Meloni, 'Necessario accompagnare le pmi e farle crescere'...
'Non selezionare i luoghi. Oltre Ucraina anche Africa, America
Latina e Asia'...
La donna era appena arrivata in Sardegna col traghetto da
Barcellona...
ad Arzachena 5 gruppi familiari isolati per il crollo di un
ponticello...
Operazione dei carabinieri a Cagliari, in carcere 33enne e 67enne... Abbuffate di Natale, i consigli della nutrizionista per tornare in forma: "No digiuni ma fare sport"

Cenoni, pranzi e aperitivi durante le feste sono un'occasione per stare in famiglia e con gli amici. "Giusto, quindi, trasgredire e concedersi delle 'coccole'. Tuttavia, dal 26 al 30 dicembre, così come con l'inizio del nuovo anno, è bene prendere le scarpe da ginnastica per andare a camminare o, se si preferisce, salire in sella alla bicicletta se non si ha voglia di andare in palestra". Tra i tour de force enogastronomici di Vigilia e Natale e il cenone di San Silvestro "niente 'bibitoni detox' né digiuni intermittenti. Per smaltire le calorie in eccesso il movimento resta l'unica arma efficace". Così Silvia Migliaccio, specialista in endocrinologia e nutrizione umana, presidente della Società italiana di scienze dell'alimentazione (Sisa), spiega all'Adnkronos Salute come ritornare gradualmente a un'alimentazione sana, evitando diete drastiche, per rimettere in sesto l'organismo prima del cenone di Capodanno.
"In questi giorni è bene bilanciare gli eccessi con pasti più leggeri - raccomanda Migliaccio - privilegiando proteine magre e verdure, mantenendo una buona idratazione (acqua, tisane) e reintroducendo carboidrati integrali nei pasti successivi, senza saltare i pasti, e preferendo cotture leggere per aiutare la digestione e preparare il corpo al rientro alla normalità, evitando stress e sensi di colpa". E alla domanda se faccia bene ricorrere alla crono-nutrizione, il regime alimentare che si fonda sull'assunzione di determinati alimenti in precisi momenti della giornata seguendo i ritmi della cronobiologia, l'esperta risponde: "Cenare presto per non ingrassare è inutile senza uno stile di vita sano. Oggi, dopo la cena, davanti alla Tv c'è chi mangia cioccolatini, snack vari e patatine. E' bene ricordare che oltre all'orario della cena occorre fare attenzione a cosa si mangia e alle quantità. Se si segue la dieta mediterranea e si fa sport non si corrono rischi".
Tra i consigli per i giorni successivi alle abbuffate di Natale, sono 8 i suggerimenti della nutrizionista:
"1) Iniziare da idratazione e depurazione, bere molta acqua e tisane (zenzero, finocchio);
2) Limitare sale, alcolici e bevande gassate per contrastare la ritenzione idrica;
3) A pranzo e a cena prediligere verdure per aiutare il fegato e l'intestino, carni bianche come petto di pollo alla griglia e pesce al vapore e cereali integrali (riso, pasta integrale);
4) Non saltare i pasti, evitare il digiuno;
5) Se oltre al primo non si vuole rinunciare al secondo e alla frutta, allora niente pane né dolci;
6) Fondamentale anche l'attività fisica leggera, riprenderla in modo graduale: il movimento aiuta la digestione e il metabolismo;
7) Non autoflagellarsi per gli eccessi, l'importante è sapere che una trasgressione ha un prezzo: il movimento;
8) Per perdere peso non esiste una pozione magica, ma servono costanza e consapevolezza: attività fisica e pesare le porzioni di pane e pasta".
A chi già segue una dieta, sotto stretto controllo di uno specialista in nutrizione, Migliaccio consiglia la 'dieta di compenso' (kcal 950/1.000) per "compensare appunto gli stravizi" ai quali non abbiamo rinunciato durante le festività. Colazione: 100 grammi di latte 1,8% (parzialmente scremato), caffè a piacere, un cucchiaino di zucchero, una fetta biscottata. Oppure: tè a piacere con un cucchiaino di zucchero, 2 fette biscottate. Metà mattina: una mela o un kiwi o un cappuccino. Pranzo: tonno sott'olio sgocciolato (una confezione da 80 g) o formaggio spalmabile light (80 g); pomodori o insalata o fagiolini a piacere; un cucchiaino di olio extravergine di oliva; pane (40 g) o un pacchetto di crackers da 25 g. Pomeriggio: uno yogurt magro da 125 grammi anche alla frutta o, in alternativa, un cioccolatino. Cena: petto di pollo o pesce (150 g, peso netto e crudo); insalata verde mista o zucchine a piacere; un cucchiaino di olio extravergine di oliva; pane (40 g).

Primo forfait eccellente agli Australian Open 2026. Con il primo Slam della stagione che si avvicina (inizierà il 12 gennaio), si intensifica anche la preparazione dei tennisti, con Jannik Sinner tornato ad allenarsi sui soleggiati campi degli Emirati Arabi prima di fare ritorno in patria. L'azzurro dovrà difendere il titolo conquistato lo scorso anno a Melbourne, ma chi non potrà sognare, almeno stavolta, il primo Slam della carriera è Jack Draper.
Il tennista inglese, scivolato al decimo posto del ranking Atp, è ancora reduce da un infortunio al braccio sinistro rimediato al secondo turno dello scorso Wimbledon, quando perse contro Marin Cilic e fu costretto a saltare il resto della stagione, perdendo punti importanti e l'occasione di qualificarsi alle Finals di Torino.
A dare l'annuncio del forfait è stato lo stesso Draper, con un video pubblicato sui propri canali social: "Io e il mio team abbiamo deciso di non partire per l'Australia quest'anno. È stata davvero una decisione difficile essendo l'Australian Open uno dei quattro tornei più importanti del nostro sport", ha detto rivolgendosi ai suoi fan, "purtroppo soffro ancora per questo infortunio, sono nelle fasi finali del percorso recupero e tornare in campo così presto in partite al meglio dei cinque set non sarebbe la scelta più intelligente per me e per il mio tennis".
"Ho affrontato un bel po' di ostacoli finora, ma questo è stato di gran lunga il più difficile, impegnativo e complesso che abbia mai avuto", ha spiegato Draper, "è strano: tutto questo sembra rendermi sempre più resiliente, più affamato e mi fa desiderare ancora di più di diventare il giocatore che voglio essere. Non vedo l'ora di tornare in campo nel 2026 e competere di nuovo".

