(Adnkronos) - Vittorio Feltri, Enrico Mentana, Bruno Vespa. Sono tanti i colleghi che ricordano Emilio Fede, morto oggi martedì 2 settembre a 94 anni, attraverso note e messaggi social. Ma non è solo il mondo del giornalismo a ricordare lo storico direttore del Tg4: anche dal mondo della politica tanti si uniscono al cordoglio.
"Emilio Fede è stato un protagonista indiscusso della tv, della politica e del giornalismo: a tutti i suoi cari vanno il cordoglio e l’abbraccio della Lega", le parole di Matteo Salvini, leader del Carroccio e ministro delle Infrastrutture, commentando in una nota la notizia della morte del giornalista.
Anche il vicepremier, ministro degli Esteri e segretario di Forza Italia, Antonio Tajani, ha lasciato un ricordo sui social: "Ci ha lasciati Emilio Fede. Verrà ricordato come un grande giornalista, anche nella fase da giovane inviato in Africa. Direttore del Tg1 prima e poi del Tg4. Di lui resteranno le sue iconiche conduzioni, interprete di un nuovo modo di fare informazione, moderna e all’avanguardia. Un uomo buono con il quale spesso mi sono confrontato. Esprimo le mie condoglianze alla sua famiglia e ai suoi cari. Riposa in pace, Emilio".
Un pensiero "alla sua famiglia e ai suoi cari in questo momento di dolore" arriva anche dalla ministra per le Disabilità, Alessandra Locatelli; mentre la ministra del Turismo, Daniela Santanchè, pubblica una fotografia che li ritrae insieme scrivendo semplicemente: "Buon viaggio Emilio".
"Emilio Fede è stato per me non solo un volto storico del giornalismo e della Tv, ma anche un amico sincero. Sono vicina alle sue figlie, Sveva e Simona, e a tutti i suoi cari cui mando un abbraccio forte", è la dichiarazione del Ministro per le Riforme istituzionali, Elisabetta Casellati.
Si unisce al cordoglio il presidente del Senato, Ignazio La Russa. "È con dispiacere che ho appreso la notizia della scomparsa di Emilio Fede, volto storico del giornalismo televisivo che ha accompagnato milioni di italiani per oltre mezzo secolo. Una lunga carriera la sua, iniziata in Rai negli anni Sessanta, proseguita poi da direttore del Tg1 e infine al Tg4. 'Sono caduto, ma non ho mai smesso di essere Emilio Fede', disse una volta: ed è con queste sue parole che lo voglio ricordare", scrive sui social. "Alle figlie Sveva e Simona e ai suoi cari giungano le condoglianze più sentite, mie personali e del Senato della Repubblica", conclude.
Il presidente dei senatori di Forza Italia, Maurizio Gasparri, saluta sui social "un amico con il quale abbiamo raccontato fatti con serietà e a volte con ironia. Una lunga storia nell’informazione, attraverso il tempo e gli eventi". E all'Adnkronos dice: "Mille ricordi con Emilio Fede: abbiamo raccontato riforme, leggi, battaglie, attacchi al governo Berlusconi, rilancio del centrodestra con la capacità di essere narratore dei fatti e, anche se certamente schierato dalla nostra parte, con quel tocco di ironia con il quale a volte si divertiva a storpiare i nomi di chi era troppo critico. Ma ha anche raccontato guerre, ha fatto l’inviato, ha girato il mondo, prima con il servizio pubblico e poi con Mediaset. Un amico, un protagonista, un personaggio che ricorderemo sempre".
“Con Emilio Fede se ne va un protagonista del giornalismo televisivo italiano. La sua voce e il suo stile hanno accompagnato milioni di italiani, segnando momenti che restano nella memoria collettiva: dalla lunga diretta del dramma di Vermicino nel 1981, che aprì una nuova stagione del racconto televisivo, fino al 1991 quando, a Studio Aperto, annunciò in diretta l’inizio della guerra del Golfo con quell’‘Hanno attaccato!’ entrato nel lessico televisivo. Anche negli anni successivi continuò a cercare la notizia sul campo, come nel luglio 2004 quando condusse il TG4 in diretta da Nasṣiriya", dice il Presidente della Regione del Veneto, Luca Zaia, ricordando il giornalista.
"Fede - prosegue Zaia - ha saputo innovare il linguaggio del telegiornale, avvicinando il pubblico alla cronaca e restando fino all’ultimo un osservatore attento di ciò che accadeva attorno a sé. Il suo carattere vivace e inconfondibile lo ha reso non solo un giornalista, ma un vero e proprio personaggio, conosciuto e riconosciuto da tutti. Non mancavano, nei suoi racconti, ricordi e aneddoti legati al Veneto, terra che conosceva e amava citare nei suoi programmi e nei suoi incontri. Alla sua famiglia e a chi gli è stato vicino esprimo il mio cordoglio personale e quello della Regione del Veneto.”
La Rai "ricorda con commozione Emilio Fede". Così l'azienda in una nota, sottolineando che il giornalista, scomparso oggi a Milano all'età di 94 anni, fu una "figura di spicco dei primi anni di attività del Servizio Pubblico. Era entrato in Rai nel 1958 come conduttore a contratto, e in seguito fu inviato speciale in Africa per otto anni. Da conduttore del TG1, andò in onda nella prima edizione a colori, il 28 febbraio del 1977. Del telegiornale della rete ammiraglia fu direttore per due anni, quindi vicedirettore fino al termine del suo rapporto con l’azienda nel 1987".
"I miei primi ricordi di Emilio risalgono alla fine degli anni 60 quando lavoravamo insieme per la Rai. Un grande giornalista. Siamo stati compagni di stanza per tanto tempo, con Emilio ho condiviso non solo momenti di lavoro ma anche bei momenti di divertimento e di relax, soprattutto dopo il tg, quando lui, appena terminava la conduzione, si accendeva una sigaretta e si facevano belle chiacchierate". Così all'Adnkronos lo scrittore e giornalista Bruno Vespa.
Emilio Fede era "un giornalista abilissimo ma con un carattere censurabile. Lo conoscevo benissimo e come giornalista era bravissimo. Il suo brutto carattere però non mi impediva di stimarlo meno", dice Vittorio Feltri, all'Adnkronos, commentando la morte di Emilio Fede. Il giornalista, fondatore di 'Libero', a proposito della carriera del collega scomparso oggi, ricorda quando ci fu la guerra nel Golfo ed Emilio Fede "fu il primo a dare la notizia in tutta Italia, gli altri non l'avevano, quindi come giornalista era sensazionale".
