
"Un anno fa ho detto che non voterei la Meloni nemmeno se mi tagliassero un braccio. Cos'è cambiato? Niente...". Elodie risponde alle domande di Diego Bianchi a Propaganda Live. "Se cambiassi idea in un anno sarebbe grave", dice la cantante, che non si scalda granché nemmeno davanti al nome di Elly Schlein, segretaria del Pd. "Credo che in questo momento ci sia una grande carenza di personalità, è molto semplice... Non mi interessano molto da entrambe le parti... Non ho mai votato per il Pd, ci tengo a sottolinearlo... Oggi sto sottolineando tutto...", prosegue l'artista. "Non ci sono solo due partiti, qualcuno che mi piace c'è. Più piccolini, magari", prosegue. In generale, "il cambiamento è inevitabile", dice prospettando un quadro diverso per le nuove generazioni.
Nelle ultime settimane, Elodie è salita alla ribalta anche per un episodio avvenuto in un concerto a Messina. La cantante, 'assediata' da un cronista con il telefonino, ha colpito lo smartphone facendolo cadere. "Stavo ballando dentro una vasca, con poca acqua. Davanti alla 'piscinetta' c'era un'area riservata ai fotografi, con macchinari da professionisti. Dietro la transenna, ci sono persone con i telefonini", spiega Elodie. "Se arrivi ad un centimetro, mi togli la concentrazione, sono sempre fatta di carne... Se devi fare le foto da un centimetro, prendi la macchina fotografica. Mi sono innervosita e gliel'ho fatto cadere", dice. L'episodio non è un 'unicum' nella carriera: "Quando facevo la cubista, con un calcetto ho buttato via il telefonino di un ragazzo e l'ho fatto finire al centro della pista", racconta.

Nessun '6' né '5+1' al concorso del Superenalotto di oggi, venerdì 5 dicembre 2025. Centrati invece sei '5' che vincono 22.256,42 euro ciascuno. Il jackpot per il prossimo concorso sale a 88 milioni di euro.
Quanto costa una schedina?
La schedina minima nel concorso del SuperEnalotto prevede 1 colonna (1 combinazione di 6 numeri). La giocata massima invece comprende 27.132 colonne ed è attuabile con i sistemi a caratura, in cui sono disponibili singole quote per 5 euro, con la partecipazione di un numero elevato di giocatori che hanno diritto a una quota dell'eventuale vincita. In ciascuna schedina, ogni combinazione costa 1 euro. L'opzione per aggiungere il numero Superstar costa 0,50 centesimi.
La giocata minima della schedina è 1 colonna che con Superstar costa quindi 1,5 euro. Se si giocano più colonne basta moltiplicare il numero delle colonne per 1,5 per sapere quanto costa complessivamente la giocata.
Quali sono i punteggi vincenti?
Al SuperEnalotto si vince con punteggi da 2 a 6, passando anche per il 5+. L'entità dei premi è legata anche al jackpot complessivo. In linea di massima:
- con 2 numeri indovinati, si vincono orientativamente 5 euro;
- con 3 numeri indovinati, si vincono orientativamente 25 euro;
- con 4 numeri indovinati, si vincono orientativamente 300 euro;
- con 5 numeri indovinati, si vincono orientativamente 32mila euro;
- con 5 numeri indovinati + 1 si vincono orientativamente 620mila euro.
Come so se ho vinto?
E' possibile verificare eventuali vincite attraverso l'App del SuperEnalotto. Per controllare eventuali schedine giocate in passato e non verificate, è disponibile on line un archivio con i numeri e i premi delle ultime 30 estrazioni.
La combinazione vincente di oggi
Estratta la combinazione vincente del concorso di oggi del Superenalotto: 10, 19, 29, 30, 56, 71. Numero Jolly: 76. Numero SuperStar: 13.

Frank O. Gehry, considerato uno dei più rivoluzionari architetti del secondo Novecento e tra i massimi interpreti del decostruttivismo, è morto oggi all'età di 96 anni nella sua abitazione di Santa Monica, in California, in seguito a una breve malattia respiratoria. La notizia è stata confermata dal suo staff al 'New York Times', chiudendo un capitolo fondamentale della storia dell'architettura contemporanea. Gehry, nato a Toronto il 28 febbraio 1929 come Frank Owen Goldberg e naturalizzato statunitense, lascia un'eredità che va oltre la forma costruita, incrociando innovazione tecnologica, creatività artistica e un'idea radicale di architettura come esperienza emotiva e culturale.
Nel corso della sua lunga carriera Gehry ha firmato alcune delle opere più iconiche dell'architettura mondiale. Tra i suoi progetti più celebri figurano il Guggenheim Museum di Bilbao (1997), considerato uno dei massimi capolavori dell'epoca contemporanea, e l'Experience Music Project di Seattle (2000). A essi si aggiungono la Walt Disney Concert Hall di Los Angeles (2003), il Frederick R. Weisman Art and Teaching Museum a Minneapolis (1993), il Center for the Visual Arts a Toledo (1993), l’American Center di Parigi (1994), la sede della Nationale-Nederlanden a Praga, nota come "Casa danzante" o "Ginger & Fred" (1996), il New World Center di Miami Beach (2010), il Lou Ruvo Center for Brain Health di Las Vegas (2010), la Beekman Tower di New York (2011), il Biomuseo di Panama (2014), la Guggenheim Abu Dhabi (2017) e il Dwight D. Eisenhower Memorial a Washington (2020). Tra i numerosi riconoscimenti, il Pritzker Prize nel 1989 e il Leone d'Oro alla carriera della Biennale Architettura di Venezia nel 2008.
La sua ricerca teorica e formale ha trovato compimento in un percorso che ha ridefinito il linguaggio dell’architettura a partire dalla scomposizione dell'edificio in volumi indipendenti, riassemblati in modo apparentemente illogico, ma capaci di raccontare dinamiche spaziali del tutto nuove. L'uso di materiali inconsueti - lamiera ondulata, compensato grezzo, rete metallica, pannelli industriali - è diventato una cifra distintiva, così come il ricorso a software avanzati, mutuati dall’industria aeronautica, che negli anni Novanta gli hanno permesso di modellare superfici libere e complesse, anticipando la rivoluzione digitale nel progetto architettonico.
La formazione di Gehry inizia alla University of Southern California e prosegue alla Harvard University, dove si avvicina ai temi dell’urbanistica. Dopo le esperienze nello studio di Victor Gruen e l’apertura del suo atelier a Los Angeles nel 1962, intraprende un percorso autonomo che negli anni Ottanta rivoluziona persino la casa unifamiliare, trasformata in un laboratorio di sperimentazione materica e spaziale. L'abitazione privata di Santa Monica, realizzata tra il 1977 e il 1978, rappresenta uno dei punti di svolta: un intervento radicale su una modesta casa esistente, avvolta da una pelle di materiali grezzi e scomposti, destinato a far discutere e a rilanciare Gehry come figura di rottura nella scena architettonica internazionale.
