Incarico conferito durante congresso nazionale...
Una donna indagata nell'Oristanese, raggiri per oltre 235mila euro...
Contestato anche lavoro nero e violazioni sulla sicurezza... 
La Fiamma Olimpica di Milano Cortina 2026 illumina anche i siti produttivi e gli impianti della bioraffineria Enilive di Gela. Una testimonianza del rapporto stretto tra l'azienda e il territorio, alla quale i gelesi hanno risposto in massa per ribadire l'importanza dei valori dello sport e del lavoro di squadra. Un duplice impegno per Eni, quello con le olimpiadi invernali, che ha scelto di essere presente sia come Premium Partner dei Giochi Olimpici e Paralimpici di Milano Cortina 2026 che come Presenting Partner del viaggio della Fiamma Olimpica: un'occasione fondamentale non solo per celebrare i valori dello sport, ma anche per creare momenti di condivisione con le comunità dei luoghi nei quali Eni è presente da 60 anni. (VIDEO[1])
“Questo è un momento in cui c'è anche il connubio con la comunità gelese -ha dichiarato Luca Alburno, presidente della bioraffineria Enilive. Infatti la torcia è partita simbolicamente da Gela ed è arrivata fin qua per sancire questo forte legame tra Enilive bioraffineria e il territorio. Ma questa è un'iniziativa che crea anche una sorta di parallelismo tra gli sportivi olimpici e l'impegno di Eni sul territorio per una trasformazione energetica per il futuro”. Poco dopo le 11 la Fiamma Olimpica è entrata dentro la bioraffineria Enilive, accolta con entusiasmo dai numerosi presenti e dai 25 tedofori gelesi con i quali c'è stato il passaggio della torcia. Riconvertita nel 2019 da una raffineria tradizionale, l'attuale impianto lavora materie prime rinnovabili per produrre biocarburanti quali il diesel Hvo, utilizzato per i mezzi stradali e marittimi, e il Saf-biojet, destinato all'aviazione.
“La bioraffineria di Gela -spiegano dall'azienda- fornisce anche il bio-Gpl prodotto al 100% da materie prime rinnovabili, che alimenterà il bruciatore delle Torce Olimpiche e Paralimpiche Essential. Realizzate da Eni e Versalis, sono le prime nella storia delle Olimpiadi ad aver ottenuto la certificazione di ReMade® con classe di appartenenza A, per il contenuto di materiale riciclato con cui sono state prodotte”. Oggi, 18 dicembre, è previsto un passaggio anche a Priolo, in provincia di Siracusa, altro territorio in Sicilia in cui Eni è presente.

Enrico Ruggeri si è sottoposto a un'operazione per un problema alla gola. Il cantautore ha fatto sapere sui social di essere già uscito dall'ospedale e che ora dovrà stare un po' a riposo e a un "silenzio forzato". Su Instagram Ruggeri si è mostrato in piedi, vestito e pronto per tornare a casa.
"Ho evitato la foto terribile, quella dal letto, con il camicione, la flebo e il pollice a significare 'tutto ok'. Preferisco questa: sto uscendo dalla stanza per tornare a casa", ha scritto Ruggeri. "Pare che l’intervento sia riuscito, ora inizia la dura consegna del silenzio. Poco male, il programma è già in montaggio, lo vedremo assieme a gennaio. Grazie per i pensieri positivi, che ho percepito", ha aggiunto.
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Ruggeri si è operato per un polipo alla gola. Lo aveva annunciato qualche settimana fa, alla fine del suo programma 'Gli occhi del musicista': "Il rovescio della medaglia è che appena terminate le registrazioni dovrò operarmi per un altro polipo alla gola che mi tormenta da più di un anno, rendendo difficile e dolorosa ogni mia performance vocale. Sarà un Natale silenzioso".
Poi, aveva rassicurato i fan: "Stiamo lavorando per recuperare i concerti già fissati".

Ogni giorno nei carrelli della spesa entra una categoria di prodotti che mette a rischio la salute in modo silenzioso: gli alimenti ultraprocessati (ultra-processed foods, Upf). In alcuni Paesi occidentali rappresentano fino al 50-60% dell'apporto calorico giornaliero (l'Italia è al 20%, ma il trend è in crescita), e secondo gli studi più recenti si associano a un aumento del 15-20% della mortalità per tutte e le cause e del 12-18% dei decessi cardiovascolari. Anche consumi apparentemente modesti di Upf, pari a 100 grammi al giorno, risultano collegati a un incremento di ipertensione, malattie cardiache e mortalità generale. Al contrario, tagliarli del 10% riduce del 14% il rischio di diabete di tipo 2. Muove da queste premesse il convegno 'Alimenti ultraprocessati e salute. Dalla classificazione Nova alle politiche pubbliche', organizzato oggi a Roma a Palazzo Grazioli dall'Intergruppo parlamentare Stili di vita e Riduzione del rischio. Obiettivo: "Tradurre le evidenze scientifiche in politiche di prevenzione".
L'incontro mira infatti a elaborare "un position paper che possa contribuire a orientare le politiche nazionali nei prossimi anni. Il documento, frutto del confronto tra esperti, istituzioni e stakeholder, fornirà raccomandazioni su regolamentazione, etichettatura, educazione, ricerca e monitoraggio, affrontando l'impatto multidimensionale degli Upf su salute, economia, ambiente ed equità sociale". Dopo i saluti istituzionali di Simona Loizzo, presidente dell'intergruppo parlamentare promotore, l'agenda dei lavori prevede le relazioni di Duilio Carusi (Osservatorio Benessere e Resilienza), Massimo Ciccozzi (Campus Bio-Medico), Francesco Sofi (ospedale di Careggi), Marialaura Bonaccio (Neuromed, studio Moli-sani), Alessio Molfino (università Sapienza) e Giuseppe Novelli (Genetica medica Tor Vergata), quindi una tavola rotonda multidisciplinare con Fabio Beatrice (Mohre), la parlamentare Eleonora Evi, Stefano De Lillo (Ordine dei medici Roma), Francesco Luongo (Heated Community Hub), Enrico Prosperi (Società italiana educazione terapeutica) , Francesco Pozzi (Iulm) e Daniela Galdi (Lifeness).
"E' il momento di discutere dell'argomento prima che l'Italia raggiunga i livelli di altri Paesi dove gli Upf dominano la dieta quotidiana - dichiara Loizzo - La prevenzione è più efficace e meno costosa dell'intervento tardivo. Le politiche di contenimento della diffusione sono più urgenti proprio dove i consumi sono sotto controllo e il modello di cibo pronto non sia prevalente". Bisogna agire ora perché "il carico sui sistemi sanitari è destinato a crescere esponenzialmente - prospettano gli esperti - con proiezioni che indicano un incremento della spesa sanitaria del 15-25% entro il 2040 in assenza di politiche preventive efficaci".