“Se ne è andato Emilio Fede, e tanti – anche solo per ragioni di età – ne ricorderanno solo il crepuscolo professionale e giudiziario. Sarebbe sommamente ingeneroso”, scrive Enrico Mentana su Instagram. Mentana ricorda il primo incontro al Tg1 nel 1980: “Facemmo poi, nello stesso gruppo, telegiornali completamente diversi, ma con gli occhi di oggi potrei dire che sdoganò un genere ormai ampiamente diffuso, quello dei programmi giornalistici apertamente schierati”.
"Emilio Fede è stato un grande giornalista e una grande persona. Non ci vedevamo da tanto tempo perché vivo all'estero ma ci legano tanti anni di amicizia e tanti ricordi", il ricordo all'Adnkronos l'imprenditore Flavio Briatore.
"Mi dispiace molto, eravamo amici", dice 'attore Massimo Boldi. "Era un bravo professionista: aveva un carattere deciso e autoritario, ma con le persone con cui aveva un rapporto di amicizia si è sempre comportato bene: gli volevo bene".
Leggi tutto: Emilio Fede, da Mentana a La Russa: il ricordo di giornalisti, politici e amici
(Adnkronos) - Vittorio Feltri, Enrico Mentana, Bruno Vespa. Sono tanti i colleghi che ricordano Emilio Fede, morto oggi martedì 2 settembre a 94 anni, attraverso note e messaggi social. Ma non è solo il mondo del giornalismo a ricordare lo storico direttore del Tg4: anche dal mondo della politica tanti si uniscono al cordoglio.
"Emilio Fede è stato un protagonista indiscusso della tv, della politica e del giornalismo: a tutti i suoi cari vanno il cordoglio e l’abbraccio della Lega", le parole di Matteo Salvini, leader del Carroccio e ministro delle Infrastrutture, commentando in una nota la notizia della morte del giornalista.
Anche il vicepremier, ministro degli Esteri e segretario di Forza Italia, Antonio Tajani, ha lasciato un ricordo sui social: "Ci ha lasciati Emilio Fede. Verrà ricordato come un grande giornalista, anche nella fase da giovane inviato in Africa. Direttore del Tg1 prima e poi del Tg4. Di lui resteranno le sue iconiche conduzioni, interprete di un nuovo modo di fare informazione, moderna e all’avanguardia. Un uomo buono con il quale spesso mi sono confrontato. Esprimo le mie condoglianze alla sua famiglia e ai suoi cari. Riposa in pace, Emilio".
Un pensiero "alla sua famiglia e ai suoi cari in questo momento di dolore" arriva anche dalla ministra per le Disabilità, Alessandra Locatelli; mentre la ministra del Turismo, Daniela Santanchè, pubblica una fotografia che li ritrae insieme scrivendo semplicemente: "Buon viaggio Emilio".
"Emilio Fede è stato per me non solo un volto storico del giornalismo e della Tv, ma anche un amico sincero. Sono vicina alle sue figlie, Sveva e Simona, e a tutti i suoi cari cui mando un abbraccio forte", è la dichiarazione del Ministro per le Riforme istituzionali, Elisabetta Casellati.
Si unisce al cordoglio il presidente del Senato, Ignazio La Russa. "È con dispiacere che ho appreso la notizia della scomparsa di Emilio Fede, volto storico del giornalismo televisivo che ha accompagnato milioni di italiani per oltre mezzo secolo. Una lunga carriera la sua, iniziata in Rai negli anni Sessanta, proseguita poi da direttore del Tg1 e infine al Tg4. 'Sono caduto, ma non ho mai smesso di essere Emilio Fede', disse una volta: ed è con queste sue parole che lo voglio ricordare", scrive sui social. "Alle figlie Sveva e Simona e ai suoi cari giungano le condoglianze più sentite, mie personali e del Senato della Repubblica", conclude.
Il presidente dei senatori di Forza Italia, Maurizio Gasparri, saluta sui social "un amico con il quale abbiamo raccontato fatti con serietà e a volte con ironia. Una lunga storia nell’informazione, attraverso il tempo e gli eventi". E all'Adnkronos dice: "Mille ricordi con Emilio Fede: abbiamo raccontato riforme, leggi, battaglie, attacchi al governo Berlusconi, rilancio del centrodestra con la capacità di essere narratore dei fatti e, anche se certamente schierato dalla nostra parte, con quel tocco di ironia con il quale a volte si divertiva a storpiare i nomi di chi era troppo critico. Ma ha anche raccontato guerre, ha fatto l’inviato, ha girato il mondo, prima con il servizio pubblico e poi con Mediaset. Un amico, un protagonista, un personaggio che ricorderemo sempre".
"Per ricordare Emilio Fede dico solo una frase, in latino: 'Parce sepulto'... Preferisco non aggiungere altro". A parlare con l'Adnkronos è Marcello Dell'Utri che commenta così la morte di Emilio Fede. Parce sepulto, cioè 'Perdona a chi è sepolto' è una espressione che nell’Eneide di Virgilio lo spirito di Polidoro rivolge a Enea. Viene spesso ripetuta per invitare a non parlar male dei defunti, anche se hanno avuto delle colpe.
“Con Emilio Fede se ne va un protagonista del giornalismo televisivo italiano. La sua voce e il suo stile hanno accompagnato milioni di italiani, segnando momenti che restano nella memoria collettiva: dalla lunga diretta del dramma di Vermicino nel 1981, che aprì una nuova stagione del racconto televisivo, fino al 1991 quando, a Studio Aperto, annunciò in diretta l’inizio della guerra del Golfo con quell’‘Hanno attaccato!’ entrato nel lessico televisivo. Anche negli anni successivi continuò a cercare la notizia sul campo, come nel luglio 2004 quando condusse il TG4 in diretta da Nasṣiriya", dice il Presidente della Regione del Veneto, Luca Zaia, ricordando il giornalista.
"Fede - prosegue Zaia - ha saputo innovare il linguaggio del telegiornale, avvicinando il pubblico alla cronaca e restando fino all’ultimo un osservatore attento di ciò che accadeva attorno a sé. Il suo carattere vivace e inconfondibile lo ha reso non solo un giornalista, ma un vero e proprio personaggio, conosciuto e riconosciuto da tutti. Non mancavano, nei suoi racconti, ricordi e aneddoti legati al Veneto, terra che conosceva e amava citare nei suoi programmi e nei suoi incontri. Alla sua famiglia e a chi gli è stato vicino esprimo il mio cordoglio personale e quello della Regione del Veneto.”
