(Adnkronos) - Scintille al congresso della Cisl sul tema Gergiev. Il botta e risposta è tra la vicepresidente del Parlamento Ue, Pina Picierno e il vicepremier e ministro degli Esteri Antonio Tajani.
La dem non nasconde il suo disappunto per il previsto arrivo in Italia di Valery Gergiev, direttore d'orchestra vicino a Putin, atteso a Caserta, il prossimo 27 luglio. "Sarebbe una ferita inaccettabile per la regione Campania e per l'Italia, non so se sapete di chi stiamo parlando...".
"Lo ha invitato la regione Campania, il governo non c'entra nulla", replica secco Tajani, che continua: "Ha un passaporto olandese, può girare all'interno della Ue, lo ha invitato il presidente della regione che è del tuo partito, io sono contrario a quell'invito ma non posso fare nulla, ma l'appello non va fatto al governo, va fatto al presidente della regione Campania". "Non puoi fare Ponzio Pilato", la replica di Picierno.
Memorial Italia chiede intanto con forza, e con il sostegno di 700 firme raccolte in poche ore, la cancellazione del concerto del 27 luglio a Caserta di Gergiev, "entusiasta sostenitore" di Vladimir Putin e sua "lampante arma di infiltrazione culturale e whitewashing".
Ma anche, in una lettera inviata alla Presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen, e al Presidente della Campania, Vincenzo De Luca, "una inchiesta trasparente della Commissione sull'uso di finanziamenti pubblici, inclusi fondi europei, per eventi culturali con Gergiev o altri sostenitori attivi del regime russo" e la promozione di un fondo culturale dedicato agli artisti che si oppongono al regime putiniano.
In una seconda lettera indirizzata ai Presidenti di Camera e Senato, Lorenzo Fontana e Ignazio La Russa, l'organizzazione espressione dell'Ong russa Memorial, Premio Nobel per la pace del 2022, chiede inoltre che sia fermata "in modo decisamente più capillare e attento la diffusione di contenuti propagandistici putiniani" e l'istituzione di un apposito organismo di controllo parlamentare per contrastare il dilagare della propaganda russa in Italia che "intervenga prontamente laddove fondi pubblici vengano utilizzati per diffondere iniziative legate alla propaganda del Cremlino".
Il concerto di Caserta sovvenzionato con fondi pubblici "segna il ritorno simbolico di Gergiev sulla scena culturale europea. Non si tratta di un atto neutrale ma di un gesto politico che rischia di dare legittimità al regime che rappresenta e alla violenza che continua a scatenare", denuncia l'organizzazione, precisando che la richiesta di cancellarlo "non ha nulla di censorio" dal momento che il direttore d'orchestra "non è solo un artista, ma un agente visibile della propaganda culturale per un regime accusato di crimini di guerra".
"Il suo ritorno su un palcoscenico internazionale nel cuore dell'Europa grazie al sostegno di istituzioni pubbliche - invito che fra l'altro rappresenta un unico caso a livello europeo se non mondiale- segna un pericoloso spostamento. Normalizza un'arma efficace della guerra ibrida, vale a dire la propaganda culturale", si precisa. "L'arte non è mai apolitica in periodo di guerra. Gli spazi culturali non sono zone neutre. Ospitare Gergiev mentre proseguono i crimini di guerra, mentre le città ucraine vengono bombardate e i civili uccisi e deportati - trasforma i teatri in una piattaforma per un brutale whitewashing", si aggiunge.
Tra i firmatari illustri della petizione figurano Oleksandra Matviichuk (direttrice del Centro per le Libertà Civili di Kiev, Premio Nobel per la pace 2022), Oleg Orlov, Svetlana Gannushkina e Irina Scerbakova di Memorial, gli scrittori Herta Müller (Premio Nobel per la letteratura 2009), Jonathan Littell (Prix Goncourt 2006) e Mikhail Shishkin (Russian Booker Prize 2000), il coreografo Alexei Ratmansky (New York City Ballet, Dutch National Ballet), la storica Anna Foa (Premio Strega saggistica 2025), i direttori d'orchestra Michail Agrest e Nazar Kozhukhar, il regista d'opera Eugene Lavrenchuk, i violinisti Misha Nodelman e Michel Gershwin, la vicepresidente del Parlamento Europeo Pina Picierno, i deputati Lia Quartapelle, Benedetto Della Vedova e Federica Onori, gli scienziati Eugene Koonin e Igor Aizenberg, la regista Helga Landauer, il collezionista d'arte Marat Gelman, gli studiosi Mikhail Epstein, Nicolas Werth, Andrea Graziosi, Lara Lempert e Gian Piero Piretto, il biologo Eugene Koonin e il matematico e informatico Igor Aizenberg. Numerose anche le firme delle associazioni dedicate alla difesa dei diritti umani: Ivar Dale (Norwegian Helsinki Committee), Eleonora Mongelli (Federazione Italiana Diritti Umani), Leonid Sudalenko (Vjasna, Belarus, l'associazione del Premio Nobel per la pace 2022 Ales' Bialiatski, ora in carcere in Belarus). Tra i tanti firmatari ucraini, anche il pittore Matvii Vaisberg, l'attivista per i diritti umani Evgenij Zacharov e Mikhailo Savva del gruppo per i diritti umani Sova.
