
Un percorso professionale costruito nella ricerca scientifica e consolidato attraverso ruoli di crescente responsabilità porta oggi Sara Frattini alla guida di Bidachem S.p.a., polo chimico di eccellenza del Gruppo Boehringer Ingelheim in Italia, nel ruolo di Amministratrice Delegata e Site Head dello stabilimento di Fornovo San Giovanni (Bergamo). La carriera di Sara Frattini rappresenta un esempio di crescita continua, fondata su una solida preparazione scientifica e su un percorso formativo di alto livello. Dopo la maturità classica, si laurea in chimica organica presso l’università di Milano e consegue un master in sintesi chimica presso il Politecnico di Milano. Un percorso accademico che ha posto le basi per una carriera dedicata al settore farmaceutico, prima nella ricerca e successivamente nell’ambito produttivo.
Dopo una prima esperienza in Gsk, Sara Frattini entra in Boehringer Ingelheim nel 2000 presso il centro di ricerca di Milano, dove ricopre ruoli di crescente responsabilità fino a diventare principal scientist/head of laboratory, guidando progetti nelle aree cardio-metabolica, respiratoria e del sistema nervoso centrale.
Nel 2017 prosegue il proprio percorso professionale in Bidachem, assumendo incarichi sempre più rilevanti in ambiti strategici quali qualità, production excellence & technology transfer e produzione, ottenendo anche l’abilitazione come qualified person (QP) da Aifa. In Bidachem, ha coordinato progetti internazionali e cross-funzionali, contribuendo alla definizione e all’implementazione di processi produttivi affidabili, sicuri e pienamente conformi agli standard regolatori.
"È per me un onore e un privilegio assumere questo importante incarico all’interno di Bidachem S.p.a. e desidero ringraziare Boehringer Ingelheim per avermi dato, nel corso degli anni, l’opportunità di crescere professionalmente", ha dichiarato Sara Frattini, amministratrice delegata e Site Head di Bidachem S.p.a. "La mia storia, iniziata in laboratorio, è quella di molti ricercatori che credono nel valore della scienza per migliorare la vita dei pazienti e contribuire alla sostenibilità dei sistemi sanitari. Metterò a disposizione la mia esperienza per integrare competenze scientifiche e capacità gestionali, con l’obiettivo di continuare a garantire qualità, efficienza e innovazione", ha continuato.
Nel nuovo ruolo, Frattini guiderà le attività del sito insieme ai team, assicurando il perseguimento delle priorità strategiche del Gruppo e il mantenimento di processi produttivi affidabili e conformi ai più elevati standard internazionali.
"Nel panorama della ricerca farmaceutica, il nostro Gruppo si posiziona come un attore di primo piano, capace di coniugare innovazione, sostenibilità e attenzione ai bisogni terapeutici ancora insoddisfatti", ha commentato Nedim Pipic, country managing director di Boehringer Ingelheim e head of human Pharma Italy. "Investiamo in aree che spaziano dalle malattie cardiovascolari a quelle respiratorie, con l’obiettivo di sviluppare terapie sempre più innovative. La nomina di Sara Frattini riflette pienamente la mission dell’Azienda: le sue radici nella ricerca, unite a una solida esperienza manageriale, le consentiranno di integrare visione strategica e competenze scientifiche, con una particolare attenzione al dialogo con i diversi attori del sistema. Questa nomina conferma inoltre l’impegno di Boehringer Ingelheim nello sviluppare i talenti, valorizzare il potenziale delle persone e offrire concrete opportunità di crescita", ha spiegato. Con Sara Frattini alla guida del polo chimico, Bidachem consolida il proprio ruolo di hub di riferimento per il Gruppo Boehringer Ingelheim e conferma l’attenzione alla valorizzazione della leadership, anche femminile, costruita nel tempo attraverso la ricerca, la formazione continua e un percorso di crescita professionale strutturato.

E' stata presentata presso il Terminal 1 del 'Leonardo da Vinci' di Roma Fiumicino, l’opera 'Apparato Circolatorio' dell’artista Jago, tra gli scultori italiani più affermati sulla scena internazionale. All’inaugurazione hanno partecipato il presidente della Commissione Cultura della Camera dei deputati Federico Mollicone e l’amministratore delegato di Aeroporti di Roma Marco Troncone.
All’interno dello scalo, l’installazione propone sei cuori rossi in ceramica, tratti dall’opera originaria di Jago del 2017 e simboli di valori universali: uguaglianza, empatia, memoria, accoglienza, speranza e coraggio. I cuori, disposti in cerchio, figura geometrica senza inizio né fine, e accompagnati da una videoproiezione che ne riproduce la pulsazione ritmica, rappresentano un invito per i viaggiatori a ritrovare, anche solo per un istante, il senso profondo dell’essere parte di un’umanità condivisa.
"Nel momento in cui Roma Fiumicino supera i 50 milioni di passeggeri annui e si conferma nell’élite degli hub a livello globale per qualità e connettività, continuiamo a investire per offrire a chi transita in aeroporto un ambiente accogliente, che celebri la straordinarietà e l’eccellenza dell’arte italiana valorizzando al massimo questa infrastruttura", ha dichiarato Troncone. "E' in questo orizzonte che si inserisce l’opera di un artista di assoluto rilievo sulla scena contemporanea, la cui presenza nel nostro scalo assume un significato che va oltre il valore estetico. Dopo aver rappresentato l’Italia nel tour del Vespucci e all’Expo di Osaka, Jago apre uno spazio di riflessione condivisa anche qui, al centro della mobilità globale. I cuori di ‘Apparato Circolatorio’ sono più di un simbolo: sono un messaggio di pace universale e un richiamo potente alla dimensione umana del nostro lavoro, che connette ogni giorno persone, esperienze, sogni e valori", ha concluso Troncone.
Apparato Circolatorio, ricorda la nota di Adr, sarà visibile a tutti i passeggeri e rappresenta una nuova tappa del percorso intrapreso da Aeroporti di Roma, società del gruppo Mundys, per trasformare lo scalo di Roma Fiumicino in una vera e propria piattaforma culturale, già arricchita negli anni da capolavori come il Salvator Mundi di Bernini e le tre vetrate attribuite a Giotto della Basilica di Santa Croce. Una progettualità che si fonda sulla volontà di integrare stabilmente l’arte contemporanea negli spazi aeroportuali, rendendola accessibile, fruibile e parte integrante dell’esperienza di viaggio.
In questa direzione, conclude la nota, l’obiettivo di Adr è ridefinire il ruolo dell’aeroporto come infrastruttura viva, in cui anche il tempo dell’attesa si trasforma in un’occasione di scoperta, bellezza condivisa e valorizzazione del Made in Italy.

E' stata presentata presso il Terminal 1 del 'Leonardo da Vinci' di Roma Fiumicino, l’opera 'Apparato Circolatorio' dell’artista Jago, tra gli scultori italiani più affermati sulla scena internazionale. All’inaugurazione hanno partecipato il presidente della Commissione Cultura della Camera dei deputati Federico Mollicone e l’amministratore delegato di Aeroporti di Roma Marco Troncone.
All’interno dello scalo, l’installazione propone sei cuori rossi in ceramica, tratti dall’opera originaria di Jago del 2017 e simboli di valori universali: uguaglianza, empatia, memoria, accoglienza, speranza e coraggio. I cuori, disposti in cerchio, figura geometrica senza inizio né fine, e accompagnati da una videoproiezione che ne riproduce la pulsazione ritmica, rappresentano un invito per i viaggiatori a ritrovare, anche solo per un istante, il senso profondo dell’essere parte di un’umanità condivisa.
"Nel momento in cui Roma Fiumicino supera i 50 milioni di passeggeri annui e si conferma nell’élite degli hub a livello globale per qualità e connettività, continuiamo a investire per offrire a chi transita in aeroporto un ambiente accogliente, che celebri la straordinarietà e l’eccellenza dell’arte italiana valorizzando al massimo questa infrastruttura", ha dichiarato Troncone. "E' in questo orizzonte che si inserisce l’opera di un artista di assoluto rilievo sulla scena contemporanea, la cui presenza nel nostro scalo assume un significato che va oltre il valore estetico. Dopo aver rappresentato l’Italia nel tour del Vespucci e all’Expo di Osaka, Jago apre uno spazio di riflessione condivisa anche qui, al centro della mobilità globale. I cuori di ‘Apparato Circolatorio’ sono più di un simbolo: sono un messaggio di pace universale e un richiamo potente alla dimensione umana del nostro lavoro, che connette ogni giorno persone, esperienze, sogni e valori", ha concluso Troncone.
