
(Adnkronos) - Il primo Regina Coeli di Papa Leone XIV, proclamato dalla Loggia delle Benedizioni della Basilica di San Pietro, rappresenta un momento denso di significati, non solo liturgici ma anche ecclesiali e geopolitici. Ben oltre la forma di una tradizionale allocuzione mariana domenicale, si configura come un discorso inaugurale, in cui il nuovo Pontefice delinea i tratti fondamentali della sua visione di Chiesa e della sua lettura del mondo contemporaneo.
Il contesto non è secondario: la sua prima domenica da Vescovo di Roma cade nella Domenica del Buon Pastore, quarta del tempo pasquale, in cui il Vangelo di Giovanni presenta Gesù come colui che "conosce le sue pecore" e "dà la vita per loro". Papa Leone XIV non si limita a registrare la coincidenza, ma la interpreta teologicamente: "Considero un dono di Dio il fatto che la mia prima domenica sia quella del Buon Pastore". È una chiave programmatica del suo pontificato: si presenta fin dall'inizio come un pastore chiamato a custodire, amare, ascoltare. Il Vangelo, citato direttamente, non viene solo predicato: diventa la matrice del suo stesso ministero petrino.
Uno dei cardini del discorso papale è il tema delle vocazioni, richiamato dalla Giornata Mondiale di Preghiera per le Vocazioni, celebrata in questa stessa domenica. Il Papa invoca la necessità di una Chiesa che sappia accogliere, ascoltare e incoraggiare i giovani nel discernimento, denunciando implicitamente la carenza di guide credibili: "La Chiesa ne ha tanto bisogno", afferma con tono sobrio ma netto. Riprendendo il messaggio lasciato da Papa Francesco per l'occasione, Leone XIV rilancia l'urgenza di costruire comunità capaci di essere "pastori secondo il cuore di Dio", dove i giovani possano trovare riferimenti reali e non idealizzati. L'appello personale è diretto, senza fronzoli: "Ai giovani dico: non abbiate paura", con un richiamo a una celebre invocazione di Giovanni Paolo II. In queste parole si coglie la volontà di coniugare la fedeltà al magistero recente con una nuova sensibilità pastorale: quella che si gioca nella vita concreta delle parrocchie, nei percorsi vocazionali vissuti con fragilità e speranza.
Il momento più drammatico e profondo del discorso arriva con lo sguardo del Papa rivolto al mondo. Leone XIV ricorda l'80° anniversario della fine della Seconda Guerra Mondiale - "l'8 maggio, dopo aver causato 60 milioni di vittime" - per leggere nell'oggi i segni inquietanti di una nuova escalation globale: "Nell'odierno scenario drammatico di una Terza Guerra Mondiale a pezzi, mi rivolgo anche io ai grandi del mondo, ripetendo l'appello sempre attuale di Papa Francesco: Mai più la guerra".
L'appello di Leone XIV non è generico: è nomi, ferite, urgenze. Parla dell'Ucraina e della "sofferenza dell'amato popolo ucraino"; della Striscia di Gaza, con parole durissime e umane insieme: "Cessi immediatamente il fuoco… siano liberati tutti gli ostaggi". Poi, una luce: il cessate il fuoco tra India e Pakistan, accolto con "soddisfazione" come segno concreto che la diplomazia può ancora avere spazio. Ma la domanda che segue - "Quanti altri conflitti ci sono nel mondo?" - lascia cadere sul pianeta intero il peso della coscienza. Il Papa affida tutto alla preghiera, ma non come evasione: invoca la Regina della Pace perché presenti questo appello al Signore, quasi in un gesto di intercessione estrema, ecclesiale e umana.
A chiusura, Leone XIV si fa pastore tra la gente. Saluta le bande musicali e gli artisti popolari, giunti per il loro giubileo, ringraziandoli per la "musica che allieta la festa del Buon Pastore". Saluta i romani e i pellegrini. E infine si rivolge alle mamme, in occasione della loro festa: "Mando un caro saluto a tutte le mamme con una preghiera per loro e per quelle che sono già in cielo". Queste parole, semplici ma dense, restituiscono un Papa che vuole essere vicino, comprensibile, affettuoso, senza perdere l'intensità del suo ruolo. È un messaggio che attraversa l'intero discorso: non si governa la Chiesa con il distacco, ma con la prossimità. (di Paolo Martini)

(Adnkronos) - Negoziati in corso tra Stati Uniti e Hamas. Secondo quanto reso noto da un esponente di spicco palestinese, si legge su Haaretz, il gruppo islamico sta trattando con gli Usa un cessate il fuoco a Gaza e l'arrivo di aiuti nella Striscia.
I negoziati diretti fra Stati Uniti e Hamas "sono ancora in corso" a Doha, hanno confermato due fonti dell'organizzazione palestinese all'Afp, precisando che sono iniziati da alcuni giorni. Nei colloqui, ha aggiunto una delle due fonti, sono stati registrati "progressi" verso una tregua a Gaza. In discussione anche uno scambio di prigionieri.
Mentre, secondo quanto riferito da una fonte al corrente dei colloqui citata da Axios, l'inviato della Casa Bianca Steve Witkoff sarebbe impegnato in colloqui con Israele, Qatar ed Egitto e attraverso di loro con Hamas su un possibile accordo sugli ostaggi e più ampie discussioni di pace per Gaza.
Intanto Hamas annuncia che rilascerà l'ostaggio israelo-americano Edan Alexander, prigioniero a Gaza dal 7 ottobre del 2023. La liberazione era stata già anticipata dal premier israeliano Benjamin Netanyahu e Hamas, in una nota, ha spiegato di aver deciso di rilasciare l'ostaggio nell'ambito degli sforzi per un nuovo cessate il fuoco e per la ripresa della consegna degli aiuti umanitari a Gaza.
Il rilascio di Alexander potrebbe avvenire già domani, ha spiegato una fonte coinvolta nel processo al Times of Israel. Per far procedere il rilascio, devono essere prese misure di sicurezza, fra cui lo stop delle operazioni militari e le attività di ricognizione con i droni su alcune zone della Striscia di Gaza, come era avvenuto in occasione del rilascio di altri ostaggi. Mentre la famiglia di Edan Alexander ha detto si aspetta il rilascio solo "nei prossimi giorni". In una nota condivisa dal Forum delle famiglie degli ostaggi e dei dispersi fa sapere di essere stata informata dell'annuncio di essere "in costante comunicazione con l'amministrazione americana sul suo rilascio atteso nei prossimi giorni".
Steve Witkoff arriverà domani in Israele per facilitare il processo di rilascio dell'ostaggio israelo-americano, scrive il giornalista di Axios Barak Ravid, secondo cui l'inviato di Donald Trump "finalizzerà i dettagli in vista del rilascio".
Ma la guerra a Gaza continuerà, nonostante l'annuncio di Hamas sul rilascio di un ostaggio israelo-americano, assicura in una nota l'ufficio del premier israeliano Benjamin Netanyahu, secondo cui "gli Stati Uniti hanno informato Israele dell'intenzione di Hamas di rilasciare il soldato Edan Alexander come gesto verso gli americani, senza condizioni o altro in cambio".
"Gli Stati Uniti hanno fatto sapere a Israele che si prevede che ciò porterà all'avvio di negoziati per il rilascio degli ostaggi", secondo il piano di Witkoff, "che Israele ha già accettato", mentre si prepara "all'eventualità che questo sforzo venga attuato". "In conformità con la politica di Israele, i negoziati si svolgeranno sotto il fuoco, sulla base dell'impegno a raggiungere tutti gli obiettivi della guerra", conclude la nota.
Leggi tutto: Gaza, in corso negoziati Usa-Hamas: "Verrà liberato l'ostaggio israelo-americano"

(Adnkronos) - Il Genoa di Patrick Vieira tiene vivo il campionato, fermando il Napoli sul 2-2 al Maradona e trasformando questo finale di stagione in un autentico thriller. La squadra di Antonio Conte, capolista lanciata verso lo scudetto, era chiamata a rispondere alla vittoria dell'Inter sul campo del Torino. Ma, davanti agli oltre 51.000 spettatori del Maradona (tredicesimo sold out stagionale), si fa rimontare due volte da un Genoa già salvo, che non ha più nulla da chiedere al campionato, ma che si presenta nella tana del Napoli senza alcuna intenzione di recitare il ruolo di vittima sacrificale.
Gli azzurri scendono in campo con il 4-4-2: confermata in attacco, dopo la vittoria di Lecce, la coppia Lukaku-Raspadori - gli autori delle due reti napoletane. A centrocampo, Lobotka stringe i denti nonostante l'infortunio e parte titolare; in difesa, Olivera viene schierato ancora una volta come centrale. Il primo squillo del Napoli arriva già al 5': bella iniziativa personale di Politano sulla fascia, che rientra sul sinistro e calcia, ma il pallone termina fuori. Il Napoli è in partita e lo dimostra anche la rovesciata di McTominay al 9', che per un attimo sembra far tremare lo stadio: la conclusione però è alta.
