva, dalla composizione al packaging, al corretto smaltimento. Questo perché tutto ciò che ci spalmiamo addosso, attraverso l'acqua, va a finire nei fiumi e da lì nel mare, rischiando di inquinare interi ecosistemi. Inoltre, dobbiamo educare il consumatore a leggere l'Inci, ossia la lista degli ingredienti contenuti in un cosmetico, elencati in ordine di quantità dalla percentuale più elevata", conclude Romano.

Giulia De Lellis sta vivendo le prime settimane da mamma insieme alla piccola Priscilla, nata dall’amore con il rapper Tony Effe. L’influencer, che ha partorito a Roma, è tornata ora a Milano e ha condiviso con i suoi follower le emozioni di questo nuovo capitolo della sua vita.
In un video pubblicato su Instagram, De Lellis ha raccontato come sta affrontando questo nuovo periodo tra maternità e impegni professionali: "Siamo ufficialmente tornati a Milano e abbiamo iniziato questa nuova vita in tre, che è molto faticosa ma ovviamente meravigliosa", ha spiegato.
"È intenso – ha continuato De Lellis -. Quando ti dicono che un figlio ti cambia la vita non è un modo di dire. Sembra una frase fatta, ma non lo è: prendetela alla lettera. È un cambiamento che, se siete disposti a fare e lo affrontate con consapevolezza, è meraviglioso".
L'influencer aveva raccontato di aver avuto una febbre da mastite[1], un'infiammazione al seno comune nel post partum: "Sono rimasta a letto una settimana con 39 di febbre", aveva detto.
Riconoscimento per la tesi "La voce pungente del Corriere"...
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