
Thomas Ceccon vince la medaglia d'oro nei 100 dorso ai campionati europei in vasca corta di Lublino. Il campione olimpico della distanza si impone con il tempo di 49"29 davanti al francese Mewen Tomac (49"46) e al britannico Oliver Morgan. Quinto posto per l'altro azzurro Lorenzo Mora (49"95).

Thomas Ceccon vince la medaglia d'oro nei 100 dorso ai campionati europei in vasca corta di Lublino. Il campione olimpico della distanza si impone con il tempo di 49"29 davanti al francese Mewen Tomac (49"46) e al britannico Oliver Morgan. Quinto posto per l'altro azzurro Lorenzo Mora (49"95).
"Sono contento di essere il primo italiano ad aver vinto l'oro nei 100 dorso agli europei in vasca corta. Avevo pronosticato una lotta con il francese e il britannico e così è stata. Il tempo mi soddisfa: sono venuto qui per vincere e adesso torno a casa con due ori", spiega Ceccon dopo la vittoria.
Simona Quadarella conquista quindi la medaglia d'argento negli 800 stile libero ai campionati. La romana, già argento nei 400 stile libero, tocca in 8'03"00 alle spalle delle tedesca Isabel Gose (8'01"90). Bronzo per l'altra teutonica Maya Werner (8'14"41).

"In Italia abbiamo un sistema di sorveglianza che registra la circolazione dei virus influenzali nella popolazione, gestito dall'Istituto superiore di sanità. I dati delle ultime settimane mostrano che l'influenza sta già circolando molto, soprattutto tra i bambini. L'ultimo aggiornamento indica 9 casi ogni 1.000 abitanti, ma nei bambini tra i 3 e i 4 anni si arriva a 29-30 casi ogni 1.000. Come spesso accade, quindi, il virus trova terreno fertile nella popolazione infantile". Così all'Adnkronos Salute Michele Conversano, direttore del Dipartimento di Prevenzione della Asl di Taranto e docente incaricato della Scuola di specializzazione in Igiene e Medicina preventiva dell'università degli studi di Bari. (Video[1])
"Siamo abituati a parlare di 'banale influenza' ed è vero che, negli adulti sani, può risolversi in pochi giorni con un po' di febbre e dolori muscolari. Ma nei bambini molto piccoli - avverte lo specialista - soprattutto se hanno problemi di salute come infezioni respiratorie ricorrenti, cardiopatie, diabete o seguono terapie particolari, nessuna influenza è davvero banale. In questi casi il rischio di complicanze aumenta. Lo stesso vale quando una patologia non è ancora stata diagnosticata. Per questo è importante la vaccinazione antinfluenzale". Il Piano nazionale prevenzione vaccinale "prevede che tutti i bambini tra 6 mesi e 6 anni possano essere vaccinati - ricorda Conversano - anche senza condizioni di rischio. Le società scientifiche, come la Società italiana di igiene e la Società italiana di pediatria, raccomandano fortemente di vaccinare la maggior parte dei bambini per ridurre i casi gravi. Vaccinare un bambino non significa proteggerlo solo dall'influenza: i bambini sono grandi diffusori dei virus e vaccinarli aiuta anche a proteggere chi vive con loro: compagni di scuola, altri bambini fragili, genitori e nonni. Un nonno cardiopatico o un genitore diabetico, per esempio, può avere difese immunitarie ridotte: se il bambino vaccinato si ammala meno e diffonde meno il virus, la famiglia è più sicura".
La vaccinazione, secondo l'esperto, "ha anche un impatto sociale: riduce i giorni di assenza dal lavoro dei genitori e limita, indirettamente, il ricorso improprio agli antibiotici, che purtroppo contribuisce al problema dell'antibiotico-resistenza. Oggi - evidenzia Conversano - oltre al classico vaccino iniettato, abbiamo anche il vaccino spray nasale, ben accettato dai pediatri e molto usato nei paesi anglosassoni, dove ha aumentato le coperture vaccinali. E' semplice da somministrare e spesso i bambini non si accorgono neppure di essere stati vaccinati". Proteggere i bambini, quindi, "non significa solo 'coprirli bene' come si diceva una volta, ma sfruttare gli strumenti che la medicina ci mette a disposizione. La vaccinazione è un modo efficace per proteggere il singolo bambino e l’intera comunità che gli sta intorno".
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La Fifa ha consegnato stasera, durante il sorteggio della fase a gironi dei Mondiali 2026, la prima edizione del nuovo "Peace Prize – Football Unites the World" al presidente degli Stati Uniti Donald Trump. Il riconoscimento, voluto personalmente dal presidente Gianni Infantino e dedicato a chi offre un contributo "eccezionale" alla pace globale, è nato a sorpresa il mese scorso annunciato dal presidente Fifa sui suoi canali Instagram. Infantino ha spiegato i motivi sul palco: "Abbiamo deciso di assegnare il Premio 2025 a Trump per l'Impegno messo nel portare pace nel mondo, attraverso la propria leadership e le proprie azioni".
Trump: "Questo premio è il più grande onore della mia vita"
Trump ha commentato così il premio sul palco: "Si tratta del più grande onore della mia vita. Quanto fatto in Congo, India e Pakistan è un grande esempio del nostro impegno per la pace. Essere qui con Gianni è davvero un grande onore, lui ha fatto un lavoro grandissimo per questi Mondiali, anche con un nuovo record nella vendita dei biglietti. Grazie a tutti, in particolare alla mia famiglia".
La serata si chiuderà con i Village People e la loro "Y.M.C.A.", da anni inno del mondo Maga e colonna sonora della celebre 'Trump dance' del tycoon. A pesare sul premio, la lunga e consolidata amicizia tra Trump e Infantino: negli ultimi mesi il numero uno della Fifa ha partecipato a diversi eventi alla Casa Bianca anche non legati al calcio, ha sostenuto la candidatura del presidente al Nobel per la pace e ha persino trasferito alcuni uffici federali nella Trump Tower. Infantino ha accompagnato Trump in iniziative prive di connessione con la Fifa - come il summit di pace in Egitto dello scorso ottobre - definendolo più volte "un amico" e lodandone l’azione politica, in apparente contrasto con la neutralità imposta dallo statuto federale.
Le critiche al premio
Il premio è finito al centro di dure critiche. Human Rights Watch denuncia un’assenza totale di trasparenza: nessuna lista di candidati, nessuna giuria, nessuna procedura ufficiale. "Non abbiamo ricevuto alcuna informazione sul processo decisionale. Si può dedurre che non esista", ha dichiarato la direttrice Minky Worden, avvertendo anche del clima politico ostile che potrebbe attendere i media durante i Mondiali negli Stati Uniti. Reporters Without Borders teme ricadute sui giornalisti stranieri, alla luce dei severi controlli d’ingresso imposti dall’amministrazione Trump.