All'11', il pubblico tiene il fiato sospeso quando le telecamere inquadrano Lobotka seduto a terra. Lo slovacco non ce la fa a proseguire: esce tra gli applausi e al suo posto entra il suo naturale sostituto, l'altro scozzese del Napoli, Billy Gilmour. Al 15', è Big Rom a sbloccare la partita con un delizioso diagonale di destro, servito alla perfezione dall'onnipresente McTominay - premiato prima del match come Mvp del mese di aprile. Lo stadio 'esplode' e dagli spalti si alza il coro: il Maradona vuole vincere.
Gli azzurri continuano a spingere: Raspadori impegna Siegrist, bravo a deviare in angolo. Ma il Genoa non è venuto a fare la comparsa. Al 27' Carvalho manca un cross per una questione di centimetri. Poco dopo, Pinamonti colpisce la traversa: è il preludio al pareggio. Al 32', sugli sviluppi di una punizione, Ahanor svetta di testa e provoca un'autorete sfortunata di Meret, che interrompe un'imbattibilità che durava da cinque gare. L'1-1 gela il Maradona. La Curva A canta 'ragazzi non mollate', ma il Napoli accusa il colpo e, tranne per una bella serpentina di Spinazzola accolta da applausi, non crea più pericoli fino all'intervallo.
Il Napoli rientra dagli spogliatoi con un piglio arrembante. Al 47', Lukaku accende di nuovo l'arena con un tiro da fuori, deviato da Siegrist. Al 55', occasione clamorosa per Anguissa, ma il portiere rossoblù compie un autentico miracolo a pochi passi dalla porta. La pressione sale, il Maradona ruggisce. Al 64', è ancora Raspadori a illuminare la scena: gran sinistro e Napoli di nuovo avanti. L'attaccante azzurro va a esultare sotto la Curva A, riaccendendo la passione sugli spalti. Due minuti dopo, ancora una super parata di Siegrist su McTominay. Conte si volta verso la tribuna e incita i tifosi ad alzare i decibel.
Il Napoli prova a chiudere i giochi: al 72' Raspadori ci riprova, ma la sua conclusione viene deviata in angolo. Vieira risponde con due doppie sostituzioni, tra cui l'ingresso dell'ex azzurro Zanoli. Al 79', seconda sostituzione per il Napoli: Raspadori, applaudito a scena aperta, lascia il posto a Billing, chiamato a dare equilibrio in mezzo al campo. All'81' altra ghiottissima occasione: Anguissa si invola verso la porta ma, stremato, si fa rimontare e fermare dalla retroguardia rossoblù.
E come spesso accade nel calcio, alla regola del gol sbagliato, gol subito non si sfugge: all'84' Vasquez stacca di testa e batte Meret per il 2-2. È una doccia gelata per gli uomini di Conte. Politano prova subito a reagire, ma il suo tiro è deviato in angolo. All'87', Conte gioca la carta Neres: l'attaccante brasiliano, al rientro da un infortunio, subentra proprio a Politano. Nei minuti di recupero è ancora Billing a far gridare al gol: il suo colpo di testa, però, si spegne sul fondo. Dopo quattro minuti di recupero, arriva il triplice fischio. È 2-2 al Maradona. Dalla Curva si alza un coro: forza ragazzi, noi ci crediamo. Il pubblico applaude la squadra, ma ora la classifica è ancora più corta: Napoli a quota 78, Inter a un solo punto, a 77. Con due giornate alla fine, la corsa scudetto è più aperta che mai. (di Antonio Atte)
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(Adnkronos) - Lorenzo Musetti e Lorenzo Sonego vincono il derby azzurro contro Jacopo e Matteo Berrettini al super tie break, nel primo turno del doppio degli Internazionali d'Italia 2025. Dopo un primo set vinto dai fratelli Berrettini 7-6, Musetti-Sonego conquistano il secondo 6-2 e il super tie break 10-8. Agli ottavi la coppia azzurra sfiderà la coppia, numero due del mondo, Heliovaara/Patten.
I Berrettini partono forte in risposta, conquistano tre palle break, e trasformano la terza. Sonego è poco incisivo, Musetti sembra affaticato dopo il match vinto con Nakashima in mattinata. Il pubblico della SuperTennis Arena è diviso: da una parte l'emozione di vedere due fratelli combattere l'uno per l'altro, dall'altra la bellezza del rovescio a una mano di Musetti. Ma il toscano non c'è e i Berrettini allungano piazzando un altro break. "Forza Lorenzi!" urla una signora in tribuna, e il pubblico ride. Forse sarà stato proprio il suo incitamento, ma da quel momento i 'Lorenzi' iniziano a entrare finalmente in partita. Musetti fa il Musetti, Sonego incanta sotto rete con una bella palla corta. Gli scambi si allungano, i fratelli si conquistano tre palle break, gli altri due azzurri le annullano una dopo l'altra. Musetti, salito di livello con il passare dei punti, e Sonego continuano a salire: e pareggiano i conti al decimo game e portano il set al tiene tie break, dominato e vinto dai Berrettini, che conquistano così il primo parziale 7-6.
La reazione di Sonego e Musetti è immediata. I due azzurri piazzano due break in apertura e strappano subito nel punteggio, con i Berrettini che sembrano subire le volèe del torinese e il dritto del toscano. Matteo cala di condizione, Jacopo sembra spaesato. E così il secondo set è un dominio Musetti-Sonego, che vincono 6-2 e portano il match al super tie break. Musetti e Sonego continuano a macinare punti, mentre i Berrettini non riescono a reagire. I due fratelli si arrendono 10-8, con Musetti e Sonego che volano così agli ottavi di finale.
Jacopo Berrettini, fratello di Matteo, ha 26 anni e nel ranking Atp occupa la posizione numero 336. Entrato nel tabellone principale di doppio degli Internazionali d'Italia 2025 grazie a una wild card, non è la prima volta che giocava con il fratello. Era infatti accaduto già a livello giovanile, poi nei tornei di Cagliari, quando nel 2021 raggiunsero la semifinale, a Firenze nel 2022 e ad Acapulco nel 2023. Nonostante sia due anni più giovane del fratello, è stato proprio lui a spingere verso il tennis Matteo, che inizialmente preferiva le arti marziali.
è stato proprio Berrettini 'senior' a raccontare il fratello in varie interviste, descrivendolo di carattere più tranquillo e riflessivo rispetto a lui. Jacopo, in ogni caso, pur non avendo ancora fatto il suo ingresso nell'elite del tennis mondiale come Matteo si è tolto qualche soddisfazione proprio negli ultimi anni, scalando il ranking Atp. Dalla 878esima posizione Jacopo Berrettini ha raggiunto la top 350 della classifica mondiale grazie ai quarti di finale raggiunti, nel 2024, allo Szczecin Open, Challenger che si tiene in Polonia.
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(Adnkronos) - Donald Trump continua a tenere alta l'attenzione sull'annuncio "importantissimo" che ha promesso di fare nelle prossime ore in concomitanza con il suo primo viaggio internazionale in Medio Oriente.
Dopo che nei giorni scorsi aveva preso piede l'ipotesi riportata dalla stampa israeliana, e poi smentita dagli Usa, di un possibile riconoscimento dello Stato di Palestina da parte dell'amministrazione Trump, il giallo del misterioso annuncio che potrebbe cambiare il corso della storia, continua a tenere banco tra gli analisti. E il presidente contribuisce ad alimentare la suspense stuzzicando la curiosità con una nuova allusione, stavolta via social.
"Il mio prossimo post su Truth - ha scritto oggi Trump - sarà uno dei più importanti e di impatto che io abbia mai pubblicato. Divertitevi", il messaggio laconico del Presidente. Mentre già si scatenano nuove ipotesi.
Come nel caso del riconoscimento dello Stato di Palestina, nuove 'indiscrezioni' sull'annuncio che Trump starebbe per fare, arrivano dalla stampa israeliana. Fonti del Golfo citate da Haaretz anticipano infatti che il presidente degli Stati Uniti potrebbe annunciare una proposta di cessate il fuoco a Gaza durante il suo viaggio.
(Adnkronos) - Nelle ultime immagini che la ritraggono viva Chamila Wijesuriya, la 50enne originaria dello Sri Lanka trovata morta nel pomeriggio al parco Nord di Milano, era in compagnia di Emanuele De Maria, il 35enne detenuto che si è suicidato oggi gettandosi dal Duomo di Milano.
