
"Perché mi sposo? Per dare, come è giusto, una parte della mia sensibilità e della mia esistenza a chi mi è stata vicino e a chi mi ha dato forza nella difficoltà della vita quotidiana". Vittorio Sgarbi risponde così, a Mara Venier nella puntata di oggi di Domenica In, alla domanda sul matrimonio programmato con la storica compagna Sabrina Colle. "La mia scelta è una forma di volontà di testimoniare la mia convinzione e la mia riconoscenza a Sabrina", dice il critico d'arte, reduce dal ricovero per depressione e gradualmente tornato alla vita pubblica.
"Mi sposerò a Venezia nella "chiesa di Santa Maria dell'Orto. Perché Venezia? Perché lì ho vissuto una parte importante della mia vita, è un ritorno in un luogo della memoria e dell'esistenza felice. Perché il matrimonio? Per dare, come è giusto, una parte della mia sensibilità e della mia esistenza a chi mi è stata vicino e a chi mi ha dato forza nella difficoltà della vita quotidiana", dice Sgarbi.
"Il tempo non cambia e non muta lo spirito delle persone, le rende più vicine e più legate affettivamente al di là delle dichiarazioni e del comportamento tenuto nella vita. Esiste la convinzione che alcuni valori siano comuni e vadano condivisi fino in fondo. La sua ironia e il suo divertimento rispetto alle mie battute sono una forma di intelligenza che oggi hanno trovato una consolazione e una rassicurazione rispetto alla provocazione. Finisce lo stupore, rimane l'amore, che è la cosa più importante", aggiunge.
Pochissime parole sulla vicenda che coinvolge Sgarbi e sua figlia Evelina, che chiede un amministratore di sostegno per il padre. La ragazza, recentemente, è stata ospite di Domenica In. "Le ho detto di prendere un treno e venire subito da te", ricorda Mara Venier. "Poteva tranquillamente venire, non è venuta. Ha deciso così", la risposta di Sgarbi. Queste polemiche provocano dolore? "No".

"La guerra di aggressione è un crimine". Così il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, in visita a Berlino, nel suo discorso al Bundestag in occasione della cerimonia della 'Giornata del lutto nazionale', a 80 anni dalla fine della Seconda guerra mondiale. "Oggi è per me motivo di grande onore essere qui e prendere parte alla Giornata del lutto nazionale tedesco. I morti che qui ricordiamo, i morti nel mondo a causa della violenza dei conflitti riguardano ciascuno di noi, se intendiamo essere considerati essere umani".
Per il capo dello Stato "la memoria delle atrocità dell'uomo nel passato e dolore profondo per quelle presenti ci obbligano a un esercizio di consapevolezza. La pace non è un traguardo definitivo bensì il frutto di uno sforzo incessante, fondato sul raggiungimento di valori condivisi e sul riconoscimento della inviolabilità della vita umana di ogni persone, ovunque. Da sempre la guerra ambisce a proiettare la sua ombra cupa sull'umanità".
"La vita delle persone, dei popoli, delle Nazioni è colma di inciampi e di tragedie, talvolta per scelte individuali, più spesso per deliberato operare degli altri. La Prima guerra mondiale lasciò sul terreno almeno 16 milioni di morti, la metà dei quali civili, oltre a venti milioni di feriti e mutilati. La Seconda guerra mondiale, estesa al fronte del Pacifico, si calcola che abbia visto settanta milioni di morti. Le vittime, Paese per Paese, sono impressionanti e va sempre ricordato che non di numeri si tratta, ma di persone. Come è possibile che tutto questo sia potuto accadere e pretenda di ripresentarsi? Quanti morti occorreranno ancora prima che si cessi di guardare alla guerra come strumento per risolvere le controversie tra gli Stati? Che se ne faccia uso per l'arbitrio di voler dominare altri popoli?", ha sottolineato Mattarella.
"Nie wieder, mai più, è l'espressione adottata nella comunità internazionale per condannare l'Olocausto ebraico -ha ricordato il Capo dello Stato- A nie wieder si contrappone wieder, di nuovo. A questo assistiamo: di nuovo guerra, di nuovo razzismo, di nuovo grandi diseguaglianze, di nuovo violenza, di nuovo aggressione".

"La guerra di aggressione è un crimine". Così il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, in visita a Berlino, nel suo discorso al Bundestag in occasione della cerimonia della 'Giornata del lutto nazionale', a 80 anni dalla fine della Seconda guerra mondiale. "Oggi è per me motivo di grande onore essere qui e prendere parte alla Giornata del lutto nazionale tedesco. I morti che qui ricordiamo, i morti nel mondo a causa della violenza dei conflitti riguardano ciascuno di noi, se intendiamo essere considerati essere umani".
Per il capo dello Stato "la memoria delle atrocità dell'uomo nel passato e dolore profondo per quelle presenti ci obbligano a un esercizio di consapevolezza. La pace non è un traguardo definitivo bensì il frutto di uno sforzo incessante, fondato sul raggiungimento di valori condivisi e sul riconoscimento della inviolabilità della vita umana di ogni persone, ovunque. Da sempre la guerra ambisce a proiettare la sua ombra cupa sull'umanità".
"La vita delle persone, dei popoli, delle Nazioni è colma di inciampi e di tragedie, talvolta per scelte individuali, più spesso per deliberato operare degli altri. La Prima guerra mondiale lasciò sul terreno almeno 16 milioni di morti, la metà dei quali civili, oltre a venti milioni di feriti e mutilati. La Seconda guerra mondiale, estesa al fronte del Pacifico, si calcola che abbia visto settanta milioni di morti. Le vittime, Paese per Paese, sono impressionanti e va sempre ricordato che non di numeri si tratta, ma di persone. Come è possibile che tutto questo sia potuto accadere e pretenda di ripresentarsi? Quanti morti occorreranno ancora prima che si cessi di guardare alla guerra come strumento per risolvere le controversie tra gli Stati? Che se ne faccia uso per l'arbitrio di voler dominare altri popoli?", ha sottolineato Mattarella.
"Nie wieder, mai più, è l'espressione adottata nella comunità internazionale per condannare l'Olocausto ebraico -ha ricordato il Capo dello Stato- A nie wieder si contrappone wieder, di nuovo. A questo assistiamo: di nuovo guerra, di nuovo razzismo, di nuovo grandi diseguaglianze, di nuovo violenza, di nuovo aggressione".
Nuovi 'dottor Stranamore' si affacciano all’orizzonte, con la pretesa che si debba 'amare la bomba'. Il Trattato del 1997 che mette al bando gli esperimenti nucleari non ha visto ancora la ratifica da parte di Cina, India, Pakistan, Corea del Nord, Israele, Iran, Egitto, Stati Uniti, mentre la Russia ha ritirato la sua nel 2023. Il rispetto, sin qui, delle prescrizioni che contiene, non attenua la minaccia incombente. Si odono dichiarazioni di altri Paesi su possibili ripensamenti del rifiuto dell’arma nucleare. Emerge, allora, il timore che ci si addentri in percorsi ad alto rischio, di avviarsi ad aprire una sorta di nuovo vaso di Pandora", il monito di Mattarella a conclusione del suo discorso al Bundestag.
"Tutto questo - ha aggiunto il Capo dello Stato - viene agevolato dal diffondersi, sul piano internazionale, di un linguaggio perentorio, duramente assertivo, che rivendica supremazia. Porta soltanto a sofferenze e a divisioni rottamare i trattati, le istituzioni edificate per porre riparo a violenze che nelle nostre società nazionali consideriamo reati e censuriamo severamente, comportamenti che taluno pretende siano legittimi nei rapporti internazionali".

