
Moody's Ratings rialza il rating dell'Italia portandolo da 'Baa3' a 'Baa2'. L'outlook passa da positivo a stabile. Lo rende noto l'agenzia di rating internazionale in un comunicato.
L’upgrade del rating, sottolinea Moody's, riflette "una comprovata continuità di stabilità politica e delle politiche economiche, che accresce l’efficacia delle riforme economiche e fiscali e degli investimenti attuati nell’ambito del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (Pnrr). Indica inoltre la possibilità di ulteriori interventi politici a sostegno della crescita e del risanamento dei conti pubblici oltre la scadenza del piano, prevista per agosto 2026. Di conseguenza, prevediamo che l’elevato onere del debito pubblico dell’Italia inizierà a diminuire gradualmente a partire dal 2027".
L’outlook stabile, sottolinea l'agenzia di rating, riflette "un equilibrio tra i punti di forza e le criticità del merito di credito dell’Italia. Da un lato, le riforme volte a migliorare l’efficienza del settore pubblico e l’ambiente imprenditoriale nel suo complesso potrebbero determinare un miglioramento più significativo delle prospettive di crescita dell’Italia, con effetti positivi sui conti pubblici. Dall’altro lato, la riduzione dell’elevato debito italiano dipende da una crescita del pil relativamente robusta e da un aumento degli avanzi primari. Ciò significa che una crescita più lenta o un risanamento dei conti pubblici meno accentuato rispetto alle nostre attuali previsioni comprometterebbero le nostre stime di un debito in diminuzione".
L’Italia, sottolinea Moody's, "sta compiendo buoni progressi nel raggiungimento delle milestone e degli obiettivi del Pnrr, risultando il Paese dell’Ue più avanzato in termini di numero di richieste di pagamento e di erogazioni. Prevediamo che l’Italia sarà in grado di fare pieno uso dei fondi assegnati, pari a un totale di 194,4 miliardi di euro (9,1% del pil nel 2023), di cui 71,8 miliardi in sovvenzioni e 122,6 miliardi in prestiti. Sebbene l’allocazione dei fondi sia stata rallentata da limiti di capacità e colli di bottiglia nell’assorbimento, posticipando l’impatto positivo sulla crescita rispetto alle stime iniziali, gli investimenti pubblici sono aumentati negli ultimi anni".
Il settore bancario "robusto, i solidi bilanci del settore privato e la buona posizione esterna rappresentano ulteriori fattori di sostegno alla stabilità economica", aggiunge ancora l'agenzia di rating. "Questi elementi positivi mitigano, ma difficilmente compenseranno completamente, l’impatto negativo sulla crescita potenziale derivante dall’invecchiamento della popolazione".
Moody's punta su un rapporto debito/pil "appena superiore al 130% entro il 2034", partendo da una nostra stima del 136,5% per il 2025.
"Siamo soddisfatti della promozione di Moodys, la prima dopo 23 anni. Un’ulteriore conferma della ritrovata fiducia in questo governo e dunque nell’Italia", il commento in una nota del ministro dell’Economia e delle finanze Giancarlo Giorgetti.

Il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha detto di aspettarsi che Zohran Mamdani sarà un ''sindaco eccezionale'' per New York. Dopo un incontro nello Studio Ovale che il tycoon ha definito ''fantastico'' e ''molto produttivo, davvero positivo'', il presidente americano ha detto di avere con Mamdani ''in comune che vogliamo che questa nostra città, che amiamo, prosperi".
Il presidente americano, originario di New York, ha detto di essersi "congratulato con lui e abbiamo parlato di alcuni argomenti molto comuni, come l'edilizia abitativa e i prezzi dei prodotti alimentari. Il prezzo del petrolio sta scendendo notevolmente".
Trump ha anche offerto un gesto di buona volontà nei confronti del sindaco entrante, affermando che potrebbe persino sorprendere i conservatori. "Credo che avrete, si spera, un sindaco davvero eccezionale", ha detto. "Più si comporta bene, più sono felice. Dirò che non c'è differenza di partito", ha aggiunto affermando che "penso che sorprenderà alcuni conservatori, in realtà, e anche alcuni molto progressisti".
Trump ha poi affermato che secondo lui il sindaco potrebbe fare cose "davvero grandiose": ''Vorrei aiutarlo, non danneggiarlo. Voglio dargli un grande aiuto, perché voglio che New York City sia una città grandiosa. Penso che questo sindaco possa fare cose davvero grandiose".
Trump ha aggiunto che si sentirebbe "assolutamente" a suo agio a tornare nella sua città natale, New York, sotto l'amministrazione Mamdani. "Siamo d'accordo su molto più di quanto avrei pensato... Voglio che faccia un ottimo lavoro e lo aiuteremo a farlo", ha aggiunto.
"Mi hanno detto di peggio di 'despota', non è poi così offensivo. Forse, penso che cambierà idea quando inizieremo a lavorare insieme", ha poi detto Trump interrompendo Mamdani, che stava rispondendo a un giornalista che gli aveva chiesto se avesse nuovamente definito Trump un deposta o un fascista.
"Ciò che apprezzo davvero del presidente è che il nostro incontro si è concentrato non sui punti di disaccordo", ma piuttosto sull'obiettivo comune di servire i newyorkesi, ha affermato Mamdani, sottolineando l'impegno ad alleviare quella che ha definito una "crisi del costo della vita".
Trump ha poi aggiunto che lui e il sindaco eletto risolveranno le loro divergenze in merito agli agenti dell'Ice nelle città. "Penso che troveremo una soluzione", ha detto Trump. Il presidente americano ha inviato agenti dell'Ice e di altre agenzie federali in diverse città, tra cui Chicago e Charlotte, nell'ambito della stretta sull'immigrazione. Inoltre, più o meno quando Trump ha assunto il controllo federale delle forze di polizia di Washington e ha mobilitato le truppe della Guardia Nazionale, ha lanciato l'idea che New York fosse la prossima destinazione.
Mamdani è stato critico dell'Ice, dichiarando alla Cnn che non avrebbe permesso al Dipartimento di Polizia di New York di collaborare nell'applicazione delle leggi sull'immigrazione. Trump ha affermato che durante l'incontro Mamdani ha parlato di come "vuole una New York sicura". "Quindi lavoreremo insieme. Faremo in modo che se ci sono persone orribili lì, le faremo espellere - ha aggiunto Trump -. Penso che lui voglia farle andare via forse più di me".
Dal canto suo sindaco eletto di New York ha detto di aver avuto un "incontro produttivo" con il presidente degli Stati Uniti, incentrato sulle preoccupazioni dei newyorkesi relative al costo della vita. "Ho apprezzato l'incontro con il presidente, come ha detto lui è stato un incontro produttivo incentrato su un luogo che ammiriamo e amiamo entrambi, New York City", ha esordito Mamdani.
Mamdani ha sottolineato "la necessità di garantire prezzi accessibili ai newyorkesi, gli 8 milioni e mezzo di persone che chiamano la nostra città casa, e che fanno fatica a permettersi la vita nella città più costosa degli Stati Uniti d'America". Il sindaco di New York ha spiegato che "abbiamo parlato di affitto, di generi alimentari, di utenze. Abbiamo parlato dei diversi modi in cui le persone vengono espulse".
Mamdani ha sottolineato di aver "apprezzato il tempo trascorso con il presidente, ho apprezzato la conversazione e non vedo l'ora di lavorare insieme per garantire questa convenienza ai newyorkesi".

