Dal 29 novembre all'1 dicembre a Cagliari a Sa Manifattura...
Le tipiche casette in legno in piazza Yenne e in Corso Vittorio... 
"Le aspettative dei pazienti nei confronti delle possibilità dell'Aisono molto alte, ad iniziare dalla riduzione dei tempi di accesso, di sviluppo. Pensare che si possano accelerare i clinical trial non è del tutto impossibile, ma dobbiamo avere le prove. Sappiamo che la Fda comincia a prendere in considerazione i dati sintetici per accettare nuovi dati della fase 3, però dobbiamo dimostrare sempre con il metodo scientifico che è lo strumento che ci guida. Sicuramente possiamo dire che c'è molta consapevolezza sull'Ai, ma dobbiamo creare awareness sulle tempistiche e modalità. Da un lato si deve essere veloci: non parlo più ormai di Ia generativa che è un must have nella vita quotidiana, parlo di intelligenza artificiale personalizzata in base ai bisogni e sviluppata ad hoc. Ma ogni volta che si pensa di realizzarle sono già vecchie. Da parte delle aziende serve pensare a modalità nuove. C'è chi suggerisce di pensare quotidianamente come start-up, quindi serve un cambio di mentalità". Così Giovanni Gigante, direttore medico di Chiesi Italia, tra i relatori del convegno di Adnkronos dedicato all'intelligenza artificiale.
Come è cambiato il lavoro delle aziende? "Sul lavoro interno l'Ai interagisce tanto, faccio l'esempio di un meeting interno che è reso molto più snello - risponde Gigante - E poi ora in 5-10 minuti con una query ben scritta hai una analisi della letteratura scientifica che prima aveva bisogno di tempo".
Da qui a 10 anni cosa accadrà con l'Ai? "Ogni mese e anno c'è una velocità di impennata e crescita dell'Ia - osserva Gigante - Sicuramente posso dire che il titolo dell'evento di oggi, 'Intelligenza umana supporto artificiale', è il vero punto della situazione. I dati relativi all'incidenza sul lavoro e sulle assunzioni ci dicono che i ruoli based vengono sostituti dall'Ai, ma i ruoli manageriali e dirigenziali sono mantenuti dall'intelligenza umana. Da qui a 10 anni credo che ci sarà sempre la guida dell'uomo, ma soprattutto è forte il tema dei dati: si vedono i primi fallimenti dell'Ia dovuti alla questione dei dati che le popolano".
Numerose le iniziative in tutta la Sardegna...
Il sassofonista newyorchese sul palco il 28, 29 e 30 novembre...
Ammesse 5.644 domande. Piu,primi 1016 impianti installati subito... (Adnkronos) - La stagione influenzale sta entrando nel vivo. L'aggiornamento dell'Istituto superiore di sanità è atteso per venerdì 28 novembre e il virologo Fabrizio Pregliasco si aspetta nell'ultima settimana monitorata dalla sorveglianza RespiVirNet "oltre 500mila, anche 600mila casi complessivi di infezioni respiratorie acute" o Ari.
Su questo dato totale, spiega l'esperto all'Adnkronos Salute, "presumibilmente non si vedrà ancora un incremento importantissimo della quota rappresentata dall'influenza vera e propria. Però, se guardiamo al dato dei bimbi", in particolare nella fascia 0-4 anni che come sempre è più colpita, "il trend è in salita. Di sicuro l'effetto del freddo di questi giorni lo si vedrà nelle prossime settimane", prevede il direttore della Scuola di specializzazione in Igiene e Medicina preventiva dell'università Statale di Milano.
"Rimangono confermate le attese di una stagione influenzale pesante", conferma Pregliasco. "Una situazione che le autorità europee evidenziano nell'intera regione": l'Ecdc (Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie) e l'Organizzazione mondiale della sanità (Oms) regione Europa hanno infatti segnalato un aumento anticipato dei casi.
"Quindi è davvero fondamentale la necessità del richiamo vaccinale" soprattutto per i più fragili, ripete il direttore sanitario dell'Irccs ospedale Galeazzi-Sant'Ambrogio di Milano. "Per l'influenza, ma anche per il Covid - precisa Pregliasco - anche se ormai la vaccinazione anti Sars-CoV-2 è tristemente fuori moda".

