'Passeggera aveva documentazione non valida, poi caso risolto'...
Davanti al gip nel carcere di Badu 'e Carros dove sono rinchiusi... 
A Ecomondo 2025, nella giornata di ieri, si è svolta la seconda edizione dell'Esg Ceo Summit. Un'occasione per esplorare - riferisce in una nota Ecomondo - "condizioni e strumenti per una transizione giusta, che consenta di raggiungere gli obiettivi fissati, rafforzando allo stesso tempo, anziché ostacolare, la competitività delle imprese". Una riflessione portata avanti "alla luce di un contesto globale sempre più instabile, in cui si sta delineando un nuovo ordine mondiale caratterizzato da profonde divergenze nell’approccio alla transizione".
L'incontro, aperto da Corrado Peraboni, amministratore delegato di Ieg, ha previsto una fase introduttiva sullo scenario di riferimento, a cui hanno fatto seguito gli interventi di Catia Bastioli, ceo di Novamont, e Adriano Alfani, ceo di Versalis (Eni) e una tavola rotonda che ha riunito Davide Abate, Chief Industrial Officer di Ferrari, Gianluca Bufo, ceo di Gruppo Iren, Marco Codognola, ceo di Itelyum, Alessandro Colombo, ceo di Unidro & Sodai, Orazio Iacono, ceo di Gruppo Hera e Renato Mazzoncini, ceo di Gruppo A2A.
È stato assegnato ieri sera il premio Lorenzo Cagnoni per l’Innovazione Green alle tecnologie più avanzate e promettenti nei sette settori espositivi di Ecomondo. La targa è stata consegnata a Puragen Sarl (Bioenergy & Agriculture), Preco System Srl (Circular & Regenerative Bio-Economy), Lab3841 Srl (Earth Observation & Environmental Monitoring), Cosmic Srl (Transport & Automotive), Ecosteryl Amb SA (Sites & Soil Restoration), Sanipur Srl (Water Cycle & Blue Economy) e City Net Ecologia & Ambiente Srl (Waste as Resource).
L’evento 'Accelerating Circularity in the Electrical and Electronic Equipment Sector', organizzato dalla Regione Emilia-Romagna & Art-Er, ha riunito esperti, rappresentanti istituzionali e stakeholder per promuovere il dialogo e condividere strategie verso un’economia più circolare nel settore delle apparecchiature elettriche ed elettroniche (Aee) a livello europeo. A partire dalle esperienze del progetto Circotronic– Interreg Central Europe, l’evento ha approfondito temi chiave come il circular design, l’impiego di materiali sostenibili e i modelli di business innovativi per ridurre l’impatto ambientale del comparto, con un focus sulle pmi e sull’importanza di avere un network solido su più livelli.
Focus sulla circolarità nel tessile oggi a Ecomondo, con gli appuntamenti 'Rifiuti tessili urbani. Arriva l’Epr: chi sono i consorzi dei produttori e qual è la loro visione per lo sviluppo del sistema', al mattino; 'Waste Shipment Regulation e il suo impatto sul mercato globale dei tessili post-consumo' e 'Il Made in Italy dell’Industria Tessile: sfide ed opportunità in una prospettiva di economia circolare: quale futuro ci aspetta' nel pomeriggio. Evoluzione delle normative, trasformazione digitale, partneriati pubblico-privati, materiali sostenibili e di nuova generazione, pratiche di lavoro etiche e modelli circolari scalabili, insieme all'importante ruolo dei sistemi consortili - viene evidenziato - "consentiranno al settore di affrontare le nuove sfide globali, garantendo resilienza e competitività alle imprese". Sul tema è in programma domani anche il convegno Conformità ambientale e normativa: sfide quotidiane e soluzioni per l’industria della filiera tessile a cura del Comitato Tecnico Scientifico di Ecomondo e Next Technology Tecnotessile.
Anche la comunicazione - evidenzia Ecomondo - "svolge un ruolo fondamentale nel contribuire a superare narrazioni fuorvianti sul tema della transizione, generando fiducia e costruendo storie che raccontino una nuova idea di sviluppo". La seconda edizione del Forum della Buona Comunicazione, oggi a Ecomondo, ha riunito rappresentanti del mondo della scienza, della comunicazione e del giornalismo, insieme a manager delle imprese, in un dialogo aperto e concreto su strumenti, metriche e scelte comunicative, per dimostrare che sostenibilità e competitività possono – e devono – andare nella stessa direzione.
Si è tenuto questa mattina l’evento 'Earth Observation for Security and Sustainability: Dual-Use Innovations and Ai at the Service of the Planet', con l’apertura ed i saluti iniziali del professor Fabio Fava, presidente del Comitato Tecnico Scientifico Ecomondo, che ha posto l’attenzione sull’importanza delle nuove tecnologie dedicate all’Osservazione della Terra (Earth Observation) e sull'Intelligenza Artificiale (Ia) per la sicurezza globale e la sostenibilità ambientale. L'approccio enfatizzato è quello di un utilizzo etico e responsabile. Fra i partecipanti, anche Walter Villadei, Astronauta dell’Aeronautica Militare. In modo similare, l’evento 'From sky to ground: Earth observation for sustainable critical raw materials management' ha evidenziato le potenzialità del monitoraggio terrestre dallo spazio per la gestione delle materie prime critiche.
E oggi a Ecomondo si sono conclusi gli Stati Generali della Green Economy si sono conclusi con la sessione plenaria internazionale 'Green economy: driving the future in times of uncertainties' moderata da Raimondo Orsini, direttore della Fondazione per lo sviluppo sostenibile, insieme alla corrispondente da Roma del Financial Times, Amy Kazmin. Con il benvenuto di Corrado Peraboni, amministratore delegato Ieg, e il videointervento di Adolfo Urso, ministro delle Imprese e del Made in Italy.

Jannik Sinner è pronto per le Atp Finals di Torino. Oggi, mercoledì 5 novembre, il tennista azzurro ha parlato anche del futuro di Darren Cahill, che potrebbe affrontare l'ultimo torneo nell'angolo del nuovo numero uno del mondo prima di ritirarsi: "Questa sarà la sfida più grande di quest'anno! Ancora dobbiamo parlare, perché la stagione non è finita: c'è un torneo importante qua a Torino, sappiamo cosa c'è in palio. Però dopo ovviamente ci dobbiamo sedere e confrontarci. Lui ha compiuto 60 anni quest'anno, è stato nel tennis da giocatore, poi è entrato come allenatore, quindi è in questo mondo da 40, 45 anni: capisco anche lui! Io mi vedo insieme a Cahill ancora per un altro anno, perché è una persona che va forse anche oltre il concetto di allenatore: è un po' come il padre che unisce tutto il team, soprattutto quando le cose non vanno benissimo"., ha detto Sinner al microfono di Sky Sport.
"È stato fondamentale fino a ora per la mia crescita, per quello che sono", ha aggiunto Sinner, "è stato fondamentale anche per Simone (Vagnozzi, ndr) perché mi ha preso quando ero tra i primi dieci e anche lì dalla parte dell'allenatore c'è tanta pressione. Speriamo di convincerlo a restare".
A Torino un'altra finale con Carlos Alcaraz? "Non lo so! È tutto imprevedibile. Sarà un'edizione molto speciale a prescindere da quello che succederà. La prepariamo nel migliore dei modi: darò tutte le mie energie fisiche e mentali". Così Jannik Sinner, al microfono di Sky Sport, a pochi giorni dall'esordio alle Atp Finals, dove difende il titolo conquistato l'anno scorso. "È probabilmente arrivato il momento di dire che sia il torneo più importante di quest'anno, anche se ho fatto tante cose -aggiunge il 24enne altoatesino-. Mi voglio divertire, giocare davanti al pubblico italiano che anche a Roma mi ha sempre dato molto affetto. A Torino è comunque diverso: ci sono gli otto giocatori migliori al mondo, inizi quindi subito forte. Lo spettacolo sarà molto alto, teso. Speriamo di essere in due singolaristi italiani e in un bello spettacolo".
