
"Chi fuma lo fa principalmente a causa della nicotina, una sostanza che provoca dipendenza. Tuttavia, i danni maggiori e le malattie derivano dalla combustione del tabacco. Il fumatore respira fumo che brucia tra 400 e 1.000 gradi, contenente oltre 70 sostanze cancerogene secondo la Iarc", Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro, e "fino a 7.500 sostanze tossiche, tra cui anche il monossido di carbonio". Sono le parole di Fabio Beatrice, direttore scientifico di Mohr - Osservatorio medico della riduzione del rischio e primario emerito di Otorinolaringoiatria presso l'Asl della Città di Torino, in occasione del Congresso Sidap-Società italiana patologia da dipendenza che si è svolto nei giorni scorsi a Roma. Un evento che ha radunato esperti per un dibattito sulle dipendenze e che ha analizzato anche quella dal fumo.
"La nicotina, pur essendo altamente dipendente - sottolinea Beatrice - non è dimostrata come cancerogena, ma può aumentare la pressione arteriosa di 10mmHg e incrementare l'acidità gastrica, caratteristiche che la rendono difficile da abbandonare. Non a caso - fa notare - le terapie sostitutive a base di nicotina sono le più utilizzate al mondo per aiutare i fumatori a smettere e il loro impiego dimostra la relativa sicurezza biologica della sostanza rispetto ai danni provocati dalla combustione".
Beatrice ricorda che in Italia fumano circa 10,5 milioni di persone e i decessi correlati al fumo, principalmente dovuti ai prodotti della combustione, sono circa 90mila l'anno. "Si muore di cancro, infarto, ictus, broncopneumopatia cronica ostruttiva (Bpco) e altre malattie - spiega l'esperto - La maggior parte dei fumatori prova a smettere autonomamente, con un tasso di fallimento superiore al 70%, mentre nei centri antifumo si rivolgono meno di 10mila persone all'anno, meno dell'1% dei fumatori totali. Anche applicando integralmente le linee guida - precisa - le percentuali di chi non riesce a smettere superano quelle di chi ha successo, e i dati di cessazione spesso si fermano a 6 mesi o al massimo 2-3 anni. Troppo poco per una malattia cronica e recidivante come il tabagismo".
"La paura e gli avvertimenti shock, così come la comparsa di malattie gravi, non sono sufficienti a cambiare il comportamento dei fumatori - afferma Beatrice - Molti pazienti, anche dopo un infarto o un tumore, tornano a fumare nonostante le esperienze drammatiche". L'esperto suggerisce quindi un approccio più ampio, "educando a stili di vita corretti che comprendono la riduzione dell'alcol, una corretta alimentazione e il movimento: va valorizzata la conservazione dello stato di salute come bene primario".
Per innescare un cambio culturale, secondo Beatrice occorre il supporto dei medici. "E' necessario che ogni medico, da quello di famiglia al super specialista - osserva - si impegni attivamente nella promozione della salute e incoraggi chi fuma a cercare aiuto specialistico, aumentando così le probabilità di successo nella cessazione".
Tra le opzioni disponibili nel percorso per la dismissione del fumo, "i nuovi strumenti a rischio ridotto, come la sigaretta elettronica e il tabacco riscaldato - rimarca Beatrice - non sono sicuri e non vanno proposti ai giovani, ma possono rappresentare un valido supporto per fumatori che non riescono a smettere, riducendo significativamente i danni da combustione. La riduzione del rischio deve essere applicata in modo intelligente e consapevole - conclude - valutando vantaggi e svantaggi dei prodotti disponibili, con l'obiettivo di favorire un cambiamento verso la cessazione definitiva del fumo".

"La nicotina deve essere ridotta gradualmente. In caso contrario, l’organismo va incontro a sindrome d’astinenza e la persona tende a ricadere nel consumo di sigarette e di nicotina per evitare il malessere. L’utilizzo di presìdi quali la sigaretta elettronica", o i dispositivi a tabacco riscaldato, "che eliminano la combustione tra carta e tabacco, principale causa del cancro ai polmoni può aiutare a mettere in atto un percorso di riduzione e progressivo allontanamento dall’uso di nicotina". Così Claudio Leonardi, presidente di Sipad-Società italiana patologia da dipendenza, commenta il crescente problema della dipendenza da nicotina tra adolescenti e adulti, tra i temi al centro del X Congresso nazionale della società scientifica, tenutosi nei giorni scorsi a Roma, durante il quale sono state discusse diverse tematiche legate alle dipendenze.
"I dati mostrano come il numero complessivo dei fumatori non diminuisca e come la differenza di genere si sia quasi annullata: uomini e donne sono coinvolti in ugual misura - evidenzia Leonardi - Il ruolo del medico è fondamentale, ma il percorso di dismissione dalla dipendenza dal fumo va svolto senza terrorizzare le persone - avverte - indirizzando i fumatori verso centri specializzati e applicando strategie moderne per ridurre il consumo di nicotina e limitare i danni della combustione del tabacco".