La Rai "ricorda con commozione Emilio Fede". Così l'azienda in una nota, sottolineando che il giornalista, scomparso oggi a Milano all'età di 94 anni, fu una "figura di spicco dei primi anni di attività del Servizio Pubblico. Era entrato in Rai nel 1958 come conduttore a contratto, e in seguito fu inviato speciale in Africa per otto anni. Da conduttore del TG1, andò in onda nella prima edizione a colori, il 28 febbraio del 1977. Del telegiornale della rete ammiraglia fu direttore per due anni, quindi vicedirettore fino al termine del suo rapporto con l’azienda nel 1987".
"I miei primi ricordi di Emilio risalgono alla fine degli anni 60 quando lavoravamo insieme per la Rai. Un grande giornalista. Siamo stati compagni di stanza per tanto tempo, con Emilio ho condiviso non solo momenti di lavoro ma anche bei momenti di divertimento e di relax, soprattutto dopo il tg, quando lui, appena terminava la conduzione, si accendeva una sigaretta e si facevano belle chiacchierate". Così all'Adnkronos lo scrittore e giornalista Bruno Vespa.
Emilio Fede era "un giornalista abilissimo ma con un carattere censurabile. Lo conoscevo benissimo e come giornalista era bravissimo. Il suo brutto carattere però non mi impediva di stimarlo meno", dice Vittorio Feltri, all'Adnkronos, commentando la morte di Emilio Fede. Il giornalista, fondatore di 'Libero', a proposito della carriera del collega scomparso oggi, ricorda quando ci fu la guerra nel Golfo ed Emilio Fede "fu il primo a dare la notizia in tutta Italia, gli altri non l'avevano, quindi come giornalista era sensazionale".
“Se ne è andato Emilio Fede, e tanti – anche solo per ragioni di età – ne ricorderanno solo il crepuscolo professionale e giudiziario. Sarebbe sommamente ingeneroso”, scrive Enrico Mentana su Instagram. Mentana ricorda il primo incontro al Tg1 nel 1980: “Facemmo poi, nello stesso gruppo, telegiornali completamente diversi, ma con gli occhi di oggi potrei dire che sdoganò un genere ormai ampiamente diffuso, quello dei programmi giornalistici apertamente schierati”.
"Emilio Fede è stato un grande giornalista e una grande persona. Non ci vedevamo da tanto tempo perché vivo all'estero ma ci legano tanti anni di amicizia e tanti ricordi", il ricordo all'Adnkronos l'imprenditore Flavio Briatore.
"Mi dispiace molto, eravamo amici", dice 'attore Massimo Boldi. "Era un bravo professionista: aveva un carattere deciso e autoritario, ma con le persone con cui aveva un rapporto di amicizia si è sempre comportato bene: gli volevo bene".
"Vorrei che fosse ricordato per la sua professionalità, per le sue inchieste e per il forte contributo che ha dato alla televisione e al giornalismo e non per le ultime vicende che hanno segnato la sua vita, oscurandola. E' stato un maestro per tanti giornalisti". Così all'Adnkronos la conduttrice televisiva Mara Venier.
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(Adnkronos) - Drake scommette su Jannik Sinner vincitore agli US Open 2025 e l'azzurro trema. Il rapper, abituato a puntare cifre ingenti su qualsiasi evento sportivo, ha scommesso 300mila dollari sul trionfo del numero 1 del mondo a New York. La vittoria di Sinner, già campione nel 2024, permetterebbe a Drake di incassare 507mila dollari, con un guadagno netto di oltre 200mila dollari, come mostra la 'bolletta' pubblicata su Instagram. Fin qui, tutto normale, più o meno.
I 'problemi' per Sinner nascono nel momento in cui si considera il curriculum dello scommettitore eccellente. Drake, tanto per citare un precedente, prima della finale degli US Open 2024 ha puntato 210mila dollari sull'americano Taylor Fritz, dominato da Sinner in 3 set nella sfida per il titolo.
Drake, 39 anni, è soprattutto un tifoso sfegatato dei Toronto Raptors, franchigia canadese della Nba. Il rapper e produttore, all'anagrafe Aubrey Drake Graham, punta grosse cifre su eventi di ogni tipo ma, a giudicare dai molti risultati, non è propriamente un giocatore sempre competente. Su Instagram ha pubblicato le ricevute delle puntate vincenti. Non c'è traccia social, spesso, dei clamorosi flop: evidentemente si fa ingolosire da quote particolarmente invitanti e finisce per collezionare giocate perdenti, con una preoccupante regolarità
Tra gli 'scheletri', secondo il magazine Forbes, ci sono scommesse costate circa 2,5 milioni di dollari nel recente passato. Nell'ultima Coppa America di calcio, Drake ha scommesso che il Canada avrebbe battuto l'Argentina. Risultato: vittoria di Messi e compagni. A giugno 2024 ha puntato mezzo milione sul trionfo degli Edmonton Oilers nelle finali NHL per la Stanely Cup e mezzo milione sui Dallas Mavericks campioni NBA. Risultato: due sconfitte. In precedenza aveva piazzato 565mila dollari sul successo di Tyson Fury nel Mondiale dei pesi massimi. Invece, ha vinto l'ucraino Oleksandr Usyk. A onor del vero, l'artista può vantare anche vincite milionarie: in passato ha azzeccato la vittoria dei Kansas City Chiefs nel Super Bowl NFL e ha incassato 2,3 milioni. Da lì in poi, però, tanti flop. E ora Sinner trema.
Leggi tutto: Sinner, Drake e la super scommessa da 300mila dollari su Jannik campione US Open
(Adnkronos) - Matteo Berrettini punta il ritorno in campo. Il tennista romano, che è stato costretto a saltare per infortunio gli Us Open 2025 in corso di svolgimento a New York, che domani, mercoledì 3 settembre, vedranno il derby azzurro tra Jannik Sinner e Lorenzo Musetti ai quarti di finale, ha pubblicato un post su Instagram che fa ben sperare per il suo recupero.
Berrettini ha infatti pubblicato sul suo profilo ufficiale una carrellata di foto e video che lo ritraggono insieme al cestista americano Kevin Durant, in palestra e in alcuni momenti della sua vita privata. Matteo ha mostrato momenti di relax a concerti e al mare, anche mangiando un Cucciolone, ma ha anche ironizzato sui propri problemi fisici postando una foto mentre tiene in mano una bustina di Oki. A colpire alcuni utenti su X poi c'è la sua barba, cresciuta a dismisura.
La descrizione al post, breve ma eloquente, fa ben sperare: "Slim reaper (il soprannome di Durant, ndr) + some life", ovvero "+ un po' di vita". E nella sua vita, evidentemente c'è ancora il tennis.
