
Scene di guerriglia urbana oggi, venerdì 21 novembre a Bologna. Lancio di razzi e fuochi d'artificio contro le forze dell'ordine al corteo di protesta contro la partita Virtus Bologna-Maccabi Tel Aviv tra via Marconi e via delle Lame a Bologna. Gli agenti hanno risposto con idranti e lacrimogeni.
Partito da piazza Maggiore, il corteo - circa 5mila i partecipanti secondo gli organizzatori - si è diviso, poi, in più tronconi. Una parte ha proseguito lungo via Marconi, un'altra verso Ugo Bassi, un'altra ancora verso piazza Malpighi. Per due volte si è fermato a pochi metri dal cordone delle forze dell'ordine per intonare slogan come 'Governo Meloni dimissioni!', 'Se non cambierà, intifada pure qua' e 'Blocchiamo tutto'.
La partita al PalaDozza e la polemica
Protestano contro la decisione di far giocare stasera una squadra israeliana al PalaDozza la sfida di Eurolega tra Virtus Bologna e Maccabi Tel Aviv. Alla manifestazione partecipano, tra gli altri, Potere al popolo, sindacati di base, giovani palestinesi e collettivi, rilanciando la campagna 'Show Israel the red card'. Insieme a loro anche l'attivista Patrick Zaki.
Le critiche della Lega
"È folle trasformare uno spettacolo sportivo in un momento di scontro e violenza: certa sinistra che soffia sul fuoco della rabbia si dimostra irresponsabile e indegna" si legge in una nota della Lega. "Affettuosa e totale solidarietà alle donne e agli uomini delle forze dell’ordine".

Scene di guerriglia urbana oggi, venerdì 21 novembre a Bologna. Lancio di razzi e fuochi d'artificio contro le forze dell'ordine al corteo di protesta contro la partita Virtus Bologna-Maccabi Tel Aviv tra via Marconi e via delle Lame a Bologna. Gli agenti hanno risposto con idranti e lacrimogeni.
Partito da piazza Maggiore, il corteo - circa 5mila i partecipanti secondo gli organizzatori - si è diviso, poi, in più tronconi. Una parte ha proseguito lungo via Marconi, un'altra verso Ugo Bassi, un'altra ancora verso piazza Malpighi. Per due volte si è fermato a pochi metri dal cordone delle forze dell'ordine per intonare slogan come 'Governo Meloni dimissioni!', 'Se non cambierà, intifada pure qua' e 'Blocchiamo tutto'.
La partita al PalaDozza e la polemica
Protestano contro la decisione di far giocare stasera una squadra israeliana al PalaDozza la sfida di Eurolega tra Virtus Bologna e Maccabi Tel Aviv. Alla manifestazione partecipano, tra gli altri, Potere al popolo, sindacati di base, giovani palestinesi e collettivi, rilanciando la campagna 'Show Israel the red card'. Insieme a loro anche l'attivista Patrick Zaki.
Le critiche della Lega
"È folle trasformare uno spettacolo sportivo in un momento di scontro e violenza: certa sinistra che soffia sul fuoco della rabbia si dimostra irresponsabile e indegna" si legge in una nota della Lega. "Affettuosa e totale solidarietà alle donne e agli uomini delle forze dell’ordine".
Sino al 4/1 percorso in quattro sezioni dal disegno a fotografia... 
“Siamo di fronte a uno scenario apocalittico e a 59 guerre aperte, ma ciò che manca tragicamente alla politica internazionale è una visione universale”. Lo ha dichiarato monsignor Vincenzo Paglia intervenendo all’università degli studi Link durante la conferenza su 'Pace e risoluzione dei conflitti globali'. Richiamando Papa Francesco e l’enciclica ‘Laudato si’, Paglia ha sottolineato come il Pontefice ricordi che “il pianeta è la casa comune di tutti” e che “di fronte alle crisi globali non ci si salva da soli». Una prospettiva che, secondo Paglia, la politica non ha ancora fatto propria: "È questa la visione che manca, la dimensione del noi universale”.
Il presidente della Pontificia Accademia per la Vita ha ricordato come “dopo l’89 avremmo potuto sognare la pace universale” citando Mozambico, Oslo e la fine dell’apartheid in Sudafrica, “momenti in cui si capì che si poteva stare insieme”. Oggi invece, ha affermato, "assistiamo al ritorno dei nazionalismi etnici, alla balcanizzazione del mondo”, una dinamica che paragona al conflitto nell’ex Jugoslavia: “Negli anni ’92-’93 c’erano un milione e mezzo di matrimoni misti: la convivenza era possibile”.
Per Paglia “la guerra giusta non ha più senso” perché “i conflitti moderni fanno più vittime civili che militari” e manca un’architettura giuridica internazionale capace di dichiarare la guerra “fuori legge”. La pace, ha ribadito, “non è solo un compito della politica, ma di università, economie, chiese, informazione e società civile”.

“Spero che da questa partnership con l’Università possano nascere opportunità per alcuni studenti timoresi di iscriversi qui e proseguire gli studi nei campi offerti dalla Link”. Lo ha dichiarato il presidente di Timor Est e Premio Nobel per la Pace, José Manuel Ramos-Horta, a margine del suo intervento alla Link Campus University di Roma.
Il leader timorese ha ricordato l’investimento massiccio del suo Paese nella formazione internazionale: “Abbiamo studenti in molti Paesi del mondo. Abbiamo investito decine di milioni di dollari per mandarli nelle università di Asia, Australia, Cina, Vietnam e altri. Il 60% della nostra popolazione ha meno di 30 anni, il 50% meno di 20: abbiamo tantissimi giovani che devono continuare la loro formazione”.
Ramos-Horta ha poi allargato lo sguardo al contesto internazionale, sottolineando la difficoltà di essere ottimisti di fronte alle crisi globali, ma trovando un segnale di speranza nelle mobilitazioni popolari: “Mi rincuora vedere milioni di persone negli Stati Uniti e in Europa protestare contro le politiche dei loro governi sulla tragedia di Gaza. C’è un grande divario tra i popoli e le élite europee”. Duro il giudizio del presidente timorese sulle posizioni di parte dell’Occidente: “La politica dell’Occidente su Israele ha portato la cosiddetta civiltà occidentale in un abisso di immoralità. Se sei indifferente a un genocidio, cosa sei? In cosa credi?”. Ramos-Horta ha concluso affermando di non voler più ascoltare lezioni sui diritti umani da parte di leader europei: “Se qualcuno parla di democrazia o diritti umani, gli dico: per favore, parli di Gaza. Voglio sentirli parlare di Gaza.”
Acquisite quote consistenti, ma Giulini rimane alla guida... 
Meno di 48 ore alla nuova tornata elettorale in Veneto, Campania e Puglia, dove domenica 23 e lunedì 24 novembre si voterà per scegliere i nuovi governatori delle tre Regioni e i componenti del Consiglio regionale. Sono quasi 12 milioni in totale i cittadini chiamati alle urne, migliaia le sezioni coinvolte. I seggi saranno aperti dalle 7 alle 23 di domenica e quindi lunedì dalle 7 alle 15. Ma quali sono i candidati e come si vota? Ecco un vademecum regione per regione.
Il voto in Veneto
Sono 4.296.562 gli elettori che in Veneto domenica e lunedì saranno chiamati a eleggere il nuovo presidente della Regione che, con il suo avversario diretto e altri 49 nuovi consiglieri regionali eletti tra gli 845 candidati delle 16 liste che si presentano al voto, andranno a comporre il nuovo consiglio regionale di Palazzo Ferro Fini.