Apparato Circolatorio, ricorda la nota di Adr, sarà visibile a tutti i passeggeri e rappresenta una nuova tappa del percorso intrapreso da Aeroporti di Roma, società del gruppo Mundys, per trasformare lo scalo di Roma Fiumicino in una vera e propria piattaforma culturale, già arricchita negli anni da capolavori come il Salvator Mundi di Bernini e le tre vetrate attribuite a Giotto della Basilica di Santa Croce. Una progettualità che si fonda sulla volontà di integrare stabilmente l’arte contemporanea negli spazi aeroportuali, rendendola accessibile, fruibile e parte integrante dell’esperienza di viaggio.
In questa direzione, conclude la nota, l’obiettivo di Adr è ridefinire il ruolo dell’aeroporto come infrastruttura viva, in cui anche il tempo dell’attesa si trasforma in un’occasione di scoperta, bellezza condivisa e valorizzazione del Made in Italy.

Anche se i riflettori si sono abbassati sull'epidemia di Mpox, "tutti i cladi del virus continuano a circolare" nel mondo. A segnalarlo è l'Organizzazione mondiale della sanità (Oms), facendo il punto sull'epidemia multinazionale provocata dal patogeno un tempo noto come 'vaiolo delle scimmie' e oggi ribattezzato in chiave anti-stigma.
L'agenzia Onu per la salute, nel 61esimo rapporto diffuso sulla malattia infettiva, offre un aggiornamento della situazione e dei dati, ma anche della risposta operativa messa in campo fino al 17 dicembre 2025. Gli ultimi numeri disponibili mostrano che nel novembre 2025 in 48 Paesi di tutte le regioni dell'Oms sono stati segnalati in totale "2.150 nuovi casi confermati di Mpox, inclusi 5 decessi (tasso di mortalità 0,2%). Circa il 68% di queste infezioni è stato segnalato nella regione africana. Quattro regioni hanno osservato un calo dei casi confermati a novembre rispetto a ottobre 2025, ma la regione europea e quella del Pacifico occidentale hanno registrato un numero maggiore di casi rispetto al mese precedente", avverte l'Oms.
"Se le epidemie di Mpox non vengono rapidamente contenute e la trasmissione interumana non viene interrotta, sussiste il rischio di una trasmissione comunitaria prolungata - evidenziano gli esperti - Nelle ultime 6 settimane (dal 2 novembre al 14 dicembre) 19 Paesi africani hanno segnalato una trasmissione attiva, con 1.435 casi confermati e 7 morti (tasso di mortalità 0,5%). I Paesi che hanno segnalato il numero più elevato di casi in questo periodo sono la Repubblica democratica del Congo, la Guinea, la Liberia, il Kenya e il Ghana; mentre le segnalazioni di casi in Liberia mostrano ancora indicazioni di un aumento, il numero settimanale di casi negli altri Paesi è diminuito nelle ultime settimane".
Fuori dai confini dell'Africa, che resta una delle aree più interessate dai contagi, una novità è che "la Romania ha segnalato per la prima volta il rilevamento del clade Ib di Mpox, in un caso confermato nell'agosto 2025", rileva ancora l'Oms, aggiungendo che oggi "la trasmissione comunitaria del clade Ib continua in Spagna e nei Paesi Bassi".
Tornando in Africa, nella Repubblica democratica del Congo la trasmissione di Mpox continua in diverse province con la co-circolazione di cladi Ia e Ib, ed emergono trend subnazionali eterogenei e un accesso in calo ai test per i casi sospetti.
Ci sono poi tracce anche della presenza di un ceppo ricombinante del virus: è stato segnalato dal Regno Unito in un caso correlato a un viaggio. Il ceppo ricombinante in questione contiene "elementi genetici sia di clade Ib che di clade IIb di Mpox. L'entità della circolazione del ceppo ricombinante rimane sconosciuta".
Alla luce degli ultimi dati, l'Oms valuta il rischio attuale rappresentato da Mpox per la salute pubblica come "moderato per gli uomini che hanno rapporti sessuali con uomini con partner nuovi o multipli, per i lavoratori del sesso e per gli altri con partner multipli che potrebbero essere a rischio". Mentre viene valutato "basso" il rischio "per la popolazione generale in assenza di fattori di rischio specifici". Il monitoraggio dell'agenzia Onu continua e gli esperti ribadiscono "l'importanza di mantenere la sorveglianza e la capacità di risposta, incluso il sequenziamento genomico, in particolare nelle località in cui co-circolano più ceppi di Mpox".

L'alimentazione non è solo una chiave di prevenzione, ma può diventare un'alleata in modalità 'booster' nel percorso terapeutico di precisione contro il cancro. Specifiche molecole contenute in alcuni alimenti, tra cui anche cibi tipicamente natalizi, possono infatti agire come veri e propri interruttori per il sistema immunitario, potenziando l'efficacia dell'immunoterapia: dall'acido oleico contenuto nell'olio d'oliva e nella frutta secca, fino al fruttosio dei fichi secchi e dei datteri, al miele (alla base di struffoli e torrone), per concludere con l'acido trans-vaccenico che si trova nella carne e nei latticini provenienti da animali da pascolo. Prodotti, naturalmente, da consumare con moderazione, precisano gli esperti.
A fare il punto su quali siano gli alimenti 'alleati' e quali no, sono stati gli specialisti riuniti recentemente a Napoli in occasione della XVI edizione del Melanoma Bridge e della XI edizione dell'Immunotherapy Bridge, due eventi internazionali dedicati all'immunoterapia.
"Per decenni, la relazione tra dieta e cancro è stata spesso ridotta a divieti e avvertimenti - dichiara Paolo Ascierto, professore ordinario di Oncologia all'università Federico II di Napoli e presidente della Fondazione Melanoma Onlus - Oggi, una serie crescente di ricerche scientifiche sta rivoluzionando questa prospettiva, dimostrando che nel cibo possono celarsi sostanze che agiscono da 'booster' dei trattamenti, potenziando l'efficacia dell'immunoterapia".
I benefici dell'olio d'oliva (e non solo)
Un recente studio apparso sulla rivista 'Signal Transduction and Targeted Therapy', del gruppo di Nature, ha rivelato come la qualità dei grassi assunti possa programmare la nostra immunità antitumorale. Un gruppo di ricercatori dell'Università di Hong Kong ha scoperto che l'acido oleico, grasso monoinsaturo fondamentale della dieta mediterranea, è in grado di ripristinare la funzionalità delle cruciali cellule gamma delta T del nostro sistema immunitario, compromessa dall'eccessiva presenza di acido palmitico (un grasso saturo).
"Gli scienziati cinesi - commenta Ascierto - hanno scoperto che l'acido oleico, di cui è ricco l'olio d'oliva, e presente ad esempio anche nell'avocado e nella frutta secca (come noci e mandorle), è in grado di 'ricaricare' queste cellule T, potenziando la loro aggressività contro i tumori. Al contrario gli acidi grassi saturi, come l'acido palmitico presente in alimenti trasformati, olio di palma e carni grasse, tendono a promuovere l'infiammazione e lo stress ossidativo. In sostanza, la corretta scelta dei grassi nel nostro regime alimentare sembra determinare se le nostre cellule T saranno armate o disarmate nella lotta contro le cellule maligne".
Il ruolo del fruttosio
Se la bilancia tra grassi saturi e insaturi è cruciale, va considerato anche il ruolo rivalutato di uno zucchero semplice: il fruttosio. Per lungo tempo associato alla crescita di alcuni tumori, uno studio condotto a Shanghai e pubblicato su 'Cell Metabolism' ha rivelato una realtà più sfumata: una dieta ricca di fruttosio può essere in grado di rafforzare la risposta immunitaria contro il cancro.
"Lo studio ha dimostrato che il fruttosio alimentare, che si trova in alimenti come i 'natalizi' fichi secchi e datteri, promuove l'immunità antitumorale delle cellule aumentando l'attività dei linfociti T CD8+, le cellule 'killer' responsabili di identificare e uccidere le cellule tumorali - specifica Ascierto - Questo potenziamento è mediato dalla produzione di leptina, l'ormone della sazietà".
Ma l'oncologo tiene a precisare: "Lo studio non indica che fare incetta di zuccheri aiuti automaticamente a contrastare il tumore. I risultati suggeriscono piuttosto che il fruttosio potrebbe essere sfruttato in modo mirato". Non a caso, Ascierto è impegnato in un progetto di ricerca Airc volto a migliorare la risposta clinica all'immunoterapia nel melanoma, perfezionando la composizione del microbiota intestinale attraverso la combinazione di dieta mediterranea e l'integrazione alimentare con fruttosio e fibre idrosolubili.
