(Adnkronos) - "Ci lascia a 91 anni Giorgio Armani. Con la sua eleganza, sobrietà e creatività ha saputo dare lustro alla moda italiana e ispirare il mondo intero. Un'icona, un lavoratore instancabile, un simbolo dell'Italia migliore. Grazie di tutto". Questo il messaggio di cordoglio postato sui social dalla premier Giorgia Meloni per la scomparsa dello stilista Giorgio Armani, oggi giovedì 4 settembre.
''E' venuto a mancare Giorgio Armani, talento senza tempo e ambasciatore del Made in Italy nel mondo. Un visionario della moda, un interprete raffinato dell'eleganza e della bellezza del nostro Paese''. Così il vice premier e ministro degli Esteri Antonio Tajani su X, affermando che quella di Armani ''rappresenta una straordinaria storia di successo. Ci stringiamo oggi alla sua famiglia, grati per lo straordinario stile che ha donato all'Italia e al mondo''. Anche il ministro dei Trasporti e delle Infrastrutture ha mandato il suo messaggio per la scomparsa dello stilista: "Ci lascia un genio assoluto, un’eccellenza italiana riconosciuta e ammirata in tutto il mondo, un maestro insuperabile di stile e creatività: la sua eredità continuerà a splendere nella storia e nel futuro del Made in Italy. Una preghiera per Giorgio Armani".
Queste, invece, le parole del ministro della Cultura Alessandro Giuli: "Con Giorgio Armani scompare un protagonista assoluto della cultura italiana, che ha saputo trasformare l’eleganza in un linguaggio universale. Il suo stile sobrio e innovativo ha ridefinito il rapporto tra moda, cinema e società, lasciando un’impronta indelebile nel costume contemporaneo. Non soltanto un maestro della moda, ma un riconosciuto ambasciatore dell’identità italiana nel mondo. Alla sua famiglia e a tutti i collaboratori va il nostro pensiero riconoscente e commosso".
Leggi tutto: Meloni: "Armani ha ispirato il mondo intero". Tajani: "Talento senza tempo"
(Adnkronos) - "Ci lascia a 91 anni Giorgio Armani. Con la sua eleganza, sobrietà e creatività ha saputo dare lustro alla moda italiana e ispirare il mondo intero. Un'icona, un lavoratore instancabile, un simbolo dell'Italia migliore. Grazie di tutto". Questo il messaggio di cordoglio postato sui social dalla premier Giorgia Meloni per la scomparsa dello stilista Giorgio Armani, oggi giovedì 4 settembre.
Il dolore per la morte di Armani è stato espresso subito anche dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella: "Maestro dello stile e della moda e simbolo del genio italiano nel mondo. Personalità schiva e riservata, dalla costante infaticabile creatività, nei lunghi anni della sua carriera - ricorda il Capo dello Stato - ha ridefinito, a livello internazionale, i canoni dell’eleganza e del lusso. La sua sofisticata semplicità, la sua cura per la qualità e l’attenzione ai dettagli, hanno ispirato e influenzato generazioni di stilisti".
''E' venuto a mancare Giorgio Armani, talento senza tempo e ambasciatore del Made in Italy nel mondo. Un visionario della moda, un interprete raffinato dell'eleganza e della bellezza del nostro Paese''. Così il vice premier e ministro degli Esteri Antonio Tajani su X, affermando che quella di Armani ''rappresenta una straordinaria storia di successo. Ci stringiamo oggi alla sua famiglia, grati per lo straordinario stile che ha donato all'Italia e al mondo''. Anche il ministro dei Trasporti e delle Infrastrutture ha mandato il suo messaggio per la scomparsa dello stilista: "Ci lascia un genio assoluto, un’eccellenza italiana riconosciuta e ammirata in tutto il mondo, un maestro insuperabile di stile e creatività: la sua eredità continuerà a splendere nella storia e nel futuro del Made in Italy. Una preghiera per Giorgio Armani".