Sono 5 i candidati alla presidenza: Alberto Stefani per il centrodestra (Lega, Fdi, Fi, Udc, Noi Moderati, Liga Veneta Repubblica); Giovanni Manildo per il campo largo (Pd, M5s, Avs, Il Veneto che Vogliamo, Rete delle Civiche Progressiste, +Europa, Volt Italia, Psi, Movimento Socialista Liberale); Fabio Bui per i Popolari per il Veneto; Marco Rizzo per Democrazia sovrana popolare; Riccardo Szumski per la lista Resistere.
Rispetto a cinque anni fa saranno chiamati a votare complessivamente 140mila elettori in più, tra i quali ci sono 252.238 ragazzi e ragazze al loro primo voto regionale - il 5,87% del totale – e 22.076 neo-diciottenni al loro primo voto in assoluto.
Le sette circoscrizioni elettorali corrispondono alle province, tra le quali è Treviso quella con più elettori. Ne conta quasi 830mila (19,3% del totale), seguita da Padova (18,4%), Vicenza (18%), Verona (17,7%), Venezia (16,6%) a chiudere Belluno e Rovigo co poco più di 200mila elettori. Dal computo degli elettori vanno però tolti i veneti iscritti all’Aire che non votano alle regionali, a meno che non tornino appositamente per farlo. Attualmente sono 524.000, il 12% degli aventi diritto, e anche in questo caso la provincia che ne conta di più in assoluto è Treviso (28,6%), seguita da Vicenza (20,4%), Padova (13%), Venezia, Verona, Belluno e Rovigo (solo il 4,4%). Ed è inoltre da considerare che il 76% degli elettori veneti iscritti all’Aire risiede al di fuori dell’Unione europea. Una singolarità è però la loro incidenza sul totale degli elettori di ogni singola provincia che fa cambiare il quadro complessivo. In questo caso, la percentuale più elevata si registra a Belluno (25,7%), seguita da Treviso (18,1%), Vicenza (13,8%) e Rovigo (11,3%) e le restanti tre con valori inferiori al 10%. Una circostanza che fa sì che in 115 comuni (il 21% del totale) il numero degli iscritti alle liste elettorali superi quello della popolazione residente. Nella stragrande maggioranza dei casi si tratta di piccoli comuni della fascia pedemontana e di montagna.
In Veneto le donne rappresentano il 50,9% del corpo elettorale chiamato al voto, con Venezia (51,34%), Padova (51,07%) e Rovigo (51,02%) che registrano una presenza femminile superiore alla media regionale, ma il divario con gli elettori maschi si è progressivamente ridotto negli ultimi dieci anni. Urne aperte domenica dalle 7 alle 23 e lunedì dalle 7 alle 15.
Il voto in Campania
Circa 5 milioni di elettori in Campania saranno chiamati a scegliere il nuovo governatore della Regione e i 50 componenti del Consiglio regionale. Domenica 23 e lunedì 24 novembre, i cittadini campani sceglieranno il successore di Vincenzo De Luca, che conclude il suo secondo mandato. Il 20 e 21 settembre 2020, l'ex sindaco di Salerno stravinse le elezioni sfiorando il 70% dei consensi, in piena emergenza Covid. Il dato più significativo, però, fu quello dell'astensione: alle urne si recò solo il 55% degli aventi diritto.
Sono 5825 le sezioni in cui si vota, delle quali la metà - 2896 - a Napoli. La soglia di sbarramento per tutte le liste è passata dal 3% al 2,5%, che sarà sufficiente per assegnare uno dei 50 seggi. La ripartizione per la composizione del Consiglio regionale della Campania prevede 27 seggi assegnati a Napoli e provincia, 9 a Salerno, 8 a Caserta, 4 ad Avellino e 2 a Benevento.
Sono 20 le liste a sostegno dei 6 candidati alla presidenza: 8 ciascuno per il candidato di centrosinistra Roberto Fico e di centrodestra Edmondo Cirielli, ed una ciascuna a sostegno degli altri 4 candidati indipendenti Nicola Campanile (Per - per le persone e la comunità), Giuliano Granato (Campania popolare), Carlo Arnese (Forza del popolo) e Stefano Bandecchi (Dimensione Bandecchi).
Il voto in Puglia
Devono scegliere tra quattro candidati alla presidenza e 13 liste gli oltre 3 milioni e 500 mila elettori pugliesi che domenica e lunedì 23 e 24 novembre sono chiamati alle urne per designare il governatore, che subentrerà a Michele Emiliano (in carica per 10 anni), e per rinnovare il Consiglio regionale.
Sono sei le circoscrizioni elettorali per cinque province (Foggia, Bat, Taranto, Brindisi e Lecce) e un'area metropolitana (Bari). I seggi sono 4.032, distribuiti nei 258 comuni della regione. Si vota domenica dalle 7 alle 23 e lunedì dalle 7 alle 15. Rispetto al 2020 sono diminuiti i candidati alla presidenza: allora furono 8. E anche il numero di liste è sensibilmente calato: sono 13 e all'epoca furono addirittura 29.
Gli aspiranti alla guida della Regione sono Ada Donno, per Puglia pacifista e popolare (con una unica lista che raggruppa Partito comunista italiano, Potere al Popolo, Risorgimento socialista); Sabino Mangano per l'Alleanza civica della Puglia, con una unica lista che mette insieme i movimenti Marziani e Next Italia; Antonio Decaro, candidato dei Progressisti con sei liste: Partito democratico, Movimento 5 stelle, Alleanza Verdi Sinistra, Decaro presidente, Per la Puglia–Decaro Presidente, Avanti Popolari con Decaro (dove c'è anche il Psi che presenta alcune candidature in Salento); Luigi Lobuono candidato della coalizione di centrodestra con cinque liste: Fratelli d'Italia, Forza Italia, Lega (insieme a esponenti di Udc, Nuovo Psi e Puglia popolare), Noi Moderati-Civici per Lobuono, La Puglia con Noi (solo nelle circoscrizioni Bat, Lecce, Taranto).
In Puglia è consentito il voto disgiunto tra la lista e il candidato presidente. Cinquanta i seggi in palio in Consiglio regionale più il presidente eletto. La legge elettorale prevede una soglia di sbarramento più abbordabile, il 4%, per le liste che si presentano in coalizione, più ostica, l'8% , per quelle che si presentano da sole a sostegno del candidato. Sono al massimo due le preferenze che gli elettori possono esprimere ma soltanto se sono a favore di candidati di sesso diverso e che facciano parte della stessa lista. Se si indicano candidati dello stesso sesso o di liste diverse la scheda viene annullata.

"La Sla è una patologia eterogenea: identificare i vari sottogruppi significa identificare i bersagli terapeutici da colpire. Penso che il passo più concreto dal 2026 sarà la stessa trasformazione che abbiamo visto in oncologia: una terapia diversa per ogni tipo di tumore. Perché anche la Sla, come il cancro, non è uguale per tutti. La tecnologia esiste, ma va sostenuta". Così Piera Pasinelli, fondatrice e direttrice del Weinberg Als Center alla Thomas Jefferson University di Philadelphia, e membro del'advisory board di Arisla, la Fondazione italiana di ricerca per la sclerosi laterale amiotrofica (Sla), partecipando all'evento di sensibilizzazione e beneficenza organizzato da Aisla, l'Associazione italiana Sla, 'La promessa 2025', a Roma.
