
"Per le donne che vivono situazioni di violenza, prendersi cura della propria salute può essere una leva per procedere più velocemente nel percorso di uscita dalla violenza. Stare bene significa avere più energie per affrontare un periodo complesso e per ricostruire la propria autonomia". Lo ha detto Cristina Carelli, presidente di Dire - Donne in rete contro la violenza, all'evento 'La salute è di tutte', organizzato dall'associazione con il supporto di Novartis, oggi a Milano.
"Il progetto - spiega Carelli - nasce da un connubio speciale tra un'azienda e la nostra rete nazionale ed evidenzia quanto la violenza impatti sulla salute delle donne, sia da un punto di vista fisico che psicologico. Portare l'esperienza delle donne che ogni giorno incontriamo, circa 24mila all'anno, all'attenzione di tutti per noi è fondamentale". Dai dati dell'indagine che ha coinvolto 207 donne nei centri antiviolenza della rete Dire in tutta Italia, presentati nel corso dell'incontro, "è emerso ciò che in realtà intuivamo - sottolinea la presidente Dire - La violenza impatta sulla salute delle donne, in particolare sulla possibilità di fare prevenzione. Le donne mettono sempre al centro qualcos'altro, soprattutto quando si trovano all'interno di una situazione di violenza, e purtroppo la loro salute passa in secondo piano. La loro salute, invece, è un elemento fondamentale per la libertà futura".
"I diritto alla salute non è, purtroppo, neutro: se si è donna si ha meno diritto alla salute - rimarca Carelli - E' importante sensibilizzare le donne sul fatto che si può focalizzare l'attenzione sulla propria salute e valorizzarsi di più. E' importante anche - aggiunge - sensibilizzare le istituzioni affinché si facciano carico di un diritto che non è ben gestito in questo periodo: il sistema sanitario è troppo complesso e, spesso, proprio per le persone che hanno poche risorse economiche e vivono difficoltà anche a livello territoriale. Abbiamo scoperto e verificato, infatti, che più ci si trova al Sud Italia e più è difficile accedere al sistema sanitario".

"Il fumo resta la prima causa di morte evitabile nel nostro Paese, questo è un dato che non possiamo più considerare ineluttabile. Serve una strategia complessiva che unisca educazione, prevenzione e un reale sostegno a chi vuole smettere, e quindi la politica sanitaria deve avere il coraggio di guardare oltre l'emergenza, di costruire alleanze solide tra istituzioni, comunità scientifica e società civile. La prevenzione non deve essere terreno di scontro, ma una grande battaglia di civiltà che si vince solo se remiamo tutti nella stessa direzione. In questo senso la Fondazione Veronesi rappresenta un alleato prezioso da anni perché diffonde conoscenza scientifica, dati affidabili e promuove stili di vita sani, quindi il suo contributo va oltre la ricerca perché aiuta a trasformare la prevenzione da slogan a realtà concreta mettendo al centro davvero le persone". Così all'Adnkronos Salute la senatrice di Forza Italia e vicepresidente del Senato Licia Ronzulli, intervenendo oggi in Senato all'incontro 'Prevenire i tumori, proteggere la salute: strategie e politiche sul fumo'.
Un confronto tra esponenti del mondo politico, della ricerca e della sanità pubblica promosso su iniziativa della stessa Ronzulli e organizzato in collaborazione con la Fondazione Umberto Veronesi Ets. Obiettivo: discutere nuove azioni di contrasto al tabagismo, con un focus sull'efficacia della leva fiscale come strumento di prevenzione, ovvero aumentare in modo importante le accise sui prodotti del tabacco, portando il prezzo del pacchetto di sigarette a oltre 10 euro, e aumentando in maniera proporzionale la tassazione su tutti i prodotti contenti tabacco e nicotina.
"Anche la leva fiscale, se usata con intelligenza, può diventare uno strumento di salute pubblica - sottolinea Ronzulli - e l'aumento del prezzo delle sigarette ha senso solo se accompagnato da campagne informative, programmi di supporto e soprattutto da un impegno chiaro, cioè ogni euro incassato deve tornare ai cittadini in prevenzione, ricerca e salute per garantire alle nuove generazioni un futuro ovviamente più sano".

"Il fumo è responsabile dell'85-90% dei casi di tumore polmonare e in Italia i fumatori rappresentano ancora il 24% della popolazione adulta, sopra i 15 anni, cioè quasi 1 persona su 4. Dopo un periodo di calo, grazie anche alla legge Sirchia, il numero dei fumatori è tornato a crescere negli ultimi anni. Le cause? L'introduzione delle sigarette elettroniche e dei dispositivi a tabacco riscaldato, ma anche l'impatto della pandemia da Covid-19, che ha modificato abitudini e percezioni del rischio". Così all'Adnkronos Salute Giulia Veronesi, professore ordinario all'università Vita-Salute San Raffaele di Milano e direttrice della Chirurgia toracica dell'Irccs ospedale San Raffaele, membro del Comitato strategico e del Comitato antifumo della Fondazione Umberto Veronesi, intervenendo oggi in Senato all'incontro 'Prevenire i tumori, proteggere la salute: strategie e politiche sul fumo'. Un confronto tra esponenti del mondo politico, della ricerca e della sanità pubblica promosso su iniziativa della vicepresidente del Senato Licia Ronzulli e organizzato in collaborazione con Fondazione Umberto Veronesi Ets. Obiettivo: discutere nuove azioni di contrasto al tabagismo, con un focus sull'efficacia della leva fiscale come strumento di prevenzione, ovvero aumentare in modo importante le accise sui prodotti del tabacco, portando il prezzo del pacchetto di sigarette a oltre 10 euro, e aumentando in maniera proporzionale la tassazione su tutti i prodotti contenti tabacco e nicotina.
"Ogni giorno, come chirurgo toracico, mi confronto con una delle più gravi conseguenze del fumo: il tumore al polmone. Ma il fumo - ricorda Veronesi - non provoca solo tumori ai polmoni. E' alla base di molte patologie cardiovascolari e respiratorie, come la Bpco e l'enfisema, e aumenta il rischio di numerosi altri tumori. Si tratta di una vera e propria epidemia, che grava pesantemente sulla salute pubblica e sui costi del sistema sanitario". Per questo, secondo Veronesi, servono politiche incisive: "Le azioni governative sono fondamentali per combattere il fumo e il tabagismo. Tra le più efficaci - precisa - c'è l'aumento del prezzo delle sigarette, che in molti Paesi europei ha già dimostrato di ridurre il consumo in modo proporzionale. E' una misura 'win-win': da un lato diminuiscono le malattie legate al fumo, con un risparmio per la sanità pubblica; dall'altro lo Stato registra un incremento delle entrate fiscali nei primi anni".
Proprio per questo Giulia Veronesi e altri esperti hanno avviato, insieme a all'Aiom - Associazione italiana oncologia medica, una proposta di legge di iniziativa popolare: "Vogliamo che il Parlamento discuta misure concrete per scoraggiare il tabagismo. Se riusciremo a raccogliere 50.000 firme entro primavera 2026 la proposta potrà essere portata in aula. E' il momento di agire - esorta la specialista - perché ogni sigaretta in meno significa vite salvate".