Un altro nutriente sotto la lente è l'acido trans-vaccenico (Tva), una molecola che l'organismo umano non può produrre da solo e che si trova nella carne e nei latticini provenienti da animali da pascolo. Uno studio dell'università di Chicago ha riabilitato, almeno in parte, il consumo di questi alimenti, scoprendo che il Tva è in grado di rafforzare la risposta immunitaria contro il cancro. "Il meccanismo è duplice - spiega Ascierto - Il Tva inibisce un recettore (il Gpr43) solitamente attivato da acidi grassi dannosi, e contemporaneamente attiva il 'percorso Creb', che migliora la sopravvivenza e la differenziazione cellulare". I risultati clinici sono promettenti: i pazienti con livelli più elevati di Tva circolante nel sangue hanno risposto meglio all'immunoterapia, comprese le terapie con cellule Car-T. "Ciò che conta è il nutriente Tva e la sua eventuale assunzione nelle dosi giuste, non la sua fonte (carne e latticini) - sottolinea Ascierto - L'obiettivo non è eccedere nel consumo di carne rossa, ma utilizzare il Tva come supplemento alimentare per massimizzare l'efficacia dei trattamenti".
La dieta come medicina mirata
Questi studi, dal bilanciamento dei grassi alla modulazione operata da fruttosio e Tva dimostrano che l'interazione tra dieta e sistema immunitario non è un concetto banale, ma una complessa rete biochimica. "La ricerca si sta muovendo verso la definizione di una vera e propria 'dieta da combattimento' personalizzata - conclude Ascierto - Sono necessari ulteriori studi per comprendere esattamente se e come sfruttare nutrienti specifici per rafforzare l'azione del nostro sistema immunitario contro il cancro. L'obiettivo finale è trasformare il cibo in una medicina di precisione, ampliando le opportunità di trattamento per i pazienti oncologici".

In vista del Natale, torna ogni anno la curiosità su come chiamare la tradizionale rappresentazione della Natività: "presepe" o "presepio"? L'Accademia della Crusca, massima autorità linguistica nazionale, ricorda che entrambe le forme sono antiche e risalgono al XIII secolo, originando dal latino "praesepe", che indicava la mangiatoia, oggetto della vita rurale, prima di assumere connotazioni sacre legate alla nascita di Cristo.
Secondo uno studio dell'accademica Rita Librandi, professoressa di Storia della lingua italiana e Linguistica italiana presso l'Università di Napoli L'Orientale, pubblicato sul sito internet della Crusca, storicamente la forma "presepio" risulta più documentata in ambito ecclesiastico e nella tradizione natalizia, mentre "presepe" è quella più diffusa nell'uso comune, soprattutto al Nord, forse per la percezione di "presepio" come regionalismo meridionale.
Il termine ha subito uno straordinario slittamento semantico: da semplice mangiatoia a simbolo della Natività e, con Francesco d'Assisi a Greccio nel 1223, a intero genere figurativo, diventando una forma di racconto simbolico e artistico.Il presepe napoletano, tra i più famosi, è un vero "teatro del mondo", ricorda Librandi: accanto alla Sacra Famiglia appaiono botteghe, mercati, taverne, nobili e pastori, con regole precise per i personaggi. Tra i protagonisti più noti figurano Benino, il pastore dormiente, e il "pastore della meraviglia", che aprono e chiudono idealmente la scena tra sogno e consapevolezza del miracolo. Come ogni anno, quindi, mentre le luci natalizie illuminano le città italiane, l'Accademia della Crusca ricorda il valore di questa tradizione, simbolo di unione tra sacro e vita quotidiana, augurando a tutti un sereno Natale. (di Paolo Martini)

Il taglio delle tasse al ceto medio e la pace fiscale ma anche, la svolta sulle pensioni e gli stanziamenti per le imprese: arriverà oggi il primo via libera alla manovra in Senato dopo un esame fatto di false partenze, ritiri di proposte e ripresentazioni che alla fine hanno fatto rialzato l'entità del Bilancio dai 18,7 miliardi iniziali a circa 22 miliardi con il maxi-emendamento del governo - sul quale l'esecutivo ha posto la fiducia -, a saldi invariati. Il ddl approderà poi alla Camera per la discussione generale e il via libera definitivo martedì 30 dicembre. Ecco tutte le misure in arrivo.
Taglio tasse e pace fiscale. Misura 'regina' del ddl è la riduzione della seconda aliquota Irpef dal 35% al 33% per i redditi fino a 50 mila euro, come secondo step del percorso avviato lo scorso anno con il taglio delle tasse per i redditi più bassi nel quadro della riforma fiscale. Con la manovra parte una nuova stagione di pace fiscale. Con la rottamazione quinques nell'arco di 9 anni, con 54 rate bimestrali, sarà possibile rottamare le cartelle del periodo compreso tra il 2000 e il 2023 derivanti dall'omesso versamento di imposte o contributi previdenziali. L'esame in commissione Bilancio al Senato ha inoltre tagliato il tasso di interesse sulle rate dal 4% al 3%.
Banche e assicurazioni. Con le modifiche approvate alla manovra sale a oltre 12 miliardi di euro il contributo totale da banche e assicurazioni, un miliardo in più rispetto a quanto inizialmente previsto nello schema del governo. Nel dettaglio per le banche cala la percentuale di deducibilità sulle perdite pregresse delle banche, passando dal 43% al 35% nel 2026 e dal 54% al 42% nel 2027 e dall'aumento dell'Irap del 2% si escludono i soggetti con minore base imponibile e si introduce una franchigia di 90mila euro applicabile sulla maggiore imposta dovuta (+2%) solo per i periodi d'imposta 2027 e 2028. Una modifica approvata per le assicurazioni invece prevede il versamento come acconto dell'85% del contributo sul premio delle assicurazioni dei veicoli e dei natanti dovuto per l'anno precedente.
Rc auto. Sale al 12,5% l'aliquota sulla polizza rc auto per i rischi di infortunio al conducente e rischi di assistenza stradale per i contratti assicurativi stipulati o rinnovati a decorrere dal primo gennaio 2026.
Tobin tax. Da gennaio l’aliquota dell’imposta sulle transazioni finanziarie passa dallo 0,1% allo 0,2% se la cessione avviene su mercati regolamentati e dallo 0,2 allo 0,4% negli altri casi. Sale dallo 0,02% allo 0,04% l’aliquota sulle negoziazioni ad alta frequenza.
Dividendi holding. L'accesso al regime di esclusione è previsto solo con partecipazione diretta nel capitale superiore al 5% o di valore fiscale superiore a 500mila euro.
Imprese, iper ammortamento, transizione 4.0 e Zes. Prorogate al 30 settembre 2028 le agevolazioni per le imprese che investono in beni strumentali, nuovi materiali e immateriali funzionali alla trasformazione tecnologica o digitale in chiave Transizione 4.0 o 5.0. La misura è maggiorata del 180% per gli investimenti fino a 2,5 milioni di euro, del 100% per gli investimenti oltre 2,5 milioni di euro e fino a 10 milioni di euro, e nella misura del 50% per gli investimenti oltre 10 milioni di euro e fino a 20 milioni di euro in relazione "agli investimenti in beni prodotti in uno degli Stati membri dell'Unione europea" o in Stati aderenti all'Accordo sullo spazio economico europeo, effettuati dall'1 gennaio 2026 al 30 settembre 2028. Arrivano 1,3 miliardi per il credito d'imposta Transizione 4.0, i cui fondi sono andati esauriti; e 532,64 milioni per le aziende che hanno fatto domanda per il credito d'imposta per la Zes unica.
Ritenuta acconto imprese. Ritenuta d'acconto per le imprese dal 2028 con un'aliquota ridotta dello 0,5%, che sale all'1% dal 2029.
Benefici rinnovi contratti. Estesi ai contratti rinnovati nel 2024 i benefici della tassazione agevolata al 5% sugli incrementi retributivi corrisposti dal primo gennaio 2026, con platea di beneficiari ampliata ai redditi fino a 33mila euro.
Utili lavoratori. Prorogata anche per il 2026 l'esenzione del 50% dei dividendi corrisposti ai lavoratori e derivanti da azioni attribuite in sostituzione di premi di risultato entro il limite di 1.500 euro annui.
Stop anticipo pensione con fondi complementari. Stop alla possibilità di accedere alla pensione anticipata di vecchiaia cumulando la rendita dei fondi complementari.