Guardando al futuro, l'esperto osserva che "si potrebbe assistere all’uso di farmaci Glp-1, attualmente impiegati per diabete di tipo 2 e obesità che, secondo studi osservazionali, potrebbero avere applicazioni nella gestione delle dipendenze".
In corso l'intervento delle squadre di Abbanoa... 
Ha registrato 1.600 partecipanti il 53esimo Congresso nazionale Simfer (Società italiana di medicina fisica e riabilitativa), ospitato alla Stazione Marittima di Napoli fino al 26 novembre, confermandosi come il più rilevante appuntamento scientifico della medicina fisica e riabilitativa italiana. Quattro giornate di lavori, oltre 24 aree tematiche e decine di sessioni parallele hanno dato forma a un programma che spazia dall'ictus alle gravi cerebrolesioni, dall'artrosi alla sarcopenia, dalla robotica alla riabilitazione digitale, fino all'intelligenza artificiale applicata alla pratica clinica. La Simfer evidenzia l'impronta internazionale del congresso, con keynote lecture dall'estero, una sessione dedicata e numerose collaborazioni con società scientifiche italiane di area neurologica, reumatologica, ortopedica e internistica. Ampio spazio è stato dedicato alle nuove tecnologie, alla telemedicina, alla teleriabilitazione, ai modelli predittivi per la gestione della spasticità e ai progressi dell’ingegneria della riabilitazione.
Tra i temi emergenti - riferisce la società scientifica - forte attenzione alla fragilità, alle patologie dolorose dell'apparato muscolo-scheletrico, all'inflammaging e alla nutrizione clinica, con un focus sulla sarcopenia e sulla composizione corporea. Importante anche il fronte dell'organizzazione sanitaria, con approfondimenti su linee guida, modelli di appropriatezza, tariffe e impatto del Dm 77. Significativa la partecipazione dei giovani specialisti, protagonisti delle rapid communications, dei premi under 40 e dei numerosi momenti formativi dedicati".
"Abbiamo voluto dare un grande spazio a ciò che rappresenta la vera innovazione degli ultimi anni, cioè l'arrivo delle tecnologie avanzate, della telemedicina e soprattutto dell'intelligenza artificiale nella riabilitazione delle persone con disabilità", spiega il presidente Simfer, Giovanni Iolascon. "Un altro elemento decisivo - sottolinea - è stato il dialogo continuo con le associazioni dei pazienti, che hanno portato all'attenzione del congresso i cosiddetti unmet needs, i bisogni ancora non soddisfatti dall'attuale disponibilità di cura. Desidero poi sottolineare il successo numerico dell'evento: non solo per il numero dei partecipanti, ma anche per la quantità e la qualità dei contributi scientifici, delle letture magistrali e dei lavori presentati. In tutti gli ambiti della riabilitazione - neurologica, ortopedica, cardiorespiratoria, protesica e non solo - abbiamo avuto davvero il top dei relatori e delle relazioni".
"Il congresso nazionale Simfer - conclude il segretario nazionale della società scientifica, Andrea Bernetti - è l'occasione per affrontare molte tematiche in ambito riabilitativo, con un particolare focus sulle nuove tecnologie a disposizione delle persone con disabilità. Sì è parlato inoltre di fisiatria interventistica per la gestione delle patologie dolorose dell'apparato muscolo-scheletrico, sottolineando l'importanza di un approccio molto preciso che valorizzi la visita medica a supporto delle innovazioni tecnologiche dell'imaging. Rinforzare i sistemi sanitari dal punto di vista della riabilitazione è essenziale, e anche l'Organizzazione mondiale della sanità ha evidenziato questo aspetto come centrale per la sua agenda".

Nico Paz lascia il Como per tornare al Real Madrid già a gennaio? Ad oggi, è un'ipotesi. La notizia è stata data da Tyc Sport, secondo cui il centrocampista argentino, che in questo primo scorcio di stagione sta facendo le fortune dei lombardi di Cesc Fabregas, e il Real starebbero ragionando su un rientro anticipato. Qual è la situazione? I Blancos hanno la possibilità di un acquisto agevolato dell'argentino e potrebbero riportarlo a Madrid entro il 2027 con un costo vantaggioso grazie ad accordi fissati in passato. Le cifre? Circa 9 milioni di euro, a fronte di un valore attuale compreso tra i 50 e i 60 milioni.
Non dovesse concretizzarsi il rientro in Spagna già a gennaio, la trattativa per il ritorno di Nico Paz al Real Madrid prenderebbe piede nell'estate 2026.

