
La Ducati Gresini di Alex Marquez è stata la più veloce nelle prime prove libere del Gp del Portogallo di MotoGp di oggi, venerdì 7 novembre. Il pilota spagnolo, fratello di Marc, fuori per infortunio fino al termine della stagione e già campione del mondo, ha chiuso sul circuito di Portimao con il miglior tempo in 1'39"145 davanti a Marco Bezzecchi con l'Aprilia e Jack Miller con la Yamaha.
Quarto posto per Johann Zarco, seguito da Pol Espargaro e Franco Morbidelli, sesto con la Ducati VR46, davanti a Luca Marini (Honda), Joan Mir, Pedro Acosta e Fermin Aldeguer a chiudere la top ten.
Nicolò Bulega, al debutto con la Ducati ufficiale (al posto proprio di Marc Marquez) si è piazzato quattordicesimo. In difficoltà Pecco Bagnaia che ha chiuso la prima sessione del weekend in 17esima posizione, con Enea Bastianini in 19esima.
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Mille miliardi per una sola persona. Gli azionisti di Tesla hanno scelto di investirli per non perdere Elon Musk, il fondatore, che li ha chiesti come retribuzione per mantenere il suo impegno alla guida dell'azienda di auto elettriche. Tanto? Sicuramente. Troppo? Dipende dai punti di vista, che vanno dalla comprensibile censura per uno 'stipendio' folle a una 'giustificazione' che si appoggia alle più antiche leggi di mercato. Immorale? Anche qui, ci si divide tra chi legittimamente mette sul tavolo il paragone con la retribuzione dei dipendenti di qualsiasi azienda, partendo dalla stessa Tesla, e chi, a prescindere dalla cifra, torna a riferirsi al mercato e al semplice rapporto tra domanda e offerta.
Per andare oltre e cercare di dare un senso alle domande e alle rispettive, potenziali, risposte, è utile contestualizzare e approfondire alcuni aspetti concreti della vicenda.
Sul primo fronte, quello quantitativo, si sta parlando evidentemente di una cifra senza precedenti. Qualsiasi valutazione non può però prescindere dalla considerazione che anche il rapporto che lega Musk e Tesla a pochissime analogie con altri casi. Perché il fondatore ha un peso sul brand, sullo sviluppo e sui risultati, che è totalizzante per la stessa natura dell'azienda. Come hanno dimostrato le grandi difficoltà seguite alla sovraesposizione politica al fianco di Donald Trump, nella percezione più diffusa, semplicemente Tesla non può esistere senza Musk. E questo è, di per sé, un gigantesco limite anche per i margini di manovra degli azionisti. Pesa, infatti, quello che può essere sintetizzato come un 'effetto ricatto': Musk ha fatto capire che con il no degli azionisti avrebbe potuto dimettersi o, semplicemente, mettere in secondo piano Tesla rispetto alle altre sue aziende.
Passiamo al 'troppo'. Su questo piano, hanno una rilevanza le condizioni per il raggiungimento della cifra di mille miliardi di dollari: arriveranno quando saranno centrati diversi obiettivi che riguardano la produzione, i profitti e l’aumento del valore complessivo dell’azienda. Tecnicamente, ci sono quindi delle condizioni e la maxi retribuzione può essere intesa come un gigantesco premio di produzione. Altro elemento, l'importo viene rapportato a un valore dell'azienda, 8500 miliardi di dollari, molto più alto dell'attuale, 1500 miliardi. C'è quindi la proiezione di una enorme crescita di valore che deve in qualche modo giustificare l'investimento. Tutto è però anche costruito su prospettive non certe: le vendite di auto elettriche, ma anche quelle dei robot umanoidi Optimus e dei robotaxi, e gli ultimi sono in fase sperimentale e hanno bisogno di molto sviluppo.
