
Sono oltre 6.000 i visitatori che hanno varcato la sede dello stabilimento di Pedrignano (PR), il più grande e sostenibile pastificio del mondo. Lo fa sapere il Gruppo Barilla, che conferma il proprio impegno come azienda aperta, trasparente e vicina alle persone, proprio in occasione Settimana della cultura d’impresa (da 14 al 28 novembre). Le visite guidate rientrano nel progetto 'Porte aperte', un’iniziativa che promuove la conoscenza diretta della tradizione, della qualità e dell’innovazione che da quasi 150 anni rendono Barilla un’eccellenza italiana nel mondo. Consumatori, associazioni, enti, istituzioni e scolaresche hanno potuto scoprire da vicino il percorso che unisce cultura, storia e tecnologia: dalla Collezione Barilla d’Arte Moderna all’Archivio storico Barilla, fino all’esplorazione dello Stabilimento di Pedrignano.
Il 2025 ha registrato più di 260 gruppi partecipanti, con un indice di gradimento prossimo al 100%: un segnale forte dell’interesse e dell’apprezzamento del pubblico per un’iniziativa che valorizza l’apertura e la trasparenza come principi fondanti della cultura d’impresa Barilla. Barilla ha inoltre aderito al programma Imprese aperte Parma, offrendo sessioni di visita dedicate sia ai privati sia agli studenti dell’Its tech & food academy e dell’Università di Parma, con l’obiettivo di avvicinare le nuove generazioni alle professioni e alle competenze della filiera alimentare.
Il successo di 'Porte aperte' si conferma anche per il 2026, con oltre 90 gruppi già prenotati. Per chi non riuscisse a partecipare alle visite, è sempre possibile conoscere da vicino la storia del marchio al Museo della Pasta, realizzato con il contributo del Gruppo Barilla nella corte agricola di Giarola (PR), insieme al Museo del Pomodoro-info su www.museidelcibo.it. Infine, nel cuore di Parma, la storica Bottega Barilla accoglie i visitatori con un percorso immersivo che unisce passato e futuro, tradizione e innovazione. I programmi delle prossime visite e degli eventi Imprese aperte Parma 2026 saranno disponibili da maggio su www.impreseaperteparma.com/barilla.

La gestione del dolore cronico nel nostro Paese segue percorsi molto diversi, che cambiano proprio da regione a regione. Ci sono contesti dove la rete funziona, dove il paziente non viene lasciato solo. Ma ci sono anche realtà molto indietro, dove orientarsi è difficile, dove mancano riferimenti, dove l'accesso non è né tempestivo né equo. Cosa si sta facendo concretamente per rendere reale il diritto a non soffrire, previsto dalla legge 38 del 2010, per trasformare quella che oggi spesso è una lotteria territoriale in un sistema vicino al paziente? Sono i temi di 'Dolore cronico - L'impegno delle istituzioni per assicurare l'accesso diretto alle cure', quinto e ultimo episodio della serie vodcast 'E tu, sai cosa si prova?', realizzata da Adnkronos in partnership con Sandoz, disponibile sul canale YouTube di Adnkronos e su Spotify.
Il 25 febbraio 2025 è stato siglato il nuovo Manifesto sul dolore cronico, definito Manifesto 2.0, che invita ad andare "verso una nuova consapevolezza della patologia per garantire un'appropriata presa in carico del paziente con dolore cronico". La sua forza non sta solo nei contenuti, ma nella modalità con cui è nato: una vera alleanza di società scientifiche, clinici, istituzioni nazionali e regionali, aziende, stakeholder sanitari, pazienti e cittadini. Un lavoro sinergico, condiviso, inclusivo, che punta finalmente ad applicare e rendere viva una legge che in Italia abbiamo da quindici anni.
L'onorevole Ilenia Malavasi, membro della Commissione Affari sociali della Camera dei deputati, lo dice chiaramente: "Non c'è nel nostro Paese una cultura della cura del dolore cronico". Questo è ancora oggi l'ostacolo più grande. Si continua a percepire il dolore solo come sintomo, conseguenza di altro. E non come patologia autonoma, complessa, invalidante, con un impatto enorme sulla qualità della vita. Esiste anche una componente culturale profonda: "La sofferenza non è sempre considerata una patologia". Il risultato è conosciuto: diagnosi tardive, percorsi lunghi, accessi impropri. E "c'è anche un dato di genere molto marcato": sono spesso le donne a convivere più a lungo senza cure adeguate. Per Malavasi servono due leve immediate: sensibilizzazione dei cittadini e formazione della classe medica, a partire dai medici di medicina generale, fino alle scuole di specializzazione e ai percorsi universitari dedicati.
Nel suo intervento Tiziana Nicoletti, responsabile coordinamento Associazione malati cronici e rari di Cittadinanzattiva, sottolinea come la legge 38, pur essendo "un presidio di civiltà", sia "poco conosciuta e poco applicata". Il dato che emerge dall'indagine di Cittadinanzattiva è fortissimo: "Il 70% dei cittadini non conosce la legge". E il 60% di questi è già affetto da una patologia cronica. Significa che chi avrebbe più bisogno di sapere non ha gli strumenti per esercitare il proprio diritto. E senza informazione, non esiste empowerment. E senza empowerment, non esiste domanda e i sistemi non cambiano.
Secondo Paolo Fedeli, Head of Corporate Affairs di Sandoz, il Manifesto è uno strumento per evidenziare ciò che funziona e per rendere "plasmaticamente evidente" il valore di ciò che è già disponibile, ma non ancora uniformemente accessibile. La chiave, per Fedeli, non è reinventare: "E' mettere a sistema, integrare, comunicare, far dialogare centri, territori, formazione e reti". E, soprattutto, "fare in modo che le Regioni producano concretamente piani di potenziamento coerenti". Malavasi ribadisce un punto cardine: "Bisognerebbe proprio ripartire da una formazione trasversale di tutti i professionisti della sanità". Perché il primo interlocutore del paziente, il medico di famiglia, deve riconoscere il dolore cronico per quello che è e indirizzare nel posto giusto subito. "Una diagnosi più rapida - osserva - significa meno costi, meno liste d'attesa inappropriate, meno pellegrinaggi tra specialisti. E significa anche distinguere nettamente cure palliative e terapia del dolore, evitando sovrapposizioni concettuali che frenano sviluppo e applicazione".
Nicoletti chiude con l'appello di inserire davvero la terapia del dolore dentro i nuovi assetti del Dm77. Il dolore cronico è una realtà ancora in costruzione, ancora non uniforme, ancora troppo condizionata dal codice postale. Ma esistono strumenti, esiste una legge, esistono alleanze e scenari possibili, come spiega la serie Vodcast 'E tu, sai cosa si prova? Comprendere e affrontare il dolore cronico', online sul canale YouTube e nella sezione podcast di adnkronos.com e su Spotify.

