
(Adnkronos) - Nascite in calo e fecondità ai minimi storici. È quanto emerge dal report dell'Istat. Continua la diminuzione delle nascite: nel 2024 sono state 369.944, in calo del 2,6% sull’anno precedente (una contrazione di quasi 10mila unità). Nel 2025 in base ai dati provvisori relativi a gennaio-luglio le nascite sono circa 13mila in meno rispetto allo stesso periodo del 2024 (-6,3%). Il numero medio di figli per donna raggiunge il minimo storico: nel 2024 si attesta a 1,18, in flessione sul 2023 (1,20). La stima provvisoria relativa ai primi 7 mesi del 2025 evidenzia una fecondità pari a 1,13.
L’andamento decrescente delle nascite prosegue senza soste dal 2008, anno nel quale si è registrato il numero massimo di nati vivi degli anni Duemila (oltre 576mila). Da allora la perdita complessiva è stata di quasi 207mila nascite (-35,8%). Il calo delle nascite, oltre a dipendere dalla bassa propensione ad avere figli (1,18 figli in media per donna nel 2024), è causato dalla riduzione nel numero dei potenziali genitori, appartenenti alle sempre più esigue generazioni nate a partire dalla metà degli anni Settanta, quando la fecondità cominciò a diminuire, scendendo da oltre 2 figli in media per donna al valore di 1,19 del 1995. Si è quindi ben al di sotto del valore massimo del nuovo millennio, pari a 1,44 figli per donna registrato nel 2010.
Nel 2024 continuano a diminuire sia i primi figli sia i figli di ordine successivo al primo. I primogeniti sono pari a 181.487 unità, in calo del 2,7% rispetto al 2023. I secondi figli (133.869) diminuiscono del 2,9% mentre quelli di ordine successivo dell’1,5%. La diminuzione dei primi figli riguarda tutte le aree del Paese, con una riduzione minore nel Centro-Nord (-1,8% per il Nord, -2,0% per Centro) e un calo più intenso nel Mezzogiorno (-4,3%). Anche la diminuzione dei figli di ordine successivo al primo interessa in misura maggiore il Mezzogiorno: -4,3% contro -1,7 del Centro e -1,4% del Nord (-2,5% la media Italia).
La fecondità diminuisce sia per effetto del calo attribuibile alle donne italiane sia per quello che compete alle straniere. Nel 2024 il numero medio di figli per queste ultime è di 1,79; un valore più elevato di quello delle donne italiane, ma in calo sia rispetto al valore di 1,82 del 2023 sia, in misura più marcata, rispetto a quello di 2,31 del 2010. La fecondità delle donne italiane è nel 2024 pari a 1,11 (nel 2023 si attestava a 1,14 e nel 2010 era pari a 1,33).
La riduzione della fecondità si osserva in tutto il territorio nazionale. Nel 2024 l’età media al parto delle madri raggiunge i 32,6 anni in lieve rialzo sull’anno precedente (32,5), ma in crescita di quasi tre anni rispetto al 1995. Limitando l’analisi ai soli primogeniti, in media, nel 2024, le donne in Italia diventano madri per la prima volta a quasi 32 anni (31,9). L’età media al primo figlio era pari a 31,7 nel 2023 e inferiore ai 30 anni (28,1) nel 1995. La posticipazione delle nascite a età sempre più avanzate è strettamente connessa alla riduzione generale della fecondità, poiché più si ritardano le scelte di genitorialità, più si riduce l’arco temporale a disposizione per la realizzazione dei progetti familiari.
In un contesto di natalità decrescente, nel 2024, come già osservato nel 2023, anche i nati da coppie non coniugate registrano una diminuzione, sebbene in misura inferiore rispetto ai nati da coppie coniugate. I figli nati fuori dal matrimonio, che dal 2008 al 2024 sono aumentati di oltre 46mila unità, si attestano nel 2024 a 159.671, diminuendo dello 0,8% sul 2023. I nati all’interno del vincolo coniugale, pari a 210.273 nel 2024, diminuiscono invece del 4,0% rispetto all’anno precedente. Pur a fronte di una riduzione assoluta, l’incidenza dei nati da coppie non coniugate continua comunque a crescere: 43,2% nel 2024, +0,8 punti percentuali sul 2023 e +23,5 punti percentuali sul 2008. E' quanto emerge dal report Istat sulla natalità e fecondità della popolazione residente.
In particolare, ad aumentare rispetto al 2023 è la quota di nati da genitori che non sono mai stati coniugati (dal 35,9% del 2023 al 36,9% del 2024), mentre scende, anche se di poco, la quota di nascite da coppie in cui almeno un genitore proviene da una precedente esperienza matrimoniale (dal 6,5% del 2023 al 6,2% del 2024). La quota più elevata di nati da genitori non coniugati si osserva nel Centro (49,6%), seguito dal Nord (42,8%). Il Mezzogiorno registra ancora la quota più bassa ma, grazie a una crescita di 1,8 punti percentuali, raggiunge il 40,3%, continuando a ridurre il differenziale con le altre ripartizioni. Le nascite fuori dal matrimonio riguardano per lo più quelle da coppie di genitori celibi e nubili: (l’85,6% delle quasi 160mila nascite more uxorio nel 2024), a conferma di una tendenza sempre più diffusa a non considerare il matrimonio una condizione necessaria per avere figli. Tra le madri fino a 24 anni di età, per esempio, la quota di nascite da genitori mai coniugati rappresenta il 57,3% del totale, contro il 38,5% di quelle di età compresa tra i 25 e i 34 anni e il 30,2% tra le madri di età superiore ai 34 anni.