"C'è un tavolo di trattativa aperto e quindi più che di mandare armi per attaccare, per offendere, per distruggere, puntiamo sulla strategia difensiva, sulla logistica, su come proteggere i civili, su come riscaldarli, su come curarli". Lo ha affermato il vicepresidente del Consiglio e segretario della Lega, Matteo Salvini, intervistato dal direttore di Radio libertà, Giovanni Sallusti, a proposito del varo del decreto legge sugli aiuti all'Ucraina.
"Non penso che sia uno scandalo - ha aggiunto - e non bisogna essere al servizio di Putin o dell'Armata Rossa per chiedere prudenza in un momento in cui le parti quantomeno stanno parlando. E ricordo come postilla anche le inchieste che stanno proseguendo sulla corruzione in Ucraina, anche di uomini vicinissimi a Zelensky e a quanto si apprende da fonti ucraine, non da fonti russe, ci sarebbero alcune centinaia di milioni di euro che noi e gli italiani e gli europei, gli americani avrebbero inviato per proteggere la popolazione che invece sarebbero finiti in conti correnti privati all'estero di qualche corrotto".
"Quindi - ha sottolineato Salvini - diciamo che è una somma di situazioni che ha portato la Lega, ma l'intero governo, e di questo sono assolutamente contento, ad avere un atteggiamento diverso rispetto a quello degli anni passati, a puntare, a concentrarsi sulla difesa dei civili, dagli attacchi dei droni e sul ristoro della popolazione piuttosto che sulla semplice offesa e sull'attacco".
"Ringrazio Trump e domani spero un altro passo avanti"
Salvini si augura che "domani ci sia un altro passo in avanti. E quindi ringrazio, come tutti dovrebbero ringraziare, il presidente Trump per lo sforzo che sta facendo[1]. Mi sembra che le parole nelle ultime settimane dello stesso Zelensky rappresentino la voglia di metter fine a un massacro che ogni giorno che passa risulta sempre più insensato".
"Poi la soluzione territoriale - ha aggiunto il vicepremier - la dovranno trovare Zelensky e Putin, con l'accompagnamento dell'amministrazione americana. È chiaro che la partita finale dovrà essere a tre: Trump, Zelensky, Putin. Spero che non ci siano guastatori occidentali a cui conviene di più la prosecuzione della guerra e quindi la costruzione, la fabbricazione e la vendita di armi, magari per riconvertire i settori industriali che grazie a Bruxelles sono stati messi in ginocchio. Quindi contiamo che questa fine di 2025 e questo inizio 2026 riavvicinino le parti in causa, anche perché ci sono migliaia di morti ogni giorno, per una guerra che ormai è chiaro a entrambi i fronti che nessuno vincerà o stravincerà sul campo. Se c'è qualcuno che è convinto che Zelensky possa vincere la guerra, presentatemelo perché sono curioso di conoscerlo".
Referendum
Tanti i temi affrontati dal leader della Lega nel corso dell'intervista. "Il fatto che fra poche settimane, a inizio marzo, c'è una possibilità storica di libertà, di libertà anche per i giudici, i magistrati, i pm perbene, liberi da correnti, da altri ragionamenti e quindi il sì al referendum sulla giustizia, di avanzamento, di meritocrazia, di modernizzazione dell'Italia, io sono convinto che gli italiani non se lo faranno sfuggire", ha detto Salvini.
"Per il sì - ha aggiunto - sono magistrati, avvocati, parlamentari, giuristi, docenti universitari, costituzionalisti. Quindi non è governo contro opposizione, maggioranza contro Schlein. È una questione di merito, di metodo, di libertà, di meritocrazia, di liberazione anche dei tribunali dallo strapotere. Quindi penso che sia veramente un passo in avanti verso un'Italia più efficiente, più moderna, perché un sistema giudiziario libero vuol dire una giustizia più veloce. E quindi anche dal punto di vista dei cittadini, delle imprese, del business, dell'attrattività del nostro Paese per gli investimenti stranieri, ecco, avere una giustizia libera dallo strapotere delle correnti, è qualcosa di importante. Non devo tornare a grandi magistrati, a grandi uomini di legge che già in passato l'auspicavano questa benedetta separazione fra chi indaga e accusa e chi giudica".
Terrorismo
Capitolo terrorismo. "Ci sono alcuni milioni di fenomeni che dovrebbero chiedere scusa perché la Guardia di Finanza e gli investigatori ritengono che finanziassero illegalmente il terrorismo islamico basandosi su alcune associazioni onlus in Italia. E quindi l'idolo dei pro Pal che per qualche giorno hanno bloccato l'Italia, hanno devastato città, la stazione centrale di Milano, hanno bloccato le autostrade, hanno invaso i binari ferroviari contro il genocidio sarebbe, secondo gli investigatori e anche secondo la giustizia che ne ha permesso l'arresto, sarebbe un finanziatore del terrorismo, dei massacri del 7 ottobre", ha affermato il leader della Lega.
"Quindi c'è qualcuno che non ha capito niente, era in piazza dalla parte sbagliata. Evidentemente - ha aggiunto il vicepremier - spero che vengano presi tutti, spero che vengano espulsi quelli che sono in Italia illegalmente e spero che il processo di pace prosegua nonostante i pro Pal. Perché se oggi, 27 dicembre, a Gaza e a Tel Aviv non volano missili, non è grazie alla Flotilla, all'Albanese, a Greta Thunberg, alla Schlein, ma è grazie a Donald Trump e alla buona volontà dimostrata da palestinesi e israeliani. Ripeto, nonostante i fenomeni che in Italia e in Europa evidentemente hanno fatto casino sempre e comunque dalla parte sbagliata. È incredibile come certa gente riesca sempre a scegliere la parte sbagliata".
"L'operazione - ha concluso Salvini - non l'ha fatta il vile Netanyahu, l'operazione è stata fatta a Genova[2], in Italia, con la Guardia di Finanza, con gli investigatori, le Forze dell'Ordine e la magistratura italiana. A meno che non siano tutti asserviti a Netanyahu, evidentemente qualche piccolo problema anche in Italia nel distinguere fra persone perbene e terroristi c'è. E ricordo con orgoglio che il governo italiano è il governo che fra i Paesi non musulmani è quello che maggiormente ha aiutato la popolazione palestinese".

Il regista statunitense Jim Jarmusch ha annunciato l'intenzione di presentare richiesta per ottenere la cittadinanza francese, dichiarando di cercare "un luogo che mi permetta di evadere dagli Stati Uniti". L'annuncio è arrivato ai microfoni di France Inter, dove il cineasta, 72 anni, era impegnato nella promozione del suo nuovo film 'Father Mother Sister Brother'.
"Le pratiche sono in corso. Sono un po' in ritardo, ma sì, lo farò", ha detto Jarmusch, evitando riferimenti diretti alla politica statunitense, nonostante in passato abbia espresso posizioni molto critiche nei confronti dell'attuale presidente Donald Trump.
Premiato quest'anno con il Leone d'Oro alla Mostra del Cinema di Venezia per il suo ultimo film, Jarmusch ha sottolineato il legame profondo che lo unisce alla Francia: "La Francia, Parigi e la cultura francese sono molto profondamente in me. Sarebbe un grande onore avere un passaporto francese". 'Father Mother Sister Brother', in uscita nelle sale francesi il 7 gennaio, è stato girato proprio in Francia, così come i suoi prossimi lungometraggi, ricorda il quotidiano Le Figaro.
Il rapporto del regista con Parigi risale ai primi anni Novanta, quando girò alcune scene di 'Night on Earth'. "È il mio secondo amore dopo New York", ha più volte raccontato. Un legame confermato anche dal produttore francese Charles Gillibert, che ha parlato di "un rapporto molto forte con la Francia e con molti artisti e tecnici parigini".
Jarmusch ha spesso riconosciuto l'influenza decisiva della cultura francese sul suo cinema, citando tra i suoi riferimenti François Truffaut, Jean-Luc Godard e Jacques Rivette. "Ero ossessionato dalla Nouvelle Vague, dalla poesia e dal surrealismo francesi. La mia conoscenza del cinema americano è arrivata come un ritorno, un'eco del cinema francese", ha spiegato a France Inter.
In un’intervista rilasciata ad aprile a Interview Magazine, il regista aveva già evidenziato le differenze tra i due Paesi: "Negli Stati Uniti sono considerato un cineasta indipendente, e va bene così, ma in Francia sono un vero regista. Girare negli Usa è proibitivo, stressante, traumatico". (di Paolo Martini)