Va ad uno strepitoso Marco Bezzecchi il successo nell'ultimo appuntamento dell'anno per la MotoGp, nel Gp di Valencia. Il poleman si impone in Spagna su Raul Fernandez, per la doppietta Aprilia, e Fabio Di Giannantonio che beffa nel finale Pedro Acosta che chiude ai piedi del podio. Quinto posto per Aldeguer seguito da Alex Marquez, sesto. Ritirato per Pecco Bagnaia al primo giro per un contatto con Zarco che è stato penalizzato con un long lap. Out anche Morbidelli, Ogura e Martin. In settima posizione si piazza Marini, seguito da Binder, Miller e Bastianini che chiude la top ten.
Termina con l'appuntamento di Valencia il Mondiale di MotoGp con Marc Marquez che nonostante l'infortunio e la chiusura anticipata della stagione ha dominato il mondiale 2025 vincendo il titolo con 5 weekend d'anticipo con 545 punti. Sul podio anche suo fratello Alex Marquez con 467 punti e Marco Bezzecchi con 353, protagonisti di due grandissime stagioni rispettivamente con la Ducati Gresini e l'Aprilia. Bezzecchi con il trionfo a Valencia arriva alla sesta vittoria in top-class, la terza quest'anno. Quarto posto finale per Pedro Acosta, che ha scavalcato Bagnaia nell'ultimo Gp dell'anno, grazie alla quarta posizione dello spagnolo a Valencia e la caduta dell'italiano. La MotoGp torna martedì per una giornata di test ufficiali sempre a Valencia.

“Allo stato gli indizi di colpevolezza emersi a carico dell'indagato per l'omicidio di Leonardo Fiorini non sono sufficienti per l'applicazione di una misura cautelare”. Lo scrive il gip di Roma che ieri ha rimesso in libertà David Stojanovic, che resta indagato a piede libero per l'omicidio di Leonardo Fiorini, il 27enne morto dopo essere precipitato giovedì sera dal b&b di via San Calepodio, nel quartiere romano di Monteverde. Per Stojanovic, risultato positivo ai cannabinoidi, il pm aveva chiesto i domiciliari.
Nell’ordinanza in particolare si citano diverse testimonianze dei vicini di casa, che risultano “comunque tutte conformi nell'affermare che l'indagato ha trattenuto Fiorini per una gamba per impedire la precipitazione[1]” mentre “sono contraddittorie in ordine a quanto accaduto pochi minuti prima della caduta e, in particolare, in ordine alle modalità con cui” il 27enne[2] “è salito a cavallo del parapetto del balcone per poi precipitare al suolo, circostanza questa fondamentale per comprendere la precisa dinamica del fatto al fine della sua corretta qualificazione giuridica”.
Per il gip quindi “la ricostruzione del fatto fornita dall'indagato[3], in attesa degli esiti degli accertamenti investigativi in corso (prima fra tutte l'autopsia e gli accertamenti tossicologici sulla vittima), appare, allo stato, credibile, non potendosi escludere una reazione, quale quella descritta dall'indagato di tipo psicotico, conseguente all'uso di cannabinoidi da parte di una persona di giovane età che ne fa un uso solo occasionale”.

"Vorrei rifare una sola cosa. Vorrei ricominciare dall'inizio il mio essere madre, vorrei avere un'opportunità diversa, partire normalmente. Credo che sarei una madre meravigliosa". Sonia Bruganelli si commuove a Domenica In nell'intervista nella puntata di oggi condotta da Mara Venier.
"Ora lo so e lo sanno anche i miei figli, avevo paura che non lo sapessero. Forse la separazione" da Paolo Bonolis "si è verificata anche perché avevo bisogno di essere in un certo modo. La nostra storia, nel corso degli anni, ci aveva portato ad essere molto diversi. Oggi, siamo un padre e una madre molto migliori", dice la produttrice, che nella lunga chiacchierata analizza passaggi meno noti della propria vita, lontani dai riflettori.
Nel libro 'Solo quello che rimane', Bruganelli parla anche di un aborto. "Ci sono andata con le mie gambe - precisa -. Non era qualcosa di programmato, è successo. Il nostro rapporto era troppo giovane per accettare una scelta più sentita da una delle due parti. Io ho sempre voluto essere madre, mi sono sempre sentita mamma. Essere madre ancora oggi mi dà la mia identità". "Non ho parlato di quest'aborto nemmeno a mio padre, ne parlo ora perché lui non c'è più. Avrebbe accettato la mia scelta e non avrebbe potuto condizionarmi, ma avrebbe sofferto", aggiunge.

Dopo la bufera sulla proposta che impone di comunicare anticipatamente l'adesione allo sciopero dei trasporti, il senatore di Fratelli d’Italia, Matteo Gelmetti, ha annunciato il ritiro dell’emendamento alla manovra. "Occorre intervenire sulla stortura derivante dalla normativa che attualmente regola gli scioperi nel contesto del trasporto pubblico - si legge in una nota - Oggi il solo annuncio di uno sciopero, anche da parte di una sigla sindacale minore, comporta che le aziende di trasporto siano costrette a ridurre del 50% il servizio. Questo qualunque sia il reale livello di adesione allo sciopero stesso. Così capita che ad adesioni sindacali irrisorie corrispondano comunque grandissimi disagi per gli utenti. Un vero e proprio fenomeno di dumping degli scioperi che penalizza soltanto gli italiani e non le aziende, visto che il trasporto pubblico è finanziato con risorse dello Stato''.
''Occorre, quindi, per i servizi essenziali come i trasporti pubblici, introdurre un meccanismo che garantisca un equilibrio tra la riduzione del servizio e la reale adesione agli scioperi, nel pieno rispetto del legittimo diritto dei lavoratori di far sentire la propria voce -prosegue Gelmetti-. Sono consapevole che si tratti di un tema complesso e di grande rilevanza. Per questa ragione ritengo opportuno ritirare l’emendamento che avevo presentato alla legge di Bilancio, dove per ragioni oggettive mancano le condizioni per una discussione approfondita ed ampia, ripromettendomi di presentare sull’argomento un disegno di legge più articolato, per il quale sono sicuro che sarà possibile quel confronto che adesso mancherebbe”.
Anche quest'anno gli emendamenti alla manovra riguardano i temi più disparati[1]. Ma solo una minima percentuale delle 5.742 proposte di modifica arriverà al voto in commissione Bilancio. I segnalati infatti, ovvero quelli considerati prioritari dai partiti saranno 414, che corrisponde a mandare in soffitta quasi il 93% del totale. Il 7% circa restante sarà poi oggetto di un'ulteriore scrematura con le ammissibilità, quindi la percentuale dovrebbe calare ulteriormente.