Il nome maschile più scelto dai genitori a livello nazionale continua a essere Leonardo, che mantiene il primato conquistato nel 2018; al secondo posto sul podio si conferma Edoardo. Stabile anche Tommaso, al terzo posto, mentre Francesco, già uscito dal podio l’anno scorso, perde altre due posizioni e si attesta al sesto posto. Situazione del tutto immutata, rispetto al 2023, nelle prime cinque posizioni dei nomi femminili dove si trovano, stabili, Sofia in prima posizione, Aurora in seconda, Ginevra in terza, e Vittoria e Giulia in quarta e quinta posizione, rispettivamente.
Continua, invece, la diffusione dei nati con doppio cognome. L’analisi dei dati sulle nascite consente di verificare in che misura la novità legislativa relativa all’attribuzione anche del cognome materno al nato sia recepita dai genitori in Italia. Nel 2024 i nati registrati con il doppio cognome paterno e materno sono il 6,7% del totale, in aumento di 4,3 punti percentuali sul 2020. Pur osservandosi un aumento in tutte le aree geografiche, la rilevanza del fenomeno continua a essere maggiore nel Centro-Nord: qui, nel 2024, si registrano percentuali oltre l’8% (8,6 nel Nord e 8,3 nel Centro), mentre il Mezzogiorno si attesta al 6,4%.
La percentuale di nati con il doppio cognome è più alta tra i primi figli (9,2% nel 2024, +6,3 punti percentuali sul 2020) rispetto a quella riscontrata tra i nati di secondo ordine (4,7%) o di terzo ordine e più (3,0%). La ragione di tale diversità va ricondotta al fatto che i genitori dei primi figli sono più inclini a cogliere l’opportunità di dare il doppio cognome al nato, rispetto a coloro che, avendo già avuto altri figli prima del cambiamento legislativo, preferiscono dare continuità alla scelta di attribuire il solo cognome paterno.
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(Adnkronos) - “L’obiettivo del progetto Si.in.pre.sa. (Sicurezza, informazione, prevenzione, salute) è quello di arrivare al maggior numero di luoghi di lavoro. In Italia ci sono 3 milioni e 700 mila realtà produttive e amministrative, tra industria, commercio, agricoltura e terziario, ed è all’interno di queste che si misura la capacità di prevenire i rischi da infortunio e di malattie professionali. Decentrare le iniziative dell'Inail è fondamentale per arrivare il più vicino possibile ai luoghi in cui lavoratori e imprese organizzano la propria attività, tenendo sempre conto dell'articolo 1, che regola la qualità del lavoro, della sicurezza e della salute”. Lo spiega il presidente del Consiglio di indirizzo e vigilanza Inail, Guglielmo Loy, all’evento organizzato dall’Istituto in occasione della Settimana europea per la salute e la sicurezza sul lavoro promossa dall’Eu-Osha, di cui l’Istituto è focal point per l’Italia.
L’evento è stato dedicato alle nuove strategie per la sicurezza nei luoghi di lavoro e ad alcuni dei più recenti progetti di ricerca ad alto tasso tecnologico sviluppati dai ricercatori Inail.
“Si tratta di un’iniziativa che ha anche un valore simbolico. l'Inail esce dalle proprie sedi e va laddove si lavora, si produce e dove si mettono in campo le misure di prevenzione - aggiunge Loy - attraverso suggerimenti, consigli e l’illustrazione delle opportunità e dei finanziamenti che Inail mette in campo per la formazione, per la prevenzione e per l'innovazione tecnologica”.

(Adnkronos) - "Il compito di un’azienda non dovrebbe limitarsi a generare utili, ma creare valore per il territorio che la ospita, sostenendone la crescita economica e sociale attraverso un dialogo costruttivo con le istituzioni locali". E' questa la visione di Paola Veglio, amministratore delegato di Brovind, realtà del settore automazione industriale con sede a Cortemilia (Cuneo). L’imprenditrice ha raccontato all’Adnkronos/Labitalia un importante progetto cui sta partecipando, che mira ad avvicinare scuola e mondo del lavoro. "La nostra azienda - ha spiegato - opera in un piccolo territorio ed è molto propensa ad accogliere giovani talenti, per poterli formare e offrire loro opportunità di crescita professionale", prosegue Veglio. Un impegno reso ancora più urgente dalla carenza di lavoratori specializzati: secondo Unioncamere e Ministero del Lavoro, nel 2024 il 47,8% delle imprese fatica a trovare personale qualificato, un dato in aumento rispetto al 2023. A pesare sono il mismatch scuola-lavoro, la denatalità e l’invecchiamento della popolazione, oltre al 'grande spreco' dei giovani inattivi, che riguarda un quarto dei ragazzi tra 25 e 34 anni".
"Impazzire per trovare lavoratori qualificati - ha sottolineato -è un lusso che il nostro Paese non può permettersi. Per questo è fondamentale avvicinare scuola e impresa: i giovani devono sperimentare concretamente cosa significhi lavorare in azienda. Stage e alternanza sono utili, ma non bastano: serve una presenza più costante dei ragazzi sul luogo di lavoro".
"Nei giorni 23 e 24 ottobre, l’Iiss Piera Cillario Ferrero Alba di Cortemilia ospiterà un hackathon sponsorizzato da Brovind. L’azienda metterà a disposizione degli studenti il nuovo stabilimento produttivo, nato dalla ristrutturazione di un ex polo industriale dismesso di 33.000 mq. Alla gara parteciperanno 16 ragazzi di quinta superiore provenienti da quattro istituti del territorio (Cortemilia, Acqui Terme, Alba e Cairo Montenotte), divisi in squadre", ha chiarito l’imprenditrice.
