
(Adnkronos) - È morto Loriano Bagnoli, presidente onorario e patron della Sammontana, aveva 86 anni. Figlio di Romeo che nel 1948 aveva aperto un bar latteria, fu tra i fondatori della azienda di gelati di Empoli (Fi) insieme ai fratelli Renzo e Sergio.
Tra i ricordi condivisi sui social, quello del presidente della Regione Toscana, Eugenio Giani. "Oggi perdiamo un grande imprenditore toscano: Loriano Bagnoli, 86 anni, uno dei fondatori dell’azienda Sammontana, nata a Empoli e divenuta simbolo dell’eccellenza italiana nel mondo del gelato. Con i fratelli Renzo e Sergio, ha trasformato una piccola gelateria artigianale in una realtà industriale che ha creato migliaia di posti di lavoro e ha portato il nome della Toscana nel mondo", ha scritto su Facebook. "Alla sua famiglia, ai dipendenti e a tutta la comunità di Empoli va la massima vicinanza da parte mia e della Regione Toscana. Grazie, Loriano, per aver creduto nella tua terra"
"Loriano Bagnoli è stato il fondatore di Sammontana con i suoi fratelli Renzo e Sergio. Nel 1948. Iniziando a trasformare la latteria del babbo Romeo in una vera e propria azienda di produzione del gelato. Sono arrivati a costruire una realtà leader del settore, che ha portato il nome di Empoli nel mondo. Per anni Loriano l’ha guidata da presidente con visione e saldezza tenendo in modo particolare al rapporto con i lavoratori. Ha saputo crescere anche una nuova generazione che fosse pronta a cogliere le sfide aziendali, come poi lo si è dimostrata,e come lo sta dimostrando con grandi scelte e grandi innovazioni", scrive il sindaco di Empoli, Alessio Mantellassi. "Oggi Loriano ci ha lasciato. Un pezzo di Empoli ci lascia. Un pezzo della Empoli industriosa, che nel dopoguerra ha spostato le macerie e ha costruito, costruito e costruito con sapienza e pazienza. Mando un abbraccio fortissimo a Leonardo, a Caterina e a tutta la famiglia Bagnoli. Grazie di tutto Loriano".
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(Adnkronos) - "Che cosa siamo, davvero? Non lo so. Ma siamo vivi, e questo basta. È un miracolo". A 87 anni Anthony Hopkins l'attore gallese con due Oscar che ha terrorizzato il mondo nei panni di Hannibal Lecter non sembra interessato alla gloria, ma al semplice fatto di esistere. "Ogni mattina mi alzo e penso: 'Ehi, sono ancora qui'. E ancora non me ne capacito". È con questa limpida meraviglia che Hopkins presenta la sua autobiografia, 'We Did OK, Kid', un viaggio intenso e spesso doloroso dentro la mente di un uomo che non si è mai sentito all'altezza, in uscita in contemporanea mondiale martedì 4 novembre (in Italia è pubblicata da Longanesi con il titolo "E' andata bene, ragazzino").
"Non posso prendermi il merito del mio successo", dichiara in un'intervista alla Bbc rilasciata nella sua casa a Beverly Hllls. "Non l'ho pianificato, non l'ho cercato. È solo accaduto. Fortuna, destino, chi lo sa?".
Il piccolo Tony di Port Talbot, Galles del Sud, era il classico bambino che nessuno voleva in squadra. "Mi chiamavano 'testa d'elefante'. Gli insegnanti mi picchiavano, i compagni mi deridevano. Mi davano del cretino, e forse lo ero, ma nel mio modo". Quel senso di esclusione, racconta, "mi ha dato una rabbia che mi ha tenuto in vita. Volevo dimostrare qualcosa, anche se non sapevo bene cosa".
Poi arrivò il teatro, ma anche lì Hopkins si sentiva un intruso. "Non mi adattavo allo stile britannico, troppo impostato. Io volevo vivere, non reggere una lancia in calzamaglia per tutta la vita". La svolta fu Katharine Hepburn, sul set de 'Il leone d'inverno' (1968): "Mi disse: 'Non recitare, dì solo le battute'. È stato il miglior consiglio della mia vita".
Da allora, Hopkins ha fatto della sottrazione la sua arte. "Be still. Sii fermo. Non muoverti, non esibire la recitazione. Semplifica. È tutto lì". Così nacque Hannibal Lecter di 'Il silenzio degli innocenti' che ancora oggi fa tremare: sguardo fisso, voce ferma, un sussurro che taglia più di un urlo. "Ho letto poche pagine della sceneggiatura e ho capito subito: questo cambierà la mia vita. Ho il diavolo dentro, come tutti. So cosa spaventa la gente: la quiete". Quel sibilo dopo la battuta 'Mi mangiai il suo fegato con un bel piatto di fave ed un buon Chianti?'. "L'ho copiato da Bela Lugosi in Dracula. Una follia improvvisata. Il regista Jonathan Demme la tenne. E il resto è storia".
Negli anni Settanta, però, dietro la maschera del talento si nascondeva l'abisso. "Ero perso. L'alcol mi aveva reso cattivo. L'ho pagata cara con chi mi voleva bene". Fino a quella notte del 1975, quando, ubriaco, si ritrovò a guidare in stato di blackout totale. "Avrei potuto uccidere qualcuno. Quando mi sono svegliato, ho capito che era finita. Ho chiamato per chiedere aiuto. E una voce dentro di me ha detto: 'È tutto finito. Ora puoi vivere'. Da allora non ho più toccato un goccio".