"Da una nostra recente indagine che abbiamo svolto per Fondazione Umberto Veronesi è emerso che circa il 60% degli intervistati è favorevole a un aumento rilevante, anche a un raddoppio, della tassazione sul tabacco, e oltre il 40% chiede che le nuove entrate fiscali vengano destinate a prevenzione e cura delle malattie fumo-correlate". Così all'Adnkronos Salute Cosimo Finzi, direttore di AstraRicerche, oggi in Senato durante l'incontro 'Prevenire i tumori, proteggere la salute: strategie e politiche sul fumo': un confronto tra esponenti del mondo politico, della ricerca e della sanità pubblica, promosso su iniziativa della vicepresidente del Senato Licia Ronzulli e organizzato in collaborazione con Fondazione Umberto Veronesi Ets. L'obiettivo è discutere nuove azioni di contrasto al tabagismo con un focus sull'efficacia della leva fiscale come strumento di prevenzione, ovvero aumentare in modo importante le accise sui prodotti del tabacco portando il prezzo del pacchetto di sigarette a oltre 10 euro, e aumentando in maniera proporzionale la tassazione su tutti i prodotti contenti tabacco e nicotina.
"Dall'indagine emerge che molti italiani considerano utile portare il prezzo delle sigarette a circa 11-12 euro a pacchetto - spiega Finzi - Un aumento di questo tipo, secondo gli intervistati, aiuterebbe a ridurre il numero di sigarette fumate e, più in generale, a diminuire la quota di fumatori. Le motivazioni principali sono due: la salute, individuale e collettiva, con l'idea che 'meno fumo significa più salute'; e anche un motivo relativo all'aumento del prezzo, visto come un deterrente efficace per scoraggiare il consumo. Ecco, questo è un argomento particolarmente rilevante. Un dato interessante - sottolinea il direttore di AstraRicerche - è che tra i favorevoli all'aumento del prezzo non ci sono solo i non fumatori, ma anche molti fumatori attuali. Alcuni di loro ritengono infatti che un rincaro possa rappresentare uno stimolo in più per smettere. Quindi non pensiamo che siano soltanto i non fumatori favorevoli a questo tipo di modifica del prezzo".
"Il riallineamento dei prezzi, poi, avvicinerebbe l'Italia ad altri Paesi dove le sigarette costano molto di più, come Francia, Svizzera o Australia", prosegue Finzi. Infine, conclude, una "buona parte degli intervistati si è detta favorevole ad aumentare i prezzi non solo dei prodotti a base di tabacco tradizionale, come sigarette e tabacco sfuso, ma anche di prodotti alternativi, come le sigarette elettroniche. Tuttavia l'attenzione principale resta concentrata sul tabacco tradizionale, quindi sulle sigarette o sul tabacco sfuso con cui possiamo fare le sigarette a mano".

L’evento è organizzato da Ieg Middle East e V Group e si svolge con il Patrocinio del Ministero del Cambiamento Climatico e dell’Ambiente (Moccae) degli Emirati Arabi Uniti, con gli auspici dell’Ambasciata d’Italia negli Emirati Arabi Uniti, i patrocini del Ministero delle Imprese e del Made in Italy e di Ita - Italian Trade Agency Dubai. Oltre 100 brand internazionali, suddivisi in settori chiave dell’industria verde, si riuniscono in questa vetrina senza precedenti per il Medio Oriente, testimoniano un impegno condiviso verso la sostenibilità e la biodiversità: coniugando l’expertise europea e la visione mediorientale, l’evento sottolinea il grande potenziale della cooperazione internazionale nella creazione di città più verdi, salutari e resilienti per le generazioni future. In fiera, aziende leader degli Emirati - Tanseeq Investment Group, Desert Group, Grand Grower Horticulture, Pheladelfia Agricultural, Planters Group e Gale Pacific — giocheranno un ruolo fondamentale nel plasmare il dialogo su paesaggio, florovivaismo e pianificazione urbana sostenibile.
"Myplant & Garden Middle East 2025 rappresenta un’opportunità unica per riunire il meglio delle competenze internazionali in questi ambiti. Il nostro obiettivo è creare una piattaforma che ispiri nuove soluzioni per città più verdi e resilienti in tutto il Medio Oriente e non solo", sottolinea Valeria Randazzo, la direttrice della Fiera. Con numerose delegazioni di buyer provenienti da tutto il Gcc (Gulf Cooperation Council: Arabia Saudita, Bahrain, Emirati Arabi Uniti, Kuwait, Oman, Qatar), Myplant & Garden Middle East 2025 sarà un hub commerciale strategico per lo sviluppo del settore a livello internazionale.
Il mercato del paesaggio in Medio Oriente sta vivendo una crescita senza precedenti: si stima che entro il 2026 il suo valore supererà i 20 miliardi di dollari, con un incremento annuale compreso tra il 5 e il 7%. Le città del Golfo, in particolare, stanno integrando il verde nei grandi progetti di sviluppo come Neom e Diriyah Gate, utilizzandolo non solo come elemento estetico, ma come strumento di adattamento climatico in risposta a condizioni ambientali sempre più estreme.
Spazi verdi ben progettati possono aumentare il valore delle proprietà fino al 15%, trasformando il paesaggio e la cura del verde in un vero e proprio investimento strategico per gli sviluppatori. Le politiche nazionali, come la Vision 2030 dell’Arabia Saudita e quella degli Emirati Arabi Uniti, pongono infatti il verde al centro delle strategie di sviluppo sostenibile. La Saudi Green Initiative, ad esempio, prevede la piantumazione di 10 miliardi di alberi e il recupero di oltre 74 milioni di ettari di terreno: uno sforzo che mira a ripristinare le funzioni ecologiche vitali, migliorare la qualità dell'aria, limitare le tempeste di sabbia, ridurre delle isole di calore, migliorare la gestione delle acque piovane e il rafforzamento della coesione sociale.
Dal 2021, in Arabia Saudita sono già stati piantumati oltre 100 milioni di alberi e arbusti, che hanno risanato 120.000 ettari di territorio. Città come Dubai e Riyadh stanno guidando questa transizione con progetti ambiziosi: Green Riyadh, che mira a piantare 7,5 milioni di alberi e abbassare la temperatura della città di 2,2°C, e il Dubai 2040 Urban Masterplan, che pone parchi e spazi aperti al cuore degli sviluppi urbani. Parallelamente, cresce anche la domanda di prodotti per il giardinaggio, con un aumento medio delle vendite del 7% annuo, trainato dai nuovi programmi residenziali.