Nuovi problemi legali e finanziari per Kevin Costner e per la sua ambiziosa saga western 'Horizon: An American Saga'. L'attore e regista statunitense è stato citato in giudizio in California per il mancato pagamento dei costi di noleggio dei costumi utilizzati nel secondo capitolo della serie. La società Western Costume ha depositato lunedì 22 dicembre, come riporta 'The Hollywood Reporter', una causa per violazione contrattuale presso un tribunale statale californiano contro Costner e la sua casa di produzione Territory Pictures.
L'azienda chiede un risarcimento di circa 440 mila dollari, sostenendo che una parte significativa delle fatture relative ai costumi non sarebbe mai stata saldata e che alcuni abiti sarebbero stati restituiti danneggiati.
Secondo l'atto di citazione, nel 2024 Western Costume aveva emesso una fattura di circa 134 mila dollari per il noleggio degli abiti di scena, ma la produzione non avrebbe rispettato le condizioni economiche concordate. All'inizio del 2025, la stessa produzione aveva già raggiunto un accordo transattivo per un'altra causa simile, sempre legata al mancato pagamento dei costumi utilizzati nel primo capitolo e nel sequel.
Le difficoltà arrivano mentre Costner continua a cercare nuovi finanziamenti per completare la saga Horizon, concepita in quattro capitoli. Il secondo film, 'Horizon: An American Saga – Chapter 2', era previsto inizialmente per l'uscita nel 2024, ma è stato bloccato dopo i risultati deludenti del primo capitolo, che ha incassato circa 38,7 milioni di dollari a fronte di un budget stimato di 100 milioni. Al momento, il film non ha una data di uscita ufficiale.
Il terzo capitolo della saga non risulta ancora completamente finanziato e rimane in sospeso. Nel frattempo, nello Utah sono iniziati i lavori di costruzione di un grande studio cinematografico da 100 milioni di dollari, promosso da Costner e Territory Pictures in collaborazione con un costruttore locale.
Sul fronte giudiziario, a marzo è inoltre prevista un'udienza arbitrale che vede contrapposte la società di Costner, la banca finanziatrice City National Bank e il distributore New Line Cinema, per presunte violazioni di un accordo di co-finanziamento. Parallelamente, presso la Corte superiore di Los Angeles è pendente anche una causa intentata da una stunt performer del secondo capitolo, che accusa la produzione di discriminazione sessuale, molestie e ritorsioni in relazione a una scena non prevista dal copione girata senza la presenza del coordinatore dell’intimità, previsto contrattualmente. Un rappresentante della produzione non ha rilasciato commenti immediati sulla nuova causa legale, precisa "The Hollywood Reporter". (di Paolo Martini)

Tosse e febbre anche alta, l'influenza - non solo la variante K - costringe tanti italiani a letto tra Natale e Capodanno. Per affrontare e superare la 'flu' nel modo più corretto è opportuno seguire una serie di accorgimenti. Alcuni sono abitudini consolidate, dettate anche dal buon senso. Altri, con indicazioni mediche specifiche, servono ad evitare autogol.
"Stare riguardati, prendere esclusivamente antipiretici - il paracetamolo è il farmaco consigliato - idratarsi bene, bere molto liquidi, fare un'alimentazione ricca di frutta e verdura" dice all'Adnkronos Massimo Andreoni, professore emerito di Malattie infettive dell'Università Tor Vergata di Roma. "Se si ha molta tosse possono essere presi sedativi della tosse e, con espettoranti, si può facilitare l'espettorazione - continua Andreoni -. Eventualmente possono essere prese gocce per il naso se si respira poco e male e può essere di aiuto l'aerosol per le persone con particolare costipazione a livello bronchiale".
Febbre e durata, i sintomi
In ogni caso, ricorda l'esperto, "l'influenza è una malattia febbrile che dura almeno 4-5 giorni: non c'è da spaventarsi quindi se la febbre continua a ricomparire". Tuttavia il consiglio è di rivolgersi "al proprio medico laddove la febbre fosse particolarmente alta" e la persona affetta fosse "particolarmente fragile o debilitata".
Cosa bisogna evitare? "Certamente - sottolinea il professore emerito - non c'è indicazione a prendere antibiotici[1] a meno che non sia il medico prescrittore a indicarlo". "Per coloro che non si sono vaccinati e che sono particolarmente fragili e a rischio di avere un'influenza con complicanze", Andreoni ricorda la possibilità di assumere, "soprattutto nelle prime 48 ore di malattia, farmaci antivirali specifici per l'influenza che vengono dati solo previa ricetta medica: conviene in tal caso contattare il proprio medico di fiducia per chiedergli se ritenga opportuno fare questa terapia specifica".
Come evitare il contagio
Qualche suggerimento poi da mettere in pratica per la prevenzione e per evitare il contagio: "Per le persone fragili e anziane, se si sta in luoghi chiusi e affollati, resta valido il consiglio di indossare la mascherina", prosegue Andreoni ricordando anche che è bene "lavarsi frequentemente le mani". "Un altro consiglio è che le persone con sintomi dell'influenza non vadano a trovare persone particolarmente fragili o anziane - conclude il professore emerito - evitando di scambiare abbracci o baci".

Torna in campo la Fiorentina. Oggi, sabato 27 dicembre, i viola sfidano il Parma - in diretta tv e streaming - al Tardini nella 17esima giornata di Serie A. La squadra di Vanoli è reduce dalla prima vittoria in campionato della stagione, quando nell'ultimo turno ha battuto con un netto 5-1 l'Udinese grazie ai gol di Mandragora, Gudmundsson, Ndour e alla doppietta di Kean.
Quella di Cuesta invece non ha giocato nell'ultimo weekend, visti gli impegni di Supercoppa del Napoli, e l'ultimo match resta quello perso, proprio al Tardini, contro la Lazio per 1-0.
Parma-Fiorentina, orario e probabili formazioni
La sfida tra Parma e Fiorentina è in programma oggi, sabato 27 dicembre, alle ore 12.30. Ecco le probabili formazioni:
Parma (4-3-3): Corvi; Britschgi, Troilo, Valenti, Valeri; Bernabe, Estevez, Keita; Oristanio, Pellegrino, Cutrone. All. Cuesta
Fiorentina (3-5-1-1): De Gea; Pongracic, Comuzzo, Viti; Dodò, Ndour, Fagioli, Mandragora, Parisi; Gudmundsson; Kean. All. Vanoli
Parma-Fiorentina, dove vederla in tv
Parma-Fiorentina sarà trasmessa in diretta televisiva e in esclusiva sui canali Dazn, visibili tramite smart tv. Il match sarà disponibile anche in streaming sull'app e sulla piattaforma web di Dazn.

