
(Adnkronos) - "Oggi è una giornata straordinaria non solo perché si festeggiano i 40 anni di Irccs del Bambino Gesù ma perché si inaugurano i nuovi laboratori di Terapia genica che permetteranno di traslare al letto del malato sempre più terapie con le cellule Car-T, la forma più sofisticata ed estrema di Immunoterapia, andando così ad ampliare le soluzioni terapeutiche che possiamo offrire ai bisogni insoddisfatti dei bambini che soffrono di neoplasie sia ematologiche che dei tumori solidi". Lo ha spiegato all'Adnkronos Salute Franco Locatelli, responsabile del Centro Studi Clinici Oncoematologici e Terapie Cellulari del Bambino Gesù di Roma, al termine della cerimonia all'ospedale pediatrico romano per i 40 anni dell'Irccs del Vaticano.
Leggi tutto: Locatelli: "Nuovi laboratori Bambino Gesù amplieranno possibilità Car-T"

(Adnkronos) - La società di spedizioni Ups ha tagliato 48mila posti di lavoro nel 2025: 14.000 membri del management e 34.000 della “forza lavoro operativa”, ovvero i dipendenti coinvolti nei servizi logistici e di consegna quotidiani.
Ups ha affermato che i licenziamenti fanno parte di un più ampio sforzo volto a ridurre i costi e a riorganizzare l'azienda per adattarla meglio alle mutevoli dinamiche di mercato, poiché i dirigenti sono sotto pressione per arginare il calo a lungo termine del prezzo delle azioni, che quest'anno è sceso di oltre il 20%.
Ups ha reso noti i licenziamenti dopo la pubblicazione dei risultati finanziari del terzo trimestre, che hanno registrato un fatturato consolidato di 21,4 miliardi di dollari per i tre mesi terminati il 30 settembre e un utile per azione rettificato di 1,74 dollari. Sebbene questi dati rappresentino un leggero calo rispetto ai 22,2 miliardi di dollari e 1,76 dollari del terzo trimestre dello scorso anno, entrambi i valori hanno superato le aspettative di Wall Street.
Responsabile finanziario di lunga data presso Home Depot e membro del consiglio di amministrazione di Ups, l'amministratore delegato Carol Tomé - che ha assunto la guida della società durante la pandemia di Covid-19 e ha rinnovato il modello di business per concentrarsi sulla spedizione di pacchi più redditizi piuttosto che sull'aumento dei volumi - secondo il 'Wall Street Journal' è sotto pressione e deve cercare di invertire la lunga fase di calo delle azioni dell'azienda. La pressione deriva in particolare da dipendenti e pensionati, che hanno un peso enorme nell'azionariato unico dell'azienda.
Ad aprile, Ups aveva annunciato di voler tagliare circa 20.000 posti di lavoro, citando la riconfigurazione della sua rete statunitense. L'azienda ha dichiarato di aspettarsi un risparmio di 1 miliardo di dollari grazie al piano di tagli. Un piano che è arrivato dopo che Ups ha annunciato di voler ridurre i volumi di Amazon.com, che all'epoca era il suo principale cliente.
Ups ha chiuso 93 uffici quest'anno e il suo volume di Amazon è diminuito del 21,2% nel terzo trimestre. Tomé ha aggiunto che Ups continuerà a registrare un calo del volume di Amazon e che altri uffici saranno chiusi entro la fine dell'anno.
Leggi tutto: Ups ha tagliato 48mila posti di lavoro nel 2025

(Adnkronos) - Tiphaine Auzière, figlia di Brigitte Macron, ha denunciato il "deterioramento della salute" della madre intervenendo nel secondo giorno del processo per cyberbullismo di cui è stata vittima la première dame francese, al centro di una fake news che sostiene sia una donna transgender.
Le arringhe conclusive contro i dieci imputati, di età compresa tra 41 e 65 anni, processati da ieri presso il Tribunale penale di Parigi, sono previste per oggi. Questa risposta legale in Francia, unita a una denuncia negli Stati Uniti, arriva dopo quattro anni di voci sempre più diffuse e insistenti.
La moglie del Capo dello Stato "è costretta a stare attenta agli abiti che indossa e alle posture che adotta perché sa che la sua immagine può essere costantemente distorta", ha lamentato la figlia, Tiphaine Auzière, avvocato di 41 anni, durante la sua testimonianza davanti al tribunale penale. Assente al processo, Brigitte Macron ha dichiarato agli inquirenti che le voci sul suo conto hanno avuto "un impatto molto forte" sul suo entourage e su di lei.

(Adnkronos) - Il rigore assegnato al Napoli contro l'Inter non c'era. Alla Juventus, nel match contro la Lazio, manca un penalty per fallo su Conceicao. Sono i verdetti del designatore arbitrale Gianluca Rocchi, che a Dazn analizza gli episodi più controversi dell'ultimo weekend.
Si parte da Napoli-Inter: "Il contatto Di Lorenzo-Mkhitaryan è un episodio molto particolare. Il problema è procedurale. Agli assistenti abbiamo cercato di far fare un percorso in questi anni per trasformarli in piccoli arbitri, in supporto tecnico, ma non mi è piaciuta per niente l'ingerenza di Bindoni che va oltre quello che gli abbiamo chiesto di fare, ovvero intervenire su cose al 100% chiare di loro competenza", dice Rocchi riferendosi al penalty 'suggerito' dall'assistente all'arbitro.
"Pertanto, per noi è una decisione non corretta, non è un calcio di rigore, ci saremmo aspettati l'on field review. In scala do molta responsabilità all'assistente, un po' all'arbitro e un po' al Var. Vogliamo rigori chiari, pretendiamo che i calci di rigore abbiano un livello alto e questo rigore è sotto soglia", aggiunge. "Nasce con una procedura strana, se viene concesso live da Mariani sarebbe stato accettato in maniera diversa e noi lo avremmo supportato con più facilità, ma il percorso procedurale non ci è piaciuto per niente", dice ancora.
In Lazio-Juve, "l'intervento su Conceicao in Lazio-Juve? Non sono stati particolarmente scrupolosi anche se qui Meraviglia fa un ragionamento superficiale sullo step on foot, perché non tutti gli step on foot sono calci di rigore, voglio sottolinearlo in maniera chiara, serve uno scontro vero per il pallone e qui c'è un giocatore che cerca l'avversario, c'è lo step on foot chiaro e ci saremmo aspettati l'on-field review e il calcio di rigore. È un caso in cui un giocatore va a cercare un avversario, lo trova e lo trova in maniera scorretta, è paragonabile a uno sgambetto".