A complicare ulteriormente il quadro c’è un’inchiesta del Guardian: la definizione del procedimento che guiderà i futuri vincitori del premio dovrebbe essere affidata a un nuovo comitato Fifa per la "responsabilità sociale", presieduto dal dirigente birmano Zaw Zaw, per anni considerato vicino alla giunta militare del Myanmar e colpito da sanzioni statunitensi ed europee. Nei documenti diplomatici è descritto come un "amico" del regime, con legami economici e politici di lunga data. Il comitato entrerà in funzione solo dopo l’annuncio del vincitore di quest’anno, alimentando il sospetto che il premio sia stato "costruito al contrario" per garantirne l’esito.
La posizione della Fifa
Nonostante le critiche di Ong e media, la Fifa ha respinto ogni accusa, sostenendo che riconoscere chi si impegna per la pace "non dovrebbe essere motivo di polemica" e che il presidente della federazione deve mantenere rapporti stretti con i leader dei Paesi ospitanti. Per Trump, l’occasione rappresenta una sorta di rivincita per la mancata assegnazione del Nobel per la pace - andato all’oppositrice venezuelana María Corina Machado - un premio che, a suo dire, viene attribuito "solo ai liberali". E secondo il mercato di previsione Kelshi, piattaforma regolamentata con sede a New York, Trump avrebbe il 95% di probabilità di conquistare il nuovo riconoscimento, "insidiato" soltanto dal 5% attribuito all’ex calciatore Didier Drogba per il suo impegno umanitario in Costa d’Avorio.

"Sono giorni di gioia per Rosanna: il tumore ha capito che Casa Zagaria non si tocca. Stavo perdendo la fede, ora sto scrivendo un libro che si chiama 'fede speranza e varietà'". Così Lino Banfi, ospite a Radio2 'Stai Serena' condotto da Serena Bortone con Massimo Cervelli.
L’attore, nelle sale con il film ‘Oi vita mia’, esordio alla regia di Pio e Amedeo, ha rivelato: "La prima cosa che ho pensato quando mi hanno chiamato è che io ho fatto 108 film, 500 trasmissioni televisive e voi mi offrite una parte così piccola? Durante le riprese vedevo l’imbarazzo di questi ragazzi che mi dovevano dirigere, e dicevo 'voi siete i registi, non vi preoccupate, se devo aspettare aspetto'".
E sul rapporto con il duo comico di Foggia, ha aggiunto: "Io voglio bene a loro, non solo per corregionalità ma perché sono bravi. Tra me e me mi dicevo 'il giorno in cui questi due avranno ruoli frenati con il freno a mano che non possono andare oltre, saranno bravissimi’ perché hanno i tempi. Non è facile quello che hanno fatto loro, la gavetta. Mi hanno raccontato - continua Banfi - che mi festeggiavano ogni sera, anche senza conoscermi, e facevano le scene dei miei film nei villaggi turistici".
"Ho incontrato Papa Francesco una decina di volte - ha poi raccontato Lino Banfi ai microfoni di Serena Bortone - si era sparsa la voce che mi voleva conoscere perché gli stavo simpatico. Quando sono arrivato a Santa Marta, una guardia Svizzera mi ha bisbigliato perché voleva farsi una foto con me. Poi è arrivato il Papa e mi ha detto 'so che lei è una persona molto importante'. Ho pensato che stavamo cominciando male, se io sono una persona importante, cosa dovevo dire a Lei?'. E con ironia ha aggiunto: "Se incontrassi il nuovo Papa, che è un ragazzo come età, gli farei vedere la foto di quando mi truccarono da Giovanni XXIII per un film con Favino. Poi il regista mi disse ‘Sei troppo Lino Banfi, non lo puoi fare’. Se fossi stato Papa? Avrei scelto il nome di Massimo".
Con grande emozione, non è mancato il ricordo della moglie Lucia. "C’è un posto nel campus dove è stata curata mia moglie, che ho odiato all’inizio, quello dove si va a morire - ha aggiunto nella lunga intervista-. In quel momento la fede non c’era più, mi arrabbiai, andai vicino ad una statuetta e mi sfogai a modo mio. Dopo qualche giorno andai a chiederle scusa. Sai perché? Perché gli infermieri e la gente che sta lì non va a soccorrere il malato che ormai è come se non ci fosse più, ma aiuta i familiari - ha proseguito Banfi -. E lì ho capito che bisogna avere fede e ora sto per scrivere un libro che si chiama ‘fede speranza e varietà’”.
Banfi ha annunciato anche l’uscita di un docufilm sulla sua carriera. "Mi sono raccontato - ha detto - ho fatto tre ruoli. Banfi, la coscienza Zagaria e Riccardo Zagaria che è mio padre. Volevo rivederlo che magari mi diceva che lassù si è laureato. Al mio primo spettacolo non mi disse nulla, ma era affascinato da Modugno accanto a me. Domenico gli disse 'Tuo figlio diventerà famoso e non sarai più tu a toglierti il cappello davanti a Don Michele e altri, ma loro davanti a te'.
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Il Muciv-Museo delle Civiltà inaugura il 17 dicembre alle 19 una nuova area espositiva, 'Laboratorio Neanderthal. Le scoperte di Grotta Guattari'. Musealizzati i reperti ottenuti grazie agli scavi degli archeologi di Roma Tor Vergata. Al centro del progetto museale dell'ex museo Pigorini di Roma ci sono, dunque, i reperti provenienti da Grotta Guattari – sito preistorico a San Felice Circeo (Latina) – trasferiti dalla Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per le province di Frosinone e Latina e frutto degli scavi eseguiti dagli archeologi dell'ateneo.
Come affermano gli organizzatori della mostra, "gli ultimi ritrovamenti, che contribuiscono ad aggiornare le conoscenze sui Neanderthal e sul territorio da essi abitato, si riuniscono ai reperti già precedentemente esposti, e proprio la loro riunificazione e musealizzazione permanente rende il Muciv-Museo delle Civiltà l'epicentro non solo della loro conservazione e condivisione con il pubblico, ma anche delle ricerche ancora in corso su questo eccezionale patrimonio del nostro passato, configurando l'intero progetto come quello di un vero e proprio Laboratorio Neanderthal.