Carlo è il re, la tenuta è sua e dunque può fare come gli pare, anche costruire a Sandringham un'enorme vasca piena di letame liquido. Perfino a rischio di affliggere chi abita nei dintorni con il tanfo dei liquami. Senonché, ironia della sorte, uno dei vicini più prossimi, non solo 'geograficamente' ma anche per la parentela, è il figlio William, che ha casa a solo un chilometro dal punto dove verrà costruito il bacino di contenimento. Il primogenito del sovrano, la moglie Kate e i tre figli, pur abituati all'odore di campagna, non saranno proprio contenti del progetto che prevede lo stoccaggio di oltre 9 milioni e mezzo di litri di letame liquido a un soffio da Anmer Hall, la loro residenza di campagna nella proprietà georgiana donata a Charles dalla regina Elisabetta II.
Secondo i documenti di pianificazione del King's Lynn and West Norfolk Borough Council, l'enorme struttura, grande quanto 4 piscine olimpioniche, dovrebbe essere ubicata vicino alla residenza di William e il re ne vorrebbe la realizzazione per immagazzinare le deiezioni animali per essere successivamente utilizzate come fertilizzante organico nei suoi campi nel Norfolk settentrionale. Ma intanto, i vicini non ne sono per niente entusiasti, con una fonte che ha dichiarato al Daily Mail: "Siamo tutti abituati agli odori di fattoria qui intorno, ma questo invaso sarà enorme. Tutti temono che creerà un tanfo tremendo. Chissà cosa ne pensano William e Kate. È un po' ironico che il proprietario terriero responsabile del progetto sia il padre di William, il re".
Il principe e la principessa di Galles si sono appena trasferiti nella loro nuova casa, Forest Lodge, nella tenuta di Windsor, ma trascorrono del tempo a Sandringham, soprattutto durante il periodo natalizio, quando la famiglia reale si riunisce nella tenuta per festeggiare insieme. Finora William non ha detto nulla pubblicamente sui piani di suo padre di costruire la gigantesca fossa di letame accanto a casa sua. Oltre ai residenti locali, anche il consigliere della contea Stuart Dark non si è detto contento dell'iniziativa, suggerendo che la realizzazione della vasca potrebbe essere respinta in toto o approvata a condizioni più stringenti.
In sette anni sono 29 le donne uccise in Sardegna...
Entro dicembre apre nuovo tratto di 1,5 km Villagreca-Serrenti... 
Brigitte Bardot, 91 anni, resta ricoverata in ospedale a Tolone per problemi di salute. La notizia del secondo ricovero della diva francese[1] si è appresa ieri ma come riportato dalla stampa locale della Provenza, l'attrice resta sotto osservazione medica da ormai 10 giorni tenendo fan ed estimatori in apprensione per la sua salute.
Già lo scorso ottobre, Bardot aveva dovuto lasciare la sua residenza di Saint-Tropez per ricevere cure nello stesso ospedale. All'epoca, l'attrice aveva subito "un intervento chirurgico legato a una malattia seria", tornando a casa dopo due settimane. In precedenza, erano circolate sui social notizie infondate sul suo decesso. La stessa Bardot aveva smentito categoricamente, dichiarando su X: "Sto bene. Non so chi abbia inventato questa 'fake news' sulla mia scomparsa, ma sappiate che sto bene e non ho alcuna intenzione di ritirarmi".
Lo scorso 1° ottobre l'attrice ha pubblicato il suo libro "Mon BBcédaire", edito da Fayard, nel quale si racconta senza filtri, esprimendo il suo punto di vista sulla società contemporanea e sulla situazione della Francia.

Dal 'matrimonio' con Al Bano alla lite con Fedez e Rovazzi. Orietta Berti tra aneddoti spassosi e momenti particolari della sua vita, si racconta senza freni a Francesca Fagnani in un'intervista a Belve che andrà in onda stasera, martedì 25 novembre, su Rai2.
Nello studio di Belve, Orietta Berti parla del Sanremo del 1967, l’edizione del suicidio di Tenco. Fagnani ricorda il biglietto di addio del cantante in cui spiegò il suo gesto “come atto di protesta per un pubblico che manda ‘Io tu e le rose’ in finale”. “Non ho mai creduto a quel biglietto” dice Berti. “Come lo ha vissuto?” indaga la giornalista. “Molto male, la gente mi escludeva: non potevo più andare in tv, non mi facevamo più interviste. Soltanto la forza del mio pubblico mi ha tenuto in vita” confessa Berti. “Come si sentiva?” chiede Fagnani. “In colpa, ma non avevo colpe” la sua risposta.