"L'idea di questo convegno - spiega Johann Rossi Mason, direttrice dell'Osservatorio Mohre - Salute, medicina e riduzione del danno - nasce da una domanda: perché i cibi pronti costano meno dei singoli ingredienti se hanno alle spalle un processo industriale? Dopo essermi documentata ho trovato la risposta: in questi cibi non ci sono materie prime di qualità, ma surrogati; la lavorazione elimina nutrienti essenziali e sapore che sono aggiunti con sostanze chimiche per dare forma, sapore, stabilità e allungare a dismisura la vita sugli scaffali (shelf-life). Una recente ricerca apparsa su 'Nutrition & Metabolism' ha messo in luce il ruolo degli Upf nell'insorgenza di prediabete: anche solo un aumento del 10% nella dieta accresce il rischio di prediabete del 51% e di un'alterazione della tolleranza al glucosio del 158%. All'informazione devono affiancarsi politiche sistemiche capaci di contenere la diffusione dei prodotti e arginare la creazione di un ambiente 'obesogeno' in cui è forte la pressione dei 'determinanti commerciali' delle malattie".
"Lo studio Moli-sani, condotto nella regione Molise su oltre 24.000 partecipanti e attualmente in corso presso l'Irccs Neuromed di Pozzilli - sottolinea Bonaccio, dell'Unità di ricerca di Epidemiologia e Prevenzione dell'istituto in provincia di Isernia - ha confermato che anche nella popolazione mediterranea, tradizionalmente protetta da pattern alimentari più salutari, il consumo di Upf è associato agli stessi rischi documentati a livello internazionale. E i dati sono stati confermati dalla recente serie di Lancet 'Ultra Processed Food and Human Health', presentata lo scorso novembre a Londra. L'esposizione a un modello alimentare caratterizzato dalla presenza importante di Upf degrada la qualità della dieta. Nelle famiglie che consumano regolarmente questi alimenti altamente processati si osservano quantità inferiori di frutta, verdura, cereali integrali, fibre e grassi vegetali. E gli studi sono concordi nel collegare il consumo di Upf ad almeno 32 malattie croniche".
"Gli alimenti ultraprocessati, definiti dalla classificazione Nova come 'formulazioni industriali con 5 o più ingredienti, contenenti sostanze raramente utilizzate nella cucina domestica' - chiarisce la specialista - non rappresentano solo un problema di eccesso di zuccheri, grassi e sale, ma sono una fonte importante di additivi alimentari, come coloranti, conservanti, antiossidanti, anti-agglomeranti, esaltatori di sapidità ed edulcoranti, il cui fine principale non è migliorare le proprietà nutrizionali degli alimenti, ma piuttosto quello di esaltarne il sapore, l'aspetto e anche la durata. Recenti studi pubblicati su 'The British Medical Journal' e 'The Lancet' documentano associazioni significative con malattie cardiovascolari, tumori del colon-retto, mammella e pancreas, malattie neurodegenerative, declino cognitivo e disturbi mentali inclusa depressione e ansia", elenca Bonaccio. "L'esperienza internazionale - concludono gli esperti - dimostra la fattibilità di interventi regolatori efficaci. E' tempo che anche l'Italia si doti di una strategia sistemica per proteggere la salute dei cittadini, in particolare delle fasce più vulnerabili, preservando al contempo la nostra tradizione alimentare mediterranea e la cucina italiana che è appena stata nominata Patrimonio immateriale dell'umanità dall'Unesco".

Leader europei riuniti oggi, e probabilmente anche domani, a Bruxelles per decidere su come finanziare l'Ucraina nei prossimi due anni. "Non lasceremo mai questo Consiglio senza una decisione finale per garantire le esigenze finanziarie dell'Ucraina per il 2026 e 2027", afferma il presidente del Consiglio europeo Antonio Costa entrando alla riunione dei Ventisette a Bruxelles.
Ricordando l'impegno preso all'ultima riunione, lo scorso ottobre, di immobilizzare gli asset russi congelati "fino alla fine della guerra e fino a quando la Russia pagherà le riparazioni per l'Ucraina", Costa sottolinea che le capitali lo hanno mantenuto. Il secondo impegno era relativo al finanziamento, "e oggi ci concentreremo sulla forma per realizzare questo obiettivo", scegliendo tra le due opzioni presentate dalla Commissione europea, ossia l'emissione di debito comune e un prestito di riparazione basato sugli attivi russi detenuti in Ue, soluzione "che ha un ampio sostegno" tra i Ventisette. "Posso assicurare che lavoreremo su questo oggi e anche domani se necessario", conclude il presidente del Consiglio europeo, aprendo a contravvenire alla sua nota preferenza per riunioni che si concludano entro un solo giorno.
Zelensky: "Se Ue non decide su asset russi sarà grande problema per Kiev"
Se i leader della Ue non raggiungeranno l'accordo su un piano per usare i beni congelati russi per sostenere l'Ucraina, questo rischia di essere un grave problema per Kiev, ha detto Volodymyr Zelensky parlando ai giornalisti prima di partire per Bruxelles dove parteciperà al vertice della Ue. "Parlerò con tutti i leader, presenterò i nostri argomenti e spero molto di poter ottenere una decisione positiva, senza la quale ci sarà un grande problema per l'Ucraina", ha affermato il presidente Zelensky.
Von der Leyen: "Dobbiamo trovare una soluzione oggi"
"Dobbiamo trovare una soluzione oggi. Il presidente del Consiglio (Antonio Costa) ha detto, e lo sostengo, che non lasceremo il Consiglio europeo senza una soluzione per il finanziamento per l'Ucraina per i prossimi due anni. E una delle due opzioni dovrà essere concordata nel Consiglio europeo", afferma la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, entrando alla riunione dei Ventisette a Bruxelles.
Il Consiglio di oggi "arriva in un momento molto profondo e decisivo", e l'obiettivo finale è quello della pace in Ucraina, "una pace forte. E per questo l'Ucraina ha bisogno di avere finanziamenti sicuri per i prossimi due anni", evidenzia von der Leyen ricordando l'impegno preso all'ultima riunione dei Ventisette, lo scorso ottobre, riguardo al colmare il divario di finanziamento di Kiev. Ue e Fondo monetario internazionale stimano un fabbisogno di 137 miliardi di euro, e l'Ue si è impegnata a coprirne due terzi, 90 miliardi, aggiunge.