La sua produzione di quegli anni comprende progetti come il Cabrillo Marine Museum di San Pedro (1979), la Loyola Law School (1981) e il California Aerospace Museum (1982) a Los Angeles, oltre al Museum of Art di Santa Monica (1988). Il percorso prosegue in modo ininterrotto negli anni successivi, con una serie di opere che consolidano la sua vocazione a un'architettura scultorea e dinamica: dalla sede della Vitra International a Birsfelden, in Svizzera (1994), alla struttura amministrativa del Team Disney ad Anaheim (1995), fino alle forme ardito del Dancing House di Praga (1996), dove due torri si intrecciano come in una coreografia.
Il punto di massima visibilità arriva con il Guggenheim Museum di Bilbao, inaugurato nel 1997. L'edificio, definito da molti critici come una delle architetture più influenti degli ultimi cinquant'anni, ha trasformato una città industriale in declino in un centro culturale internazionale, generando quel fenomeno mediatico ed economico conosciuto come "Bilbao effect". Le sue forme fluide, rivestite di titanio, hanno ispirato una generazione di architetti e un intero filone di progettazione urbana fondato sull'idea che un’opera iconica possa innescare la rinascita di un territorio.
Anche l a Walt Disney Concert Hall di Los Angeles, completata nel 2003 dopo un iter progettuale durato oltre un decennio, è considerata una delle sue opere simbolo: un involucro d’acciaio dalle linee morbide e avvolgenti che racchiude un interno dalle qualità acustiche e spaziali uniche. Per Gehry, quell'edificio rappresentava un ritorno alle origini, essendo situato a pochi chilometri dall’appartamento in cui aveva vissuto da adolescente.
Accanto ai grandi musei e ai complessi culturali, Gehry ha continuato a sviluppare progetti residenziali, spazi pubblici, sculture monumentali e installazioni. L'attenzione al contesto, la capacità di giocare con la percezione e una sensibilità quasi pittorica nel modellare la luce definiscono un approccio che ha spesso diviso la critica: per alcuni troppo spettacolare, per altri espressione di una libertà creativa che l’architettura sembrava aver smarrito dagli anni Sessanta.
Il rapporto con l'Europa è stato costante. In Italia, Gehry ha progettato il Venice Gateway, il terminal nautico che collegherà l'aeroporto Marco Polo al centro storico, concepito come una grande infrastruttura capace di dialogare con la natura acquatica della laguna. Una retrospettiva fondamentale del suo lavoro, Frank O. Gehry dal 1997, è stata ospitata dalla Triennale di Milano nel 2009.
Negli ultimi anni l’architetto aveva continuato a lavorare a pieno ritmo, firmando il progetto della Pierre Boulez Hall a Berlino (2017) e la torre della Luma Foundation ad Arles (2021), un edificio dalle geometrie frastagliate che richiama le rocce calcaree delle Alpilles. Era inoltre impegnato in nuovi progetti per il gruppo LVMH, tra cui un grande flagship store di Louis Vuitton a Beverly Hills e un edificio multifunzionale a Parigi, oltre a una nuova sala da concerto per la Colburn School di Los Angeles.
Gehry ha sempre negato di essere un "archistar", etichetta applicata spesso ai progettisti più mediatici. "Si entra in architettura per rendere il mondo un posto migliore", ripeteva. "L'ego viene dopo, con la stampa e tutto il resto. All’inizio è tutto molto innocente". Una dichiarazione che restituisce la dimensione più profonda del suo lavoro: un'architettura pensata non come gesto narcisista ma come spazio capace di accogliere, sorprendere e coinvolgere il pubblico. (di Paolo Martini)

"L'Europa deve capire che, se vuole essere grande, deve decidere da sola e non dipendere da altri. Quando tu appalti la sicurezza a un altro, devi sapere che c'è un prezzo da pagare...''. Così la premier Giorgia Meloni ospite oggi del Tg La7, intervistata dal direttore Enrico Mentana.
''Non parlerei di un incrinarsi di rapporti tra Stati Uniti ed Europa. Io penso che quello che è scritto in questo documento strategico, magari con toni assertivi, è qualcosa che nel dibattito tra Stati Uniti ed Europa va avanti da molto tempo e ritengo che parli di processo storico inevitabile. Se l'Europa vuole essere grande, deve difendersi da sola, non dipendere da altri" ha affermato Meloni.
"Ucraina, linea governo è molto chiara"
"La linea del governo è stata molto chiara. Abbiamo fin dall'inizio sostenuto l'Ucraina per costruire la pace. La pace non si costruisce con le buone intenzioni, ma con la deterrenza'', le parole della premier su Kiev.
L'Italia, ha poi spiegato, "ha potuto avere" sull'Ucraina ''una postura seria e forte grazie a una maggioranza compatta. Ragione per la quale io ascolto sempre quello che dicono i miei alleati, perché è giusto, aiuta a ragionare, aiuta anche a prendere delle decisioni più consapevoli".
''Io - ha continuato - ascolto sempre quello che dicono i miei alleati. Noi siamo tutti filo-italiani. Io penso che ci riguardi quello che accade in Ucraina. I fili ce li hanno i burattini... Questo non è un dibattito tra filo-russi, filo-americani, filo-europei. Noi siamo tutti filo-italiani. Il tema vero è come si difende meglio l'interesse nazionale italiano?''.
"Italiani vadano a votare referendum giustizia"
Sul referendum sulla giustizia, la premier "consiglia" agli italiani "di andare votare sì e di guardare al merito delle norme sulla giustizia''. Il referendum, ha detto ancora, "lo considero importante non per il governo ma per gli italiani e la giustizia''.
"Tranquilli, il governo - ha aggiunto - rimane in carica fino a fine legislatura, comunque vada il referendum sulla giustizia. Consiglio di andare a votare guardando al merito delle norme, la giustizia può migliorare''.
"Riforma del premierato? Non è nel cassetto"
La riforma del "premierato non l'abbiamo messa in un cassetto. Rimette il potere nelle mani dei cittadini e garantisce stabilità ai governi", ha continuato la premier.
"Disponibile a confronto con Schlein, ma ci dicano chi è leader opposizione"
''Il confronto con la Schlein? Sono sempre disponibile ai confronti, ma ci dicano innanzitutto chi è il leader dell'opposizione...", ha continuato Meloni. "Ho dichiarato varie volte la mia disponibilità a confrontarmi con il leader dell'opposizione, quando però mi diranno chi è'', ha detto ironica la premier.
"Manovra? Concentrato gran parte risorse su salari"
Sul fronte manovra, ''abbiamo concentrato gran parte delle risorse sul potere d'acquisto e sul potenziamento dei salari. Se avessimo aspettato l'attuale opposizione, campa cavallo...".