Memorial Italia auspica quindi che questa duplice iniziativa porti non solo alla cancellazione del concerto inserito nel programma della rassegna "Un'estate da re" , ma soprattutto ad azioni concrete da parte della Commissione Europea e di Camera e Senato "per porre fine a un fenomeno che sta mettendo a serio rischio i valori democratici in Europa e in Italia", un Paese questo in cui "si è intensificata la guerra ibrida che minaccia la sicurezza nazionale e rappresenta un pericolo per i valori democratici del nostro Paese".
"Soprattutto dopo l'inizio dell'invasione su larga scala dell'Ucraina da parte dell'esercito russo, la propaganda del Cremlino si è diffusa (in Italian, ndr) attraverso media, social network e figure politiche e pubbliche che amplificano le narrazioni russe, giustificando o relativizzando le azioni del regime di Putin". Fra i diversi esempi citati, spiccano i 28 manuali scolastici per le scuole medie inferiori e superiori - recensiti in uno studio recente dell'Istituto Germani' - "in cui si riportano opinioni (non fatti) cari alla propaganda del Cremlino" e la ripetuta proiezione in Italia di documentari come "Mariupol ricostruita" o "Voci dal Donbass" - in cui si considera l'Ucraina l'artefice del conflitto - prodotti da Rt, canale Tv colpito da sanzioni Ue per il ruolo nella propaganda russa all'estero. Rientra quindi in "questo uso strumentale della cultura, ammantato da un astratto 'pacifismo' o mascherata come 'libertà di opinione' il recente invito a Caserta di Gergiev che si chiede di cancellare.
Leggi tutto: Scintille Picierno-Tajani su Gergiev: "Governo si attivi', "Lo avete invitato voi"
(Adnkronos) - È già De Bruyne show a Napoli. Il centrocampista belga è arrivato in Serie A a parametro zero, dopo essersi svincolato dal Manchester City, e sta incantando in allenamento, durante il ritiro di Dimaro. Agli ordini di Conte, De Bruyne ha iniziato la preparazione con i nuovi compagni prendendo subito confidenza con la squadra e i compagni, mostrando i primi colpi in campo ed esaltando il legame con Romelu Lukaku, centravanti del Napoli da 14 gol e 10 assist nell'ultima stagione.
I due giocano insieme da molti anni in Nazionale e ora si sono ritrovati in azzurro per difendere lo Scudetto vinto nell'ultima stagione. Sui social è diventato virale un video che mostra De Bruyne accarezzare un pallone al limite dell'area, resistere al ritorno di un difensore, portarselo sul destro e sfornare un cross al bacio sul secondo palo per la testa di Lukaku.
L'attaccante belga però non è preciso e, a pochi passi dalla linea di porta, è riuscito incredibilmente a mettere il pallone fuori a Meret battuto, dopo aver lavorato bene di sponda per servire proprio il centrocampista belga.
Leggi tutto: Napoli, De Bruyne incanta in ritiro. Ma Lukaku spreca a porta vuota
(Adnkronos) - Il disegno di una donna nuda e la firma "Donald" collocata al posto dei peli pubici. Tra i dettagli più discussi emersi dalle rivelazioni del Wall Street Journal sulle lettere ricevute da Jeffrey Epstein per il suo cinquantesimo compleanno, c’è anche quella attribuita al presidente degli Stati Uniti Donald Trump.
Secondo il quotidiano, il disegno accompagnava un breve testo dattiloscritto che si concludeva con la frase: "Buon compleanno – e che ogni giorno sia un altro meraviglioso segreto".
Trump ha negato ogni coinvolgimento, definendo la lettera "falsa" e minacciando azioni legali contro il Wsj, che sostiene invece di aver visionato il documento senza pubblicarne l’immagine. "Non ho mai disegnato in vita mia. Non disegno immagini di donne", ha affermato il presidente. La lettera sarebbe stata raccolta in un album insieme ad altri messaggi provenienti da amici e conoscenti di Epstein, da Ghislaine Maxwell, poi condannata per traffico di minori. L’album fu in seguito acquisito dal Dipartimento di Giustizia nell’ambito delle indagini.