L'ultima valutazione, quella che possiamo sintetizzare con un giudizio di moralità/immoralità di un compenso del genere, è quella che rischia di scontare eccessiva retorica o facile strumentalizzazione. E' giusto che un solo uomo possa avere un guadagno superiore al prodotto interno lordo della maggior parte dei paesi al mondo, considerato che sono solo 19 quelli che hanno un pil superiore ai mille miliardi? E, ancora, se il rapporto tra lo stipendio di un amministratore delegato e quello di un dipendente è palesemente sproporzionato per quasi tutte le aziende, siano italiane, europee o americane, cosa si può dire di Musk che tira la corda in questo modo con i suoi azionisti? Ognuno può rispondere secondo la propria sensibilità. La risposta che hanno dato il 75% degli azionisti di Tesla suggerisce però che, escludendo il masochismo, il loro calcolo dei costi e dei benefici li abbia convinti a dire ancora una volta sì a Musk. (Di Fabio Insenga)
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Yevgeny Kafelnikov torna a parlare di Jannik Sinner. L'ex tennista russo, ex numero uno del mondo e vincitore di due titoli Slam, in passato aveva già mostrato di non avere simpatia per l'azzurro, commentando con toni molto duri il caso Clostebol che lo aveva riguardato. E questa volta ha attaccato Sinner, a Torino per preparare le Atp Finals, non per ciò che riguarda il campo ma per la sua vita privata, tornata alla ribalta dopo che è stata 'ufficializzata', seppur non direttamente, la relazione tra Jannik e Laila Hasanovic.
Ospite di un programma sulla tv russa insieme a Svetlana Kuznetsova, ex tennista anche lei vincitrice di due tornei del Grande Slam, Kafelnikov ha infatti insinuato che le relazioni di Sinner possano essere più una "trovata pubblicitaria" che il frutto di un sentimento genuino. Il dibattito è iniziato analizzando le differenze con Carlos Alcaraz, sorpassato al vertice del ranking Atp proprio da Sinner dopo il trionfo dell'azzurro a Parigi: "Loro hanno due personalità diverse", ha detto Kuznetsova, "Sinner è calmo e armonioso e questo lo aiuta nella sua carriera, mentre Alcaraz è più incostante".
A questo punto interviene Kafelnikov: "Come fai a dire che è tranquillo e armonioso se cambia ragazze come i guanti?", ha chiesto retoricamente. Pronta la risposta dell'ex 'collega': "Lui cambia, ma silenziosamente. Sono i media che amplificano il tutto". "Io spero davvero che abbia un interesse per le ragazze e non sia soltanto una trovata pubblicitaria", ha concluso Kafelnikov.

Nel mondo la miastenia gravis (Mg), o anche semplicemente miastenia, colpisce mediamente 20 persone ogni 100mila abitanti, ma in Sardegna i numeri di questa malattia rara sono molto più alti, quasi 3 volte più della media europea, con una prevalenza di 55,3 casi su 100mila: la più alta nota al mondo. I numeri emergono da uno studio pubblicato nel 2019 dall'università di Sassari. Secondo questi dati, nell'isola dovrebbero esserci circa 1.000 persone con la patologia, ma solo metà risultano nel registro di malattia. E' il tema del convegno 'Miastenia gravis, la Sardegna al centro', organizzato da Osservatorio malattie rare (Omar) con il patrocinio di Aim - Associazione italiana miastenia e malattie immunodegenerative Amici del Besta, sezione Sardegna, e il contributo non condizionante di Ucb Pharma. Nel corso dell'evento, moderato dalla direttrice di Omar, Ilaria Ciancaleoni Bartoli, si è fatto il punto sui numeri, sull'organizzazione della rete e dei percorsi e sui bisogni dei pazienti.
La miastenia gravis - riferisce Omar in una nota - è una malattia non ereditaria, di origine autoimmune. Come altre patologie di questo tipo, ha un'incidenza più elevata in Sardegna. La patologia ha un andamento imprevedibile, con manifestazioni che possono essere diverse da persona a persona, ma è spesso debilitante e con un forte impatto sulla qualità della vita. A scatenarla è la produzione anomala di diversi anticorpi che attaccano le giunzioni neuromuscolari e causano quindi una generale debolezza muscolare che può colpire occhi, braccia, gambe, ma anche rendere impossibile la deglutizione e la masticazione, fino a causare delle vere e proprie crisi respiratorie. "La sezione regionale di Aim sta lavorando per mappare le difficoltà del nostro territorio, che esistono, ma possono essere affrontate grazie alla collaborazione dei clinici e delle istituzioni - spiega Maya Uccheddu, coordinatrice di Aim Sud Sardegna - Intanto sarebbe utile avere numeri reali dei pazienti in tutto il territorio sardo: sappiamo che molti pazienti probabilmente non sono tracciati perché magari in cura fuori regione o in centri periferici, che non possono rilasciare esenzione. Ma i numeri sono fondamentali per capire anche la distribuzione territoriale e fare programmazione".