Leggi tutto: Berrettini, ritorno in campo vicino? Matteo si allena con... una nuova barba
(Adnkronos) - E' morto oggi martedì 2 settembre Emilio Fede. Ex direttore del Tg1 e del Tg4, aveva compiuto 94 anni lo scorso 24 giugno: da tempo era ricoverato in una residenza sanitaria alle porte di Milano. Le sue condizioni si erano aggravate negli ultimi giorni.
"Papà ci ha lasciato". Sono queste le parole commosse consegnate all'Adnkronos dalla figlia Sveva Fede. In precedenza, mentre Emilio Fede versava in condizioni critiche sempre all'Adnkronos aveva detto: "Siete tutti con lui e lui è contento, tutti con lui, tutti voi giornalisti siete con lui. È importante, noi non avremmo voluto che la notizia uscisse fino a che le cose non si fossero risolte in un modo o nell'altro. Però poi alla fine voi l'avete saputo e abbiamo pensato che era una bella cosa perché lui si meritava questo saluto e questo cenno d'onore da parte di tutti i suoi colleghi".
Nella sua lunga carriera, Fede è stato uno dei volti più familiari dell'informazione televisiva italiana, prima pubblica e poi privata: all'inizio degli anni Sessanta era entrato in Rai e (dopo otto anni come inviato speciale dall'Africa) ha condotto il Tg1 delle 20 dal 1976 al 1981, quando ne è diventato direttore (1981-83). Lasciò la Rai per entrare in Fininvest, dapprima come direttore di Studio Aperto (il telegiornale di Italia 1), poi alla guida del Tg4 (dal 1992). Nonostante le frequenti accuse di parzialità, Fede ha mantenuto la direzione del Tg4 per vent'anni per poi dimettersi nel marzo del 2012.
Fede ha anche compiuto scelte coraggiose per raccontare i fatti. Come quando nel 1991, all'epoca direttore di Studio Aperto, dette per primo in diretta la notizia dello scoppio della prima Guerra del Golfo con l'operazione 'Desert Storm', proprio nel giorno della prima messa in onda del tg di Italia 1. "Fu un momento di grande emozione ma anche di grande paura per una guerra che avremmo pagato cara, una guerra infinita. Sapevo che scadeva l'ultimatum e con Silvia Kramar, collega bravissima, ci siamo messi in ascolto e abbiamo catturato il momento del bombardamento di Baghdad prima degli altri colleghi", aveva raccontato Fede in un'intervista.
Nato a Barcellona pozzo di Gotto, in provincia di Messina, il 24 giugno 1931, Emilio Fede inizia giovanissimo la carriera giornalistica a "Il Momento - Mattino" di Roma, dove si trasferisce e porta a termine gli studi; poi passa alla "Gazzetta del Popolo" di Torino diventando inviato speciale. Le prime tappe della sua affermazione professionale sono, però, legate alla Rai dove inizia a collaborare nel 1954 e viene assunto 1961. Si sposa nel 1964 con Diana De Feo (figlia di Italo De Feo, allora vicepresidente della Rai, personaggio molto potente), dalla quale ha due figlie, Simona e Sveva.
In quel periodo alla Rai Emilio Fede è inviato in Africa, per poi passare al ruolo di giornalista di inchiesta per il settimanale Tv7 del Telegiornale Nazionale, dove firma numerose inchieste, compresa quella della bistecca agli estrogeni. Con la riforma della Rai, nel 1976 diventa uno dei conduttori dell'edizione serale del Tg1 e la sua popolarità esplode, rimanendo in video per cinque anni.
Diventato direttore nel 1981, sotto la sua guida il Tg1 trasmise la celebre diretta, condotta da Piero Badaloni, relativa all'incidente di Vermicino, con lo straziante tentativo di salvataggio di Alfredino Rampi, caduto nel pozzo e tragicamente morto il 10 giugno di quell'anno. La diretta fu seguita da 25 milioni di telespettatori, primo esempio di cronaca in tempo reale sui canali Rai. Lasciata la direzione del Tg1, dove restò come vicedirettore, nel 1983 e 1984 condusse il programma di intrattenimento "Test", che andava in diretta concorrenza con "Superflash" di Mike Bongiorno trasmesso da Canale 5. E sempre in quel biennio curò con Sandro Baldoni la rubrica d'attualità "Obiettivo su..."
Si dimise dalla Rai nel 1987, anno in cui fu colpito da una condanna per gioco d'azzardo, e passò a Rete A di cui diresse il notiziario. Nel 1989 approda alla Fininvest rafforzando il suo legame di amicizia con Silvio Berlusconi. Dall'iniziale incarico di direttore della struttura informativa VideoNews, diventa ideatore, conduttore e direttore di 'Studio Aperto', il Tg di Italia 1 per passare nel 1992 a dirigere il Tg4. Il 28 marzo 2012, a seguito di una trattativa con Mediaset non andata a buon fine, Emilio Fede lascia la direzione del Tg4.
Nel 1997 Emilio Fede esordisce come scrittore con il libro dal titolo 'Finché c'è Fede', al quale ne seguiranno altri sei: 'Privè. La vita è un gioco' (1998), 'L'invidiato speciale' (1999), 'La foglia di fico' (2000), 'Samba dei ruffiani' (2001), 'La cena dei cretini' (2002). I suoi libri sono caratterizzati da uno stile semplice attraverso il quale riesce a mescolare riflessioni sulla propria esperienza di giornalista e considerazioni sugli eventi mondani e non, sulle amicizie, i gossip, i personaggi politici e dello spettacolo. Celebra anche la sua apparizione nei panni di Babbo Natale nella casa della prima edizione del Grande Fratello, nel 2000, e alla conduzione di 'Striscia la Notizia' nel febbraio 2005. Emilio Fede vanta anche un fan club, presente in internet, nato il 27 ottobre 1995.
Non mancano però i guai con la giustizia, dalla querela da parte del Comune di Venezia per un servizio del 2008 su una zona della città lagunare, identificabile come Campo Santi Giovanni e Paolo, il cui commento da parte del direttore stesso scatena una violenta protesta sul web, al caso Ruby, in cui Fede è condannato a 7 anni di reclusione per induzione alla prostituzione, favoreggiamento della prostituzione, più all'interdizione da uffici di mezzi di informazione considerati come pubblici uffici; pena poi ridotta, dopo un ricorso in appello e in Cassazione, a 4 anni e 7 mesi per favoreggiamento della prostituzione di Ruby. A causa dell'età avanzata e delle condizioni di salute, Fede ha scontato la pena in detenzione domiciliare, in quanto, recependo la giurisprudenza di Cassazione, il Tribunale di Sorveglianza di Milano ha stabilito l'11 ottobre 2019 che "in carcere sarebbe sottoposto ad un'enorme sofferenza". (di Paolo Martini)
Leggi tutto: Morto Emilio Fede, il giornalista aveva 94 anni
(Adnkronos) - Emilio Fede è morto oggi martedì 2 settembre. Ex direttore del Tg1 e del Tg4, aveva compiuto 94 anni lo scorso 24 giugno 2025: da tempo era ricoverato in una residenza sanitaria alle porte di Milano. Le sue condizioni si erano aggravate negli ultimi giorni.