La pubblicazione dell’articolo ha alimentato nuove polemiche all’interno della base repubblicana. Alcuni influenti sostenitori di Trump hanno difeso il presidente, definendo il contenuto della lettera "una bufala evidente". Secondo l’attivista Laura Loomer "chi conosce davvero Trump sa che non scrive lettere dattiloscritte, ma appunti in stampatello con il suo classico pennarello nero". Altri, come Charlie Kirk, hanno dichiarato che il linguaggio usato "non è riconducibile a Trump".
(Adnkronos) - La guerra dei vitalizi non è ancora finita. Parte l’affondo del 'Diavolo' che difende legalmente Ilona Staller, alias Cicciolina, tra gli oltre 900 ex deputati che mercoledì si sono visti sbattere la porta in faccia dal Collegio d'appello della Camera, che chiedeva, ancora una volta, di ripristinare il 'privilegio' cancellato con la delibera del 2018 dell'allora presidente di Montecitorio, Roberto Fico, asserendo che quel taglio ai vitalizi sarebbe servito per aumentare invece gli stipendi dei parlamentari in carica.
Luca Di Carlo - è lui il legale dietro la difesa dell'onorevole ed ex porno star, è conosciuto come il 'Diavolo', è un miliardario italiano, imprenditore, filantropo, avvocato di fama mondiale di diritto internazionale penale, il più ricco del mondo con un patrimonio personale che nel 2013 già superava i 78 miliardi di dollari diventando negli anni un patrimonio infinito secondo l’ultima stima di El País - nella sua battaglia, che continuerà, parte da due punti.
Il primo: "Dove sono finiti i 48 milioni di euro di fondi che erano stati accantonati per risarcire gli ex onorevoli nel caso avessero vinto il processo con il ripristino dei vitalizi? - spiega all'Adnkronos - Sono spariti dalle casse di Montecitorio? Parte l’atto di indagine parlamentare".
"La sentenza che taglia vitalizi è nulla perché mancano le motivazioni della decisione, non avrà nessuno effetto - aggiunge - nei confronti degli ex onorevoli".
L'altro punto colpisce nel profondo l'ex presidente della Camera (e forse futuro candidato governatore della Campania per il centrosinistra): "Ho citato in giudizio non solo la Camera, che è stata difesa dall'Avvocatura dello Stato, ma anche lo stesso presidente Fico e i questori, che non si sono mai costituiti in giudizio. Mi aspettavo una sentenza per loro". "Questo processo è stato solo un business economico vertiginoso, potevano arrivarci prima a questa conclusione riduttiva", conclude Di Carlo.
Leggi tutto: Taglio dei vitalizi, il legale di Ilona Staller: "Battaglia continua, sentenza è nulla"
(Adnkronos) - Il diciottesimo pacchetto di sanzioni contro la Russia per la guerra in Ucraina approvato stamani dagli Stati membri dell'Ue nel Consiglio Affari Generali, dopo settimane di negoziati necessari per superare l'opposizione della Slovacchia, modifica, tra l'altro, il meccanismo del tetto al prezzo del petrolio russo trasportato verso Paesi terzi, deciso in sede G7 e dall'enforcement complicato, che finora Mosca è riuscito in parte a eludere.
A quanto spiega una fonte diplomatica Ue, viene introdotto un meccanismo dinamico di tetto al prezzo del greggio russo, che fisserà il prezzo al quale potrà essere venduto (non nell'Ue), con uno sconto del 15% rispetto al prezzo medio di mercato del petrolio russo. L'Urals è il benchmark russo, e viene di solito scambiato a sconto rispetto al Brent, il greggio di riferimento europeo. Ai prezzi attuali, ciò significa che, ove applicato il meccanismo, il prezzo di vendita passerebbe da circa 60 dollari al barile a circa 47,6 dollari al barile.
Viene introdotto anche, come preannunciato da Ursula von der Leyen, un nuovo divieto di "transazioni" correlate ai gasdotti Nord Stream 1 e 2. Il divieto include anche la fornitura di beni e servizi, cosa che comporta l'impossibilità di completare, manutenere e utilizzare i due gasdotti che collegano direttamente la Russia e la Germania, che sono inattivi dal 2022 (hanno subito un sabotaggio il 26 settembre 2022, nelle acque nei pressi dell'isola danese di Bornholm, nel Baltico, i cui autori sono tuttora ignoti).