Monia Bortolotti è stata assolta dai giudici della Corte d’Assise di Bergamo dall'accusa di avere ucciso i suoi due neonati, Alice e Mattia, rispettivamente di 4 e 2 mesi, nel 2021 e nel 2022. Nel caso della bambina l'omicidio non è provato per la Corte, mentre per il fratello si è tenuto conto delle perizia che sancisce la totale incapacità di intendere e di volere al momento dei fatti.
La pm Maria Esposito aveva sostenuto la necessità di una nuova perizia psichiatrica e aveva chiesto per la 29enne l’ergastolo e sei mesi di isolamento diurno. Bortolotti non è dunque imputabile, ma sulla base delle stessa valutazione psichiatrica è stata ritenuta socialmente pericolosa, dunque resterà in una Rems (strutture psichiatriche per le misure di sicurezza) per almeno dieci anni.
Celebrazione in nuova aula magna intitolata a ex segretario Pci... 
Nasce l'Intergruppo parlamentare sulla sclerosi multipla e le patologie correlate, presentato oggi alla Camera. L'Intergruppo è promosso dall'Aism (Associazione italiana sclerosi multipla) e dalla Fism (Fondazione italiana sclerosi multipla), con il sostegno della deputata Luana Zanella e della senatrice Tilde Minasi, e l'adesione di parlamentari dei diversi schieramenti tra Camera e Senato.
L'iniziativa nasce per rafforzare la voce delle oltre 144mila persone con sclerosi multipla e delle circa 2mila con neuromielite ottica e malattia associata agli anticorpi anti-Mog (Mogad). Sono patologie croniche e progressive che colpiscono in età giovanile e investono la vita di intere famiglie, chiamate ad adattarsi ai cambiamenti imprevedibili che la malattia impone e, nei casi più gravi, a fornire l'assistenza quotidiana dei caregiver familiari. Nel complesso, si stima che in Italia siano circa 500mila le persone coinvolte direttamente e indirettamente da queste patologie: pazienti, familiari e caregiver che convivono ogni giorno con i bisogni sanitari e sociali spesso complessi e affrontano le sfide della piena partecipazione e inclusione sociale.
L'Intergruppo opererà come spazio parlamentare trasversale, promuovendo atti di indirizzo, audizioni e iniziative legislative per dare concretezza agli obiettivi dell'Agenda della sclerosi multipla e trasformare l'ascolto e il confronto in azione politica.
"La sclerosi multipla rappresenta oggi una sfida crescente per la nostra società, colpendo migliaia di persone in modo sempre più diffuso - ha sottolineato Zanella, vicepresidente della Commissione Affari sociali della Camera e co-presidente dell'Intergruppo parlamentare - Di fronte a questa realtà, è necessario promuovere un impegno comune e concreto per costruire un'agenda politica e sociale centrata sulla persona e sulle sue esigenze. In linea con le mozioni '1000 azioni oltre la sclerosi multipla', approvate proprio un anno fa alla Camera, l'obiettivo dell'Intergruppo parlamentare Sclerosi multipla e patologie correlate è quello di favorire l'integrazione e il dialogo tra istituzioni, comunità scientifica e associazioni, mettendo in rete competenze, esperienze e conoscenze per migliorare la qualità della vita dei cittadini con queste patologie e delle loro famiglie. Solo attraverso una collaborazione ampia e condivisa potremo garantire risposte più efficaci e inclusive".
"L'istituzione dell'Intergruppo parlamentare sulla sclerosi multipla e patologie correlate - ha evidenziato Minasi, componente della Commissione Affari sociali del Senato e co-presidente dell'Intergruppo - è un impegno politico trasversale che dà continuità agli indirizzi già approvati dalla Camera con le mozioni '1000 azioni oltre la sclerosi multipla' e con il lancio della consultazione per l'Agenda 2030 sulla Sm promossa da Aism: dal confronto passiamo ai fatti per dare risposte concrete alle persone e alle loro famiglie". Le priorità sono chiare: "Presa in carico personalizzata e omogenea su tutto il territorio con Pdta realmente operativi; continuità assistenziale lungo tutto il percorso di cura; sostegno alla ricerca e piena inclusione lavorativa. Questo lavoro si muove in coerenza anche con la riforma della disabilità, oggi in sperimentazione, che mira a rendere esigibili i diritti e semplificano i percorsi dei cittadini con sclerosi multipla e patologie correlate". La senatrice esprime "un impegno politico chiaro: l'Intergruppo non sarà una vetrina, ma un luogo di lavoro permanente. Porteremo le istanze di Aism in Parlamento fino a trasformarle in scelte concrete, perché i diritti riconosciuti diventino davvero diritti esigibili, senza differenze territoriali".
"Negli anni la nostra comunità è diventata sempre più capace di produrre conoscenza e di proporre soluzioni concrete, mettendo le persone con sclerosi multipla e patologie correlate al centro del dibattito pubblico - ha affermato Francesco Vacca, presidente di Aism - Con l'Intergruppo questa capacità diventa parte del lavoro parlamentare: significa trasformare l'ascolto e il confronto in azione politica, e costruire insieme a istituzioni, ricerca e società civile un sistema capace di rispondere davvero ai bisogni di salute, inclusione e partecipazione".
"La nascita dell'Intergruppo rappresenta un riconoscimento importante del lavoro di questi anni e della corrispondenza tra l'Agenda della sclerosi multipla e patologie correlate e quella del Paese - ha dichiarato Mario Alberto Battaglia, presidente di Fism, l'ente di ricerca di Aism - Serve un patto politico stabile per trasformare la conoscenza scientifica in equità di accesso e diritti esigibili per tutti".
"Questo passaggio istituzionale consolida un percorso di collaborazione tra mondo politico, scienza e Terzo settore - ha concluso Paolo Bandiera, direttore Affari generali e Relazioni istituzionali di Aism - L'Intergruppo, sotto la guida congiunta dell'onorevole Zanella e della senatrice Minasi, è uno spazio di confronto concreto tra Parlamento, comunità scientifica e clinica e associazioni, sostenuto da un comitato tecnico-scientifico ampio e competente. E' uno strumento operativo per dare risposte alle oltre 144mila persone con sclerosi multipla e patologie correlate e ai loro caregiver".

