
(Adnkronos) - Arriva il nuovo contratto per il comparto sanità, con aumenti e la possibilità di sperimentare la settimana lavorativa da 4 giorni. L'accordo girmato oggi da Aran (Agenzia per la rappresentanza negoziale delle pubbliche amministrazioni) e dai sindacatim relativo al triennio 2022-2024, coinvolge oltre 581mila lavoratori del Servizio sanitario nazionale tra infermieri, tecnici, amministrativi e personale sanitario non medico.
Il contratto con l'Aran è stato firmato da Fials, Cisl, Nursind e da Nursing Up. I sindacati Cgil e Uil non hanno sottoscritto l'accordo, come già avvenuto per la preintesa firmata a giugno. Previsti aumenti medi tra i 150 e i 172 euro mensili pari al 6,8% in più rispetto alle retribuzioni attuali.
Il Ccnl "si caratterizza per numerose e rilevanti innovazioni concernenti aspetti salienti del trattamento normo-economico del personale volte a migliorare le condizioni di lavoro e valorizzare le competenze professionali in continuità con il precedente contratto - si legge in una sintesi pubblicata sul sito dell'Aran - E' stato infatti previsto, fra l'altro, l'ampliamento della platea dei possibili dipendenti che possono partecipare all'accesso all'area di elevata qualificazione: oltre alla laurea magistrale accompagnata da un incarico di funzione di almeno 3 anni, è stata introdotta la possibilità di accesso al personale in possesso della laurea triennale accompagnata da un periodo di incarico di funzione di almeno 7 anni oppure il possesso di titoli di studio equipollenti ai sensi dell'articolo 4 della Legge 26.2.1999, numero 42, unitamente ad un periodo di almeno 7 anni di incarico di funzione".
Sono stati inoltre introdotti o rivisti alcuni aspetti degli istituti contrattuali, fra i quali: "La possibilità, in via sperimentale e garantendo comunque qualità e livello dei servizi resi all'utenza, di poter articolare l'orario di lavoro di 36 ore settimanali su 4 giorni, previa adesione volontaria da parte dei lavoratori; il riconoscimento del buono pasto in lavoro agile nonché la priorità di accesso a questo istituto contrattuale per chi è in situazioni di disabilità o per assistenza a famigliari disabili; l'aggiornamento di alcuni aspetti degli incarichi già previsti dal precedente contratto, prevedendo, fra l'altro, la possibilità di poter coniugare lo straordinario in presenza di incarico fino al valore di 5.000 euro", continua l'Aran.
Ancora, "è stato introdotto il nuovo profilo di assistente infermiere, già istituito con specifico accordo Stato-Regioni, figura intermedia fra i profili dell'area dei Professionisti della salute e dei funzionari e dell'area degli Operatori; sono state estese alcune tutele relative a permessi, assenze e congedi nonché la formazione del personale. Sono stati inoltre disciplinati gli istituti delle prestazioni aggiuntive e dell'attività di collaborazione alla realizzazione della libera professione intramuraria del dirigente sanitario. Particolare attenzione è stata poi riservata all'aumento dell'età media del personale prevedendo specifiche politiche e strumenti di 'age management' volte a favorire e a migliorare le condizioni di lavoro del personale pubblico che presenta oggi un'età media elevata, la possibilità di fruizione delle ferie anche ad ore, eventuali necessità temporanee del personale che possono essere affrontate attraverso la concessione di limitati periodi di part-time in deroga alla graduatoria annuale".
Prosegue l'Aran: "Data la peculiarità del settore sanitario, è stata introdotta specifica tutela per il personale oggetto di aggressioni da parte di terzi, prevedendo il patrocinio legale da parte dell'azienda e la possibilità, se richiesta dal dipendente, di supporto psicologico. Infine, sono state aggiornate le indennità di specificità infermieristica e di tutela del malato nonché l'indennità di pronto soccorso, prevedendo un meccanismo di distribuzione delle risorse fra Regioni in linea con quanto già introdotto con il contratto dell'area, delineando un percorso che consenta l'integrale utilizzo delle disponibilità economiche garantite dalla legge".
Manca, 'restituiamo ai cittadini mezzo di trasporto strategico'... 
(Adnkronos) - Fedez starebbe lavorando a un nuovo progetto musicale. Oggi, lunedì 27 ottobre, a Milano, sui ledwall della città è apparso un video 'misterioso', in bianco e nero, che ritrae proprio il rapper di Rozzano.
Un video inteso che lo ritrae in piedi con lo sguardo rivolto verso l'alto. In pochi secondi dalla sua maglia si sprigiona un’esplosione di filamenti attraversati da uno stormo di rondini che lo sollevano, fino a lasciarlo sospeso in aria. Al momento però tutto tace, Fedez ha lasciato parlare questa immagine ambigua e potente allo stesso tempo.
Un’apparizione che arriva senza preavviso e che sembra anticipare qualcosa di più grande. Poche ore dopo, il rapper ha condiviso su TikTok un video e una piccola anticipazione di quello che sembra essere un nuovo brano: "Non stare ad ascoltare la rabbia tanto non ha importanza", ha scritto a corredo. Per i fan è chiaro, Fedez è tornato 'in cantiere' ed è in arrivo nuova musica.
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(Adnkronos) - Orrore a Sezze, in provincia di Latina, dove oggi, lunedì 27 ottobre, un uomo ha ucciso e sezionato un cane, per poi raccogliere i resti dell’animale, riporli in una busta e darsi alla fuga verso le colline circostanti.
L'episodio è avvenuto in località Ceriara e sul posto, allertate da una segnalazione, sono intervenute le guardie zoofile della Fipsas, coordinate dal responsabile regionale Emiliano Ciotti, che sono riuscite a documentare l’intera scena in pochi minuti. Alla vista degli operatori, l’uomo ha raccolto i resti dell’animale ed è scappato. Il materiale fotografico e video raccolto verrà trasmesso alla Procura di Latina per gli accertamenti di competenza, al fine di chiarire ogni aspetto della vicenda ed escludere l’eventualità che si siano verificati episodi analoghi nella zona.