I video risalgono al pomeriggio di venerdì: i due, colleghi all’hotel Berna, dove De Maria lavorava come receptionist con un permesso di lavoro esterno, camminano uno accanto all’altro, all’interno del parco, riparandosi dalla pioggia con due ombrelli. La 50enne è vestita interamente di jeans. Gli stessi abiti che indossava oggi quando è stata ritrovata cadavere, a un chilometro di distanza. De Maria indossa i jeans e un giubbotto nero, come le scarpe e lo zaino. Ha una mano in tasca mentre passeggia al fianco della donna.
Leggi tutto: Milano, Chamila e De Maria ripresi venerdì insieme nel parco - Video
(Adnkronos) - Basilea si prepara ad ospitare l'Eurovision Song Contest 2025 tra nuove regolamentazioni e qualche polemica. La cerimonia di apertura, svoltasi sul Turquoise Carpet, il tappeto turchese più lungo nella storia dell'Esc (ben 1,3 km), ha visto sfilare le 37 delegazioni partecipanti. Grande entusiasmo per il rappresentante italiano, Lucio Corsi, accolto da un bagno di folla mentre salutava i fan a bordo di uno storico tram cittadino.
Tuttavia, la cerimonia è stata segnata anche da alcune proteste contro la partecipazione di Israele alla competizione. Numerose persone hanno manifestato a sostegno della Palestina, esprimendo il proprio dissenso nei confronti della presenza israeliana alla luce del complesso contesto geopolitico. A queste proteste si aggiunge la voce di Nemo, l’artista svizzero vincitore dell'edizione 2024, che nei giorni scorsi ha pubblicamente espresso perplessità sulla partecipazione di Israele, unendosi all'appello di oltre 70 artisti, tra cui ex vincitori dell'Eurovision, che hanno firmato una lettera aperta all'Unione Europea di Radiodiffusione (Ebu). L'Ebu ha comunque confermato la partecipazione del paese, ribadendo la natura "universale e apolitica" dell'evento. Israele sarà rappresentato da Yuval Raphael, sopravvissuta all'attacco di Hamas del 7 ottobre. Tra le novità di quest'anno, una nuova regolamentazione riguardante le bandiere ammesse sul palco. Gli artisti potranno esibire esclusivamente la bandiera del proprio paese, una decisione che segue le controversie delle precedenti edizioni.
Lo scorso anno, proprio Nemo, durante la cerimonia di apertura, aveva sventolato una bandiera queer, violando il regolamento. Nel 2023, a Liverpool, Marco Mengoni aveva portato sul palco la bandiera del Progress Pride insieme al tricolore italiano. Quest'anno, al contrario, il pubblico in sala potrà esporre qualsiasi bandiera non espressamente vietata dalla legge svizzera. Si parte il 13 maggio con la prima semifinale che vedrà esibirsi in ordine: 1. Islanda; 2. Polonia; 3. Slovenia; 4. Estonia; Spagna (già qualificata in finale); 5. Ucraina; 6. Svezia; 7. Portogallo; 8. Norvegia; 9. Belgio; Italia (già qualificata); 10. Azerbaigian; 11. San Marino; 12. Albania; 13. Paesi Bassi; 14. Croazia; Svizzera (già qualificata); 15. Cipro. Il 15 maggio è la volta di: 1. Australia; 2. Montenegro; 3. Irlanda; 4. Lettonia; 5. Armenia; 6. Austria; Regno Unito (già qualificata); 7. Grecia; 8. Lituania; 9. Malta; 10. Georgia; Francia (già qualificata); 11. Danimarca; 12. Cechia; 13. Lussemburgo; 14. Israele; Germania (già qualificata); 15. Serbia; 16. Finlandia.
Leggi tutto: Eurovision 2025, cerimonia di apertura a Basilea - Video

(Adnkronos) - L’Inter non molla la presa scudetto. All’Olimpico Grande Torino, la squadra di Inzaghi liquida 2-0 la pratica Toro grazie alle reti di Zalewski e Asllani. I nerazzurri controllano bene la partita sotto il diluvio e salgono a 77 punti, ad una sola lunghezza dal Napoli: la capolista pareggia in casa 2-2 con il Genoa e frena la corsa verso lo scudetto.
Succede di tutto nel primo tempo. Pronti via, l’arbitro La Penna ferma la gara per problemi sugli spalti . Sono necessari i soccorsi per la caduta di un tifoso e la partita riprende dopo qualche minuto, accompagnata dagli applausi dello stadio. La gara riprende e l'Inter passa in vantaggio al quarto d’ora con Zalewski. Gran gol dell'esterno, che beffa Milinkovic-Savic con un destro a giro dal limite dell'area. Su Torino cala il diluvio e il gioco rallenta con il passare dei minuti: prima dell’intervallo l’unica occasione degna di nota capita a Che Adams. L’attaccante colpisce di testa in tuffo, ma il miracolo di Martinez tiene i nerazzurri avanti. Al 43’ La Penna ferma il gioco per la pioggia eccessiva, che in poco diventa grandine. Poi, dopo i test del rimbalzo con i capitani, si riparte e si va negli spogliatoi al termine dei 6 minuti di recupero.
L’intervallo dura una mezz’ora proprio per i dubbi causati dalla pioggia. Anche qui, dopo il sopralluogo con Ricci e De Vrij La Penna dà l’ok e si torna in campo. Inzaghi propone due cambi per sfruttare gli spazi sulle fasce: dentro Dumfries e Dimarco, fuori Carlos Augusto e Bissek (entrambi ammoniti). Dimarco è subito protagonista e manda Taremi in porta con un bel filtrante dalla sinistra: Milinkovic-Savic esce a valanga, atterra l’iraniano ed è rigore. Sul dischetto va Asllani, che non sbaglia e fa 2-0. L’Inter a questo punto domina il possesso e sfiora il tris a più riprese con Dimarco e Correa, ma in entrambi i casi è provvidenziale l’uscita di Milinkovic-Savic. I granata restano vivi grazie al portiere serbo e nel finale cercano di riaprire il discorso con l’orgoglio. La chance più nitida capita al 71’, quando il sinistro dal limite di Vlasic sfiora il palo dopo la deviazione di Bastoni. Finisce 0-2 a Torino: l’Inter fa il suo e insegue il Napoli.
Leggi tutto: Torino-Inter 0-2, Zalewski e Asllani accorciano le distanze dal Napoli capolista

(Adnkronos) - Edi Rama verso il quarto mandato da premier. Secondo gli exit poll pubblicati dall'Albanian Post, i socialisti hanno ottenuto il 51,8% dei voti alle elezioni parlamentari che si sono svolte oggi, 11 maggio, mentre l'opposizione guidata dal Partito democratico dell'ex presidente Sali Berisha si è fermata al 38%. In termini di seggi, il Ps ne conquisterebbe 79 su un totale di 140, contro i 54 dell'opposizione conservatrice.
Secondo gli exit poll, i socialisti di Rama - che hanno incentrato la loro campagna elettorale sulla prospettiva di adesione dell'Albania all'Ue - hanno ottenuto il 3,1% in più dei voti rispetto alle ultime elezioni politiche, mentre l'opposizione ha perso l'8,2%.
Leggi tutto: Albania, exit poll: vince ancora Rama, ai socialisti il 51,8% dei voti

(Adnkronos) - “La Sicilia del vino, instancabilmente resiliente, riflette sul passato e si proietta con determinazione verso il futuro, trovando nell'associazionismo la forza per avanzare e crescere incessantemente”. Il messaggio di Mariangela Cambria, presidente di Assovini Sicilia, chiude la XXI edizione di Sicilia en Primeur, sottolineando il ruolo centrale dell’associazione nel dibattito globale che riguarda il mondo del vino, definendo un manifesto programmatico che fa leva sul valore culturale del vino e sui fattori principali che oggi lo definiscono: enoturismo, sostenibilità, consumo consapevole, qualità produttiva.
È stata la città di Modica e il suo scenario barocco, dal Castello dei Conti al Teatro Garibaldi, ad aver ospitato la più importante vetrina itinerante del vino siciliano, dedicata all’anteprima dell’ultima annata, ideata ed organizzata da Assovini Sicilia sin dal 2004.
Un viaggio nel cuore della Sicilia del vino: gli undici enotour che hanno condotto la stampa internazionale alla scoperta delle diverse anime vinicole dell'isola hanno consacrato il successo di un format che fa del territorio il suo protagonista. Oltre trecento etichette, presentate in una degustazione tecnica guidata dall'Ais, hanno offerto una vibrante testimonianza del dinamismo e della qualità che animano i produttori siciliani. Sempre più attenzione ai contenuti, con la nuova formula dei quattro talk che ha permesso di approfondire tematiche attuali come la comunicazione nelle nuove generazioni, il neuromarketing, la tutela e valorizzazione delle produzioni vitivinicole grazie ai nuovi contrassegni di Stato.