Il progetto si avvale di un Comitato Tecnico-Scientifico formato da Luigi La Rocca (capo del dipartimento per la Tutela del Patrimonio Culturale), Massimo Osanna (direttore generale Musei), Alessandro Betori e Antonio Borrani (soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio per le Province di Frosinone e Latina), Andrea Viliani, Francesca Alhaique, Francesca Candilio e Alessandra Sperduti (Muciv-Museo delle Civiltà), Stefano Benazzi (Alma Mater Studiorum – Università di Bologna), David Caramelli (Università degli Studi di Firenze), Giorgio Manzi e Alessia Nava (Sapienza Università di Roma), Mario Federico Rolfo (Università degli Studi di Roma Tor Vergata).
Le ricerche sono iniziate l'11 ottobre 2019 e si sono svolte in più fasi fino all'ottobre 2023.
Il progetto è il risultato di un'ampia e articolata collaborazione inter-istituzionale e inter-disciplinare che ha coinvolto, accanto al Muciv, il dipartimento per la Tutela del Patrimonio Culturale, la Direzione generale Musei, la Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per le Province di Frosinone e Latina, l'Alma Mater Studiorum – Università di Bologna, la Sapienza Università di Roma, l'Università degli Studi di Firenze e l'Università degli Studi di Roma Tor Vergata.
Le ricerche presso Grotta Guattari sono iniziate l'11 ottobre 2019 e si sono svolte in più fasi fino all'ottobre 2023. Lo scavo è stato organizzato e diretto dalla Soprintendenza Abap per le province di Frosinone e Latina con il responsabile Francesco Di Mario con la consulenza scientifica di Mario Federico Rolfo, associato di Preistoria e protostoria del dipartimento di Storia, patrimonio culturale, formazione e società dell'Università di Roma Tor Vergata. Lo scavo, durato complessivamente 380 giorni, è stato eseguito da un'equipe di archeologi esclusivamente dell'Università di Roma Tor Vergata.

La via proposta da Ursula von der Leyen per utilizzare i beni congelati alla Russia per sostenere l'Ucraina genera seri "dubbi", perché comporta "rischi enormi" per gli Stati membri e potrebbe rivelarsi un "boomerang". Tentare di "sottomettere" il Belgio, costringendolo a dare via libera al progetto, non è una "buona idea", tanto più che le preoccupazioni espresse dal primo ministro Bart De Wever sono "valide". E usare il Mes come garanzia non risolverebbe il problema delle responsabilità, che rimarrebbero in capo agli Stati membri.
Lo dice all'Adnkronos l'eurodeputato della Csu bavarese Markus Ferber[1], coordinatore del Ppe nella potente commissione Econ e vicepresidente della sottocommissione Fisco, mentre il cancelliere tedesco Friedrich Merz, leader della Cdu-Csu, è atteso a Bruxelles dove, insieme a von der Leyen, questa sera dovrebbe tentare di convincere il primo ministro belga Bart De Wever a dare via libera al controverso progetto[2] della Commissione.
La Germania, tuttavia, non è un monolite e non tutti i tedeschi la pensano allo stesso modo. Ferber è scettico: "Dubito - afferma - che la strada proposta dalla Commissione Europea sia effettivamente quella ottimale. Sebbene incanalare le riserve russe congelate da Euroclear verso l'Ue e poi rigirarle all'Ucraina possa apparire una buona idea, potrebbe diventare un boomerang".
Per l'eurodeputato bavarese, "esiste un rischio di responsabilità per gli Stati membri, c'è un rischio legale e anche un rischio per la stabilità finanziaria, come ha sottolineato la presidente della Bce Christine Lagarde all'inizio di questa settimana". La Bce ha espresso ripetutamente grande cautela e scetticismo sul progetto presentato dalla Commissione, evidenziando i rischi per il ruolo dell'euro come valuta di riserva.
Secondo Ferber, esistono vie meno rischiose di quella proposta dalla Commissione per utilizzare i beni congelati alla Banca centrale della Federazione Russa dopo l'invasione dell'Ucraina: "Una banca o una società veicolo che utilizzi i beni congelati come garanzia - siuggerisce - sarebbe una soluzione più sicura e sostenibile. In questo modo potremmo mobilitare fondi per l'Ucraina, senza esporre i bilanci nazionali a rischi enormi".
A Bruxelles, come ha confermato il ministro degli Esteri Antonio Tajani, vicepresidente del Ppe, c'è chi pensa di ricorrere al Mes, per le necessarie garanzie. "Il sostegno al prestito da parte del Mes - rileva Ferber - affronta solo il rischio immediato per la stabilità finanziaria, ma non il rischio legale e di responsabilità per gli Stati membri".
Anche se l'uso del Mes, per l'eurodeputato tedesco, sarebbe "un passo avanti, la responsabilità ricadrebbe comunque sugli Stati membri". Inoltre, il Mes "è uno strumento dell'Eurozona, ma ciò di cui abbiamo bisogno è una soluzione a livello europeo". In questo, osserva, "c'è una discrepanza" tra fini e mezzi.
Per Ferber, infine, costringere il governo belga a capitolare non sarebbe affatto saggio: "Dobbiamo trovare una soluzione per continuare a sostenere l'Ucraina - conclude - ma costringere il Belgio alla sottomissione non è una buona idea, soprattutto perché le preoccupazioni sollevate dal primo ministro belga Bart De Wever sono in linea di principio valide".
Questa sera il cancelliere Merz incontrerà a Bruxelles von der Leyen e poi i due, insieme, vedranno il premier belga Bart De Wever. Il premier belga già in occasione del Consiglio Europeo di ottobre aveva spiegato nel dettaglio tutti i problemi e i rischi che il prestito basato sugli asset russi progettato dalla Commissione comporterebbe per il suo Paese. (di Tommaso Gallavotti)

"Il premio ‘Salva la tua lingua locale’ è sempre più importante nel quadro nazionale e nell’ambito della salvaguardia delle lingue locali e dei dialetti. Probabilmente, il concorso è stato il primo motore che ci ha portato alla consapevolezza del grande valore del patrimonio culturale immateriale e del valore delle Pro Loco in questo contesto". Sono le parole di Antonino La Spina, presidente Unpli-Unione nazionale pro loco d’Italia, alla cerimonia di premiazione dell’edizione 2025 di ‘Salva la tua lingua locale’, il concorso promosso e organizzato da Unpli - Unione delle pro loco d’Italia e da Autonomie locali italiane Lazio - Ali, con la collaborazione del Centro internazionale Eugenio Montale. La cerimonia di annuncio dei vincitori, che ha i patrocini del Senato della Repubblica, della Camera dei deputati e del Comune di Roma, si è svolta nella Capitale, presso la Protomoteca del Campidoglio.