Il progetto verrà svelato il 23 ottobre: gli studenti lavoreranno come in una vera sfida aziendale, supportati da tutor d’eccezione. "Durante la prova, i ragazzi potranno contare sul prezioso supporto degli ingegneri Brovind, dei professori degli istituti coinvolti e del Politecnico di Torino che li guideranno nella programmazione gestionale ed economica, nell'operatività e R&S, fino all'utilizzo dell'intelligenza artificiale. Vincerà la squadra con il progetto più promettente. Supportare iniziative come questa è per me motivo di orgoglio: danno ai ragazzi un’occasione reale di confronto con il mondo del lavoro", commenta Veglio.
La dirigente scolastica, Paola Boggetto, ha confermato che "la didattica challenge-based e l’hackathon sono modelli di apprendimento innovativi, che vanno oltre la lezione frontale e il semplice lavoro di gruppo. Il progetto risponde pienamente alle indicazioni della recente riforma degli istituti professionali che mira a rendere le scuole dei luoghi d’innovazione, dedicati alla sperimentazione e ricerca didattica. Queste idee diventano realizzabili anche grazie alla collaborazione del tessuto imprenditoriale locale; ci auspichiamo, quindi, che l’iniziativa possa ricevere in futuro il supporto di tante altre realtà aziendali. In questo modo, potremo offrire agli studenti nuove opportunità di apprendimento e di toccare con mano cosa significhi operare in un’azienda reale".
Nei prossimi mesi Brovind aprirà le porte del nuovo impianto produttivo anche a un gruppo di studenti che, settimanalmente, durante l’orario scolastico, potranno lavorare in un laboratorio dedicato. "I ragazzi avranno la possibilità di portare avanti progetti visti sui libri, operando in un contesto sicuro e seguiti da docenti e personale aziendale. È un’occasione importante per superare il mismatch che ancora separa scuola e lavoro", ha concluso Veglio.
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(Adnkronos) - Il Giappone attende Donald Trump e intanto alla guida del governo di Tokyo arriva la prima donna, Sanae Takaichi, che è anche la prima donna ai vertici del Partito liberaldemocratico del Giappone, la forza politica al potere quasi ininterrottamente da decenni. Vuole essere la 'Lady di ferro' del Paese del Sol Levante e la stampa britannica ne evidenzia l'ammirazione per Margaret Thatcher. Nel suo passato ci sono la tv e anche la passione per le moto, gli Iron Maiden e la batteria. Ora la sua ascesa è stata possibile grazie a un accordo di coalizione dell'ultima ora con il partito di Ishin, dopo che Komeito ha messo fine a un'alleanza 'storica' con il Partito liberaldemocratico.
Shinzo Abe, assassinato tre anni fa, è stato suo mentore. Conservatrice convinta, non nasconde il suo nazionalismo, si prevede spingerà il Giappone ancor più a destra, scrive il New York Times, evidenziando come Takaichi abbia espresso preoccupazione per la 'dipendenza' degli Stati Uniti dal Giappone, ma anche l'auspicio di lavorare con Trump. Con lui, non tralascia il Wall Street Journal, condivide le idee conservatrici e una posizione 'aggressiva' sulla Cina e gli analisti sono convinti gli Usa troveranno un'amministrazione più aperta sull'aumento delle spese militari. Se si parla di sicurezza, difesa e diplomazia è, infatti, considerata un falco. Ha promesso politiche più severe in materia di migranti. Sembra puntare a una maggiore assertività.
Ostile alla Cina, l'attenzione degli osservatori è concentrata anche sui rapporti con la Corea del Sud. Da Pechino dicono di auspicare che il Paese del Sol Levante "rispetti" gli "impegni politici su questioni importanti come la storia e Taiwan" e di poter "promuovere" i rapporti. Secondo i media dell'isola, Takaichi è stata a Taipei per l'ultima volta ad aprile. Sull'isola, di fatto indipendente e che rivendica la sua democrazia, cresce il pressing militare e politico di Pechino, che considera Taiwan una "provincia ribelle" da "riunificare". Da Seul sperano di lavorare con Takaichi per "promuovere rapporti bilaterali orientati al futuro".
Originaria di Nara, 64 anni, dopo gli studi va negli Stati Uniti, muove i primi passi nelle stanze dei democratici e torna in Giappone. Approda nel mondo della tv e nel 1993 si candida come indipendente. Vince le prime elezioni della sua carriera e solo dopo si unisce al Partito liberaldemocratico. Tenta più volte la scalata ai vertici. Ministro per la Sicurezza economica fino al 2024, è stata anche ministro per gli Affari Interni e le Comunicazioni all'epoca di Shinzo Abe.
Quando a settembre Shigeru Ishiba ha annunciato il passo indietro dalla guida del Partito liberaldemocratico, e di fatto dal governo, Takaichi è subito - nuovamente - scesa in campo per le primarie, battendo quattro colleghi. Ha parlato di nuova era per la forza politica e ora dovrà cercare di riconquistare la fiducia degli elettori. Stamani al voto alla Camera bassa ha conquistato 237 consensi su 465 alla prima votazione, mentre alla Camera alta ne ha ottenuti 125 su 246 al secondo turno. Un' 'anteprima' delle sfide che la aspettano dal momento che il Partito liberaldemocratico, anche con il sostegno degli alleati, non arriva alla maggioranza.