Alle riunioni degli Alcolisti Anonimi l'attore scoprì qualcosa di inaspettato: "Eravamo tutti uguali. Tutti fuori posto. Persone che non si sentono mai a casa. E per la prima volta ho pensato: non sono solo". Nel libro, Hopkins affronta con onestà il dolore più profondo: l'estraneità con la figlia Abigail, nata dal suo primo matrimonio. "Ero un padre terribile. L'ho lasciata quando era piccola. È la mia ferita più grande". Durante le riprese di 'Re Lear' nel 2018, le parole del re che chiede perdono a Cordelia lo travolsero: "Quando Lear dice 'Le ho fatto del male', ho capito. Era come se lo dicessi a mia figlia. E ho pianto come non avevo mai pianto in vita mia". "Spero che lei sappia che la mia porta è sempre aperta", scrive ora. "Forse è troppo tardi, ma le parole, a volte, sanno ancora arrivare".
Anche davanti all'attualità, Hopkins non filtra: "Nessuno può più avere un'opinione diversa. È follia pura. È fascismo. Se continuiamo con quest'odio, siamo morti". Poi, nell'intervista alla Bbc, si ferma, sorride e quasi si scusa per il tono accorato: "Ma sai, alla fine siamo solo di passaggio. Litighiamo per le idee, ma un giorno saremo tutti morti. Tanto vale darsi una calmata". Accanto alla moglie Stella Arroyave, l'attore ha trovato una serenità che lo sorprende. Ha perso due pianoforti negli incendi che hanno distrutto la sua casa di Los Angeles, ma non si lamenta: "Erano solo cose. Ne ricomprerò uno. O magari no". (di Paolo Martini)
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(Adnkronos) - Dal 13 novembre alla Reggia di Caserta torna “Maestri alla Reggia”, la rassegna promossa dall’Università degli Studi della Campania “Luigi Vanvitelli” che da otto anni porta nel cuore del monumento vanvitelliano le voci più autorevoli del cinema italiano. Quattro nuovi appuntamenti, tra novembre e dicembre, offriranno al pubblico l’occasione di incontrare registi e interpreti in dialogo con alcune delle firme più riconosciute del giornalismo culturale.
L’edizione 2025 si apre giovedì 13 novembre alle ore 18:00 con Silvio Soldini, regista e sceneggiatore che ha saputo coniugare sensibilità d’autore e successo di pubblico. L’incontro sarà condotto dalla giornalista Alessandra De Luca. Martedì 25 novembre sarà la volta di Luca Zingaretti, volto amatissimo del cinema, del teatro e della televisione, protagonista di un talk con Federico Pontiggia. Lunedì 15 dicembre toccherà a Edoardo Leo, attore e regista capace di unire popolarità e ricerca autoriale. Il quarto incontro, attualmente in via di definizione, sarà annunciato nelle prossime settimane.
Gli incontri si svolgeranno nel vestibolo superiore della Reggia di Caserta, con ingresso da piazza Carlo di Borbone. La partecipazione è gratuita, previa prenotazione fino a esaurimento posti disponibili. Priorità d’ingresso sarà riservata a docenti e studenti dell’Ateneo, nel rispetto della vocazione culturale e formativa della rassegna.
“Maestri alla Reggia” si conferma come uno degli appuntamenti più attesi nel panorama culturale campano, capace di intrecciare cinema, pensiero e racconto dal vivo in un contesto di grande suggestione architettonica. Un’occasione per ascoltare da vicino le storie, le visioni e le esperienze di chi il cinema lo fa, lo interpreta e lo racconta.
Leggi tutto: Cinema, Soldini, Zingaretti e Leo protagonisti di 'Maestri alla Reggia' 2025

(Adnkronos) - Donald Trump ha dichiarato di essere stato "male" per la famiglia reale dopo che ad Andrew Mountbatten Windsor sono stati tolti i titoli a causa dei suoi legami con Jeffrey Epstein. Parlando ai giornalisti sull'Air Force One, il presidente degli Stati Uniti ha affermato che si tratta di una situazione "terribile" per la famiglia reale. "Voglio dire, è una cosa terribile quella che è successa alla famiglia - ha aggiunto - È stata una situazione tragica, ed è davvero un peccato. Voglio dire, mi dispiace per la famiglia".
Re Carlo ha anche sfrattato il fratello minore dalla Royal Lodge di Windsor e si prevede che l'ex principe si trasferirà in una proprietà più piccola nella tenuta di Sandringham, nel Norfolk. Trump è da tempo oggetto di interrogativi sui suoi legami con Epstein, il finanziere pedofilo che si è suicidato in prigione nel 2019. Ha sempre negato qualsiasi coinvolgimento con l'uomo d'affari newyorkese, ma quest'anno sono sorti dubbi sui suoi legami quando Elon Musk, alleato politico di Trump, ha accusato il presidente di essere nei file di Epstein.
Giovedì scorso, il sovrano ha privato Andrea dei suoi titoli di principe e duca di York a causa dei suoi legami con Epstein. Ha perso i suoi titoli reali dopo la pubblicazione postuma delle memorie di Virginia Giuffre, una delle vittime di Epstein, che nell'agosto 2021 aveva accusato Andrew di violenza sessuale in un caso che è stato risolto in via stragiudiziale. Aveva inoltre affermato di aver avuto rapporti sessuali con Andrea in tre occasioni, anche quando era minorenne, dopo essere stata sfruttata da Epstein e da Ghislaine Maxwell, ex fidanzata e stretta collaboratrice del finanziere.