"Ha detto che sono un fascista? E' tutto a posto". Donald Trump incontra il nuovo sindaco di New York. Zohran Mamdani, e archivia gli scontri degli ultimi mesi. Il presidente degli Stati Uniti, nello Studio Ovale, aiuta il primo cittadino a dribblare domande scomode. La stampa ricorda a Mamdani le parole usate per definire Trump nel recente passato. "Sta dicendo che pensa che il presidente Trump sia un fascista?", la domanda al primo cittadino. "Ho parlato di...", prova a replicare Mamdani, ma viene interrotto da Trump. "E' tutto ok, puoi dire semplicemente 'sì'. E' più facile rispetto a dare una spiegazione, a me non importa", dice il presidente sorridendo.
Prima delle elezioni di New York, Trump ha definito Mamdani 'comunista': "Ha visioni un po' particolari, vediamo se funzionano. Lui cambierà, tutti cambiamo. Io sono cambiato molto dal momento in cui ho assunto l'incarico nel primo mandato. Alcune mie posizioni sono cambiate... Io sono molto fiducioso, credo che" Mamdani "sorprenderà molti conservatori".
Il sindaco di New York in passato ha definito Trump anche "un despota". "Mi hanno detto di peggio, non è poi così offensivo. Forse, penso che cambierà idea quando inizieremo a lavorare insieme", glissa il presidente. "Vorrei aiutarlo, non danneggiarlo. Voglio dargli un grande aiuto, perché voglio che New York City sia una città grandiosa. Penso che questo sindaco possa fare cose davvero grandiose. Siamo d'accordo su molto più di quanto avrei pensato... Voglio che faccia un ottimo lavoro e lo aiuteremo a farlo", aggiunge.
"Ciò che apprezzo davvero del presidente è che il nostro incontro si è concentrato non sui punti di disaccordo", ma piuttosto sull'obiettivo comune di servire i newyorkesi, dice Mamdani, sottolineando l'impegno ad alleviare quella che ha definito una "crisi del costo della vita".

''Ci vuole un segno di affetto nei confronti della nostra Puglia se vogliamo veramente cambiarla. Questo è il momento di cambiarla. Il 23 e il 24 invito tutti quanti voi a portare quanta più gente possibile a votare, perché noi siamo quelli che purtroppo non vanno più a votare''. Così il candidato presidente del centrodestra in Puglia, Luigi Lobuono, nell'incontro a Bari, con cui ha concluso la campagna elettorale dopo una passeggiata nelle vie principali.
''Il nostro popolo è quello che non va più a votare - ha detto - ma il popolo della sinistra va sempre a votare perché il loro mestiere è quello di creare problemi e mettere i cittadini in condizione di chiedergli un favore. E il favore dopo deve essere ripagato con il voto. Noi non siamo così, noi siamo il popolo che garantisce i diritti ai cittadini e questa sarà l'azione che porteremo avanti alla Regione Puglia. Spero il 25 sarà sotto un governo di centro-destra, finalmente dopo 20 anni di centro-sinistra''.