Leggi tutto: Napoli-Inter e Lazio-Juve, Rocchi e i rigori: "Due errori, ecco perché"
Esperti a confronto per la tutela dell'ambiente in Sardegna... 
(Adnkronos) - E' stata subito definita la legge anti Inter (e Monza). La mossa voluta da Claudio Lotito, senatore di Forza Italia e presidente della Lazio, insieme al collega di FdI Matteo Gelmetti, è destinata a far discutere, e non poco, il mondo del calcio. Stiamo parlando del ddl 'Disposizioni in materia di trasparenza nella proprietà delle società sportive professionistiche del settore calcistico', che è stato assegnato per l'esame alla commissione cultura di Palazzo Madama.
L'obiettivo dichiarato è quello di "garantire la massima trasparenza nella proprietà e nella gestione delle società calcistiche professionistiche operanti in Italia, al fine di prevenire situazioni opache, conflitti di interesse e possibili atti illeciti".
In estrema sintesi, il provvedimento prevede che i soggetti esteri che acquistano almeno il 5% di una squadra di calcio devono costituire entro 90 giorni una società di diritto italiano con sede legale nel territorio nazionale. Entro 7 giorni il management deve comunicare alla Figc e all’autorità nazionale anticorruzione l'elenco di tutti gli investitori del fondo internazionale con quote superiori al 5 per cento del capitale. Se questo atto non avviene, per ogni settimana di ritardo scatta una multa da un milione di euro.
L'obbligo di comunicazione dei vari azionisti del fondo spetta secondo il disegno di legge alle stesse società sportive, che oltre all’elenco degli azionisti oltre il 5% del capitale del fondo, devono comunicare a Figc e Anac anche la provenienza dei fondi utilizzati per l’acquisizione delle partecipazioni e le eventuali relazioni con altre società sportive professionistiche italiane o straniere. Se questi dati non fossero comunicati scatterebbero sanzioni ancora più pesanti.
Qual è l'obiettivo reale di Lotito e Gelmetti? Visto che stiamo parlando di una legge italiana che può quindi applicarsi solo all'Italia, sono solo due le società coinvolte: l'Inter, in Serie A, e il Monza, in Serie B. Sono le uniche due controllate da fondi di investimento. L'Inter è stata rilevata dal fondo californiano Oaktree, a sua volta confluito in un altro fondo multinazionale con sede in Canada, il Brookfield Asset Management. Il Monza è stata invece ceduta da Fininvest al fondo americano Becket Layne Ventures (Blv).
Perché due sole società possono giustificare una legge? Dal punto di vista di chi la propone, perché i fondi si possono sottrarre alla trasparenza a cui sono sottoposte le altre società, detenute da persone fisiche o da aziende e gruppi che devono sottostare alle normative della Fifa, dell’Uefa e della Figc sugli interessi contemporanei su più club di calcio. La tesi di fondo è quindi che sia di fatto consentito ai fondi di essere presenti in più società senza doverlo dichiarare e di conseguenza che possano operare con opacità e con un vantaggio competitivo rispetto a tutti gli altri che devono sottostare alle regole, spesso stringenti, di chi governa il calcio.
Il pensiero va immediatamente alla situazione della Lazio. La società di Lotito ha subito il blocco totale del mercato perché non ha rispettato l’indicatore di liquidità, che consente di verificare la capacità di un club di far fronte agli impegni finanziari per la durata di 12 mesi, ovvero il parametro stabilito dalla Figc per l’ammissione alle campagne trasferimenti. La Covisoc si occupa di verificarlo guardando al bilancio intermedio al 31 marzo per le sessioni estive e al 30 settembre per le sessioni invernali.
Chi si vorrà schierare contro il provvedimento, potrà facilmente fare riferimento al potenziale conflitto di interessi che lega il Lotito presidente della Lazio al Lotito senatore, perché è evidente come sia stato più semplice per lui trovare il modo di percorrere l'iniziativa legislativa, non avendo bisogno di fare alcuna pressione lobbistica. Ma il tema che solleva il disegno di legge ha un fondamento ed è quello che, uscendo dagli interessi di parte, riguarda la presenza della grande finanza, per sua stessa natura liquida e poco tracciabile, nel business sempre più regolamentato, e quindi amministrato attraverso parametri per loro stessa natura rigidi, del calcio attuale. (Di Fabio Insenga)
Leggi tutto: Calcio, dove vuole arrivare la legge di Lotito (e Gelmetti) anti Inter e Monza?

(Adnkronos) - Lo screening mammografico sta per cambiare volto. Grazie alle risorse previste nella nuova Manovra economica, il programma di prevenzione potrà diventare più equo su tutto il territorio nazionale ed essere esteso anche alle fasce d’età oggi ancora escluse in molte Regioni. Una svolta attesa da tempo dalle associazioni di pazienti, che da anni chiedono un accesso più ampio e uniforme alla prevenzione. A confermarlo, il Policy Brief di Europa Donna Italia, ‘Benefici e impatto dell’allargamento dell’età dello screening mammografico’, presentato oggi alle istituzioni nel corso di un incontro a cui hanno partecipato le senatrici Raffaella Paita ed Elisa Pirro e gli onorevoli Enzo Amich, Simona Loizzo e Ilenia Malavasi.
"Abbiamo realizzato questo secondo Quaderno di Policy Brief – afferma Rosanna D’Antona, presidente di Europa Donna Italia – con l’obiettivo di proporre interventi nazionali, regionali e strategie comunicative capaci di migliorare l’adesione ai programmi di screening mammografico organizzato. La prima richiesta che formuliamo nel documento è proprio l’estensione uniforme della fascia di età, dai 45 ai 74 anni, in tutte le Regioni. Per coinvolgere la società civile su questo tema, abbiamo lanciato la campagna social ‘La fortuna costa, la sfortuna di più’, che ad oggi ha raccolto oltre 2.500 adesioni: cittadine comuni, pazienti ed ex pazienti, rappresentanti della comunità medico-scientifica, delle istituzioni e dei media, l’hanno sottoscritta per chiedere che i due milioni di donne, oggi escluse per età dal programma di screening mammografico, possano finalmente accedervi".
"Lo stanziamento specifico previsto dalla Manovra di Bilancio appena approvata dal Consiglio dei ministri per l’estensione della fascia di età dello screening mammografico – sottolinea l’onorevole Amich – rappresenta un passo concreto e fondamentale che il Parlamento dovrà confermare con tenacia e che consentirà di uniformare l’accesso su tutto il territorio nazionale, superando le attuali disparità regionali e consolidando la prevenzione oncologica come pilastro della salute pubblica".