"Papà ci ha lasciato". Sono queste le parole commosse consegnate all'Adnkronos dalla figlia Sveva Fede. In precedenza, mentre Emilio Fede versava in condizioni critiche sempre all'Adnkronos aveva detto: "Siete tutti con lui e lui è contento, tutti con lui, tutti voi giornalisti siete con lui. È importante, noi non avremmo voluto che la notizia uscisse fino a che le cose non si fossero risolte in un modo o nell'altro. Però poi alla fine voi l'avete saputo e abbiamo pensato che era una bella cosa perché lui si meritava questo saluto e questo cenno d'onore da parte di tutti i suoi colleghi".
Nella sua lunga carriera, Fede è stato uno dei volti più familiari dell'informazione televisiva italiana, prima pubblica e poi privata: all'inizio degli anni Sessanta era entrato in Rai e (dopo otto anni come inviato speciale dall'Africa) ha condotto il Tg1 delle 20 dal 1976 al 1981, quando ne è diventato direttore (1981-83). Lasciò la Rai per entrare in Fininvest, dapprima come direttore di Studio Aperto (il telegiornale di Italia 1), poi alla guida del Tg4 (dal 1992). Nonostante le frequenti accuse di parzialità, Fede ha mantenuto la direzione del Tg4 per vent'anni per poi dimettersi nel marzo del 2012.
Fede ha anche compiuto scelte coraggiose per raccontare i fatti. Come quando nel 1991, all'epoca direttore di Studio Aperto, dette per primo in diretta la notizia dello scoppio della prima Guerra del Golfo con l'operazione 'Desert Storm', proprio nel giorno della prima messa in onda del tg di Italia 1. "Fu un momento di grande emozione ma anche di grande paura per una guerra che avremmo pagato cara, una guerra infinita. Sapevo che scadeva l'ultimatum e con Silvia Kramar, collega bravissima, ci siamo messi in ascolto e abbiamo catturato il momento del bombardamento di Baghdad prima degli altri colleghi", aveva raccontato Fede in un'intervista.
Nato a Barcellona pozzo di Gotto, in provincia di Messina, il 24 giugno 1931, Emilio Fede inizia giovanissimo la carriera giornalistica a "Il Momento - Mattino" di Roma, dove si trasferisce e porta a termine gli studi; poi passa alla "Gazzetta del Popolo" di Torino diventando inviato speciale. Le prime tappe della sua affermazione professionale sono, però, legate alla Rai dove inizia a collaborare nel 1954 e viene assunto 1961. Si sposa nel 1964 con Diana De Feo (figlia di Italo De Feo, allora vicepresidente della Rai, personaggio molto potente), dalla quale ha due figlie, Simona e Sveva.
In quel periodo alla Rai Emilio Fede è inviato in Africa, per poi passare al ruolo di giornalista di inchiesta per il settimanale Tv7 del Telegiornale Nazionale, dove firma numerose inchieste, compresa quella della bistecca agli estrogeni. Con la riforma della Rai, nel 1976 diventa uno dei conduttori dell'edizione serale del Tg1 e la sua popolarità esplode, rimanendo in video per cinque anni.
Diventato direttore nel 1981, sotto la sua guida il Tg1 trasmise la celebre diretta, condotta da Piero Badaloni, relativa all'incidente di Vermicino, con lo straziante tentativo di salvataggio di Alfredino Rampi, caduto nel pozzo e tragicamente morto il 10 giugno di quell'anno. La diretta fu seguita da 25 milioni di telespettatori, primo esempio di cronaca in tempo reale sui canali Rai. Lasciata la direzione del Tg1, dove restò come vicedirettore, nel 1983 e 1984 condusse il programma di intrattenimento "Test", che andava in diretta concorrenza con "Superflash" di Mike Bongiorno trasmesso da Canale 5. E sempre in quel biennio curò con Sandro Baldoni la rubrica d'attualità "Obiettivo su..."
Si dimise dalla Rai nel 1987, anno in cui fu colpito da una condanna per gioco d'azzardo, e passò a Rete A di cui diresse il notiziario. Nel 1989 approda alla Fininvest rafforzando il suo legame di amicizia con Silvio Berlusconi. Dall'iniziale incarico di direttore della struttura informativa VideoNews, diventa ideatore, conduttore e direttore di 'Studio Aperto', il Tg di Italia 1 per passare nel 1992 a dirigere il Tg4. Il 28 marzo 2012, a seguito di una trattativa con Mediaset non andata a buon fine, Emilio Fede lascia la direzione del Tg4.
Nel 1997 Emilio Fede esordisce come scrittore con il libro dal titolo 'Finché c'è Fede', al quale ne seguiranno altri sei: 'Privè. La vita è un gioco' (1998), 'L'invidiato speciale' (1999), 'La foglia di fico' (2000), 'Samba dei ruffiani' (2001), 'La cena dei cretini' (2002). I suoi libri sono caratterizzati da uno stile semplice attraverso il quale riesce a mescolare riflessioni sulla propria esperienza di giornalista e considerazioni sugli eventi mondani e non, sulle amicizie, i gossip, i personaggi politici e dello spettacolo. Celebra anche la sua apparizione nei panni di Babbo Natale nella casa della prima edizione del Grande Fratello, nel 2000, e alla conduzione di 'Striscia la Notizia' nel febbraio 2005. Emilio Fede vanta anche un fan club, presente in internet, nato il 27 ottobre 1995.