Con il convegno 'La cultura del vino in Sicilia: una storia millenaria che guarda al futuro', ospitato presso il Teatro Garibaldi di Modica, Assovini Sicilia punta i riflettori sull’attualità del fattore vino nel contesto economico-politico e sociale, offrendo nuovi spunti e riflessioni. Moderato da Luciano Ferraro, vicedirettore del Corriere della Sera, il convegno si è aperto con i saluti istituzionali dell’assessore all'Agricoltura Salvatore Barbagallo, e di Felice Assenza, capo dipartimento Icqrf (Ispettorato centrale qualità e repressione frodi) del Masaf, che ha sottolineato l’importanza di “rafforzare i sistemi di tracciabilità e controllo per proteggere l’identità e la competitività del nostro vino nel mondo". "Questi controlli - ha affermato Assenza - non solo tutelano il consumatore, ma garantiscono anche una leale concorrenza tra produttori, contribuendo a eliminare dal mercato prodotti contraffatti e a contrastare il fenomeno dell’Italian sounding, particolarmente diffuso all’estero”.
A partire dal pay-off di questa XXI edizione, La Cultura del vino in Sicilia: una storia millenaria che guarda al futuro, è la cultura, il leitmotiv e filo conduttore tematico del convegno, declinato nei diversi contributi dei relatori, i quali hanno ragionato, ciascuno secondo la propria area di competenza e azione, su possibili soluzioni e scenari.
Nel suo speech inaugurale, Mariangela Cambria, presidente di Assovini Sicilia, ha sottolineato che “oggi, di fronte alle sfide globali che vedono il vino al centro di un acceso dibattito, è fondamentale tornare alle nostre radici per riflettere e rispondere alle sfide future". "La prossima sfida per Assovini Sicilia non è solo mantenere alta la qualità della produzione vinicola e investire in sostenibilità, ma anche tutelare il valore culturale contro dinamiche internazionali restrittive, contro un pensiero che criminalizza un prodotto di civiltà, conoscenza, bellezza e tradizione”, ha aggiunto.
Il Master of Wine Andrea Lonardi ha gettato le basi per un manifesto programmatico dal titolo 'Il fattore S: l’unicità del continente vitivinicolo siciliano', e ha esplorato il futuro del vino siciliano attraverso dodici parole chiave che iniziano per 'S' - da scenario a sogno - offrendo una riflessione profonda su identità, sostenibilità e visione strategica. “È necessario trattenere i giovani, valorizzare i siti identitari oltre l’Etna, creare vini e narrazioni contemporanei, formare una nuova generazione di viticoltori per affrontare le sfide. Il vino siciliano può rimanere ancora simbolo culturale e sogno condiviso, se guidato da visione e responsabilità ma con preparazione, metodo e disciplina”, ha commentato Andrea Lonardi.
Si scrive enoturismo e si legge cultura del vino, del viaggio e del territorio. Dalla vigna alla vetrina digitale: il Sud che innova tra eventi, e-commerce e nuovi modelli di accoglienza per l'enoturismo, è stato il titolo dell’intervento dei docenti dell’Università Lumsa, Dario Stefàno e Antonello Maruotti, i quali hanno illustrato e commentato i risultati del focus sulla Sicilia della ricerca condotta dal nuovo Centro Studi Enoturismo e Oleoturismo dell’Università Lumsa, guidato dallo stesso Dario Stèfano.
“L'offerta enoturistica nel Sud Italia, ed in particolare in Sicilia, che emerge dell’indagine del Ceseo, disegna un modello dinamico, radicato nella tradizione ma capace di coniugare innovazione ed esperienzialità. Vendita diretta ed e-commerce export si caratterizzano sempre più come canali strategici di crescita economica, con l’online che assume sempre maggiore rilievo nel fatturato”, hanno dichiarato Dario Stefàno, presidente del Centro Studi Enoturismo e Oleoturismo dell’Università Lumsa, e Antonello Maruotti, docente di Statistica (Lumsa Università).
Il dibattito si è arricchito con il tema Awareness e cultura del vino: per un consumo informato e consapevole, ovvero il rapporto tra vino e salute, discusso da Sara Farnetti, specialista in Medicina Interna e in Fisiopatologia del Metabolismo e della Nutrizione. “Il vino è un patrimonio unico, genuino, culturale e come tale va preservato. Non ha senso presentare un divieto di consumare alcolici, sarebbe logico ed efficace rendere consapevoli al consumo, deliberare in modo autonomo una revisione delle abitudini. In tal modo realizziamo un cambiamento culturale, insegniamo il rispetto e la cura dell'individuo”, ha sottolineato Sara Farnetti.
Infine, la cultura del vino in Sicilia oggi non può prescindere dal ruolo della sostenibilità e della Fondazione SoStain Sicilia, “che si dimostra sempre più uno strumento fondamentale per il presente ed il futuro del vino siciliano”, come ha rimarcato Alessio Planeta, consigliere della Fondazione SoStain Sicilia, che, sul palco di Sicilia en Primeur, ha presentato i nuovi progetti come 'Honeybees and vineyard' sul ripopolamento ape e biomonitoraggio apistico, e la 'Bottiglia leggera - CentoperCento Sicilia' che mira alla riduzione dell’impronta carbonica. La Fondazione SoStain Sicilia, nata dalla volontà e dalla sinergia tra Assovini Sicilia e il Consorzio di Tutela vini Doc Sicilia, conta oggi quarantaquattro aziende associate e 23,6 mila bottiglie certificate SoStain Sicilia.
Gran finale al Castello dei Conti di Modica con il walk-around tasting che ha visto 57 cantine associate protagoniste dell’incontro con la stampa, oltre all’eccellenza della produzione vinicola con 300 vini in degustazione.
Sicilia en Primeur è stata anche l’occasione della collaborazione tra Assovini Sicilia e La Sicilia di Ulisse, l’associazione che riunisce le eccellenze siciliane nei settori dell'ospitalità, della gastronomia e della viticultura, che ha curato la cena di chiusura della manifestazione.
“Sicilia en Primeur è un ulteriore importante tassello nel progetto di collaborazione tra Assovini e La Sicilia di Ulisse finalizzato a promuovere la nostra regione attraverso le sue eccellenze di cibo, vino e ospitalità. Aver offerto agli ospiti l’esperienza dell’alta cucina siciliana, abbinata ai grandi vini del territorio, è stata senza dubbio la più autentica forma di promozione della nostra isola, espressione viva della sua cultura e della sua identità”, ha commentato Tony Lo Coco, presidente La Sicilia di Ulisse. Altra sinergia messa in campo durante Sicilia en Primeur, è l’evento organizzato insieme all’Enoteca Regionale Sicilia Sud- Est e l’Ats Strade del vino Cerasuolo di Vittoria, dedicato a una delegazione di giornalisti nazionali ed esteri, ospiti di una degustazione alla scoperta dei vini del territorio.
"Il vino - ha concluso Mariangela Cambria - non può essere privato della sua essenza più pura: il suo valore culturale. La nostra cultura del vino promuove il brand Sicilia nei mercati di tutto il mondo, valorizzando la sua storia, diversità e unicità".

(Adnkronos) - Oggi, 11 maggio, è la Festa della mamma, ricorrenza che si celebra nella seconda domenica di maggio. Quando e dove è nata questa festa e perché si celebra a maggio?
La storia di questa ricorrenza, ricorda 'Focus', è lunga e affascinante perché risale addirittura al mondo greco-romano: allora si festeggiavano le mamme durante le feste legate alle divinità femminili nelle quali si celebrava la fertilità. In epoca medioevale e rinascimentale furono sostituite dalle feste religiose legate alla maternità della Madonna: 'Madre di Dio', Theotokos, è il titolo attribuito ufficialmente a Maria nel V secolo, esattamente nel Concilio di Efeso del 431, ma affermatosi nella devozione del popolo cristiano già a partire dal III secolo. La festa di Maria, madre di Dio, era in un certo senso la festa di tutte le mamme, anche se loro non erano affatto festeggiate.
La Festa della Mamma (e non la festa delle mamme) come la intendiamo ai giorni nostri fu introdotta soltanto tra l'800 e il '900 in due momenti diversi. Il primo risale agli Anni '60 e '70 dell'800 ed è merito di una pacifista americana, Ann Reeves Jarvis e di sua figlia Anna. Al termine della Guerra civile americana, Jarvis aveva promosso una serie di feste per favorire l'amicizia tra le madri di Nordisti e Sudisti. Si trattava soprattutto di picnic e di altri incontri conviviali. Sempre in quel periodo, nel 1870, la poetessa americana Julia Ward Howe scrisse la 'Mother's day proclamation', nella quale esortava le donne e le madri ad assumere un ruolo attivo nel processo di pacificazione tra gli Stati americani.