Le guardie della Fipsas operano da oltre 30 anni sul territorio, impegnandosi quotidianamente nella tutela ambientale, nella salvaguardia dell’ecosistema e nella protezione degli animali. Tuttavia, a quanto raccontano gli stessi volontari intervenuti, che si sono detti profondamente scossi dall’accaduto, non avevano mai assistito a un episodio ugualmente raccapricciante.
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(Adnkronos) - "Il sistema aerospazio del Lazio s’inserisce a pieno titolo nelle strategie industriali e di cooperazione internazionale che l’attuale Governo sta portando avanti con una forte connotazione industriale e tecnologica. La Regione intende ulteriormente rafforzare questo settore d’eccellenza attraverso un rinnovato Distretto Industriale e Tecnologico dell'Aerospazio e della Sicurezza". Lo ha dichiarato la vicepresidente e assessore allo Sviluppo economico, al Commercio, all’Artigianato, all’Industria, all’Internazionalizzazione della Regione Lazio, Roberta Angelilli all’apertura degli Stati Generali italiani della Space Economy organizzato dall’onorevole Andrea Mascaretti, presidente dall’Intergruppo parlamentare per la Space economy, che si è svolta a Roma nella sede del Ministero degli Affari esteri e della Cooperazione, partendo dal tema 'La diplomazia dello spazio: strumento di politica estera e motore di crescita'. Alla Farnesina, il Lazio ha portato il sistema dell'aerospazio e della sicurezza con una delegazione composta da imprese e organizzazioni datoriali che è stata accolta dal vicepresidente del Consiglio dei ministri della Repubblica Italiana e ministro degli Affari esteri e della Cooperazione internazionale, Antonio Tajani. Il Lazio partecipa anche alle tappe di Torino del 30 ottobre e di Milano del 31 ottobre.
"Nell’ambito del settore aerospaziale, il Lazio può contare su una posizione leader in Italia. Anche attraverso le importanti opportunità della programmazione europea, vogliamo ulteriormente investire sulla Space Industry e sulla Space Economy. Un investimento strategico che recentemente ha avviato molti bandi: da Step per le tecnologie strategiche con 110 milioni di euro, 20 milioni per l’attrazione investimenti, 100 milioni sul Venture Capital, oltre ai 7 milioni stanziati per completare il progetto Rome Technopole, - continua Angelilli - il polo della ricerca e dell’innovazione al servizio delle imprese. In questa visione di crescita territoriale, la connessione tra istituzioni, industria, PMI e Start up e il mondo accademico e della ricerca, deve essere strategica e fattiva. Per questo abbiamo avviato le consultazioni con i protagonisti del settore, affinché si possa rilanciare su nuove basi lo storico distretto aerospaziale della Regione Lazio, rafforzandolo nella competitività alla luce delle nuove sfide globali e della nuova programmazione europea che stanzierà cifre senza precedenti".
Nel Lazio l’ecosistema dell’aerospazio produce ogni anno un fatturato di 5 miliardi di euro e 1,6 miliardi in export, conta 23 mila addetti e più di 300 imprese. Una filiera del valore completa che ha avuto un posto di primo piano anche agli Stati Generali europei della Difesa, Spazio e Cybersecurity che si sono svolti lo scorso settembre all’Esa-Esrin di Frascati. Nel Lazio operano grandi player del settore aerospaziale e una notevole rete di Pmi innovative. Le aree in cui il Lazio può giocare un ruolo chiave sono, tra le altre, evoluzione dei sistemi di tecnologie dell’informazione e della comunicazione, osservazione della Terra, Space Smart Factory (produzione di costellazioni e componenti), accesso allo spazio e servizi in orbita. Gli Stati Generali della Space Economy della Farnesina sono stati, quindi, l'occasione per fare sistema e per approfondire e discutere delle opportunità per le imprese dell’aerospazio del Lazio connesse ai programmi internazionali di cooperazione che vedono l'Italia collaborare con molti Paesi nel mondo.
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Pronti 216 milioni già vincolati per i cantieri strategici... 
(Adnkronos) - I trattamenti per la malattia di Alzheimer sono alla vigilia di una svolta. L'arrivo dei primi farmaci realmente efficaci, come lecanemab e donanemab, rappresenta un traguardo storico nella lotta contro una patologia che colpisce milioni di persone nel mondo. Tuttavia, queste terapie potranno essere prescritte solo in condizioni specifiche e a pazienti accuratamente selezionati. Per questo motivo, la Società italiana di neurologia (Sin) ha promosso e coordinato la redazione dell'Epa - Expert Panel on Alzheimer's Disease, un documento di riferimento che definisce criteri, percorsi e standard per l'applicazione clinica di queste nuove terapie nel contesto del Servizio sanitario nazionale.
L'Epa, spiegano i neurologi in congresso a Padova, nasce da un'ampia collaborazione tra la Sin e numerose società scientifiche italiane - tra cui la Società italiana di medicina nucleare, la Società italiana di radiologia medica, la Società italiana di biochimica clinica, la Società italiana di geriatria e gerontologia e la Società italiana di psicogeriatria – con il contributo di esperti in neurologia, geriatria, neuroradiologia, biochimica clinica e medicina nucleare. "L'Epa è un'iniziativa che la Sin ha fortemente voluto per costruire un linguaggio comune e un percorso condiviso tra tutte le discipline coinvolte nella gestione della malattia di Alzheimer - afferma Alessandro Padovani, presidente uscente Sin - Abbiamo ritenuto necessario riunire tutte le competenze per definire in modo chiaro chi potrà accedere alle nuove terapie, come diagnosticare precocemente la malattia e come monitorare i pazienti nel tempo. E' un lavoro che mira a rendere accessibili queste opportunità terapeutiche in modo equo su tutto il territorio nazionale".