Almeno due ragazzi morti e diversi quelli rimasti feriti in differenti incidenti avvenuti tra ieri e oggi, Giornata mondiale del ricordo delle vittime della strada, in varie parti d'Italia.
Scontro tra due auto a Milano, 4 feriti, 1 è grave
Questa mattina a Milano un 21enne è stato trasportato in codice rosso all'ospedale Niguarda dopo un incidente avvenuto prima delle 6.30 in viale Fulvio Testi, strada a scorrimento veloce che porta verso Monza: le sue condizioni si sono aggravate col passare delle ore. Ricoverati anche altri tre feriti: una 30enne, in codice giallo al Policlinico, un 23enne all'ospedale San Raffaele e un uomo di 32 al Fatebenefratelli.
Scontro tra due auto nel Potentino, 1 morto e 3 feriti
Un ragazzo di 22 anni è morto in un incidente avvenuto, intorno alle 20 di ieri, sulla strada provinciale Oraziana, all'altezza di Ripacandida, nel Potentino. Altre tre persone sono rimaste ferite, una in modo grave. Sul posto, impegnati nei rilievi per ricostruire la dinamica dello scontro tra le due macchine, gli agenti della Polizia stradale.
Urtano auto ferma in A12 e finiscono fuori strada, soccorsi 5 ragazzi
Cinque ragazzi sono rimasti feriti, la notte scorsa, in un incidente avvenuto sulla A12 nel tratto fra Sestri Levante e Deiva, nella zona del cambio di corsia. La macchina sulla quale si trovavano ne ha urtato una ferma e ha finito la corsa sul tetto al di fuori della carreggiata. Tre sono riusciti ad uscire autonomamente, mentre i due seduti davanti sono rimasti bloccati all'interno. I vigili del fuoco di Chiavari hanno lavorato oltre un'ora per riuscire a liberarli, facendone passare uno dal portellone e l'altro dalla porta. Sul posto Polizia Stradale, ente Autostrade e 118.7
Perde il controllo della moto e si schianta, morto sedicenne nell'agrigentino
Incidente stradale mortale nella notte nell'agrigentino. La vittima è uno studente di 16 anni, Carlo Pendola, morto a Montevago, in pieno centro abitato. Mentre era alla guida della sua moto, in viale XV Settembre, avrebbe perso il controllo del mezzo finendo sul selciato. Trasportato all'ospedale "Giovanni Paolo II" di Sciacca è morto poco dopo.

Vittorio Sgarbi sarà ospite di Mara Venier a Domenica In nella puntata di oggi, domenica 16 novembre, in onda dalle 14 su Raiuno. "Oggi pomeriggio sarò ospite a Domenica In per presentare il libro 'Il cielo più vicino. La montagna nell’arte' edito da La nave di Teseo", scrive Sgarbi sui suoi profili social. Il critico d'arte sta gradualmente tornando in tv dopo la battaglia con la depressione e il ricovero al policlinico Gemelli di Roma.
Sgarbi è al centro di una vicenda che coinvolge anche la figlia Evelina. La ragazza ha chiesto un amministratore di sostegno per il padre. "Trovo la richiesta fuori misura e fuori logica", ha detto Sgarbi nella recente apparizione nello studio di Bruno Vespa in una puntata di 'Cinque minuti'
Quella di Evelina "mi è sembrata una richiesta che nasceva dal desiderio di ottenere un'attenzione che non aveva ottenuto prima - afferma Sgarbi - quindi di trovare un padre, quello che si era atteso e non si era trovato, per cui l'idea che io avessi dei problemi interiori, dei turbamenti e delle difficoltà o dei disagi è una forma di risposta, un modo con cui ha cercato di mettersi in evidenza e di far vedere quello che lei chiedeva e voleva. Quindi - conclude - capisco quello che ha fatto, ma lo trovo fuori misura e fuori logica".
E alla domanda di Vespa su come stia oggi (il critico d'arte era stato ricoverato al Policlinico Gemelli per una forte depressione nei primi mesi del 2025, ndr), Sgarbi ha risposto: "Sto bene. E' stato un lungo percorso per vedere cose interiori ed esteriori e ne sono uscito con questo libro che racconta l'esperienza della realtà, l'esperienza di quello che si vede, l'esperienza di quello che si ha dentro, che si sente, di cui si ha necessità".

Un messaggio pubblico e uno privato per Barbara D'Urso. Il mittente è Pasquale La Rocca, maestro della concorrente più 'osservata' a Ballando con le stelle. Le esibizioni della coppia sono costantemente motivo di discussione nello show condotto da Milly Carlucci su Raiuno. Anche nella puntata del 15 novembre, la prova del duo è stata giudicata con pareri discordanti.
C'è chi ha apprezzato il samba 'flamencato' e chi considera quasi 'cervellotiche' le coreografie ideate dal maestro[1]. Oggi, a mente fredda, La Rocca si esprime su Instagram: "Barbara, sono immensamente orgoglioso di te. Questa è una piccola celebrazione dei nostri due mesi e mezzo insieme: di lavoro intenso, di risate, di momenti di confronto anche acceso, ma soprattutto di risultati concreti e bellissimi", rivolgendosi a Barbara D'Urso.
"Quando riguardo tutte le nostre esibizioni, una dopo l'altra, sento una grande soddisfazione per ciò che abbiamo costruito insieme. Ogni prova, ogni correzione, ogni dettaglio ci ha portato fin qui. Stamattina mi sono svegliato con un grande sorriso, con un senso di fierezza e gratitudine. Ho pensato a quanto la vita sappia essere imprevedbile e interessante, soprattutto quando ci mette sulla strada persone con cui si possono creare cose belle. Grazie per il lavoro, l'impegno e l'energia che hai messo in ogni passo. Sono davvero fiero di noi", aggiunge il ballerino.
Il post pubblicato sui social arriva a poche ore dall'messaggio che La Rocca ha rivolto direttamente alla sua partner in studio, dopo il verdetto espresso dalla giuria. "Continua a fidarti di me", ha detto il ballerino alla concorrente. I microfoni hanno captato le parole di La Rocca e la risposta di Barbara D'Urso: "Continuo a fidarmi di te, sempre".