La stagione di Sinner è stata ricca di alti e bassi, con la delusione maggiore arrivata nella finale del Roland Garros, persa in rimonta contro Carlos Alcaraz: “Lì si può dire che eravamo molto vicini, a tre match point! Quando le cose si complicano, c'è qualcosa dentro di me che mi fa capire che c'è ancora tantissimo da lavorare. E dopo quella finale, mi ricordo che i primi due, tre giorni era un disastro, perché non riuscivo nemmeno a dormire. Non avevo energia durante il giorno, ero distrutto". Jannik Sinner torna così sulla sconfitta in finale al Roland Garros contro Carlos Alcaraz dello scorso giugno.
L'hai proprio patita? “Sì, perché pensi ai tre match point, pensi ai 5-4 e servizio. Poi anche: ‘Il quinto set nel tie break potevo giocarlo meglio?’ Sì e no. Carlos ha giocato da Dio e quindi è molto difficile", ha sottolineato Sinner, "però ci pensi. Per questo ho deciso di andare ad Halle e giocare il torneo per vedere come stessi. E mentalmente non stavo benissimo. Poi è arrivato Wimbledon: la settimana prima, soprattutto durante l’allenamento, mi sono detto quanto mi volevo preparare per questo torneo. Lì è iniziato tutto un processo importante: siamo stati in campo tante ore, tre o quattro al giorno, per capire come si gioca sull'erba. L'anno scorso mi ero sentito molto bene su quella superficie, proprio come quest’anno: ho cominciato benissimo".
"Il mezzo miracolo è avvenuto durante la partita contro Grigor (Dimitrov, ndr), quando ero molto vicino alla sconfitta: non vuoi vincere così, però è successo. In semifinale ho giocato molto bene con Novak (Djokovic, ndr) e poi lì ho preso la confidenza per giocare un'ottima finale. Ho giocato molto bene, però anche lì era difficile perché ero break sopra nel primo, ho perso 6-4 e mi sono detto: ‘Ecco, ci risiamo’. Invece mi sono messo lì e ho cercato di essere il giocatore che volevo. Volevo far capire a me stesso che ero migliorato da Parigi", ha concluso Sinner.

Nei servizi di cura e assistenza della salute mentale c'è una 'terra di mezzo' in cui rischiano di perdersi la metà dei pazienti che devono attraversarla nel passaggio da adolescenti a giovani adulti. A segnalarlo sono gli psichiatri: la transizione dai servizi di neuropsichiatria infantile a quelli per adulti, in Italia, rischia di essere troppo spesso brusca, disorganizzata ed alienante, secondo gli esperti. Tanto che un paziente su due abbandona le cure, proprio nella fase più delicata della propria vita. La Società italiana di psichiatria (Sip) punta i riflettori sul problema in occasione del suo 30esimo Congresso nazionale, che si apre oggi a Bari. L'edizione di quest'anno - 'Psichiatria agenda 2030: complessità, cambiamento, sostenibilità' - si prefigge di approfondire le criticità attuali con uno sguardo al futuro, in un'ottica che prepari i professionisti alle sfide dei prossimi decenni, spiegano i promotori dell'evento scientifico.
"La transizione dai servizi di cura dalla neuropsichiatria infantile alla psichiatria dell'adulto è ancora complessa e critica - dichiara Liliana Dell'Osso, presidente Sip, professore ordinario di psichiatria all'Università di Pisa - Le conseguenze possono essere disastrose, con il giovane paziente che si trova nel momento più fragile della propria vita e invece di una continuità di cure subisce una frattura". Questo mancato passaggio, aggiunge Emi Bondi, presidente uscente Sip e direttore del Dipartimento di salute mentale (Dsm) dell'ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo, "rischia di compromettere il percorso di cura e, non di rado, di peggiorare la situazione clinica, aumentando il rischio di abuso di sostanze psicoattive, abbandono scolastico e marginalizzazione".
Da uno studio pubblicato sulla rivista scientifica 'Bmj Mental Health' è emerso che in Italia solo il 12% delle transizioni avvengono con successo, il valore più basso in Europa. Nel 22% dei casi non si conoscono gli sviluppi e solo per il 26% viene mantenuta la continuità della cura. "Tale discontinuità assistenziale è causata principalmente da tre fattori - analizza Dell'Osso - la carenza di servizi specifici per la fase di transizione; una netta cesura organizzativa tra la Neuropsichiatria infantile e la Psichiatria dell'adulto; e l'applicazione di rigidi cut-off anagrafici che interrompono la continuità delle cure. Queste criticità hanno un impatto emotivo e sociale devastante, causando disorientamento nelle famiglie e un senso di abbandono e incertezza nei giovani riguardo ai tempi e alle possibilità di presa in carico".
Nonostante questo, osservano gli specialisti, la legislazione attuale impone che al compimento dei 18 anni d'età i giovani pazienti perdono il diritto a usufruire delle prestazioni nell'ambito della Neuropsichiatria infantile, tra cui anche la frequentazione dei centri diurni per adolescenti, rendendo dunque la transizione tra i vari servizi di cura delicata e complessa. "Il 75% dei disturbi mentali esordisce prima dei 25 anni, eppure il passaggio dai servizi per minori a quelli per adulti resta uno dei momenti più critici dell'intero percorso di cura - conferma Guido Di Sciascio, segretario nazionale Sip e direttore Dsm dell'Asl di Bari - Non si diventa adulti all'improvviso, a 18 anni: servono percorsi di transizione strutturati, continui e personalizzati, che garantiscano presa in carico, accompagnamento e sostegno alle famiglie".
Ma i problemi di carattere strutturale non dipendono solo dalla legislazione, puntualizzano gli esperti. "La scarsa capacità dei servizi di dare riscontro effettivo ai giovani - continua Di Sciascio - è da imputarsi anche alla carenza di personale e alla mancanza di una formazione specifica sufficientemente adeguata, che a sua volta si tramuta in una mancanza di competenze tecnico-specifiche".
In questo contesto la Sip avanza "tre linee di intervento" con l'obiettivo di trasformare l'approccio alla salute mentale in un sistema finalmente proattivo e preventivo. "Siamo convinti della necessità di attivare servizi multidisciplinari e multiprofessionali dedicati alla transizione, a bassa soglia di accesso, pensati specificamente per adolescenti e giovani adulti - spiega Moreno De Rossi, vicepresidente Sip e direttore del Dsm Azienda Uls3 Serenissima di Venezia - È altrettanto fondamentale la definizione di linee guida e criteri di accreditamento condivisi tra società scientifiche per garantire omogeneità e qualità sul territorio nazionale. Infine, è importante anche la realizzazione di una formazione condivisa tra la Neuropsichiatria infantile e la Psichiatria dell'adulto per rendere la transizione un processo integrato e non un mero 'scarto' organizzativo".

RenOils, Consorzio nazionale volontario, senza scopo di lucro, che organizza la raccolta, il trattamento e l’avvio a recupero degli oli e grassi vegetali e animali esausti, è presente all’edizione 2025 di Ecomondo. Per l’occasione vengono illustrati i risultati 2024, che confermano il consolidamento della filiera del riciclo nel settore. Nel 2024 sono state infatti raccolte circa 60mila tonnellate di oli e grassi vegetali e animali esausti, con un incremento di 1.148 tonnellate rispetto al 2023. La rete di raccolta si rafforza con oltre 63.600 punti di prelievo sul territorio nazionale: dati che mostrano un sistema che continua a espandersi, sia in termini di quantità recuperate che di capillarità territoriale.
Il Veneto si conferma la regione più servita con 8.832 tonnellate raccolte, seguito dalla Lombardia con 8.536 tonnellate, dall'Emilia-Romagna con 6.210 tonnellate, dalla Campania con 6.144 tonnellate e dalla Toscana con 4.140 tonnellate. Queste cinque regioni rappresentano insieme oltre il 68% della raccolta nazionale. Nel 2024 la rete di raccolta ha raggiunto 63.620 punti di prelievo su tutto il territorio nazionale, con un incremento di 2.233 unità rispetto ai 61.387 punti del 2023 (+3,6%). La Campania si conferma la regione con la maggiore densità di punti serviti (12.807), seguita da Lombardia (8.461), Veneto (7.995), Lazio (7.289) ed Emilia-Romagna (6.823).