Aumenta taglio anticipo pensione per precoci. Aumentano i tagli all’anticipo pensionistico per i lavoratori precoci, cioè coloro che hanno raggiunto almeno 12 mesi di contributi prima del compimento dei 19 anni di età. Il taglio ammonta a 20 milioni dal 2027, a 60 milioni dal 2028 e a 90 milioni dal 2029 al 2032, mentre per il 2033 la riduzione sarà di 140 milioni di euro e 190 milioni dal 2034.
Tfr all'Inps. Dal primo gennaio obbligo di versamento del Tfr al Fondo Inps anche per le aziende con 50 dipendenti. Dal 2032 le maglie si ampliano ancora includendo nell’obbligo di versamento le imprese con numero pari o superiore a 40 dipendenti.
Tfr neo assunti. Adesione automatica alla previdenza complementare per i neo assunti del settore privato da luglio 2026. Entro sessanta giorni dall'assunzione il lavoratore può comunque optare per la rinuncia all'adesione automatica.
Ponte sullo Stretto. Vengono rifinanziati gli stanziamenti relativi al Ponte sullo Stretto di Messina, "alla luce dell’aggiornamento dell’iter amministrativo e del non perfezionamento degli impegni relativi alle somme iscritte in bilancio nell’anno 2025 in conto residui rinvenienti dall’anno 2024, prevedendo un incremento delle risorse negli anni 2032 e 2033 tali da lasciare inalterato il valore complessivo delle somme autorizzate".
Piano Casa. Le risorse per il Piano casa in manovra calano a 200 milioni nel biennio 2026-2027 (100 milioni l’anno).
Affitti brevi. Aliquota al 21% sulla prima casa in affitto inferiore a 30 giorni e al 26% sulla seconda; oltre i due immobili diventa reddito di imposta.
Isee e casa. Sale a 200mila euro il limite del valore della casa per l'esclusione dall'Isee per le abitazioni delle famiglie residenti nelle città metropolitane (Roma Capitale, Torino, Milano, Venezia, Genova, Bologna, Firenze, Bari, Napoli, Reggio Calabria, Cagliari, Catania, Messina, Palermo, Sassari).
Oro. Via libera all'emendamento alla manovra, proposto da FdI, che attribuisce la proprietà delle riserve auree conservate da Banca d'Italia al popolo italiano.
Tassa sui pacchi postali. Scatta il contributo di due euro sui pacchi postali in arrivo da paesi extra Ue di un valore entro i 150 euro.
Rai. Oltre 10 milioni di sforbiciata per la Rai.
Fondi Ue. Il Fondo per lo sviluppo e la coesione viene ridotto di 300 milioni di euro per il 2026 e di 100 milioni per ciascuno degli anni 2027 е 2028.

Super influenza in agguato a Natale? La variante K monopolizza l'attenzione nei giorni che precedono le festività. La chiusura delle scuole, considerando la diffusione dei virus nella fascia 5-14 anni, potrebbe frenare la circolazione. Pranzi e cenoni, però, possono diventare occasioni di contagio. E' necessario allarmarsi per la 'super flu'? In realtà "la variante K non sembra essere più aggressiva rispetto a quelle che la hanno preceduta", spiega all'Adnkronos Salute Gianni Rezza, professore straordinario di Igiene e Sanità pubblica all'università Vita-Salute San Raffaele di Milano.
"Allora, dov'è la novità in mezzo a tanto clamore? Ebbene, quando compaiono delle mutazioni durante la stagione influenzale, com'è accaduto in Australia, la curva epidemica tende ad allungarsi a causa di un aumento della popolazione suscettibile", spiega.
"Quando poi il virus, leggermente mutato, inizia a circolare nell'emisfero Nord, lo fa più velocemente, specie fra i bambini sotto i 4 anni. Ne consegue che aumenta la probabilità che si infettino anche le persone più anziane che sono più a rischio di complicanze", dice ancora.
L'aumento dei casi non sorprende
In generale "come previsto, i casi di infezioni respiratorie acute sono in aumento in questo periodo. E fra questi sono ormai ampiamente predominanti quelli dovuti ai virus influenzali, e in particolare a H3N2. E sembra prevalere nettamente la cosiddetta variante K, che deriva da alcune mutazioni di questo sottotipo virale. L'andamento dei casi, però, sembra del tutto simile a quello del 2023-24, per cui nonostante i criteri allargati della definizione di caso (fino allo scorso anno si monitoravano solo i casi febbrili), non assistiamo né a un sorprendente anticipo, come quello verificatosi nella stagione 2022-23 (picco basso ma anticipato a metà dicembre) o quest'anno in Inghilterra e Giappone, né a un anomalo andamento della curva epidemica".
"Se la curva ricalcasse l'andamento di quella di due anni fa, allora potremmo aspettarci un picco intorno a fine anno e non, come lo scorso anno, a fine gennaio. Ma ciò, purtroppo non è prevedibile, in quanto dipende da come e per quanto tempo crescerà il numero dei casi", evidenzia Rezza.
Il vero problema
E poi, "anche dopo il picco la curva potrebbe restare relativamente elevata per un tempo più o meno lungo". Il vero problema si ha "quando le mutazioni rendono il vaccino meno protettivo, perché, allora, ammalandosi i grandi anziani e le persone fragili, può aumentare il numero di casi gravi e determinarsi la conseguente congestione delle strutture ospedaliere. È per questo che, oltre a vaccinare le persone anziane, non aspettandoci un'efficacia molto elevata del vaccino nei confronti della variante K (secondo i dati inglesi proteggerebbe gli anziani dalla malattia in poco meno della metà dei casi, il che comunque non è poco, ma potrebbe anche ridurre il rischio di casi gravi) è bene proteggerle prestando maggiori attenzioni, ad esempio evitare di contagiarle nel caso si abbiano febbre e sintomi respiratori", conclude Rezza.

Maltempo prima di Natale in Italia, con pioggia e neve nel quadro meteo che si estenderà da Nord fino a Roma e Napoli prima di scendere ancora più Sud oggi, martedì 23 dicembre.
La perturbazione di origine atlantica in transito sul Mediterraneo occidentale porta neve fino a quote alto collinari o di bassa montagna sul Piemonte centro-meridionale e sull'entroterra ligure di ponente. Nel corso della giornata il maltempo si allargherà a tutto il Centro-Sud, in particolare ai settori tirrenici di Toscana, Lazio e Campania e a quelli meridionali della Puglia, portando piogge o temporali sparsi.
La perturbazione e l'allerta
L'avviso prevede dal primo mattino di oggi, martedì 23 dicembre, precipitazioni sparse, anche a carattere di rovescio o temporale, sull'arcipelago Toscano, sulle aree tirreniche di Lazio e Campania e sulla Puglia meridionale. I fenomeni saranno accompagnati da rovesci di forte intensità, frequente attività elettrica e forti raffiche di vento. Sulla base dei fenomeni previsti e in atto è stata valutata per la giornata di oggi, martedì 23 dicembre, allerta gialla sui settori occidentali di Umbria e Abruzzo, su quelli tirrenici della Campania e sull'intero territorio di Lazio, Molise, Puglia, Basilicata, Calabria e Sicilia.
Le previsioni
Il maltempo non darà tregua all'Italia fino a venerdì 26 dicembre. Piogge, ma anche raffiche di vento dai quadranti orientali e la Bora a Trieste, oltre al ritorno della neve a quote relativamente basse sull’Appennino settentrionale[1]. Sui rilievi al confine tra Liguria, Emilia e Toscana, si osserveranno nevicate oltre i 700-800 metri con accumuli oltre i 1000 metri di quota. Una coltre bianca si estenderà in tutte le aree sopra i 1000-1200 metri sul Piemonte occidentale e meridionale e in Valle d’Aosta con accumuli nelle aree più alte che potrebbero superare i 150 centimetri.

Conquiste inutili per alzare la posta nei negoziati. La Russia non sfonda nel Donetsk ma ha bisogno di carte da utilizzare nei negoziati per porre fine alla guerra in Ucraina. Mosca, in un conflitto bloccato, continua ad alimentare la narrativa basata su continui progressi. Per sostenere pretesa, al tavolo dei negoziati, dell'intero Donbass e della creazione di una 'zona cuscinetto' lungo tutto il confine, Vladimir Putin ripete che i soldati "avanzano lungo tutto il fronte".