"Noi timidi su Gaza? No, chiari"
''No, l'Italia non è stata timida" con Israele su quanto successo in Cisgiordania. ''Noi siamo stati molto chiari in varie sedi. All'Assemblea generale delle Nazioni Unite, io ho detto che Israele non ha il diritto di impedire la nascita di uno stato della Palestina o di favorire nuovi insediamenti per impedirlo. E' la ragione per la quale abbiamo sottoscritto la dichiarazione di New York sui due Stati, per cui la posizione italiana è sempre stata molto chiara", le parole di Meloni sul Medio Oriente.
"Fatto sempre quello che credevo giusto fare"
"Ho sempre fatto quello che credevo fosse giusto fare. Il vantaggio di chi arriva al governo come siamo arrivati noi, è che quando non devi dire grazie a nessuno che non siano i cittadini, puoi rispondere solo a loro. E' il più grande vantaggio che ha la sottoscritta e questo governo. Ho cercato di prendere sempre decisioni con buonsenso, si può fare meglio ma almeno fisicamente non avrei potuto fare di più", ha poi detto parlando del suo esecutivo.
''Direttore, io rispondo anche ai giornalisti... Anche questi, diciamo, sono dei falsi storici. Poi facciamo il conto delle domande a cui rispondo durante un anno....'', risponde quindi a Mentana, che la pungola sul rapporto con i media.

"L'Europa deve capire che, se vuole essere grande, deve decidere da sola e non dipendere da altri. Quando tu appalti la sicurezza a un altro, devi sapere che c'è un prezzo da pagare...''. Così la premier Giorgia Meloni ospite oggi del Tg La7, intervistata dal direttore Enrico Mentana.
''Non parlerei di un incrinarsi di rapporti tra Stati Uniti ed Europa. Io penso che quello che è scritto in questo documento strategico, magari con toni assertivi, è qualcosa che nel dibattito tra Stati Uniti ed Europa va avanti da molto tempo e ritengo che parli di processo storico inevitabile. Se l'Europa vuole essere grande, deve difendersi da sola, non dipendere da altri" ha affermato Meloni.
"Ucraina, linea governo è molto chiara"
"La linea del governo è stata molto chiara. Abbiamo fin dall'inizio sostenuto l'Ucraina per costruire la pace. La pace non si costruisce con le buone intenzioni, ma con la deterrenza'', le parole della premier su Kiev.
L'Italia, ha poi spiegato, "ha potuto avere" sull'Ucraina ''una postura seria e forte grazie a una maggioranza compatta. Ragione per la quale io ascolto sempre quello che dicono i miei alleati, perché è giusto, aiuta a ragionare, aiuta anche a prendere delle decisioni più consapevoli".
''Io - ha continuato - ascolto sempre quello che dicono i miei alleati. Noi siamo tutti filo-italiani. Io penso che ci riguardi quello che accade in Ucraina. I fili ce li hanno i burattini... Questo non è un dibattito tra filo-russi, filo-americani, filo-europei. Noi siamo tutti filo-italiani. Il tema vero è come si difende meglio l'interesse nazionale italiano?''.
"Italiani vadano a votare referendum giustizia"
Sul referendum sulla giustizia, la premier "consiglia" agli italiani "di andare votare sì e di guardare al merito delle norme sulla giustizia''. Il referendum, ha detto ancora, "lo considero importante non per il governo ma per gli italiani e la giustizia''.
"Tranquilli, il governo - ha aggiunto - rimane in carica fino a fine legislatura, comunque vada il referendum sulla giustizia. Consiglio di andare a votare guardando al merito delle norme, la giustizia può migliorare''.
"Riforma del premierato? Non è nel cassetto"
La riforma del "premierato non l'abbiamo messa in un cassetto. Rimette il potere nelle mani dei cittadini e garantisce stabilità ai governi", ha continuato la premier.
''Il premierato è una riforma economica, quindi sono determinata ad approvarla'', ha continuato. La premier cita a tal proposito il Sole 24 ore che ''ha pubblicato qualche giorno fa una stima per la quale l'instabilità dei governi nei 10 anni precedenti all'arrivo di questo governo è costata in termini di interessi sul debito 265 miliardi di euro. Questo - spiega - significa un'altra legge finanziaria ogni anno. Mentre oggi lo spread sotto i 70 punti vuol dire risparmiare interessi sul debito. E la stabilità di questo governo consente, per esempio, in 3 anni di portare 80 miliardi di investimenti dall'estero. Il premierato è una riforma economica. Quindi io sono determinata ad approvarla'', insiste la presidente del Consiglio.
"Disponibile a confronto con Schlein, ma ci dicano chi è leader opposizione"
''Il confronto con la Schlein? Sono sempre disponibile ai confronti, ma ci dicano innanzitutto chi è il leader dell'opposizione...", ha continuato Meloni. "Ho dichiarato varie volte la mia disponibilità a confrontarmi con il leader dell'opposizione, quando però mi diranno chi è'', ha detto ironica la premier.
"Manovra? Concentrato gran parte risorse su salari"
Sul fronte manovra, ''abbiamo concentrato gran parte delle risorse sul potere d'acquisto e sul potenziamento dei salari. Se avessimo aspettato l'attuale opposizione, campa cavallo...".
"Noi timidi su Gaza? No, chiari"
''No, l'Italia non è stata timida" con Israele su quanto successo in Cisgiordania. ''Noi siamo stati molto chiari in varie sedi. All'Assemblea generale delle Nazioni Unite, io ho detto che Israele non ha il diritto di impedire la nascita di uno stato della Palestina o di favorire nuovi insediamenti per impedirlo. E' la ragione per la quale abbiamo sottoscritto la dichiarazione di New York sui due Stati, per cui la posizione italiana è sempre stata molto chiara", le parole di Meloni sul Medio Oriente.
Sul riconoscimento dello Stato di Palestina ''io resto fedele alla linea indicata dal Parlamento: ha votato una risoluzione che prevede il riconoscimento dello Stato palestinese quando si materializzeranno due condizioni, il disarmo di Hamas e la certezza che non abbia un ruolo nella governance di Gaza. Gli sforzi italiani sono rivolti a implementare il piano di Trump, che è complesso, ma è un'occasione che potrebbe non tornare".
"Fatto sempre quello che credevo giusto fare"
"Ho sempre fatto quello che credevo fosse giusto fare. Il vantaggio di chi arriva al governo come siamo arrivati noi, è che quando non devi dire grazie a nessuno che non siano i cittadini, puoi rispondere solo a loro. E' il più grande vantaggio che ha la sottoscritta e questo governo. Ho cercato di prendere sempre decisioni con buonsenso, si può fare meglio ma almeno fisicamente non avrei potuto fare di più", ha poi detto parlando del suo esecutivo.
''Direttore, io rispondo anche ai giornalisti... Anche questi, diciamo, sono dei falsi storici. Poi facciamo il conto delle domande a cui rispondo durante un anno....'', risponde quindi a Mentana, che la pungola sul rapporto con i media.