Ieri, il segretario alla Difesa britannico John Healey ha dichiarato al programma Sunday Morning di Sky che l'ex principe potrebbe essere privato del suo grado onorario di vice ammiraglio. Andrea ha negato le accuse della Giuffre.
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(Adnkronos) - La procura di Roma ha aperto un’inchiesta in relazione al caso delle immagini, generate con l’Intelligenza artificiale, in cui giornaliste e donne del mondo dello spettacolo appaiono nude. Immagini poi pubblicate su un sito per adulti.
All’attenzione dei pm di piazzale Clodio ci sono alcune denunce fra cui quella della giornalista Francesca Barra. Nel fascicolo avviato si procede per il reato 612 quater del Codice penale sull’illecita diffusione di contenuti generati o alterati con sistema di Intelligenza artificiale. Fattispecie introdotta lo scorso ottobre che prevede la reclusione da uno a cinque anni.
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(Adnkronos) - La fiction Màkari 4, trasmessa ieri domenica 2 novembre su Rai1, è stato il programma più visto del prime time, con 2.820.000 spettatori e il 17.4% di share. Al secondo posto La Notte nel Cuore su Canale5, che ha conquistato 2.442.000 spettatori e il 15.3% di share. Terzo piazzamento per Report su Rai3, con 1.719.000 spettatori e il 9.7% di share (preceduto dalla presentazione a 1.517.000 e il 7.7%).
A seguire, tra gli altri ascolti del prime time: Le Iene presentano: Inside su Italia1 (1.229.000 spettatori, share 9.7%); Che Tempo Che Fa sul Nove (1.498.000 spettatori, share 8.4%, seguito da Il Tavolo, con 751.000 spettatori, share 7%); Fuori dal Coro su Rete4 (733.000 spettatori, share 5.8%); N.C.I.S. – Unità Anticrimine su Rai2 (658.000 spettatori, share 3.5%); Una Giornata Particolare su La7 (513.000 spettatori, share 3.1%); Innocenti bugie su Tv8 (287.000 spettatori, share 1.6%).
In access prime time, su Canale5 La Ruota della Fortuna ha raccolto 4.938.000 spettatori pari al 24.9%. Su Rai1, Affari Tuoi ha registrato 4.620.000 spettatori e il 23.2% di share.
Nel preserale, su Rai1 L’Eredità – La Sfida dei 7 ha ottenuto 3.159.000 spettatori (share 20.2%), mentre L’Eredità 4.258.000 spettatori (share 23.9%). Su Canale5, la replica di Avanti il Primo ha ottenuto 2.052.000 spettatori (share 13.7%) e Avanti un Altro 2.641.000 spettatori (share 15.5%).
Nel pomeriggio, su Rai1 Domenica In ha raccolto 2.027.000 spettatori (share 15.6%) nella prima parte, 1.615.000 spettatori (share 13.7%) nella seconda e 1.521.000 spettatori (share 13.3%) nella terza parte chiamata I Saluti di Mara. A seguire ottimo risultato per Da Noi… a Ruota Libera, che ha ottenuto 2.110.000 spettatori (share 16.1%). Su Canale5, dopo L’Arca di Noè (2.425.000 spettatori, share 17.5%), Amici ha raggiunto 2.910.000 spettatori (share 22.5%). Verissimo ha intrattenuto 2.073.000 spettatori (share 18.3%) nella prima parte, 2.057.000 spettatori (share 16.3%) nella seconda e 1.969.000 spettatori (share 13.8%) nella terza parte.
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(Adnkronos) - Due alpinisti italiani sono dispersi sul Panbari, in Nepal. Lo hanno reso noto i funzionari del turismo di Kathmandu, secondo cui gli scalatori Stefano Farronato e Alessandro Caputo stavano tentando di scalare la montagna alta 6.887 metri, nel Nepal occidentale, insieme a una squadra composta da tre membri. Himal Gautam, del dipartimento del turismo del Nepal, ha dichiarato che sono in corso le ricerche degli scalatori dispersi in una zona dove era avvenuto il passaggio del ciclone Montha.
"I due sono rimasti bloccati nel campo uno a causa delle forti nevicate e da sabato non hanno più avuto contatti", ha detto Gautam, aggiungendo che il capo della squadra, che si trovava al campo base, è stato salvato ieri da un elicottero.
La scorsa settimana, il ciclone Montha ha causato forti piogge e nevicate in tutto il Nepal, lasciando escursionisti e turisti bloccati sui popolari percorsi di trekking dell'Himalaya.
Sagar Pandey, presidente dell'Associazione delle agenzie di trekking del Nepal, ha affermato che più di mille escursionisti e turisti hanno dovuto essere salvati da quando martedì sono iniziate le forti nevicate. "È stata una sfida perché le operazioni con gli elicotteri erano difficoltose a causa della scarsa visibilità. Ora il meteo è migliorato", ha aggiunto.
Nel distretto di Mustang, nel Nepal occidentale, venerdì i soccorritori dell'esercito nepalese hanno impiegato tre giorni di trekking e ricerche nella neve per raggiungere tre escursionisti britannici e 15 escursionisti locali. Il Nepal ospita otto delle dieci vette più alte del mondo, tra cui il monte Everest, e accoglie ogni anno centinaia di scalatori ed escursionisti.