La violenza nega il diritto alla salute delle donne, complica l'accesso alla prevenzione e ai percorsi di presa in carico. Lo dimostrano i dati di un'indagine che ha coinvolto 207 donne nei centri antiviolenza della rete Dire in tutta Italia: quasi la metà delle intervistate (48,8%) non ha mai preso parte alle iniziative di screening promosse sul territorio, e il 31% di coloro che ha bisogno di cure incontra barriere nell'accesso ai servizi sanitari a causa della violenza. Questi risultati sono stati presentati oggi a Milano nel corso di un evento del progetto 'La salute è di tutte. Contro la violenza di genere, per il diritto delle donne alla salute', realizzato da Dire - Donne in rete contro la violenza con il supporto di Novartis, azienda leader nell'innovazione in ambito farmaceutico, impegnata al fianco di tutti gli attori del sistema Paese per reimmaginare la salute del futuro, in ottica di equità e tempestività di accesso all'innovazione. Impegno che - informa una nota congiunta - va di pari passo a quello per la parità di genere. Il progetto ha ricevuto il patrocinio della Società italiana di cardiologia (Sic).
"Dietro i numeri dell'indagine, si disegna una mappa complessa fatta di vulnerabilità sociali, economiche e psicologiche, ma anche di resistenza, cura e capacità di ricostruzione - commenta Cristina Carelli, presidente Dire - Per noi centri antiviolenza Dire questi risultati rappresentano un messaggio chiaro. La prevenzione sanitaria non è un tema esterno al lavoro di contrasto alla violenza, ma parte integrante. Diventa quindi urgente rafforzare il dialogo tra sistema sanitario e centri antiviolenza Dire per realizzare una formazione diffusa del personale sanitario, capace di riconoscere la violenza non solo come emergenza, ma come fenomeno che attraversa la salute nel tempo, per garantire che ogni percorso di cura, fisico, psicologico e riproduttivo, sia attraversato dal rispetto e dal riconoscimento del vissuto di violenza".
La prevenzione emerge come tema chiave, con quasi la metà delle intervistate (49,8%) che dichiara di rivolgersi al medico "solo in caso di sintomi", indicando un approccio più reattivo che preventivo alla gestione della propria salute. Il 37,2% del campione dichiara di ricorrere a visite, controlli e screening di prevenzione solo in presenza di sintomi. Altro ambito di forte impatto della violenza è quello della salute psicologica delle donne: oltre il 70% delle intervistate ha sperimentato episodi di solitudine nel corso dell'anno, segnalando la diffusione di un senso di isolamento relazionale.
"L'indagine ha evidenziato che la violenza agisce come fattore strutturale di impoverimento della salute mentale delle donne: produce ansia, isolamento, senso di colpa, fatica a fidarsi di sé e degli altri - spiega Manuela Stranges, Dipartimento di Economia, Statistica e Finanza 'Giovanni Anania', università della Calabria, che ha curato la realizzazione dell'indagine - La salute psicologica delle donne intervistate è in una condizione di maggiore fragilità rispetto alla salute fisica. In questo senso, il supporto dei centri antiviolenza è percepito come fondamentale. Il 75,8% delle intervistate dichiara un miglioramento del proprio benessere mentale dopo l’accesso al centro antiviolenza".
Per avvicinare le donne vittime di violenza ai percorsi di prevenzione e presa in carico, il progetto 'La salute è di tutte' - si legge nella nota - prevede la realizzazione nei prossimi mesi di un calendario di appuntamenti in una selezione di centri antiviolenza della rete Dire su tutto il territorio nazionale, con visite gratuite per le donne e colloqui dedicati alla prevenzione del tumore al seno e delle malattie cardiovascolari, che sono tra le principali cause di morte tra le donne in Italia, in particolare nelle fasce d'età comprese tra i 35 e i 55 anni.
"Come azienda che lavora alla frontiera dell'innovazione medico-scientifica, riteniamo importante impegnarci a favorire nuovi modelli di collaborazione a livello sanitario e sociale, per garantire la piena realizzazione del diritto alla salute secondo criteri di equità e di universalità - afferma Chiara Gnocchi, Country Communication & Advocacy Head di Novartis Italia - Questo impegno va di pari passo con la nostra attenzione alla parità di genere, per costruire, giorno dopo giorno, un ambiente di lavoro inclusivo ed equo. Da qui nasce la nostra volontà di sostenere Dire in questo progetto che mette la salute al centro della rinascita dalla violenza e intraprende un percorso di superamento degli ostacoli che allontanano le donne dall'accesso alla prevenzione e ai servizi sanitari. Ci auguriamo che questo primo passo possa contribuire a generare un cambiamento concreto". Tutte le informazioni sui centri antiviolenza della rete Dire e sui servizi di supporto offerti alle donne sono disponibili su direcontrolaviolenza.it.

