
Un re Carlo malato e dal carattere debole, a cui William non vede l'ora di subentrare. Fonti di Palazzo hanno riferito a RadarOnline che il principe di Galles ritenga il padre non idoneo a governare e non voglia aspettare la sua morte per succedergli, per ripristinare l'onore, secondo lui perduto, nella monarchia britannica. Gli stessi insider hanno detto al sito americano di gossip che la regina Camilla è "furiosa" per il modo in cui l'erede al trono e sua moglie Kate l'hanno messa da parte, hanno indebolito il sovrano e hanno preso in mano la situazione, dopo che è saltato fuori il legame dell'ex principe Andrea con il finanziere pedofilo Jeffrey Epstein.
Una fonte interna alla famiglia reale ha raccontato: "Quando Carlo ha accettato di cedere il controllo a William, Camilla, sconvolta, ha afferrato le sue perle, è crollata per il dolore e ha esclamato: 'Non farmi questo!'". Un'altra fonte ha aggiunto: "Camilla è tutta presa dalla brama di potere. Sa che suo marito aspettava di diventare re da molto tempo e, a dire il vero, anche lei aspettava di diventare regina. Camilla sta solo cercando di mantenere il trono il più a lungo possibile e toglierglielo è per lei devastante". E intanto ci si mette anche Kate Middleton a far pressione su Charles e sul marito. Secondo alcune fonti, ha persino lanciato un ultimatum al re, giurando che avrebbe divorziato da William se non avesse strappato il controllo a Camilla.
"Il principe di Galles vede suo padre come un tipo debole e incapace di fare le cose come le farebbe lui per proteggere la monarchia", scrive RadarOnline. "Mentre re Carlo coccolava suo fratello, concedendogli il beneficio del dubbio, William gli diceva di decidersi a buttarlo fuori. Il principe William è una persona pragmatica e non gli piaceva il modo in cui il padre stava gestendo" il 'problema Andrea'. Padre e figlio si sarebbero scontrati anche sul ruolo di Beatrice ed Eugenie nella vita pubblica dopo lo scandalo che ha coinvolto l'ex duca di York. Secondo ShuterScoop di Rob Shuter, la decisione di Carlo di approvare il patronato di Beatrice presso l'Outward Bound Trust ha "colto di sorpresa" i cortigiani, convinti che gli York fossero ormai "in panchina".
Una fonte ha riferito a Shuter: "William voleva che gli York restassero lontani dalla ribalta fino alla prossima visita medica del re. Ma Sua Maestà ha insistito: ritiene che la famiglia abbia bisogno di guarire sotto gli occhi di tutti. William è pragmatico. Sa che gli York sono veleno per l'opinione pubblica. Suo padre semplicemente non vuole rendersene conto".