Per sollecitare il coinvolgimento della cittadinanza sono stati attivati dei protocolli nel Lazio e in Liguria riguardanti la raccolta nei piccoli comuni, inoltre è stato siglato un accordo con Amazon: dal 1° gennaio 2026 il grande venditore online rendiconterà le quantità di oli alimentari venduti sulla piattaforma e verserà il contributo ambientale a RenOils per conto dei rivenditori.
“Siamo molto soddisfatti di questi risultati - commenta Ennio Fano, presidente RenOils - e dal circuito virtuoso di economia circolare che ne deriva: dagli oli esausti si continuano a ottenere biocarburanti, lubrificanti biodegradabili, cosmetici, detergenti e altri prodotti a basso impatto ambientale. La novità è l’interesse crescente del trasporto aeronautico per i Saf (Sustainable Aviation Fuels - Carburanti sostenibili per l’aviazione), che contengono oli esausti riciclati e consentono di ridurre fino all'80% le emissioni di CO2 dei voli rispetto al cherosene tradizionale, senza modifiche ai motori. È un settore in rapida espansione grazie alle normative Ue che impongono di aumentare progressivamente la quota di carburanti sostenibili. Gli oli che RenOils raccoglie oggi possono letteralmente far volare gli aerei di domani”.

Oltre 780mila tonnellate. Più dell'equivalente delle merci movimentate nel 2024 dall'aeroporto di Malpensa. A tanto ammontano i rifiuti gestiti annualmente da Rmb Spa, azienda bresciana che debutta a Ecomondo, l'evento leader nei settori del green e dell'economia circolare, in Fiera a Rimini.
"Da sempre portiamo avanti nuove sfide in un mondo dove ciò che si crea non finisce ma si riutilizza", dice l'azienda in una nota. Fondata nel 1981 a Polpenazze del Garda, Rmb è partita dall'attività di raccolta e commercio di rottami metallici e in oltre quarant'anni è arrivata a essere un riferimento nel recupero e smaltimento dei rifiuti speciali.
"Ogni anno estraiamo da materiali considerati 'di scarto' un numero sempre maggiore di elementi, in un processo efficiente e sostenibile, che favorisce una continua innovazione", si legge. Il gruppo lombardo nel 2024 ha sottratto 533mila tonnellate di rifiuti al conferimento in discarica e assorbito 16mila tonnellate di CO2 dal trattamento delle ceneri pesanti. Una realtà, Rmb, da più di 400 addetti, cui vanno aggiunti altri 300 collaboratori se si considerano le 12 società tra controllate e collegate e i vari siti produttivi in Italia.
Negli ultimi dieci anni, fra 2015 e 2024, Rmb ha re-immesso sul mercato oltre 3 milioni di tonnellate di materie prime generate dalla lavorazione di rifiuti speciali. In particolare, 1,6 milioni di tonnellate di metalli ferrosi, 694mila tonnellate di prodotti per infrastrutture, 506mila tonnellate di metalli non ferrosi e 236mila tonnellate di prodotti per cementifici. Oltre metà del materiale, il 53%, è stata utilizzata nell'industria metallurgica, il 30,5% nell'edilizia e il 16,5% nella siderurgia.
Il cuore di Rmb è la piattaforma da 100mila metri quadrati nel Bresciano. Ognuno degli oltre 20 impianti produttivi dell'azienda massimizza l’efficienza del riciclo e la valorizzazione delle materie prime riducendo al minimo l’impatto ambientale. Un pilastro della crescita dell'azienda è il settore Ricerca&sviluppo, guidato dall'obiettivo di sviluppare nuove tecnologie e brevetti che incrementino la quantità e la tipologia di prodotti EoW, End-of-Waste.

Raccolti complessivamente 44.548.474 kg di Pfu in tutte le regioni italiane: di questi, circa 42 milioni di kg provengono dalla rete nazionale di ricambio (gommisti), 2 milioni di kg dagli autodemolitori Aci, mentre il restante proviene dai ritiri straordinari associati al progetto 'Pfu Zero'. Sono i numeri del nuovo report 2025 di EcoTyre (tutti i dati fanno riferimento al 2024).
Raggiunto e superato, anche quest’anno, l’obiettivo annuale di legge. In 14 anni di attività, EcoTyre ha avviato al corretto recupero circa 583,5 milioni di kg di Pfu, equivalenti a circa 77 milioni di pezzi, che se messi in fila supererebbero l’intera circonferenza della Terra all’equatore.
Molti gli interventi straordinari realizzati nel 2024 che hanno permesso di recuperare 470.590 kg di Pfu abbandonati. Queste operazioni, realizzate in collaborazione fra l’altro con Legambiente, Marevivo e Fare Verde, hanno contribuito significativamente al ripristino ambientale di numerose aree, migliorando la sicurezza e la salubrità degli spazi pubblici. Nel complesso, è stato garantito un tasso di puntualità nei ritiri molto alto: l'80,20% dei ritiri tempestivi è stato effettuato nelle aree urbane e il 74,22% nelle aree periferiche.
È possibile avere in tempo reale tutte le informazioni sulla raccolta nel sito web del Consorzio dove sono condivise tabelle e grafici per verificare l’andamento dei ritiri secondo i parametri dell’area geografica, della tipologia di Pfu e dei gommisti serviti. Da 14 anni, dai comuni alpini alle isole minori, tutti i territori italiani sono serviti in modo capillare ed efficiente da EcoTyre, con una gestione coadiuvata da 77 Logistics Partner - aziende specializzate nella logistica di ritorno - e 19 Recycling Partner che si occupano del trattamento e recupero.
“Siamo molto soddisfatti per i risultati raggiunti anche quest’anno, il nostro sistema di raccolta si è dimostrato ancora una volta capillare, coprendo ogni angolo d'Italia, garantendo un servizio efficiente anche nelle aree più remote e ai piccoli operatori, in linea con il nostro impegno di non lasciare indietro nessuno - commenta Enrico Ambrogio, presidente di EcoTyre - Le novità 2025 sono i risultati della sfida vinta con il progetto Gomma a Gomma: oggi è possibile produrre e utilizzare il Devulprene al posto della gomma vergine. Inoltre, abbiamo il nuovo assistente virtuale realizzato con l’intelligenza artificiale, che permetterà di semplificare le richieste di intervento e supporto da parte dei gommisti e di aggiornarli in tempo reale sullo stato degli ordini di ritiro. Uno strumento all’avanguardia che si inserisce nel solco della trasparenza e dell’efficienza dei servizi che forniamo”.
Il consorzio, che genera un valore economico di circa 17,5 milioni di euro, equivale a un’industria di medio grandi dimensioni, con un totale di 107 risorse impiegate tra dipendenti diretti e indiretti più 2 esperti esterni dedicati alle attività di ricerca e sviluppo.

Innovazione e competenze al servizio della salute e del benessere integrato degli animali domestici e dell'uomo, in un contesto didattico all'avanguardia che guarda al futuro. E' il manifesto del progetto, unico nel suo genere, destinato a segnare una svolta nella medicina veterinaria in Italia: il Policlinico veterinario Gregorio VII - Gruppo Ca' Zampa, grazie a una collaborazione con l'università degli Studi di Roma Tor Vergata, diventerà il più grande ospedale didattico veterinario del Paese. A partire dal prossimo anno accademico - informa una nota - il corso di laurea in Medicina veterinaria di Roma Tor Vergata avrà sede all'interno e negli spazi adiacenti al policlinico, dove nasceranno aule e laboratori dedicati agli studenti del terzo, quarto e quinto anno, che potranno così godere di una piena continuità tra la didattica teorica e quella pratica in un contesto d'eccellenza, al fianco dei migliori professionisti del settore.