Il Cremlino e le conquiste senza peso
Non è così, a giudicare dall'analisi dell'Institute for the study of war (Isw), think tank americano che monitora la guerra quotidianamente. E quando i progressi in termini di avanzamento sono effettivamente misurabili, bisogna sottolineare il peso specifico dei passi avanti, spesso poco o per nulla rilevanti. D'altra parte, bisogna contrastare la strategia di comunicazione adottata da Kiev: il presidente Volodymyr Zelensky ha raggiunto Kupiansk, dopo che Mosca ne aveva rivendicato il controllo, documentando il suo blitz con un video che Putin ha provato a sminuire.
Le operazioni 'facili' a Nord
La tattica russa, da settimane, si snoda attraverso operazioni 'facili' in località sguarnite e prive di significato strategico, come le regioni settentrionali di Sumy e Kharkiv. Le procedure, le operazioni e le tecniche non sono quelle usate negli ultimi mesi da Mosca nei punti 'caldi' del fronte: nel Donetsk, per settimane, gli invasori si sono affidati a incursioni di unità di pochi uomini, da due a cinque, infiltrazioni e dispersione degli attacchi.
Per prendere a nord la località di Sotnytskyi Kozachok, dove non si combatte da oltre un anno, la Russia ha utilizzato un numero consistente di uomini che si sono mossi in formazione compatta e ben visibile. Un diversivo? Un errore? Per il momento, nulla lascia ritenere che azioni del genere possano fare da prologo ad un'offensiva ampia e strutturata. Il portavoce della Task Force delle Forze Congiunte ucraine, il colonnello Viktor Trehubov, ha affermato che le operazioni russe nella zone del nord non sembrano essere un tentativo di ottenere una svolta su larga scala o di condurre una grande operazione militare: sono, sostanzialmente, una provocazione locale.
La definizione si può allargare ad una serie di incursioni oltre confine in sezioni considerate 'dormienti' del fronte delle ultime ore, come riassume l'Isw ribadendo che "la linea del fronte in Ucraina non rischia un rapido collasso e che la vittoria della Russia non è inevitabile".
Mosca si prende villaggi che non contano
Nei giorni scorsi Kiev ha denunciato incursioni oltre confine delle forze russe a Hrabovske, nell'oblast di Sumy, lungo il confine, nella notte fra il 19 e il 20 di questo mese, tratto del fronte in cui non si registravano scontri dalla scorsa estate. Mosca ha nel frattempo rivendicato la caduta di Heabovske, un piccolo centro rurale a sud est di Sumy, e di Vysoke, poco più a sud. Kiev ha ammesso di aver ritirato le sue forze da diverse postazioni nei pressi di Hwabovke, precisando che i militari stanno cercando di stabilizzare la zona.
L'idea di una 'zona cuscinetto' al nord aprirebbe la strada, secondo gli analisti del think tank indipendente basato a Washington, all'estensione di tale zona anche a tutta l'Ucraina, attraverso negoziati e operazioni militari ibride.
Al momento "non ci sono elementi che indichino che le forze russe stanno preparandosi o siano in grado di condurre una offensiva significativa oltre confine nel nord dell'Ucraina", precisa l'Isw ricordando che forze dispiegate in questa zona sono state negli ultimi mesi spostate altrove, a Huliaipole e Pokrovsk, direttrici in cui invece si combatte.

"Siamo molto vicini a un risultato concreto". Al termine dei negoziati a Miami con la delegazione Usa, il presidente ucraino Volodymyr Zelensky sembra essere - forse per la prima volta - ottimista sul destino della guerra che da tre anni il suo Paese sta combattendo contro la Russia di Vladimir Putin.
Il piano 'imperfetto' di Zelensky
Con il ritorno del suo team negoziale dagli Stati Uniti, e in attesa dei dettagli su quanto accaduto a Miami, il leader di Kiev parla di un piano che prevede 20 punti: "Non tutto è perfetto - ammette -, ma il piano è pronto. Ci sono garanzie di sicurezza tra noi, gli europei e gli Stati Uniti. Un documento quadro".
Il presidente ucraino ha poi menzionato "un documento separato tra noi e gli Stati Uniti: garanzie di sicurezza bilaterali". Le misure, spiega, "devono essere esaminate dal Congresso degli Stati Uniti, con alcuni dettagli e allegati che rimangono riservati" ma ad oggi, ha spiegato, "tutto sembra abbastanza solido e dignitoso. Per ora, tuttavia, si tratta di bozze di lavoro preparate dai nostri militari. È importante sottolineare che sono state elaborate da noi e dagli Stati Uniti d'America. Ciò indica che siamo molto vicini a un risultato concreto".
"Stiamo anche elaborando la prima bozza dell'accordo sulla ricostruzione dell'Ucraina. Strategia economica. Il nucleo di tutti i documenti è pronto. Quello fondamentale. Ci sono alcune cose che non siamo disposti ad accettare. E ci sono cose – ne sono certo – che nemmeno i russi sono disposti ad accettare. Gli americani stanno attualmente proseguendo i negoziati con i rappresentanti russi. Terranno dei colloqui e ci daranno i feedback", continua Zelensky, che poi annuncia: "Stiamo lavorando a un solido contratto con gli americani per l'acquisto di decine, diverse decine, di sistemi Patriot, che saranno forniti attraverso vari programmi" e "tutto questo lavoro è in corso e sono fiducioso che i risultati arriveranno".
Da Pokrovsk a Kupyansk, il punto sul fronte di Kiev
Al fronte, ha poi spiegato Zelensky, "la situazione è sotto il controllo delle nostre forze armate"aggiungendo di essere "molto grato ai nostri guerrieri". A Pokrovsk, spiega, "la situazione rimane invariata, cambiano solo i numeri. Secondo le nostre stime, ci sono circa 1.100 russi all'interno di Pokrovsk. Il nostro numero è più o meno allo stesso livello. Ce ne sono molti sia all'interno della città che nella periferia, ma stiamo parlando specificamente di quelli che sono entrati in città e contro cui stanno combattendo le nostre forze. Le nostre posizioni sono difese. Nell'ultimo mese la situazione non è cambiata, l'unica differenza è il numero di persone all'interno di Pokrovsk", le parole del leader di Kiev.
Per quanto riguarda Myrnohrad, "c'è una forte pressione da parte della Russia, ma le nostre forze stanno mantenendo le loro posizioni - ha proseguito -. Le nostre truppe sono avanzate a Kupyansk. Le operazioni di sgombero sono in corso su una distanza di circa mezzo chilometro. L'operazione lì si sta svolgendo correttamente. Oggi controlliamo Kupyansk. Ci sono russi lì; i nostri militari stimano che siano fino a 100 persone. Cioè, non ne sono rimasti molti, forse 80-100, ma sono tutti lì temporaneamente". "Per quanto riguarda Huliaipole, in breve: la situazione è rimasta invariata nell'ultima settimana. È stata difficile, ma ad oggi la situazione si è stabilizzata", sostiene.
L'allarme per Natale, rischio di attacchi "massicci"
L'Ucraina intanto si prepara a "massicci attacchi russi" durante il periodo di Natale e per questo Zelensky ha dato ordine di "rafforzare le difese" delle città. Parlando durante un incontro con i diplomatici a Kiev, secondo quanto riferisce Rbc Ukraine, il presidente ha sottolineato: "Quando la Russia dice che non ci sarà alcun cessate il fuoco natalizio, è sempre quello che dicono: un modo per enfatizzare le minacce. Dopo tali segnali, ho chiesto che i nostri servizi di intelligence siano potenziati al massimo". "Siamo consapevoli - ha aggiunto - che in questi giorni potrebbero essere sferrati attacchi massicci. Pertanto, la priorità numero uno è la difesa aerea: proteggere le nostre città, le nostre forze e le nostre comunità, in particolare il 23, il 24 e il 25".
La versione di Mosca: "Progressi lenti"
Da Miami intanto sta tornando anche l'inviato del Cremlino Kirill Dmitriev, pronto a riferire al leader russo Vladimir Putin sui colloqui in Usa. Nelle scorse ore Dmitriev aveva pubblicato su X un post in cui scriveva "Grazie, Miami. La prossima volta: Mosca", lasciando intendere possa tenersi nella capitale russa un futuro nuovo incontro tra delegazioni di Russia e Stati Uniti mentre prosegue la guerra. Nel post, che segue i colloqui degli ultimi giorni, anche una foto di Dmitriev che indossa una t-shirt con la scritta "Prossima volta a Mosca" e la firma di Putin.
La Russia intanto parla tuttavia di "lenti progressi" nei negoziati con gli Stati Uniti per un piano di pace, ha riferito il vice ministro degli Esteri Sergei Ryabkov, denunciando però i "dannosi ed estremamente nefasti tentativi di un gruppo di Paesi influenti che cercano di rovinare questo sforzo e di far deragliare il processo diplomatico".