Attore dal talento smisurato, icona di stile, riferimento culturale e tifosissimo della Roma. Ma anche ribelle, con un’attitudine da rockstar. Timothée Chalamet, che oggi 27 dicembre compie 30 anni, è il raro caso in cui talento e immaginario collettivo crescono alla stessa velocità, ridefinendo cosa significhi essere una star oggi. Lo sta dimostrando in queste settimane, mentre attraversa il mondo di città in città per presentare il suo ultimo film, 'Marty Supreme' di Josh Safdie (in arrivo in Italia il 22 gennaio con I Wonder Pictures), in cui interpreta il campione di ping pong Marty Reisman: un tour promozionale che non si limita a sostenere il film, ma ne diventa estensione narrativa, parte attiva del racconto e del personaggio.
Il mese scorso, la casa di produzione A24 ha pubblicato una finta call su Zoom tra l’attore e alcuni suoi collaboratori per discutere di come promuovere il film. Le idee 'folli' di Chalamet? Dipingere la Statua della Libertà o la Tour Eiffel di arancione. A diventare parte di questo racconto 'arancione' - come le palline con cui gioca Marty - anche la giacca brandizzata, ormai diventata un 'must-have' tra le celebrità. "Timmy" (come lo chiamano i fan), forse, è stato il primo a intercettare un passaggio chiave: il cinema non è più solo qualcosa da vendere, ma deve essere anche interazione. Lo aveva fatto già con 'A Complete Unknown' - in cui interpreta e dà voce alla leggenda della musica Bob Dylan - presentandosi alla premiere londinese in sella a una bike sharing e sfoggiando, durante il tour, look ispirati a Dylan. Non è un caso che tutto questo accada proprio ora. A trent'anni, Chalamet attraversa una soglia: quella in cui l’attore smette di essere solo "una promessa" e diventa autore del proprio immaginario, capace di controllare non solo ciò che racconta sullo schermo, ma anche il modo in cui quel racconto arriva al pubblico.
Classe 1995, nato a New York, da mamma americana e papà francese. Dopo gli esordi in teatro e in televisione, ottiene la consacrazione con 'Chiamami col tuo nome' (2017) di Luca Guadagnino, che gli vale una nomination all’Oscar come miglior attore protagonista. Al centro della storia, l'amore tra Elio e Oliver che continua a far sognare intere generazioni. Per Guadagnino è stato anche un giovane cannibale tenero e romantico nel film 'Bones and All' (2022). Negli anni successivi alterna cinema d’autore e grandi produzioni, lavorando con registi come Greta Gerwig ('Lady Bird', 'Piccole donne'), Wes Anderson ('The French Dispatch') e Denis Villeneuve ('Dune' e 'Dune – Parte Due'). Protagonista di 'Wonka' (2023) e del biopic musicale 'A Complete Unknown',
Chalamet è oggi uno dei divi più amati della Generazione Z e non solo. E' anche uno degli attori più richiesti al mondo. Perché? La risposta sta nella sua capacità di interpretare personaggi di qualsiasi genere ed epoca ‘bucando’ lo schermo, come solo i ‘grandi’ del cinema sanno fare. E pensare che all’inizio della carriera gli dicevano: "Non hai il fisico giusto", ma anche "sei troppo magro, devi prendere peso". Ma lui, come Bob Dylan agli esordi, non è mai sceso a compromessi. Neanche quando deve riconoscere la sua bravura. "Questa è probabilmente la mia miglior performance", ha dichiarato Chalamet in una recente intervista. "Sono 7-8 anni che mi impegno davvero tanto, offrendo performance di altissimo livello. Ed è importante dirlo ad alta voce perché non voglio che le persone diano per scontate la disciplina e l'etica del lavoro che metto in tutto ciò che faccio. E non voglio darle per scontate Questa è davvero roba da 'top player'". A qualcuno potranno sembrare dichiarazioni un po’ arroganti, ma è difficile negare il talento di Timothée.
Tra le passione di Chalamet c'è il calcio. E' un grande tifoso della Roma e di Francesco Totti. "Spero che Totti veda 'A Complete Unknown', aveva ammesso l’attore in un incontro con la stampa nella Capitale. Ma Chalamet ha un sogno: "Mi piacerebbe interpretarlo in un biopic", aveva detto all’Adnkronos, in occasione del red carpet del biopic su Bob Dyaln. Nella vita di Timothée c’è anche spazio per l’amore, ma quella è una ‘zona a traffico gossippari limitato’. In passato, ha avuto una relazione con l’attrice Lily-Rose Depp, figlia di Johnny Depp e Vanessa Paradis, conosciuta sul set del film 'Il Re'. Con la fine della storia, ha ritrovato l’amore con l’imprenditrice e celebrità Kylie Jenner, sorella della famosa famiglia Kardashian-Jenner. Sono poche le occasioni in cui appaiono pubblicamente insieme, ma quando succede sanno come far parlare di sé. Come la sfilata sul red carpet dei David di Donatello 2025 o su quello di 'Marty Supreme', di recente a Los Angeles, in cui si sono presentati vestiti ‘matchati’ con due outfit di colore arancione (ovviamente).
Tra impegni di lavoro, candeline da spegnere e un compleanno speciale, tutta l’attenzione è già rivolta alla stagione dei premi. Il prossimo 11 gennaio sarà sul red carpet dei Golden Globe, in cui è candidato come Miglior attore protagonista, mentre il 22 gennaio saranno annunciate le nomination agli Oscar. Inutile dire che questa candidatura sembra ormai scontata. (di Lucrezia Leombruni)