Dejan Stankovic su tutte le furie... in italiano. L'ex centrocampista, tra le altre, di Lazio e Inter, oggi allenatore, ha rassegnato le dimissioni da tecnico dello Spartak Mosca nonostante la vittoria dell'ultima giornata contro l'Akhmat, battuto 2-1 in trasferta. Di Stankovic però non si sta parlando per questioni di campo, ma per un'intervista diventata virale.
Rispondendo alle domande di un giornalista russo che chiedeva il suo parere su alcune decisioni arbitrali dubbie, Stankovic ha prima risposta in inglese, cercando di mantenere la calma, per poi perdere completamente la testa, iniziando a parlare in italiano: "Perché mi provochi con questa domanda?", ha chiesto a muso duro al giornalista, con l'interprete accanto in palese difficoltà.
"Sai qualcosa di calcio? Sai chiedermi qualcosa di calcio?", ha continuato, "Con quale formazione ho giocato? Con quali giocatori ho giocato? Perché ho fatto quelle sostituzioni? Non sai niente, sai solo dire le ca***te, tu come gli altri. Vuoi che faccio un commento sull'arbitro?", prima cambiare ancora lingua e andarsene imbestialito.

Così Claudio Gasperini, direttore Uoc Neurologia e Neurofisiopatologia Ao San Camillo-Forlanini di Roma e vicepresidente Società italiana di neurologia, intervenuto alla conferenza stampa per la presentazione dell'Intergruppo
"Abbiamo lavorato tantissimo in un connubio tra associazionismo e comunità scientifica. Oggi essere qui alla Camera" per la nascita dell'Intergruppo parlamentare sulla sclerosi multipla "vuol dire che abbiamo sensibilizzato così tanto su un tema che non ha colore politico: i nostri pazienti hanno bisogno di risposte". Così Claudio Gasperini, direttore Uoc Neurologia e Neurofisiopatologia Ao San Camillo-Forlanini di Roma e vicepresidente Società italiana di neurologia, intervenuto alla conferenza stampa per la presentazione dell'Intergruppo.
"Oggi abbiamo toccato il tema della rete che può dare risposte diagnostiche e terapeutiche, ma anche socio-sanitarie. L'obiettivo è ottenere un mondo senza disabilità - ha aggiunto Gasperini - Oggi riusciamo ad imparare molto sulla malattia, facciamo diagnosi all'inizio della patologia e addirittura prima che il paziente possa avere un sintomo. Poi trattiamo la malattia prima che ci sia la progressione e questo aiuta i tanti giovani pazienti".