Altre 105 navi vengono inserite nella lista dei natanti sanzionati perché considerati parte della "flotta ombra", che Mosca utilizza per aggirare il price cap: non potranno attraccare nei porti dell'Ue e sarà loro vietato fare trasferimenti da nave a nave. Il numero totale delle petroliere in questa lista sale a circa 400 (tre navi giapponesi sono de-listate).
Il divieto di accesso a Swift, applicato ad alcune istituzioni finanziarie, diventa un "divieto completo di transazioni": altre 22 banche russe vengono aggiunte alla lista degli istituti tagliati fuori dal servizio di messaggistica.
Viene imposto, come aveva preannunciato pubblicamente il presidente francese Emmanuel Macron, un divieto di importazione nell'Ue di prodotti raffinati derivati da petrolio russo provenienti da Paesi non Ue, ma con eccezioni: sono esentati Norvegia, Regno Unito, Stati Uniti d'America, Canada e Svizzera. Secondo la fonte, questo provvedimento chiude una falla che consentiva a Mosca di continuare ad esportare indirettamente greggio, a scopi di raffinazione.
C'è anche un divieto di transazione con il Fondo russo per gli investimenti diretti (Rdif), che copre anche i suoi investimenti e le istituzioni finanziarie che sostengono questi investimenti, allo scopo di limitare ulteriormente l'accesso della Russia ai mercati finanziari e alla valuta estera. Sono sanzionate quattro società che hanno investito nell'Rdif. Inoltre, viene abbassata la soglia minima per sanzionare le società finanziarie e bancarie che sono collegate all'Spfs, il sistema di messaggistica sviluppato dalla Banca centrale russa come alternativa a Swift.
Viene anche ridotta la soglia delle condizioni per inserire nell'elenco dei soggetti sanzionati gli istituti finanziari e creditizi di Paesi terzi che vanificano le sanzioni o sostengono la macchina bellica russa. Al riguardo, viene esteso anche il divieto di transazione per entità di Paesi terzi che aggirano i divieti relativi al petrolio.
Vengono poi sanzionati 26 soggetti, di cui 11 in Paesi terzi diversi dalla Russia (7 in Cina, di cui 3 a Hong Kong, e 4 in Turchia), ritenuti coinvolti nell'elusione delle sanzioni Ue o che forniscono supporto, diretto o indiretto, al complesso militare-industriale russo.
Il pacchetto contiene anche ulteriori divieti di esportazione, per limitare l'accesso della Russia a tecnologie a duplice uso/avanzate, comprese le macchine a controllo numerico utilizzate nel sistema militare-industriale, e, in particolare, anche nell'industria che produce gli Iskander, una famiglia di missili balistici mobili a corto raggio russi considerati molto efficaci, in grado di trasportare testate convenzionali e nucleari.
Tra l'altro, c'è anche l'estensione del divieto di transito, includendo determinati beni economicamente critici utilizzati per l'edilizia e il trasporto, due dei quali sono di "diretta rilevanza" per il settore energetico. Vengono aggiunti infine altri articoli all'elenco dei beni soggetti a divieto di esportazione, tra cui macchinari, prodotti chimici e alcuni metalli e materie plastiche.
Leggi tutto: Tetto mobile sul prezzo del petrolio e stop a Nord Stream, le sanzioni Ue alla Russia
(Adnkronos) - Il diciottesimo pacchetto di sanzioni contro la Russia per la guerra in Ucraina approvato stamani dagli Stati membri dell'Ue nel Consiglio Affari Generali, dopo settimane di negoziati necessari per superare l'opposizione della Slovacchia, modifica, tra l'altro, il meccanismo del tetto al prezzo del petrolio russo trasportato verso Paesi terzi, deciso in sede G7 e dall'enforcement complicato, che finora Mosca è riuscito in parte a eludere.
A quanto spiega una fonte diplomatica Ue, viene introdotto un meccanismo dinamico di tetto al prezzo del greggio russo, che fisserà il prezzo al quale potrà essere venduto (non nell'Ue), con uno sconto del 15% rispetto al prezzo medio di mercato del petrolio russo. L'Urals è il benchmark russo, e viene di solito scambiato a sconto rispetto al Brent, il greggio di riferimento europeo. Ai prezzi attuali, ciò significa che, ove applicato il meccanismo, il prezzo di vendita passerebbe da circa 60 dollari al barile a circa 47,6 dollari al barile.