Queste, invece, le parole del ministro della Cultura Alessandro Giuli: "Con Giorgio Armani scompare un protagonista assoluto della cultura italiana, che ha saputo trasformare l’eleganza in un linguaggio universale. Il suo stile sobrio e innovativo ha ridefinito il rapporto tra moda, cinema e società, lasciando un’impronta indelebile nel costume contemporaneo. Non soltanto un maestro della moda, ma un riconosciuto ambasciatore dell’identità italiana nel mondo. Alla sua famiglia e a tutti i collaboratori va il nostro pensiero riconoscente e commosso".
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(Adnkronos) - Nel giorno della scomparsa di Giorgio Armani, avvenuta oggi 4 settembre, un dettaglio assume un significato nuovo e simbolico: il recente acquisto della Capannina di Franceschi, storico locale situato nel cuore della Versilia. Un gesto che appare come l'ultimo atto d'amore dello stilista.
Giorgio Armani ha acquistato lo storico locale fondato nel 1929, in un ultimo ‘atto d’amore’ che segnato la fine dell'era Guidi e l'avvio di un nuovo corso. La Maison ha acquisito la proprietà dagli eredi di Gherardo Guidi, che con la moglie Carla ha gestito il locale negli ultimi 48 anni. Per Giorgio Armani, da sempre legato a Forte dei Marmi, "rifugio personale e luogo di vacanza, questa acquisizione rappresenta un gesto affettivo, un ritorno alle origini - lì negli anni Sessanta conobbe il suo amico e socio Sergio Galeotti - e un tributo alla tradizione italiana", come ha dichiarato lo stilista.
Per La Capannina tutto ebbe inizio da un'idea tanto semplice quanto rivoluzionaria laddove la pineta incontra la sabbia fine e i tramonti versiliesi scolpiscono ricordi dorati. L'imprenditore Achille Franceschi trasformò un vecchio capanno sulla spiaggia in un ritrovo per signori: un banco bar, un grammofono a manovella, tavolini da carte e una vista sul mare che da sola bastava a inebriare. Era il 1929 e, senza saperlo, stava nascendo un mito. La Capannina si fece subito icona, richiamando aristocratici, poeti e intellettuali: dai Rucellai agli Sforza, da Montale a Ungaretti, fino a Carlo Levi ed Enrico Pea. Ricostruita nel 1939 dopo un incendio, la struttura è rimasta pressoché intatta da allora, custode fedele di un'estetica senza tempo.
Dagli anni del boom economico in poi, La Caoannina divenne il salotto buono dell'Italia che cresceva, amava, si mostrava. Un rifugio per l'élite industriale, politica e culturale, ma anche palcoscenico per nuove star: dai versi in musica di Gino Paoli e Bruno Lauzi, alle voci indimenticabili di Ray Charles, Grace Jones, Gloria Gaynor e Ornella Vanoni. Nel 1977 l'imprenditore Gherardo Guidi e sua moglie Carla rilevano la Capannina, dando inizio a una delle gestioni più longeve e carismatiche della nightlife italiana. Con visione e passione, Guidi seppe unire il rispetto per la tradizione a una capacità innata di leggere lo spirito del tempo. Sotto la sua guida, il locale si trasforma in un crocevia imprescindibile tra passato e presente: cabaret e varietà, pop e glamour, revival e innovazione. Fu qui che Jerry Calà divenne leggenda, dove la commedia balneare degli anni '80 trovò il suo set naturale nel film "Sapore di mare" dei fratelli Vanzina, e dove la leggerezza estiva si fece narrazione collettiva. "Non abbiamo mai voluto cambiare il nome, né modificare la struttura interna", raccontava Guidi nel 2019.
“Per noi è sempre stata, è e rimarrà La Capannina di Franceschi". L'annuncio ufficiale dell'acquisizione è arrivato il 27 agosto scorso dalla Maison Armani. E, sebbene le voci si rincorressero da mesi, con smentite e silenzi riservati, la conferma ha avuto il sapore di un passaggio epocale. Non è solo un nuovo proprietario a entrare in scena: è l'uomo che, proprio a Forte dei Marmi e proprio alla Capannina 60 anni fa conobbe Sergio Galeotti, l'amico, l'archietto e il socio con cui avrebbe fondato l'impero Giorgio Armani. Alla Capannina, nel 1966, il futuro iconico stilista conobbe Sergio Galeotti di Pietrasanta, il comune confinante con Forte dei Marmi. Galeotti è stato una persona importante per la storia dell'azienda Armani: guidò il settore finanziario e gli aspetti amministrativi della società. Morì il 14 agosto 1985.