Volodymyr Zelensky vola da Donald Trump per compiere un passo verso fumata bianca. Il presidente ucraino domani sarà ricevuto dal presidente americano a Mar-a-Lago, in Florida, nell'incontro che potrebbe portare all'ulteriore definizione del piano di 20 punti per porre fine alla guerra tra Ucraina e Russia. "L'accordo è fatto al 90%", dice il leader di Kiev mostrando fiducia.
"Lui non ha nulla fino a quando l'approvo io", la replica gelida di Trump a Politico. "Vedremo quello che ha", aggiunge il presidente americano, esprimendo comunque la convinzione che "andrà bene con lui" nel meeting di domani. "Credo che andrà bene con Putin", aggiunge il numero 1 della Casa Bianca, che evidentemente intende parlare "presto con il presidente russo.
A Mar-a-Lago si parlerà di due temi centrali: i territori e le garanzie di sicurezza. Il nodo è rappresentato dal Donbass, che la Russia ritiene obiettivo prioritario pur controllando solo il 70% della regione del Donetsk. L'Ucraina, che sinora si è opposta a sacrifici territoriali, non direbbe 'no' alla creazione di una zona smilitarizzata: le forze di Kiev si ritirerebbero da un'area definita se quelle di Mosca facessero lo stesso.
Per l'Ucraina, in caso di stop alla guerra, sono vitali le garanzie di sicurezza: serve un meccanismo complessivo, sostenuto da Usa ed Europa, che cancelli il rischio di nuovi attacchi russi in futuro.
Zelensky fa il punto
Zelensky ritiene che l'accordo con gli Usa, articolato in 5 documenti, sia stato perfezionato quasi del tutto[1]: "Siamo ad un livello superiore, ora serve un negoziato tra presidenti. Vogliamo concludere il più rapidamente possibile, ecco perché conto su questo meeting. Molto potrà essere deciso prima di Capodanno. Il nostro compito è garantire che tutto sia pronto al 100%: non è facile e nessuno dice che si arriverà al 100% immediatamente. Ma ogni incontro ci può avvicinare all'obiettivo".
A Kiev stanno a cuore in particolare le garanzie di sicurezza per lo scenario post-guerra: "Ci sono questioni tecniche da approfondire". Fumata bianca a portata di mano sulla struttura e le dimensioni dell'esercito ucraino: si ipotizzano 800mila uomini in tempo di pace. "Per quanto riguarda le forze armate, ciò che è attualmente previsto nei nostri accordi ci soddisfa. Il numero delle forze armate fissato ci soddisfa, poiché per noi costituisce garanzie di sicurezza. E la parte americana ci ascolta", dice Zelensky.
Il jolly referendum
Zelensky intende far ricorso ad un referendum per ottenere l'approvazione del piano, rivela Axios. La consultazione, però, avrà luogo se la Russia dirà sì ad una tregua di almeno 60 giorni. Il presidente ucraino sottolinea i progressi compiuti nel dialogo con Washington. Gli Stati Uniti, nonostante le modifiche apportate all'originale piano di Trump, sono orientati a chiedere sacrifici territoriali all'Ucraina, soprattutto per quanto riguarda il Donbass. Il tema rappresenta il nodo centrale dei negoziati.
Per gli Usa, la disponibilità di Kiev a organizzare un referendum costituisce un passo avanti rilevante: l'ipotesi prospettata da Zelensky viene interpretata come un'apertura a cessioni territoriali, che non verrebbero escluse in maniera categorica. Il presidente ucraino, in ogni caso, non sottovaluta i problemi logistici e di sicurezza legati all'organizzazione del voto: "Due mesi di tregua sono il minimo. Meglio non tenere un referendum che organizzarne uno in cui la gente non ha la possibilità di votare".
Quanto dura l'accordo?
Tra gli argomenti da discutere a Mar-a-Lago c'è la durata complessiva dell'intesa. Per Washington, l'accordo dovrebbe durare 15 anni con possibilità di rinnovo: "Credo servano più di 15 anni", la posizione di Zelensky. Ucraina e Stati Uniti, in ogni caso, dovrebbero sottoporre gli accordi al voto dei rispettivi organi legislativi per la ratifica. Sul tavolo, a Mar-a-Lago, anche l'accordo economico tra i due paesi: "Siamo solo alle bozze basilari", ammette Zelensky.
Prima dell'incontro di domenica, il presidente ucraino dovrebbe avere contatti con i leader europei. Il presidente ucraino ha avuto colloqui già nella giornata di ieri, in particolare con il cancelliere tedesco Friedrich Merz e con il segretario generale della Nato, Mark Rutte. Non è escluso che anche Trump tenga colloqui telefonici con il Vecchio Continente".
Palla nel campo della Russia
L'esito positivo del meeting di domani non è scontato. Un risultato, però, è già stato ottenuto da Kiev. Zelensky si pone nella condizione di spedire la palla in profondità nel campo della Russia. Le aperture ucraine sulla questione territoriale rappresentano un bonus che, con ogni probabilità, verrà apprezzato da Trump. Putin non ha ancora espresso pubblicamente un giudizio sul piano che viene discusso.
Mosca pronta a bocciare il piano di Kiev
Da Mosca, però, arrivano segnali negativi. L'architettura dell'accordo "differisce radicalmente" da quello che la Russia sta negoziando nelle ultime settimane con Washington, dice il vice ministro degli Esteri russo, Sergei Riabkov. "Sappiamo che questo" nuovo "piano, se questo può essere chiamato piano, differisce radicalmente con quello di 27 punti a cui stiamo lavorando con la parte americana nelle ultime settimane, dall'inizio di dicembre", dice in un'intervista alla televisione statale russa.
"Senza una soluzione adeguata ai problemi che sono la fonte principale di questa crisi non sarà possibile arrivare ad un accordo finale", aggiunge ancora il vice ministro russo, sottolineando anche che "le tempistiche artificiali" non favoriscono l'accordo.