"Tra i tumori femminili, quello al seno è al primo posto per incidenza e mortalità nel nostro Paese. Ma se viene intercettato agli esordi – evidenzia Paola Mantellini, direttrice dell’Osservatorio Nazionale Screening – tutto cambia: si può curare con terapie meno invasive e più efficaci, interventi chirurgici più conservativi e la sopravvivenza a cinque anni dalla diagnosi in Italia supera ormai il 90%. Per questo lo screening rappresenta una misura salvavita, e l’estensione della sua fascia di età è cruciale. Riteniamo importante introdurre l’ampliamento dell’età nei Livelli Essenziali di Assistenza, facilitando così l’estensione anche nelle Regioni soggette ai piani di rientro".
Nel nostro Paese - informa l’associazione in una nota - attualmente, sono 6 le Regioni che hanno adottato la piena estensione della fascia di età dello screening mammografico, dai 45 ai 74 anni. In tutte le altre l’ampliamento è solo parziale o del tutto assente e lo screening resta quindi limitato alle donne tra i 50 e i 69 anni. "Sono disparità che non fanno bene alla salute delle donne – dichiara Corrado Tinterri, coordinatore del Comitato tecnico scientifico di Europa Donna Italia – Oggi il 40% delle pazienti con diagnosi di tumore al seno ha meno di 50 anni: molte di loro restano escluse dai programmi di screening. Eppure, già dal 2017 le Linee guida europee raccomandano di estendere la fascia di età dai 45 ai 74 anni. È il momento di dare una risposta uniforme a queste indicazioni".
"Esprimiamo il nostro sentito ringraziamento al Governo – conclude D’Antona – per aver recepito le richieste che portiamo avanti con determinazione da tempo. Un ringraziamento particolare va ai membri dell’Alleanza Europa Donna Parlamento e a tutte le parlamentari e i parlamentari, di ogni schieramento politico, che si sono attivamente impegnati in ambito istituzionale per promuovere la causa della prevenzione del tumore al seno, sostenendo e portando avanti le nostre istanze. Insieme alle 185 associazioni di pazienti della nostra rete, auspichiamo ora che la ripartizione dei fondi garantisca risorse adeguate per l’estensione dello screening mammografico, affinché venga realmente assicurato a tutte le donne tra i 45 e i 74 anni, in ogni Regione, superando le attuali disomogeneità territoriali".
Leggi tutto: Europa Donna: "Grazie al Governo per impegno estensione screening mammografico"

(Adnkronos) - L'Italia rischia di perdere il 20% delle spiagge al 2050 e il 45% al 2100. Le case di 800mila persone sono a rischio per innalzamento dei mari, inondazioni temporanee o permanenti, erosione, pressione demografica e urbanistica. Lo rileva il XVII Rapporto ‘Paesaggi sommersi’ della Società Geografica Italiana, presentato questa mattina a Palazzetto Mattei a Roma con un ampio corredo di dati, evidenze, proiezioni e analisi.
I territori più a rischio sono in primo luogo l’Alto Adriatico e, in misura minore, la costa pugliese intorno al Gargano, diversi tratti della costa tirrenica tra la Toscana e la Campania, le aree di Cagliari e Oristano, e molte altre. A rischio sono anche la metà delle infrastrutture portuali, diversi aeroporti, più del 10% delle superfici agricole, buona parte delle paludi, delle lagune e le zone costiere cosiddette 'anfibie', a cominciare dal Delta del Po e dalla Laguna di Venezia.
La crisi climatica avrà un impatto enorme, ad esempio, sulle aree agricole costiere con un’accelerazione dei processi di salinizzazione, che imporranno pesanti strategie di adattamento, e sui litorali urbanizzati. Secondo stime inedite - spiega Società Geografica Italiana - sono 800mila le persone che vivono in territori sotto il livello del mare atteso e che rischiano processi di ricollocazione o che dovranno essere protetti da difese costiere artificiali sempre più pervasive. Basti pensare che la fascia costiera non è solo la zona in Italia con la maggior percentuale di suolo artificiale e urbanizzato ma è anche un’area dove il consumo di suolo prosegue incessante. Il Rapporto evidenzia che l’Italia rischia di perdere circa il 20% e il 45% delle proprie spiagge al 2050 e al 2100 rispettivamente, con punte in Sardegna, Lazio, Friuli-Venezia Giulia e Campania.
"Bonifiche, urbanizzazione, infrastrutturazione, abusivismo: abbiamo trasformato la fascia costiera, un ambiente dinamico e instabile, in una linea di costa rigida e quindi fragile e vulnerabile. È ora indispensabile un cambiamento profondo dei regimi di gestione e pianificazione costiera, oltre che una ineludibile ma affatto scontata presa d’atto della centralità della ‘questione coste’ e della necessità di una sua ricomposizione a scala nazionale", fa sapere Stefano Soriani, professore di Geografia economico-politica all’Università Ca' Foscari Venezia, che ha partecipato alla redazione del Rapporto.
In questo quadro la crisi climatica agirà come 'moltiplicatore di stress', rendendo i problemi ancora più gravi, sia dal punto di vista ambientale sia da quello socioeconomico - evidenzia Società Geografica Italiana - Ciò rende non più rinviabile un dibattito ampio tra forze politiche, sociali e scientifiche sulla gestione sostenibile delle nostre coste. "Il rischio non è solo la perdita di spiagge o l’inondazione dei litorali di costa bassa, urbanizzati o meno, ma una sempre più pervasiva artificializzazione della linea di costa, con profonde implicazioni paesaggistiche e di aggravamento della vulnerabilità. L’unica alternativa è fare il contrario di quanto fatto fin qui: rinaturalizzare i litorali, per sfruttare la loro capacità di adattamento. Un percorso irto di ostacoli socio-politici, oltre che strutturali ed economici", spiega Filippo Celata, professore di Geografia economica e politica all’Università di Roma La Sapienza, che ha partecipato alla redazione del Rapporto.
"Da quasi vent'anni la Società Geografica Italiana realizza, con i suoi Rapporti, approfondite analisi dei problemi del territorio italiano. Cerchiamo di non alimentare allarmismi e catastrofismi; al contrario, proviamo a proporre ai decisori politici un quadro equilibrato e, su quella base, possibili interventi di mitigazione dei problemi", dichiara Claudio Cerreti, presidente della Società Geografica Italiana.
I dati chiave del rapporto. Artificializzazione costiera - Quasi un quarto del territorio entro i 300 metri dalla costa è coperto da strutture artificiali, con picchi allarmanti in Liguria (47%) e nelle Marche (45%).
Erosione accelerata - L'Italia rischia di perdere fino al 45% delle spiagge entro il 2100, mettendo a rischio un patrimonio naturale e turistico inestimabile.