“Questa acquisizione è un ritorno personale e simbolico alle mie radici - ha confidato Giorgio Armani - È un tributo alla cultura italiana, alla bellezza senza tempo e al luogo che ha segnato un momento cruciale della mia vita". La gestione targata Armani inizierà ufficialmente nell'estate 2026. E, conoscendo lo stile dello stilista, sarà un'evoluzione che coniuga rispetto e visione, eleganza e sobrietà, tradizione e contemporaneità. Con la scomparsa di Gherardo Guidi nell'ottobre del 2023, qualcosa si era già incrinato. Il suo carisma, la sua mano visibile in ogni dettaglio, la sua capacità di interpretare i sogni della Versilia e restituirli sotto forma di serate indimenticabili, non erano sostituibili. La famiglia, segnata dal lutto, aveva fatto capire che la fase successiva sarebbe stata delicata. E ora, quel passaggio si compie. Ma non è un addio, è un passaggio di testimone.
Giorgio Armani, con la sua storia personale intrecciata a quella della Capannina, è forse l'unico nome capace di proiettare questo luogo mitico nel futuro senza tradirne lo spirito. Nessuna cifra ufficiale è stata diffusa sul costo dell'operazione. Secondo indiscrezioni raccolte dall'Adnkronos e non confermate, la proprietà potrebbe essere passata di mano tra i 12 e i 15 milioni di euro. La Capannina non è solo un locale. È una pagina viva della storia d'Italia. È il luogo dove si è scritto il romanzo leggero, ma profondissimo, del nostro costume. E, grazie a Giorgio Armani, quella pagina continuerà a essere scritta. In silenzio, con classe. Come un abito ben tagliato. Come un tramonto di fine agosto su Forte dei Marmi.
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(Adnkronos) - L'eleganza aveva contraddistinto anche la sua ultima uscita pubblica. Era il 26 maggio e Giorgio Armani sorrideva e salutava il suo popolo in occasione della presentazione delle divise olimpiche dell'Italia per i Giochi Invernali di Milano Cortina 2026. Un momento iconico, al club Armani Privé di Milano, in cui 'Re Giorgio' si era trovato a sottolineare ancora una volta il suo amore per lo sport e l'intreccio con la sua città. "Milano, Olimpiadi e Paralimpiadi. Non potrei immaginare un progetto di collaborazione più stimolante, che vede protagonisti la città che tanto mi ha dato e lo sport" aveva detto lo stilista scomparso oggi, giovedì 4 settembre, in quell'occasione. Parole sentite, accompagnate dagli applausi dei presenti.
"Lavorare per e con gli atleti italiani - aveva spiegato - è sempre un piacere e motivo di grande orgoglio. Ho scelto un solo colore, il bianco, per suggerire armonia con le vette innevate. Tra i valori dello sport, il rispetto è forse uno dei più alti e l’ho condensato in un’idea di semplicità, pulizia e purezza".
Lo stilista aveva presentato il guardaroba ufficiale delle prossime Olimpiadi italiane insieme ad alcuni protagonisti del Team Italia, tra cui la campionessa olimpica Sofia Goggia. Divise color bianco latte, su cui spicca la grande scritta “Italia”, effetto ricamo tridimensionale. L'ultimo regalo di un gigante al suo Paese e allo sport, amato per una vita. (di Michele Antonelli)
(Adnkronos) - Cate Blanchett, Richard Gere, Anne Hathaway, Nicole Kidman, Penelope Cruz. Sul tappeto rosso, tra telecamere e flash, la firma che spicca da decenni è quella di Giorgio Armani, scomparso oggi, giovedì 4 settembre.