Pasinelli auspica per il 2026 "l'arrivo di trial sempre più mirati, sia per le persone con mutazioni genetiche sia per quelle senza mutazioni note. Si tratta di studi clinici focalizzati su sottogruppi definiti da biomarcatori molecolari, identificati grazie alle biobanche e alle analisi delle firme cellulari che caratterizzano ogni piccolo sottogruppo di pazienti". Un ottimismo dettato anche dai recenti risultati scientifici. "Fino a 2 anni fa pensavamo che la Sla fosse una malattia incurabile - ricorda la specialista - ma l'efficacia di qalsody, la prima terapia contro la mutazione del gene Sod-1", la mutazione responsabile della Sla, "ha dimostrato che se individuiamo il target giusto la Sla può essere affrontata terapeuticamente".
Per permettere alla scienza di progredire fino a identificare i bersagli terapeutici citati da Pasinelli, sono però necessari "biobanche e registri coordinati, test genetici al momento della diagnosi, collaborazioni solide e investimenti adeguati", approfondisce Pasinelli che conclude con l'augurio "che il 2026 sia l'anno in cui anche in Italia entreremo pienamente nell'era della medicina di precisione per la Sla. Anche se ci arriveremo un passo alla volta, sarà un passo concreto e molto importante".

Cristian Camisa è stato confermato presidente di Confapi per il prossimo triennio nel corso dell’assemblea generale privata svoltasi oggi al Parco dei Principi Grand Hotel di Roma. Piacentino, 51 anni, Camisa è presidente e amministratore delegato della T.T.A., azienda che opera nel settore meccanico. Alla guida della Confederazione italiana della piccole e medie industrie private italiane da novembre del 2022, è attualmente anche membro del Cese, il Comitato economico e sociale europeo.
“Sono commosso e onorato – le prime parole del presidente Camisa dopo l’elezione – ringrazio l’assemblea e tutte le imprenditrici e imprenditori di Confapi per la fiducia che mi è stata rinnovata. Una grande responsabilità nel rappresentare una parte così importante del sistema produttivo italiano in un momento storico così delicato e carico di sfide, tra cui quelle legate a innovazione e sostenibilità, per continuare a essere competitivi sui mercati internazionali. Continueremo a portare avanti con ancora più forza e determinazione le istanze delle nostre imprenditrici e dei nostri imprenditori, staremo loro vicini, saremo il megafono delle loro esigenze senza compromessi e alchimie dialettiche”.
Nel corso del suo intervento in assemblea, Camisa ha ricordato i risultati conseguiti in questo triennio da Confapi. “Abbiamo consolidato in modo significativo – ha detto – il nostro ruolo nel sistema della rappresentanza imprenditoriale italiana, ampliando la nostra presenza non solo nei principali tavoli decisionali nazionali, ma anche in quelli europei. Siamo rientrati nel Cnel, siamo stati riconfermati al Cese e siamo stati nominati nella Cabina di regia del Piano Mattei e dell’Internazionalizzazione. Sempre sul fronte dell’internazionalizzazione abbiamo stipulato protocolli d’intesa con Sace e Simest e collaboriamo fattivamente con Ice per supportare le nostre aziende per massimizzare l’efficacia delle azioni internazionali sotto ogni punto di vista. Sul fronte della bilateralità, vero pilastro del welfare e dell’assistenza sanitaria per i nostri dipendenti, collaboriamo con Cgil, Cisl e Uil”.
Il presidente ha quindi presentato il programma strategico per il suo prossimo mandato che metterà i territori ancora di più al centro della Confederazione. “La ricchezza di Confapi – ha sottolineato – risiede proprio nella pluralità dei nostri territori: farli dialogare, metterli in rete e valorizzarne le specificità significa rendere l’Associazione più forte, più rappresentativa e al servizio di chi fa impresa. Promuoveremo un’agenda di dialogo e proposte per affrontare le crisi industriali del Centro-Nord, il cuore produttivo del Paese, rafforzare le filiere, sostenere la transizione verde e digitale nonché valorizzare il capitale umano come leva di competitività e coesione. Per il Sud del Paese, invece, avvieremo un progetto che punterà su legalità, innovazione, reti e sviluppo sostenibile, creeremo sportelli territoriali e percorsi di formazione per dirigenti. Continueremo a svolgere il nostro ruolo all’interno delle Istituzioni, italiane ed europee, e a incidere sulle politiche industriali, promuovendo un modello di sviluppo fondato su innovazione, equità e competitività”.
“I prossimi tre anni saranno fondamentali per rimanere competitivi sui mercati nazionali e internazionali. Per farlo – ha concluso - vogliamo sempre di più essere un punto di riferimento come l’unica vera Confederazione della piccola e media industria privata italiana”.
L’assemblea di Confapi ha eletto all’unanimità Filiberto Martinetto presidente emerito della Confederazione che prende il posto di Maurizio Casasco che da oggi non ricopre più alcun ruolo all'interno di Confapi. Martinetto, 91 anni, è uno dei pilastri di Confapi dove ricopre l’incarico di tesoriere nonché di presidente della commissione dei saggi.
Assemblea dei lavoratori, 'il governo faccia la sua parte'... 
A Cinecittà World si accendono le luci del Natale. Fino al 6 gennaio il Parco divertimenti del cinema e della tv di Roma diventa un magico set cinematografico dove adulti e bambini possono vivere in prima persona il più bel film delle feste.
“Il Natale a Cinecittà World -spiega ad Adnkronos/Labitalia David Tommaso, direttore generale Cinecittà World- rappresenta un momento speciale per i nostri ospiti, che qui nel Parco divertimenti di Roma possono vivere in prima persona il più bel film delle Feste. Quest’anno possiamo contare su una squadra di oltre 220 persone, che con professionalità e dedizione, contribuisce a rendere unica l’esperienza nel Parco".
"La nostra offerta natalizia -aggiunge- si rinnova di anno in anno e registra una crescita significativa di affluenza di pubblico. Anche per Natale abbiamo ampliato le attività dedicate alle famiglie e ai bambini con tante novità per tutti, tra cui: la nuova Casa di Babbo Natale, la pista di pattinaggio e gli spettacoli a tema completamente inediti. Per il Capodanno, inoltre, stiamo preparando la festa di Capodanno più grande d’Italia con eventi, djset, discoteche, cene, cenoni, fuochi d‘artificio e attrazioni aperte fino a notte”.
L’esperienza a Cinecittù world nel periodo natalizio inizia sulla Christmas Street, una scintillante New York anni ’20 vestita a tema tra luci, carrozze e pacchi regalo giganti, qui gli ospiti vengono avvolti da un’atmosfera incantata fatta di attrazioni, spettacoli dal vivo inediti e novità degne dei migliori film natalizi, tra cui la nuova pista di pattinaggio, icona dei grandi classici delle feste, e la suggestiva nevicata di Natale che imbianca la Street.
Ad aprire le porte alla magia è il Christmas Show, lo spettacolo che accende il Parco sulle note delle più amate colonne sonore natalizie, insieme ai personaggi simbolo del periodo. È così che inizia una giornata al Polo Nord…ma senza spostarsi dalla Capitale.
Grandi novità anche per la Casa di Babbo Natale: Santa Claus ha traslocato in un luogo ancora più grande e magico ed è pronto ad accogliere i piccoli ospiti nel suo caldo e accogliente salotto per scattare insieme la foto più emozionante delle feste. I bambini possono scrivere la letterina e inviarla direttamente dalla Sala degli Elfi, dove i laboriosi aiutanti smistano la posta diretta al Polo Nord. Per completare l’esperienza, c’è il viaggio su I-Fly, la montagna russa virtuale che trasporta gli ospiti sulla slitta di Babbo Natale sfrecciando in volo per consegnare i doni in tutto il mondo.