Il documento affronta in maniera organica tutti gli aspetti fondamentali per la corretta implementazione delle nuove terapie anti-Alzheimer e definisce innanzitutto i criteri per la selezione dei pazienti, individuando come candidati ideali coloro che presentano decadimento cognitivo o demenza di grado lieve, dovuta alla malattia di Alzheimer. E' importante sottolineare - avvertono i neurologi - che queste terapie non sono indicate per tutti i pazienti, né per tutti gli stadi della malattia. Ampio spazio è dedicato alla diagnosi precoce e appropriata, con l'obiettivo di stabilire criteri chiari per l'individuazione dei pazienti nelle fasi iniziali e di semplificare il percorso diagnostico, evitando esami invasivi o costosi quando non necessari.
L'Epa promuove inoltre l'impiego dei biomarcatori plasmatici come valida alternativa ai marcatori liquorali e alle indagini Pet, così da garantire una maggiore accessibilità diagnostica in tutte le regioni italiane. In collaborazione con Sibioc - Società italiana di biochimica clinica e biologia molecolare clinica, sono in corso la validazione dei parametri biochimici, la definizione dei cut-off e la standardizzazione dei protocolli. E' stato fondamentale - riferisce la Sin - anche il contributo della radiologia e della medicina nucleare, con cui il documento definisce quali tipologie di risonanza magnetica e di indagine Pet utilizzare per identificare i pazienti più idonei e ridurre il rischio di effetti collaterali. Con la Società italiana di geriatria, Epa lavora alla definizione dei criteri clinici per riconoscere le persone fragili, pre-fragili o complesse, che potrebbero non essere candidati ideali per questi trattamenti. Particolare attenzione è rivolta all'equità di accesso e al rafforzamento della rete dei Centri per i disturbi cognitivi e le demenze (Cdcd), che avranno un ruolo centrale nella selezione e nel monitoraggio dei pazienti, assicurando uniformità di trattamento su tutto il territorio nazionale.
Il documento rappresenta una base operativa per costruire un ecosistema sanitario pronto ad accogliere le nuove terapie. Le società scientifiche coinvolte stanno già elaborando documenti attuativi che definiranno in modo puntuale i protocolli diagnostici e terapeutici, a partire dai dosaggi plasmatici fino alle procedure di imaging. "Oggi stiamo gettando le fondamenta di un percorso che cambierà radicalmente la gestione dell'Alzheimer in Italia - rimarca Padovani - Serve tempo per costruire un sistema pronto, efficiente e uniforme, ma l'obiettivo è chiaro: intercettare precocemente i pazienti che possono beneficiare di queste terapie e garantire loro un accesso equo e sicuro, ovunque si trovino". Il progetto non riguarda solo neurologi e geriatri, ma coinvolge l'intero percorso di cura: infermieri, psicologi, neuropsicologi e tutti gli operatori dei Cdcd. E' un passo decisivo verso un upgrading strutturale e culturale del sistema sanitario nella gestione della malattia di Alzheimer.
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(Adnkronos) - La neurologia sta attraversando una fase di evoluzione rapida e profonda. Tecnologie digitali e intelligenza artificiale con strumenti basati su machine learning e deep learning stanno trasformando l'analisi delle neuroimmagini, la previsione dell'evoluzione delle malattie, la diagnosi precoce e la personalizzazione dei trattamenti. A sostegno di questa transizione - come è stato evidenziato al Congresso della Società italiana di neurologia, in corso a Padova fino al 28 ottobre - la Sin ha avviato il progetto 'Digital Neuro Hub', un ecosistema digitale integrato pensato per supportare decisioni cliniche informate, senza trascurare gli aspetti etici, la sicurezza dei dati e la relazione medico-paziente. "La neurologia di oggi è una disciplina in rapida trasformazione, che richiede un approccio multidisciplinare, tecnologico e centrato sulla persona - sottolinea Alessandro Padovani, presidente uscente Sin - Le innovazioni presentate in questo congresso mostrano che possiamo davvero modificare il decorso di molte patologie. Ma serve garantire un accesso equo su tutto il territorio nazionale".
L'adozione di tecnologie avanzate - dalla neuroinformatica all'intelligenza artificiale, dai biomarcatori digitali ai dispositivi indossabili - sta ridefinendo l'intero approccio neurologico, rendendolo sempre più predittivo, preventivo e personalizzato. In quest'ottica, la Sin ribadisce la necessità di "investimenti strutturali nella formazione digitale dei neurologi, nella creazione di infrastrutture condivise e nell'adozione su larga scala di strumenti innovativi".
Tra le principali sessioni del congresso, emerge quella dedicata all'epilessia. Con circa 500mila persone colpite in Italia, la patologia è oggi protagonista di una svolta terapeutica senza precedenti. Dopo decenni di trattamenti centrati sul controllo delle crisi, oggi - spiegano gli esperti - la ricerca punta a "modificare il decorso della malattia, intervenendo sulle cause. Accanto ai farmaci antiepilettici di nuova generazione, come lacosamide, perampanel, brivaracetam e cenobamato, si stanno sviluppando strategie antiepilettogeniche che mirano a bloccare la comparsa della malattia dopo eventi come trauma cranico o ictus". Inoltre, sono state identificate mutazioni in geni chiave (Scn1A, Stxbp1, Depdc5, Gabrg2), aprendo la strada a una medicina di precisione. In forme specifiche, la terapia è eziologica: la dieta chetogenica nella sindrome da deficit di Glut1 e l'everolimus nella sclerosi tuberosa. Sono in fase avanzata di sviluppo terapie geniche e approcci basati su Rna interference, particolarmente promettenti per le forme infantili gravi. Sul fronte tecnologico, dispositivi di neurostimolazione 'intelligente' e sistemi Eeg sottocutanei permettono un monitoraggio continuo e interventi mirati in tempo reale. L'intelligenza artificiale supporta la predizione degli esiti chirurgici e ottimizza la gestione terapeutica.
