La regione vedrà l'applicazione del decreto del 17 maggio grazie a cui gli introiti non vengono girati allo Stato. Pronti piani per combattere il Gioco d'Azzardo Patologico

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Una battaglia per i fondi regionali appena vinta, una per proteggere i propri abitanti ancora da impostare. La Sardegna si sta applicando per tutelare i propri cittadini nel settore del gambling, il più in voga al momento, come testimoniano gli 1,56 milioni che nel 2015 hanno effettuato almeno una giocata. Nonostante l'isola non sia tra le prime posizioni per volume di gioco, la concentrazione di slot machine rimane alta. Così come i fondi spesi da una parte dei cittadini, in particolare gli over 60, nella speranza di avere il colpo fortunato.

 

Il decreto del 17 maggio approvato dal Consiglio dei Ministri permetterà alla Sardegna di ottenere maggiori incassi dal gioco d'azzardo. Il contenzioso aperto nel 2006 vedeva opposta la regione allo Stato per il beneficiario dei soldi spesi dai cittadini nel settore. Negli ultimi anni è stata l'Italia ad avere la meglio e ad appropriarsi del denaro, ma grazie al decreto la tendenza sarà variata. Intanto alla Sardegna verranno versati i 900 milioni di euro di arretrati (di cui 300 sono già arrivati a inizio 2015 per un accordo precedente), pagabili in rate annuali con scadenza nel 2020. Il presidente della Regione Francesco Pigliaru ha espresso tutta la sua soddisfazione, per un contenzioso risolto dopo dieci anni. L'unica clausola è legata a casi eccezionali e imprevedibili, che consentono allo Stato di impadronirsi di una parte delle entrate. Il terremoto del Centro Italia verrà sicuramente considerato tra questi, ma quando il contributo viene versato per una causa simile è più che accettabile.

 

Parte dei nuovi guadagni (si parla di 130-150 milioni di euro in più all'anno) verranno investiti nella realizzazione di un progetto all'interno dello stesso campo, il gioco d'azzardo. La Sardegna è tra le regioni più attive nella lotta al Gioco d'Azzardo Patologico e sta escogitando soluzioni per arginare il problema. I consiglieri regionali Francesco Agus (Sel) e Lorenzo Cozzolino (Pd) hanno inoltrato una proposta che prevede l'elaborazione di una legge per allontanare di almeno 500 metri dai luoghi sensibili i centri di scommesse. Scuole, università e quartieri riconosciuti come potenzialmente pericolosi per i giocatori patologici saranno isolati da slot machine e compagnia. Allo stesso modo si vuole ridurre Imu, Tari e Cosap, introducendo il marchio “No slot” per gli esercenti virtuosi. Infine l'idea è istituire dei corsi di formazione per i gestori, che devono imparare a farsi promotori della lotta al GAP. Pur contro i loro interessi, ed è questa la parte più difficile da mettere in pratica. Già nel novembre del 2015 il consigliere Salvatore Demontis aveva presentato una proposta contenente l'idea del distanziometro e dell'aumento dell'aliquota Irap per gli esercenti “no slot”, senza però avere successo. Anche l'iter dell'ultima proposta risulta ancora lungo, con una realizzazione tutt'altro che sicura. Interessante notare però il risveglio dell'isola a fronte di altre regioni più indietro nella lotta al gioco compulsivo.


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