Dal 6 al 14 dicembre torna a Milano Artigiano in Fiera. I padiglioni dell'evento quest'anno tornano a ospitare prodotti biologici, vegani, di montagna e free-from. Settore, quello del biologico, in forte crescita: nel 2024 il valore delle vendite di alimenti bio in Italia ha superato i 6,4 miliardi di euro, con un aumento del 5,7% rispetto all’anno precedente. Artigiano in Fiera è vetrina di risonanza globale, che permette ai produttori artigianali di portare autenticità e qualità in un mercato, come quello del biologico, tipicamente dominato dall’industria.
“Da sempre Artigiano in Fiera dà voce ai piccoli produttori che operano nel segno della sostenibilità: imprese radicate nei territori, custodi di tradizioni locali, capaci di trasformare materie prime nel rispetto dei cicli naturali - afferma Antonio Intiglietta, presidente di Ge.Fi. Spa -. Un impegno premiato dal pubblico, sempre più consapevole, attento alla sana alimentazione, all’uso di materiali naturali e a un’idea di benessere intesa come forma di equilibrio armonico tra individuo e ambiente”.
La dimensione del “vivere bene” è suddivisa in 9 padiglioni per 502 imprese; l’Italia ne conta 329, dall’Europa ne arrivano 51 e 122 dal resto del mondo. Un percorso che unisce la libertà del free-from come inclusione e scelta informata, la montagna come tempo lungo e qualità essenziale e il biologico come grammatica comune, definendo una nuova cultura dell’acquisto in cui il benessere è legato alla sostenibilità, alla salute e al rispetto per le persone e il pianeta. In particolare, quest’anno a rappresentare il comparto biologico ad Artigiano in Fiera sono 190 imprese, di cui 98 al debutto: 108 sono italiane, 10 europee e 72 arrivano dal resto del mondo. Sul fronte free-from, vegano e prodotti di montagna, la fiera conta 312 imprese, inclusi 80 nuovi espositori. L’Italia si conferma capofila con 221 imprese artigiane a cui si aggiungono 41 presenze europee e 50 dal resto del mondo.
Biologiche sono infatti le piante officinali provenienti dalle montagne cuneesi che Euphytos trasforma in integratori naturali. In Emilia-Romagna Biomundus propone spezie e i superfood bio, un ponte tra il Mediterraneo e le Ande. Il viaggio continua in Toscana, dove Terre di Giorgio coltiva olivi e vigneti con metodo biologico. Dai campi lucani di Santa Candida arriva il grano antico Khorasan, che viene coltivato secondo i cicli naturali, per diventare farine e paste bio trafilate al bronzo. In Abruzzo il Frantoio Mercurius produce olio evo biologico certificato con un approccio ad alta tecnologia che esalta i profili aromatici delle olive. Scendendo più a sud, la Fattoria della Mandorla in Puglia si dedica alla Mandorla di Toritto “Filippo Cea”, operando una filiera bio completa e un modello basato su energia rinnovabile ed economia circolare. In Calabria, il paesaggio si fa dorato: qui l’Apicoltura Garastro accompagna le fioriture dell’Alto Ionio con 1.300 alveari, producendo mieli biologici monofloreali. Dalle api calabresi Artigiano in Fiera arriva anche oltre confine. Ne è un esempio il laboratorio artigianale parigino Maison d’Orient, che produce cosmetici naturali e saponi di Aleppo a base di olio d’oliva e alloro, conformi agli standard europei e presenti nei circuiti della cosmesi naturale.
In Veneto, Borsato lavora conserve vegetali in prodotti riconoscibili, tracciabili e pronti all’uso. Veneta è anche l’azienda Atelier Nativa trasforma la cosmesi in un atto etico: saponi solidi, sieri e creme privi di glutine, siliconi e parabeni, nascono da un sapere scientifico e da un’idea di bellezza sostenibile. Dalla Toscana arriva lo storico Pastificio Morelli, che porta in tavola la pasta “senza glutine” e biologica, lavorata lentamente e trafilata al bronzo. Andando dall’altra pare del mondo, in Perù, si incontra Altaselva che ha riscoperto il Sacha Inchi (la "perla del Perù"), un antico superfood Inca, distinguendosi nel comparto biologico e free-from.
Dagli Appennini alle Alpi, il “prodotto di montagna” non è solo un’etichetta evocativa. Attraversando le Dolomiti venete si arriva da Alpseep, dove il legno e le fibre naturali si trasformano in oggetti per il riposo. Nell’Appennino reggiano, il laboratorio artigianale in quota di Nonna Nene produce pasta di legumi naturalmente proteica e senza glutine con trafilatura al bronzo ed essiccazione lenta. A pochi km di distanza, sull’Appennino modenese, Michela Manfredini raccoglie i crochi di zafferano di Montefiorino e cura api e miele in un laboratorio a cielo aperto. Sempre in Emilia-Romagna, tra i pascoli di Montechiarugolo, Bio Botticello produce Parmigiano Reggiano biologico senza antibiotici.
L'ingresso alla manifestazione è gratuito. I visitatori possono ottenere il proprio pass sul sito artigianoinfiera.it in pochi e semplici click: basta inserire la propria email nella sezione 'Ottieni il tuo pass gratuito' per ricevere il QR code da salvare sul cellulare e mostrare all'ingresso. Chi è già iscritto alla community, ha visitato le scorse edizioni o è cliente della piattaforma digitale, invece, ha già ricevuto il biglietto d’accesso direttamente via email. I principali mezzi di trasporto per raggiungere la manifestazione restano la linea M1 della metropolitana (fermata Rho Fiera), le linee regionali e del passante ferroviario Trenord e l'Alta Velocità con Italo. La disponibilità totale di parcheggi sarà di oltre 10.000 posti auto.
Dopo 4 anni di studio e lavoro sul campo arriva il diploma... 
Prosegue la consegna dei corpi degli ostaggi israeliani nell'ambito dell'accordo di cessate il fuoco siglato tra Israele e Hamas. Nella serata di oggi, giovedì 13 novembre, il braccio armato del gruppo, le Brigate al-Qassam e il braccio armato della Jihad Islamica, le Brigate al-Quds, consegneranno la salma di un altro ostaggio recuperata stamani a nord di Khan Yunis, nel sud della Striscia di Gaza, riferisce la tv satellitare al-Jazeera.
Intanto proseguono le brutali violenze dei coloni israeliani in Cisgiordania. Oggi un gruppo ha appiccato il fuoco alla moschea di Al Hajja Hamida, situata tra le città di Deir Istiya e Kafr Haris, nella Cisgiordania centrale. A riferirne è stata l'agenzia di stampa ufficiale palestinese Wafa, precisando che sebbene le fiamme abbiano causato danni all'edificio, l'incendio non si è propagato grazie all'intervento dei residenti locali. Il gruppo di coloni ha lanciato materiali infiammabili contro l'ingresso della moschea, situata nel governatorato di Salfit, e ha scritto sui muri messaggi razzisti e ostili contro la popolazione palestinese.
Rubio: "Possibili ripercussioni su Gaza da violenze Cisgiordania"
Violenze che allarmano gli Stati Uniti. "C'è una certa preoccupazione che gli eventi in Cisgiordania possano avere ripercussioni tali da compromettere ciò che stiamo facendo a Gaza", ha dichiarato il segretario di Stato Marco Rubio. "Spero di no - ha aggiunto sull'ipotesi che la tregua possa saltare - non ci aspettiamo che ciò accada. Faremo tutto il possibile per evitarlo".
Rubio ha quindi accolto con favore le critiche pronunciate dal presidente Isaac Herzog e dagli alti comandanti dell'Idf contro la violenza dei coloni. Herzog aveva parlato di fatti "gravi e sconvolgenti". In un post su 'X', aveva scritto che "il violento e pericoloso manipolo responsabile degli eventi in Samaria ha oltrepassato il limite", riferendosi alla Cisgiordania. "Tale violenza contro i civili e contro i soldati dell'Idf è intollerabile e la condanno fermamente".
Denuncia 5 Stelle: "Sistematiche violazioni israeliane a tregua"
Ma dall'Italia il Movimento 5 Stelle punta il dito contro le violazioni di Israele anche nella Striscia di Gaza. "Nel silenzio della comunità internazionale prona a Trump, a partire dal governo Meloni, il criminale di guerra Netanyahu continua a violare sistematicamente la tregua entrata in vigore un mese fa".
"Anche oggi, come ogni giorno, - affermano i capigruppo M5s delle commissioni Esteri di Camera e Senato, Francesco Silvestri e Bruno Marton - i caccia e l’artiglieria di Israele sono entrati in azione bombardando la Striscia: dal 10 ottobre si contano 245 palestinesi uccisi e oltre 600 feriti. Altra grave violazione è rappresentata dal fatto che l’esercito israeliano nelle aree rimaste sotto il suo controllo continua a radere al suolo interi quartieri usando gli esplosivi, probabilmente con il nitrato d’ammonio italiano: le analisi delle immagini satellitari mostrano almeno 1.500 edifici ridotti in macerie nell’ultimo mese. L’altra violazione - denunciano ancora i parlamentari italiani - è la permanenza di restrizioni all’ingresso di aiuti umanitari e i pochi che entrano sono gestiti dalle milizie palestinesi filo-israeliane responsabili del saccheggio degli aiuti negli ultimi mesi. Nel frattempo in Israele emergono le prove dei crimini di guerra israeliani, dall’uso sistematico dei civili palestinesi come scudi umani alle torture dei prigionieri. Di fronte a tutto questo - attaccano - il silenzio del nostro governo è intollerabile e ancora una volta complice".