"Ho fatto due proposte, due opzioni sul tavolo per questo finanziamento. Una è il finanziamento attraverso il bilancio dell'Ue, indebitamento a fronte del bilancio. La seconda possibilità è il prestito per le riparazioni", da erogare sulla base degli asset russi congelati e detenuti perlopiù in Belgio, che avversa questa soluzione. Anticipando "discussioni intense", von der Leyen sottolinea che la sua priorità è assicurare il finanziamento all'Ucraina entro fine giornata.
"Sostengo totalmente il Belgio, che insiste nell'avere risposte alle proprie preoccupazioni e inquietudini. E stiamo lavorando giorno e notte con loro", aggiunge la presidente dell'esecutivo Ue, ringraziando il premier Bart De Wever "per il suo impegno personale" e sottolineando come sia "assolutamente comprensibile" che se la scelta ricadrà sul prestito per le riparazioni, "il rischio deve essere condiviso da tutti noi. Questa è una questione di solidarietà, un principio fondamentale dell'Ue".
Tusk: "Soldi oggi o sangue domani in Europa"
Per i leader Ue la "scelta" è semplice: "O soldi oggi o sangue domani. E non parlo dell'Ucraina, ma dell'Europa". Lo dice il premier polacco Donald Tusk, arrivando al Consiglio Europeo a Bruxelles.
Belgio: "Non assumeremo da soli rischi utilizzo risorse russe"
Il primo ministro belga Bart De Wever ha dichiarato dal canto suo che le garanzie offerte dall'Ue in merito al piano di utilizzare risorse russe per l'Ucraina sono finora "insufficienti". "Il Belgio non accetterà una soluzione in cui saremo gli unici a sopportare sia i rischi che la responsabilità", ha dichiarato De Wever ai legislatori belgi. "Non ho visto un testo che possa convincermi a dare il consenso del Belgio. Non l'ho ancora visto; spero di vederlo oggi, ma non l'ho ancora visto", ha aggiunto.
Tajani: "Non siamo guerrafondai, no soldati italiani lì"
In Italia "non siamo guerrafondai", "non manderemo soldati italiani in Ucraina" e "non siamo in guerra con la Russia", ha ribadito il ministro degli Esteri Antonio Tajani, a Bruxelles a margine del prevertice del Ppe, ricordando che l'Italia "non ha mai autorizzato" l'uso di armi italiane in territorio russo. "Discuteremo quale sarà il contenuto, ma che ci sarà il decreto non ho alcun dubbio. Credo che in questa fase si possa continuare a sostenere l'Ucraina dal punto di vista militare", cioè con armamenti, non con l'invio di soldati.

"Il 2025 è stato un anno di sfide affrontate con determinazione e responsabilità. Abbiamo concentrato i nostri sforzi nel riportare la politica industriale europea su un piano realistico, abbandonando alcune derive ideologiche che, sposate troppo frettolosamente, hanno rischiato di strozzare le imprese e di mettere a serio rischio la crescita economica dell’intero continente". Lo scrive il ministro delle Imprese e del Made in Italy Adolfo Urso, nell'intervento per la 35esima edizione del Libro dei Fatti dell'Adnkronos, in libreria dal 4 dicembre con una cronologia ampliata al 31 ottobre 2025.
"Abbiamo parlato con chiarezza e agito con fermezza - rivendica Urso - proteggendo settori fondamentali come l’automotive, duramente colpito da politiche troppo restrittive. A difesa di questo settore strategico, abbiamo presentato un ‘non paper’ che ha ottenuto il supporto di 14 Paesi membri, ma soprattutto ha avuto il merito di infrangere un tabù: dire no all’utopia del Green Deal".
"Da qui - ricorda - è partito un processo virtuoso che ha generato la presentazione di altri 6 ‘non paper’ in collaborazione con diversi Paesi europei, a difesa di un’industria ancora forte che chiede di essere protetta dal declino. Occorre muoverci con investimenti e misure al passo con i tempi, mentre altri giganti avanzano, conquistando terreno sulla tecnologia e sul controllo dei mercati".
Il ministro sottolinea come "il Paese, grazie alla conquista di una nuova credibilità internazionale, fondata sulla stabilità politica e sull’impegno rigoroso nella finanza pubblica, non solo è tornato attendibile, ma è divenuto un punto di riferimento internazionale. L’Italia di oggi è migliore di come l’abbiamo trovata: lo spread è crollato, l’occupazione è cresciuta, i conti pubblici migliorano, le agenzie di rating ci premiano di mese in mese e gli investitori esteri guardano al Paese con inedito entusiasmo, regalandoci record mai visti e consentendoci di scalare le classifiche internazionali di attrattività. Anche le esportazioni mostrano segnali positivi, nonostante un contesto internazionale complesso e l’introduzione di nuovi dazi, grazie alla qualità dei prodotti Made in Italy".
"Continueremo su questa strada con fiducia - continua Urso - esplorando nuovi percorsi come delineato nel 'Libro Bianco per la Politica Industriale'. È cruciale sostenere sia i settori tradizionali della nostra manifattura, sia quelli strategici per il futuro, come la blue economy, la difesa, lo spazio e il settore farmaceutico, pilastri di un’Italia che guarda avanti e investe nelle sue eccellenze".
"Ci attende un percorso impegnativo in un contesto geopolitico complesso, ma lavoreremo instancabilmente affinché Bruxelles acceleri nelle decisioni critiche per il rilancio industriale, essenziali per l’autonomia strategica e quindi per la libertà e la democrazia. Proseguendo su questa strada, con unità d'intenti, determinazione e visione, l’Italia - conclude - continuerà a essere protagonista di un’Europa più forte, equa e sostenibile, che non lascia indietro nessuno".

Al via l’udienza, in Tribunale a Pavia, dell’incidente probatorio che vede al centro Andrea Sempio, indagato per l’omicidio in concorso di Chiara Poggi. E a sorpresa è arrivato anche Alberto Stasi, condannato in via definitiva a 16 anni di carcere come unico autore del delitto della fidanzata Chiara Poggi, ma ora la Procura indaga su Sempio per l’omicidio in concorso (con Stasi o ignoti) del 13 agosto 2007. "Voleva esserci perché lo riguarda e il Tribunale della Sorveglianza lo ha concesso chiedendo però non di parlare", afferma l’avvocato Antonio De Rensis arrivando in compagnia di Alberto Stasi.