"La collaborazione con l'università di Tor Vergata rappresenta un passo decisivo per l'innovazione nella medicina veterinaria italiana - afferma Giovanna Salza, Founder e presidente del Gruppo Ca' Zampa - Offrire agli studenti la possibilità di formarsi in una struttura d'eccellenza, a stretto contatto con professionisti e tecnologie all'avanguardia, significa prepararli concretamente alle sfide del mondo del lavoro. Siamo uniti dall'obiettivo di promuovere una cultura integrata One Health e di creare un modello in cui formazione, ricerca e pratica clinica siano in costante sinergia".
Fondato nel 1984 e oggi parte del Gruppo Ca' Zampa - si legge in una nota - il Policlinico veterinario Gregorio VII è da oltre 40 anni un punto di riferimento nazionale nella medicina veterinaria. Con una équipe di oltre 70 medici veterinari, 40mila casi clinici l'anno e tecnologie diagnostiche e terapeutiche di ultima generazione, la struttura rappresenta un esempio di innovazione, competenza e cura integrata. Oggi il policlinico si trova in una nuova sede di oltre 8.000 mq di superficie complessiva di cui 3.000 mq occupati dall'ospedale con 30 ambulatori, un blocco chirurgico costituito da diverse sale chirurgiche, sale preparazione chirurgica e preanestesia, una sala risveglio, una sala di sterilizzazione e una di preparazione medici, oltre 100 degenze, una Tac, una risonanza magnetica e un ampio laboratorio di analisi interno, che fanno della nuova sede uno degli ospedali veterinari più moderni e attrezzati d'Europa, il più importante a Roma e in Italia per cure preventive first opinion e specialistiche. La prima partnership in Italia tra un'università pubblica e un ospedale veterinario privato si basa su una sinergia che mette a disposizione di 80 studenti per anno un ambiente di apprendimento unico, dove didattica teorica, ed esperienza clinica si intrecceranno per formare professionisti pronti ad affrontare le sfide della salute animale e ambientale del futuro.
"Integrare la didattica universitaria con la pratica clinica quotidiana in una struttura come la nostra - sottolinea Valerio Di Marzio, direttore sanitario del Policlinico veterinario Gregorio VII - significa offrire agli studenti un'esperienza formativa reale e completa. Lavoreranno accanto a medici esperti, affrontando casi clinici complessi e potranno utilizzare tecnologie di ultima generazione. E' un modello formativo che guarda alle migliori esperienze internazionali e che porterà grandi benefici anche alla qualità della medicina veterinaria in Italia".
Il progetto - prosegue la nota - si ispira ai principi One Health, la visione olistica che riconosce il legame profondo tra la salute dell'uomo, degli animali e dell'ambiente. Anche per questo una parte importante della formazione in ospedale verterà sulla gestione del rapporto con i proprietari, nell'ottica di preservare al meglio il benessere integrato tra pet e proprietario.
"La collaborazione con il Policlinico veterinario Gregorio VII - Gruppo Ca' Zampa dimostra come l'università possa rinnovarsi costruendo alleanze capaci di unire ricerca, innovazione e responsabilità - dichiara Nathan Levialdi Ghiron, rettore dell'università degli Studi di Roma Tor Vergata - Portare la didattica all'interno di una grande struttura clinica significa offrire agli studenti un'esperienza formativa completa, dove conoscenza e pratica si incontrano ogni giorno. E' in questo intreccio che la visione One Health trova la sua forma più autentica: un'unica salute che riguarda persone, animali e ambiente. Per il nostro ateneo non è solo un passo avanti nella formazione veterinaria, ma un modo di interpretare il ruolo dell'università anche come spazio di cooperazione, di ricerca condivisa e di dialogo costante con il territorio".
A confermare la centralità degli animali domestici nella società e l'attenzione per la loro salute arriva anche la nuova ricerca Ipsos per Ca' Zampa (ottobre 2025), che fotografa l'evoluzione del ruolo del veterinario nella cura dei pet. In particolare: il 66% degli intervistati ha accolto un animale in casa, di cui circa la metà sono trovatelli o adozioni da canili o gattili; il 31% possiede più di un animale; per il 43% degli intervistati riempiono la vita e danno gioia e felicità, assicurando un benessere emotivo e mentale; per il 71% il pet è ragione per fare più attività fisica e anche per avere guadagnato una miglior forma fisica, mentre per il 61% è diventata la principale forma di esercizio fisico. La ricerca rileva anche una nuova consapevolezza verso la prevenzione: 7 proprietari su 10 portano il proprio animale dal veterinario da 2 a 4 volte l'anno; per il 95% la prevenzione è un valore importante e 9 su 10 preferiscono investire nella prevenzione piuttosto che curare una malattia. Inoltre, il 98% dei proprietari ha fiducia nel proprio veterinario. Solo il 12% interpella il veterinario esclusivamente quando il proprio pet sta male, per gli altri è il consulente che guida il proprietario in tutte le sue decisioni legate alla vita del pet.
Ma cosa rende un veterinario davvero d'eccellenza? Per 1 proprietario su 2 conta soprattutto l'empatia, e per 1 su 3 sono importanti anche le competenze tecniche superiori (30%) e da una comunicazione chiara e trasparente (30%). Elementi questi che rappresentano chiare indicazioni per una nuova generazione di professionisti chiamati ad avere eccellenti competenze cliniche combinate ad efficace capacità di informare e guidare i proprietari. Una percentuale importante, 1 proprietario su 3, preferisce una struttura clinica ben organizzata al singolo professionista e a guidare nella scelta, dopo orari flessibili e reperibilità, per oltre il 40% è poter disporre di un team qualificato di professionisti, oltre che di un servizio più efficace: un'organizzazione più efficiente (25%), garanzie su un servizio di qualità (25%), una strumentazione all'avanguardia (25%), maggiore attenzione e tempo dedicato al cliente (circa 20%). Cresce anche il desiderio di un servizio tecnologicamente avanzato: il 25% auspica l'introduzione della telemedicina, il 25% di un App di collegamento con il veterinario, oltre il 20% l'uso di tecnologia avanzate per diagnostica e trattamenti. Infine, il 75% degli intervistati ritiene i costi veterinari giusti o accettabili, mentre 1 su 2 auspica un'Iva ridotta (oggi al 22%) e maggiori agevolazioni o detrazioni fiscali per migliorare l'accessibilità alle cure.
"I dati Ipsos ci raccontano una nuova generazione di pet owner più consapevoli, attenti e desiderosi di qualità e innovazione - conclude Salza - E' proprio su queste esigenze che si fonda il nostro progetto di ospedale didattico: formare veterinari capaci di unire empatia, competenza e tecnologia per rispondere alle nuove aspettative dei proprietari e dei loro animali".

Innovazione e competenze al servizio della salute e del benessere integrato degli animali domestici e dell'uomo, in un contesto didattico all'avanguardia che guarda al futuro. E' il manifesto del progetto, unico nel suo genere, destinato a segnare una svolta nella medicina veterinaria in Italia: il Policlinico veterinario Gregorio VII - Gruppo Ca' Zampa, grazie a una collaborazione con l'università degli Studi di Roma Tor Vergata, diventerà il più grande ospedale didattico veterinario del Paese. A partire dal prossimo anno accademico - informa una nota - il corso di laurea in Medicina veterinaria di Roma Tor Vergata avrà sede all'interno e negli spazi adiacenti al policlinico, dove nasceranno aule e laboratori dedicati agli studenti del terzo, quarto e quinto anno, che potranno così godere di una piena continuità tra la didattica teorica e quella pratica in un contesto d'eccellenza, al fianco dei migliori professionisti del settore.
"La collaborazione con l'università di Tor Vergata rappresenta un passo decisivo per l'innovazione nella medicina veterinaria italiana - afferma Giovanna Salza, Founder e presidente del Gruppo Ca' Zampa - Offrire agli studenti la possibilità di formarsi in una struttura d'eccellenza, a stretto contatto con professionisti e tecnologie all'avanguardia, significa prepararli concretamente alle sfide del mondo del lavoro. Siamo uniti dall'obiettivo di promuovere una cultura integrata One Health e di creare un modello in cui formazione, ricerca e pratica clinica siano in costante sinergia".