Il secondo momento risale ai primi anni del '900: Anna Jarvis, figlia di Ann Reeves Jarvis, raccoglie il testimone della madre e inizia a organizzare numerosi eventi dedicati alle madri, con sempre maggiore seguito, finché il presidente americano Woodrow Wilson ufficializzò la festa nel 1914. Fu proprio il presidente Wilson a stabilire che la festa venisse celebrata la seconda domenica di maggio (visto che in quel periodo dell'anno era morta Ann Jarvis), data che venne poi adottata da molti altri Paesi.
La Festa della Mamma arriva in Italia soltanto nel 1933, durante il fascismo, quando il 24 dicembre viene celebrata la "Giornata della madre e del fanciullo". Da quel momento, ogni vigilia di Natale, le mamme vennero festeggiate per motivi propagandistici: erano l'espressione della politica natalista del regime fascista e in tale occasione venivano premiate quelle più prolifiche.
Soltanto nel dopoguerra, anche in Italia, la Festa della mamma ha assunto un carattere meno propagandistico. E nella seconda metà degli Anni '50 del '900 iniziarono a diffondersi due feste della mamma: una organizzata dal parroco di una frazione di Assisi per motivi religiosi, per celebrare la maternità nel suo valore cristiano; l'altra in Liguria, per motivi commerciali, promossa dai fiorai. Entrambe erano festeggiate a maggio, mese dedicato alla Madonna nella religione cattolica, e mese della primavera e periodo ricco di fiori da regalare.
Dal 1959 la festa prese piede e si è celebrata per vari anni l'8 maggio, per poi passare alla seconda domenica di maggio.
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Maternità e carriera, infermiera e dottoressa raccontano la Festa della mamma tra difficoltà e sogni

(Adnkronos) - Le professioniste del mondo della sanità e le difficoltà che ancora persistono nel conciliare il lavoro, la maternità e la famiglia. La Festa della mamma è l'occasione per raccontare due storie diverse, quella di una infermiera e l'altra di una dottoressa, unite dalla coraggio di non rinunciare ai propri sogni. Rosamaria Virgili oggi è direttrice didattica di un corso di laurea in Infermieristica, con 40 studenti da coordinare, dopo un percorso accademico completo a cui si aggiunge ora un dottorando, e a casa ha un figlio e un marito. "Alle ragazze dico che si può fare, la mia - esordisce - è un'esperienza positiva nel percorso di infermiera e di mamma, nonostante la genitorialità in salita visto che ho un figlio con disturbo dello spettro autistico. Ma ho avuto un marito e una famiglia che mi hanno sempre supportato nel raggiungere i miei risultati professionali. Ci sono state delle difficoltà, non lo nascondo, ma si possono superare".
"C'è una collega con cui ho condiviso tanti turni che è diventata mamma lo scorso anno e voleva lasciare il lavoro - racconta Virgili, direttrice didattica del Corso di laurea in Infermieristica dell'Università Tor Vergata di Roma, sede Idi-Irccs - Ci siamo confrontate su questo" perché "a me il lavoro ha 'salvato'. Credo nell'essere infermiere e nella professione che ha tanto da dire, soprattutto non dobbiamo ragionare per compartimenti stagni: fare la mamma-infermiere è un diritto e non dobbiamo rinunciarci".
La direttrice coordina 40 studenti in Infermieristica, oltre il 90% donne. "I miei studenti devo dire che vanno spronati, ma il cambio di passo vero si vede quando entrano in tirocinio - sottolinea - Ho anche una mamma-studentessa di 25 anni ed è una delle migliori, in regola con gli esami. Però già vedo che si preoccupa sul come potrà gestire gli orari del tirocinio con le esigenze di un figlio piccolo. La capisco perché io e mio marito abbiamo trovato una regolarità nella gestione familiare quando ho smesso di fare i turni - ricorda - e l'organizzazione della famiglia ne ha beneficiato. E' chiaro che senza l'aiuto di partner o dei genitori le difficoltà aumentano. I primi anni di vita di un bambino sono i più complicati, così vedo alcune colleghe che rientrano solo quando i figli hanno 3-4 anni e vanno al nido. La mia azienda, l'Idi-Irccs, quando ho avuto problematiche legate a mio figlio (per un periodo ha avuto disturbi del sonno), è stata comprensiva - rimarca Virgili - e il mio responsabile mi è venuto incontro permettendomi di uscire dai turni. Sono stata supportata".
La cosa più difficile quando si fa il medico e si hanno dei figli "è spiegare ai bambini la morte e le malattie inguaribili", ma anche cercare di "fargli capire che è un lavoro che ha delle imprevedibilità: sai quando inizi, ma non quando finisci. La prestazione sanitaria non è bella e impacchettata, ma dipende da come va una visita o un intervento. Un bambino piccolo non lo capisce e alla fine di una giornata chiede della mamma, vuole stare con lei. Così, se devi uscire spesso, ti domandano 'quando torni?'". Però i figli alla fine "semplicemente si adattano, sanno che in determinato momento non ci sei, ma poi torni e stai con loro. Quindi dopo 8-10 ore di lavoro torno a casa da loro perché hanno bisogno della mamma e non dei nonni o della baby sitter". A raccontarsi è Giulia Zonno, medico e componente del Gruppo di lavoro donne medico dell'Omceo Bari 'Agapanto', "il fiore simbolo di coesione sociale. Siamo nate - spiega - per condividere, supportarci e impegnarci nel sociale".
La situazione delle mamme-medico in ospedali o Asl "sta migliorando" e anche "gli uomini danno oggi uno stop al lavoro mettendo un punto da dove poi inizia la vita privata - dice Zonno, 2 figli, che condivide la professione con il marito - Si circoscrive di più il lavoro, se hai figli rinunci magari ad altre attività, i congressi, l'associazionismo, la didattica o l'attività professionale extra. Perché devi darti uno stop, il lavoro non può essere totalizzante. Però una mamma, rispetto ad una collega che non ha famiglia, parte svantaggiata: ad esempio, in una situazione come la specializzazione in Chirurgia i giovani stanno anche 2 giorni senza tornare a casa per i turni e le guardie, quindi se non hai famiglia resti al lavoro perché vuoi 'rubare' la professione e conoscenze al primario. Questo perché c'è la passione che monta, ma se hai qualcuno a casa che ti aspetta la scelta sarà diversa".
La maternità e la famiglia sono ancora un ostacolo per la donna nella sua carriera di medico? "Se si sa gestire una famiglia - risponde la dottoressa - si acquisiscono capacità organizzative e le si portano anche sul lavoro. Noi siamo medici dirigenti e dirigere una famiglia va in parallelo. Questo atteggiamento può dare una marcia in più, tuttavia il tuo impegno lavorativo deve essere conciliato con la famiglia. Serve mettere un freno alla passione, ma essendo un medico dirigente può capitare di andarmene e finire alcune cose sul computer a casa quando i bambini sono impegnati con altro. Se hai un ruolo di dirigente, che sia sul territorio o in ospedale - osserva Zonno - hai delle responsabilità, non timbri il cartellino e vai a casa. Se gestisci un servizio sanitario piccolo o grande, un reparto ospedaliero, un ambulatorio o un centro vaccinale, hai delle responsabilità precise".
Secondo i dati della Fnomceo, la Federazione nazionale degli Ordini dei medici chirurghi e degli odontoiatri, tra i medici italiani con meno di 50 anni 6 su 10 sono donne. E tra i medici con età compresa tra i 40 e i 49 anni la proporzione sale al 64%: quasi 2 su 3. Per Zonno un nodo fondamentale tra le diverse tematiche che investono l'esercizio della professione medica al femminile "è che noi finiamo tardi il percorso di formazione, università e specializzazione, e prima di trovare un posto stabile che ti permetta di progettare una famiglia e un figlio passa qualche anno. Ed ecco che - rimarca Zonno - le mamme medico arrivano alla maternità più tardi rispetto ad altre categorie professionali. Questo è un problema forse anche più degli ostacoli nell'avanzamento della carriera".
Nella vita quotidiana, "come tanti altre mamme e papà che lavorano e fanno i turni, c'è un problema con i nidi. A Brescia, dove vivevo prima di trasferirmi a Bari - conclude il medico - c'era una classe di bambini 'turnisti' che potevano fare o mattina o pomeriggio. Questo agevolava i genitori e ci aiutava, era un asilo privato, ma convenzionato con l'Azienda ospedaliera di Brescia. A Bari non esistono queste realtà, ma si potrebbero organizzare"

(Adnkronos) - Da cervello in viaggio per il mondo a cervello di ritorno. Lorenzo Guglielmetti, 42 anni, direttore del progetto EndTb, con Medici senza Frontiere ha trascorso davvero tanto tempo con la valigia in mano. Il suo colpo di fulmine scientifico: lo studio della tubercolosi resistente ai farmaci. Un incontro nato "un po' per caso. Ma poi ci siamo trovati e non ci siamo più lasciati", sorride, raggiunto al telefono dall'Adnkronos Salute. E proprio uno studio sulla Tbc resistente alla rifampicina, pubblicato quest'anno sul 'New England Journal of Medicine' gli è valso un importante riconoscimento: è stato inserito nell'elenco delle 100 persone più influenti del settore salute secondo la rivista 'Time'. E ora si appresta a tornare in Italia, dove da giugno comincerà una nuova parentesi lavorativa, all'Irccs ospedale Sacro Cuore Don Calabria di Negrar.