Davanti alla giudice per le indagini preliminari Daniela Garlaschelli si terrà il confronto fra i periti e le parti. Le conclusioni sul fronte dattiloscopico dei periti Domenico Marchegiani e Giovanni Di Censo sembrano mettere tutti d’accordo: nessuna impronta delle circa sessanta repertate nel 2007 nella villetta di via Pascoli a Garlasco è riconducibile al 37enne (amico del fratello della vittima), mentre sul versante dell’analisi della spazzatura l'unica traccia che non riporta alla ventiseienne è il Dna di Stasi trovato sulla cannuccia dell'Estathé. Una novità che va contestualizzata con le dichiarazioni rese 18 anni fa.
E' sul Dna che si concentrerà il vero confronto. La perizia affidata alla genetista Denise Albani ha consegnato conclusioni dalle multiple interpretazioni. Se la Procura di Pavia e la difesa di Stasi, rappresentata dagli avvocati Giada Bocellari e Antonio De Rensis, leggono la "compatibilità" tra il materiale sulle unghie e il Dna di Sempio come un elemento che lo colloca sulla scena del delitto, i consulenti del 37enne evidenziano l'impossibilità (decretata da Albani) di stabilire se quella traccia - che non è databile, né collocabile sopra o sotto le unghie - è frutto di un contatto con la vittima oppure mediato, cioè 'trasferito' per aver maneggiato in tempi diversi uno stesso oggetto.
Per questo la difesa di Sempio, gli avvocati Angela Taccia e Liborio Cataliotti, ha consegnato una relazione in cui elenca alcuni oggetti - la tastiera del computer, il telecomando del televisore, l'asciugamano del bagno o elementi presenti in cucina - che il proprio assistito avrebbe potuto toccare visto che frequentava casa Poggi.
E’ anche sull'attendibilità scientifica della traccia genetica che le opinioni divergono. L’assenza di un risultato che si ripete non è indice di una prova per la difesa dell’indagato che citando più sentenze della Cassazione dà valore “zero” alla perizia. Concetto condiviso da Marzio Capra, genetista e consulente della famiglia Poggi, presente nel 2014 a Genova quando il perito Francesco De Stefano stabilì l'impossibilità di attribuire quel Dna maschile degradato, escludendo di poterlo imputare a Stasi poi condannato per un "mosaico di prove".
In aula spetterà agli avvocati porre le domande tecniche ai periti per chiarire i punti "critici" rilevati dai propri consulenti. Una volta discussa e 'cristallizzata' la discussione, la perizia sarà un punto fermo per le parti. Nessuna valutazione spetterà alla gip Garlaschelli che dovrà solo raccogliere tutti gli elementi, verbalizzarli e decretare, salvo sorprese, la chiusura dell’incidente probatorio su Andrea Sempio prima della chiusura indagine che sarà disposta dalla Procura di Pavia.
Difesa Sempio: "Dna giuridicamente inutilizzabile"
"Oggi viene messo il suggello su un dato probatorio. La perita Albani ha fatto il possibile e lavorato egregiamente, ma il dato non è stato replicato con uguale risultato e questo rende il risultato giuridicamente inutilizzabile, non vale né come indizio né come prova”, afferma Liborio Cataliotti, difensore di Andrea Sempio, insieme alla collega Angela Taccia.
All’arrivo al Palazzo di Pavia, dove si terrà l’udienza dell’incidente probatorio, il difensore condivide le conclusioni della perizia genetica per cui “non si può dire dove, come e quando sia avvenuto il contatto diretto o indiretto” che spiega la presenza dell’aplotipo Y di Sempio sulle unghie della vittima. La difesa sostiene che si tratti di una traccia “mediata” cioè lasciata da Sempio in casa Poggi toccando un oggetto tempo prima del delitto del 13 agosto 2007.
L’avvocato ricorda la possibilità di “contaminazione” sui margini ungueali e i limiti della biostatistica - utilizzata per decretare la compatibilità del materiale trovato sulle unghie con il Dna di Andrea Sempio - che dispone di “una banca dati locale con numeri molto parziali”.
Difesa famiglia Poggi: "Stasi colpevole, così si rovina vita innocenti"
“Ben vengano gli approfondimenti: li abbiamo fatti e i risultati sono questi. Io sono convinto della colpevolezza di Stasi e il nostro ordinamento gli dà una strada che è quella della revisione. Così si rovina la vita delle persone innocenti”, afferma Francesco Compagna, difensore della famiglia di Chiara Poggi, prima di entrare in Tribunale a Pavia.

"Anche quest’anno siamo riusciti a trasformare un programma in un evento". Con queste parole cariche di orgoglio Milly Carlucci traccia un bilancio dell'attuale edizione di Ballando con le stelle alla vigilia della sua finale che andrà in onda, sabato 20 dicembre.
In un'intervista al Corriere della Sera, la conduttrice televisiva va a ruota libera e si sofferma sui protagonisti di questa stagione, dai concorrenti alla temuta giuria, passando per le polemiche che hanno accompagnato il percorso del dance show di Rai 1.
Carlucci, prima di tutto, difende la giuria, spesso al centro delle critiche e la definisce "libera, che non risponde a nessun copione e dice anche cose che possono essere scomode". E riguardo alle polemiche su Mariotto e i commenti sul fisico a Marcella Bella, Carlucci spezza una lancia a favore del giurato: "È il suo modo di esprimersi, ma ogni volta dice le cose in modo soave, il che lo rende così divertente. Il 'duodeno', per lui era quasi un complimento".
La conduttrice, per una volta meno imparziale, commenta anche i concorrenti. Partendo da Magnini, spesso protagonista di alcune polemiche: "Filippo ha dimostrato di essere un grandissimo concorrente: era abituato ad essere primo in maniera indubitabile, qui invece ha dovuto lavorare sodo".
Sul cosiddetto lastra-gate tra Fognini e Fialdini, Carlucci: "È stato un momento dietro le quinte, una frase fuori posto per cui poi ha chiesto scusa. Si sono più che riconciliati. È un ragazzo istintivo e gli fa onore in un mondo in cui tutti parlano per convenienza".
Barbara D'Urso? "Lei è stata l’altra (insieme a Francesca Fialdini, ndr) rivelazione di questo programma. Non era affatto detto che una donna della sua statura professionale si affidasse a un maestro esigente come il suo. Formano una coppia molto divertente, vivono ore di grande amore e sintonia, poi litigano, non si parlano, poi fanno pace", ha detto la conduttrice al Corriere.
Quanto la possibile vincitore, Carlucci non si sbilancia e sostiene che "il livello medio è straordinario, difficile dire chi vincerà".