I Paese fa i conti con natalità ai minimi e aumento dei prezzi e ha visto quattro premier in cinque anni, per sapere cosa significherà la sua ascesa al potere bisogna ancora attendere.

(Adnkronos) - Si è chiusa con grande emozione e partecipazione l'11esima edizione di 'Io non sclero', il progetto di informazione e sensibilizzazione sviluppato da Biogen e da Fondazione Onda, Osservatorio nazionale sulla salute della donna e di genere Ets, in collaborazione con l'Associazione italiana sclerosi multipla (Aism) e con il patrocinio della Società italiana di neurologia (Sin), per dare voce alle persone che vivono con la sclerosi multipla (Sm). L'edizione 2025, intitolata 'La mia prima volta', ha invitato la community a condividere quel momento che ha segnato l'inizio di un nuovo modo di vivere dopo la diagnosi: la prima sfida superata, la prima emozione riconquistata, o quell'episodio che li ha resi più forti. Momenti che, pur comportando un cambiamento profondo, hanno aperto nuove prospettive di vita, trasformando la fragilità in coraggio e l'incertezza in determinazione. Tra le numerose storie ricevute, che rappresentano testimonianze autentiche, emozionanti e piene di forza, ne sono state selezionate 6 particolarmente rappresentative e i rispettivi autori - Tiziana, Sharon, Aldo, Maurizio, Lucretia e Alessia - sono stati proclamati vincitori.
Per la prima volta nella storia del progetto, le 6 testimonianze si sono poi trasformate in illustrazioni d'autore grazie alla sensibilità di Carlotta Sangaletti, giovane artista italiana che ha dato forma visiva alle narrazioni traducendo in immagini la potenza emotiva dei racconti. Le originali illustrazioni - pubblicate una al mese sulla pagina Facebook di Io Non Sclero e sul profilo Instagram dell'illustratrice (@CharlotteLeBleu) - sono sempre accompagnate da un breve estratto del racconto originale, in un percorso che unisce arte, consapevolezza e visibilità sulla malattia.
"Qualche mese fa ho avuto l'onore di prendere parte a un progetto molto speciale dedicato alla sclerosi multipla - afferma Sangaletti - L'intento era quello di rappresentare con delicatezza e rispetto la complessità di queste esperienze, rimanendo fedele al significato profondo di ogni racconto, ma al tempo stesso offrendo un'immagine che potesse essere accogliente, sensibile e visivamente armoniosa. E' stato emozionante vedere quante persone hanno voluto aprirsi, raccontarsi, e questo dialogo nato spontaneamente mi ha confermato ancora una volta quanto sia importante dare spazio alle storie vere, e quanto l'arte possa diventare uno strumento per avvicinare, sensibilizzare e, in punta di piedi, creare connessioni profonde".
I 6 vincitori sono: Tiziana, che racconta la sua prima uscita in mountain bike dopo la diagnosi: un momento di libertà e rinascita tra i sentieri della Val Viola; Sharon, che ricorda la prima volta lontana dalla sua bimba di 3 mesi: un distacco difficile, che l'ha resa più forte e aperta al sostegno degli altri; Aldo, che ripercorre le tante prime volte della sclerosi multipla e il momento nel quale ha scelto di ricominciare, lasciandosi alle spalle 25 anni di carriera militare; Maurizio, che riceve la diagnosi nel giorno del suo compleanno e nello stesso giorno scopre che diventerà papà: una nuova vita che inizia due volte; Lucretia, che racconta della sua amata cagnolina che le ha dato la forza, la simpatia e la spensieratezza per affrontare quelle prime volte così complicate dopo la diagnosi, con il sorriso; Alessia, che racconta lo shock iniziale e il percorso che l'ha portata a trasformare la Sm da nemica a compagna con la quale convivere ogni giorno.
La Sm è una malattia neurologica cronica, progressiva e imprevedibile, che colpisce il sistema nervoso centrale. In Italia, secondo i dati Aism, sono oltre 144.000 le persone che convivono con la Sm, con 3.650 nuove diagnosi ogni anno, 1 ogni 3 ore. Il 70% dei pazienti è donna, con un esordio tra i 20 e i 40 anni, spesso in un momento cruciale della vita personale e professionale.
"La Sm cambia la vita ma non la definisce. Il valore di progetti come 'Io non sclero' - spiega Francesco Vacca, presidente nazionale di Aism - è proprio quello di rendere visibile quello che spesso non si vede: la forza, la vulnerabilità e la quotidianità. La condivisione delle storie è fondamentale per costruire una rete di comprensione e per non sentirsi mai soli nel percorso. In questi 11 anni abbiamo visto crescere la consapevolezza, i diritti e l'attenzione verso una gestione sempre più personalizzata della malattia. L'edizione 2025, con l'uso delle illustrazioni come strumento espressivo, ha aggiunto un nuovo livello di profondità e accessibilità al racconto, permettendo di raggiungere e coinvolgere anche chi non vive direttamente la malattia".
"Le tante storie raccolte in questi 11 anni raccontano i numerosi aspetti di questa malattia così complessa mettendo in primo piano la vita - sottolinea Francesca Merzagora, presidente di Fondazione Onda Ets - Il nostro impegno è quello di supportare questa straordinaria community di donne e uomini, dando spazio alla loro voglia di raccontarsi e sottolineando l'importanza della condivisione e del supporto reciproco. Nell'edizione 2025 l'unione tra il racconto personale e l'illustrazione ha dato vita ad una forma di comunicazione empatica e accessibile, capace di generare consapevolezza in tutta la società. E' un modo nuovo e potente per avvicinare le persone alla realtà della Sm, valorizzando anche il contributo dell'arte come veicolo di inclusione".