Siparietto esilarante quando Orietta Berti ricorda il giorno del suo matrimonio. “Osvaldo piangeva come una fontana e lei niente” dice Fagnani. “Non ha detto sì, ha annuito con la testa. E allora l’hanno fatto dire ad Al Bano che era lì e lui ha detto Sì” racconta la cantante. “È sicura che sia valido il matrimonio?” scherza Fagnani. “Vocalmente sono sposata con Al Bano” risponde con un sorriso Berti.
Tutto da vedere il momento in cui Fagnani fa il test a Orietta Berti sullo ‘slang’ dei giovani rapper e chiede il significato di parole come ‘ghostare’ o ‘flexare’. “Non lo so, perché con me parlano normale!” risponde con un sorriso la cantante. Berti, poi, parla delle sue “ossessioni” e racconta a Fagnani la sua amicizia con Fedez e con Rovazzi con cui la scorsa estate ha litigato, ma “abbiamo fatto pace e con lui ho bevuto il mio primo gin tonic nella vita. È diventata la mia bevanda preferita”.

"Frasi contro la violenza sulle donne". Sul web è caccia alla citazione per celebrare la Giornata internazionale. Un'abitudine, quella di cercare le parole da condividere sui socialper manifestare la propria adesione alla ricorrenza, subito registrata da Google e talmente popolare da essere balzata in trend tra le ricerche di oggi.
La ricerca della frase più efficace che sia poetica, critica o tagliente per dire no ai soprusi di genere, al maschilismo e ai femminicidi è un fenomeno che - ce lo dicono i dati registrati dallo stesso motore di ricerca - si ripete ogni anno il 25 novembre da almeno 15 anni e con un picco di partecipazione collettiva registrato l'anno scorso. E i frutti sono ben chiari a dare una scorsa rapida ai post di X o Instagram dove, sotto foto e video campeggiano le citazioni di poetesse, politiche rivoluzionarie o artiste.
La scelta di quali 'parole degli altri' decidiamo di usare per esprimere il nostro sentire - perché per dirla con Troisi "la poesia non è di chi la scrive, ma di chi gli serve" - è comunque qualcosa che parla di noi. C'è chi come Stefania sceglie Alda Merini: "Siamo state amate e odiate, adorate e rinnegate, baciate e uccise, solo perché donne". Chi come Maria si affida invece a Luciana Littizzetto: "Scambiamo tutto per amore, mentre l’amore con la violenza e le botte non c’entra un tubo. L’amore, con gli schiaffi e i pugni, c’entra come la libertà con la prigione. Un uomo che ci mena non ci ama".
Tatiana ricorre alla rivoluzionaria francese Théroigne de Méricourt: "È tempo che le donne contrastino la vergognosa incompetenza in cui l’ignoranza, l’orgoglio e l’ingiustizia maschili le ha per così lungo tempo tenute prigioniere". Vanda sceglie le parole dello scrittore indiano Akshay Vasu: "Ogni volta che alzava le mani su di lei uccideva brutalmente un principe di una fiaba da qualche parte nel profondo del suo cuore". Mentre Emilia si affida ai versi della poetessa siriana Maram-Al- Masri: Tremano di rabbia/e la reprimono./Come leoni in gabbia,/le donne come me/sognano di libertà.

Una ragazza di 23 anni è morta in un incidente stradale all'incrocio tra via dell'Arcoveggio e via De Giovanni a Bologna. E' accaduto oggi, intorno alle 9. Dai primi accertamenti sembra che un camion in svolta abbia investito la 23enne in bicicletta. Nonostante l'arrivo dei soccorsi, per la ragazza, che sarebbe finita sotto l'asse posteriore del mezzo pesante, non c'è stato nulla da fare. Sul posto si è recata la polizia locale per ricostruire la dinamica.

I fan ci speravano, ma gli Oasis non torneranno in tour nel 2026. Anche se con loro il colpo di scena è sempre dietro l'angolo. Dopo il tour della reunion -partito il 4 luglio dal Regno Unito e concluso il 23 novembre in Brasile - i fratelli Noel e Liam Gallagher hanno annunciato sui social che ora "ci sarà una pausa per un periodo di riflessione". Una frase che lascia una porta aperta a nuove possibilità di tornare a fare musica insieme.
In questi mesi hanno viaggiato in lungo e in largo in giro per il mondo, macinando successi. "E così è andata", scrivono nel post, che cita un passaggio di un articolo del 'The Guardian': "'La forza pop-culturale più dannosa della recente storia britannica' (come recita una frase del pezzo, pubblicato in occasione dell'annuncio del tour, ndr) ha trovato la sua strada nei cuori e nelle menti di una nuova generazione. Dalla Gallagher Hill al River Plate, da Croke Park sulle rive del Royal Canal alla 'Città degli Angeli', l’amore, la gioia, le lacrime e l’euforia non saranno mai dimenticati".