Vaultica Data Centers («Vaultica»), il nuovo leader paneuropeo specializzato in servizi di colocation aziendale, annuncia la nomina di Roger Semprini a Group Chief Commercial Officer (CCO). Questa mossa strategica dell'azienda, sostenuta da private equity, nasce per accelerare ulteriormente l'espansione, perseguire acquisizioni e garantire una forte crescita e un successo duraturo in tutta la regione EMEA. Nel suo ruolo di Group CCO, Roger Semprini avrà la responsabilità di guidare la strategia commerciale di Vaultica Data Centers nei principali mercati europei, con responsabilità diretta per Danimarca, Italia, Norvegia, Svezia e Svizzera.
Roger Semprini porta in dote oltre 30 anni di esperienza esecutiva in ruoli di alta dirigenza nel settore tecnologico, sia in Svizzera che nell'area EMEA. La sua carriera è focalizzata sulle infrastrutture digitali e sui data center, con un expertise approfondito che spazia dal colocation e interconnection al cloud computing, i managed services e l'esternalizzazione ICT e BPO.

Roger Semprini, Group Chief Commercial Officer (CCO) Vaultica
Prima di unirsi a Vaultica, Semprini ha trascorso dieci anni in Equinix come Managing Director Switzerland e Group Vice President, ricoprendo anche ruoli internazionali in mercati come Italia, Finlandia e Polonia. La sua esperienza precedente include posizioni di rilievo come Chief Commercial Officer di Swisscom IT Services AG e CEO di Fujitsu AG Switzerland.
Sherif Rizkalla, CEO di Vaultica Data Centers, ha espresso grande soddisfazione per la nomina: "Dopo un processo di ricerca esteso e approfondito, siamo molto lieti di aver attratto un esperto così altamente capace nei data center e nelle infrastrutture digitali come Roger. Basandosi sulla nostra unique value proposition e sulla forte attenzione ai clienti e ai servizi, sarà un leader eccezionale che, insieme al nostro eccezionale team Vaultica, aiuterà a raggiungere gli ambiziosi obiettivi di crescita e soddisfazione del cliente che ci siamo prefissati in tutta Europa."
Vaultica Data Centers opera attualmente attraverso sette data center interconnessi in cinque aree metropolitane chiave (Milano, Ginevra, Copenaghen, Stoccolma e Oslo). La clientela è costituita da un portafoglio e vanta un portfolio clienti diversificato di imprese blue-chip, inclusi fornitori di telecomunicazioni, società di servizi IT, cloud provider e istituzioni finanziarie.
L'offerta di Vaultica si distingue per gli ambienti di colocation alimentati da energia rinnovabile, costruiti su un'infrastruttura altamente efficiente. Oltre agli ambienti fisici, l'azienda fornisce servizi di connettività e servizi on-site personalizzati, garantendo a tutte le aziende flessibilità, supporto diretto e continuità operativa in un contesto di sicurezza totale contro le minacce attuali e future.
Un uomo denunciato a Oristano anche per ricettazione di reperti
archeologici... 
Antony Price è morto a Londra all'età di 80 anni. Il celebre designer britannico noto per il suo stile ultra-glam che ha plasmato l'immagine di icone musicali come Roxy Music, Duran Duran e David Bowie, e che negli ultimi anni è stato il punto di riferimento stilistico della Regina Camilla.
Nato a Keighley, nello Yorkshire, Price si trasferì a Londra negli anni Sessanta per frequentare il Royal College of Art. Il suo primo incarico nel menswear fu presso Stirling Cooper, dove realizzò i pantaloni indossati da Mick Jagger durante il tour americano dei Rolling Stones "Gimme Shelter" del 1969.Negli anni Settanta, Price contribuì a definire l'estetica glam rock di Roxy Music, curando otto copertine degli album e creando look iconici per le "Roxy girls", tra cui Amanda Lear e Jerry Hall. In seguito, collaborò con Duran Duran e David Bowie, ideando abiti maschili dal taglio netto e dalle spalle ampie, e creò la t-shirt maschile con maniche a cappuccio per Lou Reed nel leggendario album "Transformer" del 1972.
Soprannominato “il chirurgo dell’abito” per la sua maestria tecnica nell'uso di stecche e corsetti, Price ha saputo passare con disinvoltura dal menswear al womenswear, vestendo star come Kylie Minogue e Jerry Hall, che indossò un abito da sposa firmato da lui nel matrimonio con Mick Jagger. Negli ultimi anni ha realizzato creazioni su misura per la Regina Camilla, inclusi diversi look per il suo primo tour negli Stati Uniti come Duchessa di Cornovaglia nel 2005.
Nonostante abbia organizzato solo sei sfilate nel corso della sua carriera, Antony Price rimane un punto di riferimento nel mondo della moda. L'ultimo evento pubblico lo ha visto protagonista lo scorso novembre a Londra con la collaborazione con 16Arlington, dove la cantante Lily Allen ha sfilato indossando un abito in velluto nero, che ha attirato l’attenzione dei media, perchè ispirato a Lady Diana.
Numerosi colleghi e amici hanno ricordato Price come un visionario e un maestro della sartoria. Il millinery Philip Treacy lo ha definito "un re del mondo della moda" e la stilista Daphne Guinness ha sottolineato la precisione e l’unicità dei suoi capi. Nick Rhodes dei Duran Duran ha evidenziato come Price abbia definito l'immagine visiva del gruppo fin dagli esordi, in particolare con gli iconici completi di seta pastello del video "Rio". La band ha pubblicato una dichiarazione sui social media ricordandolo come un "visionario" e un "amico gentile, intelligente e dalla battuta affilata".
Il British Fashion Council lo ha ricordato come "un originale autentico, un designer britannico dal talento istintivo e dall'amore profondo per i vestiti, che ha contribuito a definire un'epoca in cui lo stile londinese era audace e pieno di personalità". (di Paolo Martini)
Governatrice interviene dopo l'ipotesi paventata dal vescovo della
città... 
E' tutto pronto in Arabia Saudita, per accogliere la Supercoppa Italiana. Oggi, giovedì 18 dicembre, il via della competizione a quattro squadre, per la 38esima edizione della manifestazione che si svolge a Riad, come lo scorso anno, con la formula che prevede due semifinali a eliminazione diretta (18 e 19 dicembre 2025) e la finale il 22 dicembre 2025 con tutti i match che si disputeranno alle ore 20 italiane (le 22 in Arabia). Dal calendario al montepremi, ecco tutte le cose da sapere sul torneo.