"Siamo orgogliosi del percorso fatto da 'Io non sclero' in questi 11 anni - dichiara Giuseppe Banfi, amministratore delegato di Biogen Italia - Siamo partiti da zero con la convinzione di poter creare uno spazio libero, a disposizione di chi affronta questa malattia neurologica complessa, per condividere esperienze e raccontarsi in modo autentico. Oggi il risultato è una community viva, che cresce insieme a chi la anima. Da anni siamo impegnati nella ricerca di terapie per il trattamento della sclerosi multipla e abbiamo contribuito attivamente a molti dei passi significativi che sono stati compiuti nella gestione di questa malattia. Siamo pienamente convinti, infatti, che il nostro impegno debba andare oltre l'ambito terapeutico per rispondere a 360° ai bisogni delle persone che affrontano la Sm ogni giorno. L'edizione 2025 ha rappresentato un'evoluzione importante anche sul piano comunicativo: trasformare le storie in opere d'arte è stato un modo per tradurre emozioni ed esperienze in un linguaggio universale, restituendo con sensibilità e creatività il valore di ogni 'prima volta' raccontata".



(Adnkronos) - Netflix ha ufficialmente messo in cantiere una nuova serie intitolata 'Kennedy' e dedicata alla storia della celebre famiglia che ha segnato la storia politica degli Stati Uniti. La serie, prodotta da Chernin Entertainment, vedrà protagonista Michael Fassbender nel ruolo di Joseph Kennedy Sr., patriarca della famiglia.
Ispirata al libro di Fredrik Logevall 'JFK: Coming of Age in the American Century, 1917-1956', la serie esplorerà le origini e l’ascesa della famiglia Kennedy, partendo dagli anni ’30. Secondo quanto anticipato da 'Variety', la prima stagione, composta da otto episodi, racconterà la scalata sociale e politica di Joe e Rose Kennedy e la crescita dei loro nove figli, tra cui il giovane Jack Kennedy, alle prese con il peso delle aspettative familiari e l’ombra del fratello maggiore.
Netflix punta a fare di 'Kennedy' una sorta di versione americana di 'The Crown', con l’obiettivo di raccontare la storia della famiglia e del Paese attraverso più stagioni. Il tono sarà intimo e drammatico, con attenzione alle relazioni, ai conflitti e alle tragedie che hanno definito la dinastia più iconica della politica moderna.
Il team creativo è di altissimo livello: Sam Shaw (noto per serie come Manhattan e Castle Rock) sarà showrunner ed executive producer. Peter Chernin, Jenno Topping e Kaitlin Dahill produrranno per Chernin Entertainment. Eric Roth, sceneggiatore premio Oscar, sarà tra i produttori esecutivi insieme a Logevall, Lila Byock, Anya Epstein, Dustin Thomason, Thomas Vinterberg e Anna O’Malley. Thomas Vinterberg, regista danese candidato all’Oscar, dirigerà la serie.
Per Fassbender, noto per ruoli in film come '12 anni schiavo', 'Steve Jobs', 'Shame' e 'Inglourious Basterds', si tratta del secondo ruolo televisivo importante dopo 'The Agency' su Paramount+.

(Adnkronos) - Al Parlamento britannico è stata presentata una mozione per privare il principe Andrea del suo ducato dopo le pressioni seguite alle accuse contenute dell'autobiografia postuma di Virginia Giuffre in merito ai suoi rapporti con il finanziere Jeffrey Epstein. Giuffre, morta suicida circa sei mesi fa, ha scritto di aver avuto rapporti sessuali con il principe Andrea in tre occasioni. In realtà, spiega il Guardian, servirebbe un atto parlamentare per riuscire a revocare formalmente i titoli al principe Andrea, ma il governo non intende avviarlo se non su richiesta del Palazzo. Intanto oggi l'Snp, il Partito Nazionale Scozzese, ha presentato una mozione anticipata per revocare formalmente al principe Andrea il titolo di Duca di York, che lui ha dichiarato di non voler più utilizzare.
Ai deputati non è consentito criticare i reali durante i dibattiti parlamentari, ma questi rappresentano una delle poche occasioni in cui è possibile sollevare la questione della condotta di un membro della famiglia reale. "Se i partiti di Westminster restano ostinatamente lenti nell'agire per rimuovere i titoli del principe Andrea, l'Snp farà tutto il possibile per costringerli ad agire'', ha affermato il leader dell'Snp, Stephen Flynn. Dato che i titoli del principe Andrea possono essere rimossi solo con un atto del parlamento, la mozione dell'Snp è un modo per esercitare pressione sul governo britannico affinché agisca in merito. ''L'unica vera domanda è cosa stia aspettando il governo di Keir Starmer. L'opinione pubblica sa che questa è la cosa giusta da fare e, cosa ancora più importante, le vittime al centro dello scandalo Epstein sanno che è la cosa giusta da fare. Deve essere fatto senza ulteriori scuse e ulteriori ritardi", ha aggiunto Flynn.
Intanto il governo di Londra sta subendo crescenti pressioni anche in merito alla residenza del principe Andrea, la Royal Lodge di Windsor, composta da 30 stanze. Secondo quanto riporta il Times, il principe Andrea non paga l'affitto dal 2003. L'inchiesta ha rivelato che, in base al contratto d locazione, Andrea avrebbe dovuto pagare "un granello di pepe (se richiesto)" di affitto ogni anno, ovvero un canone simbolico, a fronte di un impegno di almeno 7,5 milioni di sterline per le ristrutturazioni. Se rinunciasse al contratto di locazione, la Casa reale dovrebbe al principe Andrea circa 558mila sterline. E' ''una questione di Palazzo'' consentire o meno al principe di rimanere nella Royal Lodge dopo le accuse di Giuffre, ha commentato il ministro delle Imprese del Regno Unito, Peter Kyle.