La Russia accusa l'Ucraina di cercare di "sabotare" i colloqui sul piano Usa. Mosca sostiene che il piano, presentato dagli ucraini questa settimana, è "radicalmente diverso" da quello che Mosca ha negoziato con Washington. "La nostra capacità di dare la spinta finale per raggiungere un accordo dipenderà dal nostro proprio lavoro e dalla volontà politica dell'altra parte - ha detto in un'intervista televisiva il vice ministro degli Esteri, Sergei Ryabkov - specialmente nel contesto in cui Kiev e i suoi sponsor, in particolare quelli all'interno della Ue che non sono favorevoli a un accordo, hanno aumentato gli sforzi per sabotarlo".
"Sappiamo che questo piano, se questo può essere chiamato piano, differisce radicalmente con quello di 27 punti a cui stiamo lavorando con la parte americana nelle ultime settimane, dall'inizio di dicembre", ha detto Ryabkov in un'intervista alla televisione statale russa. "Senza una soluzione adeguata ai problemi che sono la fonte principale di questa crisi non sarà possibile arrivare ad un accordo finale", ha detto ancora il vice ministro russo.
Domenica l'incontro Zelensky-Trump
Kiev conferma, intanto, che Volodymyr Zelensky incontrerà Donald Trump domenica in Florida per discutere del piano per mettere fine alla guerra in Ucraina invasa dalla Russia. "E' previsto che l'incontro avvenga domenica", ha detto un consigliere della presidenza ucraina dopo l'anticipazione di Axios.
"Tra le questioni delicate, discuteremo il Donbass e della centrale di Zaporizhzhia, e sicuramente affronteremo altre questioni. Il piano in 20 punti al quale stiamo lavorando è pronto al 90%, il nostro compito è garantire che tutto sia pronto al 100%, questo non è facile, nessuno dice che sarà al 100% immediatamente, ma senza dubbio ogni incontro di questo tipo, ogni colloquio ci devono avvicinare al risultato desiderato", ha affermato Zelensky parlando con i giornalisti a Kiev del suo prossimo incontro con Trump in Florida, secondo quanto riferito da Ukrinform.
"Discuteremo le garanzie di sicurezza, ci sono diversi documenti del pacchetto e si desidera trovare l'opportunità di discuterli tutti", ha aggiunto Zelensky confermando ai giornalisti il suo incontro con il presidente americano e sottolineando che la cosa successiva sull'agenda dei colloqui è "l'accordo economico, dove ora siamo solo alle bozze basilari". Il presidente ucraino ha poi dichiarato che intende discutere con Trump tutte le questioni "su cui abbiamo disaccordi", secondo quanto riporta Ukrainska Pravda.
Zelensky ha dichiarato ad Axios che spera di concordare con il presidente Usa un quadro d'intesa per porre fine alla guerra durante l'incontro di domenica. Zelensky ha anche rivelato di essere disposto a sottoporre tale piano a un referendum se la Russia accetterà un cessate il fuoco di almeno 60 giorni. Zelensky ha annunciato che gli Stati Uniti hanno offerto all'Ucraina garanzie di sicurezza per 15 anni, con possibilità di proroga.
Trump: "Zelensky non ha nulla fino a quando non l'approvo io"
"Lui non ha nulla fino a quando l'approvo io" ha detto Donald Trump, parlando con Politico gelando Zelensky che ha detto che in Florida porterà il suo piano di pace in 20 punti. "Vedremo quello che ha", ha aggiunto il presidente americano, esprimendo comunque che la "andrà bene con lui". "Credo che andrà bene con Putin", ha subito aggiunto, affermando che si aspetta di parlare con il leader russo "presto". Parlando della Russia, Trump ha notato come l'economia di Mosca sia in difficoltà: "La loro economia è in brutte condizioni, veramente in brutte condizioni".
Zelensky sente Rutte e Merz
C'è stata una telefonata di Zelensky con il segretario della Nato Mark Rutte. "Abbiamo coordinato le nostre posizioni in vista degli incontri in Florida e dobbiamo lavorare con il massimo della produttività nei prossimi giorni, come sempre" ha scritto su X, definendola "positiva". "Abbiamo discusso gli sforzi congiunti per garantire sicurezza e sviluppare posizioni europee coordinate che sostengano non solo l'Ucraina ma tutti noi in Europa", ha concluso Zelensky, spiegando di aver condiviso con Rutte "dettagli delle recenti conversazioni con gli inviati del presidente Trump".
C'è stato, poi, un colloquio telefonico con il cancelliere tedesco Merz. "Abbiamo parlato con Friedrich dei preparativi per l'incontro con il presidente Trump" ha detto Zelensky. "Stiamo coordinando le nostre posizioni e tutti in Europa devono essere sulla stessa linea per difendere il nostro stile di vita europeo, l'indipendenza dei nostri Stati e la pace in Europa, ci deve essere la pace", ha scritto ancora nel post.
Il presidente ucraino ha, poi, spiegato di avere informato il cancelliere tedesco "del nostro lavoro con gli inviati Usa, noi tutti ricordiamo il format dell'incontro di Berlino e la produttività che abbiamo raggiunto. Questo è esattamente come continuiamo a lavorare, abbiamo deciso di continuare ad agire insieme ad europei".
Zelensky infine ha ringraziato ancora la Germania per il suo sostegno: "Grazie a quello che stiamo facendo insieme alla Germania, migliaia e migliaia di vite in Ucraina sono state salvate dai raid russi e manteniamo le nostre posizioni difensive per assicurarci la forza delle posizioni diplomatiche".
Cremlino: "Contatto telefonico tra russi e americani, concordato di proseguire il dialogo"
Il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, ha detto che "c'è stato un contatto telefonico" tra russi e americani. Peskov non ha però voluto fornire alcun dettaglio perché, ha affermato, "la divulgazione di queste informazioni potrebbe avere un impatto negativo sul processo negoziale". "Si è concordato di proseguire il dialogo", ha aggiunto ai giornalisti durante un briefing.
Eliseo: "Nessun contatto tra Macron e Putin, nessun colloquio previsto al momento"
Mentre l'Eliseo oggi ha annunciato che non ci sono stati recenti contatti tra Emmanuel Macron e Vladimir Putin, e al momento non sono previsti colloqui tra i due. Parigi e Mosca avevano recentemente espresso il loro interesse per un contatto diretto al vertice[1].
"Non ci sono stati scambi" tra i presidenti francese e russo, "non sono attualmente previste telefonate" tra i due e "non è previsto che Emmanuel Macron si rechi a Mosca", ha dichiarato l'Eliseo.
La scorsa settimana, il Cremlino ha indicato che Putin era pronto a parlare con Macron, rispondendo alle dichiarazioni in tal senso del presidente francese. L'Eliseo ha ritenuto questa iniziativa "gradita" e ha affermato che il suo staff avrebbe deciso "nei prossimi giorni il modo migliore per procedere", sottolineando che ciò deve avvenire "in totale trasparenza" con Kiev e i partner europei.
Mosca rivendica conquista località Kosovtsevo, nella provincia di Zaporizhzhia
Sul fronte il governo russo ha intanto annunciato una nuova avanzata sul terreno in Ucraina, con la conquista di un'altra località nella provincia di Zaporizhzhia. "Le unità del gruppo delle forze orientali continuano ad avanzare in profondità nelle linee di difesa nemiche e, a seguito di azioni decisive, hanno liberato la località di Kosovtsevo, a Zaporizhzhia", ha dichiarato il ministero della Difesa russo in un breve comunicato pubblicato sul proprio account Telegram.
Droni russi hanno inoltre colpito due impianti di alimentazione elettrica nella regione di Odessa. A darne notizia è stato lo stesso gestore Dtek su Telegram, specificando che non si sono registrati feriti.

''La mia è stata una scelta libera, responsabile e ponderata'', ''ho considerato un dovere e anche un onore stare accanto a mio padre in occasioni ufficiali della Repubblica, in un ruolo che mia madre avrebbe svolto certamente meglio''. Lo dice in un'intervista a 'Vogue Italia', Laura Mattarella, raccontando la sua ''scelta'' di stare accanto al padre, il presidente della Repubblica Sergio Mattarella. ''Devo dire che il fatto che i miei figli, all’epoca della prima elezione, dieci anni fa, fossero già abbastanza grandi, è stato un elemento dirimente''.
''Sono consapevole di svolgere un ruolo, accanto a mio padre, e cerco di esercitarlo al meglio. Ma il Presidente è lui. So solo che devo essergli vicina: a volte accanto, altre un passo dietro''. Il ''ruolo di 'first lady' in Italia non è previsto - spiega - La presenza di un accompagnatore ufficiale è una mera convenzione perché non c’è nulla, nel nostro ordinamento, che preveda un ruolo pubblico assegnato al coniuge o, come nel mio caso, alla figlia del Presidente della Repubblica. Nei protocolli del cerimoniale, in Italia e all’estero, vengo indicata semplicemente come “signora Laura Mattarella”. Ed è giusto così''.
Per quanto riguarda lo stile di vita, racconta di aver fatto qualche rinuncia, ''ragionevole e di poco conto. Provengo da una famiglia dove riservatezza e discrezione non sono considerate una formalità o solo un dovere, ma il modo più intenso di vivere i rapporti tra le persone, i familiari, gli amici. Nel complesso ho cercato di mantenere per me e la mia famiglia una vita assolutamente normale''. Non vive al Quirinale. ''Abito felicemente a casa mia, con mio marito e con i miei figli''. Quanto al resto, ufficio, segreteria, ''non è previsto nulla''. Un rimborso per gli abiti da sera o le acconciature? ''Assolutamente no''.

Apocalisse di gelo, neve e vento in Siberia. Nella Jacuzia, in particolare, sono stati registrate temperature fino a -56 gradi, le più basse in assoluto nel mondo in questo momento. Alcune aree, come il villaggio di Tiksi, sono state investite da tempeste di neve che si sono protratte per 48-72 ore.
Le condizioni estreme hanno sconvolto le attività della popolazione, pure abituata a temperature abbondantemente inferiori allo zero. Stop alle scuole, asili chiusi, cittadini spesso bloccati nelle proprie abitazioni con montagne di neve davanti alle porte. In sei distretti della repubblica, con temperature costantemente inferiori a -40 gradi, comincia a diventare un problema la gestione delle scorte di carbone, utilizzato largamente per garantire il riscaldamento delle abitazioni. Le condizioni meteo complicano le operazioni di approvvigionamento.
I problemi riguardano in particolare i distretti di Ust-Aldansky, Churapchinsky, Tattinsky, Megino-Kangalassky, Amginsky e Gorny. Mancherebbero anche risorse per garantire la prosecuzione delle attività di estrazione e di trasporto, si attende l'intervento del ministero delle Finanze per riattivare la catena.