"La miastenia è una patologia invalidante - sottolinea - e spesso anche sotto trattamento rimangono sintomi fluttuanti o si hanno inaspettate ricadute. L'impatto dal punto di vista sociale ed economico è alto, spesso con perdita o riduzione delle ore lavorative per la persona che ne è affetta, ma anche per il caregiver". Nella Rete dei centri di riferimento regionale, per Uccheddu "potrebbe essere necessario fare un'integrazione: lavorando alla mappatura stiamo verificando che sono rimasti fuori dei poli importanti e che effettivamente danno un ottimo servizio ai pazienti". Le richieste portate da clinici e pazienti possono essere dunque sintetizzate così: informare la popolazione sulla patologia, così che i pazienti non si sentano più invisibili; sensibilizzare tutta la classe medica sui sintomi per favorire una diagnosi più veloce; potenziare il registro di malattia, così da favorire organizzazione e programmazione anche economica; integrare e potenziare la Rete regionale dei centri di riferimento.
"La miastenia - evidenzia la coordinatrice di Aim Nord Sardegna, Federica Basciu - a volte ti rende anche incompreso perché è una patologia che non ha segni e sintomi così visibili. Le persone con miastenia gravis spesso perdono il lavoro, quasi mai viene loro riconosciuta la legge 104 e non accedono alle prestazioni di assistenza sociale come l'invalidità civile. Per questo motivo dobbiamo far comprendere alla popolazione, attraverso i media e i decisori pubblici, le difficoltà e i bisogni di chi ne è affetto".
A causa della variabilità dei sintomi, "riconoscere subito la Mg non sempre è facile e le diagnosi talvolta arrivano ancora con troppo ritardo - riferisce Francesca Pili, neurofisiologa del Policlinico universitario di Monserrato (Cagliari) Duilio Casula - Per questo è importante che di miastenia si parli sempre di più, in diversi contesti, in modo che anche i medici non specialisti possano conoscere e riconoscere alcuni campanelli d'allarme e inviare le persone ai centri di riferimento, che ci sono anche qui in Sardegna, e che possono anche rilasciare l'esenzione per malattie rara. Ancora oggi, purtroppo, molte persone vanno a curarsi fuori dall'isola perché c'è poca conoscenza della nostra rete, che certamente ha delle debolezze ma che sta migliorando".
"Oggi - aggiunge Davide Manca, neurologo della Divisione Neurologica, Azienda ospedaliera G. Brotzu di Cagliari - alle terapie tradizionali si associano nuovi farmaci caratterizzati da meccanismi di azione specifici che consentono di trattare forme refrattarie nonché di ridurre significativamente le conseguenze che, in termini di effetti collaterali, caratterizzano la terapia immunosoppressiva nel lungo termine. Per raggiungere questi obiettivi occorre una diagnosi precoce, un'organizzazione e una pianificazione di carattere regionale, con una rete di centri di riferimento qualificati che offrano concrete possibilità di diagnosi e un percorso terapeutico che sia il più personalizzato possibile".
"Dal nostro studio, che ha considerato i casi di Mg positivi agli autoanticorpi anti-AchR e/o anti-MuSk, emerge che la prevalenza della malattia è in costante aumento, probabilmente a causa della maggiore disponibilità dei test diagnostici anticorpali e della maggiore consapevolezza tra i clinici", rimarca Elia Sechi, neurologo della Clinica Neurologica di Sassari, specialista in patologie neurologiche autoimmuni e primo autore della pubblicazione scientifica. "La maggior parte dei casi si presenta dopo i 50 anni di età, soprattutto tra gli uomini, seppure la malattia possa manifestarsi in ogni età. Stimiamo che nell'isola siano affetti circa 1.000 pazienti, con una notevole ricaduta a livello sociosanitario, familiare e lavorativo".
"E' ormai noto che la Sardegna ha una popolazione relativamente isolata, con radici genetiche peculiari. Questo potrebbe contribuire alla suscettibilità della popolazione verso malattie autoimmuni come la miastenia gravis - riflette Paolo Solla, direttore Sc Clinica Neurologica, Aou Sassari - Questa maggiore incidenza la vediamo anche per altre patologie immunomediate come la sclerosi multipla o il diabete di tipo 1". Ma nonostante si attendano circa 1.000 pazienti nell'isola, nel registro del Centro regionale ne risultano poco meno di 500, un gap probabilmente generato anche dal fatto che è stato attivato nel 2017 e per questo motivo potrebbero mancare i pazienti diagnosticati in anni molto anteriori. "E' un dato che non stupisce", osserva Paolo Tacconi, neurologo Asl 8 Cagliari, che storicamente nell'isola si occupa di questa patologia. "E' del tutto probabile - chiarisce - che non siano stati inseriti i pazienti con diagnosi fatte tanti anni fa, e potrebbe mancare anche una buona fetta di quelli che abitualmente si curano fuori regione. Inoltre, il registro viene implementato a partire dal codice di esenzione e non tutti i pazienti lo richiedono, perché magari sono già esenti per altre invalidità o per reddito, o magari perché fanno riferimento a centri periferici che non possono rilasciare esenzione. Sarebbe veramente importante potenziare il registro e, con l'appoggio delle istituzioni, trovare un meccanismo semplice per far emergere il numero reale".