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(Adnkronos) - La Francia, dopo il caso della vendita di bambole gonfiabili pedopornografiche, minaccia di vietare Shein se "questi comportamenti si ripeteranno". A minacciare il colosso dell'e-commerce è il ministro dell'Economia francese, Roland Lescure intervistato da 'Rmc' e 'Bfm Tv'.
"Voglio essere molto chiaro: se questi comportamenti si ripeteranno, avremo il diritto e lo chiederò, che la piattaforma Shein venga vietata sul mercato francese. E' previsto dalla legge", avverte il ministro dell'Economia precisando che queste norme sono previste anche per "atti terroristici, traffico di droga e pedopornografia".
"La legge è molto chiara: se ci sono comportamenti che si ripetono o se gli oggetti in questione non vengono rimossi entro 24 ore, il governo può chiederlo", sottolinea Lescure. In questa fase, aggiunge, "abbiamo fatto una denuncia al procuratore quindi ci sarà un'indagine giudiziaria" che dovrà "identificare i motivi per cui questo tipo di prodotti sono finiti su queste piattaforme".
Le autorità francesi attraverso la Direzione generale per la Concorrenza e la Lotta contro le Frodi hanno scoperto "che il sito di e-commerce Shein vendeva bambole sessuali dall'aspetto infantile". La loro descrizione e categorizzazione sul sito, aveva sottolineato l'Autorità, "lasciano pochi dubbi sulla natura pedopornografica del contenuto". Il gigante asiatico dell'e-commerce ha dichiarato poco dopo di aver rimosso "immediatamente" le bambole sessuali.
Banco ko contro Udine. Coach rischia l'esonero. In pole Ramagli... 
(Adnkronos) - I numeri uno del tennis mondiale insieme per il via ufficiale alla nuova stagione. Jannik Sinner e Carlos Alcaraz apriranno il 2025 con un match d'esibizione in Corea del Sud, a Seul. Lo scorso 22 ottobre i due avevano già chiarito che all'inizio del nuovo anno sarebbero volati in Asia per "Hyundai Card Super Match", evento già famoso per aver attirato in Corea del Sud alcuni grandi campioni, come Roger Federer e Pete Sampras. Adesso c'è la data, resa nota dagli organizzatori: Sinner e Alcaraz si sfideranno il 10 gennaio all’Incheon Inspire Arena di Seul. In un confronto milionario, con cifre non ancora rese note.

(Adnkronos) - Sono stati fermati i due giovani di 18 e 23 anni accusati di aver sparato almeno tre colpi di pistola in piazza Pace a Boscoreale (Napoli) uccidendo il 18enne Pasquale Nappo. Si tratta di due giovani di Torre Annunziata, che si sono consegnati ai carabinieri nella notte.
Le indagini lampo dei carabinieri del nucleo investigativo del Gruppo di Torre Annunziata hanno permesso di identificare i due: il 23enne è ritenuto il giovane alla guida dello scooter, mentre a sparare sarebbe stato il 18enne, stessa età della vittima, che avrebbe impugnato una pistola per sparare contro il gruppo di amici in piazza, colpendo mortalmente Pasquale Nappo.
La vittima, un incensurato ritenuto vicino agli ambienti dello spaccio di droga di Scafati, è poi morta subito dopo il ricovero presso l'ospedale San Leonardo di Castellammare di Stabia. I due saranno destinatari di un decreto di fermo della Procura di Torre Annunziata.
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(Adnkronos) - Una donna di 43 anni è stata aggredita e accoltellata questa mattina in piazza Gae Aulenti, a Milano.
La dinamica non è ancora del tutto chiara e i carabinieri di Milano sono al lavoro per cercare di ricostruire i fatti.
La donna è stata soccorsa dal personale Areu 118 e trasferita in ospedale.
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(Adnkronos) - Al via l'udienza davanti al Tribunale del Riesame di Brescia per l'ex procuratore aggiunto di Pavia Mario Venditti (presente in aula) e il pm Pietro Paolo Mazza, oggi in forza alla Procura di Milano, indagati per peculato e corruzione in un filone d'indagine dell'inchiesta 'Clean'.
Di recente, sia Mazza che Venditti - quest’ultimo indagato anche per corruzione in atti giudiziari nel caso Garlasco - sono stati sottoposti a perquisizione e sequestro ed è proprio sul materiale finito nella mani della Guardia di finanza che i difensori hanno presentato ricorso. Domenico Aiello, legale di Venditti, e l'avvocato Massimo Dinoia che assiste Mazza si oppongono alla genericità del decreto che ha portato al sequestro di cellulari, computer, hard disk e altro materiale informatico.
Per la procura di Brescia, gli indagati avrebbero beneficiato di "varie utilità (pranzi presso il ristorante Lino, vendita di auto a prezzo inferiore a quello di mercato, effettuazione gratuita di lavori di manutenzione alle auto) a fronte del compimento di atti contrari ai doveri d'ufficio", consistiti "nell'affidamento pressocché esclusivo a Esitel del noleggio degli apparati di intercettazione e nell'affidamento esclusivo a Cr Service del noleggio di autovetture in misura incongrua rispetto alle esigenze investigative e destinate ad uso privato non inerente alle attività di indagine" si legge nel provvedimento della pm Claudia Moregola. Ha rinunciato al Riesame, fissato sempre per oggi, l’imprenditore Cristiano D'Arena, titolare di Esitel.