Il ministro della Difesa Guido Crosetto lancia l'allarme sulla guerra ibrida con un 'non paper'. "È una guerra combattuta con 'bombe' meno visibili di quelle fisiche - si legge - ma che cadono incessantemente, producendo danni che, se guardiamo le tendenze e se non cambiamo l’approccio, potremmo non essere in grado di contenere. Ci sveglieremo, un giorno, di fronte a un danno catastrofico e ci chiederemo, 'sorpresi', cosa sia avvenuto".
L'allarme
"È in atto una guerra continua che ci minaccia senza sosta, giorno e notte. Gli obiettivi sono le nostre infrastrutture critiche, i centri decisionali, i servizi essenziali, le strutture commerciali, le nostre industrie, le catene di approvvigionamento, il patrimonio cognitivo delle nostre popolazioni, e, in ultima analisi, la tenuta complessiva del Paese. Questa offensiva, in corso da anni, procede a un ritmo sempre più incalzante, con il rischio crescente che, prima o poi, le difese — mai del tutto sufficienti — non riescano a prevenire gli effetti catastrofici che gli attaccanti perseguono: il blocco dei trasporti pubblici (treni, aerei), gravi incidenti, il malfunzionamento delle sale operatorie e dei reparti di rianimazione, il collasso del servizio sanitario, la paralisi del sistema bancario, la corruzione dei dati su cui si basano pensioni e stipendi", si legge sul 'non paper' del ministro.
"Si tratta di un rischio quotidiano, costruito per mano di attori malevoli e privi di scrupoli, ora anche legati a Governi, che hanno di fatto abbandonato ogni riferimento al Diritto Internazionale, alla convivenza pacifica e ai valori che invece noi continuiamo a condividere e difendere. È una guerra combattuta con 'bombe' meno visibili di quelle fisiche - si legge - ma che cadono incessantemente, producendo danni che, se guardiamo le tendenze e se non cambiamo l’approccio, potremmo non essere in grado di contenere. Ci sveglieremo, un giorno, di fronte a un danno catastrofico e ci chiederemo, 'sorpresi', cosa sia avvenuto. La risposta sarà: 'è avvenuto esattamente ciò che era più probabile, anzi, prevedibile, che accadesse', se non faremo nulla di ulteriormente concreto per evitarlo. Chi ci muove quotidianamente attacchi ibridi, in particolare sul piano della disinformazione, della guerra cognitiva e nel dominio cyber, oggi sa che l’occidente spesso sceglie di non reagire. Tutto questo è assurdo. Questo atteggiamento è insostenibile".
"Gli attacchi, -prosegue - condotti sul piano della disinformazione, della guerra cognitiva e nel dominio cyber, sfruttano la consapevolezza che 'l’Occidente spesso sceglie di non reagire'. In sintesi, come per violazioni dello spazio aereo, delle acque territoriali o dei confini terrestri, anche sul piano ibrido è necessario predisporsi per reazioni legittime e tempestive. Occorre passare rapidamente dall’attuale postura contenitiva a una postura concretamente difensiva (che in ambito hybrid non può che essere proattiva), sia a livello nazionale sia in ambito alleanze. Siamo sotto attacco e le 'bombe hybrid continuano a cadere': il tempo per agire è 'subito'".
Il ruolo dell'Ue
"Le istituzioni europee devono assumere un ruolo guida nella definizione di una strategia comune contro la guerra ibrida", si legge ancora. "Commissione, Consiglio e Parlamento Ue devono lavorare in sinergia per adottare normative che rafforzino la sicurezza informatica, contrastino proattivamente la disinformazione, ad esempio tramite strumenti comuni di certificazione delle notizie, e proteggano le infrastrutture critiche. Occorre istituire un meccanismo permanente di monitoraggio delle minacce ibride, con un centro operativo europeo dedicato che coordini le risposte e supporti gli Stati membri. Inoltre, bisogna investire in programmi di educazione civica e alfabetizzazione digitale per aumentare la consapevolezza dei cittadini e ridurre la vulnerabilità alle campagne di manipolazione. Cittadini consapevoli sono la nostra migliore difesa a lungo termine".
L'azione concreta
Improcrastinabile, secondo il ministro, una "azione concreta: l’aggiornamento urgente del quadro normativo, allineandolo alle migliori prassi internazionali, con l’obiettivo di abilitare una Difesa pronta ed efficace, coerente con gli scenari presenti e futuri. La riforma dovrà quindi tradursi nelle quattro direttrici già menzionate: definire lo Spazio cyber di interesse nazionale come vero e proprio 'campo di operazioni' su cui il Ministero della Difesa possa agire senza soluzione di continuità; dotarsi di un’Arma Cyber, civile e militare, adeguatamente dimensionata e capace di operare senza soluzione di continuità su tutto lo spettro delle operazioni necessarie. In tale prospettiva, mentre proseguono gli approfondimenti tecnici e il confronto con i Paesi amici e alleati, si può ritenere che una forza realmente congrua e rassicurante debba attestarsi su circa 5.000 unità, a prevalente componente operativa".
"In termini più realistici, tuttavia, un primo obiettivo può consistere nella creazione di una capacità iniziale di 1.200–1.500 unità, di cui circa il 75% dedicato a compiti operativi, così da garantire continuità d’azione h24, 7 giorni su 7, 365 giorni l’anno, secondo il modello già consolidato in altri settori della Difesa, come ad esempio quello della Difesa Aerea; garantire a tale Arma adeguate tutele funzionali per gli specialisti civili e militari impiegati; istituire infine - si legge ancora nel 'non paper' - un Centro per il Contrasto alla Guerra Ibrida dotato di comando e controllo, meccanismi di condivisione rapida di best practice per contrastare la disinformazione e le azioni ostili nel campo della guerra cognitiva".
"Queste non sono opzioni - ribadisce Crosetto - sono le condizioni necessarie e improcrastinabili per proteggere i cittadini, le nostre case, i nostri territori, il nostro Paese, come già fanno altri. È infatti un percorso che bisogna fare individualmente e collettivamente nell’ambito delle alleanze. Le 'bombe' ibride continuano a cadere mentre scrivo. Per questo la vera questione non è 'cosa dobbiamo fare', che appare quindi scontato, bensì la velocità con cui dobbiamo passare dall’attuale postura 'contenitiva' a una postura concretamente difensiva, che in ambito hybrid non può che essere proattiva, sia a livello nazionale sia in ambito alleanze. E il momento per farlo è adesso!".
Minaccia un compagno e si fa consegnare felpa e borsello... 
Conto alla rovescia per il pagamento della seconda rata dell'Imu per il 2025. Per chi non avesse pagato in un'unica soluzione il 16 giugno scorso, la data da cerchiare in rossi è il 16 dicembre. Ma è possibile non pagarla?
Imu cos'è
L'imposta municipale propria (Imu) è l'imposta dovuta per il possesso di fabbricati, escluse le abitazioni principali classificate nelle categorie catastali diverse da A/1, A/8 e A/9, di aree fabbricabili e di terreni agricoli. Si applica in tutti i comuni del territorio nazionale, fatta salva l'autonomia impositiva prevista dai rispettivi statuti della regione Friuli-Venezia Giulia e delle province autonome di Trento e di Bolzano.
L'abitazione principale è definita come l'unità immobiliare in cui il soggetto passivo e i componenti del suo nucleo familiare risiedono anagraficamente e dimorano abitualmente.
Quando è possibile non pagare l'Imu
Una sentenza della Corte Costituzionale (13/10/2022 n. 209) ha rivisto un aspetto discusso. In precedenza, per non pagare l'Imu era necessario che l'intero nucleo familiare del proprietario avesse sia la residenza anagrafica che la dimora abituale nello stesso immobile. Se ad esempio i coniugi avevano residenze e dimore separate in due immobili diversi, situati nello stesso Comune, l'esenzione Imu poteva applicarsi solo a una delle due abitazioni.
La Corte costituzionale ha invece stabilito che "è incostituzionale la normativa Imu che non consente a entrambi i coniugi la fruizione dell'esenzione Imu prima casa sui rispettivi immobili ove gli stessi risiedano e vivano stabilmente e singolarmente, avendovi fissato la propria abitazione principale disgiunta rispetto all'altro coniuge. Spiega, infatti, la Consulta che nell'attuale contesto caratterizzato dall'aumento della mobilità nel mercato del lavoro, dallo sviluppo dei sistemi di trasporto e tecnologici, dall'evoluzione dei costumi, è sempre più frequente l'ipotesi che persone unite in matrimonio o unione civile concordino di vivere in luoghi diversi, per ricongiungersi periodicamente, ad esempio nel fine settimana".
"In tali casi non ritenere sufficiente, ai fini dell'agevolazione Imu, la sussistenza dei requisiti della residenza e della dimora abituale presso un determinato immobile, è, secondo i giudici costituzionali discriminatorio rispetto a chi, in possesso di pari requisiti, ne beneficia in quanto singolo o convivente di fatto. In conclusione non può essere evocato l'obbligo di coabitazione stabilito per i coniugi dall'art. 143 del codice civile, dal momento che una determinazione consensuale o una giusta causa non impediscono loro di stabilire residenze disgiunte. Di conseguenza dalla norma censurata deve essere espunto il riferimento al 'nucleo familiare' in quanto discriminatorio rispetto alla logica che consente al singolo o ai conviventi di fatto di godere pro capite delle esenzioni per i rispettivi immobili", si legge sul sito del Mef (Dipartimento della Giustizia tributaria).
Imu agevolata
Il ministero dell'Economia ha pubblicato il decreto del 6 novembre 2025, che aggiorna l'allegato sulle agevolazioni Imu già introdotte nel 2024. Il provvedimento non stravolge la struttura dell'imposta, ma raffina i criteri che consentono ai Comuni di intervenire sulle aliquote, in coerenza con l'effettivo utilizzo dell'immobile.
Per i proprietari, soprattutto di case al mare o chalet in montagna, si apre uno scenario potenzialmente più favorevole, ma con un elemento decisivo: nulla sarà automatico, ogni sgravio dipenderà dalla scelta del Comune ricorda Immobiliare.it.
Il decreto amplia dunque il margine di manovra dei sindaci per modulare l'imposta sulle abitazioni non affittate, non concesse in comodato e utilizzate solo per alcuni periodi dell'anno. Si parla delle cosiddette case "a disposizione", categoria che comprende in modo naturale le tipiche abitazioni stagionali. Qui la novità è significativa: l'aliquota potrà essere graduata non solo a partire da quella base, ma considerando l'uso effettivo dell'immobile. Una casa vissuta solo per qualche settimana l'anno, con consumi ridotti o utenze sospese, potrà essere valutata diversamente rispetto a un immobile sfruttato tutto l'anno. Attenzione però: l'agevolazione riguarda solo gli immobili non locati. Le case vacanza gestite in forma commerciale, affittate o inserite nel circuito delle locazioni brevi, non rientrano nella logica dello sconto.