"L'Europa deve capire che, se vuole essere grande, deve decidere da sola e non dipendere da altri. Quando tu appalti la sicurezza a un altro, devi sapere che c'è un prezzo da pagare...''. Così la premier Giorgia Meloni ospite oggi del Tg La7, intervistata dal direttore Enrico Mentana.
''Non parlerei di un incrinarsi di rapporti tra Stati Uniti ed Europa. Io penso che quello che è scritto in questo documento strategico, magari con toni assertivi, è qualcosa che nel dibattito tra Stati Uniti ed Europa va avanti da molto tempo e ritengo che parli di processo storico inevitabile. Se l'Europa vuole essere grande, deve difendersi da sola, non dipendere da altri" ha affermato Meloni.
"Ucraina, linea governo è molto chiara"
"La linea del governo è stata molto chiara. Abbiamo fin dall'inizio sostenuto l'Ucraina per costruire la pace. La pace non si costruisce con le buone intenzioni, ma con la deterrenza'', le parole della premier su Kiev.
L'Italia, ha poi spiegato, "ha potuto avere" sull'Ucraina ''una postura seria e forte grazie a una maggioranza compatta. Ragione per la quale io ascolto sempre quello che dicono i miei alleati, perché è giusto, aiuta a ragionare, aiuta anche a prendere delle decisioni più consapevoli".
''Io - ha continuato - ascolto sempre quello che dicono i miei alleati. Noi siamo tutti filo-italiani. Io penso che ci riguardi quello che accade in Ucraina. I fili ce li hanno i burattini... Questo non è un dibattito tra filo-russi, filo-americani, filo-europei. Noi siamo tutti filo-italiani. Il tema vero è come si difende meglio l'interesse nazionale italiano?''.
"Italiani vadano a votare referendum giustizia"
Sul referendum sulla giustizia, la premier "consiglia" agli italiani "di andare votare sì e di guardare al merito delle norme sulla giustizia''. Il referendum, ha detto ancora, "lo considero importante non per il governo ma per gli italiani e la giustizia''.
"Tranquilli, il governo - ha aggiunto - rimane in carica fino a fine legislatura, comunque vada il referendum sulla giustizia. Consiglio di andare a votare guardando al merito delle norme, la giustizia può migliorare''.
"Riforma del premierato? Non è nel cassetto"
La riforma del "premierato non l'abbiamo messa in un cassetto. Rimette il potere nelle mani dei cittadini e garantisce stabilità ai governi", ha continuato la premier.
''Il premierato è una riforma economica, quindi sono determinata ad approvarla'', ha continuato. La premier cita a tal proposito il Sole 24 ore che ''ha pubblicato qualche giorno fa una stima per la quale l'instabilità dei governi nei 10 anni precedenti all'arrivo di questo governo è costata in termini di interessi sul debito 265 miliardi di euro. Questo - spiega - significa un'altra legge finanziaria ogni anno. Mentre oggi lo spread sotto i 70 punti vuol dire risparmiare interessi sul debito. E la stabilità di questo governo consente, per esempio, in 3 anni di portare 80 miliardi di investimenti dall'estero. Il premierato è una riforma economica. Quindi io sono determinata ad approvarla'', insiste la presidente del Consiglio.
"Disponibile a confronto con Schlein, ma ci dicano chi è leader opposizione"
''Il confronto con la Schlein? Sono sempre disponibile ai confronti, ma ci dicano innanzitutto chi è il leader dell'opposizione...", ha continuato Meloni. "Ho dichiarato varie volte la mia disponibilità a confrontarmi con il leader dell'opposizione, quando però mi diranno chi è'', ha detto ironica la premier.
"Manovra? Concentrato gran parte risorse su salari"
Sul fronte manovra, ''abbiamo concentrato gran parte delle risorse sul potere d'acquisto e sul potenziamento dei salari. Se avessimo aspettato l'attuale opposizione, campa cavallo...".
"Noi timidi su Gaza? No, chiari"
''No, l'Italia non è stata timida" con Israele su quanto successo in Cisgiordania. ''Noi siamo stati molto chiari in varie sedi. All'Assemblea generale delle Nazioni Unite, io ho detto che Israele non ha il diritto di impedire la nascita di uno stato della Palestina o di favorire nuovi insediamenti per impedirlo. E' la ragione per la quale abbiamo sottoscritto la dichiarazione di New York sui due Stati, per cui la posizione italiana è sempre stata molto chiara", le parole di Meloni sul Medio Oriente.
Sul riconoscimento dello Stato di Palestina ''io resto fedele alla linea indicata dal Parlamento: ha votato una risoluzione che prevede il riconoscimento dello Stato palestinese quando si materializzeranno due condizioni, il disarmo di Hamas e la certezza che non abbia un ruolo nella governance di Gaza. Gli sforzi italiani sono rivolti a implementare il piano di Trump, che è complesso, ma è un'occasione che potrebbe non tornare".
"Fatto sempre quello che credevo giusto fare"
"Ho sempre fatto quello che credevo fosse giusto fare. Il vantaggio di chi arriva al governo come siamo arrivati noi, è che quando non devi dire grazie a nessuno che non siano i cittadini, puoi rispondere solo a loro. E' il più grande vantaggio che ha la sottoscritta e questo governo. Ho cercato di prendere sempre decisioni con buonsenso, si può fare meglio ma almeno fisicamente non avrei potuto fare di più", ha poi detto parlando del suo esecutivo.
''Direttore, io rispondo anche ai giornalisti... Anche questi, diciamo, sono dei falsi storici. Poi facciamo il conto delle domande a cui rispondo durante un anno....'', risponde quindi a Mentana, che la pungola sul rapporto con i media.

Si è svolto oggi il primo consiglio di amministrazione di Banca Monte dei Paschi di Siena dopo l’apertura dell’indagine della Procura di Milano che vede coinvolti l’imprenditore Francesco Gaetano Caltagirone, il presidente di Luxottica e della lussemburghese Delfin sarl Francesco Milleri e l’amministratore delegato di Mps Luigi Lovaglio. Le ipotesi di reato contestate dagli inquirenti sono aggiotaggio e ostacolo alle autorità di vigilanza, per presunti accordi "in concerto" legati all’ops da 13,5 miliardi con cui Mps ha rilevato Mediobanca, primo azionista di Generali.
La riunione del board, a quanto si apprende, si è concentrata a lungo sulle indagini e sugli impatti che potrebbero avere sul percorso industriale della banca senese. Al termine dell’istruttoria interna il Consiglio ha rinnovato all’unanimità la piena fiducia a Lovaglio, confermandone i requisiti di correttezza previsti dal Dm 169/2020 e dagli orientamenti Bce sugli esponenti bancari.