Fondato nel 1984 e oggi parte del Gruppo Ca' Zampa - si legge in una nota - il Policlinico veterinario Gregorio VII è da oltre 40 anni un punto di riferimento nazionale nella medicina veterinaria. Con una équipe di oltre 70 medici veterinari, 40mila casi clinici l'anno e tecnologie diagnostiche e terapeutiche di ultima generazione, la struttura rappresenta un esempio di innovazione, competenza e cura integrata. Oggi il policlinico si trova in una nuova sede di oltre 8.000 mq di superficie complessiva di cui 3.000 mq occupati dall'ospedale con 30 ambulatori, un blocco chirurgico costituito da diverse sale chirurgiche, sale preparazione chirurgica e preanestesia, una sala risveglio, una sala di sterilizzazione e una di preparazione medici, oltre 100 degenze, una Tac, una risonanza magnetica e un ampio laboratorio di analisi interno, che fanno della nuova sede uno degli ospedali veterinari più moderni e attrezzati d'Europa, il più importante a Roma e in Italia per cure preventive first opinion e specialistiche. La prima partnership in Italia tra un'università pubblica e un ospedale veterinario privato si basa su una sinergia che mette a disposizione di 80 studenti per anno un ambiente di apprendimento unico, dove didattica teorica, ed esperienza clinica si intrecceranno per formare professionisti pronti ad affrontare le sfide della salute animale e ambientale del futuro.
"Integrare la didattica universitaria con la pratica clinica quotidiana in una struttura come la nostra - sottolinea Valerio Di Marzio, direttore sanitario del Policlinico veterinario Gregorio VII - significa offrire agli studenti un'esperienza formativa reale e completa. Lavoreranno accanto a medici esperti, affrontando casi clinici complessi e potranno utilizzare tecnologie di ultima generazione. E' un modello formativo che guarda alle migliori esperienze internazionali e che porterà grandi benefici anche alla qualità della medicina veterinaria in Italia".
Il progetto - prosegue la nota - si ispira ai principi One Health, la visione olistica che riconosce il legame profondo tra la salute dell'uomo, degli animali e dell'ambiente. Anche per questo una parte importante della formazione in ospedale verterà sulla gestione del rapporto con i proprietari, nell'ottica di preservare al meglio il benessere integrato tra pet e proprietario.
"La collaborazione con il Policlinico veterinario Gregorio VII - Gruppo Ca' Zampa dimostra come l'università possa rinnovarsi costruendo alleanze capaci di unire ricerca, innovazione e responsabilità - dichiara Nathan Levialdi Ghiron, rettore dell'università degli Studi di Roma Tor Vergata - Portare la didattica all'interno di una grande struttura clinica significa offrire agli studenti un'esperienza formativa completa, dove conoscenza e pratica si incontrano ogni giorno. E' in questo intreccio che la visione One Health trova la sua forma più autentica: un'unica salute che riguarda persone, animali e ambiente. Per il nostro ateneo non è solo un passo avanti nella formazione veterinaria, ma un modo di interpretare il ruolo dell'università anche come spazio di cooperazione, di ricerca condivisa e di dialogo costante con il territorio".
A confermare la centralità degli animali domestici nella società e l'attenzione per la loro salute arriva anche la nuova ricerca Ipsos per Ca' Zampa (ottobre 2025), che fotografa l'evoluzione del ruolo del veterinario nella cura dei pet. In particolare: il 66% degli intervistati ha accolto un animale in casa, di cui circa la metà sono trovatelli o adozioni da canili o gattili; il 31% possiede più di un animale; per il 43% degli intervistati riempiono la vita e danno gioia e felicità, assicurando un benessere emotivo e mentale; per il 71% il pet è ragione per fare più attività fisica e anche per avere guadagnato una miglior forma fisica, mentre per il 61% è diventata la principale forma di esercizio fisico. La ricerca rileva anche una nuova consapevolezza verso la prevenzione: 7 proprietari su 10 portano il proprio animale dal veterinario da 2 a 4 volte l'anno; per il 95% la prevenzione è un valore importante e 9 su 10 preferiscono investire nella prevenzione piuttosto che curare una malattia. Inoltre, il 98% dei proprietari ha fiducia nel proprio veterinario. Solo il 12% interpella il veterinario esclusivamente quando il proprio pet sta male, per gli altri è il consulente che guida il proprietario in tutte le sue decisioni legate alla vita del pet.
Ma cosa rende un veterinario davvero d'eccellenza? Per 1 proprietario su 2 conta soprattutto l'empatia, e per 1 su 3 sono importanti anche le competenze tecniche superiori (30%) e da una comunicazione chiara e trasparente (30%). Elementi questi che rappresentano chiare indicazioni per una nuova generazione di professionisti chiamati ad avere eccellenti competenze cliniche combinate ad efficace capacità di informare e guidare i proprietari. Una percentuale importante, 1 proprietario su 3, preferisce una struttura clinica ben organizzata al singolo professionista e a guidare nella scelta, dopo orari flessibili e reperibilità, per oltre il 40% è poter disporre di un team qualificato di professionisti, oltre che di un servizio più efficace: un'organizzazione più efficiente (25%), garanzie su un servizio di qualità (25%), una strumentazione all'avanguardia (25%), maggiore attenzione e tempo dedicato al cliente (circa 20%). Cresce anche il desiderio di un servizio tecnologicamente avanzato: il 25% auspica l'introduzione della telemedicina, il 25% di un App di collegamento con il veterinario, oltre il 20% l'uso di tecnologia avanzate per diagnostica e trattamenti. Infine, il 75% degli intervistati ritiene i costi veterinari giusti o accettabili, mentre 1 su 2 auspica un'Iva ridotta (oggi al 22%) e maggiori agevolazioni o detrazioni fiscali per migliorare l'accessibilità alle cure.
"I dati Ipsos ci raccontano una nuova generazione di pet owner più consapevoli, attenti e desiderosi di qualità e innovazione - conclude Salza - E' proprio su queste esigenze che si fonda il nostro progetto di ospedale didattico: formare veterinari capaci di unire empatia, competenza e tecnologia per rispondere alle nuove aspettative dei proprietari e dei loro animali".

"E' una manovra luci e ombre, perché vi sono indubbiamente alcuni aspetti positivi ma anche altri che non condividiamo. In primis, è positivo una tenuta forte dei conti pubblici, perché avere uno spread di 76 punti base significa avere minori interessi sul debito pubblico e quindi tendenzialmente maggiori risorse che vengono investite sul sistema". Così, intervistato da Adnkronos/Labitalia, Cristian Camisa, presidente nazionale di Confapi, la Confederazione italiana della piccola e media industria privata, analizza la manovra economica del governo.
Per Camisa, "altra cosa positiva è il rifinanziamento della Sabatini, che è comunque uno strumento importante per il mondo delle imprese, così come la sterilizzazione della plastic tax e della sugar tax", sottolinea.
Secondo il numero uno di Confapi nel provvedimento del governo manca "una visione di politica industriale a lungo termine. Noi siamo imprenditori, siamo abituati a programmare, ad avere una programmazione pluriennale e quindi ci aspettiamo anche che i provvedimenti vadano in questa direzione", sottolinea.
"Ad esempio -spiega Camisa- noi reputavamo il credito di imposta uno strumento estremamente importante, perché è già conosciuto dal nostro mondo, già utilizzato con l'industria 4.0, ma anche con 5.0, seppur con le difficoltà legate ai vincoli europei. Ritornare al superammortamento, all'iperammortamento significa privilegiare la grande industria, perché tutti gli studi e tutte le nostre esperienze ci dicono che questo strumento è utilizzato per la gran parte dalla grande industria, soprattutto perché lo si utilizza nel momento in cui si fanno degli utili. Mentre il credito di imposta -insiste Camisa- era fondamentale in una fase come questa, perché noi stiamo vivendo e andremo a vivere nei prossimi due o tre anni delle sfide epocali, tra cui quelle legate alla digitalizzazione e alla sostenibilità, che se non vinte rischiano di farci andare fuori mercato".