Difese costiere - Barriere artificiali proteggono ormai più di un quarto delle coste basse, ma aggravano l'erosione e la vulnerabilità e saranno sempre più costose e meno efficaci.
Pressione turistica e impatto economico - I comuni costieri offrono il 57% dei posti letto turistici, ma questo sviluppo incontrollato sta esacerbando la crisi.
Salinizzazione dei terreni agricoli - Nell'estate del 2023, il cuneo salino ha risalito il Delta del Po per oltre 20 chilometri, minacciando l'agricoltura e la disponibilità di acqua potabile.
Aree protette vulnerabili - Le aree protette, cruciali per la biodiversità, tutelano il 10% delle acque e delle coste italiane, ma raramente dispongono di un piano di gestione adeguato.
Porti a rischio - Porti e infrastrutture connesse si estendono per 2.250 km e rischiano di essere pesantemente compromesse con gravi effetti sulla qualità dei sistemi logistici.
Leggi tutto: Spiagge a rischio, 1 su 5 può sparire entro il 2050: dove scatta l'allarme

(Adnkronos) - "La malattia di Alzheimer è una delle grandi sfide dell’umanità. Abbiamo guadagnato anni di vita, siamo popoli longevi, soprattutto in Italia, ma purtroppo paghiamo la longevità con un aumentato rischio di malattie legate all’età. Dobbiamo fare tanto in termini preventivi: ancora non è diffusa l’attenzione a tutti i fattori di rischio, dobbiamo inoltre costruire delle comunità e degli ambienti più favorevoli a una salute più puntuale". Così Alessandro Padovani, past president Sin - Società italiana di neurologia e direttore della Clinica di neurologia all’università degli studi di Brescia, al Congresso nazionale Sin 2025, intervenendo sulle malattie neurodegenerativa.
"E’ necessario che le persone sappiano che devono fare i controlli - chiarisce l'epserto - che il sale va eliminato, che smettano di fumare le sigarette, anche le elettroniche, così come l’alcol, soprattutto se assunto in quantità smodate. L'igiene orale è altrettanto importante, così come proteggersi dalle infezioni. Inoltre le vaccinazioni riducono il rischio della malattia di Alzheimer, oltre che di altre malattie degenerative. Sul piano degli stili di vita e sul controllo dei fattori di rischio c’è ancora molto da fare", rimarca.
"Non abbiamo ancora compreso perché alcune persone si ammalano - sottolinea Padovani - forse ci sono delle predisposizioni, però oggi abbiamo delle speranze di poter curare molti malati con farmaci diversi. E' un momento di grande fermento: abbiamo farmaci contro l’amiloide; contro la proteina Tau; farmaci che migliorano la resistenza dei neuroni; antinfiammatori; farmaci che agiscono contro il diabete, ma anche contro la malattia di Alzheimer - elenca il neurologo - Così come l'oncologia ha sviluppato una medicina di precisione personalizzata combinando farmaci diversi - suggerisce - anche la malattia di Alzheimer probabilmente dovrà avviarsi verso questo cammino e avere farmaci diversi, in stadi diversi e in pazienti diversi. È una nuova farmacologia, però non dimentichiamo la prevenzione - conclude - Facciamo tanto esercizio e controlliamo quello che mangiamo"..
Leggi tutto: Salute, Padovani (Sin): "Longevità aumenta rischio Alzheimer, agire su prevenzione"

(Adnkronos) - Un modello di intelligenza artificiale in grado di prevedere con grande precisione i focolai del virus West Nile in Italia. A svilupparlo è stato il gruppo 'Gabie' (Genomics, AI, Bioinformatics, Infectious diseases, Epidemiology) creato da Massimo Ciccozzi, Ordinario di Statistica Medica e Francesco Branda ricercatore dell'Unità di Ricerca di Statistica Medica ed Epidemiologia Molecolare dell'Università Campus Bio-Medico di Roma, insieme a Fabio Scarpa, professore ssociato di Genetica dell'Università di Sassari. Lo studio, pubblicato sulla rivista 'Tropical Medicine and Infectious Disease', ha integrato oltre dieci anni di dati di sorveglianza sanitaria (2012–2024) con informazioni climatiche giornaliere ad alta risoluzione, come temperatura, precipitazioni e umidità, provenienti da archivi meteorologici 'open source'. Da inizio del 2025 sono stati registrati in Italia 767 casi di West Nile in Italia con 69 decessi, secondo l'ultimo bollettino della sorveglianza dell'Iss pubblicato il 15 ottobre.
Secondo lo studio, "il West Nile Virus, trasmesso dalle zanzare del genere Culex, può infettare uccelli, cavalli e persone: nella maggior parte dei casi causa sintomi lievi, ma negli anziani e nei soggetti fragili può provocare encefalite o meningite. Ormai endemico nel Nord Italia — in particolare in Veneto, Emilia-Romagna e Lombardia — il virus rappresenta una minaccia ricorrente durante i mesi estivi". Il West Nile "non è più un’emergenza stagionale ma una realtà che si ripete ogni anno - spiega all'Adnkronos Salute l'epidemiologo Massimo Ciccozzi - Capire in anticipo dove e quando colpirà è essenziale per proteggere la popolazione".
Per costruire il modello, il team ha utilizzato un algoritmo di 'machine learning' supervisionato chiamato XGBoost, particolarmente adatto a gestire dati complessi e variabili eterogenee. Il modello è stato addestrato su serie temporali di dati epidemiologici e climatici, adottando una procedura di validazione temporale incrociata per testare la sua capacità di previsione su anni non inclusi nell’addestramento. "I risultati sono stati notevoli: il sistema ha raggiunto una capacità predittiva del 99%, dimostrando un’elevata affidabilità anche a livello provinciale - si legge nello studio - Un aspetto importante dello studio è l’uso di tecniche di interpretabilità del modello ('Shap values'), che hanno permesso di capire quali fattori climatici influenzano maggiormente le previsioni. Tra le variabili considerate, la temperatura minima giornaliera è risultata il principale predittore: quando le notti restano sopra i 20 gradi centigradi, le zanzare sopravvivono più a lungo e la trasmissione del virus accelera, mentre piogge e temperature massime incidono in misura minore. Questo approccio consente di mantenere trasparenza e riproducibilità, due elementi fondamentali per l’applicazione operativa in sanità pubblica".
Il modello può essere integrato nei sistemi di sorveglianza italiani per attivare allerte preventive, individuare le aree prioritarie di intervento e ottimizzare le risorse per la disinfestazione e la comunicazione del rischio. “Con il nostro approccio – aggiunge Francesco Branda – vogliamo trasformare i dati in prevenzione: l’intelligenza artificiale può diventare un alleato della sanità pubblica, aiutandoci a prevenire invece di rincorrere le epidemie.”