È Carlo Aloia l'ultimo a entrare nell'infermeria' del programma Tv 'Ballando con le stelle'. Il maestro e partner di ballo di Nancy Brilli è stato costretto a uno stop forzato dalle prove. Ma sono stati costretti ai box in queste edizione: Barbara D'Urso, all'inizio, e Francesca Fialdini e Giovanni Pernice che hanno avuto una serie di problemi, lei al piede e lui alla spalla. Ogni edizione dello show condotto da Milly Carlucci ha i suoi ballerini 'fuori uso', basti ricordare Luisella Costamagna costretta quasi al ritiro per un 'crack' alla caviglia e poi vincitrice. Senza dimenticare le lacrime di Nina Zilli che si ritirò per tre costole rotte e problemi al piede. Ballare non è uno scherzo e ha rischi dietro l'angolo.
"Come tutte le nuove attività sportive, anche il ballo può esporre il ballerino a rischi di infortuni, soprattutto se non adeguatamente preparato dal punto di vista atletico. A parte il riscaldamento generico riguardante sia gli arti superiori che inferiori, i ballerini dovranno ritagliarsi del tempo di preparazione atletica con gesti tecnici specifici per il piede e la caviglia, come lo stretching passivo con gli elastici del tendine di Achille e della fascia plantare". Così all'Adnkronos Salute Elena Manuela Samaila, professoressa associata di Ortopedia e Traumatologia dell'università di Verona, socio della Siot, Società italiana di ortopedia e traumatologia, e past-president della Società italiana della caviglia e del piede (Sicp).
Per chi parte da zero e si deve esibire in una gara, "attenzione particolare va posta alla calzatura che dovrà indossare sia durante le prove che durante la gara. Il morfotipo del piede è importante nella scelta della calzatura che è richiesta dal tipo di ballo. Certi balli - spiega la specialista - richiedono il carico sulle punte e questo porta ad un sovraccarico delle teste dei metatarsali con infiammazione, gonfiore e dolore alle articolazioni metatarsofalangee".
Quali sono le articolazioni più stressate? "Nel piede le articolazioni più sovraccaricate sono le metatatarso-falangi (in tutti i balli che richiedono il ballo sulle punte nonostante il tacco), il quinto metatarsale (durante le piroette e gli atteraggi dai salti), la caviglia sia come articolazione che come comparto del legamento esterno (per le distorsioni della caviglia)", risponde Samaila.
E a livello di chirurgia qual è l'intervento più frequente? "Tra le patologie traumatiche nei ballerini - illustra - ritroviamo le fratture da stress del piede, la frattura di Jones (base della diafisi 5° metatarsale), le distorsioni sia della caviglia sia del piede, l'impingement posteriore della caviglia, i distacchi epifisari nei ballerini ancora in età pediatrica e le fratture delle dita. Tipicamente nei ballerini classici la chirurgia più frequente riguarda l'articolazione base del 5° metatarsale e l'impingment posteriore. Invece le distorsioni guariscono con adeguata immobilizzazione e riposo seguiti da fisioterapia".
Quali suggerimenti si possono dare a chi vorrebbe iniziare a cimentarsi con il ballo? "Consiglio di dedicarsi prima e dopo il ballo a un'adeguata preparazione atletica dei muscoli, articolazioni e tendini, specifica per la caviglia e il piede. Meglio utilizzare le scarpe ginniche che proteggono il piede piuttosto che ballare scalzo", consiglia la past-president della Società italiana della caviglia e del piede. E su eventuali precedenti interventi ortopedici che potrebbero sconsigliare di scegliere il ballo come hobby, "non ci sono particolari controindicazioni al ballo per chi ha avuto in passato un problema ortopedico - precisa - E' bene fare la preparazione atletica e lo svolgimento graduale delle attività. E' il segreto per non farsi male", chiosa Samaila.

Era il 13 novembre 2015 quando Parigi si trasformò in teatro di terrore: in poche ore, una serie di attacchi coordinati islamisti provocò la morte di 132 persone - tra loro l'italiana Valeria Solesin - e il ferimento di altre 350.
Alle 21.16 la prima esplosione allo Stade de France
Tutto iniziò verso le 20:45 allo Stade de France, a Saint-Denis, pochi minuti prima della partita amichevole Francia-Germania. Qui un primo commando, guidato da Salah Abdeslam, mente dell'operazione, oggi in carcere, arriva nei pressi dello stadio dove lascia tre terroristi sul posto prima di ripartire. Alle 21 il fischio di inizio della partita. Uno dei terroristi si siede sulla terrazza esterna di un ristorante attiguo allo stadio. Alle 21.16 aziona la cintura esplosiva che indossa. Dentro lo stadio, i circa 80mila spettatori e i giocatori sentono una forte esplosione, ma la partita prosegue. Molti pensano ad un petardo. All'esterno, la deflagrazione ha ucciso una persona e ne ha ferite altre tre.
La seconda detonazione instilla il dubbio. Patrice Evra, che ha la palla, guarda verso gli spalti, preoccupato. Ma il terzino sinistro dei Bleus continua a giocare. Sono da poco passate le 21.20, un secondo terrorista si è fatto esplodere davanti a uno dei cancelli dello stadio. Ha ferito diverse persone, una delle quali gravemente. Poco dopo, i media cominciano a trasmettere le notizie delle sparatorie in corso sulle terrazze dei bar e ristoranti del 10° e 11° arrondissement.
Allo stadio c'è anche il presidente François Hollande. Grande appassionato di calcio, è completamente assorbito dalla partita quando avviene la prima detonazione. "Non vogliamo credere che sia il segno di un attacco in corso" e l'episodio viene attribuito ai tifosi raccolti fuori dallo stadio, racconterà molti anni dopo allo youtuber Gaspard G.. "Ma quando sentiamo una seconda detonazione pochi minuti più tardi, non c'è più alcun dubbio".
L'attacco alle terrazze dei caffè dentro Parigi
Intorno al trentesimo minuto di gioco, il capo del servizio di sicurezza presidenziale informa Hollande che fuori dallo stadio c'è un morto, forse anche due. François Hollande aspetta fino all'intervallo e poi raggiunge il quartier generale della sicurezza per vedere le immagini dell'esterno dello stadio, dove regna il caos. Allo stesso tempo, viene informato di un altro attacco, che ha preso di mira le terrazze dei caffè dentro Parigi. Il bilancio delle vittime continua a salire di minuto in minuto. "Ho fatto venire il ministro dell'Interno, Bernard Cazeneuve, allo Stade de France e ho chiesto a Manuel Valls (allora primo ministro) di preparare tutte le decisioni necessarie prima che potessi raggiungerlo al ministero dell'Interno". "Poi ho preso la decisione di non interrompere la partita", ha continuato.
Ogni cosa viene fatta per mantenere la folla seduta e per far continuare il gioco. Il collegamento Internet funziona male, spettatori e giocatori rimarranno disconnessi dal mondo fino al fischio finale. Il capo dello Stato torna alla tribuna presidenziale e informa l'allora ministro degli Esteri tedesco Frank-Walter Steinmeier e il presidente dell'Assemblea nazionale Claude Bartolone, anch'essi presenti alla partita, chiedendo loro di rimanere ai loro posti per evitare che il pubblico sospetti qualcosa di grave e cerchi di lasciare lo stadio esponendosi a potenziali altri pericoli.
La prima sparatoria dentro Parigi
Pochi minuti dopo l'attacco allo Stade de France, la prima sparatoria dentro Parigi nei pressi di due ristoranti Le Carillon, in Rue Alibert, e Le Petit Cambodge, in Rue Bichat. Quattro terroristi (Abdelhamid Abaaoud, Chakib Akrouh, Brahim Abdeslam e probabilmente suo fratello minore Salah Abdeslam) a bordo di un'auto sparano con i loro AK-47 esplodendo circa 100 proiettili, inneggiando alla Siria e all'Iraq. Provocano 13 morti e 10 feriti gravi.
La seconda e terza sparatoria
Poco più tardi, una seconda sparatoria, nei pressi del Café Bonne Bière e della pizzeria Casa Nostra, in Rue de la Fontaine au Roi. Questa sparatoria provoca 5 morti e 8 feriti; la terza sparatoria, davanti al ristorante La Belle Équipe, in rue de Charonne, nell'XI arrondissement, fa 21 morti e 9 feriti.
Nel Bataclan
Infine, poco prima delle 22, tre terroristi irrompono nel Bataclan, dove è in corso il concerto del gruppo rock statunitense Eagles of Death Metal, sparando contro la folla. Sono arrivati equipaggiati di zaini porta-caricatori, AK-47, di un fucile a pompa, alcune bombe a mano e cinture esplosive. L'assedio si concluderà dopo l'irruzione delle forze speciali. I morti dell'attacco sono 90. Il presidente Hollande, appare in diretta TV e dichiara ufficialmente in un discorso lo stato di emergenza in tutto il paese e la temporanea chiusura delle frontiere.