Il diritto alle ferie? E' un principio di rilievo costituzionale del nostro ordinamento che ne stabilisce all’art. 36, comma 3, il diritto e l’irrinunciabilità. La finalità delle ferie rappresenta il concretizzarsi del diritto dei lavoratori al ristoro delle energie psico–fisiche, per tale motivo il relativo godimento costituisce la declinazione di un’efficace tutela della salute e della sicurezza dei lavoratori. E' quanto ricorda l'approfondimento della Fondazione studi dei consulenti del lavoro dal titolo: 'Il diritto alle ferie tra finalità, dissuasione dal godimento e retribuzione dovuta'.
L'approfondimento punta ad analizzare le fonti che regolano il diritto alle ferie e mettere a fuoco gli effetti sul trattamento retributivo durante i periodi di riposo: è questo il focus dell'approfondimento. Nel documento si ripercorre il quadro normativo, dal dettato costituzionale al codice civile fino al D.Lgs. n. 66/2003, evidenziando come le ferie rappresentino un diritto irrinunciabile finalizzato al recupero psico-fisico del lavoratore e non comprimibile neppure con il consenso del dipendente. Ampio spazio è dedicato al trattamento economico spettante durante le ferie: una questione che negli ultimi anni ha generato numerosi contenziosi e copiosa giurisprudenza. La Corte di Giustizia Ue e la Cassazione hanno, infatti, osservato che un trattamento ridotto della retribuzione potrebbe disincentivare la fruizione delle ferie, tradendo la loro funzione costituzionale.
Le tutele legislative
Tornando all'art. 36 Cost., prevede che il lavoratore abbia diritto al riposo settimanale e a ferie annuali retribuite, specificando la loro irrinunciabilità e quindi l’indisponibilità. È importante evidenziare – alla luce della complessiva trattazione del presente approfondimento – come l’incipit dello stesso art. 36 della Costituzione sancisca il diritto del lavoratore a una retribuzione proporzionata alla qualità e alla quantità del lavoro, e che risulti essere in ogni caso sufficiente ad assicurare un’esistenza libera e dignitosa.
Per quanto concerne la declinazione della disciplina delle ferie operata dal Codice civile, l’art. 2109 prevede che il lavoratore abbia diritto a un periodo annuale di ferie retribuito possibilmente continuativo, nel tempo che l’imprenditore stabilisce, tenuto conto tanto delle esigenze dell’impresa quanto di quelle del lavoratore medesimo. Viene poi demandata alla legge e alla contrattazione collettiva la concreta quantificazione della durata dei periodi riconosciuti. La norma civilistica chiarisce come la definizione del periodo feriale debba rappresentare una sintesi tra le diverse esigenze del datore di lavoro e del lavoratore.
La fonte normativa che disciplina la materia delle ferie è oggi da rintracciarsi in particolare nel D.Lgs. 8 aprile 2003, n. 66 con cui il legislatore ha recepito la direttiva comunitaria 88/2003/ce del Parlamento europeo e del Consiglio del 4 novembre 2003 concernente taluni aspetti dell'organizzazione dell'orario di lavoro. L’art. 10 del decreto, nel rispetto dei dettami di rango costituzionale e civilistici già in precedenza richiamati, sancisce il diritto in capo al lavoratore di fruire di un periodo di ferie retribuite pari a quattro settimane su base annua.
Il diritto alle ferie
Sempre l’art. 10 del D.Lgs. n. 66/2003 stabilisce il godimento di almeno due settimane continuative nell’anno di maturazione in ipotesi di richiesta avanzata dal lavoratore; le restanti due settimane obbligatorie possono poi essere fruite entro l’arco temporale dei diciotto mesi successivi a quello di maturazione. Decisamente incisivo il dettato del comma 2 del medesimo art. 10, che si pone esattamente in linea con il dettato di rango costituzionale e civilistico nel prevedere l’indisponibilità delle quattro settimane obbligatorie con conseguente impossibilità di monetizzazione delle ferie in sostituzione della fruizione, se non in caso di cessazione del rapporto di lavoro.
Nel documento redatto dagli esperti dei consulenti del lavoro trovano spazio anche il caso degli autoferrotranvieri, settore caratterizzato da molteplici indennità che hanno portato i giudici a definire criteri puntuali per individuare le voci da riconoscere durante il periodo di ferie, e dei buoni pasto: erogazioni di natura assistenziale e non retributiva che non rientrano tra le voci da corrispondere durante le ferie.
Famiglia nel bosco: "Ogni nostra scelta è per i bambini, falso il nostro rifiuto agli aiuti offerti"

Dopo che il legale Giovanni Angelucci ha deciso di rimettere il proprio mandato, Nathan e Catherine, il papà e la mamma che vivevano con i loro figli nella casa del bosco nel Chietino, hanno deciso di diffondere una nota stampa attraverso l'avvocato Marco Femminella per far sapere che "ogni nostro passo compreso il trasferimento in questa straordinaria Terra che ci ha accolti, è stato orientato al benessere psicofisico dei nostri splendidi bambini" e che "non è assolutamente vero" che avrebbero rifiutato "il supporto di istituzioni e privati che mettono a nostra disposizione abitazione alternative".