Supercoppa Italiana, il calendario
Si parte con Napoli-Milan oggi, 18 dicembre, e il giorno dopo andrà in scena Bologna-Inter. Si giocherà ancora in Arabia Saudita, dove si sono giocate 5 delle ultime 7 edizioni. Gli arabi avevano acquistato i diritti per ospitare due delle future quattro Supercoppe italiane e avrebbero potuto scegliere di "saltare" un anno, ma alla fine hanno confermato la volontà di ospitare l'edizione della prossima stagione. Le garae a Riad si giocano nell’Al-Awwal Park Stadium, cuore della capitale saudita. Un impianto all'avanguardia, dotato di Goal Line Technology, Var e Saot (fuorigioco semi-automatico).
Il Napoli, campione d’Italia lo scorso anno, quindi affronta il Milan, finalista di Coppa Italia, mentre dall’altra parte, il Bologna, vincitrice della Coppa Italia, sfida l’Inter, seconda classificata in Serie A. Quattro club con storie e ambizioni diverse: il Napoli cerca conferme dopo il ko in campionato con l'Udinese, l’Inter vuole tornare a dominare dopo essere tornata in vetta al campionato grazie al successo sul Genoa, mentre il Milan punta al riscatto dopo pareggio con il Sassuolo e il Bologna sogna un'altra impresa storica, dovendo reagire dopo il ko con la Juventus in Serie A.
Supercoppa Italiana, i recuperi di Serie A
Le partite del 16° turno di Serie A di Napoli, Inter, Milan e Bologna, squadre impegnate in Supercoppa Italiana, verranno recuperate a gennaio. Ecco il calendario completo:
Napoli-Parma: 14 gennaio, ore 18:30
Inter-Lecce: 14 gennaio, ore 20:45
Verona-Bologna: 15 gennaio, ore 18:30
Como-Milan: 15 gennaio, ore 20:45
La Supercoppa all'estero
La Supercoppa lasciò l’Italia nel 1993, con Milan-Torino a Washington, mentre il primo match in Arabia Saudita si giocò nel gennaio 2019 a Gedda (Juventus–Milan). Undici mesi dopo, Riad ospitò Juventus–Lazio, evento storico perché fu il primo in cui le donne saudite poterono accedere alle tribune, seppur in settori dedicati. Record di presenze nel 2025, con la finale Inter-Milan che ha registrato 24.508 spettatori, per un totale di 66.520 nell’intero torneo, massimo storico per le edizioni saudite. Il top scorer della manifestazione è Lautaro Martinez è tra i bomber più prolifici con sei reti. Mentre il Club più titolato è la Juventus che guida l’albo d’oro con nove successi, seguita da Milan e Inter (otto ciascuno).
Supercoppa Italiana, il montepremi
Ma quanto vale la Supercoppa Italiana 2025? Il montepremi del torneo è di 23 milioni di euro. Le squadre che si fermeranno in semifinale incasseranno 2,4 milioni di euro, mentre per chi arriva in finale il premio di 6,7 milioni, mentre alla vincente andranno 9,5 milioni.Per la squadra vincitrice ci sarà poi la possibilità di intascare un altro milione e mezzo con un'amichevole contro la squadra vincitrice della Supercoppa araba, per un totale di 11 milioni.

Oggi è attesa un'informativa al Parlamento sulla riforma del semestre filtro per l’accesso a Medicina. Ad annunciarla ieri la stessa ministra dell'Università e della Ricerca Anna Maria Bernini nel corso del question time alla Camera dei Deputati. "Tre minuti non bastano per illustrare la riforma e illustrare alle persone cosa stiamo facendo. Non mi sono mai sottratta al dialogo, né nelle sedi istituzionali né nelle piazze", ha detto.
La ministra ieri aveva rassicurato che "i 55mila studenti che hanno avuto accesso per la prima volta al corso di Medicina e Chirurgia, Odontoiatria e Veterinaria non perderanno un anno: si stanno formando, stanno accumulando crediti formativi e avranno la possibilità di accedere alla graduatoria, che sarà tutta riempita, anche attraverso debiti di esame. Questo sarà oggetto di una informativa al Parlamento nella giornata di domani (oggi, ndr). Tre minuti non bastano per illustrare la riforma e illustrare alle persone cosa stiamo facendo. Non mi sono mai sottratta al dialogo, né nelle sedi istituzionali né nelle piazze. Vorrei sgombrare il campo da un equivoco di fondo: parlare di fallimento perché meno del 10% ha superato tutte le prove al primo colpo significa non aver compreso il senso della riforma".
"Gli appelli sono due ed esiste una graduatoria di recupero. Siamo al primo tempo e mezzo di una procedura che si svolge in tre tempi: questa è una riforma che cammina con gli studenti. Non avevamo certezze su quello che sarebbe accaduto e sui risultati degli studenti - ha proseguito Bernini - per questo abbiamo già predisposto dei correttivi, come avevamo predisposto dei decreti delegati a maggio. Proprio ieri, all'insediamento del nuovo consiglio nazionale degli studenti universitari abbiamo deciso con loro di istituire un gruppo permanente di confronto su Medicina, proprio come con la Conferenza dei Rettori". Sulle critiche agli esami, il ministro spiega che "una parte della narrativa era legata a una irregolarità del primo test di esame" e che "Cineca ha attivato monitoraggio tecnologico senza precedenti: i dati analizzati ci dicono che non c'è stata alcuna fuga sistematica. Al primo appello, su 55mila studenti, solo 17 sono stati sanzionati per l'uso del cellulare. Lo 0,03% del totale. È un dato importante".
"Noi abbiamo intenzione di continuare a esercitare lo svolgimento di questa riforma, sulla base dell'equità, inclusività e democrazia: per la prima volta sono entrati tutti gli studenti che chiedevano di entrare, li stiamo formando non solo attraverso la didattica ma anche attraverso materiali messi a disposizione e piattaforme di simulazione. Non abbiamo intenzione di tornare indietro perché consideriamo inaccettabile tornare all'orribile mercato dei test e delle società che erogano finta formazione, su test selettivi e non formanti, dai quali tutti noi - conclude Bernini - abbiamo convenuto di dover fuggire".
Sindacato medici: "Bene correttivi Bernini, ma ci ascolti"
"Era auspicabile un intervento della Bernini" sulla riforma del semestre filtro per l’accesso a Medicina "poteva pensarci prima, ha capito l’errore. Ora però non ne commetta altri e ascolti le parti sociali". Così all’Adnkronos Salute Pierino Di Silverio, segretario nazionale dell’Anaao-Assomed - sindacato dei medici dirigenti del Ssn - a margine della presentazione del libro bianco del sindacato alla Camera, ha commentato l’intervento della ministra dell’Università e ricerca alla Camera che ieri ha risposto alle criticità emerse nell'ambito del semestre filtro per l'accesso alla facoltà di medicina.