Sulla futura location delle Atp Finals “non e’ stata ancora presa una decisione”. Andrea Gaudenzi, presidente dell'Atp, ha parlato così in conferenza stampa, nel cuore della Inalpi Arena di Torino, dove sono in corso le Atp Finals. “Non abbiamo ancora iniziato a parlare di cosa di cosa succederà nel 2027, 2028, 2039 e 2030”, ha aggiunto Gaudenzi, indicando nell’infrastruttura, nell’esperienza dei fan e negli spazi adibiti per i giocatori "i criteri che verranno valutati per scegliere la prossima destinazione".
Atp Finals ancora a Torino?
Le Atp Finals, di sicuro in Italia fino al 2030, saranno ancora a Torino? "Questa è un’edizione fantastica, a Torino abbiamo iniziato con il Covid e ogni anno l’evento è migliorato. In particolare questa edizione è eccitante, perché abbiamo la lotta per il numero uno". Per il futuro Milano resta sullo sfondo, ma la posizione è chiara e le valutazioni sono in corso: "A mio giudizio - ha spiegato Gaudenzi - è un insieme fra esperienza per i giocatori, esperienza per gli appassionati e anche potenziale per il mercato perché vogliamo essere attrattivi da un punto di vista estero, avere la possibilità di fan che arrivano dall’estero, quindi e’ un insieme di cose, non c’e’ un criterio solo Torino ha dimostrato tantissimo, ha fatto quello che doveva fare, non e’ quello il tema, è una discussione interna, un processo di review che è giusto avere".
Gaudenzi: "Importante investire in infrastrutture"
Gaudenzi aggiunge: “Per me il richiamo al Governo è: benissimo che vogliate essere coinvolti nello sport, il tennis da un lato è una grossa forza che abbiamo, dall’altra è una debolezza che richiede un investimento in infrastrutture enorme, perché in questo sport hai un impianto enorme che usi al massimo due o tre settimane all'anno. Il Roland Garros è stupendo, cosi’ Wimbledon e gli Australian Open. Sono tutti investimenti plurimiliardari. Per dare un'idea Saudi, il nuovo Masters 1000, avrà un investimento di 2 miliardi e mezzo, quell’investimento se non arriva da un governo con gli economics del torneo, non lo giustifichi. Quindi il governo la priorità che dovrebbe avere è supportare la federazione per le infrastrutture se veramente vuole crescere. Senza il supporto dei governi non è facile".
Gaudenzi parla anche della possibilità di vedere le Atp Finals all'estero: "Con la Fitp abbiamo un contratto, se loro sono in grado di rispettare il contratto non c’e’ nessun problema, abbiamo ottime relazioni. Se invece sono messi in qualche modo nelle condizioni dal governo di non potere rispettare il contratto, in quel caso può nascere un problema. Non siamo ancora a quel punto, stanno lavorando con il governo per cercare di mantenere delle prerogative".

In Veneto ogni anno 5.200 donne si ammalano di tumore al seno che, anche in questa regione, risulta essere la neoplasia più diffusa. A 5 anni dalla diagnosi oltre il 90% delle pazienti è vivo e con buone possibilità di sconfiggere definitivamente la malattia. Crescono le possibilità di cura anche grazie alla migliore selezione delle sempre maggiori terapie disponibili. Perfino per le forme più gravi e avanzate della patologia gli specialisti medici sono ora in grado di somministrare trattamenti adeguati e personalizzati. Sono alcuni dati emersi dal convegno 'Tumore del seno metastatico: l'importanza della medicina di precisione - Focus Regione Veneto', che si è svolto ieri a Padova presso lo Iov-Istituto oncologico veneto, organizzato nell'ambito di una campagna nazionale promossa da Fondazione Aiom-Associazione italiana di oncologia medica e che prevede un tour con incontri in 9 Regioni italiane.
"L'introduzione dei test molecolari ha cambiato la pratica clinica del carcinoma mammario - afferma Valentina Guarneri, direttore della Uoc Oncologia 2 Iov e professore ordinario di Oncologia medica all'università di Padova - Siamo riusciti ad andare oltre la tradizionale classificazione basata solo sull'espressione dei recettori ormonali e della proteina Her2. Oggi vi sono dei biomarcatori utili anche per la scelta dei trattamenti per le forme metastatiche della neoplasia. Si tratta di strumenti diagnostici che consentono di caratterizzare il cancro dal punto di vista del suo comportamento biologico. Al tempo stesso, evidenziano l'eventuale risposta ai trattamenti che già utilizziamo nella pratica clinica quotidiana. Di solito i tumori mammari ormonosensibili e Her2 negativi, a un certo punto, sviluppano resistenza alla terapia endocrina standard. Con le nuove armi terapeutiche garantiamo migliori possibilità di cura e di sopravvivenza".
In questo quadro rientra un esame del sangue molto specifico e importante, la così detta biopsia liquida. "E' un test non invasivo, indolore e poco costoso, ma che permette di ottenere informazioni ormai indispensabili - spiega Guarneri - Deve essere eseguito solo in laboratori medici specializzati e forniti di adeguate tecnologie d'avanguardia. Può evidenziare, sul campione di sangue, la presenza di specifiche mutazioni come quella del recettore degli estrogeni Esr1 che è presente nel 30-40% dei casi di tumore mammario metastatico. Da questa - chiarisce - possiamo eventualmente ricorrere ad una nuova classe di farmaci che ha dimostrato di essere efficace come seconda linea di terapia. E' fondamentale quindi riuscire ad elargire la biopsia liquida a tutte le donne che ne hanno bisogno con una certa rapidità. Infine in Veneto, così come nel resto d'Italia - conclude l'oncologa - il cancro della mammella presenta una continua crescita del numero di nuovi casi l'anno. Bisogna quindi organizzare i diversi servizi sanitari regionali affinché garantiscano i test molecolari a sempre più pazienti".