L'avvocato Angelucci ieri aveva spiegato[1] che avrebbero dovuto incontrarsi il giorno prima "per effettuare insieme il sopralluogo in un’abitazione a pochi chilometri dalla loro, messa gratuitamente a disposizione da un imprenditore della ristorazione di Ortona originario di Palmoli. Una soluzione che si aggiungeva a quella suggerita dal sindaco Masciulli. Tuttavia – afferma l'avvocato – nessuna delle due ipotesi è stata ritenuta accettabile dai coniugi Trevallion-Birmingham e l’incontro non ha avuto luogo".
"Sentiamo, oggi più che mai, il bisogno di ristabilire verità e chiarezza in una vicenda drammatica che ha coinvolto, e anzi stravolto, la nostra famiglia. La scelta che ci ha indotti a revocare il mandato all’avvocato Angelucci passa attraverso il bisogno di una comprensione e di un confronto dialettico nonché prettamente giuridico con le istituzioni con cui abbiamo la necessità imprescindibile di interloquire", affermano Nathan e Catherine nella nota stampa.
"Siamo grati dell’attenzione che ci è stata riservata ma vogliamo che passi un messaggio chiaro: ogni nostra scelta, ogni nostro passo compreso il trasferimento in questa straordinaria Terra che ci ha accolti, è stato orientato al benessere psicofisico dei nostri splendidi bambini, che sono stati, sono e saranno il baricentro unico e indiscusso del nostro cammino", hanno chiarito. "La difficoltà nel parlare e comprendere la lingua italiana, in particolare i tecnicismi legati agli aspetti giuridici, ha certamente costituito un problema enorme nella possibilità di interloquire correttamente e di cogliere le dinamiche processuali di e ciò che stava succedendo[2] - hanno continuato - Solo due giorni fa, e per la prima volta, siamo stati posti nella condizione di leggere in lingua inglese la ordinanza che è stata emessa e quindi di comprenderla nella sua interezza".
Poi sulle alternative che sarebbero state offerte loro dicono: "Ancora questa mattina continuiamo a leggere su alcune testate giornalistiche che saremmo testardamente arroccati su posizioni intransigenti e rigide e che staremmo rifiutando il supporto di istituzioni e privati che mettono a nostra disposizione abitazione alternative. Non è assolutamente vero. Non sappiamo da chi queste notizie siano state veicolate ma è certo che chi lo ha fatto ha posto in essere una condotta scellerata e falsa". "Abbiamo la gioia di preservare il nostro spirito e la nostra filosofia di vita ma non per questo vogliamo essere sordi alle sollecitazioni che vengono dall’esterno - sottolineano - Unitamente ai nostri nuovi difensori, una volta compreso il senso pieno di questo percorso, anche e soprattutto attraverso la traduzione degli atti del fascicolo del Tribunale, siamo pronti a condividerne il fine. Siamo, oggi, nella piena coscienza di non avere di fronte un antagonista ma una istituzione che come noi, siamo certi, ha a cuore la salvaguardia e la tutela dei nostri bambini. Quindi abbiano un fine comune".
"Ci dispiace profondamente che non si sia avuto modo di dimostrare, anche in ragione della tardività della produzione di alcuni documenti che avevamo consegnato, come la educazione parentale sia da noi strettamente osservata, curata e gestita nel pieno convincimento della importanza dell’istruzione e della apertura mentale che deve essere data ai nostri figli", hanno preseguiro Nathan e Catherine. "Ribadiamo con assoluta fermezza che è falso quanto si dice in ordine ad un nostro rifiuto sull’aiuto offerto dal sindaco e da privati per una abitazione alternativa in attesa della ristrutturazione della nostra casa - precisano - Quindi vogliamo concludere ringraziando tutte le persone e tutti i soggetti istituzionali che ci sono stati vicini e che ci auguriamo resteranno vicino a noi con la lealtà e la serenità che sono imprescindibili laddove sono posti in gioco valori primari della vita delle persone".