Incidente mortale al circo in provincia di Napoli. I carabinieri della stazione di Sant'Anastasia sono intervenuti in un circo itinerante a via Circumallazione dove, durante lo spettacolo acrobatico, è avvenuto uno scontro tra due motociclisti professionisti. Uno dei due stuntman cileno di 26 anni è deceduto. Grave un altro acrobata 43enne messicano, 3 gli stuntman motociclisti coinvolti. È quanto emerge dai primi accertamenti.
Lo spettacolo era in corso, al buio, illuminato solo dai led che i 3 motociclisti indossavano sulla tuta mentre giravano all’interno della sfera d’acciaio. Improvvisamente sembra che il 26enne sia caduto a piombo al centro della sfera, con gli altri due che hanno tentato di evitarlo rallentando ma si sarebbero tutti investiti tra loro. L'acrobata cileno è morto sul colpo, mentre il 43enne messicano è stato trasportato in codice rosso in pericolo di vita all’Ospedale del Mare. Il terzo, anche lui 26enne ma colombiano è invece cosciente e in buone condizioni.

"Qualcuno mi dice 'Antonio abbiamo già vinto': non è cosi'.Pensare di avere già vinto è il modo migliore per perdere. Le elezioni non si vincono con i sondaggi ma andando strada per strada e casa per casa". Così Antonio Decaro, candidato dei Progressisti alla presidenza della Regione Puglia parlando al Palamartino di Bari al comizio finale prima del voto di domenica e lunedì[1].
"Mai nemici, solo avversari. Ringrazio Luigi Lobuono che è una brava persona, per il rispetto e il garbo. Poi ci sono gli altri. Non tratterò come nemici né i ministri del governo, che aspetto qui per lavorare insieme, né l'opposizione in Consiglio regionale". Questa una delle "quattro promesse", come l'ha presentata lui stesso, fatte sul palco del Palamartino.
"Ho preparato una bella lista", ha aggiunto. "Sono quattro. La prima è che non vi prometterò nulla che non sia realizzabile. I numeri sono una cosa seria", ha proseguito Decaro. "Io sono un ingegnere, mi hanno sempre insegnato ad avere rispetto dei numeri. Quindi la prima cosa che vi prometto è serietà e realismo. È meno affascinante, lo so, ma più onesto. Sono stato sempre tra la gente, e quando guardi negli occhi una madre che ha paura che il proprio figlio si allontani dalla propria terra, o un operaio che teme di perdere il lavoro, non ce l’hai il coraggio di illuderli. Non ce la fai a tradire le loro speranze con gli annunci da televendita", ha detto ancora.
"L'autonomia differenziata è un modo della Lega Nord di dividere il Paese, ha poi ha detto Antonio Decaro, che ha aggiunto: "In questi giorni ho sentito promettere di tutto. Letizia Moratti assessore alla sanità. E poi 200mila nuovi posti di lavoro. Lo sapete quanti sono in Puglia i disoccupati? Sono 160mila. Quindi non solo ci promettono la piena occupazione, ma vi danno in omaggio 40mila posti in più. Amici del centrodestra, ve lo dico con affetto: questa è una campagna elettorale, non è il Black Friday".

Piero Tatafiore, il capo ufficio stampa del ministero della Cultura, annuncia in una nota le sue dimissioni "immediate e irrevocabili" dal ruolo. Ad annunciarlo, lo stesso Tatafiore in una nota.
"Ho appena comunicato al ministro della cultura, Alessandro Giuli, le mie immediate e irrevocabili dimissioni dall'incarico di capoufficio stampa del Mic. L'utilizzo di strumenti istituzionali per comunicazioni di natura politica è stato da parte mia un errore improprio di cui mi scuso prima di tutto con il ministro che ringrazio per l'opportunità di crescita lavorativa che mi ha concesso e con l'intero gabinetto", conclude Tatafiore.
"Per il ministro era un atto dovuto e irreversibile, l’impegno politico pubblico di un ministro espresso da Fdi o da qualsiasi altro partito legittimo e insindacabile, ma per Giuli è inaccettabile qualsiasi ombra di sospetto su un utilizzo di strumenti comunicativi istituzionali per attività che spetta alle agenzie, semmai, riportare". E' quanto sottolineano fonti del ministero della Cultura in merito alle dimissioni del capo ufficio stampa Tatafiore.

Nessun '6' né '5+1' al concorso del Superenalotto di oggi, venerdì 21 novembre 2025. Centrati sei '5' che vincono ciascuno 21.481,34 euro. Il jackpot per il prossimo concorso sale a 81.700.000 milioni.
Quanto costa una schedina?
La schedina minima nel concorso del SuperEnalotto prevede 1 colonna (1 combinazione di 6 numeri). La giocata massima invece comprende 27.132 colonne ed è attuabile con i sistemi a caratura, in cui sono disponibili singole quote per 5 euro, con la partecipazione di un numero elevato di giocatori che hanno diritto a una quota dell'eventuale vincita. In ciascuna schedina, ogni combinazione costa 1 euro.
L'opzione per aggiungere il numero Superstar costa 0,50 centesimi.La giocata minima della schedina è 1 colonna che con Superstar costa quindi 1,5 euro. Se si giocano più colonne basta moltiplicare il numero delle colonne per 1,5 per sapere quanto costa complessivamente la giocata.
Quali sono i punteggi vincenti?
Al SuperEnalotto si vince con punteggi da 2 a 6, passando anche per il 5+. L'entità dei premi è legata anche al jackpot complessivo. In linea di massima:
- con 2 numeri indovinati, si vincono orientativamente 5 euro;- con 3 numeri indovinati, si vincono orientativamente 25 euro;
- con 4 numeri indovinati, si vincono orientativamente 300 euro;
- con 5 numeri indovinati, si vincono orientativamente 32mila euro;
- con 5 numeri indovinati + 1 si vincono orientativamente 620mila euro.
Come faccio a sapere se ho vinto?
E' possibile verificare eventuali vincite attraverso l'App del SuperEnalotto. Per controllare eventuali schedine giocate in passato e non verificate, è disponibile on line un archivio con i numeri e i premi delle ultime 30 estrazioni.
La combinazione vincente di oggi
Questa la combinazione vincente del concorso di oggi del Superenalotto: 12, 14, 18, 53, 84, 86. Numero Jolly: 72. Numero SuperStar: 35.