"Altri punti non condivisibili -spiega- sono quello della tassazione sui dividendi per quelle anticipazioni sotto il 10%, perché da un lato aumenta la tassazione dall'1,2% al 24%, ma anche perché va a scoraggiare tutta una serie di investimenti in capitale di rischio che sono fondamentali anche per le nostre imprese. E soprattutto, ad esempio, tutte le imprese che sono all'interno delle filiere hanno a volte le partecipazioni incrociate, e quindi si arriva a una doppia tassazione che porta la tassazione complessiva su queste partecipazioni al 57,3%. E quindi non è condivisibile". E Camisa auspica, in conclusione, una "modifica sul tema del payback sanitario per le pmi, non solo una tassa inigua, ma anche insostenibile per le piccole e medie imprese e che rischia di portarle al collasso", ribadisce.
Gli effetti dei dazi Usa
Ma ad angosciare le pmi industriali sono gli effetti dei dazi Usa. "Il mercato statunitense -sottolinea Camisa- incide per il 10% dell'export complessivo italiano e quindi alcuni dazi, in particolare quello del 50% su acciaio e alluminio, quelli sulla pasta ma anche su altri prodotti stanno creando un danno potenziale estremamente importante per le nostre aziende quantificabile secondo uno studio recente in 20 miliardi di euro. Noi stiamo realizzando uno studio per avere una quantificazione complessiva sugli effetti sul mondo delle pmi industriali, ma possiamo già dire che di questi 20 miliardi all'incirca il 50%, e cioè 10 miliardi, è un danno riconducibile alle pmi industriali", sottolinea.
E Camisa sottolinea che "a soffrire per i dazi sono sicuramente le industrie agroalimentari perché questa tassazione soprattutto su beni di consumo sta portando il livello dei prezzi a una condizione che comincia a diventare insostenibile, anche perché non dimentichiamoci che oltre il dazio del 15% su tanti prodotti c'è stato un deprezzamento del dollaro nei confronti dell'euro di circa il 13%, quindi l'aumento reale sul costo dei prodotti si avvicina al 30%, e tutto questo porta a una diminuzione importante dei consumi di certi beni di prima necessità", chiarisce.
Secondo il presidente di Confapi il governo la manovra può essere un'occasione per agire a sostegno delle aziende che stanno subendo gli effetti dei dazi di Trump. "La nostra proposta -spiega Camisa- è di inserire in Manovra una 'sterilizzazione', attraverso un credito di imposta, dell'effetto dei dazi Usa sulle imprese italiane, che vada a compensare il peso di questi costi in più per le aziende che esportano negli Stati Uniti. E' un modo per dare respiro alle aziende, per poter fare una programmazione a medio e lungo termine perché purtroppo soprattutto per una pmi industriale cercare un nuovo mercato non è una questione di mesi ma di anni. E quindi, almeno a breve termine, è indispensabile avere un supporto, seppur consapevoli che le risorse non sono infinite, per non rischiare di fare entrare in crisi aziende per una decisione unilaterale che non è sicuramente frutto di una mala gestione dell'imprenditore", sottolinea.
La crisi dell'automotive
Le piccole e medie imprese industriali del settore dell'automotive in Italia "vivono una situazione molto negativa, questo è uno dei lati maggiormente dolenti per noi, e su questo auspico una grande moral suasion da parte del governo anche perché le ultime dichiarazioni dell'amministratore delegato di Stellantis, Filosa, sul mercato statunitense come principale mercato per l'investimento e su quello francese come secondo mercato di riferimento fanno pensare che si stia un po' dimenticando il mercato italiano. Noi abbiamo tantissime aziende che lavorano per fornitori di Stellantis che stanno chiudendo o sono in liquidazione perché senza ordini", spiega Camisa.
"Noi rappresentiamo -continua Camisa- tantissime aziende del'industria dell'auto, in particolare nella zona piemontese, ma chiaramente non solo. Molto spesso rappresentiamo le seconde aziende di indotto all'industria, ma quelle che forniscono a fornitori di Stellantis. E da un momento all'altro aziende solide, capitalizzate, che avevano un business assolutamente fluido, si sono trovate senza un ordine perché le prime aziende dell'indotto hanno internalizzato tutta la produzione lasciando senza commesse le aziende di piccola e media dimensione", sottolinea.
Uno shock "che sta portando queste aziende alla chiusura, alla liquidazione e qualsiasi idea, che pur è benvenuta, di riconversione non può essere fatta anche qui in poche settimane, in pochi mesi. Quindi anche su questo, seppur nelle difficoltà, è necessario un segnale per queste aziende perché questa riconversione possa essere supportata anche da strumenti di aiuto", sottolinea ancora Camisa.
Il focus energia
"Penso che il tema su cui il sistema Paese debba concentrarsi a lungo termine -spiega Camisa- è quello del nucleare, perché noi non possiamo avere oggi centrali nucleari ai confini e non avere un sistema nostro che vada in quella direzione e che possa finalmente e definitivamente dare una risposta alle richieste del sistema industriale italiano" sull'energia.
Secondo Camisa, infatti, "il tema energia è uno di quelli focali" per il Paese "perché noi abbiamo mediamente un costo dell'energia che è molto maggiore rispetto ai nostri competitor". "Abbiamo auspicato che si possa agire su due livelli. Uno: finalmente si vada a definire una politica energetica europea, perché è impensabile in una situazione come quella in cui siamo che le nostre industrie debbano partire fin da subito con dei gap competitivi estremamente importanti rispetto al resto d'Europa. A livello governativo abbiamo chiesto alcune cose importanti: innanzitutto agire sull'azzeramento degli oneri di sistema che sono una componente significativa e su cui ci si è dimenticati di includere le piccole e medie industrie. E poi come strategia a medio termine, strategie di autoproduzione e autoconsumo, quindi cercare di dare degli incentivi per le batterie di accumulo su impianti fotovoltaici esistenti, ma anche incentivi al revamping e al repowering", dice.
"Per finire -conclude- dei fondi di garanzia per i gruppi d'acquisto di energia per le piccole industrie, perché attraverso questi si può permettere alle aziende chiaramente di avere un potenziale completamente diverso nei confronti dei fornitori in tema di forza contrattuale e quindi in qualche modo di andare a ridurre i costi dell'energia stessa", conclude.
(di Fabio Paluccio)
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Firmato oggi, mercoledì 5 novembre, il rinnovo del contratto della scuola che prevede aumenti sia per i docenti che per il personale Ata. Lo ha annunciato il ministro dell'Istruzione e del merito Giuseppe Valditara.
"È stato siglato il contratto 2022-2024 per il personale scolastico. È un risultato storico: per la prima volta nella scuola italiana garantiamo continuità contrattuale e ci sono tutte le premesse - ha affermato Valditara - per chiudere il più presto possibile anche quello del triennio 2025-2027. Con la firma di quest’ultimo si raggiungerebbe un traguardo senza precedenti: tre contratti sottoscritti durante il mandato di un solo governo”.
Le cifre degli aumenti
Dopo anni di blocco, il ministro ha rivendicato la centralità restituita al personale scolastico: “Gli stipendi erano fermi da molti anni, dal 2009 al 2018, sotto diversi governi. Oggi diamo rispetto e dignità a chi lavora per l’istruzione dei nostri giovani. Con i contratti 2019-2021 e 2022-2024 gli aumenti medi sono stati, rispettivamente, di 123 e 150 euro per i docenti, 89 e 110 euro per il personale Ata. Con il 2025-2027, quando sarà firmato anche questo contratto, arriveremo, compresi i relativi arretrati, a un totale di 416 euro lordi mensili in più per gli insegnanti e 303 euro in più per il personale Ata”.