Il bollitore elettrico è essenziale per riscaldare rapidamente l’acqua per le varie necessità di ogni giorno. E’ inoltre semplice da usare e particolarmente efficace per preparare tè, caffè, infusi o per l’acqua necessaria per far bollire la pasta, senza incidere sui costi in bolletta.
Come funziona
Ma come funziona il bollitore? L’acqua che viene versata all’interno del bollitore si riscalda grazie a una resistenza elettrica posta alla base o lungo il corpo dell’elettrodomestico. Quando l’elettrodomestico viene collegato alla rete elettrica e acceso, la resistenza comincia a scaldarsi, trasferendo il calore all’acqua contenuta nel bollitore. Un termostato posizionato all’interno del bollitore rileva la temperatura dell’acqua all’interno del bollitore e lo fa spegnere in automatico quando l’acqua è in ebollizione o ha raggiunto la temperatura impostata in partenza. Questo sistema di rilevazione fa sì che il bollitore eviti di consumare energia inutilmente o di far evaporare totalmente l’acqua contenuta.
Nel bollitore elettrico, l’acqua raggiunge lo stato di ebollizione in un lasso di tempo davvero breve - spiega Bosch - di solito tra i due e i cinque minuti per un litro d’acqua, rendendo pertanto questo piccolo elettrodomestico molto conveniente ed efficace. Molti modelli moderni di bollitori elettrici offrono anche funzionalità aggiuntive, come la possibilità di impostare diverse temperature a seconda delle necessità, oppure la funzione di mantenimento del calore, che permette di mantenere l'acqua a una determinata temperatura per un periodo di tempo prolungato.
Come tenerlo pulito
Per far funzionare alla perfezione il bollitore elettrico, e far sì che riscaldi l'acqua in poco tempo, è importante tenerlo rigorosamente pulito. La pulizia è fondamentale per garantire la sua efficienza e per evitare che si formi calcare all’interno, il quale può da una parte compromettere il sapore dell’acqua riscaldata, nuocere alla salute e dall’altra ridurre la longevità del bollitore. Bosch consiglia di pulire il bollitore con alcuni accorgimenti quotidiani: sciacquare l’interno del bollitore con acqua dopo ogni utilizzo, soprattutto se si vive in una zona con acqua particolarmente dura e ricca di minerali; per una pulizia più profonda e per eliminare residui e calcare, pulirlo invece ogni settimana o due, a seconda della frequenza di utilizzo, con detergenti delicati non abrasivi, oppure, per una soluzione più ecologica ed economica, si possono utilizzare prodotti naturali.
Ci sono diversi prodotti naturali che si possono utilizzare per pulire il bollitore elettrico per preferire uno stile di vita più green. Aceto: grazie al suo pH acido ha proprietà sgrassanti, disinfettanti e anticalcare. Riempire il bollitore con una soluzione composta da metà acqua e metà aceto bianco; farla bollire e poi riposare all’interno per circa un’ora. Risciacquare bene con acqua pulita per eliminare l'odore di aceto. Limone: riempire il bollitore di acqua mescolata al succo di uno o due limoni interi e portarla a ebollizione. Quindi lasciare riposare il liquido per circa 30 minuti prima di risciacquare. Il limone è perfetto per eliminare il calcare, grasso e muffe ma anche per eliminare i cattivi odori. Bicarbonato di sodio: per fare una bella pulizia profonda del bollitore, si può aggiungere un cucchiaino di bicarbonato di sodio all’acqua e far bollire la miscela. Il bicarbonato aiuterà a sciogliere i residui di calcare e a neutralizzare eventuali odori sgradevoli, continuano da Bosch.
Quanto consuma
Il consumo energetico di un bollitore elettrico dipende da vari fattori, tra cui la potenza dell’elettrodomestico, la quantità di acqua che si desidera riscaldare e la frequenza d’uso. In genere, la potenza di un bollitore varia tra i 1500 e i 3000 watt. Nonostante la potenza, l’uso del bollitore invece che del fornello può davvero avere un impatto positivo sulla tua bolletta. Infatti, anche se utilizzato frequentemente, il bollitore resta comunque uno degli elettrodomestici più efficienti e rapidi per riscaldare acqua rispetto all’uso dei fornelli, poiché la sua resistenza trasmette il calore direttamente all'acqua, riducendo le dispersioni energetiche. Grazie alle diverse impostazioni di temperatura, riscaldare l’acqua diventa più veloce e il risparmio energetico maggiore perché il bollitore si spegne una volta raggiunta la temperatura desiderata. Inoltre, se si utilizza acqua già calda, il tempo di riscaldamento è brevissimo e il consumo energetico molto basso.

"Produciamo più di 8,5 milioni di scatole e abbiamo da sempre sentito la responsabilità di non demandare la gestione del rifiuto ai nostri clienti. È nato quindi il Logista Greenbox, che è una scatola che può essere riutilizzata". Ciò avviene "grazie alla collaborazione del cliente finale che agisce come parte attiva del processo, ripiegando la scatola e riconsegnandola la settimana successiva ai nostri hub. Questo può avvenire fino a 4-5 volte per ogni scatola". Lo ha detto Giampaolo Montesano, Network director Logista, intervenendo alla Social Sustainability Week in corso oggi a Palazzo dell’Informazione a Roma.
"Quando riceviamo la scatola verifichiamo che sia riutilizzabile, e se non lo è la inseriamo in un circuito di riciclo", spiega Montesano."È un progetto partito nel 2015 che si è migliorato nel tempo, grazie al sistema di tracciabilità e monitoraggio di cui tutta la filiera ne trae beneficio: i nostri clienti dal 2023 hanno incentivi in base a quante scatole restituiscono", conclude.

“Il fatto per un’assicurazione di lavorare con il Servizio sanitario non è una diminutio ma è avvalorare l’outcome finale che il cittadino riceve rispetto la salute”. Lo dichiara Cristiano Gianni, Chief Health Officer di Axa Italia, intervenendo all’evento di apertura della Social Sustainability Week in corso oggi a Palazzo dell’Informazione a Roma.
“Il Servizio sanitario nazionale è senza dubbio un’eccellenza e gli italiani sono sempre critici guardando il giardino di casa. Confrontando il Servizio sanitario nazionale con quelli di altri paesi europei e oltreoceano non c’è paragone. In altre parti del mondo lo spending è molto più alto e la qualità è molto diversa”, sottolinea Gianni, aggiungendo che “in Italia il problema non è la qualità del Servizio ma la sua tenuta. Cioè, quanto questo sia sempre in grado di gestire bisogni che cambiano”.
“L’azienda che ha soluzioni di welfare è molto più competitiva nel mercato del lavoro rispetto a chi non ce l’ha. È in grado di tenere i dipendenti migliori, ridurre l’assenteismo e dà più capacità di spesa. Axa su questo si posiziona in maniera dedicata con soluzioni di accesso alla spesa, in modo che un’azienda può venire da noi e costruire un pacchetto per i propri clienti end-to-end”, aggiunge Gianni.

Il sistema sanitario e il sistema sociosanitario “a oggi non hanno mai dialogato". L’obiettivo è quello di “mettere insieme i distretti delle aziende sanitarie con i distretti sociosanitari e di essere un unicum, per essere in grado di prendere in carico l’utente. Allora ci sarà integrazione sociosanitaria e significherà risparmiare tante risorse". Lo dichiara l’assessore all'Inclusione sociale e Servizi alla persona Regione Lazio Massimiliano Maselli, intervenendo all’evento di apertura della Social Sustainability Week, in corso oggi al Palazzo dell’Informazione a Roma.
L'assessore spiega come "se ricevesse una assistenza sociale una persona fragile over 80 che avrebbe bisogno solo di una badanza, non andrebbe ad accedere impropriamente al pronto soccorso", con evidenti benefici operativi. Intasando le strutture, conclude, "chi ha bisogno di un posto in reparto anziché trovarlo in due ore finisce per averlo in una settimana”.
“Noi abbiamo trovato un sistema che era per niente digitalizzato. E non averlo, nella sanità, è stato davvero singolare: gli ospedali della Regione Lazio, fino all’insediamento della nostra giunta, lavoravano con i fax. Quindi la direzione regionale ha digitalizzato tutto il sistema”.
“Poi c’era un altro fattore altamente negativo: il sistema privato accreditato non era dentro le agende e viaggiava per conto proprio. Se sei accreditato con la Regione, è evidente che devi far parte del circuito. Con l’introduzione dell’obbligo di essere dentro le agende, pena la revoca dell’accreditamento, il sistema è fortemente migliorato”.