Intanto la ghostwriter di Giuffre, Amy Wallace, ha dichiarato alla Bbc che "Virginia considererebbe una vittoria il fatto che Andrea sia stato costretto, con qualsiasi mezzo, a cederli volontariamente'' i titoli, definendolo un "gesto simbolico". Wallace ha aggiunto al programma Newsnight che "Virginia voleva che tutti gli uomini di cui era stata vittima fossero chiamati a rispondere delle loro azioni, e questo è solo uno di loro".
Leggi tutto: Caso Epstein, a Westminster mozione per privare Andrea del ducato

(Adnkronos) - 'Blanca 3', trasmesso ieri da Rai1, ha conquistato la prima serata di lunedì con 3.915.000 spettatori e il 23.9% di share. Al secondo posto su Canale5 'Grande Fratello', con 1.873.000 spettatori e il 14.2% di share. Al terzo posto 'Jack Reacher – La prova decisiva' su Italia1, con 1.182.000 spettatori e il 6.9% di share.
A seguire, tra gli altri ascolti di prime time: 'Lo Stato delle Cose' su Rai3 (993.000 spettatori, share 6.6%), 'La Torre di Babele' su La7 (769.000 spettatori, share 4.1%), 'GialappaShow' su Tv8 (700.000 spettatori, share 4.1%), 'Quarta Repubblica' su Rete4 (674.000 spettatori, share 5.1%), 'Lo Spaesato' su Rai2 (674.000 spettatori, share 3.8%) e 'Little Big Italy' sul Nove (450.000 spettatori, share 2.5%).
In access prime time, 'La Ruota della Fortuna' su Canale5 ha ottenuto 5.420.000 spettatori e il 25% di share, preceduta da 'Gira La Ruota della Fortuna' (4.323.000 spettatori, share 20.6%) mentre su Rai1 'Affari Tuoi' ha registrato 5.036.000 spettatori e il 23.2% di share, preceduto da 'Cinque Minuti' (4.234.000 spettatori, share 20.3%).
Nel preserale, bene il ritorno de 'L’Eredità' su Rai1: il game show condotto da Marco Liorni ha ottenuto 4.604.000 spettatori e il 26.5% di share dopo 'La Sfida dei 7' (3.428.000 spettatori, share 25.2%). Mentre su Canale5 'Avanti un Altro' ha registrato 3.185.000 spettatori e il 20% di share, preceduto da 'Avanti il Primo' (1.973.000 spettatori, share 16.2%).

(Adnkronos) - Mancano pochi giorni alla manifestazione nazionale della Cgil, indetta per sabato 25 ottobre a Roma, in piazza San Giovanni. Uno dei temi oggetto dell’iniziativa, per la quale è prevista la partecipazione di decine di migliaia di persone, è la richiesta di aumento di salari e pensioni. E proprio in tema di pensioni è molto netto il giudizio dell’organizzazione sindacale: “altro che superamento della Legge Fornero” si legge su Collettiva.it, testata informativa multimediale del sindacato di Corso d’Italia, “l’esecutivo che ne aveva promesso l’abolizione la sta, di fatto, rafforzando. È la quarta manovra consecutiva che interviene sulle pensioni senza una visione riformatrice. Nessun blocco dell’aumento dei requisiti. Viene confermato l’adeguamento alla speranza di vita, un meccanismo che farà scattare un progressivo innalzamento sia dell’età per la pensione di vecchiaia sia dei requisiti contributivi per la pensione anticipata. Nel dettaglio: dal 2027 scatterà l’aumento di un mese, dal 2028 l’aumento di due mesi, e – secondo le stime già note – dal 2029 si aggiungeranno altri due mesi”
Il Risultato è la pensione a 67 anni e 5 mesi, e la pensione anticipata con 43 anni e 3 mesi di contributi (42 anni e 3 mesi per le donne). Rimangono esclusi dall’aumento i lavoratori gravosi e usuranti, ma si tratta solo dell’1,7% di chi andrà in pensione nei prossimi anni. “Nonostante le promesse elettorali, viene nuovamente azzerata ogni forma di flessibilità in uscita” denuncia Ezio Cigna, responsabile delle politiche previdenziali della Cgil nazionale.
“Non vengono prorogate nemmeno Quota 103 e Opzione Donna, già fortemente penalizzata negli ultimi anni. In questo modo si chiude la possibilità per lavoratrici e lavoratori di accedere alla pensione prima dei requisiti Fornero”. Sul fronte economico, “l’unico intervento riguarda le maggiorazioni sociali, che crescono di appena 12 euro rispetto all’anno scorso – spiega Cigna – mentre le pensioni minime vengono adeguate solo all’inflazione più un 1,3% aggiuntivo, pari a poco più di 4 euro al mese. È una presa in giro per chi vive con assegni di poche centinaia di euro”. Nemmeno il pubblico impiego esce indenne. Sul Tfs/Tfr, il governo riduce da 12 a 3 mesi i tempi di liquidazione solo per chi va in pensione per limiti di età o ordinamentali, lasciando migliaia di lavoratrici e lavoratori ancora in attesa per anni.