Una presa di posizione considerata cruciale dal mercato: il Cda di oggi era infatti atteso come un passaggio determinante per capire la stabilità della governance nell'operazione Mediobanca in un momento delicato per l’istituto. Dall’avvio dell’inchiesta, il titolo Mps ha toccato perdite scendendo sotto i 23 miliardi. “Il mercato attende chiarezza – ha detto ieri all’Adnkronos Pietro Calì, executive partner di Copernico Sim – non solo sul completamento dell’operazione, ma sulle garanzie di governance e sulla sostenibilità complessiva del nuovo assetto”.
Sul fronte tecnico, il board ha ribadito che il processo di aggregazione con Mediobanca prosegue senza rallentamenti. I gruppi di lavoro congiunti stanno operando “a pieno regime con l’obiettivo di realizzare in tempi brevi le sinergie industriali, accelerare la crescita e la creazione di valore”. Un percorso che, secondo Michele Calcaterra, professore di Corporate Finance alla Bocconi, “resta incardinato sul sentiero dell’efficienza”, nonostante l’aumento della volatilità dovuta all'inchiesta.
Intanto, lato Piazzetta Cuccia, emergono novità importanti anche dal lato Mediobanca, in particolare sulla controllata Mediobanca Premier, attiva nel wealth management. Nei giorni scorsi – secondo quanto appreso da Adnkronos – si sono tenuti due incontri interni, alla presenza dell’ad Alessandro Melzi d’Eril, nei quali è stato delineato il nuovo assetto post-integrazione. Le fonti riferiscono che Mediobanca Premier resterà una società autonoma, sia giuridicamente sia come marchio, mantenendo quindi una propria identità separata all’interno del nuovo gruppo. L’ad Gian Luca Sichel avrebbe inoltre annunciato l’ampliamento dello “scaffale” prodotti verso il corporate e lo small business, segnando una progressiva estensione dell’offerta. Sul piano delle risorse umane, sempre secondo quanto risulta, un gruppo di banker di alto profilo avrebbe lasciato Premier per approdare a Banca Patrimoni Sella. (di Andrea Persili)

Sono stati sorteggiati oggi, venerdì 5 dicembre, a Washington i 12 gironi dei Mondiali 2026. Al termine di una lunga cerimonia, durata oltre 2 ore, le 42 squadre già certe della partecipazione al torneo e le altre ancora impegnate nei playoff hanno conosciuto il loro percorso nella manifestazione che dall'11 giugno al 19 luglio si svolgerà tra Messico, Canada e Stati Uniti. Anche l'Italia, impegnata negli spareggi a marzo, ha dunque scoperto quale potrà essere il suo percorso. Ecco tutti i gironi dei Mondiali 2026.
Ecco tutti i gironi dei Mondiali 2026:
Gruppo A: Messico, Corea del Sud, Sudafrica, Playoff Europa D (Danimarca/N. Macedonia/Rep. Ceca/Irlanda)
Gruppo B: Canada, Svizzera, Qatar, Playoff Europa A (Italia/N. Irlanda/Galles/Bosnia)
Gruppo C: Brasile, Marocco, Scozia, Haiti
Gruppo D: Usa, Australia, Paraguay, Playoff Europa C (Turchia/Romania/Slovacchia/Kosovo)
Gruppo E: Germania, Ecuador, Costa d'Avorio, Curaçao
Gruppo F: Olanda, Giappone, Tunisia, Playoff Europa B (Ucraina/Svezia/Polonia/Albania)
Gruppo G: Belgio, Iran, Egitto, Nuova Zelanda
Gruppo H: Spagna, Uruguay, Arabia Saudita, Capo Verde
Gruppo I: Francia, Senegal, Norvegia, Playoff Fifa 2 (Bolivia/Suriname/Iraq)
Gruppo J: Argentina, Austria, Algeria, Giordania
Gruppo K: Portogallo, Colombia, Uzbekistan, Playoff Fifa 1 (Nuova Caledonia/Giamaica/Congo)
Gruppo L: Inghilterra, Croazia, Panama, Ghana

Sono stati sorteggiati oggi, venerdì 5 dicembre, a Washington i 12 gironi dei Mondiali 2026. Al termine di una lunga cerimonia, durata oltre 2 ore, le 42 squadre già certe della partecipazione al torneo e le altre ancora impegnate nei playoff hanno conosciuto il loro percorso nella manifestazione che dall'11 giugno al 19 luglio si svolgerà tra Messico, Canada e Stati Uniti. Anche l'Italia, impegnata negli spareggi a marzo, ha dunque scoperto quale potrà essere il suo percorso. Ecco tutti i gironi dei Mondiali 2026.
Ecco tutti i gironi dei Mondiali 2026:
Gruppo A: Messico, Corea del Sud, Sudafrica, Playoff Europa D (Danimarca/N. Macedonia/Rep. Ceca/Irlanda)
Gruppo B: Canada, Svizzera, Qatar, Playoff Europa A (Italia/N. Irlanda/Galles/Bosnia)
Gruppo C: Brasile, Marocco, Scozia, Haiti
Gruppo D: Usa, Australia, Paraguay, Playoff Europa C (Turchia/Romania/Slovacchia/Kosovo)
Gruppo E: Germania, Ecuador, Costa d'Avorio, Curaçao
Gruppo F: Olanda, Giappone, Tunisia, Playoff Europa B (Ucraina/Svezia/Polonia/Albania)
Gruppo G: Belgio, Iran, Egitto, Nuova Zelanda
Gruppo H: Spagna, Uruguay, Arabia Saudita, Capo Verde
Gruppo I: Francia, Senegal, Norvegia, Playoff Fifa 2 (Bolivia/Suriname/Iraq)
Gruppo J: Argentina, Austria, Algeria, Giordania
Gruppo K: Portogallo, Colombia, Uzbekistan, Playoff Fifa 1 (Nuova Caledonia/Giamaica/Congo)
Gruppo L: Inghilterra, Croazia, Panama, Ghana
Incidente nell'Oristanese, ferita la moglie di 75 anni... 
A 'Più libri più liberi', la Fiera della Piccola e Media Editoria in corso a Roma fino all'8 dicembre, continua a tenere banco il caso della casa editrice 'Passaggio al Bosco', accusata di pubblicare testi che esaltano il nazifascismo e l'antisemitismo. Dopo la lettera-appello del 2 dicembre, firmata da oltre 80 tra autori, artisti e case editrici, che ha preceduto il debutto della Fiera, nella quale si chiedeva l'espulsione della casa editrice, cosa non avvenuta, e dopo l'annuncio del vignettista Zerocalcare[1] di non partecipare, è arrivato il 'no grazie' anche di Corrado Augias.