Il post che annuncia la pausa è stato subito inondato di commenti di fan che li invitano a tornare presto.
"A tutti i fan degli Oasis nel mondo, grazie dal profondo del mio cuore. Ve lo siete goduto alla grande (il tour, ndr). Sarò per sempre grato per la vostra energia e per le vostre vibrazioni. Senza di voi saremmo solo una buona band. Con voi siamo stati la miglior band del pianeta", scrive Liam Gallagher in un post sui social.

Gli Stati membri dell'Unione europea hanno "l'obbligo di riconoscere il matrimonio tra due cittadini Ue dello stesso sesso, legalmente contratto in un altro Stato membro, in cui essi hanno esercitato la loro libertà di circolazione e di soggiorno". Questa l'ultima sentenza della Corte europea di giustizia, relativa al caso di due cittadini polacchi che si sono sposati in Germania e che avevano richiesto la trascrizione del loro atto di matrimonio nel registro dello stato civile della Polonia, affinché fosse riconosciuto.
Le autorità competenti hanno rifiutato di farlo perché il diritto polacco non autorizza il matrimonio tra persone dello stesso sesso: un giudice nazionale ha dunque interpellato la Corte del Lussemburgo, la quale ha determinato che il rifiuto "è contrario al diritto dell'Unione" poiché lede la libertà della coppia di circolare e soggiornare in Ue, nonché il diritto al rispetto della vita privata e familiare.
"Gli Stati membri sono quindi obbligati a riconoscere, ai fini dell'esercizio dei diritti conferiti dal diritto dell'Unione, lo status matrimoniale acquisito legalmente in un altro Stato membro", si legge nella sentenza, la quale sottolinea che tale obbligo "non viola l'identità nazionale né minaccia l'ordine pubblico" dello Stato di origine poiché non implica l'introduzione del matrimonio tra persone dello stesso sesso nel diritto interno. Inoltre, prosegue la sentenza, gli Stati membri dispongono di un margine di discrezionalità nella scelta delle modalità di riconoscimento di tale unione. Ma qualora ne prevedessero solo una per i matrimoni contratti in un altro Stato membro, come la trascrizione dell'atto di matrimonio nel registro dello stato civile nel caso della Polonia, sono tenuti ad applicarla anche ai matrimoni tra persone dello stesso sesso.
La Corte ricorda che, sebbene le norme relative al matrimonio rientrino nella competenza degli Stati, le capitali devono comunque rispettare il diritto Ue nell'esercizio di tale competenza. In questo caso i due coniugi godono della libertà di circolare e di soggiornare nel territorio degli Stati membri e del "diritto di condurre una normale vita familiare durante l'esercizio di tale libertà, nonché al ritorno nel loro Stato membro d'origine. Così, quando costruiscono una vita familiare in uno Stato membro ospitante, in particolare per effetto del matrimonio, devono essere certi di poterla proseguire al ritorno nel loro Stato d'origine". Ne consegue che il rifiuto di riconoscere un matrimonio contratto e vissuto in un altro Stato membro "può provocare seri inconvenienti amministrativi, professionali e privati, costringendo i coniugi a vivere come non coniugati nello Stato membro di cui sono originari", cosa che per la Corte del Lussemburgo lo rende incompatibili con i diritti in questione e contrario al diritto comunitario.
Il 26 e 27 novembre a Cagliari al Teatro Massimo... 
"E' una vergogna. Si tratta di un chiaro fallimento. Un fallimento che non riguarda noi, la famiglia di Aldo. Anzi, alla fine noi abbiamo vinto. Perché? Perché nei quasi 11 anni nel corso dei quali si è svolta la vicenda processuale del nostro Aldo abbiamo fatto il possibile e l’impossibile per fornire tutto ciò che serviva per giungere ad una giusta sentenza di condanna. Ma quella che è mancata e’ stata proprio solo la condanna". A parlare sono i familiari di Aldo Naro, il giovane medico ucciso in una discoteca, quasi undici anni fa. Per la prima sezione della Corte d’Assise di Palermo oltre ad Andrea Balsano, che all’epoca era minorenne, non ci sono altri colpevoli. Dopo sette ore di camera di consiglio, ieri sera, è arrivato il verdetto: assoluzione perché il fatto non sussiste per Gabriele Citarrella, Francesco Troia e Pietro Covello. I tre, all’epoca buttafuori del locale, erano accusati di aver colpito il giovane mentre era già a terra, aggravando le lesioni che ne causarono la morte. Per la morte di Naro era già stato condannato a dieci anni un altro buttafuori, minorenne all’epoca dei fatti, riconosciuto come autore materiale delle percosse mortali.