Sull’udienza di oggi i giudici di Brescia si riserveranno: la decisione è attesa nei prossimi giorni. Se dovessero anche in questo caso annullare il decreto, Venditti potrebbe ritornare in possesso di cellulari e pc. Per l’ex magistrato si tratta di un ulteriore decreto di sequestro dopo che lo scorso 26 settembre è stato perquisito per il delitto di Garlasco dove è indagato perché accusato di aver favorito nel 2017, in cambio di denaro (tra i 20-30 mila euro), la richiesta di archiviazione di Andrea Sempio, nuovamente indagato per l'omicidio di Chiara Poggi.
Venditti è in attesa di una nuova udienza davanti al Riesame di Brescia dopo che già una volta gli stessi giudici hanno stabilito la restituzione di tutto il materiale informatico, in totale 11 dispositivi, sequestrato all'ex magistrato. Una bocciatura alla richiesta della Procura - si attendono ancora le motivazioni - di fronte alla quale il procuratore capo di Brescia Francesco Prete e la pm Moregola hanno prima emesso un secondo decreto di sequestro (in attesa dell’udienza) e poi, la scorsa settimana, la scelta di ricorrere alla nomina di un consulente tecnico per copiare l’intero contenuto dei dispositivi informatici. Un’attività irripetibile fissata per questo pomeriggio a Pinerolo (Torino), che ha trovato l’opposizione del difensore Aiello il quale ha presentato ricorso chiedendo che si pronunci un giudice.
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(Adnkronos) - Dopo un weekend decisamente grigio e piovoso, in linea con il periodo di Ognissanti, arriva un’importante rimonta anticiclonica sull’Italia che raggiungerà il suo picco tra martedì e mercoledì.
Federico Brescia, meteorologo de iLMeteo.it, conferma che un esteso e robusto campo di alta pressione è pronto a conquistare il Mediterraneo per gran parte della nuova settimana. Questo anomalo scudo atmosferico garantirà condizioni di tempo sereno e stabile su tutta la Penisola.
Prima di assistere a questo netto stravolgimento delle condizioni meteo però bisogna precisare che lunedì alcune regioni, in particolare il medio e basso adriatico e le aree tirreniche di Sicilia e Calabria dovranno fare i conti con delle piogge e rovesci in graduale attenuazione serale.
La vera e propria svolta è attesa da martedì 4 Novembre, quando grazie a una bella risalita dell’alta pressione, l'Italia sarà avvolta da tanto sole e un clima insolitamente mite per il periodo. Tutto il Paese, da Nord a Sud, potrà beneficiare di questa fase anomala. Le temperature massime sono attese in netta risalita, superando facilmente la soglia dei 18°C grazie all’irraggiamento solare. Potremmo definirla un’estate di San Martino in anticipo.
La stabilità atmosferica e l'alta pressione, specialmente sulle pianure settentrionali, porteranno però alla formazione di foschie o nebbie. Si tratta di fenomeni tipici autunnali, che saranno comunque destinati a dissolversi entro la tarda mattinata, lasciando spazio al sole.
Nonostante il tepore diurno, l'alta pressione favorirà anche un forte raffreddamento durante le ore notturne. Dopo il tramonto, le temperature scenderanno parecchio, portando a notti fresche o persino localmente fredde. Si registrerà quindi un notevole aumento del divario termico tra il giorno e la notte.
Verso la fine della settimana, in particolare tra giovedì e venerdì, è atteso l'arrivo di un nuovo fronte atlantico collegato a un vortice che punterà la Sardegna. Questo porterà le prime piogge sulle Isole Maggiori per poi estendersi al resto del Sud e sulle regioni adriatiche centrali. Nonostante il peggioramento, le temperature continueranno a mantenersi oltre la media stagionale.
NEL DETTAGLIO
Lunedì 3. Al Nord: sereno, nebbie mattutine in pianura. Al Centro: piogge e rovesci sulle adriatiche. Al Sud: rovesci sparsi e locali temporali.
Martedì 4. Al Nord: stabile e soleggiato. Al Centro: sole e temperature in aumento. Al Sud: atmosfera stabile.
Mercoledì 5. Al Nord: nubi sparse, alcune nebbie al mattino. Al Centro: sereno, nebbie o foschie nei fondivalle. Al Sud: sereno e mite.
Tendenza: pressione in calo, peggiora dalla Sardegna verso il Sud nel weekend.
Leggi tutto: Ultime piogge poi arriva l’estate di San Martino in anticipo: le previsioni meteo

(Adnkronos) - "Se c'eravamo io e Pruzzo vincevamo 4 a 1". Così Francesco “Ciccio” Graziani, commentando a La Domenica Sportiva il big match di San Siro tra Milan e Roma vinto 1-0 dai rossoneri. "Guardando la partita, purtroppo, non riempi l'area, non c'è nessuno che intuisce il tipo di cross, se deve andare avanti, se deve stare un po' più indietro", ha detto l'ex attaccante della Roma e della Nazionale criticando la sterilità del reparto offensivo giallorosso.
Per Graziani "la Roma purtroppo manca in questo, non ha due riferimenti davanti, o perlomeno anche uno, che sappia approfittare anche di tutti questi palloni che la squadra mette in mezzo" .
Leggi tutto: Milan-Roma, la frecciata di Ciccio Graziani: "Con me e Pruzzo finiva 4-1"

(Adnkronos) - I rappresentanti militari hanno informato le famiglie dei soldati presi in ostaggio, il colonnello Asaf Hamami, il capitano Omer Neutra e il sergente maggiore Oz Daniel, che i loro corpi sono stati restituiti a Israele da Hamas la scorsa notte, dopo il completamento delle operazioni di identificazione da parte degli esperti forensi.