Sull'emicrania - malattia neurologica cronica che interessa circa il 12% della popolazione adulta, con una prevalenza fino al 25% nelle donne in età fertile con attacchi, spesso invalidanti, accompagnati da sintomi neurovegetativi e sensoriali - oggi, oltre ai trattamenti tradizionali, "sono disponibili nuove opzioni terapeutiche: il lasmiditan e i gepanti (rimegepant e atogepant), efficaci nel trattamento degli attacchi acuti, e 4 anticorpi monoclonali anti-Cgrp (erenumab, eptinezumab, fremanezumab, galcanezumab) per la prevenzione. Per i pazienti con emicrania cronica, resta indicata anche la tossina botulinica di tipo A". I nuovi farmaci, altamente selettivi, sono già disponibili nel Servizio sanitario nazionale per i pazienti con forme refrattarie.
Nella malattia di Parkinson - secondo disturbo neurodegenerativo per diffusione, in forte crescita a livello globale - tra i fattori di rischio, oltre all'età, emergono centrali fattori ambientali e comportamentali come l'esposizione a pesticidi, l'inquinamento atmosferico e la sedentarietà, elencano i neurologi. La ricerca si concentra oggi su "terapie disease-modifying, come gli anticorpi monoclonali anti-α-sinucleina, mirati a prevenire l'accumulo patologico della proteina. Al contempo, si rafforza l'importanza della brain health, un concetto che integra prevenzione, stili di vita sani e riduzione dei fattori di rischio modificabili", per contrastare precocemente i meccanismi della neurodegenerazione.
Per la sclerosi laterale amiotrofica (Sla), malattia rara e devastante che interessa circa 6mila italiani - proseguono gli esperti - negli ultimi anni si sono aperte nuove prospettive, con l'identificazione di numerosi geni associati alla patologia e la comprensione di meccanismi patogenici come alterazioni della proteasi, del metabolismo dell'Rna, neuroinfiammazione, disfunzioni mitocondriali. L'approvazione di tofersen, un oligonucleoide antisenso, rappresenta una svolta per i pazienti con mutazione Sod1. Numerosi altri approcci sono in fase di studio per mutazioni diverse. Per le forme sporadiche, l'attenzione si concentra su biomarcatori (neurofilamenti), imaging avanzato e trial clinici adattativi, come la piattaforma Tricals, permettono di testare più farmaci in parallelo. I modelli di cura multidisciplinare e l'uso di tecnologie assistive (es. eye-tracking, interfacce cervello-computer) contribuiscono a mantenere autonomia e qualità della vita anche nelle fasi più avanzate.
Nella sclerosi multipla, che continua a registrare un aumento dell'incidenza, specie nella fascia giovane-adulta - rimarcano i neurologi - il legame con il virus di Epstein-Barr è ormai confermato, così come l'importanza di una diagnosi precoce e di trattamenti tempestivi. Oltre 20 farmaci sono oggi disponibili, dai più tradizionali a quelli ad alta efficacia (anticorpi monoclonali, cladribina). In casi selezionati, il trapianto autologo di cellule staminali rappresenta un'opzione terapeutica promettente. Nuovi biomarcatori e tecniche di imaging avanzato supportano un monitoraggio sempre più preciso. La ricerca si orienta verso strategie multitarget, con inibitori della tirosin-chinasi di Bruton e terapie che mirano alla microglia e agli astrociti, attori chiave nella progressione.
E ancora, per la miastenia gravis, malattia autoimmune della giunzione neuromuscolare, c'è stato un notevole avanzamento nelle opzioni terapeutiche. I nuovi anticorpi monoclonali (anti-Cd20, anti-Cd19), i bloccanti del complemento (eculizumab, ravulizumab, zilucoplan) e gli antagonisti del recettore FcRn (efgartigimod, rozanolixizumab) rappresentano una svolta per i pazienti con forme generalizzate anti-AChR positive. Le indicazioni terapeutiche variano in base al profilo anticorpale e alla forma clinica, evidenziando l'importanza di protocolli personalizzati e di un approccio immunologico mirato. Le forme oculare e sieronegativa rimangono ancora oggetto di ricerca attiva.
Infine, per la malattia di Alzheimer che rappresenta il 60% delle demenze, con circa 600mila casi in Italia, l'introduzione dei biomarcatori plasmatici, come il dosaggio del rapporto pTau217/β-amiloide, promette una rivoluzione nella diagnosi precoce, accessibile e non invasiva. I nuovi anticorpi monoclonali anti-amiloide (lecanemab e donanemab) - concludono i neurologi - hanno dimostrato la "capacità di rallentare la progressione clinica nei pazienti con malattia in fase iniziale e presenza documentata di β-amiloide. Tuttavia, la complessità nella gestione di queste terapie (monitoraggio, selezione dei pazienti, rischio di Aria - Amyloid Related-Imaging-Abnormalities) richiede un adeguato riassetto organizzativo" del sistema sanitario e un'attenta valutazione della sostenibilità.

(Adnkronos) - Le malattie neurologiche, che interessano oltre 6 milioni di persone, con un impatto economico che supera l'1,5% del Pil, rappresentano una delle più urgenti priorità sanitarie di oggi: sono la principale causa di disabilità e la seconda causa di morte in Italia. In questo scenario la neurologia italiana è chiamata a una svolta decisiva, perché la vera sfida non è solo curare meglio, ma anticipare la diagnosi, rafforzare la prevenzione e costruire percorsi assistenziali più vicini ai bisogni concreti delle persone. Sono i temi al centro del Congresso nazionale della Società italiana di neurologia (Sin), in corso a Padova fino al 28 ottobre, che riunisce l'intera comunità scientifica per ridefinire il ruolo della specialità nel Servizio sanitario nazionale. "Abbiamo il dovere di ripensare la neurologia in chiave moderna, con una visione che integri innovazione, sostenibilità e presa in carico continua del paziente - afferma Alessandro Padovani, presidente uscente Sin - Solo così potremo rispondere all'aumento della domanda assistenziale e valorizzare il ruolo strategico della nostra disciplina all'interno del Ssn".