Lo studio si inserisce in una visione 'One Health', che considera insieme la salute dell’uomo, degli animali e dell’ambiente. Per questo, oltre ai casi umani, il modello include anche i dati provenienti da uccelli e zanzare raccolti dalle reti veterinarie e ambientali, così da intercettare i segnali precoci della circolazione virale. Il gruppo Gabie sta già ampliando la metodologia ad altre malattie trasmesse da vettori, come dengue, e chikungunya, e la sta collegando alle proiezioni climatiche future per stimare come il riscaldamento globale possa modificare la distribuzione dei virus in Europa.
“Il cambiamento climatico – conclude Ciccozzi – sta ridisegnando la geografia delle infezioni: zone un tempo considerate sicure stanno diventando favorevoli alla diffusione delle zanzare e dei patogeni che trasmettono. Disporre di strumenti predittivi come questo significa poter agire prima, proteggendo la salute delle persone e del territorio".
Leggi tutto: Lotta al West Nile, team italiano sviluppa modello Ia che prevede focolai

(Adnkronos) - Fratelli d'Italia e il Pd calano. Il M5S cresce. E' il 'podio' delle intenzioni di voto oggi, secondo il sondaggio sondaggio Only Numbers (Alessandra Ghisleri) per "Porta a Porta". Fratelli d'Italia, sempre abbondantemente primo partito, perde l'1,4% rispetto alla rilevazione dello scorso 14 ottobre e si attesta al 29,6%, seguito dal Pd al 21,7 % cala dello 0,8%. È quanto emerge dal sulle intenzioni di voto degli italiani.
Il Movimento 5 Stelle, invece, cresce dello 0,7% ed è al 11,6%. Forza Italia al 9,5%, sale dello 0,5%, mentre la Lega all'8,7% dello 0,4% (+0,4%).Alleanza Verdi e Sinistra al 6,8% è stabile. Azione è al 3,3% e guadagna lo 0,4%, mentre Italia viva al 2,7% lo perde (-0,4%). Infine +Europa è al 2% (+0,4%), Noi Moderati resta allo 0,7%.
In generale, il centrodestra cede mezzo punto e va al 48,5% (-0,5%), mentre il centrosinistra si attesta al 30,5% e perde lo 0,4%. Il campo largo al 44,8% perde lo 0,1% mentre l'eventuale campo larghissimo (comprensivo di Azione) al 48,1% sale dello 0,3%. Gli astenuti-indecisi si attestano al 49%, (in calo dell’ 1,7 % rispetto all’ultima rilevazione).
Leggi tutto: Sondaggio politico, Fratelli d'Italia e Pd giù. M5S sale

(Adnkronos) - È durato un’ora "l’affettuoso incontro" al Mit tra Matteo Salvini e Viktor Orbán. Del vertice tra il leghista e l'alleato ungherese viene fatto trapelare che "è stata l’occasione per fare il punto sulla situazione internazionale, con riferimento alle infrastrutture e agli equilibri geopolitici". Nel faccia a faccia non sono mancati scambi tra altri temi come "la pace, la dura critica al green deal e alle politiche suicide dell’Unione europea". Tra i due viene sottolineata la "massima sintonia sul contrasto all’immigrazione clandestina", questione che da sempre li vede in prima fila in Ue, chiedendo la linea dura sui flussi irregolari.
Salvini e Orbán, come emerge anche dalle foto diffuse dallo staff del titolare delle Infrastrutture, hanno indugiato davanti al plastico del Ponte sullo Stretto, collocato all’ingresso del ministero, soffermandosi poi sul rendering appeso nella parete dello studio di Salvini al Mit. Parete dove si nota anche un crocefisso appeso, assieme ad altri oggetti personali del vicepremier italiano, come un volume sul cantautore Fabrizio De Andrè, molto amato dal leghista, e una targa automobilistica con le iniziali di Matteo Salvini e della fidanzata Francesca Verdini.
Il Ponte sullo Stretto, "è un’opera che crea aspettative e curiosità anche a livello internazionale", viene assicurato, tanto che Salvini ha invitato lo stesso Orban per l'avvio dei cantieri, che secondo le ultime stime date dal ministro inizieranno entro il 2025, nei prossimi due mesi. Quello di oggi è stato l'ultimo dei numerosi incontri tra il leghista e l'ungherese, da sempre in sintonia in Europa.
Salvini aveva incontrato Orban a Bruxelles lo scorso 25 marzo, quando il premier di Budapest gli consegnò il premio Hunyadi "per l'impegno a difesa dei valori europei e contro l'immigrazione clandestina". Orban poi non aveva fatto mancare un suo messaggio in occasione del congresso della Lega lo scorso aprile, a Firenze, quando Salvini fu confermato per acclamazione segretario federale.
"Siete stati messi in silenzio con metodi peggiori della dittatura comunista, ma caro Matteo bisogna fare sacrifici per proteggere i cittadini, qui in Ungheria ti siamo grati", furono le parole in video di Orban, che ha sempre sostenuto Salvini durante il processo Open Arms, come avvenne per esempio a Pontida nel 2024, a ottobre, quando l'ungherese arrivò a dire del leader italiano che "è un eroe", l'eroe dei patrioti europei "per aver difeso i confini". Orban, dopo aver rivendicato sul pratone leghista di volere zero immigrati nel suo paese, chiese addirittura di occupare Bruxelles e di lasciare lì i migranti, applaudito dall'amico leghista per l'attestato di amicizia ricevuto.
Un mese prima, a settembre 2024, Salvini era stato ospite a Budapest dell'alleato ungherese. Sempre a Budapest, Salvini era stato anche anni prima, nel maggio 2019, quando con l'amico ungherese, l'allora ministro dell'Interno italiano, fece un tour in elicottero per osservare il muro anti-migranti dell'Ungheria, situato al confine con la Serbia. Tornando a tempi recenti, nel febbraio di quest'anno poi i due si sono incontrati pure in Spagna, ospiti a Madrid del presidente di Vox Santiago Abascal, per un meeting dei 'Patrioti' Ue, condividendo il palco con la leader del Rassemblement National Marine Le Pen e l'olandese Geert Wilders.
Leggi tutto: Salvini vede Orban: "Massima sintonia" su clandestini e focus su Ue e green deal

(Adnkronos) - Pubblicate le foto dei gioilli rubati al Louvre. A farlo è stata sia l'Interpol che la polizia criminale tedesca, chiedendo l'aiuto della gente per recuperarli. L'Interpol ha aggiunto i gioielli parigini al suo database sulle opere d'arte rubate, che contiene circa 57mila oggetti.