Nel Nuorese la casistica è altissima e si riscontra una grande percentuale di familiarità. Ci sono proprio dei cluster, dei paesi in cui l'incidenza è elevata, come Fonni e Sarule. Della richiesta di un Pdta specifico per la miastenia si è fatto portavoce Nicola Carboni, neurologo dell'spedale San Francesco di Nuoro, rimarcando la "necessità di rendere più efficiente ed efficace la rete, valorizzando le eccellenze e rafforzando i centri maggiormente sguarniti di professionisti per riuscire a gestire il paziente in maniera uniforme su tutto il territorio regionale".

"Non esiste una giustizia capace di restituire ciò che è stato tolto, ma esiste la consapevolezza che la verità è stata riconosciuta e che le responsabilità sono state pienamente accertate". Sono le parole con cui Gino Cecchettin accoglie la rinuncia della procura generale[1] di Venezia di impugnare la sentenza di primo grado all'ergastolo per Filippo Turetta per l'omicidio premeditato di Giulia Cecchettin.
"Verrebbe naturale pensare di continuare a pretendere giustizia, di cercare ulteriori riconoscimenti della crudeltà o dello stalking. Ma continuare a combattere quando la guerra è finita è, in fondo, un atto sterile. La consapevolezza che è il momento di fermarsi, invece, è un segno di pace interiore e di maturità, un passo che andrebbe compiuto più spesso" aggiunge.
"La giustizia ha il compito di accertare i fatti, non di placare il dolore. Quel compito spetta a noi: a chi resta, a chi decide di trasformare la sofferenza in consapevolezza e la memoria in responsabilità. Come padre, ho scelto da tempo di guardare avanti, perché l’unico modo per onorare Giulia è costruire, ogni giorno, qualcosa di buono in suo nome", dice il padre che presiede la Fondazione Giulia Cecchettin.
"Giulia merita di essere ricordata non solo per la tragedia che l’ha colpita, ma per ciò che ha rappresentato: la sua dolcezza, la sua intelligenza, la sua voglia di vivere e di amare in libertà. Il dolore non si cancella, ma può diventare seme. Mi auguro che tutti impariamo a riconoscere e a respingere ogni forma di violenza, e che la cultura del rispetto diventi un impegno condiviso, nella quotidianità e nelle istituzioni. Solo così il sacrificio di Giulia potrà generare un cambiamento reale, profondo, duraturo". L’amore per Giulia "continuerà ad accompagnarmi, come una guida silenziosa, ogni giorno della mia vita", conclude Gino Cecchettin.

"La tragedia delle dipendenze, la tragedia delle vite distrutte dalla droga, della perversa presenza e opera della criminalità organizzata richiede un impegno consapevole, articolato, costantemente aggiornato, un impegno costante nella determinazione. Richiede anche l'impegno corale". Lo ha affermato il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, in un intervento di saluto alla settima Conferenza nazionale sulle dipendenze. "Nessuno si troverà solo su questo fronte. É un impegno di grande importanza, perché è un fronte di libertà", ha aggiunto il capo dello Stato.
Le parole di Meloni
Presente all'Auditorium della tecnica, all'Eur, la premier Giorgia Meloni, secondo la quale "quella contro le dipendenze "è una sfida che lo Stato italiano considera prioritaria. In questi tre anni non ci siamo limitati a stanziare più risorse, che sono ovviamente fondamentali per affrontare i tanti problemi sul tappeto. Ci siamo preoccupati di costruire un nuovo metodo di lavoro fondato sul confronto e sulla condivisione delle responsabilità. Lo abbiamo fatto perché siamo consapevoli che il lavoro riesce solo se è di squadra".
Meloni ricorda che "dal 2024 al 2025 l'investimento economico" del governo per contrastare le dipendenze "è raddoppiato, toccando quota 165 milioni di euro", risorse "decisive per sciogliere nodi che si trascinavano da molto tempo". Nel contesto di oggi "le vecchie dipendenze si intrecciano alle nuove, generando fragilità e problemi che spesso erano sconosciuti in passato". Servono "risposte coraggiose" da parte delle istituzioni, ha scandito la presidente del Consiglio.