Giorgia Palmas ha rotto il silenzio sulla polemica scoppiata a Ballando con le stelle nel corso della puntata di sabato 8 novembre, quando il marito e concorrente Filippo Magnini aveva espresso il suo malumore nei confronti della giuria.
"Ho l'impressione che a me facciate le pulci. Fate notare sempre qualcosa che non va, a prescindere dai voti. Io non sono Roberto Bolle, sono un concorrente. Non capisco cosa pretendiate da me"[1], aveva detto il concorrente, che poi ha aggiunto: "Mi devo togliere un sassolino e fare il rosicone fino alla fine. Ho visto clip bellissime per altri concorrenti, penso di essere stato l'unico a cui qualcuno ha rotto le scatole facendo riferimento a mia moglie. Quello che ho sentito non mi è piaciuto: 'Se lei è qui balli male, se non c'è balli bene'...". Parole che hanno scatenato una vera polemica.
Ospite oggi a La volta buona, Giorgia Palmas ha commentato quanto accaduto in diretta: "Le battute siamo tutti liberi di farle. A qualcuno possono piacere, a qualcuno no", ha esordito la showgirl, facendo riferimento alla frase pronunciata da Guillermo Mariotto. Secondo il giurato, infatti, la presenza della moglie in studio a Ballando avrebbe irrigidito Magnini.
"La battuta però se viene ripetuta più volte rischia di diventare pesante. Ballando è per Filippo un'esperienza meravigliosa. Non avrei mai pensato che si sarebbe fatto coinvolgere così tanto in questa nuova disciplina, che è il ballo. Ci sta mettendo anima e cuore", ha aggiunto Palmas. E sullo sfogo di sabato scorso, la showgirl ha spiegato: "Quello che è successo è uno sfogo. Non ha sbagliato, è umano, fa parte delle fragilità dell'essere umano".
"La giuria - ha aggiunto la showgirl - è liberissima di dare tutti i giudizi che vuole, ma allora i concorrenti sono liberi di esprimersi".
In collegamento, Milly Carlucci ha espresso la sua opinione a riguardo: "Nessuno di noi ha mai tappato la bocca a nessuno, bisogna solo essere urbani. Ci sta tutto il suo sfogo, è giusto dire quello che si prova in quel momento".
L'assessore sfiduciato dai Progressisti 'Il 20 da Lollobrigida'... 
"Dopo cinque trimestri consecutivi con una performance a livelli record, abbiamo nuovamente raggiunto risultati straordinari, con ricavi nei primi nove mesi pari a 9,6 miliardi di euro, in crescita del 4% su base annua, e un Risultato operativo (Ebit) adjusted in crescita del 10%, a 2,5 miliardi di euro". E' quanto dichiara l'ad di Poste Italiane, Matteo Del Fante, commentando i risultati del gruppo.
Acconto sul dividendo a livelli record e pari a 0,40 euro per azione, 518 milioni di euro totali, in pagamento il 26 novembre , in crescita del 21% rispetto all’anno precedente. E' quanto ha deliberato il cda di Poste Italiane ieri con l'aprovazione dei risultati finanziari dei primi 9 mesi del 2025. "La solidità dei risultati raggiunti conferma ancora una volta la nostra capacità di generare una crescita sostenibile e redditizia in tutti i segmenti di business, grazie a una solida esecuzione commerciale e a un'efficace gestione dei costi. Confermiamo, pertanto, la piena fiducia nel raggiungimento della guidance aggiornata per l’intero esercizio 2025, che prevede un Risultato operativo (Ebit) adjusted pari a 3,2 miliardi di euro e un utile netto pari a 2,2 miliardi di euro" ha commentato l'ad di Poste Italiane, Matteo Del Fante.
"Stiamo accelerando sulle iniziative che valorizzano le sinergie con Tim. Nel primo trimestre del 2026 Poste Mobile avvierà la migrazione verso l’infrastruttura mobile di Tim, a seguito della firma del contratto Mvno. Il 29 settembre abbiamo lanciato 'Tim Energia powered by Poste Italiane' in oltre 750 punti vendita Tim, - spiega Del Fante - con risultati iniziali che mostrano un andamento commerciale solido e promettente. Stiamo, inoltre, lavorando attivamente su ulteriori opportunità di cross-selling e iniziative di ottimizzazione dei costi, attraverso attività di procurement congiunto. Comunicheremo gli sviluppi al mercato in modo graduale, man mano che i relativi accordi verranno finalizzati. Abbiamo, inoltre, compiuto un nuovo passo decisivo verso l’innovazione digitale con la firma di una lettera di intenti, per dare vita a una joint venture con Tim Enterprise, dedicata ai servizi It basati sul cloud.
l passaggio di PosteMobile alla Rete Tim avrà come effetto una diminuzione dei costi per Poste Italiane e contestualmente un aumento di ricavi per Tim. Lo ha detto Matteo Del Fante, Amministratore Delegato di Poste Italiane, commentando al Tg Poste le prime sinergie tra Poste Italiane e Tim dopo l’acquisizione del 24,81% delle azioni dell’azienda di telecomunicazioni.
“Abbiamo comunicato al mercato tre risultati concreti che sono stati apprezzati” ha spiegato Del Fante. “Passeremo il nostro contratto di utilizzo delle antenne della nostra PosteMobile a Tim, con un risparmio importante per Poste Italiane che abbiamo quantificato in 20 milioni annui e un ricavo per Tim che prima non c’era. Il secondo (risultato, ndr) è partito il 29 settembre e riguarda la distribuzione in 750 negozi primari di Tim del nostro prodotto luce e del nostro prodotto gas, che hanno ricevuto un ottimo riscontro”.
Il terzo risultato, infine, riguarda una nuova collaborazione su tecnologia e innovazione. “Abbiamo annunciato un accordo – ha spiegato Del Fante – per sviluppare insieme una joint venture, un'iniziativa comune con Tim sulla tecnologia. Tim già vende servizi di connettività, servizi di cloud, servizi di intelligenza artificiale, di cyber security, di Internet of Things, e potrà avere a disposizione anche la nostra spinta, il nostro supporto tecnologico tramite questa iniziativa comune che diverrà nei prossimi mesi una società in cui si andranno a concentrare gli investimenti nel digitale”.
"La migrazione dei nostri clienti alla Super App è stata completata con successo. Ad oggi la Super App è utilizzata da 15 milioni di clienti, con 4,1 milioni di utenti attivi su base giornaliera nel mese di novembre 2025, un dato che supera il numero complessivo di utenti delle nostre precedenti app considerate insieme. L'investimento di Poste in Tim resta strategico" e al momento "siamo al lavoro su possibilità di cross selling anche nel settore delle assicurazioni e in quello dei pagamenti".
“Le aree che sono andate bene sono quelle strategiche” ha spiegato Del Fante in un’intervista al Tg Poste. “A partire dalla logistica – ha continuato - dove abbiamo avuto in questo trimestre una crescita di volumi del 14%: siamo cresciuti di più in questi ultimi tre mesi di quanto siamo cresciuti nei primi sei mesi dell'anno. Inoltre, siamo arrivati al 45% di consegne effettuate dai nostri portalettere”.
Del Fante ha elencato, inoltre, gli ottimi risultati registrati dalle altre divisioni di business: “Benissimo le assicurazioni, specialmente il ramo danni, ma è andato benissimo anche il ramo vita. Ottimo lavoro sul risparmio postale e bene anche sui prodotti di PostePay, come l'energia”. Prosegue inoltre la strategia di digitalizzazione del Gruppo: “abbiamo un'unica sola App per i nostri clienti – ha detto Del Fante - che sta andando benissimo. Questa settimana abbiamo tagliato per la prima volta il traguardo dei 15 milioni di App scaricate e attive. Di questi, due terzi circa sono clienti che hanno l'App e vengono anche in ufficio postale, rispecchiando il nostro modello che vuole dare la possibilità al cliente di scegliere”.