"Il governo di Israele condivide il profondo dolore delle famiglie Hamami, Neutra e Daniel e di tutte le famiglie degli ostaggi caduti", afferma l'ufficio del Primo Ministro in una nota, aggiungendo che Israele è "determinato, impegnato e sta lavorando instancabilmente" per riportare indietro tutti gli otto ostaggi deceduti per la sepoltura e che Hamas è "tenuta a rispettare i suoi impegni con i mediatori e a restituirli come parte dell'attuazione dell'accordo".
Leggi tutto: Israele, di 3 militari i corpi degli ultimi ostaggi restituiti da Hamas

(Adnkronos) - Donald Trump ha inviato segnali contrastanti sul potenziale intervento degli Stati Uniti in Venezuela, minimizzando le preoccupazioni di una guerra imminente contro la nazione sudamericana ma affermando che i giorni del suo leader Nicolás Maduro sono contati. Le dichiarazioni del presidente, rilasciate durante un'intervista alla Cbs, giungono mentre gli Stati Uniti stanno radunando unità militari nei Caraibi e hanno condotto numerosi attacchi contro presunte navi dedite al traffico di droga, uccidendo decine di persone .
Alla domanda, durante il programma 60 Minutes, se gli Stati Uniti avrebbero dichiarato guerra al Venezuela , Trump ha risposto: "Ne dubito. Non credo". Tuttavia, quando gli è stato chiesto se i giorni di Maduro come presidente fossero contati, ha risposto: "Direi di sì. Penso di sì, sì".
Maduro, che negli Stati Uniti è stato incriminato per reati di droga, ha accusato Washington di aver usato il traffico di droga come pretesto per "imporre un cambio di regime" a Caracas e impadronirsi del petrolio venezuelano.
Nelle ultime settimane, più di 15 attacchi statunitensi contro imbarcazioni nei Caraibi e nel Pacifico hanno causato la morte di almeno 65 persone; l'ultimo è avvenuto sabato, suscitando critiche da parte dei governi della regione. Washington non ha ancora reso pubblica alcuna prova che i suoi obiettivi stessero contrabbandando stupefacenti o rappresentassero una minaccia per gli Stati Uniti.
Leggi tutto: Trump: "Maduro ha i giorni contati", ma esclude una guerra con il Venezuela

(Adnkronos) - Lutto per Laura Pausini. Lo zio è stato investito in bici alle porte di Bologna ed è morto. Lo rivela 'il Resto del Carlino'. Ettore Pausini aveva 78 anni ed era il fratello del padre della cantante. L’auto che lo ha travolto è fuggita subito dopo l’incidente. Lo scontro è avvenuto sugli Stradelli Guelfi alle porte di Bologna. Sono in corso le indagini per rintracciare il pirata.
Leggi tutto: Travolto in bici da un'auto pirata, morto Ettore Pausini: lo zio di Laura

(Adnkronos) - Il potente terremoto di magnitudo 6,3 che ha colpito l'Afghanistan settentrionale durante la notte ha ucciso più di 20 persone e ne ha ferite circa 320. Lo ha dichiarato il ministero della Salute del Paese.
Nelle province di Balkh e Samangan "circa 320 connazionali sono rimasti feriti e più di 20 sono stati uccisi", ha dichiarato il portavoce del ministero Sharafat Zaman in un videomessaggio condiviso con i giornalisti, specificando che si tratta di un bilancio preliminare.
Danneggiata la Moschea Blu di Mazar-i-Sharif, un monumento del XV secolo famoso per le sue piastrelle dai colori vivaci. Alcuni pezzi della struttura decorata, in particolare quelli di uno dei suoi minareti, si sono staccati e sono sparsi nel parco della moschea, uno dei pochi siti turistici del Paese.
Leggi tutto: Terremoto in Afghanistan, almeno 20 morti e 320 feriti

(Adnkronos) - Acqua più preziosa del petrolio in Medio Oriente dove l'approvvigionamento idrico sta diventando sempre più critico, in particolare in Giordania e in Iraq, colpiti dalle crisi climatiche e migratorie. La Svizzera assicura di voler mettere a disposizione le proprie competenze in questo settore, come ha indicato il consigliere federale Ignazio Cassis recentemente in visita nella regione.
L'Iraq, che conta 46 milioni di abitanti, si rifornisce di acqua principalmente attraverso il Tigri e l'Eufrate. Ma questa risorsa negli ultimi anni tende a scarseggiare. La situazione è particolarmente critica per l'agricoltura. "L'acqua è ormai più importante del petrolio", ha detto a Keystone-Ats il capo del Dipartimento federale degli affari esteri (Dfae) a margine del suo tour in Medio Oriente la scorsa settimana. Sono più le guerre che scoppiano per l'acqua che per il petrolio, ha fatto notare.
L'Asia centrale e il Medio Oriente sono particolarmente colpiti da questo fenomeno. Il ticinese ha dichiarato di voler rafforzare i programmi esistenti sul posto, senza fornire cifre precise. Anche la presidente del Consiglio nazionale Maja Riniker (Plr/Ag), che ha accompagnato Cassis nel viaggio, è rimasta colpita dalla rilevanza dell'acqua in questa regione. "Questo tema è stato onnipresente nei miei incontri con i miei omologhi, in particolare in Giordania e in Iraq", ha raccontato.