Era conservato nel locale lavanderia e coperto da più strati di lenzuola il cadavere mummificato dell'anziana di Borgo Virgilio, in provincia di Mantova, di cui il figlio non aveva denunciato la morte per poter continuare a incassarne la pensione.
Una truffa all'Inps, durata probabilmente diversi anni e scoperta solo quando la carta d'identità della donna, che oggi avrebbe 85 anni, è scaduta. Per non 'perdere' la pensione, il figlio di 56 anni si è vestito da donna, ha indossato la parrucca e lo scorso 11 novembre si è presentato all'ufficio anagrafe di Borgo Virgilio. Fingendosi la madre, ha firmato tutti i documenti necessari al rinnovo e consegnato le fototessere, prima di allontanarsi.
L'addetta allo sportello lo ha lasciato andare, ma insospettita ha allertato la Polizia locale del Comune in provincia di Mantova. L'ufficio anagrafe a quel punto ha ricontattato la finta anziana, chiedendole di tornare negli uffici per nuove firme la mattina del 19 novembre. All'appuntamento si è nuovamente presentato il figlio, sempre travestito da donna, con trucco e smalto sulle unghie. Scoperto dalla Polizia locale, ha ammesso tutto.
Agli agenti che gli chiedevano dove si trovasse la madre, ha dato indicazioni infondate. A quel punto, avvertito il pm di turno, è partito il controllo nell'abitazione del 56enne. Lì - fa sapere il comando provinciale dei carabinieri di Mantova in una nota - all'interno del locale lavanderia, vicino a un armadio, è stato ritrovato un involucro di grosse dimensioni, composto da due sacchi a pelo. All'interno, avvolto con più strati di lenzuola, è stato scoperto il cadavere in evidente stato di mummificazione e inodore.
Sul posto sono intervenuti i carabinieri del nucleo investigativo di Mantova, per i rilievi tecnici, durante i quali sono stati repertati alcuni oggetti d'interesse investigativo. Sul cadavere, portato all'ospedale 'Carlo Poma' di Mantova, è stata disposta l'autopsia, necessaria a stabilire cause e data della morte dell'anziana. Un elemento necessario per calcolare l'importo che il 56enne - denunciato per occultamento di cadavere, truffa ai danni dello Stato, sostituzione di persona e falso in atto pubblico - avrebbe truffato all'Inps, percependo la pensione mensile della madre, comprensiva anche della reversibilità di quella del padre, un medico del posto morto anni fa.

L’Agidae, associazione gestori istituti dipendenti dall’autorità ecclesiastica, in occasione del 65mo anniversario della sua istituzione, organizza il convegno nazionale di studi e l’assemblea ordinaria, dal tema: 'Identità e missione - le attività degli enti religiosi tra norma canoniche e leggi civili'. L’evento si terrà sabato 22 novembre 2025, alle ore 8.30, presso la Pontificia Università Urbaniana – Scv. Il convegno vuole costituire un momento di confronto e di crescita condivisa per gli Istituti associati i quali saranno chiamati ad accettare le sfide future a partire dalla riforma del codice civile sugli adeguati assetti amministrativi per gli enti collettivi, dalla soluzione prospettata in tema di Imu, dal ricorrente confronto tra le attività svolte dal terzo settore e le opere degli enti ecclesiastici, ai nuovi scenari collegati all’utilizzo dell’intelligenza artificiale e la cyber security in materia di tutela dei dati e rischi e responsabilità dei gestori degli istituti ai sensi del d.lgs 231/2001.
Ampio spazio sarà dedicato all’introduzione del Previfonder, ossia, della Previdenza complementare per tutti i lavoratori degli enti ecclesiastici aderenti ai tre Ccnl Agidae: istruzione, socio-sanitario assistenziale e Università pontificie. L’evento avrà inizio con la lettura del messaggio che il Santo Padre, Papa Leone XIV, ha rivolto all’Agidae, sulla necessità “dell’armonizzazione tra principi del diritto civile italiano e la normativa canonica e di proseguire nel prestare l’attenzione ai valori sociali e civili, come pure alla formazione permanente dei gestori e dei dipendenti”.
Seguirà la concelebrazione eucaristica, presieduta da S.e. mons. Michele Di Tolve, vescovo ausiliare della Diocesi di Roma, dal presidente di Agidae - Padre Francesco Ciccimarra e dai sacerdoti componenti del consiglio direttivo. Tra gli interventi al convegno si segnalano la presenza di Maurizio Leo, vice-ministro dell’Economia e Finanza, Mario Pepe, Presidente Covip, Fulvio Baldi, sostituto procuratore generale della Corte di Cassazione, Ciro Santoriello, procuratore aggiunto Procura di Cuneo, Rosa Del Prete, magistrato Corte di Appello Napoli e Filippo Trefiletti, direttore generale di Accredia.
Abbanoa, sospese per questo fine settimana le interruzioni... 
Circa 2.500 persone, tra cui numerosi aderenti alla galassia anarco-antagonista, sono partiti oggi, venerdì 21 novembre, da piazza Maggiore a Bologna per il corteo, organizzato da Potere al Popolo, in occasione dell'incontro di basket di Virtus-Maccabi Tel Aviv, al palazzetto dello sport. Protestano contro la scelta di far disputare una partita con una squadra israeliana.
La partita al PalaDozza e la polemica
Alle 20.30 è, infatti, in programma al PalaDozza la sfida di Eurolega tra Virtus Bologna e Maccabi Tel Aviv, che si svolgerà dopo le polemiche dei giorni scorsi, con l'area intorno al palazzetto blindata. Alla manifestazione partecipano, tra gli altri, Potere al popolo, sindacati di base, giovani palestinesi e collettivi, rilanciando la campagna 'Show Israel the red card'. Insieme a loro anche l'attivista Patrick Zaki.
Le critiche della Lega
"È folle trasformare uno spettacolo sportivo in un momento di scontro e violenza: certa sinistra che soffia sul fuoco della rabbia si dimostra irresponsabile e indegna" si legge in una nota della Lega. "Affettuosa e totale solidarietà alle donne e agli uomini delle forze dell’ordine".