"La salute è un diritto, lo ricordano anche l'Organizzazione mondiale della sanità e il nostro sistema sanitario nazionale. Per tutelare questo diritto, i percorsi di cura - che partono dagli screening, passano per la diagnosi e il trattamento e arrivano al follow-up - devono raggiungere i pazienti in modo tempestivo, appropriato ed equo. Le donne che hanno subito violenza vivono una situazione critica che mette ancora più in luce le disuguaglianze nell'accesso ai percorsi di cura. Una bassa percentuale di loro, infatti, aderisce ai programmi di screening". Così Chiara Gnocchi, Country Communication & Patient Engagement Head di Novartis Italia, commenta i risultati dell'indagine presentata oggi a Milano all'evento 'La salute è di tutte' organizzato da Dire - Donne in rete contro la violenza, con il supporto della farmaceutica. Il dato emerso dalla survey, che ha coinvolto la rete di centri antiviolenza Dire su tutto il territorio nazionale, "non ci ha però stupito - osserva Gnocchi - perché si tratta di una situazione che vediamo su tutto il territorio italiano relativamente ai programmi di screening che il ministero della Salute offre a tutte le donne. Meno del 50% aderisce e c'è una forte disuguaglianza tra il Nord e il Sud".
"Supporteremo Dire in 5 dei suoi centri antiviolenza, con screening gratuiti sia di prevenzione senologica che cardiovascolare - afferma Gnocchi - Questo impegno, che viviamo profondamente nel sistema in cui operiamo, si aggiunge al nostro impegno all'interno della nostra azienda, dove abbiamo sviluppato un Piano per la parità di genere che ha l'obiettivo importante di avere un ambiente di lavoro che sia inclusivo ed equo. Da donna - aggiunge - mi sono sempre chiesta come mai una donna si prende cura in primis degli altri, dei propri cari, dei figli, dei genitori, del compagno, e solo dopo di se stessa", una situazione che si amplifica quando la fiducia e l'autostima della donna è minata dalla violenza. "Queste stesse donne infatti dichiarano che, nel momento in cui entrano nei centri antiviolenza - sottolinea Gnocchi - il focalizzarsi su di sé è una leva importante per il loro benessere psicologico e fisico".
Si era fermato sulla statale 128 bis per verificare il carico... 
Giuseppe Conte è il leader italiano più popolare tra i giovani. E' il risultato di un sondaggio di Swg per Domani. Il presidente del Movimento 5 stelle con il 35% di fiducia tra gli under 25 supera di due punti la presidente del Consiglio, e leader di Fratelli d'Italia, Giorgia Meloni, che si ferma al 33%. Percentuali che però si ribaltano tra gli over 25: per la premier il gradimento è del 40%, per il numero uno pentastellato scende al 26.
Rimanendo sui giovani, tra i più popolari ci sono Carlo Calenda, di Azione, al 28%, Riccardo Magi, di +Europa, al 25%, Nicola Fratoianni, di Avs, al 24%, Elly Schlein, segretaria del Partito democratico, al 23%, Matteo Salvini, leader della Lega e vicepremier, al 20%, e Matteo Renzi, di Italia viva, al 19%. Solo la numero uno del Nazareno e il ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti sono più graditi agli adulti che ai giovani: per la leader dem la differenza è di un punto percentuale, per il segretario del Carroccio la distanza è di quattro.
Quanto, invece, ai partiti, il campione di giovani si colloca al centrosinistra per il 26%, al centrodestra il 22, al centro il 12, il 40% non si colloca affatto. Il voto giovane è più frammentato e penalizza Fratelli d’Italia, che è il primo partito ma al 22,3% contro il 33,1 degli adulti. Seguono il Pd al 19,6 contro il 22,3 degli adulti, il 13 di M5s contro il 12,5, Alleanza verdi-sinistra (9,9 contro 6,0) e Azione (6,4 contro il 2,5).
Sul piano internazionale, Pedro Sanchez, il premier spagnolo, è il leader più apprezzato tra i giovani, 33%, ma un 30% se lo portano a casa anche la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen - che invece è gradita solo al 23% degli adulti -, il presidente della Repubblica francese, Emmanuel Macron (16% tra gli adulti). Al 31%, poi, troviamo il presidente degli Stati Uniti d'America, Donald Trump (18% tra gli adulti).

La Procura di Arezzo ha aperto un'inchiesta per omicidio colposo in relazione alla morte per soffocamento di Leonardo Ricci, il bambino di due anni morto ieri all'asilo nido 'Ambarabà ciccì coccò' di Soci, frazione del comune di Bibbiena[1], nel Casentino. L'indagine, al momento ancora senza indagati, è coordinata dalla pubblico ministero Angela Masiello con la procuratrice capo Gianfederica Dito. Gli accertamenti, secondo quanto apprende l'Adnkronos, dovranno chiarire se vi siano responsabilità legate a omissioni, negligenze, imperizie o imprudenze da parte del personale della struttura, maestre ed educatrici.
Cosa è successo al nido
Secondo una prima ricostruzione dei carabinieri di Bibbiena, il piccolo sarebbe rimasto impigliato con il laccio del giubbottino a un ramo di un arbusto nel giardino dell'asilo, morendo per soffocamento accidentale. Le educatrici si sarebbero accorte immediatamente dell'accaduto e avrebbero tentato manovre di rianimazione fino all'arrivo dei soccorsi del 118, ma ogni tentativo si è rivelato purtroppo inutile.
Su disposizione del magistrato di turno Angela Masiello l'intera area esterna e l'edificio scolastico sono stati posti sotto sequestro. Sono stati eseguiti i rilievi tecnici per chiarire le cause esatte del decesso e verificare il rispetto delle misure di sicurezza e vigilanza previste dalla normativa. Gli investigatori hanno inoltre raccolto le testimonianze del personale scolastico e analizzato le caratteristiche del giardino, delimitato da una siepe di arbusti alti circa due metri che fungeva da area di gioco.
Autopsia e lutto cittadino per 3 giorni
Il corpo del bambino si trova all'obitorio dell'ospedale San Donato di Arezzo, dove nei prossimi giorni verrà eseguita l'autopsia. L'esame autoptico ha lo scopo di confermare la causa di morte, il soffocamento, escludendo l'ipotesi del malore.
Il sindaco di Bibbiena, Filippo Vagnoli, ha proclamato il lutto cittadino per tre giorni. "Siamo sconvolti da una tragedia che lascia senza parole. In questo momento serve solo rispetto, silenzio e profondo cordoglio", ha dichiarato il primo cittadino.
Il vescovo di Arezzo-Cortona-Sansepolcro, monsignor Andrea Migliavacca, ha espresso solidarietà e vicinanza alla famiglia del piccolo Leonardo. "Partecipo al dolore della famiglia e della comunità per la morte del piccolo Leonardo, che accompagno con la preghiera all’incontro con Dio e che già confido nel suo abbraccio di amore. Sono vicino e sostengo la famiglia con il mio cordoglio, il pensiero e la preghiera", ha scritto in vescovo in un messaggio.
La parrocchia di Soci ha organizzato per questa sera, giovedì 13 novembre, un incontro di preghiera per sostenere la famiglia del piccolo. Al termine, ci sarà una fiaccolata per le vie del paese. Il sindaco Filippo Vagnoli si è unito all'invito per questa sera rivolto alla popolazione.