Nella lotta contro le dipendenze "nessuno è solo e nessuno rimarrà solo: nessun ragazzo, nessun genitore, nessun volontario sarà abbandonato a se stesso. Ci sono sfide che definiscono chi vogliamo essere, siamo capaci di riconoscere quelle sfide che vale la pena combattere, riconosciamo questo impegno solenne e lo manterremo". L'Italia, sottolinea Meloni, rappresenta una "eccellenza assoluta" nella lotta al narcotraffico, un "fronte prioritario che ci vede da sempre in prima linea".
Videomessaggio di Leone XIV
Anche il Papa ha lanciato un allarme sulle dipendenze. “L’aumento del mercato e del consumo di droghe, il ricorso al guadagno facile mediante le slot machine, l’assuefazione a internet che include anche contenuti dannosi - osserva Papa Leone in un messaggio video - dimostrano che viviamo in un mondo privo di speranza, dove mancano proposte umane e spirituali vigorose. Di conseguenza molti giovani pensano che tutti i comportamenti si equivalgano, in quanto non riescono a distinguere il bene dal male e non hanno il senso dei limiti morali”.
Negli ultimi tempi, - osserva Leone - alle dipendenze come droghe e alcool, che continuano a essere le prevalenti, si sono aggiunte forme nuove perché il crescente utilizzo di internet, computer e smartphone si associa non solo a chiari benefici ma anche a un uso eccessivo che spesso sfocia in dipendenze con conseguenze negative per la salute, che hanno a che vedere con il gioco compulsivo e le scommesse, con la pornografia, la presenza quasi costante sulle piattaforme del mondo digitale”.
“E l’oggetto di dipendenza - analizza Prevost - diventa un’ossessione, condizionando il comportamento e l’esistenza quotidiana. Questi fenomeni, il più delle volte, sono il sintomo di un disagio mentale o interiore dell’individuo e di un decadimento sociale di valori e di riferimenti positivi, in particolare negli adolescenti e nei giovani. Quello della giovinezza è un tempo di prove e di interrogativi, di ricerca di un significato per l’esistenza e di scelte che riguardano il futuro”.
“La paura del futuro e dell'impegno nella vita adulta che si osserva fra i giovani li rende particolarmente fragili. Spesso - osserva il Pontefice - non sono spronati a lottare per un'esistenza retta e bella; hanno la tendenza a ripiegarsi su se stessi”. Da qui il monito: “Le istituzioni dello Stato, le associazioni di volontariato, la Chiesa e la società tutta sono chiamati a percepire fra questi giovani una richiesta di aiuto e una profonda sete di vivere, per offrire una presenza attenta e solidale che li inviti a uno sforzo intellettuale e morale, e che li aiuti a forgiare la loro volontà. Si tratta di impegnarsi sempre più, e in maniera concertata, in un’opera di prevenzione che si traduca in un intervento della comunità nel suo insieme. È importante, nell’ambito di una politica di prevenzione del disagio giovanile, incrementare l’autostima delle nuove generazioni, per contrastare il senso di insicurezza e instabilità emotiva favorito sia dalle pressioni sociali, che dalla stessa natura della fase adolescenziale. Le opportunità di lavoro, l’educazione, lo sport, la vita sana, la dimensione spirituale dell’esistenza: questa è la strada della prevenzione delle dipendenze”.

“Ci siamo presentati a questo grande appuntamento con un messaggio provocatorio ovvero dicendo che senza la cogenerazione non è possibile raggiungere una vera transizione energetica. Abbiamo sostanziato la nostra provocazione mettendo al centro del nostro spazio espositivo uno dei nostri motori più iconici, l’agenitor 408, un campione di efficienza con un rendimento elettrico straordinario". Così Christian Manca, amministratore delegato di 2G Italia, partecipando a Ecomondo 2025.
"Non è stata la solita dimostrazione di forza tecnologica. Al contrario, volevamo portare all’attenzione di tutti un forte messaggio o meglio una potente metafora visiva. Il vero 'motore' di questa straordinario momento di passaggio chiamato transizione energetica è il motore della cogenerazione. Una processo di produzione dell’energia che si mette al servizio di tutte le tecnologie rinnovabili per dare una spinta fondamentale al cambiamento in corso e a tutte le aziende che guardano ad un futuro di resilienza, autonomia ed efficienza energetica”, dichiara.