"La Federazione Internazionale di Judo (Ijf) ha attraversato un periodo di forte pressione geopolitica con misurata responsabilità, garantendo la continua unità della famiglia del judo e la sicurezza e l'equità delle competizioni per tutti gli atleti di tutte le nazioni. A seguito dei recenti sviluppi, tra cui il ripristino della piena rappresentanza nazionale per gli atleti bielorussi, l'Ijf ritiene ora opportuno consentire la partecipazione degli atleti russi a parità di condizioni. Storicamente, la Russia è stata una nazione leader nel judo mondiale e si prevede che il loro pieno ritorno arricchirà la competizione a tutti i livelli, nel rispetto dei principi di equità, inclusività e rispetto dell'IJF". Lo ha annunciato la Federazione Mondiale di Judo che ha deciso, per prima, di porre fine al bando per lo sport di Mosca, deciso dal Cio e da tutti gli organismi sportivi internazionali dopo l'invasione dell'Ucraina.
Da venerdì, nel Grand Slam di Abu Dhabi, i judoka della Russia potranno competere a pieno titolo. Nel 2022, la stessa Ijf aveva tolto a Vladimir Putin la carica di presidente onorario assegnatagli nel 2008.
"L'Ijf rimane impegnata a trattare tutti i suoi membri in modo equo, senza discriminazioni, in conformità con la Carta Olimpica e i principi dello sport, che affermano che lo sport deve essere praticato e rappresentato senza discriminazioni di alcun tipo. Lo sport è l'ultimo ponte che unisce persone e nazioni in situazioni e ambienti di conflitto molto difficili. Gli atleti non hanno alcuna responsabilità per le decisioni dei governi o di altre istituzioni nazionali, ed è nostro dovere proteggere lo sport e i nostri atleti", prosegue l'Ijf.
"Lo sport deve rimanere neutrale, indipendente e libero da influenze politiche. Il judo, radicato nei valori di pace, unità e amicizia, non può permettersi di diventare una piattaforma per agende geopolitiche. La decisione di ripristinare la piena rappresentanza nazionale riflette la fiducia dell'IJF nelle sue garanzie etiche, nonché nella forza e nell'integrità di questo sport. Il comitato esecutivo dell'Ijf ha quindi votato per consentire agli atleti russi di gareggiare nuovamente sotto la bandiera nazionale, con inno e insegne, a partire dall'Abu Dhabi Grand Slam 2025. Questa decisione riafferma il ruolo dell'IJF come federazione veramente globale e rafforza il suo impegno per una governance equa, trasparente e basata sui valori. Lo sport del judo promuove sempre l'amicizia, il rispetto, la solidarietà e la pace".

Novità in arrivo per gli immobili donati e poi rivenduti. Chi acquista oggi un immobile che il venditore ha ricevuto per donazione avrà la certezza di non doverlo restituire. A stabilirlo una norma del Ddl semplificazioni (art. 44), appena approvato in via definitiva, che riforma la circolazione dei beni immobili di provenienza donativa. Una riforma che ha una portata storica, perché rappresenta una grande semplificazione a favore della circolazione dei beni immobili e un conseguente vantaggio per le famiglie e per tutti gli operatori del diritto, sanando una lacuna che da anni penalizzava il mercato immobiliare e la libertà negoziale dei cittadini.
A chiarire come funzionerà ora il sistema è il Consiglio nazionale del Notariato, che per oltre 10 anni si è battuto per questa riforma. Nello specifico, la nuova norma elimina la possibilità, per gli eredi esclusi dalla donazione e lesi dalla medesima nella loro quota di legittima, di agire - come succedeva in passato - anche e direttamente contro i terzi acquirenti, chiedendo la restituzione del bene. Non scompare però la tutela dei legittimari (coniuge, figli e, nei casi previsti, ascendenti) esclusi dalla donazione. Essi vantano comunque un diritto di credito nei confronti direttamente del donatario, pari alla parte lesiva della loro legittima.
Finora il Codice civile stabiliva che, in caso di decesso di un soggetto che aveva effettuato in vita una o più donazioni, i legittimari (coniuge, figli, genitori) potessero chiedere la restituzione del bene e potessero farlo sia nei confronti del donatario che dei suoi aventi causa, entro i dieci anni successivi alla morte. L’azione di restituzione che il Codice civile prevedeva, dunque, non si limitava al rapporto tra eredi e donatario, ma poteva estendersi anche ai terzi che avessero successivamente acquistato il bene donato, entro un termine peraltro molto ampio.
Questo meccanismo nel tempo, fa notare il Consiglio nazionale del Notariato, aveva generato un effetto di grande precarietà, alterando il mercato dei beni di provenienza donativa: fino ad oggi chi comprava un immobile proveniente da donazione rischiava di vederselo sottrarre anni dopo, a seguito di una rivendicazione da parte degli eredi, oltre al fatto che il bene con provenienza donativa risultava difficilmente commerciabile e non appetibile per le banche come garanzia nei mutui.