"Le malattie infettive mi hanno sempre ispirato - spiega Guglielmetti - E' molto soddisfacente trattarle, perché si riesce a vedere un risultato, si riesce a curare. Di solito con i pazienti si ottiene un risultato in fretta". Ma non sempre è così. Alcune sfide sono più complicate di quel che si pensi. C'è poi l'aspetto umanitario: "Queste sono proprio le malattie delle disuguaglianze, delle fasce più marginali delle società, le grandi malattie neglette che hanno un impatto globale", osserva.
Sebbene sia personale, "il riconoscimento del Time è un riconoscimento al lavoro che è stato fatto in questo progetto nato quasi 15 anni fa, portato avanti con diversi partner da 3 Ong: Msf, Partners In Health (Pih), e Interactive Research and Development (Ird) - sottolinea - Un lavoro di ricerca ma anche molto di advocacy per cercare di migliorare il trattamento della tubercolosi resistente attraverso questi nuovi farmaci, creando nuove combinazioni di molecole in un ambito in cui c'è pochissimo interesse da parte delle case farmaceutiche e pochissimo finanziamento". L'obiettivo è dunque "riempire un vuoto".
Nello studio pubblicato su 'Nejm', spiega Guglielmetti, "abbiamo proprio identificato tre nuove associazioni di farmaci - combinazioni di 4 o 5 farmaci, alcuni nuovi, altri più vecchi - che con un trattamento di 9 mesi permettono di avere degli ottimi risultati nel trattare la tubercolosi resistente alla rifampicina" e quindi aiutare le 410.000 persone colpite ogni anno da questo ceppo. E' un trattamento "molto più corto" rispetto a quello storico di 18-24 mesi, "funziona almeno altrettanto bene, sono tutti farmaci orali, non ci sono iniezioni".
La tubercolosi non si guadagna quasi mai le prime pagine dei giornali, riflette il ricercatore, "si lotta per avere un po' di attenzione sul tema ed è assurdo se si pensa che, tra tutte le malattie infettive, la Tbc è l'agente che causa più morti ogni anno - 1,3 milioni di morti - e più di 10 milioni di casi. Un problema di sanità pubblica enorme, la pandemia più antica, e siamo lontanissimi dall'averla sconfitta. Penso dunque sia importante che si accendano i riflettori, specie in questa fase, con i tagli che sono stati fatti. Basti pensare che gli Stati Uniti hanno tagliato il 40% di tutti gli aiuti alla presa in carico della Tbc a livello mondiale". Gli impatti previsti "sono molto gravi: 30% di casi in più e più morti. Potenzialmente si ritorna indietro di decenni".
Guglielmetti, dopo la specialità in Malattie infettive all'università di Verona, si è messo in moto. "Adesso sono circa 11 anni che sono partito e sono andato a Parigi e da circa 10 anni lavoro con Msf. Sono partito in missione all'inizio, per uno o due anni, e ho lavorato sulla tubercolosi resistente come medico. Dal 2017 mi sono impegnato in questo progetto EndTb, che mi ha permesso di viaggiare nei 7 Paesi in cui abbiamo condotto questi studi, e adesso siamo alla fine, stiamo chiudendo dopo 8 anni".
Progetti per il futuro? Per Guglielmetti questo è un "momento di transizione". E' infatti in programma, come spiegato, "il ritorno in Italia. Riparto dall'ospedale di Negrar e continuerò a lavorare sulla Tbc, sempre inseguendo l'obiettivo di migliorare il trattamento".

(Adnkronos) - I reparti di Medicina interna dei nostri ospedali sono quelli che assistono quasi la metà dei ricoverati, in particolare anziani e cronici con comorbilità. Pazienti che necessitano di cure sempre più complesse, che richiederebbero adeguate dotazioni di letti e personale. "Ma oltre la metà delle medicine interne è attualmente in overbooking, mentre circa un terzo dei ricoveri potrebbe essere evitato con una migliore presa in carico dei servizi sanitari territoriali e se solo si facesse un po’ più di prevenzione. In più l’85,6% dei reparti denuncia carenze oramai croniche di personale". Sono alcuni dei dati che emergono dalla survey condotta da Fadoi, la Federazione dei medici internisti ospedalieri, su 216 unità operative sparse in tutte le regioni italiane.
Nelle Medicine interne "si può dire che la sottoutilizzazione dei posti letto sia un fenomeno inesistente, visto che appena lo 0,46% delle unità operative ha un tasso di utilizzo inferiore al 50% e lo 0,93% tra il 51 e il 71%. Ma - sottolinea il report Fadoi - mentre il 40,28% dei reparti occupa tra il 70 e il 100% dei letti a disposizione, il 58,33% va appunto in 'overbooking', con oltre il 100% dei letti occupati. Ciò significa poi avere pazienti assistiti perfino su una lettiga in corridoio, con un solo separé a garantire la privacy. Ad acuire il tutto c’è poi la carenza di personale, riscontrata nell’85,65% dei casi".
Secondo la Fadoi: "Pochi letti, ancor meno personale, ma la situazione potrebbe essere un po’ più gestibile se si potessero evitare i ricoveri impropri, quelli frutto di una difficoltà di presa in carico dei servizi territoriali, basati su servizi di assistenza domiciliare, reparti di post acuzie e lungo degenza, ma in larga parte sulla rete dei medici di famiglia, anche loro sempre meno numerosi, con un numero elevato di pazienti da dover seguire e gravati sempre più da un enorme e spesso inutile carico burocratico".
"Mediamente un ricovero su quattro potrebbe essere evitato con una rete di assistenza territoriale più adeguata - prosegue la survey - Nel 32,87% dei reparti i letti che si sarebbero potuti liberare sono tra il 10 e il 20% del totale, nel 37% dei casi tra il 21 e il 30%, mentre nel 18,98% dei reparti si sarebbero potuti evitare tra il 31 e il 40% dei ricoveri con una migliore presa in carico del territorio. Percentuale che sale a oltre il 40% nel 6,02% delle unità operative, collocate soprattutto al Sud".
"Discorso analogo per la mancata prevenzione. Stili di vita scorretti, bassa aderenza agli screening, scarse coperture vaccinali, unite al più basso finanziamento pubblico d’Europa per la prevenzione, fatto è che a causa di tutto ciò almeno un quarto degli assistiti finisce in ospedale, quando avrebbe potuto evitarlo - rimarca la Fadoi - Nel 35,19% dei reparti tra l’11 e il 20% dei ricoveri sono dovuti alla poca prevenzione; percentuale che sale tra il 21 e il 30% nel 30% delle unità operative, mentre si sta tra il 31 e il 40% nel 19,44% dei casi e oltre il 40% nell’8,80% dei reparti".
La riforma della sanità territoriale. "Se su quel che precede e dovrebbe evitare molti ricoveri la nostra sanità ancora arranca, altrettanto non si può dire per chi viene dimesso. Qui la percentuale di chi va a casa ma con l’assistenza domiciliare integrata attivata è salita al 43,98%, mentre il 26,85% va in Rsa e il 21,30% in qualche struttura assistenziale intermedia. Solo il 7,87% si ritrova nel proprio letto ma senza servizi di presa in carico, né da parte del territorio, né dell’ospedale", osserva il report.
Cosa accadrà son le case e ospedali di comunità? "Quanto complessivamente la riforma della sanità territoriale, che stenta a decollare, possa migliorare le cose lo racconta la seconda parte dell’indagine, dalla quale emerge un mix di speranza e scetticismo rispetto all’operatività delle nuove strutture che dovranno aprire i battenti entro il giugno 2026 per non perdere i due miliardi del Pnrr stanziati proprio per questi servizi - avverte la Fadoi nel report - Fulcro della riforma dovrebbero essere le Case di Comunità, sorta di maxi-ambulatori dove dovrebbero lavorare in team medici di famiglia, specialisti ambulatoriali delle Asl e altri professionisti della salute. Strutture dove, oltre ad essere visitati, gli assistiti dovrebbero poter eseguire anche accertamenti diagnostici di primo livello, come Ecg o ecografie".