Non mancano però i guai con la giustizia, dalla querela da parte del Comune di Venezia per un servizio del 2008 su una zona della città lagunare, identificabile come Campo Santi Giovanni e Paolo, il cui commento da parte del direttore stesso scatena una violenta protesta sul web, al caso Ruby, in cui Fede è condannato a 7 anni di reclusione per induzione alla prostituzione, favoreggiamento della prostituzione, più all'interdizione da uffici di mezzi di informazione considerati come pubblici uffici; pena poi ridotta, dopo un ricorso in appello e in Cassazione, a 4 anni e 7 mesi per favoreggiamento della prostituzione di Ruby. A causa dell'età avanzata e delle condizioni di salute, Fede ha scontato la pena in detenzione domiciliare, in quanto, recependo la giurisprudenza di Cassazione, il Tribunale di Sorveglianza di Milano ha stabilito l'11 ottobre 2019 che "in carcere sarebbe sottoposto ad un'enorme sofferenza". (di Paolo Martini)
Leggi tutto: Morto a 94 anni Emilio Fede, la figlia Sveva: "Papà ci ha lasciato"
(Adnkronos) - Alessandro Impagnatiello, il barman condannato all'ergastolo per l'omicidio della compagna incinta di 7 mesi, somministrò a Giulia Tramontano il veleno per topi non allo scopo di ucciderla, ma per "provocarle un aborto". Così la corte d'Assise d'appello di Milano motiva la sentenza con cui lo scorso 25 giugno ha confermato l'ergastolo per Impagnatiello, ma escluso l'aggravante della premeditazione.
Per i giudici è impossibile "retrodatare" il proposito del 32enne di uccidere la compagna dal pomeriggio del 27 maggio 2023, giorno dell'omicidio, a sei mesi prima, quando per la prima volta Impagnatiello, da poco saputo della gravidanza di Giulia, fece ricerche online sul veleno per topi.
"Che Alessandro Impagnatiello abbia accarezzato l'idea di sbarazzarsi della compagna, allorquando fu informato della gravidanza di lei - scrivono i giudici di secondo grado nelle 59 pagine di motivazioni - è ipotesi congetturale, che non ha alcun sostegno indiziario, e non lo ha perché, molto semplicemente, non è rispondente al vero storico".
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(Adnkronos) - Nel mondo "oltre 1 miliardo di persone convive con disturbi mentali, con condizioni come l'ansia e la depressione che causano enormi costi umani ed economici". Lo afferma l'Oms che fa il punto della situazione a livello globale. "Sebbene molti paesi abbiano rafforzato le proprie politiche e i programmi per la salute mentale, sono necessari maggiori investimenti e azioni a livello globale per potenziare i servizi volti a proteggere e promuovere la salute mentale delle persone", suggerisce l'Organizzazione mondiale della sanità che ribadisce come i disturbi mentali - dall'ansia alla depressione - "rappresentano la seconda causa principale di disabilità a lungo termine, contribuendo alla perdita di una vita sana". Gli ultimi dati indicano che depressione e ansia da sole costino all'economia globale circa 1.000 miliardi di dollari all'anno.
Secondo gli ultimi dati i disturbi mentali "colpiscono più le donne, i disturbi d'ansia e depressivi sono più comuni sia tra gli uomini. Il suicidio rimane un evento devastante, con circa 727.000 vittime nel solo 2021 - avverte l'Oms - È una delle principali cause di morte tra i giovani in tutti i paesi e in tutti i contesti socioeconomici. Nonostante gli sforzi globali, i progressi nella riduzione della mortalità per suicidio sono troppo bassi per raggiungere". L'obiettivo 'United Nations Sustainable Development Goal (Sdg)' di ridurre di un terzo i tassi di suicidio entro il 2030 va a rilento, "con l'attuale andamento, entro tale termine si otterrà solo una riduzione del 12%", precisa l'Oms.
Secondo due rapporti, 'World Mental Health Today e 'Mental Health Atlas 2024'. "ci sono stati alcuni progressi" ma emergono ancora "significative lacune nella gestione dei disturbi di salute mentale a livello mondiale", analizza l'Oms. Il prossimo 25 settembre si terrà alle Nazioni Unite a New York una incontro sul tema sulle malattie non trasmissibili e la promozione della salute mentale.
"Trasformare i servizi di salute mentale è una delle sfide più urgenti per la salute pubblica - ha affermato Tedros Adhanom Ghebreyesus, direttore generale dell'Oms - Investire nella salute mentale significa investire nelle persone, nelle comunità e nelle economie: un investimento che nessun paese può permettersi di trascurare. Ogni governo e ogni leader ha la responsabilità di agire con urgenza e di garantire che l'assistenza sanitaria mentale non sia trattata come un privilegio, ma come un diritto fondamentale per tutti".
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(Adnkronos) - Un numero crescente di adolescenti vive fragilità profonde e spesso invisibili, specialmente tra i minori stranieri non accompagnati (Msna) e i giovani Neet (Not in education, employment or training), segnati da solitudine e mancanza di modelli di riferimento tra gli adulti. Per molti di loro, il mondo degli adulti è assente, lontano o incoerente, e la mancanza di relazioni stabili lascia un vuoto emotivo che si traduce in disorientamento, chiusura, sfiducia "Molti dei ragazzi che incontriamo sono cresciuti senza una rete familiare solida alle spalle. Ed è proprio colmando quel vuoto che possiamo aiutarli: stando insieme, svolgendo attività manuali con la presenza costante di figure educative forti e coinvolgenti" afferma Emidio Musacchio, psicologo e responsabile dei servizi socio-educativi della sede di Porto Valtravaglia della Fondazione Asilo Mariuccia.
La salute mentale di bambini e adolescenti è oggi una delle emergenze più gravi. Si pensi che, a livello globale - riporta una nota - l’Oms stima che oltre 166 milioni di adolescenti, circa 1 su 7, convivono con disturbi mentali. Ansia, depressione, traumi non elaborati, comportamenti autolesivi che spesso si manifestano già in età scolare, compromettendo in modo significativo lo sviluppo cognitivo, emotivo e sociale. Le conseguenze si riflettono su rendimento scolastico, relazioni interpersonali e prospettive di vita: quando il disagio non viene ascoltato né curato, lascia cicatrici che durano nel tempo, in qualche caso anche dal punto di vista economico.
Secondo il report della Banca mondiale 'Helping Children Thrive: Mental Health and Human Capital', un disturbo mentale non trattato in adolescenza - prosegue la nota - può ridurre il reddito futuro fino al 10% annuo: un impatto drammatico, soprattutto per chi vive già in condizioni di fragilità. Il disagio giovanile ha molte forme: c'è chi soffre in silenzio, chi si sente ai margini, chi non trova uno spazio di riconoscimento. Tra i Neet e i giovani dropout (che vivono ai margini della società), il senso di esclusione è spesso radicato e amplificato dalla mancanza di prospettive. Tuttavia, oggi molti adolescenti mostrano una crescente consapevolezza emotiva: parlano apertamente di ansia e difficoltà, e questo apre uno spazio nuovo di intervento, dove la cura passa attraverso relazioni autentiche, attività pratiche e un'educazione che accompagna e non giudica. È tra i più vulnerabili (i minori stranieri non accompagnati, i Neet, gli adolescenti Lgbtqia+, chi ha alle spalle una storia di migrazione, chi cresce in famiglie segnate da povertà o conflitti) che la solitudine, la discriminazione e l’esclusione sociale si fanno più dure. Per questi ragazzi il supporto non è un’opzione, ma una necessità costante: non solo dal punto di vista psicologico, ma soprattutto educativo, esperienziale e affettivo.