"Grazie al censimento del patrimonio, abbiamo realizzato un sogno che le Proloco avevano da tanto tempo, ossia mettere sotto tutela questo immenso patrimonio, salvaguardarlo, promuoverlo e digitalizzarlo. Grazie a ‘Radici culturali’ abbiamo creato una piattaforma - prosegue - che mette a disposizione di tutti il nostro importante patrimonio, dai dialetti, alle lingue, dai riti alle tradizioni fino agli altri elementi che fanno parte della nostra identità e della nostra storia".
"Sono tante le categorie che negli anni abbiamo riconosciuto, ampliando le sezioni. Tra le più recenti quella intitolata a Tullio De Mauro, che ormai è diventata probabilmente quella di maggior rilievo, in quanto si rivolge principalmente alle università e riguarda la parte scientifica delle lingue. C’è poi la categoria dedicata a uno dei fondatori, Luigi Manzi - conclude - un caro amico che oggi diventa un punto di riferimento del premio".

"Il premio 'Salva la tua lingua locale' è nato per valorizzare i dialetti e le lingue locali nell’ambito di una comune identità nazionale in cui le diverse componenti del nostro Paese, dal punto di vista territoriale, etnico o storico-sociale, possano riconoscersi". Lo ha detto Giovanni Solimine, presidente onorario del Premio, alla cerimonia per i riconoscimenti dell’edizione 2025, nella sala della Protomoteca del Campidoglio a Roma. Il concorso è promosso e organizzato da Unpli, l'Unione delle Pro loco d’Italia, e da Ali, Autonomie locali italiane Lazio, con la collaborazione del Centro internazionale Eugenio Montale e gode del patrocinio del Senato della Repubblica, della Camera dei deputati e del Comune di Roma.
"L’importanza di questo premio è confermata negli anni dal fatto che si sono aggiunte nuove sezioni - afferma Solimine - I dialetti non hanno mai smesso di essere la lingua degli affetti e della quotidianità in molte famiglie e contesti - ricorda - L’esistenza di un premio come questo ha certamente favorito anche la produzione scritta, sia narrativa, sia di storia e tradizioni locali, poetica o teatrale. Mi pare quindi che il premio abbia svolto un ruolo fondamentale nel portare nell’ambito della cultura nazionale le diverse componenti locali".
Solimine si sofferma poi sul ruolo dei dialetti e delle lingue locali nella musica che "per alcuni anni è stato confinato soprattutto nell’ambito del folklore e delle tradizioni locali". Tuttavia, continua a rappresentare "una forma significativa di espressione tra i giovani, ad esempio nel rap o in altre forme di produzione musicale, anche autoriale e di rilievo, a volte a livello nazionale, come nel caso della canzone napoletana". Solimine conclude osservando che il dialetto in alcune forme di produzioni musicali "continua ad essere apprezzato dai giovani, senza alcun problema".
Fondazione Fiera Milano ha presentato in anteprima la nuova pista di hockey su ghiaccio, tassello fondamentale del progetto di adeguamento delle infrastrutture realizzate in vista dei Giochi Olimpici Invernali Milano Cortina 2026. La Milano Rho Ice Hockey Arena, allestita nei padiglioni 22 e 24, e che ospiterà dall’8 al 14 dicembre il Campionato Mondiale under 20 come test event in vista delle Olimpiadi, nasce dalla rimozione temporanea di una sezione della parete divisoria che ha consentito di ricavare lo spazio per un campo regolamentare da 60 metri, tribune per circa 4.000 spettatori, nuovi spogliatoi, aree di servizio e una pista dedicata al riscaldamento e all’allenamento degli atleti. Qui si svolgeranno le gare femminili e alcune maschili di hockey su ghiaccio dei Giochi.
La realizzazione degli spazi per la pista di hockey si inserisce nel più ampio intervento di Fondazione da 25 milioni di euro, già avviato con successo grazie a interventi di adattamento per ospitare il media center della manifestazione presso il Centro Congressi MiCo in città e alla riconfigurazione dei padiglioni 13 e 15, trasformati nel Milano Speed Skating Stadium. “L’inaugurazione del nuovo campo da hockey rappresenta un passo significativo nel percorso di evoluzione del quartiere fieristico in vista di Milano Cortina 2026 e testimonia l’impegno concreto di Fondazione Fiera Milano nel sostenere la piena riuscita dei prossimi Giochi olimpici. Il progetto si inserisce in un programma di interventi mirati che ha consentito di rinnovare e riconfigurare strutture e spazi destinati a diventare un’eredità duratura per il territorio. Siamo orgogliosi dell’investimento messo in campo, che conferma il ruolo strategico di Fondazione Fiera Milano per la città e per l’intero territorio lombardo” ha affermato Giovanni Bozzetti, Presidente di Fondazione Fiera Milano.
Gli interventi per i Giochi Olimpici segnano una nuova opportunità di flessibilità per Fiera Milano e si integrano con un piano di riqualificazione del quartiere, che prevede un investimento complessivo di ulteriori 20 milioni di euro. Dodici milioni di euro saranno dedicati alla realizzazione del Live Dome, la struttura che nel post-Olimpiadi diventerà una delle principali venue indoor europee per concerti, grandi eventi e competizioni sportive, e di ulteriori 8 milioni per la realizzazione di un nuovo spazio all’interno dei padiglioni biplanari, Fiera Milano Lab, pensato per attività congressuali e format fieristici di piccole dimensioni. Secondo le analisi del Centro Studi di Fondazione Fiera Milano, l’impatto economico dell’operazione sarà di portata eccezionale: il Live Dome genererà 888 milioni di euro di indotto annuo, attivando oltre 9.000 unità di lavoro, l’84% nella sola area metropolitana.
Tante le iniziative del Comune, previsti anche buoni da 100 euro... 
Il lavoro di collaborazione "con Unpli ci porta qui, dopo 13 anni, a suggellare nuovamente un accordo che mira alla riscoperta, alla conoscenza e alla valorizzazione del patrimonio che l’espressione linguistica delle piccole realtà, spesso dimenticate, rappresenta". Così Luca Abbruzzetti, presidente Ali Lazio-Autonomie locali italiane, intervenendo in merito al ruolo delle autonomie locali nella tutela delle lingue locali e dei dialetti nel corso della cerimonia di premiazione dell’edizione 2025 di ‘Salva la tua lingua locale’.
Il concorso, al suo tredicesimo anno, è dedicato alla valorizzazione delle lingue locali ed è promosso e organizzato da Unpli - Unione delle pro loco d’Italia e da Autonomie locali italiane Lazio - Ali, con la collaborazione del Centro internazionale Eugenio Montale. La cerimonia di annuncio dei vincitori, che ha i patrocini del Senato della Repubblica, della Camera dei Deputati e del Comune di Roma, si è svolta nella Capitale, presso sala la Protomoteca del Campidoglio.