Per il 72,22% dei medici le nuove Case di Comunità potranno effettivamente ridurre il numero dei ricoveri, “ma bisognerà vedere come verranno realizzate”. Stessa risposta fornita dal 72,69% dei medici rispetto agli ospedali di comunità a gestione infermieristica, ai quali spetterebbe il compito di agevolare le dimissioni dai reparti, prendendo in carico quei pazienti che non hanno più bisogno dell’ospedale vero e proprio, ma che nemmeno sono nelle condizioni di tornare a casa. "Per il 20,37% degli interpellati, invece, nessun beneficio arriverà dalle Case di Comunità, così come non vede miglioramenti all’orizzonte derivanti dagli Ospedali di Comunità il 12,04% dei medici. Fermo restando che per il 32,87% tra l’11 e il 20% dei ricoveri potrebbe essere dimesso più rapidamente con queste nuove strutture intermedie ben funzionanti. Percentuale che sale tra il 21 e il 30% per il 33,33% degli interpellati, mentre per il 24,54% potrebbero lasciare più rapidamente il reparto oltre il 30% dei pazienti", conclude Fadoi.
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(Adnkronos) - Liberarsi dalla dipendenza dall'alcol con un'iniezione dimagrante. In uno studio presentato al Congresso europeo sull'obesità (Eco 2025), in programma dall'11 al 14 maggio a Malaga in Spagna, i pazienti che in una clinica di Dublino assumevano liraglutide o semaglutide per perdere peso hanno ridotto il consumo di alcolici di circa 2 terzi in 4 mesi. La ricerca aggiunge una tessera a un puzzle scientifico che sembra allargarsi sempre più: quello sui possibili benefici degli analoghi dell'ormone Glp-1 prodotto dall'intestino, medicinali antidiabetici a effetto dimagrante come l'Ozempic* a cui diversi volti noti hanno raccontato di aver fatto ricorso, da Oprah Winfrey a Elon Musk.
Il disturbo da consumo di alcol - ricordano gli autori del lavoro - è una condizione recidivante che causa 2,6 milioni di morti all'anno, pari al 4,7% di tutti i decessi a livello globale. Trattamenti come la terapia cognitivo-comportamentale (Tcc), terapie che mirano a rafforzare la motivazione a smettere o ridurre l'assunzione di alcol e i farmaci possono avere un grande successo a breve termine. Tuttavia, il 70% dei pazienti ha una ricaduta entro il primo anno. Gli analoghi Glp-1 hanno ridotto il consumo di alcol in studi sugli animali, ma soltanto ora stanno emergendo dati sul loro effetto in questo senso nell'uomo.
Carel le Roux dell'University College di Dublino, con colleghi in Irlanda e Arabia Saudita, ha raccolto dati prospettici sul consumo di alcol da parte di pazienti in cura per obesità in un centro della capitale irlandese. Lo studio in real-world ha coinvolto 262 adulti con un indice di massa corporea Bmi pari a 27 kg/metro cubo o superiore, per il 79% donne, di età media 46 anni e peso medio 98 kg, ai quali erano stati prescritti liraglutide o semaglutide per la perdita di peso. In base al consumo di alcol dichiarato prima di iniziare la terapia farmacologica dimagrante, i pazienti sono stati suddivisi in 3 gruppi: astemi (31, l'11,8%), bevitori occasionali (meno di 10 unità a settimana, 52 partecipanti ossia il 19,8%) e bevitori abituali (più di 10 unità/settimana, 179 pazienti, il 68,4%). Dei 262 adulti, 188 sono stati seguiti per un periodo medio di 4 mesi. I ricercatori hanno così osservato che nessuno di loro aveva aumentato il consumo di alcol. Anzi, il consumo medio è diminuito da 11,3 a 4,3 unità a settimana dopo 4 mesi di trattamento con gli analoghi del Glp-1: una riduzione di quasi 2 terzi".
In particolare, tra i bevitori abituali il consumo di alcol è diminuito da 23,2 a 7,8 unità a settimana. "Questa riduzione del 68% è paragonabile a quella ottenuta con il nalmefene, un farmaco utilizzato per il trattamento dei disturbi da consumo di alcol in Europa", osserva le Roux.
"L'esatto meccanismo con cui gli analoghi del Glp-1 riducono il consumo di alcol è ancora in fase di studio - spiega - ma si ritiene che abbia a che fare con un calo del desiderio di alcol, che si manifesta in aree sottocorticali del cervello non sotto controllo cosciente. Pertanto, i pazienti riferiscono che gli effetti" sulla diminuzione del consumo di alcolici "vengono ottenuti 'senza sforzo'".
Gli scienziati indicano alcuni limiti del loro studio (ad esempio il numero relativamente piccolo di pazienti, l'utilizzo di dati auto-riportati sul consumo di alcol e l'assenza di un gruppo di controllo), ma anche i punti forti: su tutti, l'analisi di dati raccolti prospetticamente in un contesto reale. Conclude le Roux: "E' stato dimostrato che gli analoghi del Glp-1 trattano l'obesità e riducono il rischio di molteplici complicanze correlate. Gli effetti benefici che vanno oltre l'obesità, come quelli sul consumo di alcol, sono in fase di studio, con alcuni risultati promettenti".
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(Adnkronos) - "La salita al soglio di Pietro di un pontefice statunitense rappresenta una svolta epocale capace di rafforzare enormemente il legame tra le due sponde dell'Atlantico. Le sue prime parole pronunciate dalla Loggia delle Benedizioni sono un potente richiamo all'umanità sui valori della pace, della fratellanza e della responsabilità, particolarmente sentiti nella difficile era che stiamo vivendo in cui siamo chiamati ad affrontare sfide di portata globale". Così, con Adnkronos/Labitalia, Simone Crolla, managing director di AmCham Italy, la Camera di Commercio Americana in Italia, sull'elezione di Papa Leone XIV.
"Da sempre il commercio ha promosso concordia tra i popoli e portato benessere a coloro che ne beneficiano e può a buon titolo considerarsi uno strumento di armonia e dialogo. La stagione di speranza e vicinanza tra le genti che si apre con questo pontificato, radicato nel solco dell'eredità spirituale di Papa Francesco, può rendere ancora più efficace l'azione di tale strumento, contribuendo così al ristabilimento di quella concordia di cui tutti percepiamo il bisogno. AmCham Italy rivolge pertanto le più sentite congratulazioni a Sua Santità Papa Leone XIV per la sua elezione e augura ogni successo nel suo operato", conclude.

(Adnkronos) - Il disegno di legge che prevede la partecipazione dei lavoratori al capitale, alla gestione e ai risultati dell’impresa sta seguendo il suo iter parlamentare e potrebbe diventare legge molto presto. Si tratta di un tema storico per il nostro Paese, sul quale anche i direttori del personale hanno espresso il loro pensiero. L’88% di loro, infatti, ritiene che il tema sia molto importante per lo sviluppo e il successo delle aziende e, di questi, il 33% dichiara che la proposta è molto utile. Nel merito della proposta di far partecipare i lavoratori alla governance dell’impresa, invece, circa il 72% dei direttori del personale si dichiara favorevole. Questo è uno dei dati di fondo emersi dall’indagine sul tema curata dal centro ricerche dell’Aidp (associazione nazionale per la direzione del personale), guidato dal professor Umberto Frigelli, a cui hanno risposto oltre 600 professionisti delle risorse umane.
“Il Disegno di Legge n. 1407 rappresenta un'opportunità unica per dare concretezza all'articolo 46 della Costituzione e favorire la partecipazione dei lavoratori alla vita aziendale. La survey condotta da Aidp evidenzia chiaramente il grande potenziale di queste pratiche. La partecipazione non si impone, si costruisce: serve un’alleanza tra istituzioni, imprese e persone, come Aidp lavoreremo per ottenere questo risultato. solo così potremo creare un modello partecipativo efficace e duraturo. Questi e tanti altri saranno i temi al centro del nostro 54° congresso nazionale del 16 e 17 maggio”, spiega Matilde Marandola, presidente nazionale Aidp.
In questi anni sono state già implementate nelle aziende diverse forme e modalità di partecipazione dei lavoratori alla governance aziendale. Il 30% delle aziende, infatti, ha predisposto organismi consultivi attraverso forme e processi strutturati per avanzare suggerimenti e proposte di miglioramento; il 21% circa a definito delle modalità strutturate di coinvolgimento dei lavoratori nelle decisioni produttive e organizzative; il 20% circa ha definito modalità consultive, non vincolanti, attraverso la partecipazione dei lavoratori a comitati paritetici su temi come formazione, piani di carriera inquadramento; il 15% ha previsto modalità di partecipazione ai profitti e l’8% alla gestione e partecipazione alla scelte strategiche. Il 69% dei professionisti HR dichiara una certa soddisfazione su tali forme di partecipazione implementate che considera efficaci e proficue.
I direttori del personale che non hanno implementato la partecipazione. Tra le modalità di partecipazione sopra elencate i direttori del personale che non hanno ancora implementato nessuna iniziativa in questo senso prediligono, in grande maggioranza, le modalità consultive attraverso, processi strutturati (il 58%) o comitati paritetici consultivi non vincolanti (il 36%) su temi quali la formazione, la carriera, l’inquadramento. Quasi il 17% è favorevole alla partecipazione agli utili e il oltre il 9% alla partecipazione alle scelte strategiche.