Per questo, il Notariato da tempo chiedeva con urgenza una tale riforma, anche alla luce del fatto che ogni anno in Italia, secondo i Dati Statistici Notarili che sono dati effettivi di tutti gli atti stipulati, vengono effettuate oltre 200mila donazioni immobiliari: nel 2021 ne sono state effettuate più di 221.000, nel 2022 quasi 213.000, nel 2024 218.000.
Ecco perché, dunque, assicura il Notariato, gli effetti concreti della riforma per i cittadini sono molteplici e tutti positivi. Anzitutto, chi compra un immobile con provenienza donativa avrà maggiore sicurezza giuridica e non rischierà di vederselo sottrarre a distanza di anni. In secondo luogo, le banche potranno accettare senza problemi questi immobili come garanzia ipotecaria, rendendo meno complesso l’accesso al credito, soprattutto per le giovani coppie, le famiglie con redditi medi e gli imprenditori alle prese con la necessità di finanziamenti, senza esborso di ulteriori somme per garanzie accessorie.

Rahmanullah Lakanwal, il 29enne afghano accusato di aver aperto il fuoco nei pressi delle Casa Bianca e ferito in modo grave due militari della Guardia Nazionale, è arrivato negli Stati Uniti attraverso l'Operation Allies Welcome, programma lanciato da Joe Biden nell'agosto del 2021 per proteggere gli afghani a rischio dopo il ritiro delle forze Usa e il ritorno al potere dei Talebani.
Secondo quanto reso noto dalla segretaria alla Sicurezza Interna, Kristi Noem, il sospetto, rimasto ferito nella sparatoria, è arrivato negli Usa l'8 settembre del 2021. Ha fatto richiesta di asilo nel 2024 e lo ha ottenuto nell'aprile di quest'anno, quindi sotto l'amministrazione Trump, scrive la Cnn citando diverse fonti di servizi di sicurezza. Alla maggioranza degli afghani arrivati con l'Operation Allies Welcome veniva assicurata la possibilità di rimanere per due anni nel Paese, senza un permesso di soggiorno permanente.
Secondo i dati del dipartimento per la Sicurezza Interna, oltre il 40% ha fatto poi domanda per uno Special Immigrant Visas, in ragione dei lavori svolti per le forze Usa in Afghanistan o per il fatto di essere legato da rapporti di parentela con qualcuno che li aveva svolti. Come Lakanwal che, secondo quanto testimoniato da familiari ai media americani, ha servito per 10 anni al fianco delle forze speciali Usa, servendo anche con l'esercito afghano nella base di Kandahar.
Nel 2022 il programma Allies Welcome si trasformò in “Enduring Welcome” , per confermare l'assistenza data agli afghani per instradarli verso gli esistenti programmi di accoglienza di rifugiati. Oltre 190mila afghani si sono quindi stabiliti negli Usa attraverso questi due programmi, secondo il dipartimento di Stato. Ma con il ritorno di Donald Trump alla Casa Bianca è stato completamente stravolto il sistema dell'accoglienza di rifugiati, lasciando senza aiuti migliaia di afghani che hanno aiutato gli Usa durante la guerra.
Secondo AfghanEvac, organizzazione che aiuta gli afghani a lasciare il Paese tornato in mano ai talebani, sono circa 260mila gli afghani che aspettano il visto per entrare negli Usa, alcuni in Paesi terzi come il Pakistan, molti in Afghanistan dove rischiano persecuzioni. Dopo l'attacco di ieri, Trump ha accusato Biden di aver lasciato che entrassero negli Usa "20 milioni di stranieri sconosciuti e non controllati", chiedendo il riesame di tutte le persone arrivate dall'Afghanistan grazie ai programmi varati dall'amministrazione democratica.
In realtà, tutti gli afghani arrivati dopo la caduta di Kabul sono stati sottoposti a screening da agenti dell'intelligence e dell'antiterrorismo, anche più di una volta, prima di lasciare il Paese e prima di arrivare negli Usa da Paesi di transito. Nei giorni scorsi i media Usa hanno rivelato che l'amministrazione Trump - che per quest'anno ha fissato un minimo storico di rifugiati, appena 7500, con la precedenza riservata agli afrikaner che secondo Trump sarebbero perseguitati in Sudafrica "perché bianchi" - ha già avviato un riesame di tutti i rifugiati accolti negli Usa negli ultimi cinque anni, oltre 230mila.