La deputata intende portare la questione all'attenzione del parlamento una volta terminato il suo mandato di prima cittadina della Confederazione a dicembre. Come Cassis, ritiene che la Svizzera possa contribuire con il proprio know how. "Le proiezioni relative allo stress idrico, ovvero quando la domanda di acqua supera le risorse disponibili, mostrano effettivamente che la regione del Medio Oriente è direttamente toccata", sottolinea Christian Bréthaut, direttore scientifico del Geneva Water Hub e professore associato di buon governo idrico all'università di Ginevra. Il Geneva Water Hub è un istituto di ricerca e politica idrica con sede nella città di Calvino. Fondato dalla Confederazione e dall'ateneo ginevrino, si occupa in particolare di diplomazia dell'acqua per prevenire e risolvere i conflitti legati all'oro blu.
La Svizzera attualmente offre sostegno tecnico e diplomatico nella gestione delle risorse idriche nel mondo attraverso la sua linea d'azione Blue Peace. Una filiale è presente in Medio Oriente. L'iniziativa mira a facilitare il processo di dialogo tra gli Stati della regione. Uno dei suoi attori chiave è la Turchia, dove nascono Eufrate e Tigri, spiega Bréthaut. Il Paese è molto più stabile rispetto all'Iraq o alla Siria, che hanno minori capacità di reazione.
Si avvertono tensioni: le autorità irachene hanno più volte attribuito alle dighe lungo i due fiumi situate in territorio turco la significativa riduzione della loro portata. Baghdad afferma di ricevere oggi meno del 35% della quota d'acqua di questi due fiumi assegnata al Paese, i cui sistemi di gestione delle risorse idriche sono carenti. La situazione è critica anche in Giordania, una delle nazioni più povere al mondo in termini di risorse idriche. Il paese si trova in una situazione particolarmente difficile a causa dell'afflusso di rifugiati, soprattutto siriani. Alcuni anni fa Berna ha sostenuto l'apertura di un centro di diplomazia dell'acqua nella capitale Amman.
Queste iniziative nel settore cruciale dell'acqua consentono alla Svizzera di esercitare un'influenza nella regione, che riveste un interesse strategico sempre più importante? "Certamente", risponde Bréthaut. "Ma il paese si concentra maggiormente sui suoi buoni uffici, nonostante sia molto competente nella gestione delle risorse idriche". I buoni uffici sono stati uno dei temi principali affrontati durante la visita di Cassis in Iraq. Il paese, in fase di ricostruzione dopo decenni di guerra, vuole posizionarsi come mediatore.
Per quanto riguarda il timore che possano scoppiare guerre per l'acqua, Bréthaut constata un cambiamento. La presa in ostaggio della diga di Mosul in Iraq da parte del sedicente Stato islamico (Isis) nel 2014 è stato uno dei primi segnali d'allarme che un'infrastruttura idrica può essere utilizzata come arma di guerra, spiega. Questo tipo di attacchi, finora tabù, si è poi ripetuto in altri conflitti, come in Ucraina, Sud Sudan e Siria. "Detto questo, dal 1940 sono scoppiati una trentina di conflitti legati all'acqua, contro oltre 300 accordi firmati", afferma lo specialista.
Leggi tutto: Medio Oriente in crisi d’acqua: la sfida della Svizzera contro la guerra dell'oro blu

(Adnkronos) - "La Russia e la Cina testano armi nucleari senza dirlo. Anche gli Usa faranno test". Donald Trump annuncia la svolta degli Stati Uniti, che torneranno ad effettuare test nucleari dopo uno stop di circa 30 anni. Il numero 1 della Casa Bianca si esprime nella lunga intervista trasmessa da 60 Minutes, storico programma della Cbs, nella serata americana di domenica 2 novembre. "Abbiamo più armi nucleari di qualsiasi altro Paese. La Russia è seconda. La Cina è terza, molto distante, ma sarà al livello della Russia tra cinque anni", dice accendendo i riflettori sul tema della denuclearizzazione: "E' un tema molto importante. Abbiamo abbastanza armi nucleari per far saltare in aria il mondo 150 volte".
Perché Washington deve riprendere i test? "Beh, perché bisogna vedere come funzionano" le armi. "La Russia ha annunciato che li avrebbe eseguiti. Se ci fate caso, la Corea del Nord esegue test costantemente. Anche altri paesi li stanno facendo. Siamo l'unico paese che non li testa, e io voglio essere l'unico Paese che non li testa. Abbiamo un'enorme potenza nucleare che ci è stata data in gran parte perché quando ero presidente (e detestavo farlo, ma era necessario) ho ricostruito l'esercito durante il mio primo mandato. Sto dicendo che testeremo armi nucleari come fanno gli altri paesi, sì".
La giornalista Norah O'Donnell insiste sul tema: l'unico paese che sta testando armi nucleari è la Corea del Nord. "Beh, la Russia... no, no. La Russia sta testando armi nucleari... E anche la Cina le sta testando. Semplicemente non lo sapete", la risposta di Trump. Al presidente americano si fa notare che recentemente Mosca ha, a quanto pare, testato sistemi di lancio senza utilizzare testate nucleari. Ma Trump non cambia idea: "La Russia sta testando e la Cina sta testando, ma non ne parlano. Noi siamo diversi. Ne parliamo. In quei paesi non hanno giornalisti che ne scriveranno. Noi sì. Faremo i test, perché altri lo fanno. E certamente la Corea del Nord ha effettuato test. Il Pakistan ha fatto lo stesso. Ma non vengono a dirvelo".