"I Comuni rappresentano un presidio e un baluardo di democrazia in tutte le realtà dei nostri territori, delle nostre regioni e delle nostre province. Riescono ancora, fra le tante difficoltà, a garantire servizi di prossimità ai cittadini - conclude - anche nelle aree interne, talvolta con un impegno personale degli stessi amministratori".

Si è tenuta questa mattina, nella sala della Protomoteca in Campidoglio, la cerimonia di premiazione della tredicesima edizione del Premio “Salva la tua lingua locale”, il concorso nazionale promosso da Unpli, l'Unione delle Pro Loco d’Italia e da Ali Lazio (Autonomie Locali Italiane Lazio), in collaborazione con il Centro internazionale Eugenio Montale e con i patrocini del Senato della Repubblica, della camera dei Deputati e del comune di Roma. L’evento, condotto da Adriana Volpe e Beppe Convertini, ha riunito autori, studiosi e rappresentanti delle comunità locali provenienti da tutta Italia. Otto le categorie in concorso: Poesia (edita e inedita), Prosa (inedita), Teatro, Fumetto, Musica, il Premio “Tullio De Mauro” dedicato alla ricerca linguistica e scientifica (saggi, tesi, studi sui dialetti e dizionari), e il Premio “Luigi Manzi 2025”. Accanto ai riconoscimenti principali, la Giuria ha attribuito numerose menzioni speciali alle Pro Loco Unpli e alle realtà culturali che, con il loro impegno quotidiano, hanno contribuito alla diffusione del Premio e alla valorizzazione delle lingue locali.
Alla cerimonia hanno preso parte importanti personalità istituzionali e del mondo culturale: il presidente Unpli Antonino La Spina, il presidente Ali Lazio Luca Abbruzzetti, il presidente onorario del premio Giovanni Solimine, i membri del comitato dei Garanti Bruno Manzi e Silvana Ferreri, e Leandro Ventura, direttore dell’Istituto centrale per il patrimonio immateriale: "Il Premio 'Salva la tua lingua locale' – sottolinea il presidente nazionale Unpli, Antonino La Spina – rappresenta un impegno concreto nel custodire e valorizzare le identità linguistiche del nostro Paese. Le opere che ogni anno arrivano da tutta Italia raccontano storie, paesaggi, memorie collettive: sono frammenti preziosi di un patrimonio che vive grazie alla voce delle comunità. Come Unione delle Pro Loco d’Italia sosteniamo con convinzione autori, ricercatori, interpreti e realtà associative che contribuiscono alla salvaguardia e alla trasmissione delle lingue locali, consapevoli che si tratta di un patrimonio dinamico, capace di evolvere e parlare al presente, non soltanto di testimoniare il passato".
"La diversità linguistica – commenta Luca Abbruzzetti, presidente di Autonomie Locali Italiane del Lazio - è una ricchezza da valorizzare, come ricorda anche l'Unione Europea, espressione concreta del principio di 'unità nella diversità'. Il Premio celebra proprio questo valore, riconoscendo e promuovendo la cultura e le tradizioni locali. La crescente partecipazione al Premio, in particolare per la sezione della poesia inedita, testimonia la passione con la quale Pro Loco e Comuni portano avanti questo impegno da tredici edizioni". Per il presidente onorario del premio, Giovanni Solimine, "il premio Salva la tua lingua locale è nato proprio per valorizzare i dialetti e le lingue locali all’interno di un quadro nazionale. L’importanza di questo riconoscimento è stata riconfermata negli anni dal fatto che si sono aggiunte nuove sezioni e dall’aumento della produzione scritta in dialetto. I dialetti non hanno mai cessato di essere la lingua degli affetti, la lingua della quotidianità in tante famiglie. L’esistenza di un premio come questo è stata da stimolo per aumentare la produzione scritta, poetica, teatrale, narrativa, di storia e tradizioni locali, svolgendo un ruolo fondamentale per portare in un ambito nazionale le diverse componenti territoriali".
Oltre cinquecento le opere presentate da tutta Italia a testimonianza dell’interesse sempre più crescente per la salvaguardia delle lingue locali. Un insieme di esperienze e generazioni diverse che fa capire quanto il patrimonio linguistico italiano sia vivo, creativo e capace di rinnovarsi sempre. Si sono distinte nella sezione del premio dedicata a “Tullio De Mauro” Irene Immacolata Panella per il suo lavoro intitolato “Le lingue di Colobraro e Tursi tra spinte innovative e arcaicità”, la studentessa di Torino Chiara Borla per la tesi intitolata “A capisso cò j’àutri! Un caso di studio sul piemontese tra intercomprensione e interproduzione”, che si sono rispettivamente classificate prima e terza e che con le loro tesi di laurea hanno prodotto un’importante opera di ricerca e valorizzazione dei dialetti.
Toccante la testimonianza di Maria Jatosti (96 anni) curatrice editoriale, scrittrice, giornalista, poetessa, traduttrice, drammaturga e regista teatrale italiana che dopo una vita dedicata alla cultura ha ottenuto il premio “Luigi Manzi” e ha sottolineato l’impegno dello scrittore e di chi sa e può usare le parole sia quello di esserci sempre per sensibilizzare e divulgare. Di rilievo la prima classificata del premio dedicato alla musica Noemi Balloi che ha partecipato con una canzone in lingua sarda dal titolo “Naru ca no” affrontando una tematica di grande attualità sottolineando come oggi si debba lavorare ancora molto sul valore delle donne e sul coraggio di dire “no”.
Menzione speciale a Gerard Janssen Bigas, studente spagnolo dell’Università di Barcellona per aver dedicato la sua tesi di laurea intitolata “Tra prestigio e dimenticanza. Le lingue dell’Italia settentrionale viste dai giovani” all’Italia attraverso lo studio delle lingue locali, sottolineando il valore del dialetto nelle regioni del nord. Il premio speciale della giuria della musica è andato a Gianni Belfiore, paroliere e produttore discografico italiano, noto soprattutto come autore dei brani di Julio Iglesias e Raffaella Carrà. In questa occasione ha voluto ricordare quanto è stato importante il lavoro artistico di Rosa Balistreri, cantautrice siciliana che ha interpretato canti popolari e di denuncia sociale, e omaggiare l’artista con cui ha avuto modo di collaborare a lungo.