Eva Grimaldi ha raccontato a La volta buona il percorso legato agli interventi chirurgici al seno, rivelando di aver rischiato la vita a causa di gravi complicazioni post-operatorie.
Ospite oggi, giovedì 13 novembre, nel salotto di Caterina Balivo, l'attrice ha spiegato di aver subito un'infezione profonda da una delle protesi e aggravata da una complicata gestione medica poco adeguata[1]. "È stata operata da un chirurgo molto famoso", ha aggiunto la padrona di casa.
A causa dell'infezione, l'attrice è rimasta un anno senza seno: "Sono stata in sala operatoria in una stessa giornata due volte. Dopo tanti mesi con il drenaggio, mi sono diretta da un chirurgo competente, e il problema è stato risolto".

"I dati dell'indagine presentata da Dire - Donne in rete contro la violenza ci mettono di fronte all'urgenza di intervenire per sostenere le donne vittime di violenza nell'accesso alla prevenzione e ai percorsi di cura. La salute è un diritto universale e nel contrasto alla violenza di genere assume un valore ancor più fondamentale, perché diventa strumento di rinascita, di riconoscimento e autodeterminazione". Così l'onorevole Martina Semenzato, presidente della Commissione parlamentare di inchiesta sul femminicidio, nel videomessaggio inviato all'evento 'La salute è di tutte', organizzato da Dire con il supporto di Novartis, oggi a Milano.
"Il nostro impegno, come istituzioni - aggiunge Semenzato - deve essere rivolto al sostegno e alla collaborazione con i centri antiviolenza, che si confermano come luoghi di cura nel senso più pieno del termine: non solo spazi dove si esce dalla violenza, ma di ricostruzione della salute e dell'identità e del potere di scelta".

Tommaso Marini è tornato a parlare della polemica sullo smalto scoppiata negli ultimi giorni. Ospite oggi, giovedì 13 novembre, a La volta buona, il campione del mondo di fioretto a squadre ha raccontato la difficoltà di accettare alcuni aspetti del proprio aspetto fisico e ha voluto chiarire le sue parole dopo la discussa intervista durante la cerimonia di consegna dei Collari d'Oro.
La polemica era nato quando un giornalista gli ha chiesto durante la cerimonia: "Smalto e orecchini ti danno forza?", una domanda che lo sportivo aveva definito sui social "medioevo".
Oggi, nel salotto di Caterina Balivo, ha chiarito: “Durante le competizioni di scherma metto lo smalto e mi piace. Tutto è partito perché le avevo sempre rotte e preferivo abbellirle. Ho sempre spiegato nei contesti adeguati perché lo faccio, in quel contesto non lo era".
Marini ha ammesso di essersi infastidito dalla domanda, volendo spostare il focus altrove: "Ho risposto che non era importante, ma era più importante la fatica che avevamo fatto per arrivare fino a lì".
Lo sportivo ha confessato di aver ricevuto una chiamata di scuse dal giornalista autore della domanda: "Mi ha chiesto scusa e io penso che non sia stata fatta la domanda con malizia, ma solo per mancanza di attenzione che al giorno d'oggi va data, soprattutto per i giovani. Il nostro equilibrio con il nostro corpo è in bilico, è giusto dare più attenzione”.

E' una delle principali sfide sanitarie del nostro tempo. Il diabete tipo 2 colpisce centinaia di milioni di persone nel mondo e comporta costi elevati per famiglie e sistemi sanitari, ma c'è un aspetto spesso trascurato nella prevenzione: la salute orale. Le evidenze scientifiche mostrano che le malattie gengivali - e in particolar modo la parodontite - non sono solo un problema locale della bocca, ma possono alimentare processi infiammatori sistemici e alterazioni metaboliche che favoriscono il peggioramento del diabete. Prevenire e intervenire tempestivamente sulle patologie gengivali significa quindi agire anche sul controllo glicemico e sulla salute generale.
"Oggi sappiamo con certezza che tra diabete e parodontite esiste una relazione bidirezionale per cui l'una influenza e aggrava l'altra - spiega Giorgio Stroppa, dentista esperto in parodontologia, socio attivo della Società italiana di parodontologia e implantologia (Sidp), alla vigilia della Giornata mondiale del diabete che si celebra il 14 novembre - Le persone con malattie gengivali hanno un rischio maggiore di sviluppare diabete, mentre chi è già diabetico è fino a 3 volte più esposto a forme gravi di parodontite. Questo deve farci riflettere sul fatto che la parodontite non è una semplice infezione locale: l'infiammazione cronica che la accompagna rilascia nel sangue citochine pro-infiammatorie, che riducono la sensibilità all'insulina e peggiorano il controllo glicemico".
Nei pazienti diabetici la risposta immunitaria alterata amplifica i danni ai tessuti gengivali, accelerando la progressione della malattia parodontale e creando un vero circolo vizioso tra bocca e metabolismo. Per questa ragione anche i disturbi gengivali vanno monitorati con più attenzione in caso di diabete, perché indicano una maggiore predisposizione all'infiammazione gengivale (gengivite). "Questo legame ha effetti anche su altri organi - aggiunge Stroppa - Nei soggetti con diabete, la presenza di parodontite severa può aumentare fino a 3 volte il rischio di complicanze renali e cardiovascolari. La buona notizia è che trattare efficacemente la parodontite contribuisce a migliorare il controllo metabolico, con una riduzione media dell’emoglobina glicata, un risultato clinicamente significativo nella gestione del diabete".
Secondo il Health Inclusivity Index, il primo studio globale sull'inclusività sanitaria in 40 Paesi, sviluppato da Economist Impact e supportato da Haleon, le persone con malattie gengivali hanno il 26% di probabilità in più di ammalarsi di diabete di tipo 2. I costi sanitari correlati - riferisce una nota - sono fino al 50% più alti tra le fasce socioeconomiche più svantaggiate. A livello globale, la gestione del diabete legata a malattie gengivali non trattate costa quasi 870 miliardi di euro per decennio. Al contrario, la prevenzione e la cura delle patologie gengivali potrebbero evitare fino a 57 milioni di nuovi casi di diabete nei prossimi 10 anni, generando 156 miliardi di euro l'anno in benefici economici. In Italia il costo stimato del diabete di tipo 2 tra le persone con malattia gengivale non gestita supera i 15,28 miliardi di euro in 10 anni, mentre una corretta gestione della salute orale potrebbe generare un risparmio di 3 miliardi di euro l'anno, tra minori spese sanitarie e maggiore produttività.
"Prendersi cura delle gengive non è solo una questione estetica o odontoiatrica: è un tassello fondamentale del benessere sistemico e della sostenibilità dei sistemi sanitari - afferma Davide Fanelli, General Manager Haleon Italia e Southern Europe - I dati del Health Inclusivity Index mostrano che investire nella prevenzione e nella gestione delle patologie gengivali genera benefici concreti: riduce i costi a lungo termine, migliora la produttività e rafforza la resilienza collettiva. In una popolazione che invecchia e con l'aumento delle malattie croniche, il self-care diventa un pilastro essenziale per una salute sostenibile e inclusiva".
Chi vive con il diabete - raccomandano gli esperti - deve prestare particolare attenzione ai disturbi gengivali come: gengive arrossate, gonfie o che sanguinano facilmente; alitosi persistente; denti mobili o doloranti e secchezza della bocca dovuta a un eccesso di zucchero nella saliva. Sono i primi segnali di gengivite. Riconoscerli precocemente è essenziale perché la gengivite è una condizione reversibile, ma se trascurata può evolvere in parodontite. Prevenire, però, è possibile. Un buon controllo della glicemia è il primo passo per ridurre il rischio di infezioni orali. A questo si affiancano una corretta igiene orale quotidiana - spazzolare i denti 2 volte al giorno con dentifricio al fluoro e bicarbonato di sodio per aiutare a rimuovere la placca batterica, usare filo o spazzolini interdentali e risciacquare dopo i pasti - e visite regolari dal dentista o dal parodontologo almeno 1 o 2 volte l'anno. Anche lo stile di vita fa la differenza: smettere di fumare, seguire una dieta equilibrata, mantenere una buona idratazione e informare sempre il dentista della propria condizione diabetica sono abitudini semplici, ma decisive per proteggere sia le gengive sia il metabolismo.