Enrica Bonaccorti ha festeggiato 76 anni. La conduttrice televisiva ieri, martedì 19 novembre, ha organizzato un serata speciale nella sua casa circondata dall'affetto di amici e colleghi di sempre, tra questi Mara Venier e Alberto Matano che sui social hanno condiviso video e foto del momento speciale passato insieme. "Grazie Enrica, ieri sera a casa tua tanto amore per te... bellissima festa! Ancora auguri", ha scritto la padrona di Domenica In a corredo di uno scatto che la ritrae sorridente accanto all'amica.
Il momento di spensieratezza arriva in un momento delicato per Enrica Bonaccorti che da mesi sta affrontando la battaglia contro un cancro al pancreas. "Pensavo sarei morta in pochi mesi e mi sono cancellata. Ora sono tornata a vivere", ha raccontato ospite a Verissimo, domenica 16 novembre 2025[1]. Bonaccorti ha spiegato la terapia a cui si è sottoposta: "Va molto meglio di quanto pensassi. Ho fatto chemioterapia e radioterapia, per 2 mesi e mezzo non devo fare più nulla. Poi dovrò sottopormi ad una Tac. Avrei voluto fare altro in questo periodo ma non si può". Il tumore "non si è ridotto con la chemio ma non si è spostato e non ha prodotto metastasi. Al momento non è operabile, deve staccarsi dal pancreas. Ho avuto qualche giorno di nausea, ma a parte questo tutto bene. Non ho dolori e sono stupita, perché ho sentito racconti ben diversi", ha raccontato la conduttrice

“Per la prevenzione del tumore al seno e delle patologie oncologiche, abbiamo creato nel 2017 la ‘carovana della prevenzione’, portandola direttamente in azienda e nei luoghi di lavoro. Facciamo screening e prevenzione secondaria all’interno delle aziende perché la vita di tutti diventa sempre più frenetica, è sempre più difficile prendere il tempo per fare una visita”. Lo ha detto Silvia Giammarresi, Head Corporate Fundraising di Komen Italia, intervenendo alla Social Sustainability Week in corso oggi a Palazzo dell’Informazione a Roma.
“Le aziende – spiega Giammarresi - hanno visto che c’era questa necessità e abbiamo iniziato a collaborare in maniera sinergica offrendo un’offerta di mammografie e di ecografie senologiche”. “Il tutto abbinato a un percorso di sensibilizzazione con incontri dove vengono spiegate norme di prevenzione con supporto medici terapia integrata” conclude Giammarresi.

Donald Trump ha mobilitato per colloqui a Kiev una delegazione di alto livello del Pentagono. Ne scrive il Wall Street Journal che cita fonti statunitensi di alto profilo e parla del nuovo tentativo della Casa Bianca di rilanciare i negoziati per porre fine al conflitto in Ucraina, innescato dall'avvio - più di tre anni fa - dell'invasione russa su vasta scala. Attesi, secondo le fonti del quotidiano, colloqui tra il segretario dell'Esercito, Dan Driscoll, il generale Randy George, capo di Stato maggiore dell'Esercito, e il generale Chris Donahue con il presidente ucraino, Volodymyr Zelensky e altri responsabili ucraini, vertici militari e rappresentanti del mondo dell'industria.
Zelensky, intanto, è arrivato ad Ankara per gli incontri previsti oggi in Turchia. Dopo la missione a Kiev, stando al Wsj, Driscoll ha in programma colloqui con i russi. E, secondo il giornale, la decisione della Casa Bianca di puntare su Driscoll e ufficiali di alto grado è dettata dalla convinzione che Mosca possa essere più aperta a negoziati mediati dai militari. L'idea di puntare su Driscoll sarebbe nata da un colloquio tra Trump e il vicepresidente JD Vance e l'inviato Steve Witkoff avrebbe contribuito a preparare Driscoll per la missione.
"Driscoll parteciperà a incontri in Ucraina e riferirà alla Casa Bianca - ha detto un funzionario di alto grado dell'Amministrazione Trump - Il presidente è stato chiaro, è tempo di fermare le uccisioni e raggiungere un accordo per porre fine alla guerra".
Altre fonti citate dal giornale spiegano che l'obiettivo della missione di Driscoll è riavviare i colloqui di pace per conto di Trump. Il segretario alla Difesa, Pete Hegseth, non è mai stato a Kiev da quando ha assunto l'incarico a gennaio e il Wall Street Journal sottolinea come sia inusuale la decisione di inviare il segretario dell'Esercito, il cui lavoro è incentrato sull'addestramento e l'equipaggiamento dei militari.
Il focus dei colloqui a Kiev dovrebbe essere sugli sviluppi sul campo e la produzione di armamenti, oltre a iniziative per porre fine al conflitto, ma non è chiaro se verrà condivisa una nuova proposta negoziale.
Driscoll e il generale George erano lunedì in Germania per aggiornamenti di intelligence in una base militare Usa con Donahue e per parlare della situazione in Ucraina. Poi sono volati in Polonia e la notte scorsa sono saliti su un treno per Kiev.
Controlli del Corpo forestale, sei denunciati... 
Professionisti del Real Estate, manager, imprenditori e attori dell’innovazione si danno appuntamento a Milano il 28 novembre per 'Sinergie 2025', l’evento che da otto edizioni riunisce il settore per confrontarsi su idee, strumenti e futuro. Il tema scelto per quest’anno è 'Visione', intesa - precisa l'organizzazione in una nota - "come la capacità di anticipare i cambiamenti e leggere i segnali che stanno trasformando il mercato e la professione".
Tra gli ospiti di spicco, presentati da Rudy Bandiera, LinkedIn Top Voice, ci saranno Francesco Billari, rettore dell’Università Bocconi, con un intervento su demografia e futuro dell’abitare; Roberta Marcenaro Lyon, ceo di Imark, specializzata nella creazione di alleanze strategiche tra aziende statunitensi ed europee; Francesca Zirnstein, direttore generale di Scenari Immobiliari, che offrirà una lettura dei trend più rilevanti del mercato e Fabrizio Segalerba, presidente nazionale Fiaip, con una intervista sul palco.
A fare da cornice all’evento, che si terrà presso Monte Rosa 91 a Milano, ci sarà anche un’area expo con oltre 20 aziende attive nei settori proptech, fintech, comunicazione e servizi per l’intermediazione, che daranno vita a tavole rotonde, keynote sul main stage e interventi mirati nel second stage. “Sinergie è il luogo dove le idee passano senza filtri e la comunità si riconosce. Il nostro è un palco esigente: chi sale ha qualcosa di rilevante da dire a chi vive ogni giorno il mercato”, commenta Gerardo Paterna, divulgatore e organizzatore dell’evento.