"Sogno di andare a Torino a vedere le Atp Finals, magari la finale". Da qualche anno, è il grande desiderio di molti appassionati. Oggi, domenica 16 novembre, è il grande giorno. Ma quanto costa davvero andare all'Inalpi Arena per uno degli eventi più attesi del dell’anno tennistico? I tifosi lo hanno raccontato all’Adnkronos direttamente dal Fan Village, tra un sorriso e l’altro. Domina l'arancione di Jannik Sinner e c'è poco da fare, ma c'è anche qualche sostenitore di Carlos Alcaraz riconoscibile dalla vistosa bandiera spagnola attaccata allo zainetto con orgoglio. Saranno di sicuro più di tre o quattro, la stima simpatica fatta dal numero uno del ranking Atp.
Sinner-Alcaraz, biglietti comprati un anno prima
Incontriamo subito una famiglia di Catania. Giuseppe Barletta, 58 anni, è arrivato venerdì sera a Torino con sua moglie Loredana e le sue due figlie: "Abbiamo comprato i biglietti l'anno scorso, subito dopo la finale vinta da Sinner. In più, aggiunga l'aereo, l'albergo, il cibo e il furgoncino affittato per muoverci qui. Nel complesso siamo più o meno sui mille euro a persona. Per Sinner, questo e altro".
La giocata del biglietto acquistato un anno fa è comune tra i presenti alla Inalpi Arena per il gran finale. Lo conferma Daniele, 59 anni. Anche lui arriva dalla Sicilia, precisamente da Marsala: "Siamo in quattro e siamo arrivati qui ieri, con un volo da Palermo. I biglietti li abbiamo presi nel 2024, pagandoli circa 300 euro a persona. Aggiunga il viaggio, due notti al bed and breakfast e il gioco è fatto. Anche se, visti i prezzi dei gadget al fan village, credo che entro fine giornata la spesa si alzerà".
Per Luigi Bigoni, 51 anni, stesso protocollo. Lui viene invece da Moncestino, in provincia di Alessandria. "La finale costa tanto. Ho portato qui mio figlio che gioca a tennis, ci teneva. C'eravamo anche l'anno scorso, ma nel 2024 avevo avevo speso una follia comprando i biglietti all'ultimo e così ho pensato di anticipare la giocata". Come? "Li ho acquistati poco prima della finale, quella dello scorso anno, mentre eravamo a prenzo. Ci è andata bene, assisteremo a una finale stellare. Per l'anno prossimo comprerò però dei biglietti per la settimana, così da vedere più giocatori e magari strappare un selfie e un autografo a uno dei maestri".
Sinner-Alcaraz, una finale non per tutti
Luigi Coppola e Luisa Mondello si distinguono nel villaggio per una vistosa carota attaccata al giubbotto: "Siamo qui per Sinner e ne siamo orgogliosi". Loro hanno acquistato i biglietti a febbraio: "Saremo in tribuna nord, 460 euro a persona. Però ne vale la pena". C'è anche chi ha avuto una grande fortuna. Come Davide, 52 anni, da Novi Ligure: "Quanto ho speso? Niente, il biglietto me lo hanno regalato". E se la ride. "Mi rendo conto di essere un privilegiato, i costi sono importanti per assistere a un evento del genere. Il costo del mio biglietto? In teoria, sui 700 euro".
La finale non è però cosa per tutti. Per i prezzi importanti, ma anche per la disponibilità, visto che gli ultimi ticket sono stati venduti online pochi giorni fa, arrivando a costare poco meno di 2.500 euro (commissioni incluse). Fabio, 49 anni, lavora a Torino da qualche anno e ha portato suo figlio Leonardo all'Inalpi Arena per una domenica diversa: "I biglietti non sono riuscito ad acquistarli, ho preso solo quelli per il Fan Village, pagati 20 euro l'uno. Siamo venuti per goderci almeno l'atmosfera e comprare qualche gadget. Poi, chissà". Nel pomeriggio si alleneranno Sinner e Alcaraz prima dell'ultimo atto: "Magari riusciremo a incontrarli in qualche modo, siamo qui per questo". (di Michele Antonelli, inviato a Torino)

Papa Leone, mantenendo viva una tradizione inaugurata dal predecessore, papa Francesco, pranza con poveri e trans in Aula Paolo VI. Nel menù del pranzo, al quale prendono parte 1300 senza tetto, lasagne vegetali, cotoletta con contorno di verdure e babà. Ad allietare il momento conviviale, la musica della piccola orchestra di Forcella che accompagnerà il pranzo con il motivo ‘Torna a canta’’.
“Quante povertà opprimono il nostro mondo! Sono anzitutto povertà materiali, ma vi sono anche tante situazioni morali e spirituali, che spesso riguardano soprattutto i più giovani. E il dramma che in modo trasversale le attraversa tutte è la solitudine”, il grido di dolore del Papa nella messa celebrata in occasione del Giubileo dei poveri che coincide con la Giornata mondiale a loro dedicata. “Essa - osserva - ci sfida a guardare alla povertà in modo integrale, perché certamente occorre a volte rispondere ai bisogni urgenti, ma più in generale è una cultura dell’attenzione quella che dobbiamo sviluppare, proprio per rompere il muro della solitudine. Perciò vogliamo essere attenti all’altro, a ciascuno, lì dove siamo, lì dove viviamo, trasmettendo questo atteggiamento già in famiglia, per viverlo concretamente nei luoghi di lavoro e di studio, nelle diverse comunità, nel mondo digitale, dovunque, spingendoci fino ai margini e diventando testimoni della tenerezza di Dio”.
“La povertà interpella i cristiani, ma interpella anche tutti coloro che nella società hanno ruoli di responsabilità. Esorto perciò i Capi degli Stati e i Responsabili delle Nazioni ad ascoltare il grido dei più poveri”, è stato l’appello del Pontefice. “Non ci potrà essere pace senza giustizia - ribadisce Leone - e i poveri ce lo ricordano in tanti modi, con il loro migrare come pure con il loro grido tante volte soffocato dal mito del benessere e del progresso che non tiene conto di tutti, e anzi dimentica molte creature lasciandole al loro destino”.
“Oggi, - osserva - soprattutto gli scenari di guerra, presenti purtroppo in diverse regioni nel mondo, sembrano confermarci in uno stato di impotenza. Ma la globalizzazione dell’impotenza nasce da una menzogna, dal credere che questa storia è sempre andata così e non potrà cambiare. Il Vangelo, invece, ci dice che proprio negli sconvolgimenti della storia il Signore viene a salvarci. E noi, comunità cristiana, dobbiamo essere oggi, in mezzo ai poveri, segno vivo di questa salvezza”.
Il Pontefice si rivolge anche ai volontari: “Agli operatori della carità, ai tanti volontari, a quanti si occupano di alleviare le condizioni dei più poveri esprimo la mia gratitudine, e nel contempo il mio incoraggiamento ad essere sempre più coscienza critica nella società. Voi sapete bene che la questione dei poveri riconduce all’essenziale della nostra fede, che per noi essi sono la stessa carne di Cristo e non solo una categoria sociologica. Impegniamoci tutti”.