Sin dai tempi di 'American Gigolo', lo stilista di Piacenza ha trasformato il red carpet in una passerella di eleganza minimale e presenza magnetica. A partire dal 1980, quando Richard Gere indossa quello che diventerà il leggendario completo grigio che lancia Armani come re del tailor-made maschile. Ancora oggi, l’attore resta uno dei volti più affezionati al marchio.
Julia Roberts al Golden Globe del 1990 incanta con un power suit oversize Armani, aprendo la strada alla donna in abito maschile sul red carpet. Prima di eli, nel 1989 a sorpresa e poi nel 2013, Jodie Foster chiede e sfoggia abiti Armani e continuerà a farlo per anni. Da sempre musa del brand e volto della fragranza Armani Privé, Cate Blanchett nel 2007 porta all’Oscar un abito Armani Privé grigio mesh impreziosito da cristalli Swarovski e lo stesso farà anche a Cannes. Tra le dive affezionate ad Armani anche Michelle Yeoh, premiata ai Golden Globes 2023, in abito Armani Privé. Elle Fanning sul red carpet di Cannes 2022 sfoggia un romantico Armani Privé rosa, mentre Margot Robbie fa parlare di sé ai Bafta 2024 in un abito bicolore rosa-nero Armani Privé.
Re Giorgio non ha mai smesso di incantare Anne Hathaway, Renée Zellweger (che si aggiudica l’Oscar nel 2020 nel film ‘Judy’. Allison Williams nel 2018, Jennifer Lopez nel 2010, Penelope Cruz nel 2012 e Saniyya Sidney nel 2022 scelgono Armani Privé. Sobrietà e glamour da sempre attraggono anche Nicole Kidman, tra le dive più appassionate al nome di Re Giorgio. Non solo cinema, Armani ha conquistato anche il mondo della musica: Lady Gaga, Rihanna, Beyoncé sono star affezionate al marchio. Tra i protagonisti maschili che ha vestito Armani rientrano anche Trevor Noah, Austin Butler, Sean Connery, Kevin Costner, e Russel Crowe.
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(Adnkronos) - Quando il cinema incontra l’eleganza, la firma è sempre la stessa: Giorgio Armani. Dall’eleganza impeccabile di Richard Gere in ‘American Gigolò’, che nel 1980 lo ha consacrato a Hollywood, all’abito da sposa di Penélope Cruz, lo stilista italiano ha costruito un legame duraturo e profondo con il mondo del cinema. E’ il 1980 quando Giorgio Armani firma i costumi di scena per American Gigolò. Il guardaroba di Richard Gere, fatto di blazer destrutturati, camicie morbide e palette sobrie, diventa immediatamente iconico. Non solo definisce il look maschile degli anni ’80, ma trasforma Armani nel sinonimo stesso di eleganza hollywoodiana. Il film, diretto da Paul Schrader, è un trampolino di lancio per entrambi: Gere come sex symbol, Armani come stilista globale.
Quando nel 2008 Christian Bale torna al cinema nei panni di Bruce Wayne in ‘Il cavaliere oscuro’, è Giorgio Armani a confezionare il guardaroba dell’uomo dietro la maschera. Una scelta che prosegue anche nel sequel del 2012 ‘Il cavaliere oscuro – Il ritorno’: completi su misura, linee rigorose, potere e raffinatezza che si fondono nella doppia identità di eroe e miliardario. Armani rende il vigilante di Gotham un’icona di stile. Nel corso della sua carriera, Armani firma i costumi di numerosi altri film, come ‘Phenomena’ (1985) di Dario Argento, ‘Gli intoccabili’ (1987) di Brian De Palma, ‘Il tè nel deserto’ (1990) di Bernardo Bertolucci, con John Malkovich, ‘Cadillac Man’ (1990), con Robin Williams e ‘Ransom - Il riscatto’ (1996), con Mel Gibson.