In una lettera aperta, il giornalista e scrittore ha scritto: "la mia tolleranza si ferma davanti al nazismo" e ha rinunciato a partecipare a un evento su Piero Gobetti all'Arena Repubblica Robinson. "Caro direttore, gentili amici - ha motivato Augias - vi prego di comprendere le ragioni della mia assenza alla fiera 'Più libri più liberi'. Io sono favorevole alla tolleranza, anzi la pratico - anche con gli intolleranti per scelta, per età, per temperamento. C’è però una distinzione. Un conto sono gli intolleranti un altro, ben diverso, chi si fa partecipe cioè complice delle idee di un regime criminale come il nazismo". E ancora: "Non ho nulla in contrario all’esistenza di un editore di dichiarate simpatie neonaziste, non vado a imbrattargli le vetrine, lo lascio tranquillo, non voglio però avere nulla a che spartire con lui nemmeno lo spazio di un bel salone. Spero che mi capirete scusando la mia assenza", conclude.
Ma dopo le proteste e le rinunce arriva una nuova protesta: una serrata simbolica, organizzata per sabato 6 dicembre. Una serie di editori, che avevano già firmato l'appello contro la presenza della casa editrice, oscureranno i loro stand dalle 15 per circa mezz'ora.Alla Nuvola, dunque, fra gli altri, chiuderanno i loro banchi le case editrici: Fandango, Coconico Press, Becco giallo, Playground, Momo, Caissa, Voland, Sur, Red Star Press, Marcos y Marcos, 66thand2nd e Exorma. Durante la 'chiusura' sarà distribuito un volantino che spiegherà la scelta: "Questo è ciò che è accaduto alla libertà di stampa e di pensiero quando i fascisti e i nazisti hanno messo in pratica la loro libertà di espressione. Vogliamo una Più libri più liberi antifascista”, si leggerà nel volantino.
Daniela Di Sora, fondatrice della casa editrice Voland, tra quelle che copriranno con un telo scuro il loro stand, spiega all'Adnkronos: "Voland non ha firmato la lettera-appello del 2 dicembre, in cui un folto numero di editori presenti in fiera" insieme ad autori e artisti "chiedevano l’espulsione dell’editore noto (di cui non facciamo il nome perché non vogliamo fargli altra pubblicità) poiché ritiene che non spetti a noi il compito di censurare o vietarne l’ingresso. Partecipiamo invece, con fermezza e convinzione, alla protesta di domani perché crediamo fortemente che la propaganda neofascista e neonazista vada contrastata e combattuta in presenza".

L’Italia parteciperà alla 70esima edizione dell’Eurovision Song Contest, in programma a Vienna dal 12 al 16 maggio 2026. E' quanto si legge in una nota Rai, in cui si ricorda che "in qualità di membro dei Big Five, l’Italia è da sempre tra i Paesi che hanno creduto e investito nell’Eurovision Song Contest, contribuendo in modo significativo, anche economicamente, al suo sviluppo e al suo successo internazionale".
"Negli ultimi anni - prosegue la Rai - il nostro impegno è cresciuto costantemente, a testimonianza del valore che attribuiamo a un evento che rappresenta la più longeva manifestazione musicale internazionale, capace di unire culture diverse in una celebrazione comune. L’impegno di Rai all’interno della competizione è conferma della volontà di rafforzare il ruolo dell’Italia nella promozione di musica, cultura e spettacolo a livello internazionale. In questa ottica Rai, nel dibattito all’interno di Ebu, ha sostenuto la partecipazione del broadcaster pubblico israeliano Kan alla prossima edizione".

Donald Trump tradisce il football e abbraccia il soccer. Il presidente degli Stati Uniti si scopre innamorato del calcio nel sorteggio dei gironi dei Mondiali 2026 che gli Usa organizzeranno tra 6 mesi con Messico e Canada. Nel sorteggio, in scena al Kennedy Center di Washington, Trump si prende il ruolo di protagonista con il supporto del presidente della Fifa, Gianni Infantino.
Il presidente americano si presenta sfilando davanti ad un esercito di telecamere prima dell'inizio, si gode lo show di Andrea Bocelli, riceve il Fifa Peace Prize - un surrogato del Nobel - e poi si cimenta nella fase iniziale del sorteggio[1]. Prima di estrarre il nome degli Stati Uniti dall'urna, la dichiarazione d'amore per il calcio: "Guardavo Pelé, tanti anni fa... Uno dei grandi, giocava nei Cosmos... E riconosco che questo sia il football: avremmo dovuto chiamare diversamente il football americano della Nfl", dice Trump sponsorizzando il soccer e accantonando, almeno per qualche minuto, il 'vero' football amato negli Usa.
La National Football League è la lega
professionistica numero 1 negli Stati Uniti e lo stesso Trump, più
volte, si è pronunciato su questioni strettamente tecniche. Il
presidente, che ha assistito all'ultimo Super Bowl e recentemente è
stato allo stadio per una gara casalinga dei Washington Commanders,
ha pubblicamente bocciato la nuova regola del kickoff, il calcio
d'inizio modificato per rendere meno violenti i placcaggi e meno
frequenti gli infortuni: "E' una schifezza".
Per ora, Trump non esprime giudizi negativi sul calcio a livello tecnico. In estate, il presidente americano ha apprezzato l'impatto del soccer negli Usa assistendo alla finale del Mondiale per club e partecipando - nel vero senso della parola - alla premiazione del Chelsea: Trump ha consegnato il trofeo ai blues ed è rimasto sul palco a festeggiare con i giocatori.
Per ora, in vista dei Mondiali 2026, il numero 1 della Casa Bianca può celebrare i risultati al botteghino: "Mancano diversi mesi e le vendite di biglietti sono già un record". "Ogni partita dei Mondiali sarà un Super Bowl", sentenzia Infantino con l''affronto finale' al football americano. Trump, almeno per ora, è d'accordo.

Thomas Ceccon vince la medaglia d'oro nei 100 dorso ai campionati europei in vasca corta di Lublino. Il campione olimpico della distanza si impone con il tempo di 49"29 davanti al francese Mewen Tomac (49"46) e al britannico Oliver Morgan. Quinto posto per l'altro azzurro Lorenzo Mora (49"95).

Thomas Ceccon vince la medaglia d'oro nei 100 dorso ai campionati europei in vasca corta di Lublino. Il campione olimpico della distanza si impone con il tempo di 49"29 davanti al francese Mewen Tomac (49"46) e al britannico Oliver Morgan. Quinto posto per l'altro azzurro Lorenzo Mora (49"95).
"Sono contento di essere il primo italiano ad aver vinto l'oro nei 100 dorso agli europei in vasca corta. Avevo pronosticato una lotta con il francese e il britannico e così è stata. Il tempo mi soddisfa: sono venuto qui per vincere e adesso torno a casa con due ori", spiega Ceccon dopo la vittoria.
Simona Quadarella conquista quindi la medaglia d'argento negli 800 stile libero ai campionati. La romana, già argento nei 400 stile libero, tocca in 8'03"00 alle spalle delle tedesca Isabel Gose (8'01"90). Bronzo per l'altra teutonica Maya Werner (8'14"41).