Milano conquista nuovamente il primo posto, con ottimi risultati nella dotazione di servizi, reddito, gestione delle infrastrutture, vitalità del tessuto produttivo, seguita da Bolzano e Bologna, nell’Indagine annuale sulla qualità della vita 2025 nelle province italiane, realizzata da ItaliaOggi e Ital Communications, in collaborazione con l’Università Sapienza di Roma, giunta alla 27ª edizione. Rispetto alla classifica dello scorso anno, per Milano e Bolzano si tratta di una conferma, mentre migliora Bologna che sale di una posizione. Due passi indietro, invece, per Monza e della Brianza, mentre si segnala un significativo avanzamento in graduatoria di Rimini e Ascoli Piceno, rispettivamente al 12° e 15° posto, con oltre venti posizioni guadagnate rispetto al 2024. Ancora in fondo alla classifica Caltanissetta (107ª), preceduta da Crotone (106ª), che scende di cinque posizioni in un anno e Reggio Calabria (105ª), che invece conquista un posto. Da rilevare, in negativo, Foggia, che passa dalla 93ª alla 104ª postazione in classifica, Pordenone dalla 9ª alla 23ª e Gorizia dalla 26ª alla 52ª.
Lo studio si articola in nove dimensioni d’analisi: affari e lavoro, ambiente, istruzione e formazione, popolazione, reati e sicurezza, reddito e ricchezza, sicurezza sociale, sistema salute, turismo intrattenimento e cultura, che hanno permesso di indagare in maniera approfondita i molteplici aspetti relativi alla qualità della vita a livello locale. Le 107 province italiane sono state classificate in 5 cluster (Mediterraneo, Francigena, Adriatico, Padania, Metropoli), ottenendo così una fotografia più dettagliata delle specificità territoriali. La qualità della vita nel 2025 è risultata buona o accettabile in 60 province su 107. Si tratta di un valore inferiore a quello registrato negli ultimi anni e quindi indicativo di un peggioramento. L’indagine conferma anche per il 2025 la frattura esistente tra il Centro-Nord e l’Italia meridionale e insulare. Nelle regioni del Mezzogiorno, inoltre, restano significative aree di disagio sociale e personale. La qualità della vita nelle province del Nord-Ovest risulta in leggero arretramento (19 province su 25 sono nei due gruppi di testa – qualità buona e accettabile – 2 in meno rispetto alla passata edizione). Una situazione opposta caratterizza il Nord-Est, mentre nell’Italia centrale si registra un lieve miglioramento. Per le province dell’Italia meridionale e insulare, soltanto L’Aquila si classifica nel gruppo 2 (qualità della vita accettabile), contro le due (Pescara e Teramo) censite lo scorso anno.
Gli indicatori della dimensione 'Affari e lavoro' riportano informazioni sul mercato occupazionale, sulle imprese, sull’importo dei protesti per abitante e sulla incidenza di startup e Pmi innovative. Bolzano si classifica al primo posto come nelle tre passate edizioni, seguita da Firenze (che si trova al quarto posto) e che scala ben 16 posizioni rispetto allo scorso anno. A seguire Prato, Padova e Trento. In coda alla classifica troviamo esclusivamente province dell’Italia meridionale e insulare: Agrigento, Siracusa e Napoli.
La dimensione dell’ambiente è articolata in due sottodimensioni: quella negativamente associata alla qualità della vita comprende indicatori di impatto ambientale, mentre nella sottodimensione positiva figurano anche variabili il cui andamento può essere messo in relazione con le azioni degli amministratori locali. È ancora Bolzano in vetta: apre la classifica della qualità ambientale, seguita da Bologna, Bergamo e Reggio Emilia. Nelle 19 posizioni di testa figurano 6 province del Nord-Ovest; 12 province del Nord-Est e Macerata in rappresentanza dell’Italia centrale. In coda si confermano anche per il 2025 Palermo e Catania.
Relativamente ai reati e alla sicurezza Ascoli Piceno apre la classifica, scalando dieci posizioni rispetto allo scorso anno. Seguono nell’ordine Oristano, Potenza, Matera e Treviso. L’analisi dei risultati rilevati in questa e nelle passate edizioni denota una sostanziale stabilità del quadro relativo alla sicurezza. Infatti, anche quest’anno le province in cui la sicurezza è risultata buona o accettabile ammontano a 65, dato in linea con quello delle ultime sette edizioni dell’indagine, un risultato quindi stabile nel tempo e molto positivo. In coda troviamo Roma, Trieste, Firenze e, ultima, Milano.
Per il 2025, nella dimensione della sicurezza sociale sono stati sostituiti 5 dei 12 indicatori in cui si articola. È subentrato il dato relativo ai NEET (percentuale di giovani tra i 15 e i 29 anni che non sono impegnati né in percorsi di istruzione o formazione, né nel mondo del lavoro). Al posto dei 4 indicatori rimossi troviamo: omicidi stradali ogni 100 incidenti stradali, dai morti per abuso di alcol per 100 mila abitanti, dai morti per abuso di sostanze stupefacenti per 100 mila abitanti e, infine, dall’indice di affollamento carcerario. La provincia che quest’anno apre la classifica è Ascoli Piceno, seguita da Lodi, Prato, Siena e Ragusa, mentre chiude quella del Sud Sardegna.
Sono 6 gli indicatori della dimensione Istruzione e formazione: tasso di partecipazione alla scuola dell’infanzia, percentuale di persone di età compresa tra 25 e 64 anni in possesso di un diploma di istruzione secondaria superiore, percentuale di persone di età compresa tra 25 e 39 anni con laurea o altri titoli, percentuale di persone di età compresa tra 25 e 64 anni coinvolte in attività di formazione permanente e la percentuale di studenti in possesso di adeguate competenze numeriche e alfabetiche. Apre la classifica Bologna, confermando il piazzamento delle passate due edizioni dell’indagine. A seguire Milano, due province del Nord-Est, Udine e Trieste, e Ascoli Piceno in rappresentanza dell’Italia centrale. Chiudono Caltanissetta e, ultima, ancora una volta, Crotone.
La struttura di questa dimensione di analisi è stata profondamente modificata nel 2022, con l’eliminazione della densità demografica; la sostituzione del numero medio di componenti del nucleo familiare con il numero medio di figli per donna; l’inserimento di 5 nuovi indicatori. Bolzano si conferma al primo posto, risultato che si ripete da undici anni a questa parte. A seguire si classificano nel gruppo di testa Trento, Brescia, Monza e della Brianza e Milano. In ultima posizione Sud Sardegna e Oristano. A partire dal 2025, accanto alle sottodimensioni dei posti letto in reparti specialistici e della dotazione di grandi apparecchiature diagnostiche, è stata inserita la sottodimensione degli indicatori di attività ospedaliera, che tenta di catturare l’impatto della mobilità ospedaliera extraregionale sul sistema ospedaliero provinciale e la sua attrattività. Ancona apre la classifica, migliorando il terzo posto già conseguito lo scorso anno, seguita da Catanzaro, Siena, Pisa e Verona. Chiude la classifica la provincia del Sud Sardegna, che peggiora di una posizione.
Nella nuova dimensione turismo, intrattenimento e cultura apre la classifica Bolzano, seguita da Trieste, Rimini, Roma e Livorno. Nel gruppo di testa sono comprese 17 province, contro le 14 censite lo scorso anno. Vi figurano, tra le altre, Milano, Imperia, Verona, Venezia, Gorizia, Ravenna e Forlì-Cesena, Firenze, Grosseto, Lucca. Chiude la classifica Enna. A partire dalla presente edizione dell’indagine, la ricchezza matrimoniale pro capite è stata sostituita dai valori immobiliari (sottodimensione positiva), ed è stato inserito un nuovo significativo indicatore, rappresentato dal costo al mq per l’affitto di un immobile residenziale. Milano apre la classifica confermando i risultati ottenuti nelle cinque passate edizioni. A seguire nel gruppo di testa troviamo Bolzano, Firenze, Monza e della Brianza e Bologna. Chiude la classifica, come nelle sei passate edizioni, la provincia di Crotone.
Secondo Marino Longoni, Condirettore di ItaliaOggi: “La classifica 2025 dell’Indagine elaborata da ItaliaOggi e Ital Communications conferma tendenze già osservate in passato: le grandi città, soprattutto del Centro-Nord, mostrano una forte capacità di resilienza e di adattamento alle emergenze degli ultimi anni. Purtroppo, si accentua invece il divario tra Centro-Nord e Sud, dove emergono segnali sempre più evidenti di disagio sociale e personale. Milano, da due anni, rimane nelle prime posizioni in classifica e, nonostante risultati molto negativi per l’indicatore relativo alla sicurezza, mantiene salda la sua leadership”.
Attilio Lombardi, Founder di Ital Communications, ha affermato: “L’indagine che anche nel 2025 Ital Communications, insieme a ItaliaOggi e in collaborazione con l’Università Sapienza di Roma, ha condotto su 107 province italiane, analizzando dimensioni quali lavoro, sicurezza sociale, ambiente, istruzione, giustizia, salute, ha permesso di avere un quadro ampio e dettagliato sul livello di qualità della vita. Sono emersi segnali importanti, utili per valutare criticità e urgenze, ma anche aspetti positivi e di crescita. Il nostro impegno e il nostro ruolo, come comunicatori, è quello di favorire la buona comunicazione, che rappresenta un elemento fondamentale per la capacità dei cittadini a partecipare alle decisioni collettive: si tratta di un modo per agevolare un dialogo concreto all’interno delle comunità, utile allo sviluppo dei singoli territori”.
Per Alessandro Polli, docente di Statistica economica e Analisi delle serie storiche all’Università La Sapienza di Roma: “L’indagine sulla qualità della vita – giunta alla 27ª edizione – è uno degli studi più completi disponibili in Italia. Si articola in nove dimensioni e 97 indicatori che permettono un’analisi approfondita del contesto locale. L’edizione di quest’anno conferma tre tendenze: la crescente frattura tra il centro-nord, più resiliente, e il Mezzogiorno, sempre più vulnerabile; la presenza di ampie aree di disagio sociale nel sud, difficili da affrontare nell’attuale quadro di finanza pubblica; e il consolidamento del primato delle province e città metropolitane del centro-nord, che anche nella fase economica e geopolitica attuale mostrano la maggiore capacità di resistenza”.