La neurologia italiana - spiegano gli esperti in una nota - di fronte all'invecchiamento della popolazione e all'aumento dell'incidenza di malattie neurodegenerative e cerebrovascolari, si impone un cambio di passo verso un approccio più integrato, che unisca prevenzione, diagnosi precoce e innovazione terapeutica. In questa direzione, la Sin ha promosso con forza il concetto di 'Salute del cervello', un paradigma che va oltre la gestione della malattia e abbraccia una visione globale del benessere cognitivo e fisico lungo tutto l'arco della vita. Un cambio di prospettiva che valorizza stili di vita sani, interventi di prevenzione e un'attenzione continua alla salute neurologica.
Tra le iniziative concrete spicca il 'Decalogo per la salute del cervello', elaborato recentemente dalla Sin: 10 raccomandazioni scientificamente fondate per preservare la funzionalità del sistema nervoso. Tra queste: attività fisica regolare; dieta mediterranea; sonno adeguato; stimolazione cognitiva; gestione dello stress; vita sociale attiva; prevenzione dei traumi cranici; controllo della salute cardiovascolare, visiva e uditiva; evitamento di sostanze nocive e tutela della salute mentale. L'obiettivo è ridurre il rischio di patologie neurologiche e promuovere una cultura della prevenzione riconosciuta ormai come priorità di sanità pubblica. "Il decalogo rappresenta un punto di svolta culturale: vogliamo che ogni cittadino diventi protagonista attivo della propria salute cerebrale - sottolinea Maurizio Corbetta, presidente del 55° Congresso Sin - Solo con una maggiore consapevolezza individuale possiamo sperare di incidere realmente sull'insorgenza delle patologie neurodegenerative".
Sul fronte della ricerca - evidenziano gli esperti - la neurologia si sta trasformando "grazie a strumenti sempre più innovativi: dai biomarcatori plasmatici alle neuroimmagini avanzate, fino alle terapie innovative come gli anticorpi monoclonali per 'Alzheimer e le terapie geniche per le malattie rare". Tuttavia, per tradurre queste innovazioni in benefici reali per i pazienti è necessaria una profonda "riorganizzazione dei percorsi di cura: servono reti cliniche integrate, una vera continuità tra ospedale e territorio, e soluzioni digitali per il monitoraggio continuo". Il Congresso Sin 2025 si propone quindi come un punto d'incontro tra ricerca e pratica clinica, dove la collaborazione tra specialisti diventa motore di innovazione con l'obiettivo di ridurre la disabilità, garantire un accesso omogeneo alle terapie su tutto il territorio e contribuire alla trasformazione del sistema sanitario nazionale. "Innovare con responsabilità - rimarca Sin - è il principio guida del congresso: solo una neurologia capace di coniugare rigore scientifico, efficienza organizzativa e centralità della persona" potrà affrontare efficacemente le sfide poste dall'invecchiamento e dalla crescente complessità assistenziale.
"La neurologia del futuro sarà sempre più personalizzata, predittiva e prossima alle persone - dichiara Mario Zappia, nuovo presidente della Sin - Ma per renderla davvero accessibile a tutti dobbiamo intervenire ora su formazione, governance e integrazione dei servizi". A conferma della vitalità del settore c'è la crescita costante della produzione scientifica e delle collaborazioni internazionali: tra il 2022 e il 2025, il 53,2% delle pubblicazioni italiane è stato co-firmato con centri esteri, rispetto al 49,5% del triennio precedente, grazie soprattutto ai giovani neurologi. Particolarmente significativo è anche il dato sulla qualità: su 6.755 articoli pubblicati da autori italiani, 4.639 sono su dati originali, contribuendo in modo attivo alla produzione di nuove evidenze. Sul piano dei contenuti, si rileva un crescente interesse per ambiti emergenti come la sclerosi laterale amiotrofica (Sla), i disturbi cognitivi e le cefalee, accanto ai temi di maggiore impatto per il Ssn.
A testimonianza della crescente attenzione istituzionale verso le tematiche neurologiche - segnala la Sin - nella recente bozza del disegno di legge di Bilancio sono stati inseriti numerosi elementi di diretto interesse per la comunità neurologica. Un risultato che riflette "il lavoro costante portato avanti in questi 2 anni non solo attraverso gli intergruppi parlamentari, ma anche grazie a un dialogo continuo con le istituzioni sanitarie nazionali". Tra le misure più rilevanti per la Sin: lo stanziamento di risorse per l'introduzione dei biomarcatori plasmatici nei percorsi di diagnosi precoce dell'Alzheimer; il rafforzamento della rete territoriale per la gestione delle cronicità neurologiche, con particolare attenzione a malattie come Parkinson, Sla e demenze; il finanziamento di programmi formativi per la neurologia di comunità e la gestione integrata dei pazienti. Un riconoscimento concreto della centralità della neurologia nelle strategie di salute pubblica del Paese, che apre prospettive importanti per il futuro della disciplina.

(Adnkronos) - Con l’apertura ufficiale del primo stabilimento produttivo in Canada, situato a London, Ontario, Andriani, Società Benefit, segna una tappa decisiva nella propria storia industriale e consolida il suo posizionamento come gruppo multinazionale dell’innovazione alimentare. L’investimento complessivo di 34 milioni di euro rappresenta un passaggio strategico che rafforza la presenza diretta del gruppo nei mercati internazionali e amplia la capacità produttiva dedicata ai prodotti gluten-free e plant-based. Andriani che ha il suo headquarter a Gravina in Puglia, è specializzata dal 2009 nella produzione di pasta, sia con il suo brand Felicia sia conto terzi, prodotti da forno e pet food ed è un punto di riferimento nel settore dell’innovation e dell’healthy food.
Andriani introduce nel mercato nordamericano un modello industriale fondato sulla ricerca, sulla qualità e sull’innovazione con l’obiettivo di guidare la transizione alimentare. Il nuovo impianto, di oltre 5.700 metri quadrati, produrrà prodotti destinati al mercato canadese e statunitense, ottimizzando gli approvvigionamenti e favorendo una gestione più responsabile delle risorse e della supply chain.