La crisi demografica come sfida decisiva per il futuro dell’Italia e dell’Europa, ma anche come banco di prova della libertà, della coesione e della capacità di progettazione di un Paese. Questo il filo conduttore del lungo intervento del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, alla quinta edizione degli Stati generali della natalità, oggi a Roma.
Il Capo dello Stato ha richiamato con forza l’urgenza di un cambio di passo culturale, sociale e politico, in un contesto in cui la denatalità “non è una condanna”, ma un fenomeno che richiede consapevolezza e azioni concrete. "Occorre aiutare la vita a sbocciare e porre le persone al centro degli interessi della comunità. Per questo la vostra riflessione è importante: non siamo condannati al declino. Il nostro domani è nelle nostre mani. Il nostro futuro, quello delle nostre famiglie, della nostra società, è parte del nostro presente, perché il suo concretizzarsi è frutto delle scelte che compiamo oggi e una società consapevole che sa accogliere la vita, sa accogliere le persone, è fin d’ora una società più forte", ha affermato il presidente della Repubblic
“La continuità delle comunità è nel succedersi delle generazioni”
Mattarella ha sottolineato come il tema della natalità sia oggi “vitale per il nostro Paese e per l’intero continente europeo”. "La continuità di un popolo – ha spiegato – si esprime nella capacità di rinnovarsi attraverso le generazioni e il livello di sostituzione, di avvicendamento che le accompagna è conseguenza del modello di società che si sarà concorso a costruire".
Il Presidente ha osservato anche come, nelle società contemporanee, si sia spezzato lo storico legame tra benessere e incremento della popolazione. "Laddove i consumi privati appaiono più alti, si riscontra minore generatività. Una constatazione che induce a riflettere sui valori che possono caratterizzare i vari consorzi umani alle diverse longitudini".
Giovani “in ritardo” per cause non loro: lavoro, casa, autonomia
Tra i passaggi più forti, l’analisi delle condizioni dei giovani, sempre più lontani dalla possibilità di costruirsi una vita autonoma. "In una società centrata sulla velocità, sul tempo reale, i giovani -e non per loro responsabilità- vengono messi in condizione di rischiare di essere in costante ritardo". Ritardo nel trovare un’occupazione stabile, nel rendersi indipendenti dalla famiglia d’origine, nell’accedere a una casa, nel formare una famiglia e nel diventare genitori. "Una catena causata da precarietà, salari insufficienti, costi delle abitazioni e carenza di servizi che rendono difficile conciliare i tempi del lavoro con quelli della vita familiare e con la cura di familiari in età avanzata. La generatività ha valore umano e ha valore sociale. È la società nel suo insieme che deve comporre un ambiente favorevole e assicurare piena libertà di poter avere dei figli".
Il dovere delle istituzioni: l’Articolo 31 come guida
Mattarella ha richiamato esplicitamente la Costituzione, ricordando l’articolo 31, che impone alla Repubblica di favorire la formazione della famiglia e proteggere maternità, infanzia e gioventù: “La Repubblica agevola la famiglia con misure economiche e provvidenze… Protegge la maternità, l’infanzia e la gioventù”.
Il Presidente ha ribadito che il ruolo delle istituzioni pubbliche è “tutt’altro che indifferente”: servizi sociali adeguati, retribuzioni dignitose e politiche abitative e familiari incisive sono condizioni indispensabili per permettere ai cittadini di scegliere liberamente la genitorialità.
In un passaggio di forte valore civile, Mattarella ha voluto marcare la differenza tra un approccio democratico al tema e visioni strumentali o identitarie: “L’equilibrio demografico riflette il progetto di vita di un Paese. È immagine della libertà dei suoi cittadini”. E ha aggiunto: “Talvolta gli Stati assumono il popolo non come base costitutiva della comunità, ma come elemento di affermazione. In uno Stato democratico -come la nostra Repubblica- i temi della natalità, in altri termini, si caratterizzano come espressione alta del dovere delle strutture pubbliche di porre i cittadini nella condizione di esprimere in piena libertà la loro vocazione alla genitorialità, nell’interesse del bene comune".
Gli squilibri demografici pesano su welfare, economia e conti pubblici
La denatalità, ha ricordato il Presidente, ha effetti strutturali: squilibri nel sistema di welfare, carenza di forza lavoro, difficoltà nel sostenere i conti pubblici, rischi per la coesione intergenerazionale.
Mattarella ha apprezzato il lavoro della commissione parlamentare d’inchiesta sulla transizione demografica, auspicando che “possa essere utile a trasformare la consapevolezza in azione”.
