(Adnkronos) - Arriva un nuovo episodio di 'Un Altro Pianeta', il podcast prodotto da Simple Communication e condotto da Hoara Borselli. Questa volta, sotto i riflettori c’è Luca Ferlaino, il fondatore di Web Agency SocialCom Italia, un vero esperto che si muove tra aziende, politica e numeri. Ferlaino apre subito con una verità scomoda: uno studio della sua SocialCom rivela che ben il 75% degli italiani vede l'Unione Europea in modo negativo, una sfiducia che pare non faccia altro che aumentare da quando Donald Trump è salito alla Casa Bianca.
Passando alla politica italiana: qui la fiducia latita, è un dato di fatto. Eppure, una cosa c'è ancora: la speranza. E i social network lo dimostrano. Se prima erano Salvini e Conte (soprattutto col Covid e il Reddito di Cittadinanza) a far sognare la gente, oggi, secondo Ferlaino, è Giorgia Meloni a tenere banco: la Presidente del Consiglio - spiega - riesce a essere "Giorgia" anche sui social, e questo la rende vicina alla gente. Talmente vicina che, pure chi non la vota, difficilmente mette in discussione le sue capacità. Insomma, la gente ha speranza in chi la rappresenta, perché sa che la politica decide la sua vita, anche se delle istituzioni, in fondo, si fida poco.
E a proposito di cosa finisce in pasto all'opinione pubblica, Ferlaino sottolinea: “Invece di combattere ogni singola fake news l’informazione dovrebbe proprio impedire che certe cose vengano pubblicate”. L'esempio di quelle immagini degli "amanti al concerto dei Coldplay" è chiarissimo: a volte, il problema non è correggere, ma proprio non diffondere. Infine, un tuffo nel passato con una storia curiosa sul calcio: quando il Napoli comprò Maradona. Ferlaino racconta che il contratto di Maradona fu depositato in ritardo ma che la Federcalcio chiuse un occhio perché far venire a giocare il calciatore più forte del mondo era un vantaggio troppo grande per mettersi a fare storie. E poi l’aneddoto: quando Maradona arrivò in Italia volle mangiare a tutti i costi il tartufo. Tutti i ristoranti di lusso di Capri si chiamarono e, alla fine, Maradona ebbe quello che aveva chiesto.
(Adnkronos) - "È stato il giorno più brutto della mia vita". Così Eleonora Boi rompe il silenzio e torna sui social per descrivere il drammatico episodio avvenuto in spiaggia a Porto Rico, dove è stata morsa alla coscia da uno squalo. La giornalista sportiva, moglie del cestista Danilo Gallinari, e in dolce attesa del loro secondo figlio, ha rassicurato i follower: "Io e il mio bambino stiamo bene".
La 39enne è in condizioni stabili, ha ricevuto cure immediate ed è stata trasferita al Centro medico di Rio Piedras per ulteriori accertamenti. "Forse aveva ragione mia nonna Nella quando diceva 'su mari esti traitori'. Non avrei mai pensato che avrei potuto essere attaccata da uno squalo e per giunta mentre mi trovavo vicino alla riva e in una spiaggia super affollata", si legge nel post condiviso su Instagram a corredo di un selfie scattato direttamente dal letto d'ospedale.
Boi mantiene un tono ironico: "Sono stata soccorsa prontamente e l’intervento chirurgico per rimettere a posto la mia povera gamba mangiucchiata è andato bene. Ora devo solo riprendermi dal grandissimo spavento e provare a perdonare il grande amico che mi ha tradito. Per quanto riguarda lo squalo avrà presto notizie dai miei legali", ha aggiunto.
Un ringraziamento speciale è andato al marito Danilo per non averla lasciata da sola nemmeno un minuto: "Nonostante abbia sposato Fantozzi-Boi mi ha dato tutto il suo amore e tanto coraggio, oggi si è pure scampato il concerto di Bad Bunny ma non si deve illudere è solo per poco", ha scherzato.
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(Adnkronos) - Il primo giorno di vacanza potrebbe avere come compagno di viaggio il mal di testa, soprattutto in chi tende a soffrire di questo disturbo. Niente di allarmante, ma gli sbalzi di temperatura, il cambiamento di altitudine e, soprattutto, di abitudini, come dormire troppo o troppo poco, sono tutti fattori scatenanti per il mal di testa perché "abbiamo una centralina nel nostro cervello, l'ipotalamo, che misura tutte le variazioni sia all'interno del nostro corpo che nell'ambiente intorno a noi. Quando ci sono variazioni brusche, specie in chi soffre già di emicrania durante l'anno, anche solo nel weekend, il sistema si attiva e parte l'attacco". Così Sabina Cevoli, responsabile Centro cefalee - Irccs Istituto delle Scienze neurologiche di Bologna, spiega all'Adnkronos Salute il motivo dello spiacevole cerchio alla testa che può colpire proprio quando si stacca dallo stress quotidiano.