Con la creazione di una presenza industriale diretta in Nord America, Andriani rafforza la propria traiettoria di crescita internazionale con l’obiettivo di diventare un punto di riferimento per l’industria e i retailer nordamericani. Lo stabilimento canadese permetterà, inoltre, al Gruppo di dialogare direttamente con i consumatori attraverso la produzione in loco della pasta a marchio Felicia, realizzata con materie prime naturalmente prive di glutine e ingredienti innovativi di alta qualità. La crescita internazionale di Andriani è stata supportata anche dall’ingresso di Nuo, la holding di investimento italiana che dal 2022 detiene il 26% circa del Gruppo, rafforzandone la base industriale e la visione strategica e accelerandone lo sviluppo.
Leggi tutto: Andriani, gruppo innovazione alimentare apre stabilimento in Canada

(Adnkronos) - Dalla fine del suo matrimonio con Stefano De Martino al periodo complesso trascorso in clinica. Tra gli ospiti della prima puntata di 'Belve', in onda su Rai 2 domani martedì 28 ottobre, la showgirl argentina Belen Rodriguez.
Alle domande di Fagnani, Belen risponde con sincerità e autoironia. “Nella sua vita professionale ha avuto tutto quello che meritava?” chiede Fagnani. “Avrei meritato qualcosa in più”. “Cosa?” indaga Fagnani. “Che mi facessero parlare” risponde Belen. “Di recente ha detto ‘ho chiuso con gli uomini, divento lesbica’. È successo?” domanda la giornalista. “Ho avuto esperienze” rivela Belen. “E si è trovata bene?”. “Sì, però mi piace il manzo” assicura la conduttrice. “Qual è la sua trasgressione?” domanda poi Fagnani. Belen risponde misteriosa “Ne ho una, ma non te la posso dire. Ho un bel lato oscuro”.
Alle domande della giornalista, anche le più scomode, Belen risponde con sincerità. “Ha rivelato di aver passato un periodo complesso” chiede la giornalista. “Non mi sono alzata dal letto, non ho aperto le finestre per due mesi.. Sono finita in una clinica a curarmi”. Alla domanda di Fagnani se vi siano stati “abusi di sostanze”, Belen risponde: “No. Il problema lo avevo con le benzodiazepine, che comunque è una dipendenza. Per disintossicarsi dalle benzodiazepine è come disintossicarsi dall'eroina. La droga l’ho provata, ma non ho mai esagerato”.
“Il suo difetto più sgradevole?” domanda ancora Fagnani. “Sono aggressiva, manesca. Quando mi parte ‘la sudamericana’... I miei fidanzati li ho menati tutti. De Martino è quello che ne ha prese di più. A uno gli ho lanciato un cactus!” dice una divertita Belen e la conduttrice prova a stemperare: “Ma nessuno si è fatto male?”. Ma Belen insiste , in tono scherzoso: “Qualche graffio. In Argentina le cose si risolvono così!”.
Nello studio di Belve la conduttrice confida le ragioni della fine con Stefano De Martino: “Se una persona non va dentro nel profondo dell’altra, e non la conosce bene e non prova stima, la distrugge. Questo può andare avanti per anni, poi è un amore tossico”, dice Belen che infine chiosa “Non c’è sofferenza. Ho perso stima, ma non c’è rabbia”.
“Quale è stato l’amore più importante della sua vita”domanda Fagnani. E Belen rivela: “Marco Borriello. Ci siamo amati in ugual modo”. Fagnani le ricorda infine che a giugno aveva dichiarato di essere “single e casta”. “Ci sono novità?” chiede la giornalista con un sorriso. “Continuo a essere single” ma “abbiamo aggiornata il calendario sexy: l’ultima volta che l’ho fatto è stato a metà agosto”.
Pm Tempio affidato l'incarico a un perito informatico...
Asl 3, sarà possibile vaccinarsi anche contro il Covid... 
(Adnkronos) - La Russia sogna di organizzare gli Europei di calcio 2032 soffiandoli all'Italia. Così, almeno, dice il presidente della federcalcio russa (Rfu), Alexander Dyukov. L'ipotesi è a dir poco remota, considerando che dal 2022 a tutte le squadre russe è stato vietato di partecipare alle competizioni internazionali sotto l'egida della Fifa e della Uefa. L'Italia deve organizzare gli Europei 2032 con la Turchia: la manifestazione richiede un intervento per adeguare gli stadi.
A Mosca si prende in considerazione la possibilità di una bocciatura dell'Italia. "Se ciò accadesse, la Russia sarebbe pronta a ospitare il torneo? La Russia è sempre pronta", ha affermato Dyukov, citato da Sport24. Secondo il sito russo "l'Italia potrebbe perdere il diritto di ospitare Euro 2032, visto che dei dieci stadi presentati, la Uefa ne ha approvato solo uno. Pertanto, è possibile che il torneo venga affidato interamente al secondo paese ospitante, la Turchia".
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(Adnkronos) - L’educazione negoziale come chiave del cambiamento nelle differenze di genere: una ricerca di Milano-Bicocca fornisce un quadro della situazione attuale e traccia anche la direzione verso una maggior uguaglianza tra generi. La ricerca 'Donne: negoziate meglio', è stata condotta da Emanuela Rinaldi, professoressa di Sociologia dei processi culturali, con Veronica Cucchiarini, professoressa di psicologia generale dell’Università di Milano-Bicocca e Federica Fortunato (membro del Comitato organizzativo di Obiettivo Effe).
I risultati dello studio sono stati presentati stamattina durante una conferenza stampa presso Palazzo della Regione Lombardia, alla presenza dell’on. Giusy Versace, da sempre impegnata nella promozione dell’empowerment femminile e dell’inclusione sociale. Il campione di ricerca è composto da 120 studentesse delle scuole superiori (15–18 anni) e 210 studenti universitari (19–30 anni, equamente distribuiti tra maschi e femmine). Il team di ricercatrici ha preso in esame sia gli atteggiamenti verso la negoziazione e le competenze percepite dai partecipanti sia gli stereotipi di genere e i modelli imprenditoriali più diffusi tra i giovani.