Un legame, quello con il cinema, che prosegue anche negli anni 2000 e oltre, Michael Fassbender e Penélope Cruz indossano Armani in ‘The Counselor – Il procuratore’ (2013), Leonardo DiCaprio sfoggia completi firmati in ‘The Wolf of Wall Street’ (2013), incarnando l’estetica dell’eccesso con eleganza impeccabile, Jessica Chastain è elegantissima in ‘1981: Indagine a New York’ (2015). Ma l’influenza dello stilista non si ferma al cinema. Giorgio Armani è il couturier prediletto da molte celebri attrici anche nella vita reale, in particolare nel giorno più importante: il matrimonio. Nicole Kidman, Katie Holmes e Penélope Cruz scelgono tutte Armani per i loro abiti da sposa. Nel 1999, Armani è anche produttore del documentario ‘Il mio viaggio in Italia’ di Martin Scorsese, un omaggio al grande cinema italiano del dopoguerra.
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(Adnkronos) - E' morto oggi, giovedì 4 settembre, Giorgio Armani. Lo stilista, tra le più grandi firme della moda nel mondo, aveva 91 anni. La camera ardente sarà aperta dal 6 al 7 settembre. I funerali si terranno in forma privata.
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(Adnkronos) - Adriano Pappalardo indagato, a quanto apprende l’Adnkronos, per le offese a Giorgia Meloni, pronunciate durante uno spettacolo lo scorso 20 agosto a Passoscuro.
Il cantante, prima di esibirsi, ha insultato la presidente del Consiglio dal palco, facendo gesti volgari in relazione al rapporto con il presidente degli Stati Uniti Donald Trump. Dopo aver ricevuto l’informativa dai carabinieri, la procura di Civitavecchia, guidata da Alberto Liguori, ha aperto un fascicolo sulla vicenda. Gli inquirenti stanno acquisendo il filmato della serata e stanno valutando se procedere per il reato di diffamazione aggravata o vilipendio. Nel procedimento risulta parte offesa la Meloni. (di Assunta Cassiano e Daniele Dell'Aglio)
(Adnkronos) - I disturbi dello spettro feto-alcolico sono la prima causa di disabilità intellettiva nei bambini dei Paesi ad alto tenore economico. Ogni anno nel mondo nascono circa 120mila i neonati destinati a sviluppare questi disturbi, con quasi 2.500 casi in Italia. L'assunzione di alcol durante la gravidanza, anche in piccole quantità - avverte la Società italiana di neonatologia (Sin) - costituisce un grave rischio per la salute del nascituro. Per far luce su questa problematica, il 9 settembre (non a caso il nono giorno del nono mese dell'anno) è stata istituita la Giornata internazionale di sensibilizzazione sui disturbi dello spettro feto-alcolico (Fasd), evento che mira a richiamare l'attenzione dell'opinione pubblica sulle disabilità e sui problemi derivanti dall'esposizione all'alcol in utero.
Il termine Fasd racchiude una vasta gamma di anomalie fisiche e neurocomportamentali che possono manifestarsi nei bambini esposti all'alcol durante la gravidanza e l'allattamento, spiega la Sin. Tra le forme più gravi spicca la sindrome feto alcolica (Fas), caratterizzata da malformazioni facciali, microcefalia, deficit di crescita e ritardi neuro psicomotori. I bambini con Fas possono presentare significative difficoltà cognitive e comportamentali, come deficit di funzionalità esecutiva e motoria, di elaborazione/integrazione delle informazioni, discrepanze tra abilità verbali e non verbali, disturbi di apprendimento, dell'attenzione e iperattività, che se non diagnosticate e trattate precocemente possono portare a conseguenze negative durante l'adolescenza e l'età adulta, quali scarso rendimento scolastico o lavorativo, mancanza di autonomia e difficoltà nelle relazioni sociali. La prevalenza della Fas a livello mondiale oscilla tra lo 0,5 e i 3 casi ogni mille nati vivi, mentre l'intero spettro dei disturbi correlati riguarda circa l'1% della popolazione globale.
"Questi dati evidenziano come la Fasd sia la prima causa di disabilità intellettiva nei bambini dei Paesi ad alto tenore economico, totalmente prevenibile mediante l'astensione dal consumo di alcol in gravidanza", sottolineano i neonatologi. "Nonostante queste evidenze, molte future madri continuano a consumare bevande alcoliche, convinte che un consumo 'moderato' di vino, birra, aperitivi, amari o superalcolici non possa nuocere al feto", afferma Luigi Memo, segretario del gruppo di studio di genetica clinica neonatale della Sin.