In contesti come questi si inserisce il lavoro della Fondazione Asilo Mariuccia attiva dal 1902 nel sostegno a donne e minori in difficoltà, con circa 290 persone assistite ogni anno. "Parliamo di adolescenti che costruiscono ed esprimono la propria identità, stringono relazioni e imparano a vedere il mondo in maniera molto diversa dalla nostra - spiega Musacchio - Sono nativi digitali e questo può rappresentare una risorsa: grazie all'esposizione mediatica, molti hanno acquisito una maggiore consapevolezza sul tema della salute mentale. Tuttavia, per i più fragili, l’uso intensivo dei social e la pressione per conformarsi agli standard digitali può acutizzare il disagio. Per questo è fondamentale offrire esperienze concrete, laboratori e relazioni forti; tutto ciò che può restituire senso, appartenenza e identità".
Non solo ascolto ma anche aiuto sul piano pratico, quotidiano. Dal novembre 2024 la Fondazione ha attivato il progetto 'Coltivare Inclusione', destinato a giovani italiani e stranieri del territorio del Verbano con alle spalle percorsi scolastici interrotti, difficoltà cognitive, disturbi dell’apprendimento e frequenti situazioni di esclusione sociale. Il progetto, che prende vita nella sede di Porto Valtravaglia, propone laboratori pratici in ambito agricolo e florovivaistico: tra serre, orti e coltivazioni, l’obiettivo è quello di aiutare i ragazzi a riscoprire fiducia in sé stessi, sviluppare competenze e stringere relazioni. Un altro progetto della Fondazione è IntegrAzione, che nell’ultimo anno ha coinvolto 30 minori stranieri non accompagnati (Msna), provenienti dalle comunità educative dell’Alto Varesotto, in un percorso unico: il laboratorio di carpenteria navale per il restauro di imbarcazioni storiche del Lago Maggiore.
Dalla sua apertura - conclude la nota - la Fondazione ha contribuito alla formazione di oltre 500 minori nei suoi laboratori di educazione al lavoro, e molti di loro hanno oggi carriere importanti. "Sono proprio le attività esperienziali e più immersive ad attrarre i ragazzi più fragili, aiutandoli a ritrovare fiducia in sé stessi. L’ansia che vivono nasce spesso da un vuoto affettivo e relazionale, che non si colma con parole ma con la presenza. Da noi si affronta condividendo esperienze concrete, allontanandosi dal digitale e ritrovando senso in gesti semplici: lavorare insieme, sporcarsi le mani, sentire di avere accanto adulti affidabili, capaci di ascoltare e accompagnare con autenticità - conclude Musacchio - Ogni sforzo nella cura della salute mentale dei più giovani non è solo un atto di giustizia sociale, ma anche un investimento strategico sul futuro collettivo. Per questo è fondamentale esserci e accompagnarli, perché da loro possiamo e dobbiamo imparare".
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(Adnkronos) - Nascere maschio o femmina non dipende dalla velocità, ma da una scelta di qualità, della mamma. È la donna a stabilire il sesso del nascituro, o meglio, è l’ovocita a scegliere lo spermatozoo da cui farsi fecondare. Lo rivelano le tecnologie time-lapse che, negli ultimi anni, hanno consentito di studiare da vicino il momento esatto in cui lo spermatozoo penetra l’ovocita, ribaltando il paradigma in base al quale vince il più veloce. È infatti la cellula femminile a selezionare la cellula maschile, anche sulla base del suo Dna, a seguito di un controllo qualità. Dunque non feconda chi arriva prima né il più forte, ma il più compatibile.
"Le recenti tecnologie di time-lapse hanno offerto un importante supporto all’osservazione scientifica rispetto al momento della fecondazione - afferma Claudio Giorlandino, ginecologo, direttore scientifico dell’Istituto di Ricerche Altamedica di Roma - Contrariamente a quello che tutti pensano, non è il primo spermatozoo che ‘tocca’ l’ovocita a fecondarlo. Nelle registrazioni si vedono centinaia, a volte migliaia, di spermatozoi disporsi attorno alla cellula uovo e bussare alla porta della zona pellucida, la sottile membrana di glicoproteine che la riveste, ma è solo uno a essere accolto. Tutti gli altri restano fuori. Uno studio giapponese - illustra l’esperto - ha confermato con immagini in diretta che, nell’istante in cui lo spermatozoo prescelto si lega alla membrana, la barriera si chiude immediatamente agli altri".
Non è una questione di forza, "gli spermatozoi non hanno potenza sufficiente a perforare la zona pellucida, e su migliaia di cellule maschili la spinta meccanica è più o meno la stessa - chiarisce Giorlandino - Non è neanche una questione di velocità, si tratta di un dialogo biochimico tra ovocita e spermatozoo in cui l’ovocita sceglie da quale spermatozoo farsi fecondare. La fecondazione non è una corsa cieca verso il traguardo, come si raccontava un tempo né un atto di forza dello spermatozoo: è una concessione dell’ovocita".
La scienza ci dice che solo alcuni spermatozoi riescono davvero a instaurare un legame stabile con l’ovocita, informa l’esperto. "La chiave - prosegue - sta in un dialogo molecolare: le glicoproteine della zona pellucida, in particolare ZP2 e ZP3, agiscono come serrature, mentre sulla testa degli spermatozoi si trovano le chiavi, proteine di membrana che non sono tutte uguali. Quando la combinazione funziona, si innesca la reazione acrosomica: l’acrosoma, una vescicola posta sulla testa dello spermatozoo, rilascia enzimi capaci di ‘sciogliere’ selettivamente la barriera che avvolge l’ovocita. Solo gli spermatozoi con determinati marcatori - Spaca3, Hspa2 e altri descritti di recente - ottengono il via libera".