Lo spirito del Natale si fa sentire anche nei cuori più freddi con il nuovo spettacolo 'La notte che cambiò il Natale', la storia del Maestro Fiocco, un burbero giocattolaio che, grazie a un incontro speciale, riscopre la magia del Natale e torna a donare sorrisi ai bambini, celebrando i valori più autentici delle feste. Tra le vie del Far West, invece, arriva l’inedito 'Elf Express – Lettere dal West', un divertente show in cui gli elfi postini devono consegnare tutte le letterine in tempo per la Vigilia, tra colpi di scena e risate. Ma attenzione: tra le vie del Parco si aggira anche il dispettoso Grinch, riuscirà a resistere alla magia del Natale?
Per concludere l’anno in grande stile, Cinecittà World si prepara per la festa di Capodanno più grande d’Italia. Il 31 dicembre dalle 18 fino alle prime luci del nuovo anno, il Parco diventa un enorme villaggio del divertimento con 40 attrazioni aperte fino a notte, spettacoli dal vivo, concerti, dj set, discoteche, cene, cenoni e dinner show e la mezzanotte con i fuochi d’artificio. A chiudere le festività, il 6 gennaio, arriva la Befana con dolci, sorprese e tanta allegria per tutti i bambini.
Dal 25 col tema "Non siete sole" contro la violenza sulle donne... 
Il Consiglio di amministrazione di Assilea, Associazione italiana leasing, ha deliberato la nomina del prof. Giuseppe Schlitzer come nuovo Direttore Generale dell’Associazione per il triennio 2025- 2027. Schlitzer assumerà l'incarico a partire dal 24 novembre 2025, succedendo al Dott. Luca Ziero, in carica dal luglio 2022. Nato a Napoli, 63 anni, Schlitzer vanta una lunga e solida carriera nel mondo finanziario, istituzionale e delle associazioni di impresa avendo ricoperto ruoli di rilievo, tra gli altri, in Banca d'Italia, Confindustria, Febaf e da ultimo presso l’Asif, l’autorità di vigilanza e antiriciclaggio della Santa Sede. È inoltre docente di finanza internazionale presso l’Università Europea di Roma.
Nel ruolo di Direttore Generale, Giuseppe Schlitzer avrà la responsabilità di realizzare gli obiettivi associativi previsti dalle linee guida programmatiche definite dal Consiglio associativo e dal Presidente Paolo Guzzetti per il triennio 2025-2027 riguardanti in particolare il rafforzamento dell’azione di rappresentanza in tutte le sedi istituzionali per far conoscere il prodotto leasing e tutelarne le peculiarità. L’impegno di Assilea si concentrerà nel triennio in particolare su tre temi prioritari di grande rilevanza per il settore del leasing, la definizione di un quadro normativo prudenziale (Crr3 - Basilea 3+) che valorizzi il ruolo del leasing a supporto dell’economia, la promozione del ruolo del leasing come strumento per lo sviluppo di un’economia più verde e digitale e infine il riconoscimento della piena ammissibilità del leasing in tutti i programmi di agevolazione e incentivo per le imprese.
Il leasing si conferma come il principale strumento finanziario utilizzato dalle pmi per investire, innovare e crescere. Nonostante il contesto di elevata incertezza per le imprese causato dalle tensioni geopolitiche e dalla ridefinizione dei rapporti commerciali in atto a livello globale, cresce infatti il credito leasing alle imprese italiane nei primi dieci mesi del 2025 (+5,7%) con un volume di nuove operazioni di oltre 29,3 mld di euro.

"In alcuni casi la miastenia gravis è difficile da diagnosticare e purtroppo molto spesso è diagnosticata in ritardo. Questo accade non per la difficoltà, ma perché è una malattia rara e i medici che per primi visitano il paziente non ci pensano. Mediamente passa più di un anno tra l'esordio dei sintomi e la diagnosi corretta". Così Francesco Habetswallner, direttore Uoc Neurofisiopatologia Aorn Cardarelli di Napoli, durante l'evento 'Tutela del paziente con malattie rare: la miastenia gravis come paradigma', organizzato a Roma e promosso da Omar - Osservatorio malattie rare con il contributo non condizionato di Ucb Pharma.
"Altri ostacoli che si possono incontrare - prosegue Habetswallner - riguardano il non trovare gli anticorpi, le forme sieronegative o i test effettuati che non sono di livello adeguato. Tutti questi problemi si riflettono sulla salute e sulla qualità di vita del paziente, perché una diagnosi ritardata significa negare al paziente le terapie di cui ha necessità e, in alcuni casi, esporlo a terapie che sono nocive per la sua salute". I rischi sono quindi molteplici: "Le conseguenze di una mancata diagnosi sono importanti. Tra queste - precisa lo specialista - l'assenza di una presa in carico, il ritardo delle cure, l'accumularsi di disabilità. E' importante sensibilizzare tutti gli operatori sanitari per facilitare la diagnosi e anticiparla".

"Negli ultimi anni abbiamo terapie innovative per la miastenia gravis. Per il momento sono limitate a un certo tipo di pazienti ed esistono criteri piuttosto ristretti di accesso. Sono terapie molto ben tollerate, sicure e soprattutto hanno dimostrato di essere efficaci anche in quei pazienti che non rispondevano alle terapie precedenti". Queste le parole dic, direttore Neuroimmunologia e Malattie neuromuscolari, Fondazione Irccs Istituto neurologico Carlo Besta di Milano, durante l'evento organizzato a Roma da Omar - Osservatorio malattie rare con il contributo non condizionante di Ucb Pharma, intitolato 'Tutela del paziente con malattie rare: la miastenia gravis come paradigma'.
"I bisogni insoddisfatti dei pazienti con miastenia gravis sono due - prosegue Maggi - Il fatto che le terapie tradizionali funzionano poco o solo parzialmente, causando continui disturbi alle persone affette da questa patologia, e gli effetti collaterali legati sempre alle terapie tradizionali. C'è ancora tanto da fare, ma queste nuove terapie credo abbiano spianato la strada verso un controllo della malattia veramente soddisfacente".

"La spesa messa in campo per ricerca e sviluppo di farmaci di precisione per patologie rare merita un'attenzione particolare. I costi iniziali possono essere più alti, ma la resa in prospettiva è molto soddisfacente se gli investimenti vengono fatti nei modi e nei tempi giusti". Così Guido Quintino Liris (Fdi), membro della V Commissione Bilancio del Senato, intervenendo all'evento 'Tutela del paziente con malattie rare: la miastenia gravis come paradigma', organizzato a Roma e promosso da Omar - Osservatorio malattie rare, con il contributo non condizionato di Ucb Pharma.
"Affrontare queste patologie con le scoperte scientifiche e tecnologiche che abbiamo oggi a disposizione - sottolinea Liris - mette in condizioni il Servizio sanitario nazionale di non essere inflazionato", per questo "intervenire prima e meglio significa dare qualità di vita al paziente e un'opportunità in più in termini di guarigione. Inoltre - conclude - viene data una prospettiva di maggiore tenuta di conti pubblici a una nazione che deve rivedere il Servizio sanitario nazionale così come lo conosciamo alla luce di una platea di riferimento che è cambiata e di patologie nuove e rare che meritano di essere affrontate alla stessa maniera".