Un giudizio netto arriva anche da Lara Ghiglione, segretaria confederale della Cgil: “Ci troviamo di fronte a una manovra che non solo non risolve i problemi del sistema previdenziale, ma li aggrava. Si toglie flessibilità, si riducono le tutele, si nega un sostegno concreto alle pensioni più basse e si ignorano completamente le condizioni di chi ha svolto lavori faticosi o discontinui. Le lavoratrici e i lavoratori vengono ancora una volta trattati come una variabile di bilancio, non come persone che hanno diritto a una vecchiaia dignitosa”.
Tra i colpi più duri, secondo la Cgil, quelli che riguardano le donne e i giovani. La cancellazione di Opzione Donna viene definito “l’ennesimo schiaffo al lavoro femminile”: “nessun riconoscimento dei periodi di cura, nessuna misura per chi ha carriere frammentate, nessuna risposta alla disuguaglianza che penalizza milioni di donne. Per i giovani, nessuna pensione contributiva di garanzia, fondamentale per chi vive di lavori precari o saltuari”. “Il governo è miope” chiude Ghiglione: “dice di voler difendere il futuro ma continua a negarlo. Mentre promette il superamento della Fornero, rafforza un sistema ingiusto e diseguale che scarica tutto sulle nuove generazioni”
Leggi tutto: Manovra, Cgil: altro che superamento Legge Fornero, si va in pensione sempre più tardi

(Adnkronos) - Mancano pochi giorni alla manifestazione nazionale della Cgil, indetta per sabato 25 ottobre a Roma, in piazza San Giovanni. Uno dei temi oggetto dell’iniziativa, per la quale è prevista la partecipazione di decine di migliaia di persone, è la richiesta di aumento di salari e pensioni. E proprio in tema di pensioni è molto netto il giudizio dell’organizzazione sindacale: “Altro che superamento della Legge Fornero” si legge su Collettiva.it, testata informativa multimediale del sindacato di Corso d’Italia, “l’esecutivo che ne aveva promesso l’abolizione la sta, di fatto, rafforzando. È la quarta Manovra consecutiva che interviene sulle pensioni senza una visione riformatrice. Nessun blocco dell’aumento dei requisiti. Viene confermato l’adeguamento alla speranza di vita, un meccanismo che farà scattare un progressivo innalzamento sia dell’età per la pensione di vecchiaia sia dei requisiti contributivi per la pensione anticipata. Nel dettaglio: dal 2027 scatterà l’aumento di un mese, dal 2028 l’aumento di due mesi, e – secondo le stime già note – dal 2029 si aggiungeranno altri due mesi”.
Il risultato è la pensione a 67 anni e 5 mesi, e la pensione anticipata con 43 anni e 3 mesi di contributi (42 anni e 3 mesi per le donne). Rimangono esclusi dall’aumento i lavoratori gravosi e usuranti, ma si tratta solo dell’1,7% di chi andrà in pensione nei prossimi anni. “Nonostante le promesse elettorali, viene nuovamente azzerata ogni forma di flessibilità in uscita” denuncia Ezio Cigna, responsabile delle politiche previdenziali della Cgil nazionale.
“Non vengono prorogate nemmeno Quota 103 e Opzione Donna, già fortemente penalizzata negli ultimi anni. In questo modo si chiude la possibilità per lavoratrici e lavoratori di accedere alla pensione prima dei requisiti Fornero”. Sul fronte economico, “l’unico intervento riguarda le maggiorazioni sociali, che crescono di appena 12 euro rispetto all’anno scorso – spiega Cigna – mentre le pensioni minime vengono adeguate solo all’inflazione più un 1,3% aggiuntivo, pari a poco più di 4 euro al mese. È una presa in giro per chi vive con assegni di poche centinaia di euro”. Nemmeno il pubblico impiego esce indenne. Sul Tfs/Tfr, il governo riduce da 12 a 3 mesi i tempi di liquidazione solo per chi va in pensione per limiti di età o ordinamentali, lasciando migliaia di lavoratrici e lavoratori ancora in attesa per anni.
Un giudizio netto arriva anche da Lara Ghiglione, segretaria confederale della Cgil: “Ci troviamo di fronte a una manovra che non solo non risolve i problemi del sistema previdenziale, ma li aggrava. Si toglie flessibilità, si riducono le tutele, si nega un sostegno concreto alle pensioni più basse e si ignorano completamente le condizioni di chi ha svolto lavori faticosi o discontinui. Le lavoratrici e i lavoratori vengono ancora una volta trattati come una variabile di bilancio, non come persone che hanno diritto a una vecchiaia dignitosa”.
Tra i colpi più duri, secondo la Cgil, quelli che riguardano le donne e i giovani. La cancellazione di Opzione Donna viene definito “l’ennesimo schiaffo al lavoro femminile”: “nessun riconoscimento dei periodi di cura, nessuna misura per chi ha carriere frammentate, nessuna risposta alla disuguaglianza che penalizza milioni di donne. Per i giovani, nessuna pensione contributiva di garanzia, fondamentale per chi vive di lavori precari o saltuari”. “Il governo è miope” chiude Ghiglione: “dice di voler difendere il futuro ma continua a negarlo. Mentre promette il superamento della Fornero, rafforza un sistema ingiusto e diseguale che scarica tutto sulle nuove generazioni”.


(Adnkronos) - “La manovra, che deve ancora essere approvata dal Parlamento, ci vede abbastanza soddisfatti per alcune misure che abbiamo caldeggiato e almeno questa volta non penalizzano chi ha retribuzioni medio-alte e supportano i cambiamenti della società, ma mancano idee e investimenti concreti per la crescita”. Questo il primo giudizio a caldo del presidente di Manageritalia Marco Ballarè, che ha recentemente incontrato il viceministro dell’Economia Maurizio Leo.