Studi recenti pubblicati su 'Frontiers in Endocrinology' hanno, inoltre, mostrato che gli spermatozoi capaci di superare questa selezione presentano caratteristiche superiori: "un Dna più integro, un metabolismo più efficiente, una membrana più stabile - elenca Giorlandino - In altre parole, l’ovocita non subisce la fecondazione, la governa. Certo, nel Dna dello spermatozoo è già scritto anche il sesso del futuro embrione, ma non è questo che orienta la scelta. È la qualità a determinare chi riesce a entrare. Ed è la zona pellucida a decidere di rendersi permeabile a un solo spermatozoo, in quel momento preciso, escludendo tutti gli altri".
E "subito dopo - precisa l’esperto - entra in gioco un meccanismo di difesa straordinario: la reazione corticale. L’ovocita rilascia enzimi dai suoi granuli corticali, che modificano irreversibilmente la zona pellucida. Le proteine vengono clivate (in particolare ZP2 grazie all’enzima ovastacina), la matrice si indurisce e in pochi secondi diventa impenetrabile. L’ovocita, dunque, scegliendo lo spermatozoo più idoneo anche sulla base del suo Dna - rimarca Giorlandino - sceglie anche il sesso del nascituro. È noto che gli spermatozoi portatori di cromosoma X sono più lenti ma resistenti, mentre quelli portatori di Y sono più rapidi ma fragili. Se la zona pellucida, attraverso i suoi recettori, privilegiasse una caratteristica rispetto all’altra basandosi sul riconoscimento e l’analisi delle proteine acrosomiali, allora l’ultima parola non spetterebbe all’uomo, come da sempre si crede, ma alla donna".
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(Adnkronos) - Una tecnica messa a punto da Cnr e Tigem ha reso per la prima volta possibile l’analisi quantitativa tridimensionale, senza marcatori fluorescenti, dei lisosomi, organi cellulari coinvolti in oltre 60 tipi di malattie genetiche rare. La ricerca, pubblicata sulla rivista 'ACS Nano', permette di comprendere in maniera approfondita le alterazioni alla base delle malattie da accumulo lisosomiale. Un team congiunto dell’Istituto di scienze applicate e sistemi intelligenti del Consiglio nazionale delle ricerche di Napoli (Cnr-Isasi) e del Tigem (Istituto Telethon di Genetica e Medicina) di Pozzuoli ha sviluppato un nuovo approccio per osservare in 3D, in maniera quantitativa e senza marcatori fluorescenti, i 'lisosomi' all’interno di cellule vive, in sospensione.
Tali organi cellulari – normalmente responsabili dei processi digestivi che avvengono all’interno delle cellule - sono coinvolti in oltre 60 tipi di malattie genetiche rare, dette anche malattie da accumulo lisosomiale (Lsd). Si tratta di un insieme di patologie rare causate da difetti enzimatici o proteici nei lisosomi, con gravi conseguenze per organi e tessuti, in particolare il sistema nervoso centrale: la diagnosi e il monitoraggio dell’efficacia terapeutica sono, ad oggi, ostacolati proprio dalla mancanza di strumenti che permettano un’analisi funzionale dei lisosomi in cellule vive.
I ricercatori - riporta una nota - si sono concentrati, in particolare, sulla malattia di Niemann-Pick tipo C, anch’essa causata dall’assenza o dal funzionamento errato di un enzima presente all’interno dei lisosomi: una patologia ad oggi non curabile che provoca gravi alterazioni al metabolismo, nella maggior parte dei casi fatali. La tecnica sviluppata ha reso per la prima volta possibile l’analisi delle alterazioni morfologiche e spaziali dei lisosomi in modelli cellulari di tale patologia, come descrive lo studio pubblicato sulla rivista 'ACS Nano'.
"Abbiamo utilizzato la tecnica della tomografia olografica in configurazione citometrica a flusso (Htfc) come piattaforma per individuare malattie da accumulo lisosomiale (Lds), in particolare nella malattia di Niemann-Pick tipo C1 (NPC1), dimostrandone l’efficacia - spiega Diego Medina, principal investigator della ricerca presso il Tigem - Questo approccio innovativo potrebbe rivoluzionare lo studio delle malattie da accumulo lisosomiale (Lsd). Per la prima volta, infatti, ci permette di misurare parametri biofisici dei lisosomi – come la loro densità e il loro volume – e di rilevare come, in condizioni patologiche, l'accumulo di molecole alteri le proprietà fisiche di questo organulo. Lo studio dimostra inoltre che questi parametri possono essere utilizzati per analizzare i meccanismi patologici, la progressione della malattia e la risposta ai farmaci. Nel caso della malattia di Niemann-Pick di tipo C1 (NPC1), abbiamo dimostrato che, correggendo la localizzazione dei lisosomi, è possibile risolvere il caratteristico accumulo di colesterolo".
"Questa tecnologia - aggiunge Daniele Pirone, ricercatore presso il Cnr-Isasi e autore dello studio assieme ai ricercatori Cnr-Isasi Pasquale Memmolo e Lisa Miccio - ci consente per la prima volta di ottenere informazioni tridimensionali, quantitative e label-free in cellule vive sospese della malattia di Niemann-Pick tipo C, un contesto molto più vicino a quello clinico rispetto alle cellule aderenti tradizionalmente usate in microscopio". La tecnica della Htfc è stata impiegata per ottenere tomografie ad alto contenuto informativo basate sull’indice di rifrazione, senza bisogno di colorazioni chimiche o preparazioni complesse: questo ha permesso di analizzare migliaia di cellule in sospensione, identificando biomarcatori morfometrici 3D che distinguono in modo affidabile le cellule sane da quelle affette da NPC1 e di monitorare gli effetti di interventi farmacologici e genetici. In questo modo è stato possibile misurare con precisione i cambiamenti nella posizione e nella morfologia dei lisosomi, aprendo la strada a nuovi biomarcatori per le malattie da accumulo lisosomiale.
Lo studio - riferisce la nota - rappresenta un importante passo avanti verso l’impiego di tecnologie label-free nella diagnostica clinica delle Lsd. I prossimi obiettivi saranno la validazione su cellule derivanti da pazienti (fibroblasti e cellule ematiche) e il miglioramento della risoluzione spaziale per arrivare all’identificazione del singolo lisosoma, avvicinando così la HTFC alle capacità della microscopia ad alta risoluzione, ma con i vantaggi dell’analisi statistica su larga scala.
"L’integrazione della citometria olografica nel percorso di ricerca traslazionale - conclude Pietro Ferraro, Dirigente di Ricerca e Principal Investigator del Cnr-Isas - è un passo fondamentale verso applicazioni cliniche concrete. Il potenziale di questa tecnica come strumento diagnostico e di screening terapeutico è enorme, e i risultati ottenuti ci spronano a proseguire con la validazione su cellule di pazienti".
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