L’intervento si è concluso con un richiamo alla responsabilità collettiva e alla possibilità di invertire la rotta: “Occorre aiutare la vita a sbocciare e porre le persone al centro degli interessi della comunità. Non siamo condannati al declino. Il nostro domani è nelle nostre mani”.
A Cagliari manifestazione in piazza del Carmine...
A Roma 3-14 dicembre Colpire al cuore rassegna celebrativa... 
Una delle domande più antiche della ricerca archeologica sarda sta finalmente trovando risposta: quanti sono i nuraghi dell’Isola? In Sardegna manca un censimento completo, ma oggi sta nascendo un progetto che unisce tecnologie avanzate, ricerca scientifica e partecipazione civica per colmare questa lacuna storica. Ha infatti preso ufficialmente il via il percorso che porterà alla realizzazione dell’Atlante della civiltà nuragica. Il punto di partenza è chiaro e viene sintetizzato in una frase da Pierpaolo Vargiu, presidente dell’Associazione La Sardegna verso l’Unesco: “Si apprezza soltanto ciò che si conosce”. L’impossibilità di definire il numero preciso dei nuraghi pone limiti alla protezione e alla valorizzazione del patrimonio, ed è per questo che la Sardegna ha deciso di cambiare passo.
Durante la “Settimana nuragica”, ospitata all’ex Manifattura Tabacchi di Cagliari, Regione, Università di Cagliari e Sassari, Crenos e CRS4 hanno presentato i primi esiti del progetto regionale sviluppato nell’ambito del Pnrr. Il cuore di questa nuova infrastruttura scientifica è il geoportale “NuragicReturn”, un contenitore di dati provenienti da droni, fotografie aeree, rilievi topografici, archivi storici e contributi locali. Una piattaforma dedicata alla ricognizione dei siti e dei rischi legati ad alluvioni, instabilità del suolo, terremoti e degrado ambientale che diventa così strumento di protezione del territorio.
Il censimento provvisorio registra 10.387 monumenti in 9.410 siti. Una cifra enorme, che dà l’idea della densità archeologica della Sardegna, ma che necessita ancora di perfezionamenti. Ed è qui che entra in gioco la svolta: l’Atlante sarà la prima piattaforma aperta e partecipata dedicata ai nuraghi. Entro il 2026 i cittadini potranno collaborare attivamente segnalando nuovi monumenti, caricando immagini, controllando la posizione dei siti e aiutando a costruire una memoria condivisa.
Parallelamente è nato da circa un anno l’AI Archeo-Hub, il primo polo italiano dedicato all’intelligenza artificiale per l’archeologia, creato con le università sarde e la Duke University. Una struttura che porterà analisi automatica delle immagini, ricostruzioni 3D e nuovi strumenti per la ricerca.
L’ iniziativa, insomma, è molto più di un progetto geografico-tecnologico: rappresenta una svolta culturale, identitaria ed economica. L’Atlante dei Nuraghi è destinato a ridefinire il modo in cui la Sardegna si racconta, restituendo all’Isola il ruolo che le spetta nella storia mediterranea. “Questo patrimonio non è solo un’eredità: è un’opportunità”, afferma Vargiu. “Il nostro patrimonio può diventare un motore di sviluppo culturale, economico e turistico. Un diamante prezioso rimasto troppo a lungo chiuso in cassaforte. L’Atlante dei Nuraghi non è soltanto un progetto tecnologico: è un gesto identitario. È il percorso con cui la Sardegna vuole finalmente raccontarsi al mondo, ma prima ancora a sé stessa. Perché si ama solo ciò che si conosce. E conoscere la civiltà nuragica significa restituire all’Isola il posto che le spetta nella storia del Mediterraneo e nell’immaginario globale”.
Assessore Bartolazzi, via libera al piano straordinario...
Geoportale per il censimento e archeologia partecipata...
Confartigianato, oltre 2.800 aziende in Sardegna, 77% artigiane... 
“Le persone con BPCO (Broncopneumopatia cronica ostruttiva) sono pazienti che vanno al pronto soccorso, hanno peggioramenti e riacutizzazioni e vengono ospedalizzati. La grande sfida per il futuro è ridurre la sottodiagnosi e intercettare le persone che dopo i 40 anni iniziano ad avere i primi sintomi. Il vero problema è il paziente fumatore: abituato a convivere con la tosse e con le secrezioni, sa che la causa è il fumo e sta lontano dagli accertamenti. Ma il paziente che non fa diagnosi e non si cura, continuando a fumare, corre il rischio di progredire verso forme molto gravi”.