L’agenitor 408, come tutti i motori 2G, è 'hydrogen proven' e può naturalmente essere alimentato anche a biogas e biometano, oltre al gas naturale. “In questi 30 anni del Gruppo - 15 nel 2026 per noi di 2G Italia - abbiamo lavorato su un aspetto di sviluppo fondamentale, che marca la differenza di 2G nel panorama attuale di mercato. Anziché adattare i motori esistenti al carburante, come spesso accade, noi progettiamo e sviluppiamo i nostri motori in base al tipo di gas utilizzato (gas naturale, biogas, biometano, syngas, idrogeno) in modo da ottenere migliori rendimenti e maggiore durata degli impianti. Per ogni carburante, proponiamo la soluzione più puntuale possibile e pronta all’uso”, conclude Manca.
Il colonnello Andrea Tunno ha sostituito il parigrado Vito Marra...
Concerto in in piazzale Segni. Annuncio del sindaco MAscia... 
Mauro Berruto sarà il nuovo allenatore della Palestina. Il responsabile nazionale Sport del Pd, ed ex tecnico della Nazionale italiana di pallavolo, ritornerà quindi in panchina: "Torno ad allenare. Non entravo in una palestra da dieci anni. Per scelta, forse per rispetto verso una parte di me che aveva chiuso un cerchio perfetto. Ho trascorso 25 anni ad allenare, ho avuto l’onore di guidare la Nazionale italiana di pallavolo maschile fino al bronzo olimpico di Londra 2012. Non pensavo di poter avere nulla di più. Ora, dieci anni dopo, accadrà di nuovo", ha annunciato lo stesso Berruto in un post sul proprio profilo Facebook.
"Nell’ultima settimana di novembre, sì, tornerò ad allenare. Lo farò nel posto più simbolico e fragile che si possa immaginare: la Palestina. Su invito del Comitato Olimpico Palestinese e della Federazione Palestinese di Pallavolo, avrò l’onore di diventare per qualche giorno il Commissario Tecnico della Nazionale Palestinese di pallavolo maschile", ha spiegato Berruto, pubblicando una foto con un'amara e tragica descrizione, "questa sarà la mia squadra. Gli atleti e, al centro, il coach che vedete in bianco e nero, purtroppo, non sono più tra noi".
"Condurrò una serie di allenamenti con la squadra nazionale, corsi di formazione per allenatori e sportivi palestinesi, e parteciperò a incontri istituzionali dedicati allo sviluppo dello sport e alla diplomazia sportiva. Partirò per questo viaggio nel significato più profondo dello sport con Ouidad Bakkali, Laura Boldrini, Sara Ferrari, Valentina Ghio e Andrea Orlando. Insieme, porteremo un messaggio di pace, dialogo e cooperazione, convinti che lo sport possa ancora essere un linguaggio di riconciliazione. Allenare una nazionale, in qualunque parte del mondo, è sempre un privilegio. Allenare quella palestinese, oggi, è qualcosa di più grande: è un atto di fiducia nello sport come respiro di libertà. Torno in palestra, dopo dieci anni, per restituire un po’ di quel dono che lo sport mi ha fatto per tutta la vita: la possibilità di credere che anche nei luoghi più difficili, un campo da gioco possa ancora essere luogo di coraggio e speranza nel futuro", ha aggiunto Berruto.

Scintille mediatiche tra Diego Dalla Palma e la conduttrice Monica Setta. In un'intervista di oggi al 'Corriere', il celebre truccatore delle dive si è confessato a 360 gradi sottolineando, tra le altre cose, di non avere più intenzione di andare ospite in tv in alcuni programmi.
"Ho una lista di conduttori da cui non metterò piede - affonda Della Palma via Corsera[1] -. L’ho mandata anche alla mia addetta stampa. Molti sono solo i sosia delle loro miserie". Nello specifico: "Monica Setta, Pierluigi Diaco… da loro mai", scandisce.
Immediata la replica di Monica Setta, che all'Adnkronos fa sapere: "Ho letto che Diego Dalla Palma non vuole più essere mio ospite. Piccolo particolare, negli ultimi 20 anni di tv non ricordo di averlo mai invitato almeno non direttamente e nelle mie trasmissioni", trancia di netto la conduttrice. "Posso averlo incontrato casualmente ma non abbiamo mai interagito. Contrariamente a lui non ho pregiudizi e sono solita confrontarmi in modo civile". La Setta conclude poi con un'apertura all'invito nei confronti di Dalla Palma: "Se cambierà idea le mie porte sono sempre aperte", chiosa.