"Questo è un mondo grande. Non si sa necessariamente dove stiano eseguendo i collaudi. Loro effettuano test sottoterra, a profondità notevoli, dove la gente non sa esattamente cosa stia succedendo", prosegue il presidente degli Stati Uniti. "La Russia ha fatto... una piccola minaccia l'altro giorno quando ha detto che avrebbe effettuato certi tipi di test di diverso livello. Ma la Russia testa, la Cina... e la Cina testa e anche noi lo faremo", ribadisce senza scendere nei particolari.
"Come si fa a sapere se certe armi funzionano? Si costruiscono e poi bisogna provarle. Secondo me, abbiamo le migliori e sono stato io a rinnovarle. Mi è dispiaciuto farlo, perché la capacità distruttiva è qualcosa di cui non si vuole nemmeno parlare. Ma se gli altri li avranno, dovremo averli anche noi. E se li abbiamo - ripete- dobbiamo testarli, altrimenti non si sa mai come funzioneranno. Ma non vogliamo usarle".

(Adnkronos) - "No. In questo momento, no". Donald Trump dice no alla fornitura di missili Tomahawk all'Ucraina. Kiev chiede da tempo i missili americani a lungo raggio per colpire in profondità obiettivi nel territorio della Russia. Il presidente degli Stati Uniti, come dice sull'Air Force One rispondendo alle domande dei giornalisti sul volo che lo riporta a Washington dalla Florida, non prende in considerazione in questo momento l'ipotesi di consegnare i missili all'Ucraina.
"Stanno combattendo, è stata una dura guerra per Putin. Ha perso tantissimi soldati, forse un milione", dice Trump, che non intende farsi coinvolgere nel dibattito europeo sull'eventuale utilizzo di asset russi congelati per finanziare l'Ucraina. "Noi non c'entriamo", taglia corto.
Il tema della guerra e i rapporti con Vladimir Putin vengono toccati nella lunga intervista che Trump ha rilasciato a 60 Minutes, programma della Cbs, dopo l'incontro della scorsa settimana con il presidente cinese Xi Jinping in Corea del Sud. "Ho risolto otto guerre. Prima del nono mese" di mandato." L'unica in cui non ho ancora avuto successo - e succederà - è Russia-Ucraina, che pensavo sarebbe stata la più facile perché ho un ottimo rapporto con il presidente Putin".
"Ho ereditato un paese in cui lui pensa di vincere. Era una guerra che non sarebbe mai accaduta se fossi stato presidente. L'ha persino detto" lo stesso Putin. "Quella era una guerra che non sarebbe mai accaduta. Joe Biden era il presidente", ripete.
Le altre guerre, dice Trump, sono state risolte su base commerciale. "Ho detto, in molti casi, nel 60% dei casi, 'Se non smettete di combattere, applicherò dazi su entrambi i vostri paesi e non potrete fare affari con gli Stati Uniti'". Con Putin questa strategia non può funzionare? "Ho agito diversamente con lui perché non facciamo molti affari con la Russia. Non è uno che compra molto da noi, è un atteggiamento sciocco. Penso che voglia commerciare con noi e vuole fare un sacco di soldi per la Russia: penso che sia fantastico". La situazione può cambiare in un paio di mesi? "Penso che ce la faremo, sì. Penso che voglia davvero fare affari con gli Stati Uniti".
L'Ucraina deve rassegnarsi, i Tomahawk non arriveranno. Né ora né, probabilmente, in futuro. Le forze armate di Kiev sono impegnate in una fase cruciale del conflitto, nel tentativo di impedire la conquista russa di Pokrovosk, città del Donetsk che riveste un ruolo fondamentale: Mosca vuole controllare il nodo logistico, determinante per gestire spostamenti e rifornimenti. Pokrovsk, oltre a consentire di consolidare il controllo sull'Est del paese, rappresenterebbe una piattaforma decisiva per pianificare un'eventuale offensiva verso ovest.
Lo sa bene Kiev, che sta cercando di respingere una spallata potenzialmente letale. Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky dice che le forze ucraine hanno ottenuto risultati nell'eliminazione delle truppe russe nel settore di Pokrovsk, come evidenzia l'agenzia ucraina Ukrinform, dando conto del consueto video serale pubblicato sui canali ufficiaie del presidente. "Ci sono stati rapporti dai militari. L'attenzione principale è sul settore di Pokrovsk, e ci sono risultati nella distruzione dell'occupante", dice Zelensky, elogiando in particolare le unità della 79esima Brigata d'Assalto Aereo Separata e ringraziando diverse altre unità per le loro operazioni vicino a Pokrovsk e Kupiansk.
Oltre a evidenziare gli sforzi di una serie ulteriore di divisioni dell'esercito e di componenti delle forze dell'ordine, il leader ucraino esprime "gratitudine speciale" nei confronti alle Forze di difesa ucraine, del Servizio di sicurezza e alle unità di intelligence per le loro azioni "a lungo raggio contro la Russia", in un apparente riferimento agli attacchi condotti in territorio russo contro obiettivi energetici.
La portata di queste azioni "si sta espandendo, così come le perdite della macchina da guerra russa. Inoltre, usiamo sempre più non solo droni ucraini ma anche i nostri missili. Funzionano molto bene. Sono grato ai nostri produttori", aggiunge Zelensky.
Leggi tutto: Ucraina, Trump dice no ai missili Tomahawk per Kiev
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