Mosca, ha poi aggiunto il vice ministro, è disponibile a sottoscrivere un accordo giuridicamente vincolante in cui si impegna a non attaccare l'Unione europea e la Nato, dopo che il presidente ucraino ha avanzato la proposta della rinuncia, da parte di Kiev, all'adesione alla Nato in cambio tuttavia di garanzie di sicurezza "simil articolo 5" del Trattato del Nord Atlantico. Gli Stati Uniti hanno lasciato intendere la loro disponibilità a offrire a Kiev garanzie di tipo Nato.
(Adnkronos) - "In qualità di comandante in Capo, è per me un grande onore annunciare di aver approvato un piano per la Marina Militare volto ad avviare la costruzione di due nuove navi da guerra, le più grandi mai costruite". Così Donald Trump da Mar-a-Lago, con a fianco il segretario alla Difesa Pete Hegseth, il segretario di Stato Marco Rubio e il segretario alla Marina, John Phelan. La prima delle corazzate si chiamerà "USS Defiant".
"Saranno le più grandi, le più veloci e cento volte più potenti di qualsiasi nave da guerra mai costruita", ha aggiunto Trump, sottolineando che faranno parte della nuova "Flotta d'oro" della Marina americana. "Come sapete - ha detto ancora - abbiamo un disperato bisogno di navi. Alcune delle nostre navi sono diventate vecchie e obsolete".
"Queste navi all'avanguardia saranno tra le più letali navi da guerra di superficie, prevediamo che queste navi saranno le prime di una nuova classe di corazzate che saranno prodotte negli anni a venire", ha spiegato il tycoon, affermando che saranno pronte "quasi immediatamente" - tra "due anni e mezzo" - e saranno usate "per contrastare tutti, non la Cina, ho un buon rapporto con il presidente Xi".
La nuova classe di corazzate della Marina sarà intitolata a Trump. Le navi da guerra 'classe Trump' diventeranno il fulcro della visione del presidente per una nuova 'Flotta d’oro', scrive il Wall Street Journal citando una fonte dell'amministrazione.
"Abbiamo bisogno della Groenlandia per la sicurezza nazionale, dobbiamo averla", ha poi detto - e ripetuto più volte - Donald Trump, parlando con i giornalisti e commentando la nomina del governatore della Louisiana, Jeff Landry, a inviato degli Stati Uniti per la Groenlandia.
"Abbiamo bisogno della Groenlandia per la protezione nazionale, non per i minerali. Hanno una popolazione molto piccola... Dicono che la Danimarca fosse lì 300 anni fa con una barca. Beh, anche noi eravamo lì con le barche, ne sono sicuro", ha aggiunto Trump.
"Non sono mai stato sull'isola di Epstein. Questo caso serve solo per deviare l'attenzione dai nostri successi", quanto ha poi ribadito Trump, parlando della pubblicazione dei files del caso Epstein.
"Lo terremo e forse lo useremo nelle riserve strategiche", ha quindi risposto a chi gli chiedeva cosa farà del petrolio sequestrato al Venezuela. "E terremo anche le petroliere" sanzionate a cui gli Stati Uniti stanno 'dando la caccia' da giorni, ha aggiunto il presidente americano parlando da Mar-a-Lago.
E ancora: "Abbiamo formato un'armata enorme, la più grande che abbiamo mai avuto...Può fare quello che vuole, va bene... Se gioca duro, sarà l'ultima volta che potrà giocare duro", la replica rispondendo alla domanda sul perché il leader venezuelano Nicolas Maduro dovrebbe prendere sul serio le minacce che gli Stati Uniti fanno da settimane e che finora non hanno avuto alcun seguito. Sarebbe "intelligente" se Maduro si dimettesse, ha poi aggiunto.
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Il ruolo degli enti di terzo settore (Ets) è sempre più centrale nella gestione dei beni confiscati alle mafie. E' uno dei temi emersi nel corso del meeting di presentazione, tenutosi a Salerno, del progetto 'Co-programmare con i giovani', finanziato dal ministero del Lavoro e che vede Moby Dick Aps come ente capofila.
Secondo il prefetto Maria Rosaria Laganà, direttore dell'Anbsc - Agenzia nazionale per l'amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata, intervenuta all'evento "è fondamentale il ruolo che gli enti del terzo settore possono avere sia per una gestione diretta dei beni, ma soprattutto in coprogettazione con gli enti territoriali. Specialmente in piccoli contesti in cui magari i Comuni hanno carenze di competenze specifiche dal punto di vista del personale, e quindi la difficoltà anche a immaginare e a progettare, il terzo settore può veramente fare la differenza. Quindi da un lato c'è l'ente territoriale che esprime i bisogni di una collettività e il terzo settore che è in grado, oltre che di esprimere e rappresentare questi bisogni, ma anche di individuare delle progettualità e quindi anche di vedere nel bene confiscato una risorsa reale, che poi ovviamente necessiterà anche di risorse finanziarie. Però è un connubio indispensabile per il futuro, per una gestione di beni che sia veramente efficace e sostenibile", spiega Laganà ad Adnkronos/Labitalia sottolineando come l'evento tenutosi a Salerno abbia evidenziato "grande entusiasmo, veramente fa piacere che ci siano dei giovani così interessati ai temi della legalità in generale, la loro consapevolezza e impegno è centrale su questi temi", sottolinea.
E per Don Aniello Manganiello, prete anticamorra, anch'egli intervenuto all'evento, "tutte le epoche hanno bisogno dei giovani perché portano la novità, portano l'intelligenza, portano l'entusiasmo. Ogni epoca è caratterizzata dall'impegno giovanile e corale e quindi ci ho tenuto a sottolinearlo e ad invitarli a mettersi in gioco perché il rinnovamento se deve esserci non può che avvenire da ora. Poi, io lo dico sempre ai ragazzi, se volete vivere la vostra vita con un senso, con un significato, non potete essere egoisti, dovete donarvi perché è il dono che dà valore alla nostra vita, dà senso alla nostra esistenza, altrimenti vivacchiamo, ma noi dobbiamo vivere. E una delle dimensioni di una vita veramente vissuta a fondo è quella di spezzarla, spezzarla anche per gli altri", aggiunge ancora.
Secondo Ciro Castaldo, segretario generale della Fondazione Banco di Napoli il meeting di presentazione del progetto 'Co-Programmare con i giovani' "è stata una bellissima iniziativa, mettendo a confronto gli enti del terzo settore e i giovani con pubblica amministrazione e privati. Per noi in questo caso come fondazioni bancarie è un momento di ascolto, un momento di aiuto anche a valutare, a selezionare, a creare criteri di selezione per le progettazioni che provengono da questo mondo. Quindi è un momento di confronto e di ascolto che noi veramente apprezziamo perché i giovani possono far crescere noi e noi dobbiamo ascoltarli".
E parlando dell'attività del 2025 della Fondazione ha sottolineato che "ce ne sono state tante. Noi stiamo anche predisponendo un progetto speciale collegato a un bilancio sociale proprio per evidenziare le attività che più hanno dato impatto anche sul territorio. Il nostro apporto è quello di assistere le comunità, ascoltarle e cercare, nei limiti ovviamente della disponibilità economica a disposizione, di sostenere quelle progettualità che possono servire a fare anche piccoli cambiamenti ma significativi", ha concluso.
Ogni anno milioni di denti del giudizio vengono estratti e smaltiti come semplici rifiuti biologici. Parallelamente, molte famiglie conservano i denti da latte dei propri figli come piccoli ricordi dell’infanzia. "Ciò che ancora in pochi sanno è che questi denti, spesso considerati inutili, custodiscono in realtà una risorsa biologica di enorme valore, destinata a giocare un ruolo chiave nel futuro della medicina rigenerativa". Lo afferma Stefano Scavia, esperto di medicina rigenerativa dentale, già docente dell' Università degli Studi Milano-Bicocca. "All’interno della polpa dentale – spiega Scavia - sono presenti le cellule staminali dentali, note come DPSCs (Dental Pulp Stem Cells), oggi considerate tra le più promettenti nel panorama della ricerca biomedica. Studi recenti dimostrano come queste cellule possiedano caratteristiche che, in alcuni ambiti, risultano persino superiori a quelle delle cellule staminali tradizionalmente prelevate dal midollo osseo, con potenziali applicazioni che vanno ben oltre l’odontoiatria".