"Negli ultimi decenni il fenomeno del tabagismo è tornato a crescere in modo preoccupante. In Europa, in particolare, il numero di fumatori è in netto aumento: oggi fuma circa il 26,5% della popolazione, contro una media mondiale del 18%. Un dato che riporta il nostro continente ai primi posti nel consumo di tabacco. E' evidente che dobbiamo assumerci la responsabilità di questo fenomeno, sia come Parlamento nazionale sia in collaborazione con le istituzioni europee. Per questo è positiva la proposta del Governo di aumentare le accise e intervenire sul piano fiscale per scoraggiare il consumo di sigarette. L'Italia, va ricordato, ha già investito molto nel contrasto al fumo: campagne di sensibilizzazione, divieti nei luoghi pubblici e informazione sui rischi per la salute. Tuttavia, i risultati restano insufficienti: 1 italiano su 4 continua a fumare". Lo ha detto la senatrice di Fdi Cinzia Pellegrino, intervenendo oggi in Senato all'incontro 'Prevenire i tumori, proteggere la salute: strategie e politiche sul fumo'.
L'evento ha messo a confronto esponenti del mondo politico, della ricerca e della sanità pubblica, promosso su iniziativa della vicepresidente del Senato Licia Ronzulli e organizzato in collaborazione con la Fondazione Umberto Veronesi Ets. Obiettivo: discutere nuove azioni di contrasto al tabagismo, con un focus sull'efficacia della leva fiscale come strumento di prevenzione, ovvero aumentare in modo importante le accise sui prodotti del tabacco, portando il prezzo del pacchetto di sigarette a oltre 10 euro, e aumentando in maniera proporzionale la tassazione su tutti i prodotti contenti tabacco e nicotina. "Per invertire la tendenza" al fumo, ha spiegato Pellegrino, "sarà fondamentale recepire al più presto la nuova Direttiva europea 580/2025, frutto del lavoro congiunto tra la Commissione europea, l'Italia e gli altri Stati membri. L'obiettivo comune è ambizioso, ma realistico: ridurre il tabagismo fino al 5% entro il 2040, creando una vera 'tobacco free generation'. La direttiva introduce anche definizioni aggiornate per affrontare un fenomeno in forte crescita: quello dei prodotti alternativi al tabacco tradizionale, come sigarette elettroniche, cerotti alla nicotina e altri dispositivi. Si tratta spesso di strumenti promossi dal marketing delle multinazionali del tabacco come 'meno dannosi', ma che in realtà contengono nicotina e possono causare gravi danni alla salute. E' quindi essenziale includerli in una normativa chiara e rigorosa".
Infine, accanto all'azione delle istituzioni e alla ricerca scientifica, non va dimenticato il ruolo educativo della società e della famiglia. "Oggi è sempre più frequente vedere genitori che fumano la sigaretta elettronica insieme ai figli adolescenti - osserva Pellegrino - in un atteggiamento di finto 'antiproibizionismo' che rischia di normalizzare il consumo. Un tempo i ragazzi si nascondevano per fumare: ora spesso lo fanno alla luce del sole, con il consenso degli adulti. Ma tutto questo, secondo me, non contribuisce a prendere piena coscienza dell'errore che si sta commettendo e non aiuterà a smettere di fumare nel corso della vita. Recuperare il valore del 'no', come scelta di tutela e di responsabilità, è fondamentale per insegnare ai giovani il rispetto della propria salute. Solo così, unendo politiche pubbliche, educazione e consapevolezza, potremo davvero avvicinarci all'obiettivo ambizioso, ma perseguibile: quello di una generazione senza tabacco entro il 2040".