Oltre il 60% dei direttori del personale ritiene che la partecipazione dei lavoratori, nelle varie forme possibili, serva ad aumentare l’ingaggio e la motivazione; il 29% circa ad avere proposte e suggerimenti utili alla gestione e il 19% a migliorare l’efficienza dei processi aziendali. Oltre il 21%, inoltre, pensa che serva a migliorare il clima aziendale e il 12% crede che la partecipazione dei lavoratori sia utile a migliorare la governance complessiva dell’azienda. Potrebbe, infine, migliorare le relazioni sindacali per il 9% e incrementare il compenso dei dipendenti per oltre l’8% dei rispondenti.
Il 54° congresso dell'Aidp dal titolo 'La Forza dell’Immaginazione', si svolgerà presso l’Allianz MiCo di Milano. Parteciperanno oltre 1.400 professionisti delle risorse umane provenienti da tutte le regioni d’Italia, 76 speaker di altissimo livello, nazionale e internazionale e una cena molto particolare con Leonardo Da Vinci, tutta da scoprire. Nella due giorni si discuterà di come la diversità culturale sia una fonte inesauribile di ispirazione e l’intelligenza artificiale, al centro della rivoluzione spazio-temporale del lavoro unita all’urgenza della sostenibilità, siano decisivi per immaginare un futuro in cui le visioni hanno il coraggio di diventare realtà.
Leggi tutto: Aidp: da 72% direttori personale sì a partecipazione lavoratori a governance aziendale

(Adnkronos) - "Un Papa che ha subito invocato la pace, che ha indicato pur in poche parole la via difficile di una nuova concordia che parte dagli ultimi, i vessati, gli oppressi dei Sud del mondo, dalle periferie dell'esistenza. C'è tanta continuità nell'attenzione alle vittime dell'economia dello 'scarto' anche nella scelta di un nome molto impegnativo, quello di un predecessore come Leone XIII che ha fondato nei fatti la dottrina sociale con la prima Enciclica Rerum Novarum che guarda al mondo del lavoro, dei diritti, dell'inclusione". Così, con Adnkronos/Labitalia, Luigi Sbarra, già leader della Cisl, commenta l'elezione di Papa Leone XIV.
(Adnkronos) - All'inizio della sua carriera non voleva diventare esattamente un chirurgo dell'obesità. Eppure oggi, proprio grazie alla sua attività 25ennale ed esperienza in questo campo, Francesco Rubino, 53 anni, per la rivista 'Time' è una delle 100 persone più influenti nel mondo della salute. L'essere stato inserito nell'elenco 2025 (categoria leader) "è stata una doppia soddisfazione: non solo un riconoscimento personale, ma un riconoscimento alla Lancet Commission, 56 esperti dagli Usa all'Australia, di tutti i continenti, con i quali abbiamo affrontato un lavoro di anni, iniziato nel 2019, per definire per la prima volta la diagnosi di obesità. Una diagnosi che distingue tra obesità clinica e preclinica. Lo abbiamo fatto spontaneamente e senza compensi, con la stessa passione che si ha quando si entra alla scuola di medicina", spiega all'Adnkronos Salute Rubino, responsabile Metabolic and bariatric surgery al King's College London.
"Finora - sottolinea l'esperto - non avevamo una diagnosi clinica di obesità, avevamo una classificazione basata sul peso. E non è facile usare una classificazione che, con l'indice di massa corporea, non riflette la salute dell'individuo". Come spiegare alle persone cos'è l'obesità? "E' uno spettro di condizioni - chiarisce Rubino - Ci sono persone che vivono con un'obesità moderata e non hanno immediatamente dei problemi di salute, magari hanno un rischio di averli in futuro e questo rischio va trattato con delle strategie diverse. Ma ci sono persone che hanno una vera e propria malattia, qui e ora, non un rischio futuro. Persone che non possono camminare, non possono respirare, lavorare. Purtroppo a loro spesso non viene riconosciuto questo stato di malattia, molto spesso non hanno accesso alle cure, poi ancora più spesso sono anche vittime di uno stigma. Per questo c'era bisogno di riconoscere l'obesità anche come malattia". Un lavoro, quello della commissione, che va dunque "anche contro i pregiudizi".
Pregiudizi che vanno "in due direzioni praticamente opposte. Da un lato c'è quello che ha fatto sì che non si potesse ritenere finora in maniera globalmente riconosciuta che l'obesità è anche una malattia - ragiona Rubino - E dall'altro il pregiudizio contrario di voler dipingere tutta l'obesità come una malattia, forse un errore involontario. Il punto è che questo è un problema che affligge talmente tante persone e occorre decidere in maniera concreta, scientifica, medica ed etica come e a chi dare priorità per farmaci e interventi chirurgici che non si possono dare a tutti, e trattare ognuno in maniera adeguata".
Rubino spiega che lui stesso aveva, all'inizio del suo percorso, "un'idea sbagliata" della questione. "Pensavo fosse molto legata agli stili di vita, qualcosa da affrontare facendo esercizio e mangiando meno. 'Perché operarsi?', mi dicevo - racconta - Poi invece ho capito che mi sbagliavo sia sulle cause dell'obesità sia sugli interventi, ho capito che non era tutto così semplicistico. E mi sono specializzato in questa chirurgia". E' insomma "un problema importante, sul quale a mio avviso abbiamo fatto un passo avanti, però è un passo avanti che richiede ancora che molte persone cambino un po' il loro modo di vivere e di vedere l'obesità, inclusi alcuni professionisti della sanità". C'è chi si schiera come se fosse un problema di opinione, "invece deve essere un problema trattato secondo evidenza scientifica. La commissione ha trovato il modo di riconoscere una realtà che è, tutto sommato, sotto gli occhi di tutti, e cioè che l'obesità può essere un fattore di rischio e può essere una malattia vera e propria che compromette il funzionamento degli organi nello stesso modo in cui lo fanno altre malattie, quindi queste persone non dovrebbero essere discriminate".
Rubino è stato un 'globetrotter' del mondo medico-scientifico. Intorno ai 28 anni ha messo il bisturi in valigia ed è volato Oltreoceano. Nato a Cosenza, ha frequentato Medicina a Roma, all'università Cattolica - Policlinico Gemelli. "Qui mi sono laureato e specializzato in Chirurgia generale e già durante gli ultimi anni di specializzazione ho cominciato a fare esperienza all'estero - dice - Poi ho lasciato l'Italia per fare un ulteriore training negli Stati Uniti, al Mount Sinai Medical Center, alla Cleveland Clinic". Poi c'è stata una parentesi di 7 anni in Francia, a Strasburgo. A quel punto "mi hanno offerto di lavorare alla Cornell University a New York", dove c'era uno dei primi centri di chirurgia del diabete al mondo. "Le mie ricerche precedenti avevano evidenziato un meccanismo per cui gli interventi chirurgici che si fanno per l'obesità cambiano di fatto anche il metabolismo degli zuccheri, in maniera indipendente dalla perdita di peso. Quindi in qualche modo avevo sviluppato questo concetto di chirurgia per curare il diabete di tipo 2".
L'esperto ha diretto questo centro alla Cornell "per 7 anni circa". E la Grande Mela è anche la città dove ha incontrato "per caso" sua moglie Christin, "americana della California, due storie completamente diverse le nostre". Lei "fa la cantante lirica e io, per un congresso che ho organizzato a New York, ho chiamato la Juilliard School per avere un cantante che si esibisse per l'occasione. E' arrivata lei". Il resto è storia. La coppia vive a Londra dal 2013 e oggi ha un figlio di 9 anni. L'Italia? "Manca, ma si torna ogni volta che è possibile, per far visita a mio papà che vive in Calabria e ha 87 anni". (di Lucia Scopelliti)

Con l’arrivo della primavera, in Sardegna fioriscono non solo le giornate di sole, ma anche le opportunità per rinnovare e valorizzare gli spazi dedicati al pubblico. In particolare, le attività turistiche e commerciali che si preparano alla stagione estiva trovano nella stampa su alluminio un alleato elegante e professionale per comunicare con impatto.
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Roma, 30 aprile 2025 – Cresce l’allarme tra gli esperti della salute pubblica per gli effetti della cannabis sui giovani, con nuovi studi che confermano gravi rischi cardiovascolari legati al suo consumo. A lanciare l’allerta è Stefano De Lillo, vicepresidente dell’Ordine dei Medici di Roma (Omceo Roma) e coordinatore della Commissione per la prevenzione delle dipendenze: “Se prima c’erano dubbi, oggi possiamo affermare con certezza che l’uso di cannabinoidi rappresenta un importante fattore di rischio per infarti, ictus e aritmie, anche nei giovani in buona salute”.
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