"I climi estremi, troppo caldo o troppo freddo, ma soprattutto il troppo caldo" del mare o di mete esotiche, "possono scatenare il mal di testa, specie se non si beve in modo adeguato e ci si disidrata - avverte Cevoli - Per questo, specie d'estate", è importante "non saltare i pasti e bere tanta acqua, che è fondamentale per la salute, ma anche per il mal di testa". Per chi invece ama le altezze, "dobbiamo distinguere l'altissima montagna come fattore scatenante dell'attacco di emicrania dalla 'cefalea da montagna', che si manifesta però oltre i 3mila metri, quindi ad altitudini molto elevate, per un abbassamento della pressione dell'ossigeno" nel sangue. "Sono due cose diverse - chiarisce la neurologa - La cefalea da montagna è proprio specifica e va curata come tale", mentre "in chi soffre ogni tanto di emicrania l'alta quota può scatenare un attacco che va trattato come gli altri" che si manifestano durante l'anno.
Certo, "il rilassarsi dopo uno stress e il cambio delle abitudini scatenano l'emicrania, però - osserva Cevoli - bisogna essere un pochino predisposti. In genere questo disturbo" si presenta anche in vacanza "nelle persone che soffrono già di mal di testa e di emicrania nel weekend, nel cambio delle abitudini, nelle donne, con le mestruazioni: in queste persone che hanno una cefalea ricorrente, ma anche non frequente, questi fattori ambientali possono funzionare come elementi scatenanti".
Un discorso diverso invece vale per chi di solito non soffre di mal di testa e ha un attacco di emicrania, per "la prima volta, quando è in montagna. Potrebbe trattarsi, ad esempio, di una crisi ipertensiva e se persiste - raccomanda l'esperta - è improntate rivolgersi al medico". In ogni caso, è fondamentale non stravolgere i ritmi quotidiani: "Dormire troppo, il digiuno, arrivare tardi a colazione, saltare il caffè o prendere alle 12 l'espresso che di solito si beve alle 8 del mattino - elenca Cevoli - sono tutte condizioni che mettono in allerta l'ipotalamo, con meccanismi diversi, come l'astinenza di caffeina nel caso dell'espresso", e la testa lo fa notare.
Insomma, "anche se si è in vacanza - rimarca la neurologa - per evitare l'emicrania basta non stravolgere le abitudini e, nel caso si presentasse, non diamo colpa alle cervicali", spesso chiamate in causa a sproposito dato che "l'emicrania - ricorda Cevoli - parte spesso dalla nuca e dal collo". Piuttosto "idratiamoci, non esageriamo con il sonno" e, se si presenta il cerchio alla tesata, "prendiamo l'analgesico che di solito ci dà sollievo e riposiamoci".
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(Adnkronos) - Cristiano Ronaldo e una torta per il... cuoco. L'attaccante portoghese, che è rimasto all'Al Nassr dopo aver rinnovato il suo contratto, ha voluto sorprendere uno dei membri dello staff del club saudita in occasione del suo compleanno. Mentre l'uomo era al lavoro, Ronaldo è entrato nella mensa con una torta in mano e accompagnato da una fisarmonica e dagli applausi a tempo di musica dei suoi compagni.
Il cuoco è rimasto sorpreso e commosso dal gesto del portoghese, che lo ha salutato con un abbraccio caloroso augurandogli buon compleanno. Poi l'uomo ha soffiato sulle candeline, troppo grandi però per riuscire a spegnerle, provocando così le risate della sala.
Il contratto di Cristiano Ronaldo, 40 anni compiuti lo scorso febbraio, con l'Al Nassr sarebbe scaduto lo scorso 30 giugno, ma la decisione di rinnovare era stata già annunciata dallo stesso Ronaldo, sebbene il percorso non sia stato lineare. Ronaldo aveva infatti scritto sui social media "il capitolo è finito" dopo l'ultima partita di campionato dell'Al Nassr il mese scorso, alimentando le speculazioni su un suo possibile addio al club di Riad.
Poi però aveva smentito ogni voce di mercato: "Praticamente non cambierà nulla, resto all'Al Nassr. Non è importante per me partecipare al Mondiale per Club, conta solo la Nazionale. Ci sono stati molti contatti comunque con le squadre che vi partecipano, ho ricevuto tanti inviti, alcuni significativi e altri no, ma non ci andrò".