Viene introdotto anche, come preannunciato da Ursula von der Leyen, un nuovo divieto di "transazioni" correlate ai gasdotti Nord Stream 1 e 2. Il divieto include anche la fornitura di beni e servizi, cosa che comporta l'impossibilità di completare, manutenere e utilizzare i due gasdotti che collegano direttamente la Russia e la Germania, che sono inattivi dal 2022 (hanno subito un sabotaggio il 26 settembre 2022, nelle acque nei pressi dell'isola danese di Bornholm, nel Baltico, i cui autori sono tuttora ignoti).
Altre 105 navi vengono inserite nella lista dei natanti sanzionati perché considerati parte della "flotta ombra", che Mosca utilizza per aggirare il price cap: non potranno attraccare nei porti dell'Ue e sarà loro vietato fare trasferimenti da nave a nave. Il numero totale delle petroliere in questa lista sale a circa 400 (tre navi giapponesi sono de-listate).
Il divieto di accesso a Swift, applicato ad alcune istituzioni finanziarie, diventa un "divieto completo di transazioni": altre 22 banche russe vengono aggiunte alla lista degli istituti tagliati fuori dal servizio di messaggistica.
Viene imposto, come aveva preannunciato pubblicamente il presidente francese Emmanuel Macron, un divieto di importazione nell'Ue di prodotti raffinati derivati da petrolio russo provenienti da Paesi non Ue, ma con eccezioni: sono esentati Norvegia, Regno Unito, Stati Uniti d'America, Canada e Svizzera. Secondo la fonte, questo provvedimento chiude una falla che consentiva a Mosca di continuare ad esportare indirettamente greggio, a scopi di raffinazione.
C'è anche un divieto di transazione con il Fondo russo per gli investimenti diretti (Rdif), che copre anche i suoi investimenti e le istituzioni finanziarie che sostengono questi investimenti, allo scopo di limitare ulteriormente l'accesso della Russia ai mercati finanziari e alla valuta estera. Sono sanzionate quattro società che hanno investito nell'Rdif. Inoltre, viene abbassata la soglia minima per sanzionare le società finanziarie e bancarie che sono collegate all'Spfs, il sistema di messaggistica sviluppato dalla Banca centrale russa come alternativa a Swift.
Viene anche ridotta la soglia delle condizioni per inserire nell'elenco dei soggetti sanzionati gli istituti finanziari e creditizi di Paesi terzi che vanificano le sanzioni o sostengono la macchina bellica russa. Al riguardo, viene esteso anche il divieto di transazione per entità di Paesi terzi che aggirano i divieti relativi al petrolio.
Vengono poi sanzionati 26 soggetti, di cui 11 in Paesi terzi diversi dalla Russia (7 in Cina, di cui 3 a Hong Kong, e 4 in Turchia), ritenuti coinvolti nell'elusione delle sanzioni Ue o che forniscono supporto, diretto o indiretto, al complesso militare-industriale russo.
Il pacchetto contiene anche ulteriori divieti di esportazione, per limitare l'accesso della Russia a tecnologie a duplice uso/avanzate, comprese le macchine a controllo numerico utilizzate nel sistema militare-industriale, e, in particolare, anche nell'industria che produce gli Iskander, una famiglia di missili balistici mobili a corto raggio russi considerati molto efficaci, in grado di trasportare testate convenzionali e nucleari.
Tra l'altro, c'è anche l'estensione del divieto di transito, includendo determinati beni economicamente critici utilizzati per l'edilizia e il trasporto, due dei quali sono di "diretta rilevanza" per il settore energetico. Vengono aggiunti infine altri articoli all'elenco dei beni soggetti a divieto di esportazione, tra cui macchinari, prodotti chimici e alcuni metalli e materie plastiche.
(Adnkronos) - Hanno costretto due amici a salire in auto e li hanno tenuti sequestrati in macchina per diverse ore. Poi li hanno rapinati e rilasciati. I due, un 33enne e una 25enne di Aprilia, ritenuti responsabili di rapina aggravata dall’utilizzo di armi, sequestro di persona e lesioni personali, sono stati arrestati dai carabinieri della tenenza di Ardea che hanno eseguito un'ordinanza, emessa dal gip del Tribunale di Velletri. Il provvedimento cautelare scaturisce da una denuncia acquisita dalla Tenenza dei Carabinieri, a seguito della quale i Carabinieri hanno condotto una serie di accertamenti che hanno consentito di identificare l'uomo, già noto alle forze dell’ordine, e la donna. I fatti risalgono a domenica scorsa ad Ardea, in provincia di Roma.