Una ricerca condotta presso il Policlinico di Milano ha evidenziato come i denti crioconservati mantengano inalterate nel tempo la morfologia, la vitalità e la capacità proliferativa delle cellule mesenchimali rispetto ai denti freschi. "I risultati - evidenzia Scavia - confermano che, se correttamente conservate in azoto liquido, le cellule della polpa dentale possono rimanere vitali per almeno vent’anni, aprendo concretamente la strada al biobanking dentale come forma di prevenzione sanitaria".
Secondo Scavia, "le cellule staminali dentali rappresentano una risorsa straordinaria perché sono facilmente accessibili, non richiedono procedure invasive e mostrano un potenziale rigenerativo sorprendente, in alcuni casi superiore a quello delle cellule prelevate dal midollo osseo". Uno degli aspetti "più innovativi riguarda il meccanismo d’azione delle DPSCs. Queste cellule – fa notare lo specialista - rilasciano un complesso di molecole biologiche, noto come secretoma, composto da fattori di crescita e citochine antinfiammatorie tra cui HGF, TGF-β1, IL-10 e IL-13. Questo insieme di mediatori è in grado di ridurre l’infiammazione, limitare la morte cellulare e favorire la rigenerazione dei tessuti in modo particolarmente efficace". "Il secretoma delle cellule staminali dentali – aggiunge - consente di immaginare terapie innovative 'cell-free', più sicure e standardizzabili, in cui non è necessario trapiantare cellule vive ma si sfrutta direttamente il loro potenziale biologico".
"Le prime conferme cliniche sono già arrivate. In Cina, uno studio di fase 1 condotto su 40 bambini con lesioni agli incisivi permanenti ha dimostrato che le cellule staminali dei denti da latte sono in grado di rigenerare il tessuto dentale danneggiato. Risultati che - fa notare Scavia - hanno spinto numerosi centri di ricerca internazionali ad avviare sperimentazioni parallele". Il prerequisito fondamentale, sottolinea l’esperto, "è la vitalità" del dente. "Denti necrotici, devitalizzati o gravemente danneggiati non consentono il recupero delle cellule staminali. Al contrario, i denti del giudizio estratti per motivi ortodontici e i denti da latte persi naturalmente rappresentano le fonti ideali". Le applicazioni delle DPSCs si estendono anche oltre il distretto orale. "In Giappone sono in corso studi clinici sull’utilizzo di queste cellule nel trattamento dell’ictus cerebrale acuto, con risultati promettenti anche nei modelli di Parkinson e nelle lesioni del midollo spinale. In ambito cardiologico, il mezzo condizionato derivato dalle cellule staminali dentali ha mostrato la capacità di ridurre l’estensione dell’infarto e migliorare la funzione cardiaca nei modelli animali, stimolando la formazione di nuovi vasi sanguigni".
"Nel 2023, la Rete Nazionale Trapianti ha registrato oltre quindicimila trapianti in Italia, un dato che riflette la crescente domanda di soluzioni rigenerative innovative – ricorda Scavia - In questo contesto, la crioconservazione delle cellule staminali dentali si configura sempre più come una scelta strategica di prevenzione". "Conservare oggi queste cellule significa investire sulla salute di domani. La sfida ora è rendere questi protocolli sempre più standardizzati e accessibili, garantendo qualità, sicurezza e conformità alle normative internazionali. La ricerca procede rapidamente e la medicina rigenerativa dentale potrebbe presto entrare nella pratica clinica. Quelli che per anni sono stati considerati denti inutili o semplici ricordi d’infanzia si stanno rivelando una riserva cellulare preziosa, concreta e facilmente accessibile, capace di contribuire in modo determinante al futuro della medicina" conclude.
(Adnkronos) - “Esprimiamo piena soddisfazione in merito alla decisione del giudice di nominare un consulente medico Ctu che accerti il grado di autonomia decisionale del professor Sgarbi nel prendersi cura dei propri interessi”. Lo annuncia in una nota l'avvocato Giampaolo Iacobbi, legale della figlia di Vittorio Sgarbi, Evelina.
“Finalmente non saranno più pseudo-opinionisti, sedicenti postini o finti-amici del professore, vicini e lontani ad esprimere a spanne una valutazione priva di qualsivoglia competenza medica sulle condizioni di Vittorio Sgarbi, bensì un medico, com’è giusto che sia - aggiunge -. Raggiunto questo importante risultato, attendiamo sereni e fiduciosi l’esito della perizia con la consapevolezza di aver fatto tutto quello che era nelle nostre possibilità per andare incontro alle legittime preoccupazioni di sua figlia Evelina Sgarbi e la soddisfazione di aver ottenuto un provvedimento che, contrariamente al contenuto della campagna d’odio mediatico scatenato ai danni di Evelina, mirava e mira ad esclusiva tutela ed interesse del professor Sgarbi”.
Tanta pioggia e qualche temporale, le temperature in calo di 4-5
gradi... 
La chiusura dei negozi nelle feste comandate torna al centro del dibattito politico. A rilanciare il tema è la Lega, che pensa a una proposta di legge per limitare le aperture nei giorni festivi più rilevanti, a partire da Natale, Santo Stefano, Capodanno, Pasqua, Primo Maggio e Ferragosto. Un’iniziativa che punta a raccogliere un consenso ampio e trasversale, soprattutto tra lavoratori e piccoli commercianti, e che potrebbe convergere con analoghe proposte già depositate in Parlamento da Fratelli d’Italia.
A farsi carico del dossier è Gian Marco Centinaio, vicepresidente del Senato, che sottolinea come il tema delle feste comandate rappresenti un terreno condiviso. “Su questo punto - spiega in un colloquio con l’Adnkronos - la richiesta è diffusa: viene da chi lavora nei negozi, da chi li gestisce, dagli amministratori locali. È un’esigenza reale, concreta, che riguarda la qualità della vita e l’organizzazione del lavoro”.
Secondo Centinaio, il nodo centrale riguarda soprattutto i centri commerciali e le gallerie degli ipermercati, dove i contratti di affitto spesso impongono l’apertura obbligatoria anche nei giorni festivi, pena sanzioni. “Chi ha un’attività a gestione familiare - osserva - è di fatto impossibilitato a chiudere, anche quando non ci sono margini economici reali. Alla fine restano solo i grandi marchi o i franchising, mentre il piccolo commercio viene espulso”.
Il senatore racconta di aver raccolto testimonianze dirette tra cassiere, addetti ai reparti e commercianti, che descrivono un quadro omogeneo: aperture che non si traducono in maggiori guadagni, costi più alti e turni di lavoro difficili da conciliare con la vita familiare. “Tornare alle chiusure obbligatorie nelle feste comandate è un primo passo di buonsenso, che non penalizza i consumi e restituisce dignità al lavoro”.
Diverso, invece, il discorso sulle domeniche. Qui Centinaio invita alla prudenza, soprattutto nelle aree turistiche. “È evidente che un supermercato in una località balneare ad agosto o in una zona montana in alta stagione risponde a esigenze diverse. Fare una norma rigida sarebbe complicato. Per questo dico: partiamo dalle feste comandate, poi eventualmente apriamo un confronto più ampio, coinvolgendo territori e categorie”.
L’idea, spiega, è quella di presentare una proposta della Lega che possa dialogare con i testi già esistenti, senza sovrapposizioni ideologiche. “Nessuno vuole cancellare il lavoro degli altri. L’obiettivo è trovare una sintesi efficace. Personalmente, ad esempio, includerei anche il 25 aprile tra le giornate di chiusura: è una festa nazionale e va trattata come tale”.
A fare da innesco al confronto è stato anche il mondo delle imprese e della comunicazione. Livio Buffo, ceo dell’agenzia Cenacoli e fondatore di oscarwine, racconta di come il tema sia emerso lavorando a stretto contatto con operatori della distribuzione e del commercio. “Negli ultimi anni - spiega - ci siamo occupati di battaglie contro l’Italian sounding e gli health warnings irlandesi. Parlare con commercianti e famiglie ci ha fatto capire quanto fosse forte la richiesta di rivedere le aperture nelle feste comandate. Ci sono persone che dormono in macchina per rispettare turni complicati, genitori che devono pagare baby sitter più soldi di quelli che portano a casa durante i festivi. Da qui il confronto con Centinaio, che ha già dimostrato sensibilità su questi temi”.

Il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha firmato – ai sensi di quanto previsto dall’art. 87 comma 11 della Costituzione – cinque decreti di grazia, in ordine ai quali il ministro della Giustizia a conclusione della prescritta istruttoria ha formulato avviso favorevole. I 'graziati' sono Zeneli Bardhly, Franco Cioni, Alessandro Ciappei, Gabriele Spezzuti e Hamad bdelkarim Alla F.