Schillaci: "Bernini troverà modo di migliorare riforma tanto attesa"
"Sono sicuro che la ministra Bernini troverà dei meccanismi per migliorare questa riforma che era tanto attesa", ha detto all'Adnkronos Salute il ministro della Salute Orazio Schillaci.

Morto il giornalista statunitense Peter Gregg Arnett, uno dei più celebri e all tempo stesso controversi corrispondenti di guerra del Novecento, vincitore del Premio Pulitzer e volto storico del giornalismo internazionale: aveva 91 anni. E' deceduto a Newport Beach, in California. A confermare la notizia della scomparsa è stata la figlia Elsa, precisando che la causa della morte è stata un tumore alla prostata.
Corrispondente di guerra intrepido, Arnett si impose all'attenzione mondiale durante la guerra del Vietnam, raccontata dal fronte per l'Associated Press, lavoro che gli valse il Pulitzer. In seguito divenne uno dei reporter televisivi più riconoscibili al mondo, seguendo guerre e insurrezioni per oltre 18 anni con la Cnn, spesso in prima linea, nei momenti più drammatici dei conflitti contemporanei. Arnett è stato una figura centrale del racconto dei conflitti della seconda metà del XX secolo, un giornalista che ha contribuito in modo decisivo a ridefinire il ruolo dell'inviato di guerra e il rapporto tra informazione, potere e opinione pubblica. Il suo stile diretto, talvolta discusso, ha lasciato un segno profondo nel modo di fare informazione dai fronti di guerra.
Dalle giungle del Vietnam all'Iraq
Dalle giungle del Vietnam all'Iraq, dove intervistò il presidente Saddam Hussein e fu due volte tra gli ultimi giornalisti televisivi occidentali a restare a Baghdad - all'inizio della Guerra del Golfo nel 1991 e durante l'invasione della coalizione guidata dagli Stati Uniti nel 2003 - Peter Arnett ha infranto regole e dato notizie esclusive, facendo infuriare leader politici e ispirando generazioni di reporter. In oltre 45 anni di carriera, Arnett ha raccontato 17 guerre in Asia, Medio Oriente, Europa e America Latina. Prima per l'Associated Press, poi per la Cnn e altre testate televisive e della carta stampata, ha realizzato documentari, scritto due libri, tenuto conferenze in tutto il mondo e nel 1997 ha intervistato Osama bin Laden, leader di Al Qaeda, in un luogo segreto dell'Afghanistan.
Il primo scoop
Il suo primo grande scoop risale al 1960: un colpo di stato in Laos. Quando i carri armati bloccarono l'ufficio del telegrafo a Vientiane, Arnett si tuffò nel Mekong e nuotò fino in Thailandia per trovare una linea aperta con cui trasmettere la notizia all’Associated Press. "Avevo la storia battuta a macchina, il passaporto e venti banconote da dieci dollari stretti tra i denti", raccontò più tardi. "Mi credevano pazzo, ma per me aveva senso: dovevo far uscire la notizia il più in fretta possibile".
Arnett era un ribelle del giornalismo: diffidava dell'autorità, si assumeva rischi calcolati, accettava la censura pur di raccontare i fatti dal campo e, quando lo riteneva necessario, metteva da parte la pretesa neutralità. Fu spesso accusato di simpatizzare con i nemici degli Stati Uniti in Vietnam e in Iraq. Negli ultimi anni di carriera incappò anche in gravi controversie. Lasciò la Cnn nel 1999 dopo un servizio su una presunta atrocità della guerra del Vietnam che si rivelò infondata, e venne licenziato dalla Nbc nel 2003 per aver dichiarato alla televisione di Stato irachena che il piano militare della coalizione stava fallendo.
Neozelandese di nascita, autodidatta e avventuriero, Arnett trovò la sua consacrazione professionale in Vietnam, dove lavorò per un decennio. Nel 1966 vinse il Premio Pulitzer per il giornalismo internazionale grazie ai suoi reportage di guerra, tra cui il racconto di un capitano americano costretto ad assistere impotente al massacro dei propri uomini.
Non aveva nulla dell’eroe romantico. Un osservatore lo descrisse come "uno spaventapasseri in mezzo a un campo di grano". Ma seppe cogliere l’essenza della guerra. Nel 1968, nella città di Ben Tre, riportò la celebre frase di un maggiore americano: "Si è reso necessario distruggere la città per salvarla", diventata il simbolo delle contraddizioni del conflitto vietnamita. Mentre Washington parlava di vittorie e di una "luce in fondo al tunnel", Arnett raccontava dal fronte sconfitte e rovesciamenti, mettendo in discussione le versioni ufficiali e anticipando il fallimento della strategia americana. Il presidente Lyndon B. Johnson e il generale William Westmoreland tentarono invano di farlo allontanare.
Nel 1975, mentre Saigon cadeva e gli ultimi occidentali fuggivano, Arnett rimase in città, raccontando il panico nelle strade e il caos all'ambasciata americana, con gli elicotteri carichi di profughi che decollavano dal tetto. Continuò a riferire anche dopo la vittoria del Vietnam del Nord.
Volto della Cnn
Nel 1981 entrò alla Cnn, allora una giovane emittente all-news. Seguì conflitti in America Centrale, Medio Oriente e Africa, ma fu la Guerra del Golfo a renderlo una figura globale. Rimasto solo a Baghdad nel gennaio 1991, divenne per giorni la voce e gli occhi del mondo occidentale sotto i bombardamenti. I suoi collegamenti telefonici dall'hotel Al Rashid, tra sirene e esplosioni, furono paragonati alle cronache di Edward R. Murrow durante il blitz su Londra nella Seconda guerra mondiale.
Celebrato e premiato, Arnett fu anche duramente criticato: per molti politici americani era un megafono della propaganda di Saddam Hussein. Lui respinse sempre l'accusa: "Ho solo raccontato quello che vedevo". Nel 1997 realizzò una lunga intervista filmata a Osama bin Laden, che anni prima dell'11 settembre minacciò apertamente una jihad contro gli Stati Uniti. "Vedrete e sentirete parlare dei nostri piani", disse il leader di Al Qaeda. La sua carriera subì un colpo definitivo nel 2003, quando accettò di parlare alla tv irachena durante l'invasione americana, lodando la resistenza di Baghdad. Licenziato, non riuscì più a ritrovare il ruolo centrale di un tempo.