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(Adnkronos) - La vacanza non può aspettare, i genitori lasciano il figlio di 10 anni in aeroporto per non perdere il volo. E' successo a Barcellona, in un terminal dell'aeroporto El Prat, come racconta l'emittente Antena 3. Il ragazzino, a quanto pare, era sprovvisto di documenti necessari per salire a bordo dell'aereo con mamma e papà. I genitori, però, non hanno rinunciato al viaggio. Il piano? Si parte lo stesso e il bambino resta a terra, in attesa dell'arrivo di un parente. L'episodio è stato ripreso in un video pubblicato anche sui social.
Il ragazzino, secondo la ricostruzione, non aveva un visto da abbinare al passaporto. Un'addetta dell'aeroporto, che ha assistito alla scena, ha chiesto l'intervento delle forze dell'ordine. Gli agenti hanno bloccato la coppia, che era intenzionata a partire con l'altro figlio. "La polizia ha portato i genitori in un commissariato di zona, dove era stato condotto il bambino di 10 anni. Per loro era tutto normale. Per e per la polizia, ovviamente, no", le parole dell'addetta dello scalo.
Leggi tutto: Lasciano il figlio di 10 anni in aeroporto: "Noi partiamo"
(Adnkronos) - La presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, si è recata oggi a Istanbul dove ha avuto un incontro trilaterale con il presidente della Repubblica di Turchia, Recep Tayyip Erdoğan, e con il primo ministro del Governo di Unità nazionale libico, Abdulhameed Mohamed Dabaiba. Nel corso dell’incontro - riferisce una nota di Palazzo Chigi - i tre leader hanno discusso il rafforzamento della cooperazione per rispondere alle sfide comuni, a partire da quella della gestione dei flussi migratori.
Ricordando gli eccellenti risultati raggiunti in questo ambito con la Turchia, la premier ha sottolineato l’opportunità di valorizzare le lezioni apprese applicandole anche per il sostegno all’azione del Governo di Unità nazionale libico in ambito migratorio. In questo quadro, Meloni ha discusso con i suoi interlocutori una serie di linee d’azione per combattere le reti criminali internazionali di trafficanti di esseri umani, migliorare la prevenzione dei movimenti irregolari e sostenere la Libia nella gestione della pressione migratoria cui è sottoposta.
Leggi tutto: Migranti, Meloni a Istanbul: "Combattere i trafficanti e sostenere la Libia"
(Adnkronos) - Ha confessato Lorena Venier, infermiera di Gemona del Friuli in provincia di Udine, accusata di omicidio per la morte del figlio Alessandro, trovato a pezzi dentro un bidone nella cantina della sua casa. La donna avrebbe ammesso le proprie responsabilità di fronte al pubblico ministero nell'interrogatorio di ieri. Al momento resta ignoto il movente del brutale omicidio del 35 enne, che da pochi mesi era diventato papà di una bambina.
Nel pomeriggio è atteso l'interrogatorio della compagna dell'uomo, che al momento è nel carcere di Trieste.
Leggi tutto: Delitto di Gemona, madre di Alessandro Venier: "Ho fatto una cosa mostruosa"
(Adnkronos) - “Sono innocente, sono vittima di una persecuzione politica”. Lo ha detto la deputata brasiliana Carla Zambelli, arrestata il 29 luglio scorso a Roma, nel corso dell’interrogatorio di garanzia presso la Corte di Appello capitolina. La difesa, l’avvocato Angelo Alessandro Sammarco, ha chiesto la scarcerazione della sua assistita, presente oggi in aula. La decisione dei giudici è attesa nei prossimi giorni. “Per noi la procedura dell’accusa contestata in Brasile nei suoi confronti non è regolare”, afferma il penalista.
Fuori dall’aula era presente il padre di Zambelli, che si è detto “molto preoccupato” per lo stato di salute di sua figlia. “E’ stata operata recentemente alla testa. Deve assumere nove pasticche al giorno”. L’uomo, 77 anni, era in casa quando è entrata la polizia nell’appartamento nel quartiere Aurelio a Roma per arrestare la figlia. “C’è un mandato di arresto per lei in Brasile e per questo è scappata qui in Italia. Con un altro governo in Brasile non sarebbe successo”.