La vicenda della famiglia anglo-australiana stabilitasi nei boschi di Palmoli, a Chieti, con i tre bambini trasferiti con la madre in una casa famiglia su decisione della magistratura, è all'attenzione del governo.
A quanto apprende l'Adnkronos, il presidente del Consiglio Giorgia Meloni avrebbe avuto sulla vicenda un colloquio con il ministro della Giustizia Carlo Nordio e non si esclude che da via Arenula possano essere inviati gli ispettori per fare luce sulle misure del Tribunale per i minorenni dell’Aquila che ha disposto l’allontanamento urgente dei tre figli[1] della coppia.
Quello delineato dai giudici è un quadro di "grave pregiudizio per l’integrità fisica e psichica dei bambini, l'assistenza materiale e morale, la vita di relazione e la riservatezza". I bambini, di 6 e 8 anni, sono stati collocati in casa-famiglia, mentre ai genitori è stata sospesa la responsabilità genitoriale.
Secondo i giudici, presieduti da Cecilia Angrisan, i bambini hanno finora vissuto in un "rudere fatiscente e privo di utenze", oltre che in una piccola roulotte. La perizia depositata dai genitori ha confermato “l’assoluta assenza di impianti elettrico e idrico/sanitario", oltre alla mancanza di infissi e rifiniture.
Per i giudici è inoltre "del tutto insufficiente" a garantire la sicurezza dei bambini, mancando collaudo statico, certificazioni e verifiche sulle condizioni igienico-sanitarie. Il provvedimento afferma che, in assenza di requisiti di abitabilità, "l'assenza di agibilità… comporta una presunzione ex lege dell’esistenza di pericolo di pregiudizio per l’incolumità e l’integrità fisica dei minori”. Si cita inoltre il rischio sismico, l’assenza di prevenzione incendi e problemi legati all’umidità, che potrebbero incidere a lungo andare “sullo sviluppo di patologie polmonari”.

La vicenda della famiglia anglo-australiana stabilitasi nei boschi di Palmoli, a Chieti, con i tre bambini trasferiti con la madre in una casa famiglia su decisione della magistratura, è all'attenzione del governo.
A quanto apprende l'Adnkronos, il presidente del Consiglio Giorgia Meloni avrebbe avuto sulla vicenda un colloquio con il ministro della Giustizia Carlo Nordio e non si esclude che da via Arenula possano essere inviati gli ispettori per fare luce sulle misure del Tribunale per i minorenni dell’Aquila che ha disposto l’allontanamento urgente dei tre figli[1] della coppia.
Quello delineato dai giudici è un quadro di "grave pregiudizio per l’integrità fisica e psichica dei bambini, l'assistenza materiale e morale, la vita di relazione e la riservatezza". I bambini, di 6 e 8 anni, sono stati collocati in casa-famiglia, mentre ai genitori è stata sospesa la responsabilità genitoriale.
Secondo i giudici, presieduti da Cecilia Angrisan, i bambini hanno finora vissuto in un "rudere fatiscente e privo di utenze", oltre che in una piccola roulotte. La perizia depositata dai genitori ha confermato “l’assoluta assenza di impianti elettrico e idrico/sanitario", oltre alla mancanza di infissi e rifiniture.
Per i giudici è inoltre "del tutto insufficiente" a garantire la sicurezza dei bambini, mancando collaudo statico, certificazioni e verifiche sulle condizioni igienico-sanitarie. Il provvedimento afferma che, in assenza di requisiti di abitabilità, "l'assenza di agibilità… comporta una presunzione ex lege dell’esistenza di pericolo di pregiudizio per l’incolumità e l’integrità fisica dei minori”. Si cita inoltre il rischio sismico, l’assenza di prevenzione incendi e problemi legati all’umidità, che potrebbero incidere a lungo andare “sullo sviluppo di patologie polmonari”.
“Bene che l’appello della Lega e di migliaia di cittadini venga ascoltato. Adesso si vada fino in fondo per riportare quei bambini tra le braccia di mamma e papà. Sono pronto ad andare in Abruzzo già nei prossimi giorni”, il commento di Matteo Salvini, commentando la notizia.