Oggi, venerdì 5 dicembre, prendono forma i Mondiali di calcio 2026. A Washington, negli Stati Uniti, verranno definiti i gironi del torneo, che si giocherà in estate tra Usa, Messico e Canada. Le 42 squadre già certe della qualificazione e le 6 squadre che a marzo verranno fuori dagli spareggi (che interessano anche l'Italia) conosceranno così il loro cammino nella manifestazione con la divisione iniziale nei 12 gironi.
Dove vedere il sorteggio dei Mondiali? La cerimonia inizierà alle 18 ora italiana e sarà visibile in diretta su Sky Sport, ma anche in streaming su NOW, Sky Go, Fifa+ e Dazn.
I Mondiali di calcio 2026 sono in programma dall’11 giugno al 19 luglio 2026.
Da anni le autorità italiane – dal Garante Privacy ad Agcom, passando per Arera – moltiplicano interventi, sanzioni e nuove regole nel tentativo di arginare l’assalto quotidiano delle chiamate moleste. Eppure il telemarketing aggressivo non solo sopravvive: prospera. Le telefonate irregolari aumentano, i numeri fasulli si moltiplicano e milioni di utenti continuano ad essere disturbati ogni giorno.
Il motivo? Come spiega all'Adnkronos Matteo Flora - Docente di AI Safety e Crisis Management, imprenditore - partendo da un suo approfondimento realizzato per il suo podcast Ciao Internet, non è un problema di mancanza di strumenti: è un problema di incentivi economici, di architettura del sistema telefonico e di una filiera industriale che rende quasi impossibile fermare il fenomeno.
Che in questi giorni si è trasformato: sono diminuite le chiamate dall’Italia ma si sono impennate quelle dalla Francia, dal Belgio, da strani prefissi stranieri dietro ai quali ci sono sempre gli stessi attori.
Perché non si può semplicemente "bloccare l'estero"?
A prima vista la soluzione sembrerebbe semplice: se le chiamate arrivano da fuori, basterebbe bloccarle. Ma come emerge dall'approfondimento tecnico di Flora, Agcom ha ragione nel definire l'operazione tecnicamente e normativamente impossibile. Esiste una normativa internazionale delle telecomunicazioni che garantisce l’interoperabilità di tutte le reti mondiali: un numero italiano deve poter ricevere chiamate da qualsiasi parte del mondo, che sia un parente in viaggio o un'azienda partner.

Non esistono "dogane digitali" selettive: le chiamate entrano attraverso frontiere logiche di interconnessione e, in assenza di accordi bilaterali globali (attualmente inesistenti), non è possibile distinguere a priori se una chiamata proveniente dal Regno Unito o dalla Cina sia di uno spammer o di un contatto legittimo. Bloccare il traffico internazionale significherebbe isolare telefonicamente l'Italia.
Attenzione: la truffa dello "Squillino" (Wangiri)
C'è però una distinzione fondamentale da fare tra il telemarketing aggressivo (spesso proveniente da numerazioni europee come Francia o Grecia per questioni di tariffe agevolate) e le chiamate che in molti stanno ricevendo da prefissi esotici, come il +241 (Gabon).
In questo secondo caso, non siamo di fronte a tentativi di vendita, ma a una frode basata sulla terminazione, nota come Wangiri o "truffa dello squillino". Chi chiama non vuole parlare: fa uno squillo e riaggancia sperando che l'utente, incuriosito o preoccupato, richiami. Il guadagno per i truffatori risiede nelle altissime tariffe di terminazione internazionale che vengono addebitate all'utente nel momento in cui effettua quella chiamata di ritorno.
Il primo dato da tenere in considerazione per il "vero" telemarketing, invece, è la dimensione del mercato. Il telemarketing resta uno dei principali canali di acquisizione clienti per energia, gas e telefonia. Nel solo 2024, secondo i dati riportati da Flora, sono stati effettuati circa un milione e mezzo di cambi di fornitore nel settore energetico: tra il 60 e il 70% sono avvenuti per telefono. Significa che ogni anno tra 900mila e un milione di contratti vengono chiusi grazie a una chiamata.
A questo si aggiungono i contratti telefonici per la telefonia mobile: circa il 20% delle nuove attivazioni arriva ancora dai call center. Il giro d’affari complessivo, considerando i valori medi dei contratti residenziali, si colloca tra 600 milioni e un miliardo di euro.
È questa massa critica a spiegare perché, nonostante sanzioni anche molto pesanti, il sistema non cambia: se guadagni centinaia di milioni, una multa da qualche milione diventa semplicemente un costo di esercizio.
Il problema, però, non è solo economico. A rendere il sistema così resiliente è la struttura stessa delle operazioni di telemarketing: una catena di deleghe, subappalti e micro-call center che rende difficilissimo individuare i responsabili. Le grandi utility affidano le campagne a intermediari che, a loro volta, si appoggiano a centri esteri o a realtà poco controllate. Sulla carta il Gdpr, il regolamento europeo sui dati che in questo momento è oggetto di revisione con il Digital Omnibus, obbliga l’azienda mandante a garantire che tutta la filiera rispetti le norme sulla protezione dei dati personali.
Nella realtà, come mostra la lunga lista di provvedimenti del Garante privacy, i controlli sono spesso inesistenti o inefficaci: database acquisiti illegalmente, contatti generati senza consenso, aziende che “non sanno” da dove provengano i numeri su cui lavorano. Ed è proprio questa frammentazione delle responsabilità a creare l’effetto più devastante: non si riesce mai a risalire al vero responsabile della chiamata.
Anche gli strumenti pensati per proteggere gli utenti mostrano i loro limiti. Il Registro pubblico delle opposizioni, esteso ai cellulari dal 2022, avrebbe dovuto mettere fine alle chiamate indesiderate. Invece, secondo le statistiche citate da Flora, circa la metà degli iscritti continua a ricevere telefonate moleste. Il motivo è semplice: il Registro funziona solo con gli operatori che rispettano la legge. Per gli altri, soprattutto quelli che agiscono fuori dal territorio nazionale o operano ai margini del sistema, è una barriera inesistente.
A dare il colpo di grazia sono le tecniche di spoofing, la falsificazione del numero chiamante. È il motivo per cui l’utente vede comparire sul display un numero con il prefisso della propria città, ma quando richiama la risposta è sempre la stessa: “Il numero non esiste”. Lo spoofing rende impossibile risalire all’origine della chiamata e permette ai call center illegali di operare in totale anonimato. Agcom ha introdotto nuove misure anti-spoofing che, secondo i dati comunicati dall’Autorità, hanno già bloccato decine di milioni di chiamate falsificate.