Sono le parole di Claudio Micheletto, Presidente dell’Associazione Italiana Pneumologi Ospedalieri (AIPO-ITS/ETS) e Direttore di Pneumologia presso l’Azienda Ospedaliera Universitaria di Verona, intervenuto nell’ambito del XXVI Congresso Nazionale della Pneumologia Italiana – XLVIII AIPO-ITS svoltosi a Verona, città che ha ospitato anche la tappa conclusiva dell’ottava edizione di ‘Esci dal tunnel. Non bruciarti il futuro’, la campagna nazionale di prevenzione e informazione sui rischi legati al fumo e di sensibilizzazione sul tumore del polmone, promossa da Walce (Women against lung cancer in Europe) Aps e realizzata con il supporto non condizionato di AstraZeneca.
Un’iniziativa, collegata al XXVI Congresso Nazionale della Pneumologia Italiana – XLVIII AIPO-ITS: “Nell'ambito di questo congresso sono state messe a terra diverse iniziative - racconta Micheletto - Abbiamo donato alla città di Verona 180 alberi per creare un nuovo parco”, con l’iniziativa ‘Respiro e Ambiente…fuor di queste mura’ e la Festa della piantumazione, “e abbiamo supportato WALCE nell’installazione a forma di sigaretta in piazza Bra, dove sono state eseguite moltissime spirometrie. I cittadini che sono transitati nel tunnel hanno potuto ritirare materiale informativo, avere notizie sulla BPCO, e la spirometria. Un modo per promuovere l'esecuzione di questo test diagnostico nelle fasi iniziali della malattia”, illustra l’esperto.
“La BPCO identifica una malattia infiammatoria cronica che riguarda i bronchi e i polmoni - approfondisce lo pneumologo - Essendo una malattia infiammatoria, determina secrezioni, tosse produttiva e la cosiddetta dispnea ingravescente, cioè una difficoltà respiratoria progressiva nel tempo. Riguarda grossomodo il 6-8% della popolazione, ma è una malattia con problemi di sottodiagnosi, perché soprattutto nelle fasi iniziali, il fumatore sottostima i sintomi caratteristici”.
Poi lo specialista si sofferma sull’importanza della Giornata Mondiale della Bpco, che si celebra il 19 novembre: “Il primo intento è ricordare i fattori di rischio, invogliare a smettere di fumare e sottolineare gli aspetti nocivi del fumo. Purtroppo in Italia più del 20% della popolazione continua a fumare. È una battaglia che non siamo riusciti a vincere e abbiamo molti giovani che fumano, il ché presuppone un futuro di bronchiti croniche per molti di loro - avverte - Secondo intento è migliorare la prevenzione anche nell'ambito delle infezioni. Per chi ha la Bpco ogni bronchite è uno scalino verso il basso - spiega - Sono importanti il trattamento farmacologico regolare, la prevenzione e l'aspetto vaccinale, ma prima che la funzione respiratoria diventi pessima perché a quel punto ogni nostro intervento ha un'efficacia veramente minima - dice - Impostare il massimo della terapia e della prevenzione nella fase iniziale - conclude - può consentire degli ottimi risultati”.

Penny Italia annuncia la nomina di Arnd Riehl come nuovo Chief Executive Officer, a partire dal 1° febbraio 2026. Arnd Riehl porta con sé una consolidata esperienza nel Gruppo Rewe, dove è entrato nel 2016 come direttore Vendite Discount National (Penny) in Germania. Dal 2020 al 2023 ha ricoperto la carica di Ceo di Billa Slovacchia, prima di assumere il ruolo di Director People & Culture presso Rewe International AG nel gennaio 2024.
Questa nomina conferma l’impegno di Penny Italia nel rafforzare la propria leadership e nel proseguire il percorso di crescita e innovazione sul mercato italiano. Il piano strategico avviato nei mesi scorsi prosegue con determinazione, prevedendo investimenti significativi per la modernizzazione della rete, l’efficientamento dei processi e la valorizzazione delle leve fondamentali del business, in linea con le evoluzioni del mercato e le esigenze dei clienti.
Attraverso interventi mirati su logistica, assortimenti e patrimonio immobiliare, Penny Italia intende consolidare la propria competitività e assicurare continuità al progetto aziendale, con l’obiettivo di offrire un’esperienza di acquisto sempre più moderna e di qualità. Arnd Riehl succede a Nicola Pierdomenico, che l’azienda ringrazia per il contributo offerto durante il suo mandato e augurandogli ogni successo per il futuro.
Si lavora su personaggi noti nel mondo dello spaccio di droga... Altri articoli …
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