(Adnkronos) - La presentazione del position paper, 'Verso un nuovo modello di prevenzione vaccinale nell’anziano. Proposte operative per un modello fondato su evidenze, sostenibilità e capacità organizzativa', "frutto di una collaborazione ampia con la componente scientifica di HappyAgeing - Alleanza italiana per l’invecchiamento attivo, e con quella sociale, con il coinvolgimento dei sindacati dei pensionati, è stata l’occasione per un conforto utile anche a trovare la formula migliore di collaborazione tra medici di medicina generale e farmacisti, nel rispetto dei ruoli e delle competenze, ma con un unico obiettivo: aumentare le coperture vaccinali e proteggere la salute dei cittadini". Così Michele Conversano, presidente del Comitato tecnico scientifico di HappyAgeing, all’Adnkronos Salute commenta i contenuti dell’evento, che si è svolto, oggi a Roma, in occasione dell’Assise nazionale sulla Prevenzione delle malattie infettive nell’anziano presso l’Istituto Enciclopedia Italiana Treccani.
"Il documento - spiega Conversano - nasce da un percorso di lavoro che ha incluso 2 workshop realizzati in collaborazione con il Coordinamento interregionale della prevenzione (Cip), quindi con la partecipazione attiva di tutte le regioni italiane impegnate sui temi della prevenzione, in particolare quella vaccinale. Il position paper - chiarisce - affronta in modo sistematico le problematiche che oggi ci portano ad avere ancora basse coperture vaccinali negli adulti e negli anziani, nonostante oggi disponiamo di vaccini sicuri, efficaci e fondamentali. Parliamo del vaccino contro l’influenza, quello contro il Covid, il vaccino antipneumococcico, quello contro l’Herpes Zoster (il fuoco di Sant’Antonio), il richiamo decennale di Tetano e Pertosse – malattie che purtroppo ancora oggi causano morti tra gli anziani – e infine il nuovo vaccino contro il virus respiratorio sinciziale (Rsv). Nonostante la disponibilità di questi strumenti, le coperture sono ancora troppo basse e con forti disomogeneità tra una regione e l’altra".
Il documento di posizione ha identificato 3 aree critiche, che corrispondono ai 3 capitoli del documento, e "per ognuna abbiamo proposto soluzioni condivise - illustra l’esperto - Sull’aspetto economico-finanziario", l’auspicio è "considerare i vaccini un investimento. Dobbiamo smettere di considerare la vaccinazione come un costo - rimarca Conversano - Tutti gli studi internazionali ormai dimostrano che per ogni euro investito in vaccinazioni, ne recuperiamo da 19 a 35 in termini di costi sanitari evitati: ricoveri, cure, ospedalizzazioni. E questo senza nemmeno considerare i costi sociali indiretti: se un anziano si ammala, la figlia o il familiare deve assentarsi dal lavoro per assisterlo, e così via. La proposta concreta è di togliere la spesa per le vaccinazioni dal capitolo della spesa sanitaria corrente e spostarla tra gli investimenti. Una posizione condivisa anche dal ministero della Salute che hanno già proposto un’analoga soluzione per i farmaci innovativi oncologici".
Sull’aspetto scientifico, la proposta è di un aggiornamento continuo del calendario vaccinale. "Il Piano nazionale di prevenzione vaccinale 2023-2025 prevede un aggiornamento annuale del calendario per recepire tempestivamente le innovazioni scientifiche e tecnologiche Non possiamo permetterci di aspettare 3 anni per introdurre un nuovo vaccino quando la scienza ce lo mette a disposizione oggi", osserva il presidente del Cts di HappyAgeing. L’ultimo ambito d’intervento riguarda l’aspetto organizzativo, con il miglioramento dei modelli di offerta. "Questo è forse il nodo più critico - evidenzia Conversano - Anche i vaccini già disponibili nei nostri frigoriferi non sempre riusciamo a somministrarli come dovremmo. Ci sono regioni virtuose, come il Veneto, che grazie a modelli di chiamata attiva raggiungono coperture del 70% per vaccini come quello antipneumococcico o contro l’Herpes Zoster. In altre regioni, invece, siamo molto indietro".
In questo contesto diventa un’altra questione importante è quella dei luoghi e dei professionisti coinvolti nella vaccinazione. "Si è parlato molto, ad esempio, del ruolo delle farmacie - precisa - L’esperienza positiva della vaccinazione anti-Covid ha dimostrato che è una strada percorribile. In Lombardia e nelle Marche, per esempio, già oggi si sta sperimentando l’ampliamento dell’offerta vaccinale in farmacia anche per altri vaccini. Oggi, il dipartimento di Prevenzione - sottolinea l’esperto - conosce i nomi dei pazienti diabetici, ma per motivi di privacy non può chiamarli direttamente per invitarli a vaccinarsi. Il medico di medicina generale e le farmacie, invece, hanno un contatto diretto con questi pazienti. Potrebbe essere molto utile che il farmacista, oltre a consegnare il farmaco antidiabetico, potesse proporre anche la vaccinazione, considerato che i diabetici sono soggetti fragili e quindi particolarmente a rischio di complicanze infettive".
Il coinvolgimento attivo del farmacista "dipenderà dall’organizzazione regionale - riflette Conversano - Per esempio, nella Regione Marche si sta già sperimentando la somministrazione diretta in farmacia di vaccini come quello antipneumococcico e contro il fuoco di Sant’Antonio, oltre a quello contro il Covid. Io stesso ho partecipato alla formazione dei farmacisti coinvolti. L’importante non è tanto chi somministra il vaccino, ma che la vaccinazione venga fatta, in condizioni di sicurezza e appropriatezza. La regia - avverte - deve restare comunque in capo alla sanità pubblica. Non c’è alcuna contrapposizione tra medici di famiglia e farmacisti, anzi, è stato ribadito durante l’evento dai rappresentanti della Simg, Società italiana di medicina generale. La strada - conclude - è quella della collaborazione per il raggiungimento degli obiettivi di prevenzione".
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