Proseguono, intanto, le indagini sul colpo che ha fruttato ai ladri un bottino del valore stimato di 88 milioni di euro in gioielli. Due sospetti sono stati identificati e posti in stati di fermo sabato 25 ottobre, altri due restano a piede libero, dei gioielli al momento non c'è traccia. Il provvedimento di fermo scadrà domani sera e i due fermati sono nuovamente stati ascoltati ieri dagli inquirenti. Le informazioni diffuse al momento sui sospetti parlando di due uomini di circa 30 anni, uno dei quali già noto alla polizia, in particolare per rapine in gioiellerie, secondo informazioni di France Télévisions.
Durante la rapina i ladri hanno agito con un certo nervosismo, commettendo errori. Sulla scena del furto, hanno lasciato un casco da motociclista, un guanto, delle smerigliatrici angolari, una fiamma ossidrica, un gilet giallo, un walkie-talkie e una tanica di benzina, oltre al camion montacarichi con cui sono entrati nel museo. Due dei gioielli del loro bottino sono stati trovati all'interno o nelle vicinanze del museo, tra cui la corona dell'imperatrice Eugénie.
Tutti gli oggetti rinvenuti sulla scena del crimine sono stati analizzati dagli investigatori. "Sono stati prelevati più di 150 campioni di Dna, impronte digitali, papillari e altre tracce" sulla scena del furto, aveva annunciato giovedì il procuratore di Parigi Laure Beccuau. Questi elementi hanno permesso agli investigatori di rintracciare i due sospettati e, in particolare, grazie al Dna di identificare formalmente uno degli uomini arrestati, secondo informazioni di France Télévisions.
Le due persone coinvolte, interrogate presso la sede parigina della polizia giudiziaria, provengono dalla Seine-Saint-Denis, un dipartimento dell'area periferica di Parigi. Uno di loro, un franco-algerino di Aubervilliers, è stato arrestato sabato alle 20, mentre si preparava a imbarcarsi sull'ultimo volo della sera per Algeri con Air Algérie, secondo le informazioni di France Télévisions e France Inter. "Si stava preparando a lasciare il Paese dall'aeroporto di Roissy", ha confermato la procura di Parigi. Il secondo sospettato è stato arrestato nella regione dell'Ile-de-France.
I due individui si sono mostrati poco loquaci di fronte alle domande degli inquirenti da sabato sera, come appreso da France Télévisions che cita una fonte vicina al caso. Nell'ambito di un'indagine per "associazione a delinquere" e "rapina organizzata", la custodia cautelare può durare fino a 96 ore, il che significa che al momento gli inquirenti hanno tempo fino a domani sera per far fornire ai sospettati informazioni sui complici e sul luogo in cui si trova la refurtiva. La procura non ha rilasciato ulteriori informazioni sui due individui in custodia. E lamenta "la frettolosa divulgazione" degli arresti da parte dei media, "che non può che danneggiare gli sforzi investigativi del centinaio di investigatori che portano avanti la caccia ai criminali e la ricerca dei gioielli rubati".
Leggi tutto: Furto al Louvre, pubblicate le foto dei gioielli rubati: "Aiutateci a ritrovarli"

(Adnkronos) - Il secondo portiere dell’Inter, Josep Martinez Riera, questa mattina con la sua auto ha travolto e ucciso un 82enne in carrozzina a Fenegrò, in provincia di Como. Amanti delle auto, potenti e di lusso, da Ciro Immobile a Radja Nainggolan, sono molti i calciatori rimasti coinvolti in incidenti stradali, alcuni dalle conseguenze gravi e persino mortali. Tra quelli che non hanno avuto gravi ripercussioni, né per i calciatori alla guida né per le altre persone coinvolte, c'è quello di cui fu protagonista nel 2009 a Manchester Cristiano Ronaldo. Il calciatore distrusse la sua Ferrari schiantandosi in un tunnel vicino all'aeroporto di Manchester ma ne uscì illeso. Sempre alla guida di una Ferrari nel 2015 Arturo Vidal, all'epoca centrocampista della Juventus e della nazionale cilena, si schiantò contro un'altra auto, uscendo poi di strada mentre si trovava in Cile. Il giocatore, che rimase lievemente ferito, venne arrestato per guida in stato di ebbrezza e poi rilasciato.
Lo stesso anno Martin Caceres, difensore della Juventus, finì con la sua Ferrari contro una fermata dell'autobus. Per l'uruguaiano, positivo all’alcol test, il ritiro della patente, il fermo dell'auto e una multa dal club. Poco più di due anni fa è stata la volta di Ciro Immobile che a Roma impattò frontalmente con la sua auto contro un tram della linea 19 in piazza delle Cinque Giornate. In quell'occasione ci furono diversi feriti: il giocatore e le sue due figlie, l'autista del tram e diversi passeggeri.
Rimanendo nella Capitale, Bruno Peres ha avuto più di qualche disavventura al volante, con due brutti incidenti nel 2016 e nel 2018, prima con una Porsche e poi con una Lamborghini. Circa due anni fa, nel 2023, a Brescia Mario Balotelli alla guida della sua Audi Q8 uscì di strada finendo contro un muretto. Altro caso che in molti ricordano, più lontano nel tempo, è quello di Gigi Lentini. Allora talentuoso ventiquattrenne, la notte tra il 2 e il 3 agosto del 1993 rischiò di perdere la vita e un incidente che condizionò pesantemente il resto della sua carriera.
Sono tanti anche gli incidenti con epiloghi mortali per i giocatori. Tra le tragedie che hanno segnato il mondo del calcio quella che coinvolse nel lontano 1989 Gaetano Scirea, che morì in Polonia in seguito a un tamponamento da parte di un furgone. L'impatto causò l'esplosione di alcune taniche di benzina presenti nella sua auto e il giocatore morì nel rogo. L’ultima tragedia, il cui epilogo è stata la morte di un calciatore, è accaduta in Spagna a luglio scorso. A perdere la vita Diogo Jota, attaccante del Liverpool, che alla guida della sua Lamborghini Huracán è uscito di strada a causa dello scoppio di un pneumatico durante una manovra di sorpasso. L'auto ha preso fuoco e insieme al calciatore è morto anche il fratello minore.
Tra i calciatori morti incidenti stradali si ricordano Paolo Barison, Michele Lorusso e Ciro Pezzella, Federico Pisani, che perse la vita nel 1983 a soli 22 anni, Jason Mayele, Vittorio Mero e José Reyes.