La nuova indagine era stata riaperta su istanza dei genitori della vittima. "Abbiamo fatto indagini, attivato i nostri periti per avere le loro determinanti consulenze, siamo arrivati a consentire la esumazione del suo corpo per ripetere gli esami che il misterioso “smarrimento“ della TAC cranio fatta ad Aldo nella immediatezza dell’omicidio avevano reso nuovamente necessari- dicono i genitori e la sorella -Abbiamo sofferto ad ogni udienza per affermare verità abbaglianti che chi di dovere non riusciva a vedere".
"Abbiamo dovuto prendere atto alle loro assurde richieste di archiviazione mentre fatti e circostanze urlavano la necessità di andare avanti nell’ accertamento delle responsabilità che si evidenziavano, anche con l’ammissione della partecipazione ai pestaggi di Aldo di qualche indagato- aggiungono i genitori della giovane vittima - Ma niente da fare: l’unico responsabile doveva restare il minorenne incensurato. Ecco perché abbiamo vinto noi: la verità vera l’abbiamo tirata fuori noi, ed è quella, ad onta di qualsiasi decisione diversa. Il dottor Aldo Naro è stato ucciso da un numero indefinito di assassini che hanno colpito senza pietà il suo corpo: gli hanno fratturato il setto nasale, le vertebre C2 eC3 della colonna vertebrale, del maxillofacciale, provocato una emorragia subaracnoidea ed altre sue emorragie, un infiltrato emorragico al polmone e diverse altre lesioni. Tutto questo, secondo la sentenza di stasera ad opera del solo minorenne, ormai unico condannato. Abbiamo vinto perché abbiamo la verità dalla nostra parte, che nessuno potrà cambiare e che si trova già al cospetto di Dio. Vergogna!".
"Si chiude il primo grado di un lungo processo troppo spesso celebrato in sedi extragiudiziarie non appropriate – hanno scritto in una nota i legali degli imputati - attraverso una propaganda comunicativa amplificata da una campagna social disinformata e disinformante, che ha leso l’immagine e la dignità di un cittadino incensurato come Citarrella, additato come complice di un crimine efferato già attribuito a un colpevole con sentenza definitiva". (di Elvira Terranova)
Tragico infortunio sul lavoro questa mattina a Lucinasco, nell’entroterra imperiese. Un uomo di 56 anni è deceduto intorno alle 11 schiacciato da un rimorchio sulla strada provinciale 30. Sul posto sono intervenuti immediatamente i sanitari del 118 e le forze dell’ordine, che hanno avviato gli accertamenti per ricostruire la dinamica dell’incidente. Le autorità hanno aperto un’indagine per stabilire eventuali responsabilità e chiarire le circostanze dell’infortunio.

Eterno Cristiano Ronaldo. Il fuoriclasse portoghese non perde il vizio e a 40 anni replica in Arabia Saudita il gol in rovesciata fatto nel 2018 in Juventus-Real Madrid. È successo in Saudi League, nella sfida tra il suo Al Nassr e l'Al Khaleej: negli ultimi minuti del match, CR7 si è alzato in volo e ha realizzato in rovesciata il gol del 4-1 tra gli applausi del pubblico. Per poi esultare a modo suo.
Un capolavoro balistico il suo, che a tanti appassionati ha ricordato la prodezza vista in Champions League nel 2018. Allora, con addosso la maglia del Real Madrid, Ronaldo segnò il gol del 3-0 nella sfida contro i bianconeri. Quasi otto anni dopo, per lui è cambiato poco.

Raccontare la sclerosi multipla attraverso le voci di chi la vive ogni giorno. Con questo intento è nato il vodcast 'Mille Storie', realizzato da Merck Italia con i patrocini dell’Associazione Italiana Sclerosi Multipla (Aism) e della Società italiana di Neurologia (Sin). Cinque brevi video interviste documentaristiche, della durata di 15 minuti, realizzate in cinque città italiane. Protagonista di ogni puntata è il dialogo tra un paziente e un neurologo. Mentre il paziente condivide la sua storia, le sue paure, i suoi obiettivi, il neurologo offre spunti di riflessione basati sulla propria sensibilità ed esperienza clinica. Un viaggio nella quotidianità delle persone con sclerosi multipla, un dialogo aperto su temi che coinvolgono la vita di tutti: genitorialità, relazioni, carriera, studio, sport.
Il vodcast si conclude con un’ultima storia dal titolo: 'Vivere con la sclerosi multipla', ambientata a Roma, che vede protagonisti Salvatore Lico e la professoressa Gerola Marfia, Professore Associato di Neurologia presso l’Università degli Studi di Roma Tor Vergata. Un dialogo che mette al centro l’importanza dei progressi nella ricerca per migliorare la vita dei pazienti.