Scene di guerriglia urbana oggi, venerdì 21 novembre a Bologna. Lancio di razzi e fuochi d'artificio contro le forze dell'ordine al corteo di protesta contro la partita Virtus Bologna-Maccabi Tel Aviv tra via Marconi e via delle Lame a Bologna. Gli agenti hanno risposto con idranti e lacrimogeni.
Partito da piazza Maggiore, il corteo - circa 5mila i partecipanti secondo gli organizzatori - si è diviso, poi, in più tronconi. Una parte ha proseguito lungo via Marconi, un'altra verso Ugo Bassi, un'altra ancora verso piazza Malpighi. Per due volte si è fermato a pochi metri dal cordone delle forze dell'ordine per intonare slogan come 'Governo Meloni dimissioni!', 'Se non cambierà, intifada pure qua' e 'Blocchiamo tutto'.
La partita al PalaDozza e la polemica
Protestano contro la decisione di far giocare stasera una squadra israeliana al PalaDozza la sfida di Eurolega tra Virtus Bologna e Maccabi Tel Aviv. Alla manifestazione partecipano, tra gli altri, Potere al popolo, sindacati di base, giovani palestinesi e collettivi, rilanciando la campagna 'Show Israel the red card'. Insieme a loro anche l'attivista Patrick Zaki.
Le critiche della Lega
"È folle trasformare uno spettacolo sportivo in un momento di scontro e violenza: certa sinistra che soffia sul fuoco della rabbia si dimostra irresponsabile e indegna" si legge in una nota della Lega. "Affettuosa e totale solidarietà alle donne e agli uomini delle forze dell’ordine".

Scene di guerriglia urbana oggi, venerdì 21 novembre a Bologna. Lancio di razzi e fuochi d'artificio contro le forze dell'ordine al corteo di protesta contro la partita Virtus Bologna-Maccabi Tel Aviv tra via Marconi e via delle Lame a Bologna. Gli agenti hanno risposto con idranti e lacrimogeni.
Partito da piazza Maggiore, il corteo - circa 5mila i partecipanti secondo gli organizzatori - si è diviso, poi, in più tronconi. Una parte ha proseguito lungo via Marconi, un'altra verso Ugo Bassi, un'altra ancora verso piazza Malpighi. Per due volte si è fermato a pochi metri dal cordone delle forze dell'ordine per intonare slogan come 'Governo Meloni dimissioni!', 'Se non cambierà, intifada pure qua' e 'Blocchiamo tutto'.
La partita al PalaDozza e la polemica
Protestano contro la decisione di far giocare stasera una squadra israeliana al PalaDozza la sfida di Eurolega tra Virtus Bologna e Maccabi Tel Aviv. Alla manifestazione partecipano, tra gli altri, Potere al popolo, sindacati di base, giovani palestinesi e collettivi, rilanciando la campagna 'Show Israel the red card'. Insieme a loro anche l'attivista Patrick Zaki.
Le critiche della Lega
"È folle trasformare uno spettacolo sportivo in un momento di scontro e violenza: certa sinistra che soffia sul fuoco della rabbia si dimostra irresponsabile e indegna" si legge in una nota della Lega. "Affettuosa e totale solidarietà alle donne e agli uomini delle forze dell’ordine".
Sino al 4/1 percorso in quattro sezioni dal disegno a fotografia... 
“Siamo di fronte a uno scenario apocalittico e a 59 guerre aperte, ma ciò che manca tragicamente alla politica internazionale è una visione universale”. Lo ha dichiarato monsignor Vincenzo Paglia intervenendo all’università degli studi Link durante la conferenza su 'Pace e risoluzione dei conflitti globali'. Richiamando Papa Francesco e l’enciclica ‘Laudato si’, Paglia ha sottolineato come il Pontefice ricordi che “il pianeta è la casa comune di tutti” e che “di fronte alle crisi globali non ci si salva da soli». Una prospettiva che, secondo Paglia, la politica non ha ancora fatto propria: "È questa la visione che manca, la dimensione del noi universale”.
Il presidente della Pontificia Accademia per la Vita ha ricordato come “dopo l’89 avremmo potuto sognare la pace universale” citando Mozambico, Oslo e la fine dell’apartheid in Sudafrica, “momenti in cui si capì che si poteva stare insieme”. Oggi invece, ha affermato, "assistiamo al ritorno dei nazionalismi etnici, alla balcanizzazione del mondo”, una dinamica che paragona al conflitto nell’ex Jugoslavia: “Negli anni ’92-’93 c’erano un milione e mezzo di matrimoni misti: la convivenza era possibile”.
Per Paglia “la guerra giusta non ha più senso” perché “i conflitti moderni fanno più vittime civili che militari” e manca un’architettura giuridica internazionale capace di dichiarare la guerra “fuori legge”. La pace, ha ribadito, “non è solo un compito della politica, ma di università, economie, chiese, informazione e società civile”.