Per molti italiani la pensione non è più un traguardo certo, ma un percorso complesso, fonte di ansia e incertezza. L’analisi di MiaPensione, realtà italiana specializzata in consulenza previdenziale obbligatoria, condotta su 10mila casi, mostra quanto sia cruciale pianificare in anticipo il proprio futuro previdenziale. Andrea Martelli, fondatore dell’azienda, ne parla all’Adnkronos/Labitalia. “Districarsi tra cavilli normativi e regole in continuo mutamento - spiega - spinge i futuri pensionati a cercare soluzioni personalizzate. I clienti ci richiedono in media 2 simulazioni diverse per ogni pratica. Il dato conferma la confusione generata dal continuo alternarsi di finestre, come Quota 103, Opzione donna, Anticipata, che rendono il calcolo e la scelta del timing d’uscita estremamente difficili, senza un supporto specialistico”.
“L'importo lordo medio mensile della pensione - fa notare - simulato con un’età di 64.48 anni, ammonta a 2.067 euro. Sebbene la cifra possa apparire solida per i professionisti e i lavoratori con carriere discontinue o miste, l'incertezza può portare a simulazioni con scarti di centinaia di euro tra un'opzione e l'altra”.
“Gli italiani - osserva Andrea Martelli - continuano a orientarsi verso le uscite standard e flessibili. Se la vecchiaia ordinaria copre quasi il 40% delle simulazioni, le forme anticipate superano complessivamente il 46% del totale, segno di un interesse marcato per la flessibilità nell’uscita dal lavoro”.
“Confrontando - sottolinea - le due prestazioni più simulate - pensione anticipata ordinaria e pensione di vecchiaia ordinaria - e analizzando la mediana degli importi erogati, si osserva che l’assegno per chi sceglie di anticipare è superiore. L'importo mediano per l'anticipata ordinaria è, infatti, più alto di 217,12 euro rispetto a chi attende la vecchiaia ordinaria, una differenza che si traduce in circa 2.800 euro lordi su base annua. I dati dimostrano che chi opta per l'anticipo beneficia di un assegno mediano superiore, non perché la formula sia più vantaggiosa, ma semplicemente perché l'accesso a quel percorso è limitato ai lavoratori che hanno già massimizzato l'assegno grazie a una qualità e una continuità contributiva eccellenti".
"E' la carriera robusta - precisa - che genera l'assegno più alto; il percorso anticipato è solo il primo a cui possono accedere. Valutare tempestivamente la propria posizione previdenziale è l'unico modo per comprendere se la propria storia lavorativa sia sufficientemente solida da rientrare in questo gruppo 'elitario', evitando di essere costretti a ritirarsi con l'assegno mediano più contenuto previsto per chi può accedere solo alla pensione di vecchiaia”.
“L'età media dei clienti che si sono avvalsi della nostra consulenza si aggira intorno ai 61 anni, suggerendo che la maggior parte degli italiani si attiva quando è ormai a ridosso della pensione. Un tempismo che può limitare drasticamente le possibilità di correzione della rotta. L’elevato numero di simulazioni per cliente è la prova che esistono margini di scelta, che possono però essere sfruttati al meglio, solo se si agisce con largo anticipo. Pensare alla pensione a quarant'anni non è solo una questione di risparmio, ma una strategia di gestione del rischio previdenziale”, conclude.

Sembra che re Carlo stia preparando la tenuta di Sandringham per dare il benvenuto al fratello Andrew Mountbatten-Windsor, sfrattato dalla Royal Lodge a causa dello scandalo Epstein (oltre che per il fatto di non aver pagato alcun affitto per la megaresidenza da 30 stanze nel parco di Windsor, dove ha abitato per 20 anni).
Le foto pubblicate sul nuovo numero di Country Life mostrano il sovrano intento nella cura dei giardini della tenuta nel Norfolk, quasi - coincidenza di tempi - a voler accogliere nel migliore dei modi l'ex duca di York[1], dopo avergli tolto i titoli reali.
Il nuovo numero del magazine, che uscirà domani in occasione del 78esimo compleanno del re, mette in prima pagina il programma di restauro di Sandringham, compresi gli ingenti lavori nei giardini della tenuta. Carlo è raffigurato sulla copertina della rivista in una foto scattata da Millie Pilkington, che ha ritratto i figli del principe e della principessa del Galles per le foto ufficiali del compleanno. Nel 2017, Carlo ha preso in carico la gestione della tenuta di Sandringham, che si estende su oltre 8mila ettari, da suo padre, il principe Filippo, e ha iniziato a trasformare la fattoria in azienda agricola biologica e a riprogettare i giardini, i boschi e il parco.
Negli ultimi tre anni, il re ha avviato un importante programma di ristrutturazione dei terreni e ha riprogettato 25 ettari di boschi e giardini della tenuta. Ha ricostruito il giardino topiario e il giardino delle meridiane. Ora ospita piante utilizzate nei rimedi omeopatici e comprende un sentiero di 400 metri tra le magnolie.
La rivista descrive i nuovi giardini come "il frutto della determinazione del sovrano, non solo di dare alla grande casa un ambiente appropriato alla sua architettura e alla sua storia, ma anche di piantare un bellissimo giardino che i visitatori possano ammirare e da cui possano trarre ispirazione". Quando andrà via da Windsor, Andrea sarà ospitato in alloggi privati nella tenuta del re nel Norfolk. Sebbene non sia ancora noto in quale proprietà si trasferirà, York Cottage e Wood Farm sembrano essere state escluse. Tuttavia, nel paradiso della tenuta c'è una caratteristica che potrebbe non essere del tutto accogliente: un labirinto in cui gli ospiti possono facilmente perdersi. Charles ha detto all'editorialista di Country Life (e chissà se ha pensato a uno scherzo da fare presto al fratello): "Non c'è niente di più divertente che perdersi in un labirinto".

Ancora guai a Ballando con le stelle per la coppia formata da Francesca Fialdini e Giovanni Pernice. Dopo l'infortunio della conduttrice televisiva, che l'ha costretta a ballare con il tutore alla gamba, nella scorsa puntata il maestro di ballo è stato vittima di un problema alla spalla.
In una clip a 'Ballando segreto', Milly Carlucci si è rivolta al ballerino e ha chiesto: “Ma mi hanno detto che ti è uscita la spalla?". Immediata la reazione di Fialdini che non era a conoscenza dell'infortunio: "Ti è uscita a causa mia? Per quale presa? Ma durante la puntata?", ha chiesto spaventata.
Il maestro aveva preferito non dirlo proprio per non farla preoccupare. "Ho ballato con la spalla fuori, ma è normale. Poi ho fatto un movimento ed è rientrata e ho ricominciato a ballare. Non ti preoccupare, comunque tutto risolto", ha concluso. Allora, la Fialdini ha commentato: "Siamo messi benissimo, vedi? Siamo una coppia inossidabile. The show must go on, ma valutiamo la situazione".