“Mille Storie ci ricorda che la sclerosi multipla non è mai solo una diagnosi, ma l’inizio di un percorso che può essere condiviso e accompagnato – spiega la professoressa Marfia -. Oggi, grazie ai progressi della medicina, la sclerosi multipla non definisce la vita delle persone ma ne diventa una parte. Nella sclerosi multipla però la cura comincia molto prima dei farmaci, e passa dalle parole che aiutano a dare un significato alla paura, a costruire consapevolezza, a ritrovare progettualità. 'Mille Storie' ha il grande merito di dare voce a questa dimensione, mostrando che non esiste una storia uguale all’altra, ma che ognuna è degna di essere ascoltata e accolta".
'Mille Storie' è un progetto che parla di libertà e resilienza. La serie mostra come la sclerosi multipla non debba necessariamente rappresentare un ostacolo: con i giusti strumenti, informazioni e supporto, è possibile continuare a sognare, a costruire, a vivere pienamente. Ogni episodio è ambientato in uno spazio aperto, simbolo di movimento e di rinascita, e diventa un invito a ripensare la malattia come parte di un percorso di vita, non come un limite. Con 'Mille Storie', Merck è al fianco delle persone con sclerosi multipla e della comunità scientifica, con l’obiettivo di migliorare la qualità di vita e favorire una maggiore consapevolezza sulla patologia.
"Per un'azienda come la nostra, avere cura dei pazienti e delle persone a loro vicine vuol dire rispondere a tutti i loro bisogni: non solo quelli terapeutici, ma anche quelli di educazione sulla salute", spiega Ramon Palou de Comasema, presidente ed amministratore delegato Healthcare di Merck Italia. La serie vodcast è disponibile sul canale YouTube di Merck Italia dal 28 ottobre e per tutto il mese di novembre con cadenza settimanale, accompagnata da una campagna social sulle pagine Instagram e LinkedIn dell’azienda.
“Il progetto ‘Mille Storie’ racconta ciò che Aims promuove da sempre: la possibilità di andare oltre la sclerosi multipla, integrandola in un percorso di vita pieno e significativo – dichiara Mario Alberto Battaglia, direttore Generale Aism e presidente Fism. Questo è possibile quando si mette al centro la persona, riconoscendone il ruolo attivo nel percorso di cura e nella ricerca”.

Sono stati 327 gli omicidi nel 2024 (-2,1% rispetto al 2023) di cui 116 vittime sono donne e 211 uomini. E' quanto si legge nel report Istat sugli omicidi volontari consumati nel 2024 e inseriti nel database della Direzione centrale della polizia criminale del Ministero dell’Interno. Continuano ad aumentare i casi in cui è noto l’autore dell’omicidio (dall’89,5% del 2023 al 91,1% del 2024). Nel caso delle donne, gli autori sono uomini nel 92,2% dei casi. Gli uomini sono uccisi da altri uomini nell’85,7% dei casi con autore identificato (156 su 182). Le vittime sono in prevalenza italiani (74,3%), mentre tra le donne la prevalenza di vittime italiane è più elevata (78,4%). Il 93,4% delle donne italiane è vittima di italiani, il 48% delle straniere di propri connazionali. Sono 62 le donne uccise da un partner o un ex partner, quasi tutti (61) sono uomini.
Si interrompe la ripresa degli omicidi successiva alla pandemia di Covid-19. Dopo due anni consecutivi di aumento, gli omicidi volontari consumati tornano a diminuire. Più precisamente, nel 2023, si sono registrati 334 casi, mentre nel 2024 le vittime si fermano a 327 (-2,1% rispetto al 2023 e +6,2% rispetto al 2019 anno precedente la pandemia). Il nostro Paese resta comunque tra quelli storicamente a minor rischio nell’Unione europea, secondo quanto si legge nel report Istat.
Per le donne rischio in aumento con l'età
Nel 2024 il tasso di omicidi in Italia, pari a 0,55, è tornato al valore del 2022 (era pari a 0,57 nel 2023). I profili di rischio per età hanno andamenti opposti secondo il genere. Nel caso dei maschi, che presentano un tasso di 0,73 morti per 100mila uomini residenti, nel 2024, vengono uccisi con un profilo di rischio crescente per età, da 0,98 per 100mila tra i 18 e i 24 anni fino a un massimo di 1,35 tra i 35 e i 44 anni. Per le donne, invece, il rischio di restare vittima di omicidio (0,38 per 100mila donne) raggiunge il suo picco tra le persone molto anziane (0,81 omicidi ogni 100mila donne tra i 75 e gli 84 anni), soprattutto per mano di partner o familiari.
Questi ultimi motivano l’omicidio spesso con l’idea di mettere fine alla sofferenza della donna oppure presentano segnali di squilibrio psicologico; nel caso delle donne over 55 questa situazione riguarda più della metà dei casi di omicidio (52,6%). Il contesto in cui avvengono gli omicidi di donne è prevalentemente quello familiare/affettivo (86,2% circa) senza differenze significative per età. Nel 2024 sono stati uccisi 21 uomini e nessuna donna nel contesto della criminalità organizzata, un dato comunque in diminuzione rispetto alla media 2022-2023 (24,5), triennio in cui una donna ogni anno era caduta vittima di una uccisione in questo ambito.