È ora rimborsata in Italia la prima terapia mirata per il trattamento del carcinoma uroteliale non resecabile o metastatico in pazienti adulti che presentino alterazioni genetiche del fattore di crescita dei fibroblasti, Fgfr3, e che abbiano ricevuto in precedenza almeno una linea di terapia, tra cui un inibitore del recettore della morte programmata 1 (Pd-1) o del suo ligando (Pd-L1). Si tratta di erdafitinib, pan-inibitore di Fgfr sviluppato da Johnson & Johnson, una monoterapia da assumere per via orale una volta al giorno. Il farmaco rappresenta la prima terapia di medicina di precisione per il carcinoma uroteliale che ha dimostrato un aumento della sopravvivenza rispetto alla chemioterapia.
Secondo il rapporto Aiom-Airtum - informa la farmaceutica in una nota - in Italia sono oltre 300 mila le persone che convivono con un tumore della vescica: è il quinto tumore più frequente, il quarto più diagnosticato se si considera unicamente il sesso maschile. In particolare, il carcinoma uroteliale, ovvero il tumore dell’urotelio - il tessuto che riveste le vie urinarie, tra le quali vescica, pelvi renali, ureteri e uretra - è la forma più frequente di tumore alla vescica: rappresenta oltre il 90% di tutti i casi. Sebbene, la sopravvivenza a 5 anni per il tumore all’urotelio sia oggi del 60 - 80%, a seconda della localizzazione, nelle forme metastatiche la sopravvivenza si riduce drasticamente, fino ad arrivare all’8%.
"La diagnosi di tumore uroteliale avviene in 1 caso su 4 in una fase della malattia già avanzata o metastatica a causa dei sintomi aspecifici che spesso vengono sottovalutati - afferma Patrizia Giannatempo, oncologo medico Irccs Istituto nazionale dei tumori di Milano - Circa il 20% dei casi di tumore uroteliale metastatico o non resecabile presenta mutazioni di Fgfr3. In questo contesto, l’arrivo di erdafitinib in Italia è un importante traguardo perché rappresenta la prima terapia a bersaglio molecolare per questa tipologia di pazienti. Inoltre, gli studi clinici condotti con questo farmaco hanno dimostrato una superiorità rispetto alla chemioterapia in termini di efficacia, permettendo di diminuire di quasi il 40% il rischio di morte. Il vantaggio di questo trattamento ha portato un comitato di revisione indipendente a decidere di permettere, anche ai pazienti che avevano ricevuto il trattamento di controllo, di beneficiare di erdafitinib".
Come raccomandato dalle linee guida della European Association of Urology - Eau 2024, poter riconoscere la presenza di alterazioni di Fgfr attraverso l’uso dei test molecolari/genomici precoci, già alla diagnosi di carcinoma metastatico, è fondamentale.
"I test per la diagnosi delle mutazioni di Fgfr nei pazienti con carcinoma uroteliale rivestono un ruolo fondamentale per una gestione realmente personalizzata della malattia - sottolinea Fabio Calabrò, direttore Oncologia medica 1 Irccs Istituto nazionale tumori Regina Elena di Roma - L’identificazione di tali alterazioni molecolari consente di selezionare i pazienti che possono beneficiare di terapie a bersaglio specifico, come erdafitinib, migliorando la risposta clinica e la sopravvivenza in uno specifico setting di pazienti già sottoposti a chemioterapia e immunoterapia. Purtroppo, nel nostro Paese questi test non vengono ancora rimborsati - chiarisce - L’inserimento del test di Fgfr3 nei livelli essenziali di assistenza per il carcinoma della vescica garantirebbe un accesso equo e omogeneo su tutto il territorio nazionale a un approccio diagnostico e terapeutico ormai imprescindibile nell’oncologia di precisione, contribuendo a ottimizzare le risorse del sistema sanitario e ad aumentare le possibilità di cura per i pazienti".
Da non tralasciare, inoltre, l’aspetto psicologico e umano, dove una corretta diagnosi si associa necessariamente al bisogno di supporto, anche al di fuori della terapia. "Sempre più pazienti con carcinoma uroteliale - aggiunge Laura Magenta, paziente volontaria e assistente alla presidenza Aps Associazione Palinuro - Pazienti liberi dalle neoplasie uroteliali - vivono un percorso diagnostico e terapeutico complesso, che incide profondamente sulla loro salute fisica e psicologica, nonché su quella dei loro familiari, a causa di sintomi più o meno impattanti sulla qualità di vita e sulla propria autonomia, quali incontinenza, alterazioni della funzionalità intestinale e problematiche legate alla sessualità. Nonostante il supporto del personale medico-infermieristico sia cruciale, è spesso limitato ai periodi di degenza ospedaliera, lasciando spesso il paziente da solo e disorientato negli ‘spazi vuoti’: quando riceve la diagnosi oppure quando è fuori dall’ospedale, seppur nel calore della sua abitazione. La nostra associazione si prefigge di colmare questi vuoti temporali e di non fare sentire il paziente solo nel suo percorso di malattia".
La decisione dell’Aifa-Agenzia italiana del farmaco si basa sui risultati dello studio di fase 3 Thor che ha valutato l'efficacia e la sicurezza di erdafitinib rispetto alla chemioterapia, in pazienti con tumore uroteliale localmente avanzato non resecabile o metastatico con selezionate alterazioni Fgfr, progrediti dopo uno o due trattamenti precedenti, almeno uno dei quali con un agente anti-Pd-(L)1. I risultati - specifica la nota - hanno dimostrato, nei pazienti che hanno ricevuto erdafitinib, una sopravvivenza globale (Os) mediana di oltre un anno al cut-off dei dati, con un miglioramento significativo rispetto a quelli del braccio di chemioterapia (12,1 mesi vs. 7,8 mesi). Il trattamento con erdafitinib ha anche mostrato un miglioramento della sopravvivenza mediana libera da progressione (Pfs) rispetto alla chemioterapia, con un valore di 5,6 mesi contro 2,7 mesi e un tasso di risposta obiettiva (Orr) confermato del 35,3 % contro l'8,5%.
"Da oltre 30 anni Johnson & Johnson investe nella ricerca scientifica per lo sviluppo di farmaci innovativi che rispondano ai bisogni di cura dei pazienti e per essere al fianco di medici nel trattamento dei tumori ematologici e solidi - evidenzia Alessandra Baldini, Direttrice medica Johnson & Johnson Innovative Medicine Italia - Con l’arrivo di erdafitinib, ampliamo il nostro portfolio nell’area dei tumori dell’apparato genito-urinario, sottolineando il valore della medicina di precisione, ormai vero e proprio caposaldo della ricerca e sviluppo di Johnson & Johnson. Medicina di precisione vuol dire costruire un percorso terapeutico personalizzato affinché tutti i pazienti ricevano il trattamento più giusto e più efficace, basato sui bisogni di ciascuno. Proprio per questo, recentemente abbiamo dato il via ad un programma che avrà l’obiettivo di supportare gli ospedali italiani nell’identificazione delle alterazioni del gene Fgfr3. Si tratta del primo Diagnostic Support Program (Dsp) in Italia dedicato ai pazienti con carcinoma uroteliale non resecabile o metastatico, grazie al quale non solo forniremo alle strutture aderenti i kit per i test, ma anche una parte di formazione del personale di laboratorio, nonché di supporto tecnico post-training, con l’idea di essere un vero e proprio ponte tra il test diagnostico e l’accesso al trattamento, con la speranza che il sistema - conclude - possa strutturarsi per rendere questo la norma".