Una piattaforma digitale che migliora la comunicazione tra medico e paziente, supportando un percorso terapeutico più chiaro e personalizzato. Questo in sintesi è il progetto Alma-Care che ha vinto la quarta edizione degli i-Days, l’Hackathon organizzato da Synlab, azienda leader in Italia nella medicina di laboratorio e nella diagnostica medica, e promosso da Eit Health, l’organizzazione dell’Unione europea dedicata all’innovazione in ambito sanitario, in collaborazione con Cariplo Factory e l’Università degli Studi di Napoli Federico II.
L’edizione 2025 - riferiscono gli organizzatori in una nota - si è svolta a Milano presso la Fondazione Riccardo Catella sul tema ‘Invecchiare bene: promuovere la longevità in salute con prevenzione e diagnosi precoce, stili di vita e tecnologie digitali’ e ha coinvolto oltre 100 studenti universitari da tutta Italia che sono stati poi selezionati con i relativi progetti. I ragazzi, divisi in 8 gruppi di lavoro e supportati da mentor e tutor professionisti del settore digitale, tech e sanitario, hanno sviluppato e presentato ad una giuria soluzioni concrete e innovative per una vita più lunga e più sana.
Il progetto vincitore - ideato da 4 studenti provenienti dalle Università di Pavia, Milano-Bicocca, Bocconi e Statale di Milano, con background in intelligenza artificiale, psicologia e neuroscienze, economia, management e scienze infermieristiche - nasce per accompagnare il paziente in ogni fase, dalla diagnosi alla cura, come ha spiegato Elena Viviani, studentessa dell’Università di Pavia. Attraverso un questionario iniziale, Alma-Care fornisce al medico una panoramica immediata delle paure e dei dubbi del paziente, ottimizzando la visita. Dopo l’appuntamento, la piattaforma aiuta l’utente a comprendere i referti e, grazie a una chat con intelligenza artificiale e attivazione vocale, integra anche consigli su stile di vita, alimentazione e attività fisica per favorire il benessere continuo.
"Arrivati a questa quarta edizione, guardo agli i-Days come a un percorso che nel tempo ci ha permesso di costruire una vera e propria expertise, un bagaglio di esperienze, competenze e relazioni, destinato a rimanere nel nostro Dna - ha commentato Andrea Buratti, Ceo di Synlab Italia – le centinaia di ragazzi con i quali siamo venuti in contatto in questi anni ci hanno portato tantissime nuove idee. La salute è uno dei settori più affascinanti per sperimentare tecnologia e innovazione, speriamo vivamente di aver trasmesso alle giovani generazioni quanto possano avere un impatto diretto e tangibile sulla vita e sulla salute delle persone". Gli Eit Health i-Days di Synlab quest’anno - precisano gli organizzatori - si sono svolti in collaborazione con Fondazione Riccardo Catella, partner Culturale dell’iniziativa, e con il supporto tecnico di Lovable ed E-Club Ventures. Come nelle scorse edizioni, i ragazzi del gruppo vincitore voleranno a Parigi il 27-28 novembre per la competizione internazionale degli Eit Health Innovation Days, insieme ai vincitori delle altre edizioni provenienti dagli altri Paesi europei coinvolti. Per tutti i partecipanti ci sarà inoltre la possibilità di essere selezionati per tirocini, tesi aziendali o percorsi professionali in Synlab.

Paulo Dybala e Oriana Sabatini hanno perso un figlio a inizio 2025. La rivelazione choc arriva direttamente dalla moglie dell'attaccante della Roma, ai box per un infortunio muscolare, attualmente incinta di una bambina: "Sono stata incinta due volte. La prima purtroppo non è arrivata a termine", ha rivelato in un'intervista al programma 'Olga', "ora sta andando tutto bene, anche se ci sono alcuni giorni in cui sto veramente male".
Sabatini ha quindi raccontato tutte le difficoltà. i dubbi e le preoccupazioni della gravidanza: "Tutti dicono, 'come puoi stare male? stai aspettando un bambino'. Altri invece dicono che i bimbi ascoltano e sentono tutto", ha spiegato l'influencer argentina, "mi fa stare male pensare a come mi sento, ma allo stesso tempo mi chiedo se voglio mentire a mia figlia o essere totalmente sincera con lei. Non è facile. Ora sono bella dopo due ore di trucco, ma mi sento malissimo spesso, diciamo il 90% delle volte".