La deputata brasiliana di origini italiane era ricercata dall'Interpol per una condanna a dieci anni di carcere in Brasile. Zambelli, membro del partito dell'ex presidente Jair Bolsonaro, ha la cittadinanza italiana ed è stata condannata in Brasile per l'hackeraggio del sistema informatico del Consiglio nazionale di giustizia (Cnj).
Leggi tutto: Zambelli al giudice: "Io innocente, vittima di persecuzione politica"
(Adnkronos) - Perché l'infezione fetale da citomegalovirus (Cmv) può verificarsi anche in donne apparentemente immuni? La risposta arriva dallo studio Child, uno dei più ampi condotti a livello internazionale sul tema, che ha analizzato circa 10mila gravidanze, nell'ambito di un finanziamento della Fondazione regionale per la ricerca biomedica (Frrb). La ricerca, guidata dalla Fondazione Irccs Policlinico San Matteo di Pavia, in collaborazione con altri 10 ospedali della Lombardia, ha indagato sulla minaccia Cvm, uno dei principali responsabili di sordità congenita e ritardi dello sviluppo psicomotorio nei neonati, che può colpire il feto anche quando la madre è già entrata in contatto con il virus prima della gravidanza.
Il citomegalovirus - ricordano dal San Matteo - è un virus comune e spesso silente, che resta latente nell'organismo per tutta la vita. Tuttavia, può riattivarsi in situazioni di debolezza immunitaria, come nei pazienti trapiantati o durante la gravidanza. L'infezione congenita colpisce circa 1 neonato su 150, con complicanze permanenti in 1 caso su 6. "Sapevamo che, nelle donne non immuni che sviluppano un'infezione da Cmv durante la gravidanza - illustra Daniele Lilleri, microbiologo del Policlinico San Matteo e primo autore dello studio - il rischio di trasmissione al feto è elevato (circa 30-40%), mentre è molto più basso (meno del 3%) in quelle già immuni. Ma non era chiaro cosa succedesse nei rari casi in cui l'infezione colpisce comunque il feto".
Lo studio, di prossima pubblicazione su 'Lancet Microbiology', dimostra che, in alcune donne già entrate in contatto con il Cmv prima della gravidanza, la risposta immunitaria non è ancora del tutto sviluppata. "In particolare - spiegano Fausto Baldanti, direttore Sc Microbiologia e virologia e Lilleri - è presente un numero ridotto di linfociti T della memoria, fondamentali per una risposta rapida ed efficace: gli anticorpi neutralizzanti, da soli, non sono sufficienti a proteggere il feto nei casi di infezione congenita; gli anticorpi materni mostrano una minore capacità di attivare le cellule Natural killer, decisive nel contrasto al virus". Grazie alla nuova ricerca, "per la prima volta vengono identificati con precisione i difetti immunologici che permettono l'infezione del feto anche in donne apparentemente protette. Un risultato fondamentale - conclude la nota - non solo per migliorare la diagnosi e la prevenzione in gravidanza, ma anche per guidare lo sviluppo di vaccini efficaci contro il Cmv". Lo studio, infatti, identifica le caratteristiche della risposta immunitaria che un vaccino dovrebbe sviluppare per prevenire l'infezione del feto.
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(Adnkronos) - L’accelerazione tecnologica che ha investito il mondo del lavoro negli ultimi anni non è solo un'opportunità: è una sfida sistemica. Secondo il Future of Jobs Report 2025 del World Economic Forum, entro il 2030 il 39% delle competenze lavorative subirà cambiamenti radicali o diventerà obsoleto. Eppure, nonostante questo scenario trasformativo, quasi 4 aziende su 10 non hanno una strategia chiara per affrontare il divario di competenze. Un disallineamento pericoloso e mentre l’intelligenza artificiale, l’automazione e i big data ridisegnano ruoli e funzioni, resta indietro un elemento cruciale: la cultura organizzativa. Molte organizzazioni faticano a conoscere e valorizzare le competenze reali delle proprie persone. Nel contesto di una digitalizzazione crescente, la narrazione dominante tende infatti a promuovere un’immagine dell’intelligenza artificiale come mezzo per creare dipendenti 'super efficienti' e privi di difetti.
“La vera rivoluzione non è far diventare le persone 'perfette', ma renderle più consapevoli, libere di sbagliare, ascoltate e guidate da una leadership che sa evolversi. Non superuomini digitali, ma professionisti umani, con punti di forza e margini di miglioramento reali”, afferma Giacomo Marchiori, founder di Talentware, piattaforma fondata insieme a Ismet Balihodzic e Andrea Raimondo che permette di gestire un'organizzazione tramite un approccio skill-based, migliorando la talent retention, il decision-making e la performance aziendale.