E' di almeno 8 morti il bilancio di un attacco oggi a Homs, in Siria, contro una moschea nella zona della minoranza alawita. L'attentato è stato rivendicato dal gruppo estremista sunnita Saraya Ansar al-Sunna. Nella rivendicazione su Telegram il gruppo - che annuncia altri attacchi contro 'infedeli e apostati - afferma che sono stati fatti "esplodere diversi ordigni". Saraya Ansar al-Sunna aveva già rivendicato un attentato suicida contro una chiesa di Damasco nel giugno scorso.
Il ministero degli Esteri siriano ha definito l'attentato un "tentativo disperato" di destabilizzare il Paese. In una dichiarazione, il ministero ha condannato "il vile atto criminale", che ha causato - ha reso noto - la morte di almeno otto persone, sottolineando che si è verificato "nel contesto di ripetuti e disperati tentativi di minare la sicurezza e la stabilità e diffondere il caos tra il popolo siriano".
Il ministero ha ribadito la sua "ferma posizione nella lotta al terrorismo in tutte le sue forme", assicurando che "tali crimini non scoraggeranno lo Stato siriano dal proseguire i suoi sforzi per consolidare la sicurezza, proteggere i cittadini e chiamare i responsabili a rispondere dei loro atti".

Doveva essere il simbolo di una politica più snella, sobria e meno costosa. La riforma che ha ridotto il numero dei deputati da 630 a 400, in vigore dall'attuale legislatura, era stata presentata come una svolta capace di alleggerire in modo significativo il peso del Parlamento sulle casse pubbliche. Ma, a guardare i numeri, la promessa del risparmio appare oggi meno solida di quanto annunciato. I dati ufficiali del bilancio approvato dalla Camera dei deputati restituiscono infatti un quadro più complesso. Da una rielaborazione dei rendiconti ufficiali di Montecitorio emerge che nel quinquennio 2017-2021 la spesa annua complessiva si collocava stabilmente poco sopra il miliardo di euro (circa 1.034 milioni di euro annui in media), mentre nel periodo successivo, tra il 2022 e il 2024, l'andamento complessivo mostra valori più elevati rispetto al passato (con una media rielaborata pari a circa 1.293 milioni di euro).
Nel 2024, in particolare, la spesa complessiva impegnata dalla Camera dei deputati è stata pari a circa 1,26 miliardi di euro, mentre la spesa riferita alle sole attività funzionali si è attestata intorno ai 967 milioni di euro - si tratta del dato che nei documenti contabili viene spesso riportato in forma aggregata e che, se non correttamente qualificato, rischia di essere confuso con il totale della spesa complessiva. In sintesi, la spesa complessiva non è diminuita e la tendenza sembra confermare un andamento in lieve ma costante crescita. L'effetto più evidente della riforma cara al M5S, almeno per ora, non è stato tanto una riduzione della massa complessiva dei costi, quanto un aumento della spesa pro capite. Un esempio significativo è rappresentato dalla voce relativa al "Contributo unico e onnicomprensivo" destinato ai gruppi parlamentari, che negli ultimi esercizi risulta sostanzialmente stabile, attestandosi su circa 30,9 milioni. Con un numero inferiore di deputati, la stessa dotazione si traduce inevitabilmente in maggiori risorse per ciascun eletto.
A difendere l'impatto della riforma interviene però il questore di Montecitorio Filippo Scerra, esponente del Movimento 5 Stelle - il partito che più d'ogni altro ha fatto del taglio dei parlamentari una bandiera politica - che osserva all'Adnkronos: "Se non ci fosse stato il taglio dei parlamentari, oggi la spesa complessiva sarebbe stata più elevata. La riforma ha infatti inciso direttamente su una specifica voce di bilancio, determinando una riduzione di circa 50 milioni di euro, legata al venir meno delle indennità dei parlamentari non più in carica". "È vero - prosegue l'esponente pentastellato - che altre voci di spesa hanno seguito l'andamento dell'inflazione e hanno contribuito a far crescere i conti complessivi, in particolare nel biennio 2021-2022. Tuttavia, se si guarda alle spese di funzionamento, emerge un quadro di sostanziale contenimento dei costi. In questo senso, al netto degli effetti inflattivi su alcune componenti, il taglio dei parlamentari ha comunque prodotto una riduzione effettiva della spesa".
Trancassini (Fdi): "Spesa complessiva sostanzialmente invariata, gestione virtuosa"
Sulla stessa lunghezza d'onda il collega questore Paolo Trancassini, di Fratelli d'Italia: "Nonostante l'impatto dell'inflazione e una serie di aumenti generalizzati, la spesa complessiva è rimasta sostanzialmente invariata. Questo dato evidenzia una gestione attenta e virtuosa delle risorse", evidenzia all'Adnkronos il parlamentare di Fdi, il quale fa notare come nel frattempo la Camera "abbia anche ripreso a effettuare assunzioni che mancavano da anni". E, nonostante ciò, "i costi complessivi non hanno registrato incrementi significativi".
Al Senato, il quadro che emerge è più lineare. Al netto del fenomeno inflattivo - che avrebbe favorito una serie di rinegoziazioni al ribasso con i fornitori esterni per contenere i costi dei servizi acquistati all'esterno - il saldo complessivo delle spese previste per il 2025 resta invariato rispetto a quello del 2024. La dotazione richiesta per il prossimo anno è di importo identico a quella del 2011 e ammonta a 505 milioni di euro. Anche per il 2025, come già avvenuto nel periodo 2012-2024, la dotazione del Senato risulta ridotta di 21,6 milioni di euro rispetto al 2011, per una contrazione complessiva, dall'inizio della scorsa legislatura, di quasi 302,4 milioni.
Dotazione richiesta dal Senato ammonta a 505 mln, stesso dato del 2011
Dalle carte approvate dall'Aula a metà dicembre emerge inoltre una riduzione delle spese di funzionamento di Palazzo Madama, pari a poco meno dell'1% rispetto all'anno precedente. Dal 2012 a oggi, il carico finanziario del Senato sulla finanza pubblica risulta ridotto complessivamente di circa 460,5 milioni di euro. Un risultato ottenuto non solo grazie al taglio strutturale della dotazione annua di 21,6 milioni per quattordici anni consecutivi, ma anche attraverso risparmi aggiuntivi e processi di razionalizzazione della spesa. Questi ultimi sono stati stimati in 12 milioni di euro per gli anni 2018-2020 e 2022, e in 10 milioni annui per il triennio 2023-2025.
Dal rendiconto del 2024 di Palazzo Madama emerge infine che la spesa complessiva per quell'anno si è fermata a 495.368.972,44 euro, un dato inferiore rispetto a quanto preventivato in fase di bilancio. Tra gli interventi previsti figura anche la ristrutturazione di alcuni locali attualmente adibiti a magazzino nei pressi di Piazza Navona. In particolare, viene finanziato il progetto per la realizzazione di un "centro visitatori" del Senato della Repubblica, che sorgerà al piano terra del palazzo di Piazza delle Cinque Lune. (di Antonio Atte e Francesco Saita)