Torna in pista la Formula 1. Il Mondiale riparte da Las Vegas, dove sabato 22 novembre andranno in scena l'ultima sessione di prove libere e le qualifiche - in diretta tv e streaming. Nell'ultimo appuntamento del Mondiale in Brasile a trionfare è stata la McLaren di Lando Norris, seguita dalla Mercedes di Kimi Antonelli e dalla Red Bull di Max Verstappen, terzo a chiudere il podio.
Quinto Oscar Piastri, che si gioca il titolo Piloti con il compagno di scuderia papaya, mentre le Ferrari di Charles Leclerc e Lewis Hamilton sono state costrette a un clamoroso doppio ritiro.
Formula 1, prove libere e qualifiche Gp Las Vegas: gli orari
L'ultima sessione di prove libere e le qualifiche del Gran Premio di Las Vegas di Formula 1 sono in programma sabato 22 novembre. Le prove libere andranno in scena all'1.30 ora italiana, mentre per le qualifiche bisognerà aspettare le 5.
Formula 1, prove libere e qualifiche Gp Las Vegas: dove vederle in tv
Le prove libere del Gran Premio di Las Vegas di Formula 1 saranno trasmesse in diretta televisiva sui canali SkySport, mentre le qualifiche saranno disponibili anche in chiaro su TV8. Gli appuntamenti saranno visibili in streaming sull'app SkyGo e su NOW, oltre che (per quanto riguarda le qualifiche) anche sul sito web di TV8.

"Le malattie rare sono uno dei settori in cui le fragilità strutturali del nostro sistema sanitario emergono con più evidenza: ritardi diagnostici, disuguaglianze territoriali nell'accesso alle cure, percorsi assistenziali non sempre integrati e un livello di consapevolezza sociale ancora insufficiente. La miastenia gravis, rara malattia autoimmune che colpisce in Italia almeno 17mila pazienti, rappresenta un esempio concreto di queste criticità, ma anche la dimostrazione di come, grazie alla collaborazione tra istituzioni, professionisti sanitari e associazioni dei pazienti, sia possibile trasformare le difficoltà in opportunità, migliorando realmente la qualità dell'assistenza e della vita delle persone coinvolte". Lo ha ribadito Ugo Cappellacci, presidente Commissione XII Affari sociali, Camera dei deputati, durante l'evento 'Tutela del paziente con malattie rare: la miastenia gravis come paradigma', realizzato da Omar - Osservatorio malattie rare con il contributo non condizionante di Ucb Pharma, svoltosi ieri pomeriggio al MoMec di piazza Montecitorio.
"Vivere con la miastenia gravis è doppiamente difficile - ha spiegato Marco Rettore, presidente Am-Associazione miastenia Odv - perché si tratta di una malattia fortemente invalidante, ma anche estremamente fluttuante: nei periodi di remissione, se la malattia viene correttamente controllata farmacologicamente, segni e sintomi sono relativamente contenuti, ma quando arrivano le crisi la malattia diventa devastante, perdiamo l'autonomia, non siamo più in grado di fare le scale, di lavarci i denti, lavorare diventa impossibile".
"La miastenia gravis è una patologia spesso invisibile, ma altamente impattante - ha spiegato Renato Mantegazza, primario emerito di Neuroimmunologia e Malattie neuromuscolari, Fondazione Irccs Istituto neurologico Carlo Besta di Milano e presidente Aim (Associazione italiana miastenia e malattie immunodegenerative - Amici del Besta Odv) - che compromette forza, resistenza e continuità lavorativa, con effetti economici e sociali significativi per pazienti e caregiver. I dati internazionali mostrano rinunce lavorative, riduzioni di reddito e necessità di assistenza familiare, mentre l'accesso alla legge 104 resta incerto e disomogeneo a causa di valutazioni non uniformi. Anche le terapie più avanzate risultano difficilmente compatibili con gli impegni professionali e con la vita quotidiana, soprattutto a causa di barriere logistiche e differenze regionali. E' urgente garantire percorsi uniformi, criteri valutativi adeguati e soluzioni organizzative flessibili, affinché inclusione e cura non dipendano dal caso ma da diritti concreti e riconosciuti".
Lorenzo Maggi, direttore Neuroimmunologia e Malattie neuromuscolari del Besta, ha ricordato che "negli ultimi anni la miastenia gravis ha vissuto una vera rivoluzione terapeutica: da una situazione di sostanziale scarsità di opzioni siamo passati alla disponibilità di farmaci innovativi, mirati e biologici, che aprono scenari fino a poco tempo fa impensabili. Tuttavia, garantire una medicina realmente personalizzata resta complesso al di fuori dei centri di riferimento con competenze altamente specializzate, dove esperienza clinica, multidisciplinarità e capacità di scelta terapeutica avanzata sono consolidate. Per questo è fondamentale costruire una rete nazionale strutturata, che metta in connessione professionisti, centri e territori, così da offrire a tutti i pazienti le stesse opportunità di cura, indipendentemente dal luogo in cui vivono".
Per Elena Murelli, della Commissione Affari sociali, Sanità, Lavoro del Senato, "i passi avanti compiuti con la riforma di Aifa e il miglioramento dei tempi di valutazione dei farmaci orfani, innovativi, che rispondono ad un alto bisogno medico insoddisfatto, o per i quali non sono disponibili alternative terapeutiche autorizzate, sono segnali importanti, ma non ancora sufficienti per chi convive con patologie complesse come la miastenia gravis. Parliamo di pazienti che non possono permettersi attese prolungate per l'accesso a terapie innovative e ad alto valore clinico, in particolare quelle orfane o senza alternative disponibili. E' indispensabile continuare a semplificare i percorsi, rafforzare i meccanismi di accesso precoce e uniforme su tutto il territorio nazionale. La tutela del diritto alla cura deve essere una priorità concreta, non solo dichiarata".
Durante l'evento sono stati numerosi gli interventi istituzionali, a partire dai saluti inviati dal sottosegretario Marcello Gemmato. Sono poi intervenuti il senatore Guido Quintino Liris, della V Commissione permanente del Senato della Repubblica, il senatore Orfeo Mazzella, vicepresidente Commissione X, l'onorevole Maria Elena Boschi, la senatrice Daniela Sbrollini, l'onorevole Ilenia Malavasi, l'onorevole Gian Antonio Girelli, l'onorevole Elena Bonetti.
L'accesso alle terapie a livello regionale
Accanto ai grandi progressi terapeutici, permane una forte disomogeneità nelle organizzazioni regionali dedicate alla miastenia gravis, che si traduce in opportunità e livelli di assistenza non omogenei su base geografica. "In Sardegna, dove il numero di pazienti è particolarmente elevato, la rete clinica è stata aggiornata, ma la nostra associazione ritiene che sia necessario aggiungere ulteriori nodi alla rete, e a questo fine ci organizzeremo per attivare un'interlocuzione diretta con l'assessorato", ha spiegato Maya Uccheddu, dell'Aim Sardegna. In Puglia "si sta lavorando attivamente alla definizione di percorsi chiari e condivisi, con l'obiettivo di garantire un'assistenza qualificata e multidisciplinare - hanno detto Antonia Occhilupo, segretaria e responsabile scientifica dell'Associazione miastenia gravis Aps Lecce, e Paolo Alboini, dell'Unità di Neurologia Irccs ospedale Casa Sollievo della Sofferenza San Giovanni Rotondo di Foggia - ma c'è ancora molto lavoro da fare, e un registro nazionale dei pazienti è certamente uno strumento essenziale per permettere una corretta pianificazione delle risorse anche a livello regionale".