"In Italia abbiamo un sistema di sorveglianza che registra la circolazione dei virus influenzali nella popolazione, gestito dall'Istituto superiore di sanità. I dati delle ultime settimane mostrano che l'influenza sta già circolando molto, soprattutto tra i bambini. L'ultimo aggiornamento indica 9 casi ogni 1.000 abitanti, ma nei bambini tra i 3 e i 4 anni si arriva a 29-30 casi ogni 1.000. Come spesso accade, quindi, il virus trova terreno fertile nella popolazione infantile". Così all'Adnkronos Salute Michele Conversano, direttore del Dipartimento di Prevenzione della Asl di Taranto e docente incaricato della Scuola di specializzazione in Igiene e Medicina preventiva dell'università degli studi di Bari. (Video[1])
"Siamo abituati a parlare di 'banale influenza' ed è vero che, negli adulti sani, può risolversi in pochi giorni con un po' di febbre e dolori muscolari. Ma nei bambini molto piccoli - avverte lo specialista - soprattutto se hanno problemi di salute come infezioni respiratorie ricorrenti, cardiopatie, diabete o seguono terapie particolari, nessuna influenza è davvero banale. In questi casi il rischio di complicanze aumenta. Lo stesso vale quando una patologia non è ancora stata diagnosticata. Per questo è importante la vaccinazione antinfluenzale". Il Piano nazionale prevenzione vaccinale "prevede che tutti i bambini tra 6 mesi e 6 anni possano essere vaccinati - ricorda Conversano - anche senza condizioni di rischio. Le società scientifiche, come la Società italiana di igiene e la Società italiana di pediatria, raccomandano fortemente di vaccinare la maggior parte dei bambini per ridurre i casi gravi. Vaccinare un bambino non significa proteggerlo solo dall'influenza: i bambini sono grandi diffusori dei virus e vaccinarli aiuta anche a proteggere chi vive con loro: compagni di scuola, altri bambini fragili, genitori e nonni. Un nonno cardiopatico o un genitore diabetico, per esempio, può avere difese immunitarie ridotte: se il bambino vaccinato si ammala meno e diffonde meno il virus, la famiglia è più sicura".
La vaccinazione, secondo l'esperto, "ha anche un impatto sociale: riduce i giorni di assenza dal lavoro dei genitori e limita, indirettamente, il ricorso improprio agli antibiotici, che purtroppo contribuisce al problema dell'antibiotico-resistenza. Oggi - evidenzia Conversano - oltre al classico vaccino iniettato, abbiamo anche il vaccino spray nasale, ben accettato dai pediatri e molto usato nei paesi anglosassoni, dove ha aumentato le coperture vaccinali. E' semplice da somministrare e spesso i bambini non si accorgono neppure di essere stati vaccinati". Proteggere i bambini, quindi, "non significa solo 'coprirli bene' come si diceva una volta, ma sfruttare gli strumenti che la medicina ci mette a disposizione. La vaccinazione è un modo efficace per proteggere il singolo bambino e l’intera comunità che gli sta intorno".
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La Fifa ha consegnato stasera, durante il sorteggio della fase a gironi dei Mondiali 2026, la prima edizione del nuovo "Peace Prize – Football Unites the World" al presidente degli Stati Uniti Donald Trump. Il riconoscimento, voluto personalmente dal presidente Gianni Infantino e dedicato a chi offre un contributo "eccezionale" alla pace globale, è nato a sorpresa il mese scorso annunciato dal presidente Fifa sui suoi canali Instagram. Infantino ha spiegato i motivi sul palco: "Abbiamo deciso di assegnare il Premio 2025 a Trump per l'Impegno messo nel portare pace nel mondo, attraverso la propria leadership e le proprie azioni".
Trump: "Questo premio è il più grande onore della mia vita"
Trump ha commentato così il premio sul palco: "Si tratta del più grande onore della mia vita. Quanto fatto in Congo, India e Pakistan è un grande esempio del nostro impegno per la pace. Essere qui con Gianni è davvero un grande onore, lui ha fatto un lavoro grandissimo per questi Mondiali, anche con un nuovo record nella vendita dei biglietti. Grazie a tutti, in particolare alla mia famiglia".
La serata si chiuderà con i Village People e la loro "Y.M.C.A.", da anni inno del mondo Maga e colonna sonora della celebre 'Trump dance' del tycoon. A pesare sul premio, la lunga e consolidata amicizia tra Trump e Infantino: negli ultimi mesi il numero uno della Fifa ha partecipato a diversi eventi alla Casa Bianca anche non legati al calcio, ha sostenuto la candidatura del presidente al Nobel per la pace e ha persino trasferito alcuni uffici federali nella Trump Tower. Infantino ha accompagnato Trump in iniziative prive di connessione con la Fifa - come il summit di pace in Egitto dello scorso ottobre - definendolo più volte "un amico" e lodandone l’azione politica, in apparente contrasto con la neutralità imposta dallo statuto federale.
Le critiche al premio
Il premio è finito al centro di dure critiche. Human Rights Watch denuncia un’assenza totale di trasparenza: nessuna lista di candidati, nessuna giuria, nessuna procedura ufficiale. "Non abbiamo ricevuto alcuna informazione sul processo decisionale. Si può dedurre che non esista", ha dichiarato la direttrice Minky Worden, avvertendo anche del clima politico ostile che potrebbe attendere i media durante i Mondiali negli Stati Uniti. Reporters Without Borders teme ricadute sui giornalisti stranieri, alla luce dei severi controlli d’ingresso imposti dall’amministrazione Trump.
A complicare ulteriormente il quadro c’è un’inchiesta del Guardian: la definizione del procedimento che guiderà i futuri vincitori del premio dovrebbe essere affidata a un nuovo comitato Fifa per la "responsabilità sociale", presieduto dal dirigente birmano Zaw Zaw, per anni considerato vicino alla giunta militare del Myanmar e colpito da sanzioni statunitensi ed europee. Nei documenti diplomatici è descritto come un "amico" del regime, con legami economici e politici di lunga data. Il comitato entrerà in funzione solo dopo l’annuncio del vincitore di quest’anno, alimentando il sospetto che il premio sia stato "costruito al contrario" per garantirne l’esito.
La posizione della Fifa
Nonostante le critiche di Ong e media, la Fifa ha respinto ogni accusa, sostenendo che riconoscere chi si impegna per la pace "non dovrebbe essere motivo di polemica" e che il presidente della federazione deve mantenere rapporti stretti con i leader dei Paesi ospitanti. Per Trump, l’occasione rappresenta una sorta di rivincita per la mancata assegnazione del Nobel per la pace - andato all’oppositrice venezuelana María Corina Machado - un premio che, a suo dire, viene attribuito "solo ai liberali". E secondo il mercato di previsione Kelshi, piattaforma regolamentata con sede a New York, Trump avrebbe il 95% di probabilità di conquistare il nuovo riconoscimento, "insidiato" soltanto dal 5% attribuito all’ex calciatore Didier Drogba per il suo impegno umanitario in Costa d’Avorio.