L'Europa - riporta la Sin in una nota - è al primo posto nel consumo di alcol, il doppio rispetto alla media mondiale. In particolare, in Italia un'indagine del 2020 ha rilevato che il 66% delle donne in età fertile ha assunto alcol, con tassi di consumo di alcol e di binge drinking in costante aumento tra i giovani e con l'aggravante che la grande percentuale delle gravidanze non è pianificata, aspetto che può portare a esporre involontariamente il feto a sostanze alcoliche. Inoltre, dalla raccolta dati 2022 del Sistema di sorveglianza bambini 0-2 anni, è emerso che il 15% delle gestanti ha assunto alcol durante la gravidanza, con una maggiore diffusione tra le madri del Centro-Nord. Il consumo di alcol in allattamento risulta ancora più esteso, con tassi attorno al 18% in alcune regioni, in particolare Toscana ed Emilia Romagna.
Per avere un quadro più preciso sul consumo di alcol in gravidanza e sull'incidenza e la prevalenza della Fas/Fasd in Italia, il ministero della Salute ha recentemente rifinanziato all'Istituto superiore di sanità un progetto biennale sulla salute materno-infantile, nel quale è previsto il monitoraggio del consumo di alcol in gravidanza tra le donne di età compresa tra i 18 e i 24 anni. Al progetto, diretto da Adele Minutillo del Centro nazionale Dipendenze e doping, parteciperanno strutture di Neonatologia e ostetricia in diverse regioni italiane.
"E' necessario combattere l'accondiscendenza culturale verso il consumo di bevande alcoliche, anche da parte dei professionisti sanitari - dichiara Massimo Agosti, presidente della Sin - La totale astensione dall'alcol è la sola strada corretta da intraprendere, già da quando si comincia a pensare di voler concepire un figlio. La Fasd è una condizione prevenibile al 100% e i medici, in particolare ginecologi, neonatologi e pediatri, devono fornire informazioni chiare e dettagliate sui rischi associati al consumo di alcol in gravidanza. Per i piccoli esposti all'alcol durante la gravidanza è inoltre fondamentale la diagnosi precoce, che garantisca una presa in carico efficace che preveda cure mediche e neuro-psichiatriche/psicologiche, logopedia, terapia fisica, educazione speciale e altri servizi".
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(Adnkronos) - Abito di lusso a chilometro e (costo) zero. Un imprevisto trasformato in un gesto creativo. È la storia dell'artista Elda Calabrase che alla Mostra del Cinema di Venezia si è presentata con un abito fuori dagli schemi... e fuori dal guardaroba.
Tutto è cominciato durante il viaggio in treno per Venezia, quando Calabrese si è accorta che la sua valigia era sparita. All'interno aveva l'abito dei suoi sogni, quello che aveva scelto per l'evento. "Pensati derubata e vestita con un lenzuolo", ha esordito nel suo racconto social. "Ieri è stata un giornata con alti e bassi e sicuramente non è iniziata nei migliori dei modi. Dopo un mese a organizzarsi, prepararsi purtroppo mi hanno rubato la valigia in treno con tutto ciò che poteva servirmi per l’evento".
Non c'è stato tempo a sufficienza per pensare a un piano B. "Per non entrare ancor più nel pallone e non avendo nulla a mia disposizione se non gli stivali che fortunatamente non mi hanno tolto - spiega Calabrese - salita in camera ho deciso di dar sfogo alla mia creatività vestendomi direttamente con il lenzuolo del mio letto e creando addirittura uno strascico!".
Il risultato? Apprezzato da tutti. "Incredula di aver ricevuto tanti complimenti per un outfit che in realtà non esisteva", ha scritto con orgoglio.
E infine un messaggio diretto al responsabile del furto, senza rancore Elda scrive: "La serata per fortuna è andata alla grande e io auguro al mio caro ladro... Goditi i miei vestiti e gioielli, ma ricorda, il karma osserva sempre. Con affetto Elda".