In Sicilia "la presenza di pochi centri altamente specializzati rende più complesso l'accesso tempestivo a competenze avanzate e a terapie innovative", ha rimarcato Carmelo Rodolico, responsabile Centro di riferimento regionale ricerca diagnosi e cura della miastenia di Messina e direttore Unità di Neurologia e Malattie neuromuscolari, azienda ospedaliera universitaria 'G.Martino' di Messina. "In Toscana, il centro di Pisa rappresenta inoltre un punto di riferimento nazionale, accogliendo numerosi pazienti fuori regione con inevitabili difficoltà legate alla gestione amministrativa e al rimborso dei farmaci", ha spiegato Michelangelo Maestri Tassoni, Dipartimento di Neuroscienze, azienda ospedaliera universitaria pisana. "Questo ancora una volta conferma la necessità di un coordinamento che superi la regionalizzazione della sanità, almeno per patologie complesse come le malattie rare."
"In Campania stiamo lavorando per costruire un Pdta regionale secondo un modello hub&spoke - ha riferito Francesco Habetswallner, direttore dell'Unità Neurofisiopatologia Aorn Cardarelli di Napoli - in grado di connettere centri di riferimento e strutture territoriali e di assicurare una presa in carico integrata. Tuttavia è evidente che a livello nazionale permangono delle criticità operative, a partire proprio dalla disomogeneità di accesso alla presa in carico diagnostica, assistenziale e terapeutica, che ostacolano l'uniformità dell'assistenza". Un'altra esperienza positiva arriva dal Veneto, dove esiste una rete organizzata e funzionante. "Tutto questo conferma la necessità di un coordinamento nazionale capace di fare rete - ha commentato Rettore - standardizzare i percorsi e garantire pari opportunità di cura su tutto il territorio, senza eccezioni né disparità". Sul tema regionale è intervenuta la senatrice Sbrollini, componente dell'Intergruppo parlamentare Malattie rare: "Clinici, pazienti e istituzioni devono lavorare insieme per far sì che le politiche sanitarie non restino solo sulla carta: devono tradursi in azioni a livello regionale, e questo è possibile solo attraverso una condivisione di priorità e investimenti tra Stato e Regioni. Come Intergruppo Malattie rare - ha concluso - continueremo a essere un punto di riferimento in Parlamento per indirizzare le scelte del Governo e favorire politiche che mettano al centro i pazienti. Questo è l'impegno che prendo oggi: aprire un tavolo di confronto con le associazioni e con i clinici, per tradurre queste priorità in azioni concrete".

"L'Associazione miastenia Odv è in questo momento focalizzata sul Triveneto e vuole dare un'accoglienza ai pazienti, soprattutto in prima diagnosi. In quel momento hanno bisogno di un punto di riferimento per capire cosa fare e come comportarsi con la miastenia". Così Marco Rettore, presidente Am - Associazione miastenia Odv, intervenendo all'evento 'La tutela del paziente con malattie rare', in cui si è discusso delle persone affette da miastenia gravis, organizzato a Roma e promosso da Omar - Osservatorio malattie rare, con il contributo non condizionato di Ucb Pharma.
"Organizziamo anche un corso di formazione terapeutica rivolto a pazienti, caregiver, medici e infermieri. Si tratta di un percorso itinerante e con gli specialisti rispondiamo alle domande che provengono dai pazienti", conclude.
Al momento dell'esplosione erano presenti in cucina due persone... 
Il Made in Italy ha nuovamente brillato al Metstrade di Amsterdam, mettendo in evidenza la sua capacità di guidare l’innovazione e di anticipare le esigenze del mercato globale della nautica da diporto. La collettiva composta da 82 aziende italiane, presente nell’Italian Pavilion (Hall 12 e Hall 8) grazie alla collaborazione tra Confindustria Nautica e Ice Agenzia, ha offerto una panoramica completa dell’eccellenza produttiva nazionale. Le imprese italiane hanno confermato ancora una volta la loro leadership internazionale nella progettazione e realizzazione di componenti e accessori ad alto contenuto tecnologico, caratterizzati da qualità, affidabilità e design distintivo.
Piero Formenti, Presidente di Confindustria Nautica, ha commentato: “Il Mets è un osservatorio privilegiato: in pochi giorni è possibile confrontarsi con gli operatori del settore e portare avanti in modo efficace le istanze dell’industria italiana. In questo percorso, il ruolo di ICE Agenzia è determinante. Quest’anno la sede di Bruxelles ci ha confermato il suo impegno istituzionale affinché la collettiva italiana possa presentarsi in futuro con un’immagine ancora più riconoscibile, all’altezza della qualità che le nostre aziende esprimono. Il sostegno di ICE ci permette di valorizzare al meglio il nostro potenziale e di continuare a rafforzare la presenza del Made in Italy sui mercati internazionali. La nostra presenza al Mets parla da sola: 82 aziende nella collettiva su un totale di 1.757 mq di esposizione. Una forza che trova le sue radici in una filiera di componentistica e di accessori unica al mondo, capace di fornire ai costruttori di yacht le soluzioni più innovative e di design. È questa eccellenza diffusa a rendere il Made in Italy un riferimento globale, oggi più che mai”.
Tindaro Paganini – Direttore Ice Bruxelles ha sottolineato che "La collaborazione tra Ita e Confindustria Nautica rappresenta un modello virtuoso di sistema Paese applicato alla nautica. L’unione tra il supporto istituzionale di Ita e l’expertise industriale di Confindustria Nautica permette di presentare, nei principali eventi internazionali come Metstrade, un’immagine forte, coesa e competitiva della filiera italiana. Grazie a questo lavoro congiunto, la nautica italiana può valorizzare al meglio i suoi tratti distintivi — innovazione tecnologica, qualità costruttiva, design e sostenibilità — rafforzando la reputazione globale del Made in Italy. Il Padiglione Italia ne è l’esempio più evidente: uno spazio in continua crescita, che offre alle imprese italiane, in particolare alle PMI, nuove opportunità di visibilità, networking e accesso ai mercati esteri. Insieme, ITA e Confindustria Nautica rafforzano l’internazionalizzazione del comparto e consolidano la leadership globale dell’Italia nella nautica".
Un riscontro positivo è arrivato anche dalle aziende presenti nella Hall 12 e 8, che hanno manifestato soddisfazione per il livello di interesse riscontrato e per la qualità dei contatti avuti durante i tre giorni della manifestazione.
Anton Francesco Albertoni – Ceo Veleria San Giorgio e Past President Confindustria Nautica ha sottolineato che “Il Metstrade di Amsterdam si conferma una fiera di assoluto riferimento a livello internazionale. La presenza della collettiva italiana organizzata da Confindustria Nautica e Ice Agenzia ha avuto un impatto davvero significativo, con una partecipazione di aziende sempre maggiore e uno spazio espositivo ampliato. In questo contesto, abbiamo scelto il Mets per inaugurare le celebrazioni dei cento anni di Veleria San Giorgio, un marchio storico nato nel 1926 nella Darsena di Genova e che si avvicina a un traguardo straordinario. Il percorso celebrativo proseguirà per tutto il 2026 con iniziative dedicate ai nostri clienti e partner, fino a raggiungere il suo momento conclusivo al Salone Nautico Internazionale a Genova, dall’1 al 6 ottobre 2026. Un progetto che vuole onorare la nostra storia e generare nuove opportunità di incontro e sviluppo per l’azienda”.