“Spero che da questa partnership con l’Università possano nascere opportunità per alcuni studenti timoresi di iscriversi qui e proseguire gli studi nei campi offerti dalla Link”. Lo ha dichiarato il presidente di Timor Est e Premio Nobel per la Pace, José Manuel Ramos-Horta, a margine del suo intervento alla Link Campus University di Roma.
Il leader timorese ha ricordato l’investimento massiccio del suo Paese nella formazione internazionale: “Abbiamo studenti in molti Paesi del mondo. Abbiamo investito decine di milioni di dollari per mandarli nelle università di Asia, Australia, Cina, Vietnam e altri. Il 60% della nostra popolazione ha meno di 30 anni, il 50% meno di 20: abbiamo tantissimi giovani che devono continuare la loro formazione”.
Ramos-Horta ha poi allargato lo sguardo al contesto internazionale, sottolineando la difficoltà di essere ottimisti di fronte alle crisi globali, ma trovando un segnale di speranza nelle mobilitazioni popolari: “Mi rincuora vedere milioni di persone negli Stati Uniti e in Europa protestare contro le politiche dei loro governi sulla tragedia di Gaza. C’è un grande divario tra i popoli e le élite europee”. Duro il giudizio del presidente timorese sulle posizioni di parte dell’Occidente: “La politica dell’Occidente su Israele ha portato la cosiddetta civiltà occidentale in un abisso di immoralità. Se sei indifferente a un genocidio, cosa sei? In cosa credi?”. Ramos-Horta ha concluso affermando di non voler più ascoltare lezioni sui diritti umani da parte di leader europei: “Se qualcuno parla di democrazia o diritti umani, gli dico: per favore, parli di Gaza. Voglio sentirli parlare di Gaza.”
Acquisite quote consistenti, ma Giulini rimane alla guida... 
Meno di 48 ore alla nuova tornata elettorale in Veneto, Campania e Puglia, dove domenica 23 e lunedì 24 novembre si voterà per scegliere i nuovi governatori delle tre Regioni e i componenti del Consiglio regionale. Sono quasi 12 milioni in totale i cittadini chiamati alle urne, migliaia le sezioni coinvolte. I seggi saranno aperti dalle 7 alle 23 di domenica e quindi lunedì dalle 7 alle 15. Ma quali sono i candidati e come si vota? Ecco un vademecum regione per regione.
Il voto in Veneto
Sono 4.296.562 gli elettori che in Veneto domenica e lunedì saranno chiamati a eleggere il nuovo presidente della Regione che, con il suo avversario diretto e altri 49 nuovi consiglieri regionali eletti tra gli 845 candidati delle 16 liste che si presentano al voto, andranno a comporre il nuovo consiglio regionale di Palazzo Ferro Fini.
Sono 5 i candidati alla presidenza: Alberto Stefani per il centrodestra (Lega, Fdi, Fi, Udc, Noi Moderati, Liga Veneta Repubblica); Giovanni Manildo per il campo largo (Pd, M5s, Avs, Il Veneto che Vogliamo, Rete delle Civiche Progressiste, +Europa, Volt Italia, Psi, Movimento Socialista Liberale); Fabio Bui per i Popolari per il Veneto; Marco Rizzo per Democrazia sovrana popolare; Riccardo Szumski per la lista Resistere.
Rispetto a cinque anni fa saranno chiamati a votare complessivamente 140mila elettori in più, tra i quali ci sono 252.238 ragazzi e ragazze al loro primo voto regionale - il 5,87% del totale – e 22.076 neo-diciottenni al loro primo voto in assoluto.
Le sette circoscrizioni elettorali corrispondono alle province, tra le quali è Treviso quella con più elettori. Ne conta quasi 830mila (19,3% del totale), seguita da Padova (18,4%), Vicenza (18%), Verona (17,7%), Venezia (16,6%) a chiudere Belluno e Rovigo co poco più di 200mila elettori. Dal computo degli elettori vanno però tolti i veneti iscritti all’Aire che non votano alle regionali, a meno che non tornino appositamente per farlo. Attualmente sono 524.000, il 12% degli aventi diritto, e anche in questo caso la provincia che ne conta di più in assoluto è Treviso (28,6%), seguita da Vicenza (20,4%), Padova (13%), Venezia, Verona, Belluno e Rovigo (solo il 4,4%). Ed è inoltre da considerare che il 76% degli elettori veneti iscritti all’Aire risiede al di fuori dell’Unione europea. Una singolarità è però la loro incidenza sul totale degli elettori di ogni singola provincia che fa cambiare il quadro complessivo. In questo caso, la percentuale più elevata si registra a Belluno (25,7%), seguita da Treviso (18,1%), Vicenza (13,8%) e Rovigo (11,3%) e le restanti tre con valori inferiori al 10%. Una circostanza che fa sì che in 115 comuni (il 21% del totale) il numero degli iscritti alle liste elettorali superi quello della popolazione residente. Nella stragrande maggioranza dei casi si tratta di piccoli comuni della fascia pedemontana e di montagna.
In Veneto le donne rappresentano il 50,9% del corpo elettorale chiamato al voto, con Venezia (51,34%), Padova (51,07%) e Rovigo (51,02%) che registrano una presenza femminile superiore alla media regionale, ma il divario con gli elettori maschi si è progressivamente ridotto negli ultimi dieci anni. Urne aperte domenica dalle 7 alle 23 e lunedì dalle 7 alle 15.
Il voto in Campania
Circa 5 milioni di elettori in Campania saranno chiamati a scegliere il nuovo governatore della Regione e i 50 componenti del Consiglio regionale. Domenica 23 e lunedì 24 novembre, i cittadini campani sceglieranno il successore di Vincenzo De Luca, che conclude il suo secondo mandato. Il 20 e 21 settembre 2020, l'ex sindaco di Salerno stravinse le elezioni sfiorando il 70% dei consensi, in piena emergenza Covid. Il dato più significativo, però, fu quello dell'astensione: alle urne si recò solo il 55% degli aventi diritto.
Sono 5825 le sezioni in cui si vota, delle quali la metà - 2896 - a Napoli. La soglia di sbarramento per tutte le liste è passata dal 3% al 2,5%, che sarà sufficiente per assegnare uno dei 50 seggi. La ripartizione per la composizione del Consiglio regionale della Campania prevede 27 seggi assegnati a Napoli e provincia, 9 a Salerno, 8 a Caserta, 4 ad Avellino e 2 a Benevento.
Sono 20 le liste a sostegno dei 6 candidati alla presidenza: 8 ciascuno per il candidato di centrosinistra Roberto Fico e di centrodestra Edmondo Cirielli, ed una ciascuna a sostegno degli altri 4 candidati indipendenti Nicola Campanile (Per - per le persone e la comunità), Giuliano Granato (Campania popolare), Carlo Arnese (Forza del popolo) e Stefano Bandecchi (Dimensione Bandecchi).
Il voto in Puglia
Devono scegliere tra quattro candidati alla presidenza e 13 liste gli oltre 3 milioni e 500 mila elettori pugliesi che domenica e lunedì 23 e 24 novembre sono chiamati alle urne per designare il governatore, che subentrerà a Michele Emiliano (in carica per 10 anni), e per rinnovare il Consiglio regionale.
Sono sei le circoscrizioni elettorali per cinque province (Foggia, Bat, Taranto, Brindisi e Lecce) e un'area metropolitana (Bari). I seggi sono 4.032, distribuiti nei 258 comuni della regione. Si vota domenica dalle 7 alle 23 e lunedì dalle 7 alle 15. Rispetto al 2020 sono diminuiti i candidati alla presidenza: allora furono 8. E anche il numero di liste è sensibilmente calato: sono 13 e all'epoca furono addirittura 29.
Gli aspiranti alla guida della Regione sono Ada Donno, per Puglia pacifista e popolare (con una unica lista che raggruppa Partito comunista italiano, Potere al Popolo, Risorgimento socialista); Sabino Mangano per l'Alleanza civica della Puglia, con una unica lista che mette insieme i movimenti Marziani e Next Italia; Antonio Decaro, candidato dei Progressisti con sei liste: Partito democratico, Movimento 5 stelle, Alleanza Verdi Sinistra, Decaro presidente, Per la Puglia–Decaro Presidente, Avanti Popolari con Decaro (dove c'è anche il Psi che presenta alcune candidature in Salento); Luigi Lobuono candidato della coalizione di centrodestra con cinque liste: Fratelli d'Italia, Forza Italia, Lega (insieme a esponenti di Udc, Nuovo Psi e Puglia popolare), Noi Moderati-Civici per Lobuono, La Puglia con Noi (solo nelle circoscrizioni Bat, Lecce, Taranto).
In Puglia è consentito il voto disgiunto tra la lista e il candidato presidente. Cinquanta i seggi in palio in Consiglio regionale più il presidente eletto. La legge elettorale prevede una soglia di sbarramento più abbordabile, il 4%, per le liste che si presentano in coalizione, più ostica, l'8% , per quelle che si presentano da sole a sostegno del candidato. Sono al massimo due le preferenze che gli elettori possono esprimere ma soltanto se sono a favore di candidati di sesso diverso e che facciano parte della stessa lista. Se si indicano candidati dello stesso sesso o di liste diverse la scheda viene annullata.