Zeneli Bardhyl, nato nel 1962, condannato alla pena di anni uno e mesi sei di reclusione per il delitto di evasione dagli arresti domiciliari. Nel concedere la grazia per l’intera pena oggetto della condanna il presidente della Repubblica "ha tenuto conto dei pareri favorevoli espressi dal magistrato di sorveglianza e dal Procuratore generale che hanno evidenziato come il fatto per cui l’imputato venne condannato (essersi allontanato dalla abitazione ove si trovava sottoposto all’obbligo di dimora) non integra la fattispecie di evasione e quindi non costituisce reato", si legge nel comunicato della presidenza della Repubblica.
Franco Cioni, nato nel 1948, condannato a sei anni, quattro mesi e venti giorni di reclusione per il delitto di omicidio volontario della moglie, affetta da malattia in stato terminale e con la quale era sentimentalmente legato da cinquanta anni, commesso nell’aprile del 2021. "Nel concedere la grazia che ha estinto l’intera pena detentiva ancora da espiare (pari a cinque anni e sei mesi di reclusione) il capo dello Stato ha tenuto conto dei pareri favorevoli, formulati dal Procuratore generale e dal magistrato di sorveglianza, delle condizioni di salute del condannato, dell’intervenuto perdono da parte della sorella della vittima e della particolare condizione in cui è maturato l’episodio delittuoso".
Alessandro Ciappei, nato nel 1974, condannato alla pena di dieci mesi di reclusione per il delitto di truffa, commesso nel 2014. Nell’adottare l’atto di clemenza per la pena residua da espiare (nove mesi e tre giorni di reclusione) il presidente della Repubblica "ha tenuto conto della modesta gravità concreta del fatto e dell’occasionalità della condotta illecita, del lungo tempo trascorso della sua commissione e della situazione personale del condannato, che risiede e lavora all’estero ove ha ricostituito il suo percorso di vita".
Gabriele Spezzuti , nato nel 1968, condannato alla pena detentiva della reclusione, espiata fino al 2014, e alla pena pecuniaria di novantamila euro di multa per delitti in materia di sostanze stupefacenti, commessi nel 2005. Nell’adottare l’atto di clemenza per la pena pecuniaria residua da eseguire (ottantamila euro di multa) il presidente della Repubblica "ha tenuto conto dell’avvenuta espiazione della pena detentiva, del lungo tempo trascorso dalla commissione dei fatti, ai quali non è seguita nessuna altra condotta illecita, e delle disagiate condizioni di vita del condannato".
Hamad Abdelkarim Alla F., nato nel 1995, condannato alla pena complessiva di trenta anni di reclusione per delitti di concorso in omicidio plurimo e violazione delle norme sull’immigrazione, per fatti avvenuti nel 2015. Nel concedere la grazia parziale – che ha estinto una parte della pena detentiva ancora da espiare – il capo dello Stato "ha tenuto conto del parere favorevole del ministro della Giustizia, della giovane età del condannato al momento del fatto, della circostanza che nel lungo periodo di detenzione di oltre dieci anni sinora espiata dall’agosto del 2015, lo stesso ha dato ampia prova di un proficuo percorso di recupero avviato in carcere, come riconosciuto dal magistrato di sorveglianza, nonché del contesto particolarmente complesso e drammatico in cui si è verificato il reato. Ciò è stato evidenziato anche dai giudici della Corte d’appello di Messina i quali, nel rigettare l’istanza di revisione per ragioni processuali, hanno sottolineato che per 'ridurre lo scarto indubbiamente esistente tra il diritto e la pena legalmente applicata e la dimensione morale della effettiva colpevolezza', si può fare ricorso solo all’istituto della grazia che consente di ridurre o commutare una parte della pena".

I dazi di Donald Trump ancora bruciano, con ricadute ancora difficili da calcolare, mentre l’accordo con il Paesi Mercosur viene rimandato a tempi migliori. Ora, arrivano anche i dazi cinesi sulle importazioni di latte e formaggi dall'Unione europea. Non è certo una fase facile per la politica commerciale del Vecchio Continente. Se finora le preoccupazioni maggiori sono arrivate dall'altra sponda dell'Atlantico, oggi la nuova sfida protezionista arriva dalla Cina, che ha deciso, come annunciato dal Ministero del Commercio, l'imposizione a partire da domani di dazi provvisori che vanno dal 21,9% al 42,7% sulle importazioni di una serie di prodotti lattiero-caseari originari dell'Unione Europea. Questa decisione fa seguito ai risultati di un’indagine preliminare secondo cui i sussidi ricevuti per questi prodotti europei hanno causato "danni sostanziali" all'industria lattiero-casearia cinese.
La Commissione Europea "prende atto con preoccupazione" della mossa della Cina, ha risposto il vice portavoce capo dell'esecutivo Ue Olof Gill, durante il briefing con la stampa a Bruxelles. La Commissione ha proseguito, "ritiene che l'inchiesta si basi su affermazioni discutibili e prove insufficienti e che le misure siano pertanto ingiustificate. Al momento la Commissione sta esaminando la decisione preliminare e fornirà commenti alle autorità cinesi. La scadenza per la conclusione dell'inchiesta sull'imposizione di eventuali misure definitive è il 21 febbraio del prossimo anno. La Commissione valuterà tutte le informazioni disponibili in conformità con le norme Wto". A Bruxelles, ha aggiunto Gill, "stiamo facendo tutto il necessario per difendere gli agricoltori e gli esportatori dell'Ue, nonché la politica agricola comune, dall'uso sleale degli strumenti di difesa commerciale da parte della Cina. La Commissione ha già preso provvedimenti all'Organizzazione Mondiale del Commercio contro l'avvio di questa inchiesta sui prodotti lattiero-caseari da parte della Cina. Come sempre, la Commissione adotterà tutte le misure necessarie per difendere i diritti dei produttori europei", ha concluso.
Il valore dell’export di formaggi italiani in Cina è triplicato negli ultimi 5 anni e la decisione di Pechino rischia di pesare sulle potenzialità di crescita del settore sul mercato asiatico. È l’ennesimo episodio di una guerra commerciale che sta danneggiando il settore agroalimentare, hanno denunciato Coldiretti e Filiera Italia. Cosa dicono i dati, di quale mercato potenziale si sta parlando? Le vendite di formaggi italiani in Cina hanno raggiunto nel 2024 un valore di 71 milioni di euro, con un aumento del 207% rispetto al 2020, secondo l’analisi Coldiretti su dati Istat. I formaggi sono il secondo prodotto agroalimentare italiano esportato in Cina dopo il vino con l’export di cibo tricolore che ha superato nel 2024 i 600 milioni di euro in valore.
Se i numeri sono ancora limitati, il percorso di crescita degli ultimi anni evidenzia le potenzialità del mercato cinese, che non è autosufficiente dal punto di vista del lattiero caseario e che sembra sempre più interessato al segmento dell’alta qualità, a partire dai formaggi freschi, dove il Made in Italy può essere protagonista.
La notizia dei dazi cinesi si inserisce in un contesto già complicato. Pesano le scelte protezioniste degli Stati Uniti di Trump e inizia a estendersi a macchia d’olio l’effetto contagio della politica commerciale aggressiva americana. Lo schema che oggi replica Pechino è lo stesso adottato a Washington: le tariffe sono uno strumento per rispondere a una minaccia presunta e il rischio di un campo di gioco globale in cui si giochi tutti contro tutti e sempre più concreto.
Anche l’accordo tra l’Europa e i Paesi Mercosur è stato messo in stand by. La firma dell'accordo, prevista inizialmente per sabato scorso, è slittata a gennaio per via delle perplessità di Francia e Italia, che chiedono ulteriori garanzie per il settore agricolo. Olof Gill, a nome della Commissione Ue, ha mostrato comunque un cauto ottimismo. "Ora stiamo collaborando con questi Stati membri per esaminare i dettagli e comprendere queste preoccupazioni, per vedere quali ulteriori passi devono essere intrapresi, per raggiungere l'accordo all'inizio del nuovo anno. Abbiamo cercato di raggiungere questo accordo con i nostri partner del Mercosur per 25 anni. Penso che poche settimane in più siano gestibili".
Con i dazi degli Usa, e ora con quelli della Cina, un accordo sul mercato sudamericano sarebbe un segnale in controtendenza, con una parziale ma significativa rivincita del multilateralismo sul dilagare della tentazione protezionista. (di Fabio Insenga)
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