Nel 2024 uccisi 21 minorenni, autrici sono soprattutto donne
Nel 2024 sono stati registrati 21 omicidi di minorenni, un numero più alto della media dei tre anni precedenti (14 omicidi nel 2021-2023), avvicinandosi alla media del triennio 2014-2016 (23 omicidi). Gli omicidi di bambini con meno di 14 anni, con un tasso pari a 0,19 per 100mila, sono stati compiuti da persone con un rapporto parentale (per lo più genitoriale) in conseguenza di stati depressivi o comunque di disfunzioni della personalità. Gli autori di questi omicidi sono quasi sempre donne (in 10 casi su 13), e quasi sempre (tranne che in due casi) di cittadinanza italiana.
Gli omicidi di minori con più di 14 anni (otto casi, tutti maschi) sono compiuti, invece, prevalentemente da ragazzi sconosciuti alla vittima. Secondo la definizione internazionale della Iccs, gli infanticidi sono definiti come uccisioni all’interno dell’arco temporale del primo anno di vita, mentre in Italia la legislazione dà una definizione più restrittiva restringendo il periodo in cui l’uccisione viene considerata infanticidio 'nei dintorni della nascita'. Seguendo la prima definizione in Italia sono avvenuti cinque infanticidi tutti commessi da madri. I minori possono risultare anche autori di omicidi. Nel 2024 sono stati 17 i minorenni imputati di omicidio, tutti maschi di cui cinque di cittadinanza straniera. Solo in quattro casi hanno ucciso loro coetanei, in altri quattro casi hanno ucciso giovani fino a 26 anni, e nei restanti casi adulti fino a 76 anni.
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Attraverso ambienti digitali tridimensionali i lavoratori potranno svolgere esercitazioni pratiche in totale sicurezza, simulando situazioni di lavoro o di emergenza senza alcun rischio reale. Un nuovo modo di formarsi: più immersivo, più efficace, più umano, perché mette le persone al centro dell’innovazione. Accade a Bacoli dove il progresso incontra la formazione grazie a un progetto che unisce tecnologia, sicurezza e visione: Flegrea Lavoro S.p.a., l’azienda comunale che gestisce i servizi di igiene urbana, e Lapis s.r.l., società dell’università degli studi di Napoli “Parthenope”, avviano un innovativo percorso di formazione professionale basato sulla realtà virtuale e il metaverso.
La trasformazione digitale è sempre più parte della nostra quotidianità e prende forma anche nei luoghi del lavoro. L’iniziativa nasce con l’obiettivo di rafforzare la sicurezza sul lavoro, valorizzare le competenze del personale e diffondere una cultura della prevenzione e dell’innovazione all’interno dell’azienda e della comunità. Bacoli si conferma così un territorio aperto al futuro, capace di trasformare la sfida tecnologica in un’opportunità di crescita collettiva. Il progetto, coordinato dal prof. Fabio De Felice e dal team dell’Università Parthenope, rappresenta il primo esperimento in Italia di utilizzo della realtà virtuale per la formazione all’interno di un’azienda pubblica di servizi ambientali. Un passo concreto verso il domani: un futuro in cui la sostenibilità passa anche dalla conoscenza e dalla sicurezza di chi ogni giorno lavora per rendere le nostre città più pulite e vivibili.
“Con questo progetto – dichiara il sindaco di Bacoli Josi Gerardo Della Ragione– diamo un segnale forte di come un’amministrazione pubblica possa innovare con coraggio. La formazione con la realtà virtuale è un investimento sulle persone, sulla sicurezza e sulla qualità del lavoro. Crediamo nella tecnologia come strumento di progresso umano e sociale”. “La collaborazione con Flegrea Lavoro – sottolinea il prof. Fabio De Felice dell’università Parthenope – rappresenta un modello di trasferimento tecnologico virtuoso tra università e pubblica amministrazione. Portare la realtà virtuale nella formazione degli operatori ambientali significa utilizzare la tecnologia per migliorare le competenze e la sicurezza, avvicinando l’innovazione alle persone e ai territori”. “Ogni innovazione ha senso solo se migliora la vita delle persone", dichiara Valentina Sanfelice di Bagnoli, amministratore unico di Flegrea Lavoro. "Con la realtà virtuale costruiamo un modo nuovo di lavorare e prendersi cura di sé e della comunità. Perché la sicurezza è, prima di tutto, un atto di rispetto verso chi lavora, verso la vita delle persone”, conclude.
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