Alessandro Gianneschi - Ceo Gianneschi Pumps&Blowers e Vicepresidente Confindustria Nautica ha spiegato che “Il Padiglione Italia rappresenta una delle collettive nazionali più significative del Metstrade e conferma, anno dopo anno, il suo ruolo strategico a livello internazionale. Grazie al lavoro congiunto con Ice Agenzia, riuniamo oltre ottanta aziende tra la Hall 12 e la Hall 8 dedicata ai superyacht, vetrine uniche sulle novità tecnologiche, sui materiali più avanzati e sulle soluzioni innovative sviluppate dalla nostra industria.
Il settore della componentistica, inoltre, è la cartina al tornasole del mercato: il Mets una delle ultime fiere dell’anno, ci permette di comprendere con lucidità lo stato dell’industria dopo i saloni autunnali dal quale emerge una fotografia chiara: il Made in Italy mantiene solidità, reputazione e capacità di innovare, e il Padiglione Italia continua a essere uno dei motori di questa riconosciuta eccellenza”.
Luciano Paissoni - Ceo Foresti&Suardi e Consigliere Confindustria Nautica ha sottolineato che “Questa edizione del Metstrade è stata particolarmente preziosa per la nostra collettiva, perché ha favorito momenti autentici di confronto tra le aziende italiane e non. L’aggregazione e lo scambio di opinioni sono elementi fondamentali per un settore come il nostro, e l’iniziativa serale con l’Aperitivo Italiano, che abbiamo condiviso ha contribuito in modo significativo a rafforzare questo spirito”.
Alessio Piana - Consigliere delegato allo Sviluppo economico di Regione Liguria ha spiegato che “La partecipazione della Liguria al Mets di Amsterdam, per il tramite di Liguria International, è un primo passo per presidiare stabilmente uno dei principali appuntamenti mondiali della nautica. Un settore, quello della Blue Economy, strategico per la nostra Regione e sul quale intendiamo continuare a investire. Non solo per sostenere le 15 imprese liguri presenti, ma anche per valutare le modalità con cui rafforzare la partecipazione del sistema regionale nelle prossime edizioni. Il nostro obiettivo è quello di aiutare le aziende a crescere sui mercati internazionali e trasformare queste opportunità in sviluppo economico e nuova occupazione”.
Confindustria Nautica ha preso parte al Council Meeting della federazione europea Ebi e a numerosi incontri e workshop tecnici di ICOMIA, quali il Board of Directors, il Trade and Market Intelligence Committee, la Superyacht Division, il Technical Committe e il Combined Meeting.
Fabio Planamente, Vice Presidente di Confindustria Nautica e membro del Board di Ebi con delega alla rappresentanza speciale del settore grandi yacht ha affermato che “Nell’ambito del Metstrade, Confindustria Nautica ha partecipato alla riunione della Federazione EBI - European Boating Industry, un appuntamento di grande rilevanza per il settore nel corso del quale è emersa una convergenza significativa su diversi temi strategici per il futuro del settore, con particolare riferimento alle politiche di sostenibilità e allo sviluppo delle infrastrutture. A tal proposito, abbiamo accolto con soddisfazione la recente decisione della Commissione Europea di destinare, per la prima volta, fondi specifici per il settore nautico destinati allo sviluppo delle marine e alla sostenibilità del comparto: un risultato che conferma l’importanza e il ruolo strategico della nostra industria non solo in Italia, ma a livello europeo”.
Prossimo appuntamento per le aziende dell’industria nautica da diporto italiana è in programma a Roma, presso la Camera dei deputati, l’11 dicembre 2025 con l’Assemblea dei Soci di Confindustria Nautica che vede riuniti gli imprenditori della nautica da diporto per una giornata di lavori, confronto e aggiornamento sul settore. Tema della sessione pubblica, in programma alle 11:30 presso la Sala della Regina della Camera dei Deputati: “Nautica: nuovi paradigmi per l’industria del Made in Italy. Relazioni internazionali, economia, politica industriale e normative di una filiera che guida la manifattura italiana e guarda al mondo”.

"Anche se oggi l'uomo accetta e deve accettare l'assoluta parità nei confronti della donna, nel suo subconscio il suo codice genetico trova sempre una certa resistenza". A dirlo è stato il ministro della Giustizia Carlo Nordio durante la Conferenza internazionale contro il femminicidio in corso a Roma. Stesso evento in cui la collega di governo Eugenia Roccella, ministra per la Famiglia, la natalità e le pari opportunità, ha spiegato che "non c'è una correlazione fra l'educazione sessuale a scuola e una diminuzione di violenze contro le donne". Le parole dei due ministri hanno scatenato un'ondata di polemiche dall'opposizione.
Cosa ha detto Nordio
"Mi sono sempre chiesto - ha detto il ministro durante la conferenza - come mai siamo arrivati a questa prevaricazione secolare dell'uomo nei confronti della donna, è una risposta un po' darwiniana della legge del più forte. Questo unico criterio ha fondato il cosiddetto maschilismo e da lì si è protratto in tutte le discipline: se vediamo la storia dell'umanità è purtroppo un continuo dominio maschile".
"Tutto ciò - ha continuato Nordio - ha comportato una sedimentazione nella mentalità dell'uomo difficile da rimuovere, di sopraffazione, superiorità, a nche se oggi l'uomo accetta e deve accettare questa assoluta parità nei confronti della donna, nel suo subconscio il suo codice genetico trova sempre una certa resistenza, ecco perché - la conclusione - è necessario intervenire con le leggi, con le leggi penali, la repressione, la prevenzione ma soprattutto è necessario intervenire con l'educazione".
Cosa ha detto Roccella
"Se vogliamo parlare di educazione sessuo-affettiva ne parliamo, ma lateralmente, perché se guardiamo ai Paesi dove da molti anni è un fatto assodato - come per esempio la Svezia per dire quello più noto al mondo - non c'è correlazione con una diminuzione dei femminicidi: la Svezia - ha affermato Roccella nel corso della conferenza rispondendo a una domanda sull'educazione sessuo-affettiva nelle scuole - ha più violenze e più femminicidi di noi. Non voglio criminalizzare la Svezia, ma non c'è una correlazione fra l'educazione sessuale a scuola e una diminuzione di violenze contro le donne", la replica della ministra, che ha poi continuato: "Quindi possiamo parlarne, ma non mettiamole insieme".
Dal Pd al M5S, scoppia la polemica
Le affermazioni dei due ministri hanno quindi scatenato la polemica politica, con le opposizioni partite all'attacco.
"Le dichiarazioni della ministra Roccella e del ministro Nordio sono di una gravità inaudita. Negare l’importanza dell’educazione sessuale nella prevenzione della violenza, o evocare una presunta incapacità 'genetica' degli uomini a riconoscere la parità, non è solo sbagliato: è pericoloso. Sono parole che distorcono i fatti, che confondono il dibattito pubblico e che rischiano di trasformare una responsabilità sociale e culturale in un finto destino biologico", la nota delle deputate democratiche in commissione Femminicidio, Valentina Ghio, Sara Ferrari e Antonella Forattini. "La violenza contro le donne - sottolineano ancora le parlamentari - non nasce nel Dna: nasce in una cultura che alcuni, ancora oggi, sembrano giustificare o quantomeno minimizzare. Attribuire la radice del problema alla natura maschile significa spostare l’attenzione dai veri nodi – educazione, potere, stereotipi – e può diventare, anche involontariamente, un alibi per chi perpetua comportamenti inaccettabili. È scandaloso che due Ministri della Repubblica, alla vigilia della Giornata internazionale contro la violenza sulle donne, consegnino al Paese messaggi così distorti e regressivi. Mentre l’Italia chiede risposte concrete, rispetto, prevenzione e strumenti culturali adeguati, dal Governo arriva invece un segnale di arretramento che offende le donne, gli uomini e le nuove generazioni. A chi mette in dubbio l’efficacia dell’educazione, andrebbe ricordato che è proprio da lì che passa il cambiamento reale".