Leggi tutto: Derubata sul treno per Venezia, sfila alla Mostra col lenzuolo dell'hotel
(Adnkronos) - L'inizio di ogni nuovo anno scolastico segna un fondamentale momento di passaggio nella vita di tutti gli studenti, che realizzano di essere diventati più grandi. Simbolo di ripartenza e riorganizzazione, il back to school può rappresentare per migliaia di giovani affetti da malattie reumatologiche pediatriche anche l'occasione in cui ripensare la gestione della propria patologia e affrontare la cosiddetta transizione, lasciando la reumatologia pediatrica per entrare nel mondo della medicina dell'adulto.
"In Italia ogni anno 10mila minori ricevono la diagnosi di una malattia reumatologica, come artrite idiopatica giovanile, lupus, connettiviti o vasculiti - spiega Andrea Doria, presidente della Società italiana di reumatologia (Sir) - Dopo essere stati seguiti da uno specialista pediatra, per i più grandi di loro arriverà il momento in cui dovranno iniziare ad affidarsi a un nuovo medico, il reumatologo degli adulti, e diventare attori protagonisti nella cura della propria condizione, affrancandosi gradualmente dall'intervento dei genitori. Così come si preparano ad affrontare nuove sfide scolastiche e autonomia crescente, i ragazzi che convivono con una malattia reumatologica hanno davanti a sé un altro importante 'rito di iniziazione': imparare a gestire una patologia cronica".
Nella stragrande maggioranza dei casi, le malattie reumatologiche pediatriche accompagnano il paziente anche nella vita adulta. Questo rende la transizione un passaggio inevitabile e molto delicato che, come ricordano gli esperti della Sir, non può essere lasciato al caso. "Il bambino non è un adulto in miniatura - sottolinea Roberto Felice Caporali, presidente eletto della Sir - Ha esigenze cliniche e assistenziali diverse, legate alla crescita fisica e psicologica. Allo stesso modo, il giovane adulto si confronta con nuovi bisogni, come la contraccezione o la gestione dell'autonomia terapeutica. Per questo la transizione deve essere un processo graduale, strutturato e condiviso tra pediatra reumatologo, reumatologo dell’adulto, paziente e famiglia. Un passaggio disorganizzato può portare a interruzioni di terapia, ritardi nelle cure o perdita di follow-up. La letteratura mostra, invece, che una transizione ben organizzata riduce riacutizzazioni e migliora l'aderenza terapeutica e la qualità di vita".
La European Alliance of Associations for Rheumatology (Eular) e la Paediatric Rheumatology European Society (Pres - riporta una nota della Sir - hanno stilato alcune raccomandazioni in proposito: 1. La transizione dovrebbe prevedere una serie di incontri, e non un singolo evento, durante i quali siano presenti entrambi gli specialisti che si avvicenderanno nella presa in carico del paziente; 2. E' necessario un documento di transizione, che riassuma storia clinica e terapeutica del ragazzo; 3. Il processo deve iniziare intorno ai 16 anni e concludersi quando il giovane è pronto, di solito entro i 18–20 anni; 4. Va favorita l'autonomia del paziente nella gestione della malattia (conoscenza dei farmaci, gestione degli appuntamenti), mentre il coinvolgimento dei genitori deve diminuire gradualmente; 5. Quando possibile, va nominato un transition coordinator o nurse manager che accompagni il percorso.
"Insomma, non basta spostare un nome da un'agenda a un'altra - precisa Caporali - La transizione non deve essere traumatica, ma un percorso costruito per garantire continuità di cura, fiducia e autonomia al paziente, supportando anche i genitori in questo cambiamento. E' il pediatra reumatologo che valuta quando iniziare il processo, che sarà sicuramente facilitato se la malattia è ben controllata e in remissione. Il reumatologo dell'adulto, dal canto suo, deve essere attento nell'approcciare un paziente che non è di nuova diagnosi, ma ha già un suo vissuto di malattia e di cura di cui tener conto".