"La Sla è una patologia eterogenea: identificare i vari sottogruppi significa identificare i bersagli terapeutici da colpire. Penso che il passo più concreto dal 2026 sarà la stessa trasformazione che abbiamo visto in oncologia: una terapia diversa per ogni tipo di tumore. Perché anche la Sla, come il cancro, non è uguale per tutti. La tecnologia esiste, ma va sostenuta". Così Piera Pasinelli, fondatrice e direttrice del Weinberg Als Center alla Thomas Jefferson University di Philadelphia, e membro del'advisory board di Arisla, la Fondazione italiana di ricerca per la sclerosi laterale amiotrofica (Sla), partecipando all'evento di sensibilizzazione e beneficenza organizzato da Aisla, l'Associazione italiana Sla, 'La promessa 2025', a Roma.
Pasinelli auspica per il 2026 "l'arrivo di trial sempre più mirati, sia per le persone con mutazioni genetiche sia per quelle senza mutazioni note. Si tratta di studi clinici focalizzati su sottogruppi definiti da biomarcatori molecolari, identificati grazie alle biobanche e alle analisi delle firme cellulari che caratterizzano ogni piccolo sottogruppo di pazienti". Un ottimismo dettato anche dai recenti risultati scientifici. "Fino a 2 anni fa pensavamo che la Sla fosse una malattia incurabile - ricorda la specialista - ma l'efficacia di qalsody, la prima terapia contro la mutazione del gene Sod-1", la mutazione responsabile della Sla, "ha dimostrato che se individuiamo il target giusto la Sla può essere affrontata terapeuticamente".
Per permettere alla scienza di progredire fino a identificare i bersagli terapeutici citati da Pasinelli, sono però necessari "biobanche e registri coordinati, test genetici al momento della diagnosi, collaborazioni solide e investimenti adeguati", approfondisce Pasinelli che conclude con l'augurio "che il 2026 sia l'anno in cui anche in Italia entreremo pienamente nell'era della medicina di precisione per la Sla. Anche se ci arriveremo un passo alla volta, sarà un passo concreto e molto importante".
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