È un importante rischio oncologico non solo per le donne, ma anche per gli uomini: il Papillomavirus (Hpv) tra i maschi in Italia è la principale causa ogni anno di oltre 2.400 casi di cancro e 3 mila decessi. Può compromettere anche la fertilità, in particolare quella maschile. La prevalenza del Dna dell’Hpv nello sperma è quasi doppia tra i pazienti infertili (20%) rispetto al resto della popolazione (11%). Anche per questo, nel nostro Paese, va adottato un piano straordinario per eliminare tutti i tumori Hpv-correlati: attraverso le vaccinazioni e le diagnosi precoci è possibile evitare completamente l’insorgenza di queste neoplasie. Al momento i tassi d’adesione ai programmi di screening e alle immunizzazioni risultano però ancora insoddisfacenti. È quanto sostengono i rappresentanti dei medici specialisti e delle associazioni dei pazienti riuniti oggi in occasione di un convegno al Senato dal titolo ‘L’impegno per un’Italia libera dall’Hpv: tutelare la fertilità ed eliminare i tumori prevenibili’. L’evento - informano gli organizzatori in una nota - è realizzato su iniziativa del senatore Guido Quintino Liris, capogruppo in Commissione Bilancio, e si tiene dopo la recente Giornata internazionale per l’eliminazione del tumore della cervice uterina.
"Il papilloma virus è un pericoloso fattore di rischio oncologico dal quale però possiamo difenderci - sottolinea Alessandra Fabi, consigliere nazionale Aiom-Associazione italiana di oncologia medica - È un patogeno che non fa differenze di genere e viene trasmesso durante tutti i rapporti sessuali non protetti. Non deve essere considerato solo un problema femminile perché determina, sia negli uomini che nelle donne, l’88% dei tumori dell’ano e il 30% di quelli dell’orofaringe, cavo orale e laringe. Per quanto riguarda le neoplasie femminili invece - spiega - provoca il 90% di quelle alla cervice uterina e il 43% e il 70% dei carcinomi della vulva e della vagina. Sono tutte malattie curabili quando vengono riconosciute precocemente e trattate tempestivamente in modo adeguato. In totale sono più di 7.500 i casi l’anno di cancro che potrebbero essere evitati incentivando il più possibile la prevenzione. È una strategia che può essere realizzata incentivando le vaccinazioni contro l’Hpv. Va incrementata la partecipazione agli screening e in tutte le Regioni sono già attivi programmi gratuiti. Al momento però solo una donna su tre si sottopone regolarmente al fondamentale test dell’Hpv".
Nel 2020 l’Organizzazione mondale della sanità ha lanciato una ‘Call to action’ per eliminare il cancro della cervice uterina. È previsto che tutti i Paesi lavorino affinché entro il 2030 siano raggiunti alcuni obiettivi: arrivare al 90% delle ragazze vaccinate con ciclo completo entro i 15 anni di età; il 70% delle donne sottoposto a screening con test ad alta performance e, infine garantire al 90% delle pazienti, colpite da neoplasia cervicale, accesso tempestivo a cure ed esami di follow-up.
"Il primo Paese che ha risposto è stato l’Australia - osserva Enrico Di Rosa, presidente della Società italiana d’igiene (Siti) - Il nostro Servizio sanitario nazionale ha tutte le carte in regola per rispondere a questa triplice sfida. In Italia il vaccino per Hpv è ormai disponibile gratuitamente da molti anni sia per i maschi che per le femmine. Eppure, i dati sulle immunizzazioni sono insoddisfacenti e lontani dagli obiettivi prefissati dalle istituzioni sanitarie internazionali. Tra le femmine, per le coorti tra il 2009 e il 2003, siamo a poco più del 70%. Si registrano dati peggiori fra i maschi delle coorti 2004-2003 dove i tassi scendono addirittura sotto il 20%. Proprio per i giovani uomini vanno previste attività informative specifiche e anche per loro deve sempre essere garantita l’equità di offerta nella vaccinazione".
"Recenti studi farmacoeconomici evidenziano che l’estensione della vaccinazione a tutte le donne fino ai 45 anni è costi-efficace nel medio termine e garantisce i maggiori benefici clinici - evidenzia Annalisa Calabrò, professoressa di Igiene e sanità pubblica all’Università di Cassino e del Lazio Meridionale - La vaccinazione ‘opportunistica’ in occasione dello screening organizzato e l’estensione del diritto a tutte le donne tra i 26 e i 45 anni, indipendentemente dal setting di offerta, rappresentano strategie di grande rilevanza che meritano un’attenta valutazione da parte dei decisori. Solo attraverso un approccio preventivo realmente integrato sarà possibile accelerare il raggiungimento dell’obiettivo promosso dall’Oms". Nel convegno di oggi al Senato partecipano anche le associazioni e Fondazioni firmatarie del ‘Manifesto per l’eliminazione dei tumori correlati al papillomavirus’: Fondazione Umberto Veronesi; Consiglio nazionale dei giovani, CittadinanzAttiva, Federazione italiana delle associazioni di volontariato in oncologia (Favo); ThinkYoung, Fondazione IncontraDonna; Acto Italia (Alleanza contro il tumore ovarico); Loto OdV; aBRCAdabra Ets e Lilt-Lega Italiana per la Lotta contro i tumori. Il documento del 2021 invita l’Italia a prendere provvedimenti per essere il primo Paese in Europa a eliminare tutte le neoplasie indotte dall’Hpv. Secondo i firmatari per raggiungere gli obiettivi dell’Oms può essere utile istituire un tavolo tecnico presso il ministero della Salute. A questo devono partecipare rappresentanti delle principali società scientifiche e associazioni di pazienti. Insieme è possibile trovare soluzioni condivise per un piano che sia in grado di incrementare vaccinazioni e screening.
"Combattere il virus dell'Hpv potrebbe avere un impatto positivo anche sulla protezione della fertilità, sia per gli uomini che per le donne - ha rimarcato il senatore Liris - Da troppo tempo, in Italia, stiamo assistendo a un preoccupante calo delle nascite e a un progressivo innalzamento dell'età media della maternità. Un fenomeno che non solo incide sulla nostra demografia, ma che ha anche ripercussioni profonde sul piano sanitario ed economico. La promozione della salute è quindi una priorità per tutte le Istituzioni e seguire stili di vita sani e partecipare attivamente ai programmi di prevenzione è centrale. In particolare, per quanto riguarda i tumori correlati all'Hpv - conclude - è essenziale sottoporsi con regolarità agli screening cervicali e usufruire dei benefici del vaccino anti-cancro".
Nel centro storico. L'uomo è ricercato dalla polizia... 
E' Rai1, con 'Il Commissario Ricciardi 3', a vincere la sfida della prima serata di ieri, martedì 18 novembre 2025. La fiction con Lino Guanciale è stata vista da 3.261.000 spettatori, pari al 19% di share. Canale5 con 'La Notte nel Cuore' ha incollato davanti al video 2.291.000 spettatori realizzando uno share del 15.7%. Terzo posto per La7, che con 'DiMartedì' ha raggiunto un pubblico di 1.418.000 spettatori e l’8.7%. Rai2, che ieri proponeva 'Belve' con Francesca Fagnani, è stato la scelta di 1.262.000 spettatori, facendo registrare uno share all’8.4%. Italia1, che ieri trasmetteva 'Le Iene' è stato visto da 1.159.000 spettatori(share al 9.3%), mentre Rai3 con 'Amore Criminale' ha ottenuto un ascolto di 702.000 spettatori ed uno share al 4%. Rete4, che ieri ha mandato in onda 'È Sempre Cartabianca', è stato scelto da 483.000 spettatori (share al 3.7%).

"La lezione è chiara: l’Europa deve accelerare sulla sovranità digitale, sulla diversificazione delle infrastrutture e su un modello di resilienza distribuita. Ridurre le vulnerabilità della catena del cloud non è più un tema tecnologico, ma una condizione di sicurezza nazionale. Controllare la filiera, distribuire il rischio, rafforzare il perimetro: questa è la strada per evitare che il prossimo incidente diventi una crisi sistemica”. Così, con Adnkronos/Labitalia, Giuseppe Mocerino, presidente di Netgroup ed esperto di cybersicurezza e innovazione digitale, sull'incidente che ha coinvolto ieri Cloudflare, con alcune ore di down di numerosi di siti da X a Chatgpt.
Secondo Mocerino "oggi non basta ‘risolvere’ un down: serve capire quanto è profondo il nostro livello di dipendenza da pochi grandi operatori extra-europei e quanto sia limitato il controllo della filiera e della supply chain dei fornitori critici. Se un guasto tecnico può provocare effetti a cascata su scala mondiale, cosa potrebbe accadere in caso di attacco coordinato o pressione geopolitica? Per questo servono monitoraggi di sicurezza continui e una reale capacità europea di verificare, testare e governare ogni segmento dell’infrastruttura digitale", sottolinea.
Per esperto di cybersicurezza e innovazione digitale infatti "l’incidente che ha coinvolto Cloudflare è un promemoria brutale: anche servizi considerati ‘di base’ nell’ecosistema digitale globale possono diventare un punto di fragilità sistemica. Quando una singola piattaforma ha la capacità di mettere offline, nello stesso momento, social network, intelligenza artificiale e servizi aziendali, significa che la concentrazione infrastrutturale ha superato il livello di rischio accettabile per imprese, cittadini e istituzioni. Un unico anello della catena è stato sufficiente per generare una ricaduta globale: questo è il cuore del problema", conclude.