(Adnkronos) - E' giallo sull'unico duetto del nuovo album di Eros Ramazzotti 'Una storia importante - Una historia importante' che non è stato svelato dal cantautore nell'annuncio delle due tracklist: una per la versione italiana e l'altra per quella spagnola. Accanto al brano 'L'Aurora' ('La Aurora' nella versione spagnola) appare un featuring coperto da asterischi.
E subito in rete si sono scatenate ipotesi e speranze dei fan: qualcuno aveva ipotizzato che si trattasse di Laura Pausini ma - a quanto apprende l'Adnkronos - si tratterà di una star internazionale di origini italiane.
Tra le papabili, Nathy Peluso (che segue Eros sui social ed ha la stessa casa discografica), Alessia Cara e Ariana Grande. Si vocifera anche che il featuring misterioso verrà svelato con un live a sorpresa alla vigilia dell'uscita dell'album, prevista per il 21 novembre.
Leggi tutto: Eros Ramazzotti, è giallo sul duetto top secret nel nuovo album
Iniziativa promossa dagli Atenei di Cagliari e Sassari... 
(Adnkronos) - La senatrice a vita Liliana Segre ha aperto l’ufficio di presidenza della commissione Antidiscriminazione inviando "un materno saluto all’onorevole Emanuele Fiano a cui ieri, a Venezia, all’interno dell’Università Ca Foscari, è stato impedito di parlare di pace in Medio Oriente da alcuni esponenti di gruppi politici giovanili" pro Pal.
La solidarietà all’ex deputato è stata manifestata da tutti i membri presenti in seduta. Lo stesso ufficio di presidenza ha programmato l’audizione dell’onorevole Fiano in merito a quanto accaduto.
"E' un discorso complicato. In generale quando c'è un'aggressione che impedisce a qualcuno di parlare in un luogo pubblico come un'università dove c'è il massimo della libera espressione si tratta di un atto di prevaricazione tipico dei regimi dittatoriali. Io ho parlato di Fascismo perché quanto accaduto mi ha ricordato quello che è successo a mio padre nel 1938 quando fu cacciato dalla scuola dove studiava". Queste le parole di Emanuele Fiano, presidente dell'associazione 'Sinistra per Israele - Due Popoli due Stati', intervistato da Affaritaliani, su quanto accaduto ieri all'università di Venezia.
"Ricordiamo che non solo il Fascismo ha vietato la libertà di espressione, ma nel '900 anche il comunismo sovietico. E oggi accade in tanti Paesi come Russia, Iran e Cina, solo per fare alcuni esempi. Ho parlato di Fascismo perché mi è venuta in mente la storia della mia famiglia ma questi ragazzi si chiamano Fronte dei Giovani Comunisti e nei loro striscioni hanno la falce e il martello. Non so che confusione ci sia nella loro testa".
Fiano racconta poi di aver ricevuto moltissimi attestati di solidarietà, ma non da tutti i partiti. "La segretaria del Partito Democratico Elly Schlein, appena saputo quanto è accaduto, mi ha telefonato esprimendomi la sua totale solidarietà. E poi ha anche scritto un messaggio sui social. Moltissimi messaggi mi sono arrivati dal Pd ovviamente ma anche da Azione e Italia Viva oltre che da tutto il Centrodestra, con i ministri Bernini e Lollobrigida ma anche dalla Lega. Solo da Alleanza Verdi Sinistra e dal Movimento 5 Stelle non è arrivato alcun messaggio di solidarietà".
E la domanda è spontanea, dunque, AVS e M5S dovrebbero prendere nettamente e chiaramente le distanze da questi sedicenti movimenti Pro-Pal come ha fatto il Pd? "Non ho da insegnare nulla a nessuno", risponde Fiano. "Ma c'erano almeno 60 testimoni e i fatti si commentano da soli e dovrebbero far ragionare. Io sottolineo tre aspetti. Il primo: ero a Venezia per parlare di pace tra israeliani e palestinesi, come si evince dal titolo dell'evento. Chi non vuol nemmeno sentir parlare di pace vuol dire che la pace non la vuole. Tutti dovremmo cercare di far ragionare chi entra con megafono e striscioni in un'aula universitaria per sopprimere il diritto alla parola, un gesto che tutti dovrebbero condannare, a maggior ragione chi pensa, come me, che vadano difesi i diritti del popolo palestinese insieme a quelli del popolo israeliano. Hanno voluto impedire la parola a qualcuno che parlava di pace e non di guerra".
Leggi tutto: Emanuele Fiano contestato alla Ca' Foscari, Segre: "Gli invio un materno saluto"

(Adnkronos) - In Friuli Venezia Giulia "esiste una rete epatologica regionale che ha come obiettivo quello di identificare tutti i centri ambulatoriali e ospedalieri della nostra regione che svolgono un’attività epatologica, sia di tipo ambulatoriale che di ricovero per condividere percorsi di referral dei pazienti con malattia epatica, a seconda della complessità, a ospedali che siano in grado di gestirla. In quest’ambito si colloca la gestione dell’epatocarcinoma, malattia che spesso insorge su un fegato cirrotico, che attualmente ha numerose opzioni terapeutiche, tra le quali il trapianto di fegato". Lo ha detto Pierluigi Toniutto, responsabile Unità di Epatologia e trapianto di fegato, Azienda sanitaria universitaria integrata di Udine, in occasione di ‘Ottobre, il mese nazionale di sensibilizzazione sui tumori del fegato’. (VIDEO)
"La mia unità è l’unità medica del trapianto di fegato della nostra regione - spiega Toniutto - A abbiamo quindi condiviso, attraverso la rete epatologica regionale, il corretto invio dei pazienti che possono giovarsi del trapianto presso la nostra unità, attraverso dei criteri condivisi che saranno tra breve anche oggetto di un Pdta- Percorso diagnostico terapeutico assistenziale, regionale. Il rapporto quindi con il centro trapianti è massimo".
Per quanto attiene l’innovazione dei trattamenti, "l’immunoterapia - precisa l’esperto - ha sicuramente rappresentato una svolta epocale non solo per poter trattare l’epatocarcinoma in uno stadio avanzato, con tassi di risposta che fino a poco tempo fa erano impensabili, ma soprattutto nell’ottica del trapianto". Oggi si possono "trattare pazienti anche in uno stadio intermedio con l’obiettivo di ottenere quella che viene definita conversion therapy, cioè la possibilità di portare un paziente che inizialmente potrebbe non essere trapiantabile, per estensione di malattia, a criteri di trapiantabilità. La nostra esperienza - conclude - è che circa il 20% raggiunge questo obiettivo, quindi consente ai pazienti di avere una terapia definitiva per l’epatocarcinoma".
Assessore risponde a interrogazione capogruppo Riformatori Ticca...
Staffetta tra i dem sassaresi, uscente ringrazia sindaco Mascia... 