Il paradosso del Roaming
Tuttavia, anche i filtri più avanzati hanno un punto debole strutturale. Il sistema di blocco Agcom ferma le chiamate che appaiono come numeri italiani (fissi o mobili) ma che provengono tecnicamente dall'estero. Esiste però un'eccezione legittima che i filtri devono lasciar passare: il roaming. Se un utente italiano si trova davvero all'estero e chiama casa, la sua chiamata deve essere connessa.
Gli spammer più sofisticati possono sfruttare questo varco con un attacco statistico: simulando migliaia di numeri mobili italiani, statisticamente alcuni di questi corrisponderanno a utenti realmente in viaggio all'estero in quel preciso momento. Per la rete telefonica, quella chiamata fraudolenta diventa indistinguibile da quella legittima di un turista, aggirando così il blocco fino a quando il vero utente non rientra o il sistema non rileva l'anomalia.
Ma i limiti della rete telefonica – un’infrastruttura progettata decenni fa, basata sulla fiducia nell’identità dichiarata della chiamata – rendono impossibile costruire un filtro perfetto. Le misure funzionano parzialmente e per un periodo limitato: chi vuole aggirarle trova sempre un modo, spesso semplicemente cambiando tecniche o sfruttando nuove finestre temporali prima dell’entrata in vigore definitiva dei blocchi.
Anche il quadro delle sanzioni racconta un paradosso: arrivano, sono severe, ma non cambiano nulla. Le multe arrivano anni dopo la violazione, non colpiscono direttamente i call center illegali – spesso inesistenti o già chiusi – e risultano comunque marginali rispetto ai profitti generati.
Le nuove regole Arera, in vigore dal gennaio 2025, provano a riequilibrare i rapporti: obbligo di inviare le condizioni contrattuali su supporto durevole, necessità di una conferma esplicita da parte del consumatore prima che il contratto sia valido, e trenta giorni di ripensamento in caso di visite non richieste o eventi promozionali. Anche qui, però, l’efficacia è limitata: gli operatori più aggressivi troveranno probabilmente modi per aggirare il sistema, come accaduto con tutti gli strumenti precedenti.
E così si arriva al punto finale, la vera chiosa del ragionamento di Flora: l’unica soluzione realmente efficace è quella che nessuno vuole prendere in considerazione. La Spagna la sta valutando e, se approvata, sarebbe un cambio di paradigma radicale: vietare del tutto la possibilità di concludere un contratto per telefono.
La proposta prevede di consentire soltanto un primo contatto informativo, obbligando invece la sottoscrizione finale a passare da un canale tracciabile – un negozio fisico, una firma digitale, una procedura documentata. Sarebbe un colpo mortale per le truffe telefoniche e cancellerebbe alla radice il problema dei contratti non richiesti. Ma allo stesso tempo farebbe sparire un mercato da centinaia di milioni di euro all’anno.
Per questo, nonostante la spinta di associazioni di consumatori e alcuni parlamentari, nel nostro Paese il dibattito resta timido. Il vero nodo non è tecnologico, né regolatorio. È economico. Finché un milione di contratti all’anno verranno chiusi al telefono, il telemarketing aggressivo sarà semplicemente troppo redditizio per scomparire. E le telefonate moleste continueranno a suonare. (di Giorgio Rutelli)

Pregiudizi diffusi, disagio psicologico e una carenza di sostegno adeguato: per molte persone con diabete lo stigma resta una realtà concreta, soprattutto in ambito lavorativo.
Eppure la malattia può essere gestita in modo sempre più efficace grazie a terapie innovative e a sistemi avanzati di monitoraggio, come i sensori per il controllo continuo della glicemia e i dispositivi per la somministrazione di insulina. Nonostante questi progressi, continuano a persistere stereotipi e false credenze che alimentano discriminazione e isolamento, in particolare sul luogo di lavoro. Al tema, proposto per il World Diabetes Day 2025, è dedicato il vodcast 'Diabete oltre il pregiudizio. Come affrontare lo stigma', realizzato da Adnkronos con il supporto non condizionante di Abbott e disponibile su YouTube, Spotify e nella sezione Podcast di adnkronos.com. A confrontarsi su dati, sfide e opportunità sono: Raffaella Buzzetti, presidente della Società italiana di diabetologia (Sid); Stefano Garau, vicepresidente nazionale della Fand - Associazione italiana diabetici; Stefano Nervo, presidente di Diabete Italia.
In Italia sono circa 4 milioni le persone che convivono con una diagnosi di diabete - ricordano gli esperti - Se non adeguatamente diagnosticata e trattata, la malattia può portare a gravi complicanze a carico di diversi organi e apparati. I dati diffusi in occasione della Giornata mondiale del diabete mostrano che 7 persone su 10 con la patologia hanno tra i 20 e i 65 anni, quindi sono in piena età lavorativa. Il 40% di loro ritiene che la gestione della patologia sul posto di lavoro abbia un impatto negativo sul proprio benessere; 3 su 4 dichiarano di soffrire di sintomi riconducibili ad ansia o depressione. Proprio per questo l'Organizzazione mondiale della sanità ha invitato a riflettere sul tema dello stigma, sollecitando una maggiore attenzione agli aspetti sociali e psicologici legati alla malattia.
Secondo Buzzetti, uno dei principali problemi è rappresentato da "un pregiudizio ancora molto diffuso, che associa in modo errato il diabete al consumo eccessivo di zuccheri. In realtà, nel diabete di tipo 2 - che rappresenta circa il 90% dei casi - hanno un ruolo importante la predisposizione genetica e una serie di determinanti psicosociali ed economiche". Da qui l'impegno della Sid nel promuovere un cambiamento "che parta anche dal linguaggio, evitando definizioni stigmatizzanti e ponendo al centro la persona, non la malattia".
Sul piano del supporto concreto, Garau sottolinea il valore "della formazione e dell'accompagnamento delle persone con diabete, soprattutto nelle fasi iniziali del percorso di cura". Per questo Fand ha avviato corsi dedicati alla figura del 'diabetico guida', un volontario "formato per affiancare altri pazienti nei centri di diabetologia". Ad oggi sono già state "formate circa 250 persone e sono in corso interlocuzioni con le istituzioni per il riconoscimento ufficiale di questo ruolo, anche in risposta alla carenza di personale sanitario. Avere punti di riferimento, in particolare al momento della diagnosi, è infatti fondamentale".
L'impegno coinvolge anche Diabete Italia. Il presidente Nervo evidenzia come la rete associativa promuova "quotidianamente iniziative di educazione e sensibilizzazione, dai campi scuola per bambini e ragazzi ai corsi di educazione alimentare". Sono attività che "si affiancano a quelle del Servizio sanitario nazionale, con l'obiettivo di colmare alcune lacune, soprattutto nell'ambito del diabete di tipo 2, che rappresenta oggi una delle aree meno coperte in termini di informazione e formazione specifica".