Secondo Clal, nel 2024 la produzione italiana di carne bovina ha raggiunto circa 659 mila tonnellate (+6,3% sul 2023), con un grado di autoapprovvigionamento crollato al 37% e un fatturato che tra allevamento e industria supera i 13miliardi di euro. A completare il quadro, il settore ovicaprino – con un valore complessivo superiore a 900 milioni di euro tra carne e latte – conferma la propria importanza strategica per il presidio territoriale e ambientale delle aree interne e per il mantenimento di una produzione tipica di alta qualità con un patrimonio ovino nazionale in lieve aumento e con le importazioni di carni ovine in crescita di circa il 5% su base annua. La zootecnia italiana è tornata al centro del dibattito nazionale con la tavola rotonda “Il futuro della zootecnia italiana: tra sfide economiche, nuova Pac e ricambio generazionale”, promossa da Assocarni e moderata dalla giornalista Alessandra Viero, con un’introduzione a cura di Clal sull’andamento dei mercati bovino e ovino.
La filiera bovina italiana ha confermato una forte capacità di adattamento in un contesto europeo in contrazione. Dopo mesi di volatilità, il mercato si sta stabilizzando, ma permangono criticità strutturali legate alla bassa autosufficienza – ancora sotto il 40% – e alla dipendenza dai ristalli esteri. "Il mercato resta complesso ma mostra segnali di stabilità grazie al lavoro di tutta la filiera. Ora serve consolidare questi risultati con politiche di lungo periodo e relazioni più equilibrate con la distribuzione. Con il Ddl 'Coltiva Italia', il Governo ha ascoltato l’appello degli allevatori e produttori italiani, scegliendo di investire in modo mirato sulla linea vacca–vitello: è la via per ridurre la dipendenza dai ristalli esteri e rafforzare la sovranità alimentare del nostro Paese", sottolinea Serafino Cremonini, Presidente di Assocarni.
Il Ddl “Coltiva Italia” prevede una dotazione complessiva di 1,05 miliardi di euro per l’intero settore dell’agricoltura, inclusa la zootecnia. All’interno di questo budget, 300 milioni di euro sono destinati al comparto bovino: il 70% alla linea vacca–vitello e il 30% all’impiego di seme sessato. Il confronto tra produzione e distribuzione ha messo in evidenza la necessità di un nuovo patto di filiera, fondato su accordi stabili, indicatori di costo condivisi e una comunicazione trasparente su origine, benessere animale e sostenibilità.
Nella seconda parte dei lavori, dedicata al dialogo con il mondo politico e parlamentare, è emersa la volontà condivisa di preservare la competitività del settore zootecnico nel quadro della prossima Pac 2028–2034, evitando il rischio di una rinazionalizzazione delle risorse e valorizzando la specificità dei sistemi di allevamento italiani. È stata inoltre ribadita la necessità di posticipare di dodici mesi l’applicazione del Regolamento europeo sulla deforestazione, per evitare distorsioni tra Stati membri, e di garantire reciprocità negli standard e controlli efficaci nell’ambito dell’accordo Mercosur.
Per concludere, Assocarni ha ringraziato il Ministro Francesco Lollobrigida per la costante attenzione dimostrata nei confronti del comparto zootecnico italiano e, da ultimo, per la posizione assunta sul Regolamento europeo sulla deforestazione, che comporterà costi e complessità significative per gli operatori.
Alla tavola rotonda, sono intervenuti nella parte dedicata al mondo produttivo, Cristiano Fini (Presidente CIA), Massimiliano Giansanti (Presidente Confagricoltura e COPA) ed Ettore Prandini (Presidente Coldiretti), Piero Camilli (Vicepresidente Assocarni con delega al settore ovino), Paolo Cetorelli (CE.DI.Gros), Giuliano Marchesin (Direttore OI IntercarneItalia) e Claudio Mazzini (Coop Italia). Nella parte dedicata al dialogo con il mondo politico e parlamentare, sono intervenuti il Sen. Giorgio Maria Bergesio (Vicepresidente Commissione Agricoltura del Senato), il Sen. Luca De Carlo (Presidente Commissione Industria, Commercio, Turismo, Agricoltura e Produzione Agroalimentare del Senato), il Sen. Stefano Patuanelli (Componente Commissione Bilancio della Camera) e l’On. Raffaele Nevi (Vicepresidente Commissione Agricoltura della Camera dei Deputati).

Lorenzo Musetti e un pranzo vista Sinner alle Atp Finals. L'azzurro, impegnato in serata contro Carlos Alcaraz a Torino, sogna ancora la semifinale ed è arrivato in tarda mattinata alla Inalpi Arena. Prima di scendere in campo nel pomeriggio, per una rifinitura lontana da occhi indiscreti, il toscano ha pranzato nell'area dedicata ai campioni della Inalpi Arena, insieme a coach Simone Tartarini, al suo manager e alla compagna Veronica. Curiosità: l'area pranzo dei maestri, sopraelevata rispetto al foyer dell'Arena e al Sebastopoli, affaccia proprio sul campo di allenamento. Un campo su cui, in quei minuti stava lavorando Jannik Sinner, con lo sparring siciliano Gabriele Piraino.
Tra una chiacchiera e l'altra con lo staff, Lorenzo si è girato ogni tanto per dare un occhio al lavoro di Sinner. Fotografia di un pranzo particolare, ma a Torino succede anche questo in vista di una serata da film. Una serata in cui, vincendo contro il mostro sacro Alcaraz, potrebbe anche regalare il numero uno del ranking all'amico Jannik. (di Michele Antonelli, inviato a Torino)

Si è svolta mercoledì 12 novembre la riunione di presentazione del progetto di ricerca e formazione sviluppato da Med-Or Italian Foundation, in collaborazione con Luiss Sog, intitolato “Geopolitica, tecnologie e sicurezza nel Mediterraneo. Evoluzione e sfide alla sicurezza globale nel Mediterraneo Allargato, tra competizione geopolitica e rivoluzione tecnologica. Quali prospettive per l’Italia?”. Il progetto, che si propone di analizzare in chiave multidisciplinare le dinamiche strategiche euromediterranee, con particolare attenzione all’interconnessione tra innovazione tecnologica, sicurezza e geopolitica, rientra nell’ambito del bando “Geopolitica e tecnologia”, promosso dalla Fondazione Compagnia di San Paolo e dalla Fondazione Csf.
L’incontro ha segnato l’avvio ufficiale delle attività del progetto, in particolare della parte dedicata alla ricerca, con la presentazione delle linee guida e la condivisione delle prime fasi di lavoro tra i ricercatori coinvolti. Il progetto prevede, in una fase iniziale, la redazione di sei paper, articolati in tre aree tematiche oggi particolarmente attuali: connettività trans-Mediterranea; sicurezza e transizione energetica; minacce non convenzionali. L’attività di ricerca sarà approfondita attraverso tre workshop accademici e sarà finalizzata alla realizzazione di una pubblicazione scientifica conclusiva, che raccoglierà risultati e riflessioni emerse nel corso del progetto e dei diversi eventi pubblici che si terranno durante il 2026.
Coordinato da Med-Or Italian Foundation e sviluppato in collaborazione con la Luiss School of Government, il progetto intende offrire un contributo concreto di riflessione strategica e di approfondimento su tematiche fondamentali per il Sistema Paese e la sua proiezione internazionale, in un contesto di competizione globale e sfide emergenti, con particolare attenzione all’evoluzione della dimensione della sicurezza e al ruolo delle nuove tecnologie nei nuovi equilibri geopolitici.
L'uomo era uscito dal carcere dopo condanna per stalking...
Il sindaco Uda paventa il rischio ma garantisce risorse comunali... 
Miralem Pjanic torna alla Juventus? Una visita 'a sorpresa' dell'ex centrocampista bianconero fa sognare i tifosi. Oggi, giovedì 12 novembre, il giocatore bosniaco, oggi svincolato dopo l'ultima esperienza in Russia al Cska Mosca, si è fermato qualche ora alla Continassa per rivedere quella che, per quattro anni, è stata casa sua.
Pjanic è stato accolto con entusiasmo e ha postato nelle sue storie Instagram una foto che lo ritrae con la maglia della Juventus e il 'suo' numero 5: "Sempre felice di tornare a casa", ha scritto accompagnando la foto con due cuori, uno bianco e uno nero. Nella storia successiva invece Pjanic ha documentato l'incontro, con tanto di abbracci e sorrisi, con l'ex compagno, oggi dirigente, Giorgio Chiellini e il tecnico Luciano Spalletti, che lo ha allenato durante la sua seconda parentesi alla Roma, dal 2015 al 2017.
Le foto hanno fatto sognare i più nostalgici tra i tifosi della Juventus, che su X hanno invocato il ritorno di Pjanic, 35 anni e libero da ogni contratto. "Per sei mesi e alle giuste condizioni sarebbe tanta roba", scrive un utente. Un pensiero condiviso: "Nel nostro centrocampo potrebbe giocare ancora senza problemi", "riscattiamo finalmente quell'operazione senza senso con il Barcellona", scrive un altro alludendo all'addio di Pjanic, ceduto ai blaugrana nell'estate 2020 in cambio di Arthur Melo, rivelatosi poi un flop.
Il sentimento comune, in ogni caso, è di scetticismo. I più infatti fanno notare la carta d'identità e una carriera ormai in decrescendo, che dopo la parentesi, non molto positiva, al Barcellona si è sviluppata tra Turchia, Emirati Arabi e Russia, invitando poi la società a puntare sui giovani.
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