"Il Cergas, nell'ambito di un progetto di ricerca triennale, ha analizzato l'esperienza di alcuni Paesi in riferimento all'aumento delle accise sui prodotti del tabacco per contrastare il tabagismo, un impegno che viene portato avanti da Fondazione Veronesi. Alcuni Paesi in Europa, infatti, hanno fatto un uso ambizioso della politica fiscale ai fini di salute pubblica. Mi riferisco in particolare alla Francia e all'Irlanda, che hanno fatto salire il prezzo dei pacchetti di sigarette a livelli molto alti se comparati alla media degli altri Paesi dell'Unione europea. In Francia il prezzo medio è pari attualmente a 12 euro, in Irlanda addirittura a 16 euro. Questi Paesi hanno osservato una riduzione importante nella prevalenza dei fumatori, di circa 4 punti percentuali tra il 2017 e il 2023, confermando quindi quanto sostiene l'Organizzazione mondiale della sanità, ovvero che la tassazione del tabacco è la misura singola più efficace per ridurre i consumi del tabacco e quindi gli effetti negativi sulla salute dei suoi consumatori". Così all'Adnkronos Salute Michela Meregaglia, ricercatrice del Centro di ricerche sulla gestione dell'assistenza sanitaria e sociale Cergas Sda Bocconi, intervenuta oggi in Senato all'incontro 'Prevenire i tumori, proteggere la salute: strategie e politiche sul fumo'.
L'evento, promosso su iniziativa della vicepresidente del Senato Licia Ronzulli e organizzato in collaborazione con la Fondazione Umberto Veronesi Ets, ha messo a confronto esponenti del mondo politico, della ricerca e della sanità pubblica. Obiettivo: discutere nuove azioni di contrasto al tabagismo con un focus sull'efficacia della leva fiscale come strumento di prevenzione, ovvero aumentare in modo importante le accise sui prodotti del tabacco portando il prezzo del pacchetto di sigarette a oltre 10 euro, e aumentando in maniera proporzionale la tassazione su tutti i prodotti contenti tabacco e nicotina.
"Nell'aumentare le accise sui prodotti del tabacco, tuttavia - sottolinea Meregaglia - è importante prevedere anche altre misure che riguardano i luoghi di approvvigionamento del tabacco, con particolare riferimento al commercio legale, e le nuove tendenze di consumo, in particolare il consumo di sigarette elettroniche e di prodotti a tabacco riscaldato".

"Per le donne che vivono situazioni di violenza, prendersi cura della propria salute può essere una leva per procedere più velocemente nel percorso di uscita dalla violenza. Stare bene significa avere più energie per affrontare un periodo complesso e per ricostruire la propria autonomia". Lo ha detto Cristina Carelli, presidente di Dire - Donne in rete contro la violenza, all'evento 'La salute è di tutte', organizzato dall'associazione con il supporto di Novartis, oggi a Milano.
"Il progetto - spiega Carelli - nasce da un connubio speciale tra un'azienda e la nostra rete nazionale ed evidenzia quanto la violenza impatti sulla salute delle donne, sia da un punto di vista fisico che psicologico. Portare l'esperienza delle donne che ogni giorno incontriamo, circa 24mila all'anno, all'attenzione di tutti per noi è fondamentale". Dai dati dell'indagine che ha coinvolto 207 donne nei centri antiviolenza della rete Dire in tutta Italia, presentati nel corso dell'incontro, "è emerso ciò che in realtà intuivamo - sottolinea la presidente Dire - La violenza impatta sulla salute delle donne, in particolare sulla possibilità di fare prevenzione. Le donne mettono sempre al centro qualcos'altro, soprattutto quando si trovano all'interno di una situazione di violenza, e purtroppo la loro salute passa in secondo piano. La loro salute, invece, è un elemento fondamentale per la libertà futura".
"I diritto alla salute non è, purtroppo, neutro: se si è donna si ha meno diritto alla salute - rimarca Carelli - E' importante sensibilizzare le donne sul fatto che si può focalizzare l'attenzione sulla propria salute e valorizzarsi di più. E' importante anche - aggiunge - sensibilizzare le istituzioni affinché si facciano carico di un diritto che non è ben gestito in questo periodo: il sistema sanitario è troppo complesso e, spesso, proprio per le persone che hanno poche risorse economiche e vivono difficoltà anche a livello territoriale. Abbiamo scoperto e verificato, infatti, che più ci si trova al Sud Italia e più è difficile accedere al sistema sanitario".

"Il fumo resta la prima causa di morte evitabile nel nostro Paese, questo è un dato che non possiamo più considerare ineluttabile. Serve una strategia complessiva che unisca educazione, prevenzione e un reale sostegno a chi vuole smettere, e quindi la politica sanitaria deve avere il coraggio di guardare oltre l'emergenza, di costruire alleanze solide tra istituzioni, comunità scientifica e società civile. La prevenzione non deve essere terreno di scontro, ma una grande battaglia di civiltà che si vince solo se remiamo tutti nella stessa direzione. In questo senso la Fondazione Veronesi rappresenta un alleato prezioso da anni perché diffonde conoscenza scientifica, dati affidabili e promuove stili di vita sani, quindi il suo contributo va oltre la ricerca perché aiuta a trasformare la prevenzione da slogan a realtà concreta mettendo al centro davvero le persone". Così all'Adnkronos Salute la senatrice di Forza Italia e vicepresidente del Senato Licia Ronzulli, intervenendo oggi in Senato all'incontro 'Prevenire i tumori, proteggere la salute: strategie e politiche sul fumo'.
Un confronto tra esponenti del mondo politico, della ricerca e della sanità pubblica promosso su iniziativa della stessa Ronzulli e organizzato in collaborazione con la Fondazione Umberto Veronesi Ets. Obiettivo: discutere nuove azioni di contrasto al tabagismo, con un focus sull'efficacia della leva fiscale come strumento di prevenzione, ovvero aumentare in modo importante le accise sui prodotti del tabacco, portando il prezzo del pacchetto di sigarette a oltre 10 euro, e aumentando in maniera proporzionale la tassazione su tutti i prodotti contenti tabacco e nicotina.
"Anche la leva fiscale, se usata con intelligenza, può diventare uno strumento di salute pubblica - sottolinea Ronzulli - e l'aumento del prezzo delle sigarette ha senso solo se accompagnato da campagne informative, programmi di supporto e soprattutto da un impegno chiaro, cioè ogni euro incassato deve tornare ai cittadini in prevenzione, ricerca e salute per garantire alle nuove generazioni un futuro ovviamente più sano".
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