Tra le risposte date dalle adolescenti spicca la percentuale delle partecipanti che ritiene 'più facile' per i ragazzi farsi ascoltare durante una trattativa: è la netta maggioranza (73,3 per cento) ad essere convinta di questa affermazione. Non sorprende, quindi, che quasi la metà del campione (46,7 per cento) pensa di 'non essere brava a negoziare', fino a ritenere (40 per cento) che la negoziazione sia un talento innato. Altro dato significativo, è la percezione che le ragazze hanno di sé sul tema: oltre la metà (51,7 per cento) concorda sul fatto che le ragazze siano percepite come troppo emotive nelle discussioni difficili.
Anche nelle risposte dei giovani dai 19 ai 30 anni la situazione non cambia, anzi si conferma: per esempio, di fronte a una disparità salariale, ben il 70 per cento delle donne preferisce capire i criteri prima di chiedere un aumento, mentre il 6,3 per cento degli uomini lo chiederebbe subito, possibilità che nessuna donna prende neanche in considerazione. Le ricercatrici hanno poi proposto ai partecipanti una simulazione di acquisto che ha rivelato come i maschi si siano mostrati più competitivi e proattivi.
I risultati della ricerca - evidenzia l'ateneo in una nota - "confermano l’importanza di rafforzare l’educazione negoziale delle giovani donne, promuovendo iniziative per aumentare sia le competenze sia la fiducia". In questo solco si pone Obiettivo Effe, il progetto multidisciplinare dell’Università Milano-Bicocca dedicato all’empowerment femminile e all’educazione finanziaria, ideato da Emanuela Rinaldi.
"In particolare ci rivolgiamo alle giovani donne attraverso iniziative come 'Effe Summer Camp', un campo estivo gratuito rivolto alle adolescenti – aggiunge Rinaldi - che tornerà nel 2026 con la sua terza edizione. Abbiamo potuto constatare come le partecipanti, al termine delle 40 ore di formazione, abbiano effettivamente mostrato un aumento significativo sia nella fiducia nelle proprie capacità negoziali sia nelle conoscenze".
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Il giovane è indagato per omicidio stradale... 
(Adnkronos) - Il progetto di formazione in Medicina Veterinaria dell’Università di Roma Tor Vergata segna una svolta importante nell’ambito educativo e scientifico, promuovendo un approccio innovativo e intersettoriale grazie alla visione One Health. Questo approccio, che riconosce la connessione tra la salute umana, animale e ambientale, diventa il filo conduttore di un percorso formativo che mira a rispondere alle sfide globali e locali del futuro. "One Health è un cambio di sguardo: non più comparti separati, ma un unico equilibrio tra uomo, animali e ambiente”, afferma Nathan Levialdi Ghiron, rettore dell'università degli studi di Roma Tor Vergata "Con il nostro Corso di laurea Medicina veterinaria, nato su questa impostazione e unico nel Lazio, formiamo professionisti che sanno trasformare questa visione in responsabilità pubblica, collegando sapere scientifico e scelte concrete per il territorio. È questa capacità di leggere il sistema nella sua interezza che permette di governare il futuro, invece di limitarci a subirlo, e di riportare la formazione nel suo ruolo più alto: generare competenza che diventa cura collettiva".
Il Corso di Laurea in Medicina Veterinaria, inaugurato un anno fa, ha suscitato un grande interesse con oltre 900 domande per soli 80 posti, segno di una domanda crescente di professionisti capaci di affrontare le emergenze sanitarie e le sfide globali attraverso un approccio multidisciplinare. Tra i partner che contribuiscono alla realizzazione di questo progetto ci sono enti pubblici e privati di spicco, come le Aziende Sanitarie del Territorio, l’Istituto Zooprofilattico Sperimentale, e la Federazione Italiana Sport Equestri (FISE), che rappresenta un pilastro fondamentale del progetto, in particolare per la sua expertise nel benessere animale, in particolare dei cavalli.
La collaborazione con Fise è particolarmente significativa, poiché la Federazione è da sempre in prima linea nella tutela della salute degli animali sportivi e nel promuovere il benessere degli atleti equini. In questo contesto, Fise gioca un ruolo cruciale, non solo nel contribuire alla formazione teorica e pratica degli studenti, ma anche nel realizzare concretamente il concetto di One Health, integrando la salute degli animali con quella degli esseri umani e dell’ambiente.
"Con grande entusiasmo, partecipiamo a questo progetto che unisce formazione, ricerca e cooperazione per un futuro più sostenibile -ha dichiarato Marco Di Paola, Presidente della Federazione Italiana Sport Equestri e Vice Presidente del Coni-. La Federazione Italiana Sport Equestri è da sempre impegnata nella tutela del benessere del cavallo atleta e crede fermamente nella visione 'One Health', che unisce la salute umana, animale e ambientale. Il corso di laurea in Medicina Veterinaria dell’Università di Roma Tor Vergata, con il suo approccio innovativo, offre una preziosa opportunità di formazione per affrontare le sfide globali e locali. FISE realizza concretamente il concetto di One Health, come dimostrato nella cura del verde al Centro Equestre Federale dei Pratoni a Rocca di Papa e a Piazza di Siena, con l'attenzione verso i cavalli e le persone. La collaborazione con enti pubblici e privati rafforza questa sinergia, sia a livello locale che regionale e nazionale, ed è fondamentale per un futuro più sano e sostenibile. Siamo inoltre lieti di offrire una 'palestra' di esperienze anche nella medicina veterinaria sportiva, contribuendo a formare i professionisti di domani".