"Queste parole sono un danno a chi combatte la violenza e un regalo all’oscurantismo, peraltro a pochi giorni dall’approvazione unanime della legge sul consenso alla Camera. Con questa dichiarazione i due ministri appaiono fuori dalla realtà", la chiosa delle deputate Pd.
Quindi Chiara Braga, Capogruppo Pd alla Camera dei Deputati: "La perla quotidiana che ci regala Nordio dice che nel dna degli uomini non c’è la parità dei sessi. Tempo fa invece sosteneva invece che la violenza degli uomini era solo nella genetica di alcune etnie". E ancora: "Nordio vuole una giustificazione scientifica ai suoi inaccettabili pregiudizi. Eppure è tutto molto chiaro: non c’è nulla di naturale nella sopraffazione di un uomo su una donna e la parità tra i sessi non è un artificio ma una conquista culturale che evidentemente il ministro della Giustizia non ha raggiunto. La dimostrazione di quanto sia necessaria l’educazione sessuale ed affettiva. A scuola e non solo".
Per i parlamentari del Movimento 5 stelle nella commissione bicamerale di inchiesta sul femminicidio e su ogni forma di violenza di genere Stefania Ascari, Anna Bilotti, Alessandra Maiorino e Daniela Morfino, è "gravissimo che il ministro Nordio riduca la violenza maschile contro le donne a ‘sedimentazione genetica’. Parlare di ‘subconscio maschile’ e di ‘codice genetico’ che resiste all’uguaglianza significa spostare l’attenzione dalle responsabilità umane, culturali e politiche a una sorta di destino inevitabile. No, ministro: il femminicidio non è un retaggio biologico, ma il frutto avvelenato di scelte, silenzi, mancati investimenti, leggi non applicate e stereotipi che continuano a essere tollerati. È troppo comodo liquidare tutto come un problema millenario, mentre ogni giorno una donna chiede aiuto e trova istituzioni lente, risorse insufficienti, percorsi di protezione a ostacoli. Se davvero vuole cambiare le cose, Nordio smetta di filosofeggiare sulla ‘legge del più forte’ e inizi a rafforzare la legge dello Stato: fondi certi ai centri antiviolenza, formazione obbligatoria, misure di protezione immediate ed efficaci. La cultura si cambia con l’educazione, ma la credibilità delle istituzioni si costruisce con i fatti, non con spiegazioni pseudo-darwiniane".
Dura anche la deputata M5S Chiara Appendino sui social: "Oggi due ministri della Repubblica hanno pronunciato parole che fanno male. Parole che non spiegano la violenza: le danno un gigantesco alibi culturale. Nordio dice che la violenza di genere sarebbe nel codice genetico maschile. Roccella sostiene che l’educazione sessuale non servirebbe a ridurla. Due tesi sbagliate e pericolose. Perché se la violenza è nel Dna, allora l’uomo è un predatore per natura. E se l’educazione non serve, allora stiamo dicendo ai nostri figli che non esiste alcun modo per imparare il rispetto, il consenso, l'affettività. È oscurantismo, e l’oscurantismo genera violenza".
"Perché l’assenza di educazione e consapevolezza è una ragazzina che non si accorge di essere intrappolata in una relazione tossica, è un ragazzo che non sa riconoscere un no perché nessuno gli ha mai spiegato cosa significhi davvero il consenso, sono milioni di adolescenti che conoscono il sesso dalla pornografia, con tutte le sue distorsioni - aggiunge -. La verità è un’altra: la violenza contro le donne non è un istinto, è una cultura. Una cultura che si può cambiare e che si disarma educando alle relazioni sane".
"Invece di distorcere scienza e dati per coprire la propria immobilità ideologica, il governo dovrebbe fare la sua parte: prevenire e educare. La violenza non è inevitabile. E su questo non arretriamo di un millimetro", conclude Appendino.
"Il governo Meloni? Benvenuti nel Medioevo! Per Nordio la violenza sessuale sarebbe nel codice genetico dei maschi, per Roccella non serve l’educazione sessuale. Questi sono i ministri che governano l’Italia. Da chi difende Gelli, capo della loggia massonica eversiva P2 che proponeva la separazione delle carriere, alla ministra Roccella che non vuole educare i giovani a scuola. E se non lo fa la scuola, chi dovrebbe farlo? La strada?", attacca quindi Angelo Bonelli, parlamentare AVS e co-portavoce di Europa Verde.
"I nuovi dati diffusi oggi dall’Istat sono la fotografia di un Paese che precipita indietro nel tempo: 6 milioni e 400mila donne italiane, quasi una su tre, hanno subito violenze fisiche o sessuali. Il 5,7% ha subìto stupri o tentati stupri, e la stessa Istat chiarisce che gli stupri sono commessi soprattutto dai partner. È una realtà devastante che non possiamo più permetterci di ignorare".
"A fronte di questa realtà drammatica, le parole di Nordio — che tira in ballo un presunto “codice genetico maschile” — e la minimizzazione della ministra Roccella rappresentano un arretramento culturale pericoloso: si deresponsabilizzano gli aggressori e si nega il carattere strutturale della violenza di genere". Bonelli conclude: "Il governo Meloni è gretto e culturalmente arretrato e fa pagare un prezzo elevato agli italiani".
E ancora la presidente dei deputati di Italia Viva Maria Elena Boschi: “Imbarazzanti. Solo così si possono definire le parole di Nordio e Roccella. Il ministro della Giustizia, che parla della violenza contro le donne come di una ‘tara’ maschile, e la ministra per le Pari opportunità, che sostiene che l’educazione non serva a contrastare i femminicidi, stanno insultando tutte donne che ogni giorno chiedono rispetto e pari opportunità”.
"È questo è il contributo che il governo Meloni offre alla Conferenza contro i femminicidi? Ora capiamo perché l’Italia arretra. Le donne non hanno bisogno di teorie ottocentesche, ma di leggi applicate, fondi certi, centri antiviolenza sostenuti e una cultura del rispetto che si costruisce proprio a scuola. La parità non è un’idea né un’eccezione biologica, è un dovere costituzionale”.
“Dopo aver attuato il più becero panpenalismo a dispetto di decenni di professione garantista, il ministro Nordio si improvvisa genetista e antropologo e dal minestrone delle sue argomentazioni ne viene fuori che la prevaricazione dell'uomo sulla donna, anche violenta, sarebbe da considerare alla stregua di un fatto genetico. Per questo, a detta del Guardasigilli, serve la repressione ma anche l'educazione, evidentemente sulle tematiche sessuo affetive che però il suo governo vuole fortemente limitare nelle scuole italiane, non sia mai che si rischi modificare ‘il codice genetico dei maschietti’”, attacca quindi il segretario di Più Europa Riccardo Magi.
“Poi arrivano le parole in libertà della ministra Roccella, che spaccia correlazioni evidenti solo a lei tra l'educazione sessuoaffettiva nelle scuole e i casi sempre più frequenti di femminicidio. La realtà è che i due ministri del governo Meloni sciorinano questo bestiario di banalità perché di educazione sessuoaffettiva nelle scuole non ne vogliono parlare. L’accrocco del Ddl Valditara è l’esempio più lampante di come l’esecutivo Meloni non ha alcuna intenzione di affrontare con serietà il tema della violenza di genere”, conclude.
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