Concetto pienamente condiviso anche da Alessandro Castelli, Senior Hr Lead, Business e Mental Coach, che vanta una lunga esperienza sia in ambito aziendale sia nella consulenza strategica per la gestione e la valorizzazione delle persone. Castelli sottolinea “che lavorare sullo sviluppo delle persone e delle competenze non possa più essere un’iniziativa spot: servono percorsi e alleanze che uniscano aziende, consulenti, accademie e business school, rafforzati da linguaggi capaci di parlare davvero ai giovani, come per esempio lo sport, per costruire un ecosistema culturale capace di far arrivare questi messaggi in modo autentico e generare cambiamento”. Una visione che mette al centro la persona in un mondo sempre più tech-driven. “Il ruolo dell’intelligenza artificiale nelle Hr non è quello di trasformare le persone in superuomini, ma di aiutarle a esprimere il proprio potenziale, valorizzando i loro punti di forza, i margini di miglioramento e le competenze spesso inespresse”, prosegue Marchiori.
Alla base di questa visione, Talentware illustra cinque leve strategiche della trasformazione culturale oggi imprescindibili per affrontare il cambiamento innovativo in atto.
1. Ascolto reale (non solo 'attivo'). Molte aziende dichiarano di ascoltare, ma mancano strumenti concreti e continuativi. Il risultato? Giovani in stage che non ricevono feedback, manager che arrivano ai confronti con approcci poco data-driven perché non hanno strumenti adeguati per raccogliere i dati chiave sul dipendente. L’ascolto diventa un esercizio formale, svuotato di efficacia. “Ascoltare davvero - commenta Alessandro Castelli - significa dare continuità alla voce delle persone, non limitarsi a un sondaggio una volta all’anno senza poi mettere in atto azioni concrete”.
2. Errore come crescita, non stigma. In Italia c’è ancora troppa paura di sbagliare, anche ai livelli manageriali. Questo frena le scelte innovative, mentre altri paesi europei (ad esempio, Francia, Spagna, Nordics) sperimentano con coraggio soluzioni tech.Serve cambiare mindset: l’errore è parte del progresso. Non sbaglia chi rischia, sbaglia chi resta fermo. La vera innovazione nasce da una cultura che accetta l’incertezza come terreno fertile per apprendere, migliorare e crescere. È tempo che anche i nostri manager si sentano autorizzati a sperimentare, senza dover prima chiedere 'permesso al passato'.
3. Leadership: più umana, grazie alla tecnologia. Un vero leader oggi delega all’Ai i compiti ripetitivi e si dedica a ciò che conta davvero: ascoltare, motivare, formare. Tecnologia non per sostituire, ma per liberare il potenziale umano. Affidare all’Ai i task operativi non è una perdita di controllo, ma un guadagno di tempo e visione. È in quel tempo riconquistato che la leadership può tornare ad essere relazione, fiducia, cura delle persone. L’Ai gestisce i dati, il leader coltiva il senso.
4. Accademie, formare per il lavoro reale. Le università chiedono visibilità sulle competenze richieste dalle aziende. È il momento di collaborare per costruire corsi aggiornati e coerenti. Meno teoria, più impatto concreto dal primo giorno di lavoro. Le imprese hanno il dovere di essere trasparenti sui bisogni reali, e le accademie la responsabilità di adattare la formazione. Serve un nuovo patto formativo, basato su competenze tangibili, esperienze pratiche e dialogo costante. Il futuro del lavoro comincia in aula, ma solo se l’aula parla il linguaggio del lavoro.
5. Lo sport come leva Hr. Non è solo una metafora, ma una scuola concreta di soft skill: resilienza, concentrazione, spirito di squadra. Integrare sport e cultura organizzativa aiuta ad attrarre, motivare e trattenere le nuove generazioni, soprattutto in un mondo del lavoro sempre più fluido.
La vera sfida, dunque, è costruire un’architettura culturale condivisa, che parta dalle persone ma sia guidata dall’intera organizzazione, fino ai vertici.
“La trasformazione non si affronta con iniziative spot. Serve un ecosistema culturale che sappia ascoltare, dare senso all’errore, aggiornare la leadership e parlare con i giovani in modo autentico,” avverte Castelli.
“Questa evoluzione deve coinvolgere tanto i leader di oggi quanto quelli di domani: significa aiutare i giovani a costruire la propria identità professionale e di leadership, in un contesto che sappia davvero valorizzare competenze e relazioni. Senza questa visione integrata, rischiamo che l’innovazione tecnologica diventi un acceleratore di alienazione”, conclude.
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