Todd Snider, cantautore statunitense noto per aver fuso con naturalezza folk, country, rock e blues, è morto all'età di 59 anni venerdì 14 novembre a Nashville. L'annuncio è stato diffuso attraverso un comunicato pubblicato sulla sua pagina Facebook e sul suo sito ufficiale. La notizia della scomparsa arriva dopo che l'artista era stato ricoverato e diagnosticato con una polmonite atipica, come spiegato in un precedente aggiornamento condiviso da amici e familiari.
Nato l'11 ottobre 1966 a Portland, nell'Oregon, Snider si era trasferito a Nashville negli anni '90 per dedicarsi alla musica. Scoperto da Keith Sykes, pubblicò il suo album d'esordio 'Songs for the Daily Planet 'nel 1994. Nel corso della sua carriera ottenne una candidatura come artista dell'anno agli Americana Honors & Awards nel 2006, fondò la sua etichetta Aimless Records nel 2008 e venne inserito nella Country Music Hall of Fame nel 2021.
La scomparsa arriva al termine di un mese difficile per il musicista: Snider aveva infatti cancellato le ultime date del tour legato al suo nuovo album, CHigh, Lonesome and Then Some', pubblicato lo scorso 17 ottobre, dopo essere stato vittima di un'aggressione davanti al suo hotel di Salt Lake City, dove avrebbe dovuto esibirsi. Secondo un comunicato diffuso sui social il 3 novembre, il cantautore aveva riportato 'gravi ferite' che gli avrebbero impedito di tornare sul palco per un periodo indefinito. I dettagli dell'assalto restano tuttora poco chiari. Poco dopo era emerso anche che il musicista era stato arrestato per disturbo della quiete pubblica in seguito a un episodio avvenuto all'Holy Cross Hospital, dove veniva curato.
Todd Snider non ha mai conosciuto il successo mainstream di figure come John Prine, Kris Kristofferson o Jerry Jeff Walker - tutti mentori o punti di riferimento per lui - ma ha conquistato un pubblico devoto grazie a un'originale miscela di folk, country e attitudine rock alternativa, raccontata con uno humour tagliente, una capacità di osservazione acuta e un tempismo comico fuori dal comune.
I suoi brani, all'apparenza semplici e colloquiali, nascondevano una visione disincantata del mondo: storie di sfortune quotidiane, risse improvvisate, dipendenze, incontri sbagliati e, sempre, una nota di dolore. Calzava spesso i palchi scalzo, 'menestrello errante' come amava definirsi, guidando il pubblico in viaggi narrativi pieni di curve e confessioni.
Pur attraversati da un certo fatalismo, i suoi testi lasciavano sempre intravedere una testarda forma di ottimismo. In 'Can't Complain', dopo una sequenza di disavventure burocratiche e lavorative, il ritornello ribaltava lo sguardo con autoironia: 'Non ho niente da perdere, niente da guadagnare… non posso lamentarmi'. In 'Alright Guy', ammetteva i propri sbagli rivendicandone la normalità: "So che mi scateno e so che bevo troppo, ma non è che abbia un mucchio di cadaveri nel bagagliaio". Celebre anche per i monologhi introduttivi ai concerti - spesso più lunghi delle canzoni stesse - Snider raccontava senza filtri gli anni passati sul 'circuito dei divani', ospite di fortuna nelle case degli amici mentre tentava di farsi strada come cantautore. Jerry Jeff Walker, diceva, gli aveva insegnato che 'la differenza tra uno spirito libero e un approfittatore sono tre accordi di chitarra'.

"Non riesco a trovare nessuna parola più giusta di amore. Grazie, ne sono circondata. Ne siamo circondati". Andrea Delogu si esprime così sui social dopo il commovente ritorno a Ballando con le stelle. La conduttrice è tornata nello show del sabato sera di Raiuno dopo la tragica morte del fratello Evan, 18 anni, scomparso a fine ottobre in un incidente con la moto. Delogu, assente per 2 puntate, è rientrata esibendosi in un valzer con il maestro Nikita Perotti. L'esibizione, al di là dei voti e dei punteggi ottenuti, ha colpito profondamente la giuria, il pubblico e tutto il cast[1] della trasmissione condotta da Milly Carlucci.
"Grazie. Non solo per oggi, ma per tutto", scrive Delogu già nel cuore della notte, al termine della trasmissione che si è chiusa ben oltre l'1. Oggi, la conduttrice di La porta magica pubblica altri post. "Grazie ai colleghi meravigliosi, alla giuria, a Milly, Alberto, Ema e tutte le persone che fanno parte di questo programma. Sono fortunata ad essere qui", il messaggio che Delogu. Vi amo, a domani con "La porta Magica" e poi a sabato in pista con non ho capito cosa ma lo scopro appena Nikita si sveglierà", aggiunge oggi.
Delogu è scesa in pista dopo la messa in onda della clip che abitualmente precede la prova di ogni concorrente. "Non c'è nulla da aggiungere perché lui è un pezzo di me, lo era prima e lo è adesso. Questa è l'ultima volta che parlo di mio fratello davanti alla telecamera, è successo... chi non l'ha provato spero non lo provi davvero perché può solo immaginare... chi lo ha provato sa di cosa sto parlando", le parole commosse di Delogu.
"La mia vita è finita con quella telefonata - ha raccontato ancora - ora ne è iniziata un'altra. Il mondo è crollato, ma devo andare avanti". "Questo lutto deve diventare privato, e questo dolore voglio viverlo da sola".