"E' fondamentale - conclude l'esperto - che il giovane veda i due professionisti collaborare durante gli incontri di transizione. Dovrà iniziare a recarsi in una nuova struttura e a interfacciarsi con nuove persone. Questo può creare disagio, timore, insicurezza. Se il paziente viene introdotto nel nuovo ambiente dal pediatra che lo ha seguito fin dall'inizio, il tutto risulterà più 'indolore'. E quando la reumatologia pediatrica e quella dell'adulto sono distanti, gli strumenti digitali possono venirci in aiuto. Grazie al teleconsulto è più semplice far partecipare tutti i medici necessari all'incontro".
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(Adnkronos) - Primo paziente operato in Italia, a Roma, con la nuova protesi all'anca di rivestimento in ceramica (ReCerf) approvata in Europa lo scorso luglio. A portare a temine l'intervento è stato uno dei massimi esperti in rivestimento dell'anca, Alessandro Calistri, specialista in Chirurgia ortopedica e traumatologica dell'anca e docente in Chirurgia protesica dell'anca della Scuola di specializzazione in Ortopedia e Traumatologia dell'Università di Roma Sapienza. "Abbiamo operato un paziente romano di 47 anni - spiega all'Adnkronos Salute Calistri - Erano anni che attendeva la possibilità di poter usufruire di questo rivestimento rivoluzionario, avendo un'allergia al nickel ed essendo quindi impossibilitato ad utilizzare il sistema di rivestimento metallo-metallo. L'intervento ha avuto uno svolgimento regolare e il paziente sarà messo in piedi domani".
Per la chirurgia dell'anca siamo di fronte ad una svolta? "Si - risponde il chirurgo - la ceramica è biocompatibile e questo permette di risparmiare osso durante l'intervento. La genesi è un brevetto che rende la ceramica porosa e la superficie integrabile perfettamente con l'osso, mentre prima serviva una sfoglia di titanio altrimenti l'osso non si integrava. Con il nuovo rivestimento salta la necessità di usare il metallo che può dare allergie e per le donne mancano misure 'piccole'. In più il rivestimento in ceramica può essere personalizzato rispetto all'anatomia della persona. Parliamo di un rivestimento che agisce sulla parte patologica dell'artrosi, la cartilagine, per cui i 3 mm di ceramica rivestono completamente l'osso dell'anca che rimane intatto. La ceramica è inerte stiamo quindi parlando della prima protesi biologica" per l'anca. L'intervento è stato realizzato al Paideia International Hospital.
Dietro questa prima operazione in Italia ci sono anni di lavoro, ricerca e sperimentazione. L'azienda che ha prodotto il rivestimento è MatOrtho e si è avvalsa della collaborazione dell'azienda Biolox specializzata proprio nella ceramica. L'impianto è stato approvato per la prima volta dalla Therapeutic Goods Administration australiana nel novembre 2024. Dal suo primo utilizzo sperimentale nel 2018, sono oltre 1.600 i pazienti che hanno ricevuto il dispositivo. "Siamo di fronte ad un punto di non ritorno: la ceramica che oggi disponiamo è più dura del ferro, non c'è più il pregiudizio che si possa rompere", chiarisce Calistri.
A breve inizieranno i training promossi dall'azienda produttrice del rivestimento in ceramica, grazie ai quali i chirurghi potranno sviluppare la capacità tecnica per impiantare questo nuovo sistema. Infatti, ad oggi sono pochissimi i centri altamente specializzati che possono offrire il rivestimento in ceramica perché è necessario avere conoscenze approfondite e per lo specialista capacità più complesse. Alla luce di questo gap da colmare in Italia e all'estero, dal 17 al 21 settembre si terrà l'Ista 2025, International Society for Technology in Arthroplasty, evento che riunirà nella Capitale ingegneri e chirurghi ortopedici. I presidenti sono Stefano Gumina e Alessandro Calistri.
"Sarà l'occasione per fare il punto anche su questa grande novità nel nostro campo. Dobbiamo spiegare che questo rivestimento in ceramica potrà cambiare la vita ai pazienti più giovani - assicura Calistri - La ceramica è l'unico materiale biocompatibile che abbiamo, nell'ortodonzia è già usata con successo e ha soppiantato i metalli. E' un treno che non si deve perdere", conclude.
Leggi tutto: A Roma impiantata prima protesi all'anca di rivestimento in ceramica
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