Il corso di laurea, unico nel Lazio, è stato progettato per integrare la teoria con attività pratiche di alto livello, tra cui l’uso di tecnologie avanzate e metodi didattici immersivi. Gli studenti possono beneficiare di esperienze di mobilità internazionale, partecipando a programmi di doppio titolo, collaborando con organismi internazionali e realizzando ricerche congiunte. Il modello educativo punta a formare professionisti con competenze integrate, pronti a rispondere alle sfide sanitarie globali e locali, secondo i principi stabiliti dall'Agenda 2030 delle Nazioni Unite e dal Green Deal europeo. In questo contesto, la FISE è una delle istituzioni chiave che, con la sua esperienza e le sue strutture, contribuisce a creare un ponte tra la formazione accademica e le sfide reali del settore, in particolare nella medicina veterinaria applicata allo sport equestre. La collaborazione tra FISE, l'Università Tor Vergata e le altre istituzioni accademiche e di ricerca rafforza la rete di conoscenze necessarie per un futuro più sano e sostenibile.
Il progetto, che si sviluppa in un contesto locale e internazionale, rappresenta una risposta alle rapide trasformazioni globali, come il cambiamento climatico, le malattie zoonotiche emergenti e la crescente minaccia della resistenza antimicrobica. In questo scenario, la visione One Health diventa non solo un approccio scientifico, ma una vera e propria filosofia educativa per formare i professionisti che gestiranno le sfide sanitarie future. In conclusione, la collaborazione tra Università di Roma Tor Vergata, FISE e gli altri partner istituzionali e privati è fondamentale per la realizzazione di un modello di formazione integrata che mira a costruire una società più equa, sicura e sostenibile.
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(Adnkronos) - Esiste un aspetto latente nella nostra società che difficilmente riesce a vedere diminuzione. È la tossicodipendenza, lo spaccio e l'utilizzo di droga, da cui la Capitale non è esente. Non solo. Nuove sostanze e nuove forme di commercio modificano le vendite e le richieste dei consumatori. A raccontarlo all'Adnkronos è Massimo Barra, medico fondatore di Villa Maraini a Roma che "vede circa 700 persone al giorno".
"Noi non abbiamo notato una diminuzione nei casi nell'ultimo anno. La nostra impressione è che Roma sia impregnata di droga e che questa si trovi facilmente in tutta la città, quindi chi vuole drogarsi non ha il problema di rifornimento", spiega Barra secondo il quale ci sono delle zone che "vanno più di moda, come Tor Bella Monaca, il V Municipio e il Pigneto. Ma è impossibile dire che i Parioli siano esenti o che uno che abita in quella zona per trovare la droga debba andare da un'altra parte, perché, in realtà, la trova sotto casa".
"Ciò che è cambiato - continua Barra - è lo sviluppo del mercato informatico. Si tratta di una novità rispetto al passato, il take home, ci si ritrova sulle piattaforme informatiche, si contattano i pusher e, questi, portano la droga direttamente a casa". Barra è duro e schietto quando parla delle sostanze che vengono utilizzate. "La sostanza nuova in città è il crack, una volta c'era solo la cocaina. Si tratta di una forma povera e degradata - sottolinea il medico - Il fentanyl? A Roma non c'è. C'è allarme su questa sostanza perché quello che succede in America prima o poi arriva anche qui. Ma questa non è una considerazione scientifica", spiega.
Chi cade in queste dipendenze sono le giovani generazioni ma, diversamente da ciò che spesso si pensa, "i ragazzi giovani abusano principalmente di alcol - dice Barra - è una droga a tutti gli effetti, con la differenza che è legale, ma da un punto di vista chimico e pratico è una droga come tutte le altre". Il medico sostiene con sincerità di non credere alla "prevenzione, perché continuare a parlare di droga permette di conoscerla e questo meccanismo è funzionale all'acquisto e alla vendita".
Ciò che secondo Barra "bisogna fare è curare i tossicomani, in modo che non siano consumatori e poi fatalmente anche spacciatori per necessità di comprare la roba per loro stessi. Bisogna lavorare sullo stare bene della gente in modo che guarisca". Il medico è disilluso nei confronti delle strutture pubbliche che definisce "inadeguate e castrate dalla burocrazia. Questa mattina è venuto un ragazzo da noi che era stato al suo sert e gli hanno dato il primo appuntamento a gennaio - racconta Barra - ma noi cosa pensiamo faccia questo ragazzo fino a gennaio? Pensiamo anche che per rendere illegale una sostanza ci vuole un anno, mentre nello stesso tempo con l'ausilio dell'intelligenza artificiale si creano decine di nuove sostanze", conclude.
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(Adnkronos) - Al via nel pomeriggio di oggi, lunedì 27 ottobre, la perizia psichiatrica su Rosa Vespa, imputata per il rapimento della piccola Sofia dalla clinica 'Sacro Cuore' di Cosenza, nel gennaio scorso.
Durante l'udienza di questa mattina, il gip Letizia Benigno, che ha acconsentito alla richiesta di rito abbreviato condizionato alla perizia psichiatrica avanzata dai legali della donna, Gianluca Garritano e Teresa Gallucci, ha conferito l'incarico ai periti: si tratta di Michele Di Nunzio, psichiatra e psicoterapeuta specialista in Criminologia clinica e Psichiatria forense, nonché docente alla 'Lumsa' di Roma; Gabriella Bolzoni, psicologa e criminologa; e Roberta Costantini, psicoterapeuta e psicologa giuridica.
Le operazioni peritali si svolgono nell'abitazione dell'imputata - che attualmente si trova ai domiciliari -, e proseguiranno domani 28 ottobre, con un secondo accesso, dalle 10 alle 13. Da quel momento, gli esperti avranno a disposizione 90 giorni di tempo per il deposito della loro relazione. L'accertamento avrà lo scopo di verificare lo stato di salute di Rosa Vespa e la sua capacità di intendere e volere nel momento in cui, insieme al marito Omogo Moses - che a parere degli inquirenti era all'oscuro di tutto - sottrasse la neonata dalla struttura.
I genitori della piccola Sofia, Valeria Chiappetta e Federico Cavoto, nella scorsa udienza si sono costituiti parte civile con gli avvocati Chiara Penna e Paolo Pisani, così come i nonni materni, difesi dall'avvocato Giorgio Raffaele Loccisano, e paterni, dall'avvocato Natasha Gardi.
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