Oriana ha poi affrontato anche le voci su presunti tradimenti di Dybala: "Io leggo tutto, ma è una cosa che mi dà fastidio perché mettono in giro questo voci senza avere nessuna prova. Se è vero perché non lo mostrano?", ha sbottato Sabatini, "fortunatamente queste voci non influiscono sulla coppia perché so che se dovesse succedere, lo scoprirei".

La Cgil ha indetto uno sciopero generale contro la legge di bilancio del governo per il 12 dicembre. Lo ha annunciato questa mattina il presidente dell'assemblea generale della Cgil, Fulvio Fammoni, durante l'assemblea nazionale dei delegati e delle delegate "Democrazia al lavoro", dal titolo "Per cambiare una legge di bilancio ingiusta" in corso al Nelson Mandela Forum di Firenze. All'iniziativa partecipa anche il segretario generale della Cgil, Maurizio Landini, a cui saranno affidate le conclusioni.
Intanto, dopo medici e farmacisti, è in corso oggi la protesta che vede lo stop ai trasporti locali tra Milano, Monza e Brianza, Latina, Palermo e Messina[1]. Trasporti a singhiozzo, poi, con diverse proteste locali da tenere presente: mezzi pubblici a rischio il 10 novembre a Genova dalle ore 11.30 alle ore 15.30 per lo sciopero indetto da Ugl; taxi fermi a Napoli l'11 novembre, dalle ore 8.00 alle ore 22.00; a Roma la protesta arriverà il 14 novembre con lo sciopero dell'Atac indetto da Usb Lavoro Privato e Orsa Tpl Lazio dalle ore 08.30 alle ore 17.00 e dalle ore 20.00 a fine servizio; a Milano il 30 novembre con lo sciopero Atm dalle ore 8.45 alle ore 12.45.
Per il trasporto aereo, la data da segnare è quella del 14 novembre quando a scioperare saranno i lavoratori di Volotea per l'intera giornata. Quindi il culmine con lo sciopero generale contro la manovra per l'intera giornata del 28 novembre e per tutte le categorie, pubbliche e private, indetto da Usb insieme a Cobas, Cub, Adl, Clap, Sgb, Sial.

Patrizia Rossetti, dopo anni da single e una separazione, ha ritrovato l'amore con l'attore Marco Antonio Bellini, quarantenne che era suo amico da anni. Dopo le foto rubate del bacio di Novella 2000 di Roberto Alessi - mostrate in anteprima su Rai 2- Rossetti conferma a Monica Setta a 'Storie al bivio' nella puntata di domani, sabato 8 novembre alle 15. 30 su Rai2, il suo stato di grazia. "Eravamo solo amici poi qualcosa è cambiato e sono la donna più felice del mondo", dice la conduttrice.
"Marco è una persona splendida che ha oltre 20 anni meno di me ma dimostra che le cose belle arrivano improvvisamente quando non le cerchi più, a prescindere dall'età".
Rossetti rivela: "Non ho avuto figli ma ho una amica giovanissima, Chiara, che considero una figlia, una cagnolina di nome Perla e con Marco costruisco un nucleo che fa famiglia. Come andrà e quanto durerà non me lo chiedo. Potrebbe essere solo amicizia alla fine ma andrebbe comunque bene. Oggi sono, forse per poco, al settimo cielo".

Un tentativo di truffa sventato ai danni della mamma 97enne e la paura di morire per un'allergia. E' quanto racconta Emanuela Folliero a Monica Setta nella puntata di domani di 'Storie al bivio', su Rai 2 alle 15.30. "Mia madre Carla a 97 anni ha subito un tentativo di truffa- dice la conduttrice - È stata chiamata a casa da gente che le chiedeva soldi perché io avevo avuto un incidente. E siccome giorni fa io davvero sono corsa in ospedale con la paura di morire per una allergia alla codeina, sembrava tutto credibile". "Ho chiamato subito i carabinieri che sono stati prontissimi a raggiungere mamma a casa sua a Milano mentre io ero a Roma a registrare da Monica Setta", ha spiegato la Folliero. "Tutto ciò accade spesso agli anziani soli e non tutti hanno la fortuna di avere un figlio che agisce tempestivamente".
Quanto all'altra disavventura, l'ex volto di Rete 4 ha raccontato i dettagli proprio alla Setta nella puntata di domani. "Pochi giorni fa ho temuto di morire. Avevo un fortissimo mal di testa che non passava, ho preso un farmaco alla codeina senza sapere di essere allergica e mi sono sentita mancare. Corsa al Pronto soccorso, esami per capire se fosse infarto, terrore puro. Poi la diagnosi, le cure e la certezza di non essere in pericolo di vita,un vero respiro di sollievo!".
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