Nel contesto geopolitico come affrontare e vincere le sfide per la Cybersecurity nello Spazio e nella Dimensione Subacquea? Sono due domìni sempre più strategici e interconnessi da cui dipendono sia la continuità delle transazioni finanziarie e delle comunicazioni digitali (il 99% dei dati della telefonia e del web passa dai cavi sottomarini) sia la sicurezza cibernetica ed energetica nazionale ed europea nonché sono abilitatori della New Space Economy e dell’Underwater Economy. Le risposte alle sfide saranno date attraverso strategie e politiche industriali nel corso della 2^ edizione di Space&Underwater - la Conferenza internazionale del quotidiano Cybersecurity Italia, che si terrà il 3 dicembre a Roma presso la Caserma dei Carabinieri 'Salvo D’Acquisto' - da parte di autorevoli speaker istituzionali.
Tra gli autorevoli speaker figurano Samantha Cristoforetti, Astronauta dell’Esa, Henna Virkkunen, Vice-Presidente esecutiva della Commissione europea per la Sovranità Tecnologica, la Sicurezza e la Democrazia; Alessio Butti, Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio per l’Innovazione, Giuseppe Berutti Bergotto, Capo di Stato Maggiore della Marina Militare; Salvatore Luongo, Generale di Corpo D’Armata, Comandante Generale dell’Arma dei Carabinieri; Bruno Frattasi, Direttore Generale dell’Agenzia per la Cybersicurezza Nazionale (Acn); Ivano Gabrielli, Direttore del Servizio Polizia Postale e per la Sicurezza Cibernetica; Pierpaolo Ribuffo, Ammiraglio di Squadra, Capo Dipartimento per le Politiche del Mare, Presidenza del Consiglio dei Ministri. Roberta Pinotti, Presidente, Fondazione Polo Nazionale della dimensione Subacquea (Pns); Mauro Lunardi, Generale di Squadra Aerea, Capo Ufficio Generale del Centro di Responsabilità Amministrativa dell’Aeronautica; Daniele Rossi, Dirigente Divisione XI Economia e industria dello spazio, industria aeronautica e della difesa del Ministero delle Imprese e del Made in Italy; Ersilia Vaudo, co-fondatrice dell'associazione “Il Cielo Itinerante” e Chief Diversity Officer di Esa. E' stato invitato anche il ministro della Difesa, Guido Crosetto.
Nutrita sarà anche la partecipazione di parlamentari italiani e europei, come: Elena Donazzan, Vicepresidente Commissione Itre del Parlamento europeo e relatrice dello Eu Space Act; Salvatore Deidda, Presidente IX Commissione (Trasporti, Poste e Tlc) della Camera dei Deputati; Pino Bicchielli, IV Commissione (Difesa) della Camera dei Deputati; Andrea Casu, Vicepresidente IX Commissione (Trasporti, Poste e Tlc) della Camera dei Deputati; Alexandra Geese, Commissione Itre del Parlamento europeo; Andrea Mascaretti, Presidente Intergruppo Parlamentare Space Economy della Camera dei Deputati. Marta Schifone, Commissione Affari Sociali della Camera dei Deputati.
Durante la Conferenza Space&Underwater verranno condivise le strategie e illustrati i progetti da parte di manager di aziende nazionali e internazionali leader nei due domìni, come: Amb. Stefano Pontecorvo, Presidente di Leonardo; Gabriele Pieralli, Amministratore Delegato di Telespazio; Giampiero Di Paolo, Amministratore Delegato di Thales Alenia Space Italia; Domitilla Benigni, Ceo & Coo di Elt Group; Raul Gil, Evp & Ceo di Prysmian Transmission; Alfio Rapisarda, Head of Global Security di Eni; Emilio Gisondi, Ceo di Tinexa Defence; Umberto Arcangeli, Amministratore Delegato di Dassault Systèmes Italia; Mario Nicosia, V.P. Technology Country Leader di Oracle; Mauro Capo, Digital Sovereignty Lead Europa di Accenture; Giuseppe Mocerino, Presidente di Netgroup; Stefano Mele, Head of Cybersecurity & Space Economy Law Department di Gianni&Origoni; Diego Fasano, CEO di Ermetix.
Saranno 4 i tavoli di lavoro/aule tematiche che caratterizzeranno la prima parte della sessione pomeridiana. Tra gli speaker: Marco Brancati, SVP Technology, Innovation & Systems Technology, Leonardo Space Division; Augusto Cramarossa, Responsabile Ufficio Coordinamento Strategico, Agenzia Spaziale Italiana; Marcello Spagnulo, Consigliere Scientifico di Limes, Esperto Tavolo Tecnico Comint, Comitato Interministeriale Politiche Spaziali e Aerospaziali del Governo; Edoardo Balestra, Contrammiraglio (CP), Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, Comando Generale del Corpo delle Capitanerie di Porto – Guardia Costiera; Davide Véroux, Managing Director & Partner, Boston Consulting Group; Anass Hanafi, Executive Secretary Space Safety Governance Committee, International Association for the Advancement of Space Safety (Iaass); Jacopo Diamanti, Space Head of Engineering, Gmspazio; Giorgio Apponi, Head of Defence & Intelligence and COSMO-SkyMed Commercial, e-Geos; Alessandro Marrone, Head of Defence, Security & Space Programme, (Iai).
Durante la Conferenza, i partecipanti avranno anche l’occasione di conoscere 3 startup italiane tra le più innovative nello Spazio e nell’Underwater e con un'elevata capacità di scalabilità. La Conferenza si svolgerà in presenza, con un selezionato pubblico top level su invito dell’organizzazione e dei partner e sarà trasmessa anche in live streaming. Space&Underwater è organizzato da Cybersecurity Italia, il quotidiano online, diretto da Luigi Garofalo, dedicato alla Cultura Cyber e ai temi internazionali della Sicurezza Cibernetica.

Conto alla rovescia per il Black Friday, quando inizierà la battaglia all'ultimo sconto. Ma i raggiri sono sempre dietro l'angolo, e infatti preoccupano quasi sei italiani su dieci. A fare i conti è un’indagine condotta da Revolut che, su un campione rappresentativo di circa mille persone, ha rivelato che il 12%è stato truffato e abbia perso denaro (fino a 1000 euro), mentre il 57%, nonostante non sia stato vittima di frodi, le teme.
In generale, solo il 7% si sente molto sicuro di riuscire a individuare siti web falsi o truffe online e sui social media. Le generazioni più anziane mostrano una forte mancanza di fiducia, con il 20% dei 55-64enni che afferma di non essere affatto sicuro di riuscire a individuare le truffe del Black Friday. Tra i più giovani, sebbene siano spesso visti come "esperti digitali" dai genitori, il 25% della Generazione Z ammette di non sentirsi molto certo di riuscire a evitare le trappole online più insidiose.
Gli acquisti online
I dati mostrano comunque che, in Italia, si inizia a prestare maggiore attenzione agli acquisti online: la maggioranza acquista infatti solo da siti web o app affidabili (62%), quasi la metà (37%) evita di cliccare sui link nelle email o nelle pubblicità sui social media e circa 3 su 10 (27%) controllano l'ulr del sito web. Quando si tratta di individuare le migliori offerte, i consumatori si affidano principalmente ai siti web dei rivenditori (51%), alle pubblicità a pagamento sui social media su Instagram, TikTok e Facebook (14%) e alle promozioni via email (9%). Non sorprende che le pubblicità sui social media siano più allettanti per la Generazione Z, con il 38% degli intervistati, la percentuale di gran lunga più alta tra tutte le generazioni, mentre la Generazione X (61%) e i Baby Boomer (57%) tendono a optare per i siti web dei rivenditori. Gli influencer sembrano avere meno appeal in occasione del Black Friday: solo il 3% sceglie i contenuti degli influencer come opzione.
Come riconoscere le truffe online
Eppure, resta ancora il divario tra cautela e sicurezza: si evolvono gli utenti, ma si evolvono anche le truffe ed essere acquirenti attenti potrebbe non bastare. Per riconoscere le truffe online ci sono alcune accortezze da ricordarsi: i truffatori creano siti web falsi molto somiglianti a quelli dei rivenditori. L’intenzione non è solo rubare denaro alle vittime al momento dell'acquisto, ma anche ottenere dati personali e della carta per truffe future. Bisogna quindi controllare attentamente l'url del sito web per verificare che sia quello autentico da cui si intende acquistare.
Alcuni siti vendono articoli costosi (elettronica, gioielli o marchi di abbigliamento) a prezzi molto bassi. A volte gli acquirenti ricevono l'articolo per cui hanno pagato, che si rivela falso, altre volte non riceveranno nulla. Un promemoria: se è troppo bello per essere vero, spesso è una truffa. Cercare recensioni online di altri clienti per verificare l'affidabilità del rivenditore.
A volte i truffatori utilizzano le piattaforme di social media per creare negozi online. I negozi aprono per un breve periodo e poi scompaiono dopo aver effettuato alcune vendite. Non fidarsi, quindi, delle pagine/account di social media aperti di recente e con molte recensioni positive, potrebbero essere falsi e scritti solo per far credere alle persone che siano autentici. I falsi messaggi di spedizione e le email di phishing aumentano durante periodi di punta come il Black Friday. È consigliato tracciare i pacchi direttamente dal rivenditore o dal sito web della compagnia di spedizioni e controllare sempre l'indirizzo del mittente, facendo attenzione a eventuali errori di ortografia. In caso di dubbio, non cliccare mai su un link.