(Adnkronos) - "I tumori delle vie biliari sono in aumento nei paesi occidentali. Osserviamo diagnosi spesso anche in pazienti molto giovani". Così Carlo Garufi, direttore dell’Unità complessa di Oncologia medica presso l’Azienda ospedaliera San Camillo Forlanini di Roma, in occasione di ‘Ottobre, il mese nazionale di sensibilizzazione sui tumori del fegato’ spiega che "si distinguono tumori intraepatici, ovvero colangiocarcinoma intraepatico, e colangiocarcinoma extraepatico, cioè a carico delle vie biliari prossimali, della colecisti o delle vie biliari distali". Oggi esistono strumenti "che sono in grado di fare delle diagnosi accurate, ovvero la Tac e la risonanza magnetica, e abbiamo la possibilità, attraverso la biopsia, di avere informazioni non soltanto istologiche ma anche dal punto di vista molecolare". (VIDEO)
Ci sono novità anche nel trattamento dei tumori delle vie biliari. Se per molto tempo era basato su "combinazioni di chemioterapia che prevedevano due farmaci - cisplatino e gemcitabina - l’avvento dell’immunoterapia ha consentito l’aggiunta di farmaci anti-Pd1 e anti-PD-L1" che hanno aumentato "il tasso di risposta obiettiva, ma specialmente migliorato il tempo in cui la malattia è sotto controllo o, addirittura, la sopravvivenza. Con queste modalità terapeutiche avanzate, si può disporre di uno schema" di intervento "che consente di utilizzare talvolta la terapia anche in fasi più precoci della malattia e portare a una chirurgia radicale o addirittura al trapianto di fegato, nell’ambito di protocolli ben definiti, i pazienti giudicati una volta inoperabili".
"Al San Camillo di Roma - sottolinea Garufi - abbiamo una vasta esperienza nell’ambito dei tumori delle vie biliari, perché siamo in collegamento con un centro di chirurgia epatica molto all’avanguardia, che è anche in grado di fare trapianti di fegato. La nostra attività è aumentata notevolmente negli ultimi 3-4 anni e possiamo dire che questa stretta collaborazione tra competenze mediche e competenze chirurgiche si è tradotta in un vantaggio per quanto riguarda gli ammalati, perché possono disporre di tutte le competenze necessarie per poter affrontare al meglio la loro malattia". Sconto l’esperto, "i tumori delle vie biliari rappresentano oggi una sfida non soltanto per l’oncologo, ma per l’intera comunità scientifica che affronta queste patologie. Sicuramente avere all’interno della propria struttura tutti i colleghi che si interessano a 360 gradi di questa neoplasia - conclude - non può far altro che migliorare le prestazioni, le performance e, alla fine, la sopravvivenza dei nostri ammalati".
Leggi tutto: Tumori, oncologo Garufi: "Su cancro vie biliari migliori diagnosi e trattamenti"

(Adnkronos) - Francesca Fagnani interviene sulla polemica nata attorno alla presenza di Rita De Crescenzo tra gli ospiti della prima puntata di Belve, in onda stasera, martedì 28 ottobre, su Rai 2. La presenza della tiktoker, da sempre figura molto divisiva sui social, ha scatenato un ampio dibattito.
Sotto il post con le anticipazioni dell'intervista, pubblicati sul profilo della conduttrice, molti utenti si sono attivati e hanno criticato la scelta, chiedendole spiegazioni sul perché darle così tanta "attenzione". "Perché dare risalto a questa persona? Che decadenza...", ha scritto in particolare un utente.
Un commento spinoso al quale Fagnani ha deciso di replicare, chiarendo il motivo della sua scelta: "Perché non viene in rappresentanza di una città ma di se stessa, perché ha una storia drammatica alle spalle (fatta di abbandono e violenze) e anche tante ombre che vanno raccontate, ma la sua piaccia o no è una storia di riscatto. Non toglierei mai la parola a nessuno e ogni storia ha la sua dignità", ha spiegato la giornalista.
Un pensiero poi alla città della tiktoker, Napoli: "Per di più Napoli è la città più inclusiva, accogliente, generosa e non giudicante che io conosca. Cerco di affrontare le storie con lo stesso spirito".
Leggi tutto: De Crescenzo a Belve, è polemica: "Perché darle importanza?". Fagnani replica
Altri articoli …
- Robot e microscopio chirurgico utilizzati in tandem, tumore ultra-raro operato al Policlinico Gemelli Roma
- Sciopero generale il 28 novembre indetto da Cobas e sindacati di base
- Zappia (Sin): "Prevenzione riduce rischio del 40-45% malattie neurodegenerative"
- Lagarde a sorpresa visita il mercato di Firenze: "Prezzi del cibo ancora troppo alti"
- Ucraina, Crosetto: "Italiani insospettabili corrotti dalla Russia"
- Sacco (Eso): "Su ictus strategie più efficaci per riaprire vasi occlusi"
- Sclerosi multipla, neurologo De Stefano: "Con nuovi trattamenti eliminati attacchi acuti"
- Padovani (Sin): "La comunicazione è importante, malattie neurologiche in finanziaria"
- Nel 2050 aree di Cagliari e Oristano potrebbero finire sommerse
- Sinner critica gli Slam: "Deluso da rifiuto a trattare su premi a giocatori"
- Ascolti tv, 'Blanca 3' vince la prima serata e 'La ruota della Fortuna' fa il 25.4% di share
- Eros Ramazzotti compie gli anni, la dolce dedica di Michelle Hunziker
- Cancro seno, le giovani poliziotte si confermano ambasciatrici di prevenzione
- Pioggia su Halloween, poi la tregua ma non dura: il meteo dei prossimi giorni
- Farmacie private in sciopero il 6 novembre, braccia incrociate per 60mila
- Una stanza d'ospedale virtuale per battere il dolore a casa
- Futuri autisti e piloti di aerei si addestrano sui simulatori
- Borsa studio intitolata a Bianca Ballabio consegnata a Sassari
- Uap: "sulla farmacia dei servizi manovra da chiara divenuta confusa in una notte, chiediamo perché'
- Rapporto di lavoro subordinato tra familiari, ecco cosa bisogna sapere
Pagina 10 di 865
Leggi Tutte le Notizie di oggi in Sardegna
Sarda News - Notizie in Sardegna
Questo blog non rappresenta una testata giornalistica in quanto viene aggiornato senza alcuna periodicità.
Per proporre i tuoi feed o un contenuto originale, scrivici a info@sardanews.it
Per tutti gli aggiornamenti seguici su TELEGRAM
o su Facebook https://www.facebook.com/sardanotizie