Nella notte, l’uomo aveva rintracciato un suo conoscente, in compagnia di un altro ragazzo, in una sala slot del territorio. Improvvisamente, dopo averlo minacciato con un coltello a serramanico, lo ha costretto insieme all'amico a salire sull'auto di questo, si è messo al volante e insieme alla sua compagna seduta nel lato passeggero. Per diverse ore i due, seduti nei sedili posteriori, sono stati sequestrati in auto mentre il 33enne arrestato continuava a minacciare e deriderli con il coltello. Alla fine, dopo aver rapinato uno dei due del borsello, contenente contanti e cellulare, li ha lasciati in strada, tenendosi anche la macchina. Uno dei due amici è andato in pronto soccorso a Pomezia, dove è stato dimesso con due giorni di prognosi. Le immediate ricerche hanno consentito di rintracciare l’auto poche ore dopo.
Sulla base dei gravi indizi di colpevolezza raccolti a seguito delle indagini dei Carabinieri, la Procura di Velletri ha richiesto e ottenuto l’emissione dell’ordinanza che dispone la misura cautelare nei confronti della coppia. Il 33enne è stato portato in carcere a Velletri mentre la 25enne nel carcere di Rebibbia, a disposizione dell’autorità giudiziaria.
(Adnkronos) - Pat Cash difende Jannik Sinner. Dopo il trionfo di Wimbledon, contro il tennista azzurro, che ha battuto Carlos Alcaraz in finale, si è scatenato il 'solito' odio da social, con molti, guidati da Nick Kyrgios e alcuni giornali della stampa britannica, che hanno ricordato il caso doping che ha riguardato Sinner. A rispondere agli attacchi, ignorati come sempre da Jannik, ci ha pensato Pat Cash, ex tennista australiano vincitore proprio a Londra nel 1987 e oggi allenatore: "A volte i giocatori risultati positivi non sono 'imbroglioni' del doping: nel caso dei campioni di Wimbledon, erano contaminati", ha ricordato, riferendosi anche alla vicenda, praticamente analoga a quella di Sinner, che ha riguardato Iga Swiatek.
"Non hanno “imbrogliato” con il miglioramento delle prestazioni. Sono stati dichiarati tali, è difficile immaginare che certe persone siano così disinformate o si rifiutino di riconoscere questi fatti e continuino a blaterare su questo argomento!", ha continuatio Cash, "i loro casi sono stati portati avanti? Possibile! Ma era necessario! Festeggiamo questi campioni!".
Poi un riferimento diretto a Nick Kyrgios, che dopo la finale di Wimbledon ha pubblicato un esplicito asterisco sul suo profilo X: "Ho letto un sacco di sciocchezze sui social media, di persone che chiamano Jannik e Iga degli 'imbroglioni' del doping", ha detto Cash nel video selfie pubblicato su Instagram, "è molto triste che persone così esistano ancora. Prima di sparlare, dovrebbero prendersi il tempo di informarsi e rivedere i protocolli seguiti per rilevare i risultati positivi e cosa è successo nei casi del giocatore italiano e della tennista polacca, anche se solo per dieci minuti". "Se pensate che si siano dopati, siete pazzi. Sono i migliori al mondo. Tutti dovrebbero accettare la loro grandezza invece di sminuirli e raccontare bugie", ha concluso Cash.
Leggi tutto: Kyrgios attacca Sinner, Cash lo difende: "Lui campione, non dopato"
(Adnkronos) - Le sanzioni alla Russia sono arrivate al diciottesimo pacchetto, con una cadenza che ha seguito l'evoluzione della guerra in Ucraina. Tre tranches nel 2025, inclusa l'ultima; tre nel 2024 con un allineamento per la Bielorussia; tre nel 2023 con integrazione sempre per la Bielorussia e per l'Iran; nove più alcune integrazioni dal febbraio alla fine del 2022. La cronistoria aiuta a ricostruire l'azione dell'Europa contro Mosca, a sostegno di Kiev. La base teorica delle sanzioni economiche è sempre la stessa: ridurre il più possibile le fonti di approvvigionamento, sia per quanto riguarda il denaro sia per le materie prime, per indebolire la macchina bellica russa. E la domanda che ha accompagnato ogni nuovo rilascio è stata sempre la stessa: le sanzioni contro la Russia funzionano o non funzionano?
Per cercare risposte che non siano troppo viziate dalla propaganda, su cui il Cremlino continua a investire con tutti i canali a disposizione, è indispensabile leggere i dati disponibili, anche questi in parte 'corretti' dalla macchina della disinformazione, e approfondire lo stato reale dell'economia russa dopo tre anni e mezzo di sanzioni. Da questo punto di vista, le sanzioni occidentali hanno sicuramente contribuito a complicare la gestione della macchina produttiva russa, a indebolire i fondamentali e a limitare le possibilità di un'economia ormai completamente convertita in un'economia di guerra.