Il vodcast 'Diabete oltre il pregiudizio. Come affrontare lo stigma' nasce proprio per stimolare un cambiamento culturale, facendo luce su una realtà spesso trascurata e promuovendo una narrazione più corretta. L'episodio completo è disponibile su YouTube, Spotify e nella sezione Podcast di adnkronos.com.

"Sul diabete c'è un pregiudizio". Si ritiene che riguardi persone che consumano "troppi alimenti zuccherati e che per questo vadano incontro" alla malattia. "Non c'è nulla di più scorretto. Nel tipo 2, la forma prevalente, che interessa il 90% dei pazienti, la suscettibilità genetica ha un peso rilevante e ci sono alcune determinanti psicosociali ed economiche che impattano molto". L'impegno della Società italiana di diabetologia nell'abbattere questo il pregiudizio sulla malattia "parte dal linguaggio - ad esempio non utilizzare l'appellativo diabetico, ma persona con diabete" - ma si fonda su "informazione e formazione". Così Raffaella Buzzetti, presidente Sid, in occasione della pubblicazione del vodcast 'Diabete oltre il pregiudizio. Come affrontare lo stigma', realizzato da Adnkronos con il supporto non condizionante di Abbott, disponibile sui canali YouTube, Spotify e nella sezione Podcast di adnkronos.com.
Per modificare questo tipo di linguaggio va fatta "tanta informazione", ma questa, da sola, non basta. "Come società scientifica - aggiunge Buzzetti - sentiamo molto la responsabilità di far cambiare lo stigma su questa patologia anche con la formazione, tra la popolazione generale, sull'importanza di una corretta alimentazione, a beneficio di tutti, comprese le persone che non hanno il diabete". Anche "gli specialisti diabetologi, i colleghi cardiologi e i nefrologi andrebbero informati" maggiormente "sulla corretta alimentazione, sui farmaci da usare e sulla gestione della malattia, così come andrebbe fatta un'informazione personalizzata alle persone con diabete".

Far emergere ciò che resta nascosto è la sfida centrale nella lotta all'ipotiroidismo. Portarlo in uno dei luoghi più simbolici della Capitale, piazza del Popolo, significa trasformare una patologia silenziosa in un tema pubblico, visibile e condiviso. La terza tappa della Campagna di prevenzione Tsh - Focus ipotiroidismo ha centrato questo obiettivo, rafforzando l'impegno comune nel rendere la prevenzione accessibile e intercettare il vasto sommerso di cittadini che convivono con sintomi spesso sottovalutati o non riconosciuti. Come confermato anche dall'ampia partecipazione dei cittadini che si sono presentati al gazebo allestito a piazza del Popolo e che, in caso di valori alterati, hanno potuto usufruire della consulenza medica gratuita presso l'Unità mobile Salute e inclusione. L'iniziativa, promossa dalla Fondazione Consulcesi e che si svolge con il patrocinio della Regione Lazio, in collaborazione con Fimmg Roma e con il contributo non condizionante di Merck - ricorda una nota - sta confermando l'importanza di strategie condivise per prevenire malattie tiroidee spesso silenziose e sotto-diagnosticate.
Dopo la prima tappa al centro commerciale Roma Est e la seconda al Consiglio regionale del Lazio, la campagna ha consolidato un percorso itinerante che porta la prevenzione vicino alle persone, nei luoghi della vita quotidiana, combinando screening gratuiti e momenti di informazione e consulenza medica. L'iniziativa rappresenta un modello concreto di collaborazione tra istituzioni, medici di base e partner privati, con l'obiettivo di: far emergere il sommerso attraverso campagne informative e strumenti digitali; promuovere il dialogo tra cittadini e professionisti della salute; sviluppare percorsi integrati di diagnosi precoce, accessibili e diffusi sul territorio. Oltre agli screening gratuiti - sottolineano i promotori - le attività di sensibilizzazione si rivelano fondamentali per aumentare la consapevolezza dei cittadini e incoraggiare comportamenti di prevenzione costanti. L'informazione chiara e il contatto diretto con i medici sono strumenti chiave per ridurre il rischio di complicanze e migliorare la qualità della vita. La scelta di portare la campagna in uno spazio aperto, frequentato e simbolicamente connesso alla vita quotidiana della città, rende la prevenzione tangibile e visibile, trasformando il tema della salute tiroidea da fenomeno silenzioso a questione pubblica condivisa.
L'ipotiroidismo e la tiroidite di Hashimoto rappresentano una quota crescente delle patologie croniche nel Lazio, si legge nella nota. La loro natura silenziosa rende essenziale un'azione capillare di informazione e screening: intercettare i segnali iniziali significa ridurre il rischio di complicanze cardiovascolari, metaboliche e cognitive. Con questa iniziativa Fondazione Consulcesi, Regione Lazio, Fimmg Roma e Merck confermano l'impegno a consolidare attività continuative sul territorio e offrire strumenti digitali di educazione alla salute per i cittadini, creando un ecosistema integrato di informazione, ascolto e supporto. Solo un approccio condiviso tra istituzioni, medici e cittadini può garantire diagnosi tempestive e una prevenzione realmente efficace. "Portare alla luce il sommerso significa proteggere concretamente la salute dei cittadini - dichiara Simone Colombati, presidente della Fondazione Consulcesi - Questa campagna dimostra quanto sia importante combinare screening, informazione e dialogo medico-cittadino per fare prevenzione in modo efficace. Portare la prevenzione in piazza significa rendere visibile un problema spesso ignorato e costruire una cultura della salute condivisa".

"Come Fand stiamo dedicando molto spazio alla formazione. Teniamo dei corsi per il diabetico guida, una figura volontaristica che stiamo inserendo all'interno delle diabetologie più o meno in tutta Italia. Nel corso di questi ultimi anni abbiamo già formato circa 250 persone e ora stiamo lavorando con le istituzioni per riuscire a istituzionalizzare questa figura, in considerazione del fatto che stanno venendo a mancare i medici e gli infermieri. La persona con diabete ha la necessità di avere dei punti di riferimento, soprattutto al momento della diagnosi". Così Stefano Garau, vice presidente nazionale Fand - Associazione italiana diabetici, in occasione della pubblicazione del vodcast 'Diabete oltre il pregiudizio. Come affrontare lo stigma', realizzato da Adnkronos con il supporto non condizionante di Abbott, e disponibile sui canali YouTube, Spotify e nella sezione Podcast di adnkronos.com.
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