Nuovo appuntamento stasera con 'Che Tempo Che Fa', come ogni domenica dalle 19,30 in diretta sul Nove e in streaming su Discovery+. Lunga la lista degli ospiti di Fabio Fazio, Luciana Littizzetto e Filippa Lagerbäck per la puntata.
Gino Cecchettin, a due anni dalla scomparsa della figlia Giulia e a pochi giorni dalla “Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne” del 25 novembre. È fondatore insieme ai figli Elena e Davide della “Fondazione Giulia Cecchettin”, che ha tra gli obiettivi quello di lavorare per la parità di genere, contrastare la violenza sulle donne e tenere viva la memoria di Giulia e i suoi valori;
Renato Zero, uno degli artisti più amati della storia della musica italiana, che in 58 anni di straordinaria carriera ha venduto oltre 55 milioni di dischi in Italia e 4 milioni nel mondo, fresco d’uscita con l’ultimo album, “L’Orazero”, e presto in tournée con “L’Orazero Tour 2026” nei palasport di tutta Italia;
Alessandro Gassmann e Luisa Ranieri, protagonisti della commedia natalizia “Natale senza Babbo”, diretta da Stefano Cipani, in cui interpretano Babbo Natale e sua moglie Margaret.
E ancora: Corrado Formigli; Don Davide Banzato, dal 18 novembre nelle librerie con “Il coraggio di scegliere – Il mio viaggio con sant’Agostino”; l’economista Carlo Cottarelli; Massimo Giannini, editorialista de la Repubblica; Roberto Burioni, Professore Ordinario di Microbiologia e Virologia all’Università Vita-Salute San Raffaele; Alberto Mantovani, presidente di Fondazione Humanitas per la Ricerca; Michele Serra.
A chiudere la puntata l’immancabile appuntamento con “Che tempo che fa – il Tavolo” con: Mara Maionchi; Nino Frassica; Gialappa’s Band, al timone della sesta stagione di “GialappaShow”; Iva Zanicchi, in libreria con “Quel profumo di brodo caldo – La mia cucina dei ricordi”; Alessia Marcuzzi; Cristiano Malgioglio; Gigi Marzullo; la Signora Coriandoli; Raul Cremona; Simone Di Pasquale; Ubaldo Pantani; Giucas Casella.

"Israele non accetterà la creazione di uno stato del terrore palestinese nel cuore della terra di Israele, a una distanza infinitesimale dai suoi centri abitati". E' quanto ha scritto su X il ministro degli Esteri israeliano, Gideon Sa'ar, alla vigilia dell'atteso voto al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite su una risoluzione sul piano di Donald Trump per la Striscia di Gaza.
"La politica di Israele è chiara: non ci sarà uno stato palestinese", ha insistito via X anche il ministro della Difesa, Israel Katz, aggiungendo che le forze israeliane (Idf) resteranno nelle zone considerate strategiche. "Le Idf resteranno sul Monte Hermon e nella 'zona di sicurezza'", ha aggiunto, ripetendo che "Gaza sarà smilitarizzata fino all'ultimo tunnel" e insistendo sul disarmo di Hamas.

"Non è lo scandalo delle mail di Epstein che dovrebbe indurci a riflettere sullo stile di governo di Trump e sulle sue possibili conseguenze. E’ la sua politica, semmai. E cioè quel modello di potere e di relazioni con l’economia e la tecnologia che sta dietro la sua elezione e muove l’America in una direzione che appare ancora largamente sconosciuta. Sconosciuta ma anche assai inquietante. Poiché l’unica cosa che si comprende con chiarezza nitida e brutale è il fatto che nell’America che si annuncia oggi sotto le bandiere di Trump il peso del potere economico e tecnico diventerà ancora più schiacciante di quanto non sia stato fino ad oggi. E che dunque l’affinità politica con il modo di pensare, chiamiamolo così, 'europeo' sia ancora meno del poco di cui tante volte ci siamo lamentati.
E’ l’Atlantico più largo la vera novità geopolitica con cui dovremo fare i conti. E soprattutto dovrebbe farli Giorgia Meloni, che in mezzo a quelle onde forse si illude ancora di barcamenarsi con una disinvoltura quasi acrobatica. Intendiamoci, nessuna persona di buon senso auspica che quella frattura che divide il 'campo' occidentale si allarghi ancora di più, fino a diventare un’aperta ostilità tra le due sponde. Ma è evidente ormai che s’è messa in movimento una dinamica che non si potrà governare con l’astuzia. Essa infatti implica una diversità troppo ampia perché se ne possa venire a capo con un gioco di prestigio. E dunque reclama anche da parte nostra l’onere di una svolta.
Noi siamo ormai giunti a ridosso del bivio tra l’Europa e l’America. Due mondi che dovranno collaborare e non buttare all’aria la loro storica amicizia. Ma che non potranno più contare -purtroppo- su quella sorta di affinità, sia pure un po’ sbilenca, che ha aiutato l’equilibrio geopolitico del dopoguerra e ha accompagnato la rinascita del nostro continente. Un mondo dorato, a vederlo da lontano. Eppure un mondo che sta consumando se stesso senza neppure rendersene del tutto conto.
E’ qui che sta il bivio a cui ci chiama l’America di Trump. Possiamo illuderci di starle dietro, con una genuflessione apparentemente dignitosa. Oppure possiamo prendere atto, con tutto il rammarico del caso, che a questo punto l’Europa deve davvero cominciare a fare leva su se stessa. E per farlo deve scommettere forte sulla sua unità e sulla sua novità. Anche apprestandosi a qualche sacrificio e a qualche rischio in più. Ora, è piuttosto ovvio che Meloni si deve essere ben resa conto di tutto questo. Ma è forte l’impressione che lei ancora coltivi qualche illusione di riuscire a tenere i piedi in due staffe. Accarezzando Trump per il verso del pelo. E assecondando quel tanto di europeismo minimale che serve a mantenere se stesso.
Una politica che richiama un’antica tradizione del nostro paese, laddove si è sempre cercato di stare in bilico tra queste due direttrici fondamentali. Con una differenza altrettanto fondamentale, però. E cioè che gli Stati Uniti dell’epoca si vivessero come i leader di tutto il mondo occidentale. Mentre oggi sembrano ansiosi di liberarsi da quel fardello. Oggi di questo glorioso (e comodo) passato resta ben poco. E la piega che l’America ha preso con l’elezione di Trump e con l’emersione del sistema economico e tecnologico che se lo è inventato spalanca davanti ai nostri occhi uno scenario per il quale non eravamo preparati. Nessuno di noi, a dire il vero. Compresi gli atlantisti più convinti, tra i quali si annovera anche il sottoscritto.
Ma proprio la portata di questa novità pone ora l’Europa davanti a un bivio non privo di drammaticità. E cioè il bivio tra integrarsi davvero o davvero scomparire. Argomento che fa parte di una certa retorica da molti anni, ma che a questo punto ha acquisito una inedita attualità e verità. Ed è appunto quello il bivio che reclama anche dal governo in carica l’onere di una scelta. Poiché le mezze misure con cui l’Unione europea ha pensato di cavarsela fin qui non bastano più. E poiché questo nostro paese, sempre sull’orlo delle critiche e dei sospetti altrui, si trova oggi ad essere paradossalmente ancora più cruciale dei suoi compagni d’avventure europeiste. Non tanto per i nostri progressi, ma per i passi indietro altrui. Sta al governo decidere se imboccare questa strada più impervia. O se fermarsi attoniti davanti a quel bivio confidando che tutto si risolva da sé, tra un brindisi, una stretta di mano e lo scatto di una fotografia. Difficile che bastino una volta che s’è messo in moto un processo così poderoso". (di Marco Follini)