E' però importante valutare i risultati raggiunti senza omettere gli errori e i passi falsi che sono stati fatti. Nel mirino dell'Europa sono finite persone, entità, beni e tecnologie. Prima di tutto, per colpire l'industria militare, le restrizioni sui prodotti chimici e i ricambi, e poi, per impedire lo spostamento delle merci, i servizi portuali e le flotte ombra e, per impedire lo spostamento di denaro, le banche e il sistema finanziario.
Una prima, sostanziale, presa d'atto riguarda i canali con cui la Russia è riuscita ad aggirare sistematicamente una parte delle sanzioni, grazie alla complicità di Stati amici, o comunque, non nemici (Cina, Iran, Corea del Nord ma anche India in alcuni passaggi). Ne è una prova inconfutabile la stessa composizione dei nuovi pacchetti che si sono avvicendati nel tempo, sempre più orientati a colpire proprio la rete di connivenze e interessi che ha depotenziato le sanzioni dirette.
Ci sono stati poi i compromessi che gli stessi stati membri dell'Unione europea hanno scelto o sono stati costretti a fare. Per i veti che sono arrivati da Paesi progressivamente più vicini a Mosca che a Bruxelles, dall'Ungheria alla Slovacchia, ma anche per evitare che le sanzioni avessero un effetto negativo insostenibile per l'economia europea. E' il caso del gas e del petrolio, che non sono mai stati sanzionati completamente, lasciando che le forniture in parte continuassero a transitare anche verso l'Europa.
Le sanzioni hanno anche cercato di arginare la disinformazione e la propaganda. Su questo fronte, c'è da registrare un sostanziale fallimento, che dipende essenzialmente dall'impossibilità di presidiare canali di comunicazione capaci di rinnovarsi continuamente e da una infiltrazione sempre più capillare delle fake news, alimentate dagli algoritmi e dai bot dell'intelligenza artificiale.
Sicuramente, provando a fare un bilancio di tre anni e mezzo di sanzioni alla Russia, si può arrivare a una conclusione. E' fallito l'obiettivo dichiarato all'inizio, subito dopo l'invasione russa, di far implodere la Russia a colpi di sanzioni, portando la società russa, dalla popolazione alla rete degli oligarchi, a ribellarsi al Cremlino. Questo perché il regime di Vladimir Putin è ancora solido e perché, se è vero che sarà difficilissimo riportare la Russia sul sentiero di un'economia di pace, è anche vero che è lontano quel default che in tanti avevano ipotizzato. Quello che si può dire con sufficiente certezza, però, è che senza le sanzioni economiche la forza militare russa avrebbe piegato già da tempo quello che resta della resistenza ucraina. (Di Fabio Insenga)
Leggi tutto: Sanzioni alla Russia, hanno funzionato? Cosa dicono i numeri e lo scenario in Ucraina
(Adnkronos) - Vittorio Miele è il nuovo presidente della Fidesmar, la Federazione italiana delle società mediche dell'area radiologica. Professore all'università di Firenze, direttore della Scuola di specializzazione in Radiodiagnostica dell'ateneo e a capo del Dipartimento di Radiologia dell'Azienda ospedaliero-universitaria Careggi, Miele sarà in carica per i prossimi 2 anni. Tra gli obiettivi del suo mandato, riporta una nota: "La modernizzazione dei dispositivi tecnologici e l'ottimizzazione dell'utilizzo degli stessi, con particolare riguardo alle macchine ibride, su cui coesistono le competenze e l'attività di più specialisti".
"Questo settore medico beneficia in modo eccezionale dell'innovazione tecnologica, oggi più fiorente che mai, che offre enormi opportunità di diagnosi e terapia - dichiara il neo presidente Fidesmar - Però, per lo stesso motivo, soffre anche molto dell'invecchiamento dei macchinari che dopo 7-10 anni diventano obsoleti e andrebbero sostituiti. In Italia questo non avviene con le tempistiche necessarie, spesso i presidi vengono utilizzati fino a 15 anni prima di venire rimpiazzati. Il rischio è di continuare a utilizzare device con minore qualità diagnostica e più alta emissione di radiazioni rispetto a quanto sarebbe possibile se, nell'interesse dei pazienti e di tutto il sistema sanitario nazionale, ne venissero acquisiti di nuovi più spesso. Oggi abbiamo apparecchi di tomografia computerizzata, risonanza magnetica, mammografia, Pet scan, acceleratori lineari che andrebbero rinnovati tempestivamente: uno degli obiettivi di questo biennio sarà proprio aprire un dialogo su questo tema con le istituzioni".