"Sono giorni di gioia per Rosanna: il tumore ha capito che Casa Zagaria non si tocca. Stavo perdendo la fede, ora sto scrivendo un libro che si chiama 'fede speranza e varietà'". Così Lino Banfi, ospite a Radio2 'Stai Serena' condotto da Serena Bortone con Massimo Cervelli.
L’attore, nelle sale con il film ‘Oi vita mia’, esordio alla regia di Pio e Amedeo, ha rivelato: "La prima cosa che ho pensato quando mi hanno chiamato è che io ho fatto 108 film, 500 trasmissioni televisive e voi mi offrite una parte così piccola? Durante le riprese vedevo l’imbarazzo di questi ragazzi che mi dovevano dirigere, e dicevo 'voi siete i registi, non vi preoccupate, se devo aspettare aspetto'".
E sul rapporto con il duo comico di Foggia, ha aggiunto: "Io voglio bene a loro, non solo per corregionalità ma perché sono bravi. Tra me e me mi dicevo 'il giorno in cui questi due avranno ruoli frenati con il freno a mano che non possono andare oltre, saranno bravissimi’ perché hanno i tempi. Non è facile quello che hanno fatto loro, la gavetta. Mi hanno raccontato - continua Banfi - che mi festeggiavano ogni sera, anche senza conoscermi, e facevano le scene dei miei film nei villaggi turistici".
"Ho incontrato Papa Francesco una decina di volte - ha poi raccontato Lino Banfi ai microfoni di Serena Bortone - si era sparsa la voce che mi voleva conoscere perché gli stavo simpatico. Quando sono arrivato a Santa Marta, una guardia Svizzera mi ha bisbigliato perché voleva farsi una foto con me. Poi è arrivato il Papa e mi ha detto 'so che lei è una persona molto importante'. Ho pensato che stavamo cominciando male, se io sono una persona importante, cosa dovevo dire a Lei?'. E con ironia ha aggiunto: "Se incontrassi il nuovo Papa, che è un ragazzo come età, gli farei vedere la foto di quando mi truccarono da Giovanni XXIII per un film con Favino. Poi il regista mi disse ‘Sei troppo Lino Banfi, non lo puoi fare’. Se fossi stato Papa? Avrei scelto il nome di Massimo".
Con grande emozione, non è mancato il ricordo della moglie Lucia. "C’è un posto nel campus dove è stata curata mia moglie, che ho odiato all’inizio, quello dove si va a morire - ha aggiunto nella lunga intervista-. In quel momento la fede non c’era più, mi arrabbiai, andai vicino ad una statuetta e mi sfogai a modo mio. Dopo qualche giorno andai a chiederle scusa. Sai perché? Perché gli infermieri e la gente che sta lì non va a soccorrere il malato che ormai è come se non ci fosse più, ma aiuta i familiari - ha proseguito Banfi -. E lì ho capito che bisogna avere fede e ora sto per scrivere un libro che si chiama ‘fede speranza e varietà’”.
Banfi ha annunciato anche l’uscita di un docufilm sulla sua carriera. "Mi sono raccontato - ha detto - ho fatto tre ruoli. Banfi, la coscienza Zagaria e Riccardo Zagaria che è mio padre. Volevo rivederlo che magari mi diceva che lassù si è laureato. Al mio primo spettacolo non mi disse nulla, ma era affascinato da Modugno accanto a me. Domenico gli disse 'Tuo figlio diventerà famoso e non sarai più tu a toglierti il cappello davanti a Don Michele e altri, ma loro davanti a te'.
Assessora Manca, 'stiamo lavorando per ridurre disagi al minimo'... 
Il Muciv-Museo delle Civiltà inaugura il 17 dicembre alle 19 una nuova area espositiva, 'Laboratorio Neanderthal. Le scoperte di Grotta Guattari'. Musealizzati i reperti ottenuti grazie agli scavi degli archeologi di Roma Tor Vergata. Al centro del progetto museale dell'ex museo Pigorini di Roma ci sono, dunque, i reperti provenienti da Grotta Guattari – sito preistorico a San Felice Circeo (Latina) – trasferiti dalla Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per le province di Frosinone e Latina e frutto degli scavi eseguiti dagli archeologi dell'ateneo.
Come affermano gli organizzatori della mostra, "gli ultimi ritrovamenti, che contribuiscono ad aggiornare le conoscenze sui Neanderthal e sul territorio da essi abitato, si riuniscono ai reperti già precedentemente esposti, e proprio la loro riunificazione e musealizzazione permanente rende il Muciv-Museo delle Civiltà l'epicentro non solo della loro conservazione e condivisione con il pubblico, ma anche delle ricerche ancora in corso su questo eccezionale patrimonio del nostro passato, configurando l'intero progetto come quello di un vero e proprio Laboratorio Neanderthal.
Il progetto si avvale di un Comitato Tecnico-Scientifico formato da Luigi La Rocca (capo del dipartimento per la Tutela del Patrimonio Culturale), Massimo Osanna (direttore generale Musei), Alessandro Betori e Antonio Borrani (soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio per le Province di Frosinone e Latina), Andrea Viliani, Francesca Alhaique, Francesca Candilio e Alessandra Sperduti (Muciv-Museo delle Civiltà), Stefano Benazzi (Alma Mater Studiorum – Università di Bologna), David Caramelli (Università degli Studi di Firenze), Giorgio Manzi e Alessia Nava (Sapienza Università di Roma), Mario Federico Rolfo (Università degli Studi di Roma Tor Vergata).
Le ricerche sono iniziate l'11 ottobre 2019 e si sono svolte in più fasi fino all'ottobre 2023.
Il progetto è il risultato di un'ampia e articolata collaborazione inter-istituzionale e inter-disciplinare che ha coinvolto, accanto al Muciv, il dipartimento per la Tutela del Patrimonio Culturale, la Direzione generale Musei, la Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per le Province di Frosinone e Latina, l'Alma Mater Studiorum – Università di Bologna, la Sapienza Università di Roma, l'Università degli Studi di Firenze e l'Università degli Studi di Roma Tor Vergata.
Le ricerche presso Grotta Guattari sono iniziate l'11 ottobre 2019 e si sono svolte in più fasi fino all'ottobre 2023. Lo scavo è stato organizzato e diretto dalla Soprintendenza Abap per le province di Frosinone e Latina con il responsabile Francesco Di Mario con la consulenza scientifica di Mario Federico Rolfo, associato di Preistoria e protostoria del dipartimento di Storia, patrimonio culturale, formazione e società dell'Università di Roma Tor Vergata. Lo scavo, durato complessivamente 380 giorni, è stato eseguito da un'equipe di archeologi esclusivamente dell'Università di Roma Tor Vergata.
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