Nato nel 1934 a Riverton, in Nuova Zelanda, Arnett lasciò la scuola a 17 anni per lavorare in un quotidiano locale. Dopo un percorso che lo portò dall'Australia alla Thailandia, approdò definitivamente all'Associated Press nel Sud-est asiatico. Si sposò con Nina Nguyen, dalla quale ebbe due figli. Ritiratosi nel 2007, insegnò giornalismo in Cina e pubblicò due memoir. Come scrisse il Los Angeles Times, la sua carriera dimostra che, al di là della tecnologia, il buon giornalismo si fonda sempre sulle stesse qualità: intuito, coraggio, ingegno e determinazione. Qualità che Peter Arnett ha incarnato fino in fondo. (di Paolo Martini)
Accordo con Illva Saronno Holding... 
Mario Pineida ucciso in un'aggressione a Guayaquil in Ecuador. A comunicare la morte del calciatore ecuadoriano 33enne il suo club, il Barcelona Sporting Club.
Secondo quanto riportato dai media locali, il giocatore ha perso la vita in un attacco armato avvenuto nei pressi di un esercizio commerciale situato nella zona settentrionale di Guayaquil. Il Barcelona Sporting Club ha diffuso il seguente comunicato sui propri canali social: "Il Barcelona Sporting Club, informa, con profondo rammarico, di essere stato ufficialmente informato della morte del nostro giocatore Mario Pineida, fatto avvenuto in seguito a un attacco nei suoi confronti". Il club ha altresì aggiunto: "Questa sfortunata notizia ci addolora profondamente".
Le forze dell'ordine ecuadoriane hanno confermato di essere impegnate nelle indagini relative all'incidente, senza tuttavia fornire ulteriori dettagli sull'accaduto. Pineida, che ha precedentemente militato nel Fluminense in Brasile, ha totalizzato nove presenze con la nazionale ecuadoriana nel periodo compreso tra il 2015 e il 2021.

Tempo di Supercoppa italiana. Oggi, giovedì 18 dicembre, il Napoli affronta il Milan - in diretta tv e streaming - nella prima semifinale delle Final Four del trofeo che prenderanno il via a Riad, in Arabia Saudita. Gli azzurri, vincitori dell'ultimo Scudetto, sfideranno quindi i finalisti della scorsa edizione di Coppa Italia, mentre Inter e Bologna completeranno il quadro domani.
La squadra di Conte è reduce dalla sconfitta esterno contro l'Udinese, che si è imposto 1-0 nell'ultimo turno di campionato, mentre quella di Allegri ha pareggiato per 2-2 con il Sassuolo a San Siro.
Napoli-Milan, orario e probabili formazioni
La semifinale di Supercoppa tra Napoli e Milan è in programma oggi, giovedì 18 dicembre, alle 20 ora italiana. Ecco le probabili formazioni:
Napoli (3-4-3): Milinkovic-Savic; Beukema, Rrahmani, Buongiorno; Di Lorenzo, McTominay, Lobotka, Spinazzola; Neres, Hojlund, Lang. All. Conte
Milan (3-5-2): Maignan; Tomori, De Winter, Pavlovic; Saelemaekers, Loftus-Cheek, Modric, Rabiot, Bartesaghi; Nkunku, Pulisic. All. Allegri.
Napoli-Milan, dove vederla in tv
Napoli-Milan sarà trasmessa in diretta televisiva e in esclusiva, in chiaro, sui canali Mediaset, in particolare su Italia 1. La partita sarà disponibile anche in streaming su Mediaset Infinity.

Elettricista e installatore di sistemi di videosorveglianza di professione, aveva nascosto in casa, in particolare in bagno, delle microcamere per riprendere le figlie minorenni della compagna. Di loro, ma anche di altre vittime ignare alle quali aveva montato telecamere in casa, aveva numerose fotografie, accuratamente archiviate e catalogate, classificate per anno e nominativo.
A scoprire il tutto la mamma delle due ragazzine che, a settembre scorso, ha trovato sul cellulare del compagno gli scatti delle figlie nude e si è rivolta ai carabinieri. Da lì è scattata una attività investigativa da parte dei militari della Sezione cyber del Nucleo investigativo di Trieste. Nonostante il tentativo dell’uomo di distruggere il proprio telefono cellulare, frantumandolo in più parti prima dell’intervento dei carabinieri, gli specialisti sono riusciti a recuperare integralmente il contenuto del dispositivo.
Nell'abitazione è stato sequestrato un nuovo telefono cellulare, hard disk e altri supporti informatici. L’indagato aveva installato sul proprio smartphone diverse applicazioni che gli permettevano di accedere da remoto, senza consenso, ai sistemi di videosorveglianza installati nelle abitazioni dei propri clienti, visualizzando e scaricando immagini in tempo reale.
Le vittime, informate, hanno sporto denuncia e l’uomo è stato arrestato per interferenze illecite nella vita privata. L’Autorità giudiziaria ha disposto nei confronti dell’indagato la misura cautelare dell’allontanamento dalla casa familiare per detenzione di materiale pedopornografico, misura eseguita dai carabinieri del Nucleo investigativo del Comando provinciale di Trieste. Le indagini proseguono per accertare eventuali ulteriori responsabilità e verificare l’eventuale coinvolgimento di altre vittime.

È in corso dalle prime ore di questa mattina un’operazione di polizia nel centro sociale torinese Askatasuna. Da quanto si apprende, le forze dell’ordine stanno compiendo perquisizioni all’interno dello stabile e nelle abitazioni di alcuni militanti vicini al centro sociale.
L’operazione, sempre a quanto si apprende farebbe seguito alle inchieste sui recenti disordini avvenuti nel capoluogo piemontese durante alcune manifestazioni a sostegno della questione palestinese. E in particolare, ai recenti disordini che hanno coinvolto le Ogr, Leonardo e La Stampa.
Intanto, sui social vicini al centro sociale si legge: 'Ingente spiegamento di mezzi di polizia, camionette e idranti sotto l’Aska e a bloccare le vie limitrofe. Ancora non è chiara l’identità dell’operazione, chi può ci raggiunga'.
A seguito dell’intervento in corso al centro sociale Askatasuna, è stata modificata la viabilità intorno alla palazzina. Chiuso il tratto di corso davanti allo stabile mentre sono stati deviati i mezzi pubblici ed e’ stato predisposto un servizio di bus sostitutivi. Sui social vicini al centro sociale, si ribadisce che è in corso perquisizione ma, si legge, “potrebbe essere possibile lo sgombero, accorrete”. Sul posto sono presenti la Polizia, Carabinieri, Guardia di finanza che stanno presidiando l’intera area. Davanti intanto stanno cominciando a radunarsi oltre una decina di militanti, tenuti a distanza dalle forze dell’ordine.
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