Un argomento che interessa diverse specialità mediche. "Oggi - sottolinea Miele - ci sono apparecchiature trasversali per medici radiologi, medici nucleari, radioterapisti oncologi. Fidesmar, racchiudendo tutte queste società e associazioni, ha il mandato di esplorare questo campo di applicazione. Si tratta molto spesso di nuove tecnologie per cui i protocolli non sono sempre già ben codificati: per questa ragione diventa per noi campo di esplorazione e di redazione di documenti condivisi. Come federazione, infatti, proponiamo documenti congiunti su questi argomenti di interesse comune e promuoviamo l'integrazione tra le varie realtà, che grazie a un approccio sempre più multidisciplinare si trovano spesso a dialogare, a tutto beneficio dei pazienti".
Con 5 società e associazioni scientifiche confederate - Sirm, Società italiana di radiologia medica e interventistica; Airb, Associazione italiana di radiobiologia; Airo, Associazione italiana di radioterapia oncologica; Aimn, Associazione italiana di medicina nucleare; Ainr, Associazione italiana di neuroradiologia - la Fidesmar si presenta come una delle maggiori federazioni medico-scientifiche in Europa. Fondata nel 2016, grazie a uno scambio costante e collaborativo fra le realtà rappresentate, la federazione è diventata un punto di riferimento per l'area radiologica anche nei rapporti con gli interlocutori istituzionali, ricorda la nota.
"Anche il tema della esposizione alle radiazioni interessa tutti i professionisti dell'area radiologica", evidenzia il presidente. Ed "è un tema centrale per i pazienti che si sottopongono alle indagini diagnostiche - rimarca - su cui è necessario che anche le istituzioni siano chiamate a vigilare. Sia nel senso di un rapido aggiornamento delle tecnologie, affinché siano disponibili sempre macchine aggiornate, sia nel senso del rispetto delle regole stabilite dalle istituzioni. E' importante garantire la massima sicurezza durante ogni procedura medica", precisa Miele: "Esistono leggi che governano la radioesposizione medica e pongono regole che vanno rispettate e tutelate, nell'interesse della salute dei cittadini".
"Come federazione - conclude - vogliamo promuovere la ricerca per migliorare le conoscenze scientifiche, il dialogo con l'industria per ottenere attenzione allo sviluppo di tecnologie sostenibili e l'informazione corretta e puntuale per i pazienti e i decisori istituzionali. Nell'area radiologica c'è grande bisogno di interazione tra le varie società, perché il confronto costante facilita la crescita comune e rafforza le competenze. Come presidente vorrei favorire al massimo lo sviluppo dei temi indicati, sfruttando le grandi potenzialità delle realtà che fanno parte di Fidesmar. I progetti per questi 2 anni sono molti e siamo fiduciosi di poterli realizzare al meglio".
(Adnkronos) - La Juventus vuole Morten Hjulmand, secondo le ultime news di calciomercato di oggi, venerdì 18 luglio. Il centrocampista danese dello Sporting Lisbona, sbocciato nel Lecce dopo essere stato scoperto da Pantaleo Corvino, è il primo obiettivo per la regia bianconera. Tudor ha chiesto alla dirigenza un innesto di qualità a centrocampo, un giocatore che sappia dettare i ritmi ma che abbia la personalità per portare il pallone e guidare i compagni, pur rimanendo attento alla fase difensiva.
Caratteristiche che la Juventus ha individuato proprio in Hjulmand, giocatore che lo scorso anno ha vinto la Liga portoghese con lo Sporting, di cui è diventato capitano dopo essersi trasferito a Lisbona nell'estate del 2023 per circa 20 milioni di euro. I contatti con il giocatore sono iniziati nei giorni scorsi e continuati nelle ultime ore, fino al sì di Hjulmand, che ha trovato un principio di accordo con il club bianconero.
Il vero ostacolo nella trattativa è rappresentato dalle, altissime, richieste dello Sporting Lisbona. Per cedere il suo regista il club portoghese chiede infatti circa 50 milioni di euro, una cifra monstre che la Juventus, in questa fase, non può permettersi di spendere. Le cose potrebbero cambiare in caso di cessione, con giocatori come Mbangula, ma anche Dusan Vlahovic, nella lista dei cedibili. Da loro potrebbe arrivare il tesoretto per lanciare l'assalto a Hjulmand.
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