Lo stress fa ‘invecchiare’ più in fretta. Succede anche ai bebè quando a sperimentare questa condizione di alta tensione sono le mamme durante la gravidanza. E un risvolto inaspettato, svelato da uno studio, è che pure i dentini da latte dei piccoli nati da mamme stressate spuntano prima. I bambini hanno 20 denti da latte, 10 in ciascuna arcata. Questa dentatura è importante per masticare e parlare e aiuta a mantenere lo spazio libero per la successiva dentatura permanente da 32. I denti da latte iniziano a svilupparsi nell'utero intorno alla sesta settimana di gestazione e gradualmente escono fuori tra i sei mesi e i tre anni dopo la nascita. Tuttavia, questa tempistica varia notevolmente, a causa di fattori come la genetica o lo stato di salute generale e nutrizionale del neonato. Ora, alcuni ricercatori statunitensi hanno dimostrato per la prima volta che un altro fattore può accelerare questi tempi: lo stress materno durante la gravidanza, appunto.
Lo studio e i risultati
I risultati del loro lavoro sono pubblicati sulla rivista ‘Frontiers in Oral Health’. "Dimostriamo che i livelli più elevati di ormoni legati allo stress, in particolare di cortisolo, nella madre durante la fase più avanzata della gravidanza sono associati all'eruzione precoce dei denti da latte nel bambino", evidenzia l'autore corrispondente, Ying Meng, professore associato nella School of Nursing della University of Rochester. Meng e colleghi hanno studiato una coorte di 142 madri statunitensi provenienti da contesti socioeconomicamente svantaggiati, incinte tra il 2017 e il 2022 e iscritte al Medical Center dell’università di Rochester. Tra la fine del secondo e il terzo trimestre di gravidanza, ogni donna ha fornito un campione di saliva, in cui è stata misurata la concentrazione degli ormoni cortisolo, estradiolo, progesterone, testosterone, triiodotironina e tiroxina. Tutti i bambini coinvolti nello studio sono nati a termine. A 1, 2, 4, 6, 12, 18 e 24 mesi dalla nascita, ogni coppia madre-bambino è andata in clinica, dove i dentisti hanno valutato quali denti da latte erano spuntati.
Circa la metà (53%) delle madri lavorava e il 60% aveva un diploma di scuola superiore o inferiore. Per la maggior parte (76%), il figlio partorito non era il primo, mentre la maggioranza (59%) non aveva allattato al seno a sei mesi dal parto. Circa la metà (52%) dei bambini era afroamericana.
Rispettivamente a 6 e 12 mesi di età, il 15% aveva tra 1 e 6 denti, mentre il 97,5% ne aveva tra 1 e 12. Tutti i bambini avevano alcuni denti - tra 3 e 20 - entro i 18 mesi, mentre a 24 mesi il 25% li aveva tutti e 20. Nel 2,7% dei bambini, si è verificato un picco improvviso tra i 12 e i 18 mesi, mentre il resto dei piccoli ha mostrato un modello di eruzione dentaria più continuo. Ma anche in questi ultimi era incoerente e irregolare, quindi il numero di denti di un bambino alle prime visite non era predittivo del numero alle visite successive.
Lo stress della mamma 'invecchia' anche i neonati
È importante notare, spiegano gli autori, che le donne con livelli più elevati di cortisolo, l'ormone dello stress, nella saliva avevano figli con un numero maggiore di denti spuntati entro i 6 mesi di età. Questi neonati avevano in media 4 denti in più a questa età rispetto ai neonati di madri con i livelli più bassi di cortisolo. “Un livello elevato nella mamma durante la tarda gravidanza - afferma Meng - può alterare la crescita fetale e il metabolismo minerale, inclusa la regolazione dei livelli di calcio e vitamina D, entrambi essenziali per la mineralizzazione di ossa e denti. È noto anche che il cortisolo influenza l'attività delle cellule responsabili della formazione e del rimodellamento osseo. Questi risultati sono un'ulteriore prova del fatto che lo stress prenatale può accelerare l'invecchiamento biologico nei bambini. L'eruzione prematura dei denti potrebbe quindi fungere da segnale di allarme precoce di uno sviluppo orale e di una salute generale compromessi del neonato, associati a deprivazione socioeconomica e stress prenatale”.
Gli autori hanno anche riscontrato un'associazione tra i livelli degli ormoni sessuali estradiolo e testosterone nella madre e un maggior numero di denti spuntati nel bambino a 12 mesi dalla nascita, ma questo legame sembrava essere più debole. Simili associazioni positive, deboli ma statisticamente significative, sono state riscontrate tra i livelli di progesterone e testosterone nella madre e il numero di denti del bambino a 24 mesi, e tra i livelli dell'ormone tiroideo triiodotironina nella madre e il numero di denti del bambino a 18 e 24 mesi.
È noto che l'estradiolo, il progesterone e il testosterone svolgono un ruolo importante nello sviluppo fetale e nel peso alla nascita; ecco perché livelli elevati di questi ormoni potrebbero accelerare l'eruzione dei denti.
"Abbiamo ancora domande chiave a cui rispondere, ad esempio quali ormoni materni o percorsi di sviluppo a valle determinano il cambiamento” nei tempi dei dentini “e cosa dice questa accelerazione sulla salute generale di un bambino", conclude Meng

E' partita poco prima delle 9 la manifestazione dei lavoratori ex Ilva di Cornigliano, a Genova. Dopo l'assemblea davanti ai cancelli della fabbrica, gli operai si sono diretti verso le vie del quartiere con mezzi da cantiere. Poco dopo le 9 è stato montato un gazebo. Via Cornigliano e piazza Savio sono totalmente chiuse al traffico, mentre la strada Guido Rossa è chiusa in direzione ponente. La protesta è scattata contro il piano del governo che secondo Armando Palombo storico delegato Fiom Cgil della ex Ilva di Cornigliano e Stefano Bonazzi Segretario Generale Fiom Cgil Genova "porta alla chiusura della fabbrica con la conseguenza che a Genova abbiamo mille posti di lavoro a rischio, mille famiglie che rischiano di perdere il loro sostentamento e la fine della siderurgia nella nostra città e nel Paese".
"Dal primo gennaio saranno in 6 mila a livello nazionale a trovarsi in cassa integrazione e dal primo di marzo chiuderanno tutti gli impianti. Chiediamo alle istituzioni locali di non stare in silenzio e di adoperarsi per contrastare la decisione del Governo e impedire la chiusura di Cornigliano", concludono i sindacalisti.
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