Affari Tuoi si ferma di nuovo. Stasera, domenica 16 novembre, il game show di Rai 1 condotto da Stefano De Martino non andrà in onda. Il gioco dei pacchi subisce uno stop forzato a causa di un cambio di palinsesto. Questa sera, infatti, non andrà regolarmente in onda, al tradizionale orario, per dare spazio alla Nazionale.
La Nazionale azzurra affronta oggi la Norvegia - in diretta tv e streaming - a San Siro, nell'ultima giornata del girone I di qualificazione ai Mondiali 2026, di scena la prossima estate in Stati Uniti, Canada e Messico. La sfida tra Italia e Norvegia è in programma alle ore 20.45 su Rai 1.
Stefano De Martino e il 'gioco dei pacchi' tornano in onda già domani sera, lunedì 17 novembre, come si consueto alle 20:45 su Rai 1.

Furto in casa di un dirigente sportivo a Forio d'Ischia (Napoli), denunciato 21enne tesserato con la squadra dilettantistica avversaria. Il particolare derby fuori dal campo si è sviluppato interamente sull'isola d'Ischia.
I carabinieri della stazione locale hanno raccolto la denuncia di furto in abitazione presentata dirigente sportivo dell'a.s.d. Real Forio, formazione che milita nel campionato di Eccellenza. Da casa erano stati sottratti 2mila euro in contanti. Dalle telecamere di videosorveglianza, gli investigatori hanno riconosciuto il possibile autore del furto e lo hanno raggiunto. Si tratta di un 21enne calciatore della squadra del Lacco Ameno.
Il giovane è stato bloccato dai carabinieri in località Chiaia di Forio d'Ischia. Il ragazzo indossava ancora gli indumenti utilizzati durante il furto e con sé aveva una busta con all’interno alcuni capi di abbigliamento appena acquistati. Nelle tasche del giovane calciatore 1.400 euro in contanti. Il 21enne è stato denunciato a piede libero, mentre il denaro sarà restituito al legittimo proprietario.

Una coppia di cinesi è stata trovata in un edificio in via della Croce, a Revello, nel cuneese, intossicata da monossido di carbonio. La donna, 69 anni, è morta. L'uomo, 75 anni, è stato trasportato a Savigliano in codice rosso.

“Se cresce la povertà deve crescere anche la solidarietà, la Colletta Alimentare è un piccolo gesto che risponde a una domanda importante di come arrivare a fine mese: è un gesto di grande fiducia oltre che una risposta concreta”. Lo ha dichiarato il cardinale Matteo Zuppi, presidente della Cei, dopo aver partecipato all’iniziativa. In un contesto sociale segnato da individualismo e indifferenza, la partecipazione di 155 mila volontari e di oltre 5 milioni di donatori rappresenta un segnale forte: cittadini di ogni età e provenienza hanno dedicato tempo, cura e attenzione, per quegli 'invisibili' che spesso non trovano voce. Un gesto semplice, una confezione di riso, una scatoletta di tonno, una bottiglia di passata di pomodoro, che alimenta speranza, come auspicato da Papa Leone XIV domenica scorsa: "Mentre le cause strutturali della povertà vanno affrontate e rimosse, tutti siamo chiamati a creare segni di speranza".
È questo, in fondo, il valore della colletta: un Paese che sceglie di non voltarsi dall’altra parte e, nonostante l’aumento del costo della vita, dona quanto può. Un vero e proprio spettacolo della carità, il segno di una coscienza di popolo ancora viva, come dimostra anche la partecipazione del presidente della Repubblica Sergio Mattarella, primo anche quest’anno ad aderire personalmente a questo gesto. Dalla Presidenza della Repubblica, la Colletta Alimentare, ha ricevuto anche l’Alto Patronato. Secondo il rapporto Istat sul Bes diffuso due giorni fa, nel 2024 in Italia la percezione del rischio di cadere in povertà è al 18,9% rispetto a una media Europea del 16,2%. La giornata nazionale della Colletta Alimentare dice anche qualcosa di importante sul bisogno, profondo e condiviso, di costruire relazioni vere e capaci di rispondere ai molteplici volti della povertà, primo fra tutti la solitudine.
Grazie a 8.300 tonnellate di prodotti donati nei supermercati di tutta Italia, Banco Alimentare potrà sostenere nei prossimi mesi 1 milione e 800 mila persone bisognose attraverso 7.600 enti caritativi convenzionati. L’ attività di Banco Alimentare, operativo tutto l’anno nella lotta allo spreco e sul valore del cibo come risorsa, vuole essere sempre più uno strumento di inclusione, di relazione e di costruzione di comunità più resilienti, dove nessuno resti ai margini.La Colletta Alimentare continua online fino al 1° dicembre su alcune piattaforme dedicate: per conoscere le modalità di acquisto dei prodotti è possibile consultare il sito bancoalimentare.it. La Colletta Alimentare, gesto con il quale la Fondazione Banco Alimentare Ets aderisce alla Giornata Mondiale dei Poveri 2025 indetta da Papa Leone XIV, ha ricevuto il patrocinio e il sostegno del Comitato Nazionale per la celebrazione dell’VIII centenario della morte di San Francesco di Assisi ed è resa possibile dalla collaborazione con la Federazione Nazionale Italiana Società di San Vincenzo De Paoli ODV, la Compagnia delle Opere - Opere Sociali Ets, l’Esercito, l’Aeronautica Militare, l’Associazione Nazionale Alpini, l’Associazione Nazionale Bersaglieri, il Lions International Multidistretto 108 Italy e la European Food Banks Federation.
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