Grazie alla gestione oculata delle risorse del Mim, per il contratto 2022-2024, sono stati stanziati inoltre 240 milioni di euro di provenienza ministeriale, che consentiranno di riconoscere, con la firma oggi del Ccnl del triennio, anche una 'una tantum' per docenti e Ata. La firma del Ccnl 2022-24 determina altresì arretrati di 1.948 euro per i docenti e 1.427 per il personale Ata, che insieme agli arretrati del prossimo contratto 2025-2027 arriveranno a circa 2.500 euro per i docenti e di oltre 1.830 per il personale Ata.
Le altre misure
A questo si aggiungono ulteriori misure economiche: nella legge di bilancio sono stati stanziati, infatti, 170 milioni di euro, per la detassazione del salario accessorio, pari a 140 euro quale ulteriore “una tantum” per il personale scolastico. Inoltre, il taglio del cuneo fiscale consentirà un incremento stipendiale fino a 850 euro all’anno per la maggior parte dei docenti. Aumenta anche il bonus mensile per le lavoratrici madri, portato a 60 euro al mese.
Valditara sottolinea, infine, l’importanza della nuova politica di welfare introdotta per la scuola: “Da gennaio 2026 partirà, poi, un’assicurazione sanitaria che ho fortemente voluto, con rimborsi fino a 3.000 euro l’anno, che si aggiunge alla copertura assicurativa contro gli infortuni sul lavoro, che invece prima del nostro intervento gravava sui lavoratori. Nonostante i 40 miliardi di euro di oneri per il Superbonus legato alle ristrutturazioni edilizie, che pesano sul bilancio dello Stato, siamo riusciti a investire sulla scuola. Andiamo avanti nella valorizzazione del personale scolastico: crediamo nella necessità di dare più soldi in busta paga e più tutele a chi lavora ogni giorno per il futuro dei nostri figli”, ha concluso Valditara.

Il biometano apre a nuovi mercati sia per il mondo agricolo che per il mondo dell’industria cosiddetta “hard to abate”. Come trovare un punto di incontro efficace tra questi due mondi è stato il tema centrale dell’appuntamento “Le nuove frontiere del biometano agricolo. Strategie di mercato e scenari di sviluppo”, organizzato dal Cib-Consorzio Italiano Biogas a Ecomondo, nell’ambito dei lavori dell’Area Forum Cib alla Fiera di Rimini. L’incontro ha riunito esponenti delle istituzioni, del mondo industriale e della filiera produttiva agricola per approfondire le prospettive del biometano, alla luce del nuovo scenario europeo che vede l’Ue interrogarsi sui costi della transizione, pur mantenendo saldi gli obiettivi di sicurezza energetica e climatica.
Oltre ad aver decarbonizzato il consumo di metano nei trasporti a livello nazionale, infatti, l’Italia punta a sostituire il 10% degli attuali consumi di metano fossile al 2030. Un percorso che ci porterà al 2050 a contribuire in maniera determinante anche alla decarbonizzazione delle filiere hard to abate con un potenziale di circa 10 miliardi di smc anno di biometano. In questo scenario è conteggiato anche il contributo agli usi termici finali del settore residenziale. Questa crescita avrà impatti rilevanti anche sul PIL e sulla crescita del nostro Paese. Solo con il Pnrr ad esempio il settore ha generato investimenti privati per circa 6 miliardi di euro.
“L’interesse crescente del mondo industriale verso il biometano conferma la validità del percorso avviato dalle nostre imprese agricole e apre nuove sinergie di mercato. Questa collaborazione è essenziale per rafforzare la competitività del sistema Paese e accelerare la transizione energetica a costi sostenibili, valorizzando circolarità, produttività dei distretti locali e il lavoro degli agricoltori. Per dare concretezza a questo progetto transettoriale sono importanti regole certe e chiare. In primis, una coerente applicazione di quanto previsto dal DL Agricoltura attraverso il quale si permette un incontro più diretto tra domanda e offerta, ma anche la definizione rapida e chiara della valorizzazione delle garanzie d’origine ai fini della rendicontazione Ets. Inoltre, come ogni piano di sviluppo, occorre guardare al lungo periodo, oltre al 2030 come a una sfida ambiziosa ma realizzabile. L’agricoltura ha dimostrato di essere pronta a fare la sua parte: l’alleanza con il mondo industriale sarà sempre più strategica per costruire competitività e sostenibilità del settore", dichiara il Presidente del Cib, Piero Gattoni.
In questo scenario si inserisce anche l’Emission Trading System (Ets), lo strumento dell’Unione europea per ridurre le emissioni nei principali comparti industriali. Sebastiano Serra, Coordinatore della Segreteria Tecnica del Comitato Ets, ha illustrato lo scenario italiano, evidenziando come il biometano possa contribuire a ridurre i costi energetici e le emissioni delle industrie soggette all’Ets, in particolare di quelle hard-to-abate, aprendo nuove prospettive di integrazione tra filiera agricola e mondo industriale. Sul punto, sono intervenuti i tecnici del Cib che hanno approfondito le novità contenute nel Dl Agricoltura, che ha previsto una misura che favorisce la stipula di accordi di compravendita fra produttori di biomasse agricole e le industrie energivore, creando nuove opportunità per il settore primario e maggiore competitività per le imprese.
"Siamo molto ottimisti rispetto alla crescita e utilizzo del BioGnl perché non vediamo altre soluzioni per una rapida decarbonizzazione dei settori, industriale e del trasporto pesante e dello shipping che risulta difficile (se non impossibile) elettrificare. L’applicazione della normativa Ets1 al settore dello shipping, le modifiche apportate anche per il settore degli impianti stazionari (con il venir meno delle quote gratuite da utilizzare per adempiere agli obblighi Ets) ed Ets2 al settore dei carburanti e combustibili rappresenta poi un’ulteriore sfida a cui è chiamato tutto il sistema", sottolinea Costantino Amadei presidente Gruppo Gnl di Assogasliquidi-Federchimica.
"È necessario però che il Mase (tramite il Comitato Ets) confermi in tempio brevi che la Garanzia di origine possa essere utilizzata anche ai fini Ets per dimostrare quindi che l’utilizzo del biometano/bioGnl nei diversi settori indicati possa essere conteggiato come pari ad emissioni zero. Contemporaneamente, occorre individuare anche gli strumenti normativi ed i relativi fondi per proseguire nella incentivazione delle produzioni di biometano/bioGNL oltre i fondi stanziati con il Pnrr e resi operativi ai sensi del DM del 2022".

La musica torna protagonista nelle scuole inglesi. Il cantautore britannico Ed Sheeran ha accolto con entusiasmo le nuove modifiche al curriculum nazionale del Regno Unito, che permetteranno a un numero maggiore di studenti di studiare materie creative come musica e arti visive. Il cantautore britannico, da tempo impegnato nella difesa dell’educazione musicale, ha definito le riforme "un segnale di speranza" per le nuove generazioni.
Le modifiche arrivano dopo la prima revisione del curriculum in oltre dieci anni e puntano a modernizzare l'insegnamento, includendo temi come l’alfabetizzazione finanziaria, il riconoscimento delle fake news e persino le basi dei mutui. Il governo guidato dal premier sir Keir Starmer ha annunciato l’abolizione dell’English Baccalaureate (EBacc) – introdotto nel 2010 – e una revisione del sistema di valutazione Progress 8, considerati troppo restrittivi e penalizzanti per le discipline artistiche.
Il ministro dell’Istruzione Bridget Phillipson ha parlato di un curriculum “rinnovato e vitale”, che mantenga solide basi in inglese e matematica ma incoraggi una maggiore varietà di studi. I dirigenti scolastici, pur accogliendo con favore le raccomandazioni, hanno avvertito che serviranno “finanziamenti adeguati e più insegnanti” per attuarle. Sheeran, che lo scorso marzo aveva scritto una lettera aperta al governo – sostenuta anche da Harry Styles, Annie Lennox ed Elton John – per chiedere più investimenti nella musica, ha espresso soddisfazione: “Senza il sostegno della mia scuola e del mio insegnante di musica non sarei il musicista che sono oggi. Lo studio della musica mi ha dato fiducia e ha avuto un ruolo fondamentale anche per la mia salute mentale”.