"Chi oggi crede alla pace e ha scelto la via disarmata di Gesù e dei martiri è spesso ridicolizzato, spinto fuori dal discorso pubblico e non di rado accusato di favorire avversari e nemici". Così Papa Leone XIV nell'Angelus recitato in Piazza San Pietro.
"Oggi è il 'natale' di Santo Stefano, come usavano dire le prime generazioni cristiane, certe che non si nasce una volta sola - le parole del Pontefice - Il martirio è nascita al cielo: uno sguardo di fede, infatti, persino nella morte non vede più soltanto il buio. Noi veniamo al mondo senza deciderlo, ma poi passiamo attraverso molte esperienze in cui ci è chiesto sempre più consapevolmente di 'venire alla luce', di scegliere la luce. Il racconto degli Atti degli Apostoli testimonia che chi vide Stefano andare verso il martirio fu sorpreso dalla luce del suo volto e delle sue parole. È scritto: 'E tutti quelli che sedevano nel sinedrio, fissando gli occhi su di lui, videro il suo volto come quello di un angelo'. È il volto di chi non se ne va indifferente dalla storia, ma la affronta con amore. Tutto ciò che Stefano fa e dice rappresenta l’amore divino apparso in Gesù, la Luce brillata nelle nostre tenebre".
"La nascita fra noi del Figlio di Dio ci chiama alla vita di figli di Dio: la rende possibile, con un movimento di attrazione sperimentato fin dalla notte di Betlemme dalle persone umili come Maria, Giuseppe e i pastori. Ma quella di Gesù e di chi vive come Lui è anche una bellezza respinta - ha spiegato - proprio la sua forza calamitante ha suscitato, fin dall’inizio, la reazione di chi teme per il proprio potere, di chi è smascherato nella sua ingiustizia da una bontà che rivela i pensieri dei cuori. Nessuna potenza, però, fino a oggi, può prevalere sull’opera di Dio. Dovunque nel mondo c’è chi sceglie la giustizia anche se costa, chi antepone la pace alle proprie paure, chi serve i poveri invece di sé stesso. Germoglia allora la speranza, e ha senso fare festa malgrado tutto. Nelle condizioni di incertezza e di sofferenza del mondo attuale sembrerebbe impossibile la gioia. Chi oggi crede alla pace e ha scelto la via disarmata di Gesù e dei martiri è spesso ridicolizzato, spinto fuori dal discorso pubblico e non di rado accusato di favorire avversari e nemici".
"Il cristiano però non ha nemici, ma fratelli e sorelle, che rimangono tali anche quando non ci si comprende. Il Mistero del Natale ci porta questa gioia: una gioia motivata dalla tenacia di chi già vive la fraternità, di chi già riconosce attorno a sé, anche nei propri avversari, la dignità indelebile di figlie e figli di Dio. Per questo Stefano morì perdonando, come Gesù: per una forza più vera di quella delle armi. È una forza gratuita, già presente nel cuore di tutti, che si riattiva e si comunica in modo irresistibile quando qualcuno incomincia a guardare diversamente il suo prossimo, a offrirgli attenzione e riconoscimento. Sì, questo è rinascere - ha detto Leone - questo è venire nuovamente alla luce, questo è il nostro Natale! Preghiamo ora Maria e la contempliamo, benedetta fra tutte le donne che servono la vita e oppongono la cura alla prepotenza, la fede alla sfiducia. Maria ci porti nella sua stessa gioia, una gioia che dissolve ogni paura e ogni minaccia come si scioglie la neve al sole".
"Nel ricordo di Santo Stefano primo martire, invochiamo la sua intercessione perché renda forte la nostra fede e sostenga le comunità che maggiormente soffrono per la loro testimonianza cristiana - le parole del Papa all'Angelus - Il suo esempio di mitezza, di coraggio e di perdono, accompagni quanti si impegnano nelle situazioni di conflitto per promuovere il dialogo, la riconciliazione e la pace".
L'incidente sulla statale 196 tra Gonnosfanadiga e Villacidro... 
Grande attenzione del pubblico ieri, mercoledì 24 dicembre, per la prima Santa messa della notte di Natale, celebrata da Papa Leone XIV in mondovisione, in onda dalle 21.50 su Rai 1 – a cura del Tg1 e di Rai Vaticano - e seguita da 2 milioni 129 mila spettatori pari al 16% di share. A seguire, lo speciale Notte di Natale di 'A Sua immagine' ha registrato il 14,3% di share con 1 milione 351 mila spettatori mentre 'Giubileo 2025: da Giovanni Paolo II a Papa Leone XIV - Fari di Speranza' il 9,9% di share e 682 mila spettatori.
In una nota la Rai riferisce poi che in prima serata su Rai 2, il film d’animazione di Disney 'Zootropolis' ha registrato il 7,7% di share e 1 milione 80 mila spettatori. Su Rai 3 'Uno sguardo dal cielo' ha segnato il 3,6% di share e 518 mila spettatori. Nel preserale è sempre vincente l’''Eredità' con il 24,6% di share e 3 milioni 556 mila spettatori e, in access prime time 'Affari tuoi' è al 23,7% di share con 3 milioni 666mila spettatori.
Nello stesso segmento orario, su Rai 3, 'Blob di tutto di più' ottiene 951 mila spettatori con il 6,3% di share, 'Via dei matti n.0' il 5,6% di share con 858 mila spettatori, 'Un posto al sole' il 6,6% con 1 milione 28 mila spettatori.
Nel daytime di Rai 1 'Unomattina' segna il 19,3% di share con 1 milione 22 mila spettatori, 'Storie italiane' è al 14,9% di share con 771 mila spettatori. Il Concerto di Natale dal Teatro alla Scala è stato visto da 479 mila spettatori pari all’8,3% di share. Grande seguito per 'È sempre mezzogiorno!' al 14,2% di share e 1 milione 430 mila spettatori. Nel pomeriggio 'La Volta Buona Story' ottiene il 14,6% e 1 milione 726 mila spettatori. Ottimo risultato per lo 'Zecchino d’Oro. La magia della Vigilia' con il 12,7% di share e 1 milione 473 mila spettatori.
Sulla seconda rete il programma 'I fatti vostri' ottiene complessivamente l’8,8% di share con 592 mila spettatori nella prima parte e 883 mila nella seconda. 'Bellamà' si attesta al 4,8% con 409 mila spettatori saliti a 518 mila nella seconda parte (4,8%) mentre 'La porta magica' è al 3,9% di share con 451 mila spettatori.
Nella mattinata di Rai 3, 'Buongiorno Italia' è al 10,9% di share e 316 mila spettatori e 'Buongiorno Regione' al 12,9% con 531 mila spettatori. Nel pomeriggio 'In cammino tra arte e fede' registra il 5,2% di share e 578 mila spettatori, 'Il paese della biodiversità' il 4,5% di share con 481 mila spettatori. Bene, infine, 'Geo' con il 10,8% e 1 milione 305 mila spettatori
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