Il primo ministro Starmer ha ringraziato pubblicamente il cantautore: “La tua voce è stata ascoltata. Garantiremo che ogni bambino abbia accesso all’educazione musicale, perché la creatività non deve essere un privilegio, ma un diritto”.
Oltre alle arti, il nuovo piano scolastico introduce altre novità: lezioni di cittadinanza obbligatorie già nella primaria, più spazio alla lotta contro la disinformazione, contenuti su cambiamento climatico e diversità, e un riconoscimento ufficiale dell’oracy – le competenze orali – al pari di lettura e scrittura.
L’Arts Council England ha definito la riforma “un grande giorno per la prossima generazione di talenti creativi”, mentre le scuole si preparano ad accogliere una stagione di cambiamento che, come canta Sheeran, promette di dare “una voce in più a chi sogna di suonare”. (di Paolo Martini)
Il ministro per lo Sport e i Giovani Andrea Abodi visiterà domani, giovedì 6 novembre, l'82ª edizione dell’Esposizione internazionale delle due ruote, aperta al pubblico da domani a domenica 9 novembre.
Il ministro è atteso alle 11 al Centro servizi, a cui si accede dalla Porta Sud di Rho Fiera Milano.
L'attrice protagonista al Teatro Massimo di Cagliari... Il mercato 2025 delle due ruote "sta dimostrando una certa ripresa, dopo essere partito in maniera abbastanza negativa all'inizio dell'anno, trainato soprattutto dalle omologazioni dell'Euro 5+". Lo ha detto oggi il presidente di Ancma, Mariano Roman, a margine dell'inaugurazione dell'edizione 2025 di Eicma.
Negli ultimi quattro mesi, il mercato "ha raggiunto la parità rispetto all'anno precedente e riteniamo che ci sarà un fine anno positivo, come sicuramente positivo sarà il 2026". La positività "la possiamo capire anche dall'entusiasmo che c'è in questa Eicma - ha sottolineato Roman -, che sarà un record assoluto in termini di presenze e operatori, questo è sinonimo che il mondo della moto è un mondo estremamente positivo".
Le fasce che trainano il settore "sono praticamente tutte" con gli scooter che "sono molto importanti, soprattutto in Italia, ma vediamo che la media cilindrata sta ottenendo dei risultati molto significativi". Roma non si è detto preoccupato delle tensioni geopolitiche: "La situazione oggi è abbastanza tranquilla". Attenzione al futuro: "Le prospettive sono di una certa pressione per le aziende europee, legate al grande impatto che avranno le aziende del Far East, come quelle cinesi, che stanno investendo e manifestando una capacità di produrre prodotti innovativi e di buona qualità".

“L’intelligenza artificiale ha messo in atto una rivoluzione che potrebbe aumentare il Pil italiano del 18%, ma rispetto a Stati Uniti e Cina - dove si investe di più - l’Europa è molto in ritardo. Il collo di bottiglia è il capitale umano, mancano le competenze”. Lo ha detto Andrea Rossi, amministratore delegato e direttore generale dell’università Campus Bio-Medico di Roma (Ucbm), partecipando al convegno organizzato oggi nella capitale da Unindustria, in collaborazione con Ucbm, ‘Future skills - Capitale umano e Ai per il lavoro che cambia. Dove formazione e impresa si incontrano’.
Il dialogo tra università e imprese “da più di vent’anni è un elemento essenziale e strategico per la nostra università - sottolinea Rossi - siamo in Unindustria per questo motivo”, dice. Per andare incontro al cambiamento e cavalcare l’onda della 'rivoluzione', è necessario dunque aggiornare le competenze.
“Non rimane che attuare un'azione sistemica tra università, imprese e istituzioni- avverte Rossi - Dobbiamo lavorare insieme per formare laureati che abbiano le competenze necessarie ad affrontare le sfide di oggi. Vuol dire anche, come Accademy dell'Università, formare e re-skillare il personale esistente dato che - conclude - ci sono più di 4 milioni di lavoratori che vanno aggiornati da un punto di vista”.

“Per noi è molto importante avere delle professionalità capaci di esprimersi nel mondo del lavoro con la massima velocità di pensiero e capacità decisionale. Il Campus Bio-medico ha adottato sistemi didattici esperienziali anche in piccoli gruppi, per sviluppare la capacità di leadership e di lavoro in team. Lato tecnologico puntiamo a formare persone che sappiano indirizzare l'intelligenza artificiale, tenendo a mente le competenze e l’etica professionale che possono dirigere il miglior comportamento dell'uomo”. Sono le parole di Rocco Papalia, rettore dell’università Campus Bio-Medico di Roma (Ucbm), intervenendo al convegno organizzato oggi nella capitale da Unindustria, in collaborazione con Università Campus-biomedico di Roma, ‘Future skills - Capitale umano e Ai per il lavoro che cambia. Dove formazione e impresa si incontrano’.
Un incontro organizzato con l’obiettivo di riunire imprese, università, istituzioni, stakeholder di riferimento per esplorare gli scenari emergenti per il capitale umano offerti dall’Intelligenza Artificiale.

Imprese, università, istituzioni, stakeholder di riferimento insieme per esplorare a 360 gradi gli scenari emergenti per il capitale umano offerti dall’intelligenza artificiale: questo l’obiettivo dell’incontro che si è svolto oggi, presso l’auditorium dell’università Campus Bio-Medico di Roma, dal titolo 'Future skills: capitale umano e ai per il lavoro che cambia', organizzato dal gruppo tecnico capitale umano di Unindustria in collaborazione con l’Università Campus Bio- Medico di Roma.
Secondo i dati Unioncamere, oltre il 60% delle imprese italiane prevede nei prossimi anni un fabbisogno crescente di profili formati nelle tecnologie ai e digitali, ma segnala una difficoltà crescente nel reperirli. Il tema non è quindi “se” adottare l’ai, ma “con quali competenze” farlo. L’evento ha messo in evidenza un punto condiviso da imprese, docenti e istituzioni presenti: per colmare il divario tra domanda e offerta di competenze è importante creare un ponte stabile tra sistema produttivo e sistema educativo, capace di formare profili immediatamente inseribili nel mondo del lavoro.
“L’intelligenza artificiale – dichiara Alda Paola Baldi vicepresidente di Unindustria con delega al capitale umano – può essere una leva straordinaria per la competitività delle nostre imprese, ma lo diventa pienamente, solo se investiamo sul capitale umano che resta il motore di ogni innovazione. Oggi più che mai serve un ecosistema di Education solido e veloce in cui imprese università e its collaborino in modo strutturale per realizzare percorsi formativi mirati e costantemente aggiornati per accompagnare questa evoluzione e governare il cambiamento con responsabilità".
E per il rettore dell’università Campus Bio-Medico di Roma, Prof. Rocco Papalia: "L’evoluzione tecnologica impone una nuova alleanza tra università e impresa. L’intelligenza artificiale sta trasformando il modo in cui viviamo, lavoriamo e pensiamo, ma nessuna tecnologia può sostituire l’intelligenza, la creatività e la responsabilità dell’uomo. All’università Campus Bio-Medico di Roma crediamo che il futuro si costruisca investendo su persone capaci di integrare saperi diversi e di guidare l’innovazione con competenza e visione etica. La nostra vocazione è formare professionisti che uniscono eccellenza scientifica e centralità della persona, generando valore sostenibile per le imprese, per la società e per il Paese".
Durante l’incontro sono stati presentati casi concreti su come cambierà il lavoro con l’intelligenza artificiale e quali competenze serviranno alle imprese per restare competitive, i trend di settore e percorsi formativi innovativi, sottolineando come la collaborazione tra aziende e mondo accademico sia cruciale per colmare il gap di competenze digitali. È emerso chiaramente che la formazione delle persone resta e diventerà sempre di più il vero fattore abilitante: senza le competenze giuste, upskilling e reskilling, la tecnologia rischia di diventare un’opportunità mancata.
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