“Certo, sappiamo dei vincoli di bilancio europei, ma questo – continua Ballarè – è solo una minima parte di quanto chiede da tempo chi, come noi 'soliti noti', sostiene con le proprie tasse il Paese. Infatti, questa stessa manovra è sostenuta con oltre 6 miliardi di mancata restituzione del fiscal drag di chi paga già tutto e per tutti”. Restano, a giudizio di Manageritalia, gli aspetti negativi legati all’ennesima rottamazione delle cartelle esattoriali, continuando a premiare chi evade. Mentre mancano del tutto investimenti per la crescita.
“Pur consci dei vincoli di bilancio europei, non possiamo poi accettare – continua Ballarè – che non si guardi al futuro, che non si investa seriamente in formazione, digitalizzazione, competitività e, maggiormente, nel welfare contrattuale. Serve una visione, serve una politica economica che metta al centro il lavoro qualificato, la managerialità, la capacità di generare valore di persone e imprese”. Manageritalia, conclude la nota, "continuerà a fare la sua parte a livello nazionale e territoriale. Continuerà a dialogare con le istituzioni, a proporre soluzioni, a difendere i diritti degli associati e a pretendere una visione e misure per costruire il futuro di tutti gli italiani, soprattutto di chi oggi ha più difficoltà, e del Paese".
Leggi tutto: Manovra, Manageritalia: c’è attenzione al ceto medio, ma non alla crescita

(Adnkronos) - I giovani italiani sono prevalentemente positivi rispetto al futuro: due su tre si dicono fiduciosi e la maggioranza guarda ai prossimi anni con ottimismo e speranza. Tuttavia, le incertezze determinate dalla situazione internazionale e da una serie di condizioni che incidono sulla loro vita quotidiana – dal lavoro alla formazione, dal costo della vita alla stabilità sociale – continuano a generare una percezione complessa, sospesa tra fiducia e preoccupazione. È quanto emerge dall’ottava rilevazione dell’Indice di Fiducia dei Giovani, realizzata dal Consiglio Nazionale dei Giovani con il supporto scientifico dell’Istituto Piepoli. A settembre 2025 l’indice, che tiene conto di 15 diversi indicatori, registra un valore complessivo di 66,2 punti, stabile nella fascia medio-alta di fiducia. Rispetto all’ultima rilevazione (giugno 2025) crescono i sentimenti positivi (63%, +4%) e aumenta la speranza (+2%), mentre calano amarezza (-2%) e paura (-2%).
L’ottimismo verso il futuro resta solido al 54%. Sul fronte dell’economia la fiducia registra un saldo positivo di +20 punti, in lieve aumento (+2) rispetto a giugno, mentre si conferma stabile la fiducia sull’equilibrio vita-lavoro, che con il 41% fa registrare il livello più alto dall’inizio delle rilevazioni. Particolarmente significativi i segnali di apertura verso il cambiamento. La fiducia nell’intelligenza artificiale cresce di dieci punti rispetto a giugno, (saldo positivo +34%), segno di una generazione sempre più pronta a leggere l’innovazione come leva di crescita. Allo stesso modo, l’importanza attribuita alla cultura torna a salire al 71% (+2%), confermando il ruolo centrale dell’accesso a libri, eventi e spettacoli come fattore di benessere e coesione sociale.
“I dati di questa rilevazione – sottolinea Maria Cristina Pisani, Presidente del Consiglio Nazionale dei Giovani – ci consegnano un segnale importante: i giovani italiani guardano avanti con fiducia, si mostrano aperti al cambiamento e pronti a costruire il proprio futuro con consapevolezza. Crescono la speranza, la fiducia nell’economia, l’interesse per la cultura e la propensione a considerare l’innovazione e le nuove tecnologie come strumenti di progresso e inclusione. È il ritratto di una generazione che, pur in un contesto complesso, sceglie di reagire con ottimismo e determinazione, dimostrando una straordinaria capacità di adattamento e di resilienza”.
Qualche criticità emerge rispetto all’occupazione con l’84% dei giovani che ritiene che le proprie condizioni economiche dipendono dalla propria famiglia anche per poter completare gli studi, evidenziando come i compensi ricevuti non siano adeguati né ai bisogni né alla quantità di lavoro richiesta. Stesse criticità emergono rispetto alla percezione della condizione di genere. Nonostante un miglioramento del 3% rispetto alla rilevazione precedente, l’indice di misurazione della percezione della diseguaglianza di genere resta alto in termini assoluti: il 61% delle persone intervistate reputa, infatti, che le condizioni delle donne siano peggiori rispetto a quelle degli uomini. In calo anche la fiducia nei confronti dell’Unione Europea che, pure rimanendo tendenzialmente alta (63%), è diminuita del 13% negli ultimi 12 mesi. Stessa dinamica per la fiducia nei confronti del sistema educativo (60%), diminuita del 18% rispetto a settembre 2024. E resta bassa anche la percezione dell’adeguatezza degli stipendi (29%), mentre cresce dell’1%, raggiungendo quota 85%, l’importanza di un lavoro stabile per costruire il proprio futuro.
“Restano sullo sfondo alcune incertezze legate al futuro del lavoro, alla qualità degli stipendi e alle disparità di genere”, prosegue Pisani. “È un equilibrio fragile, che richiede ascolto e risposte tempestive. I giovani chiedono strumenti concreti per costruire la loro esistenza. È compito di tutti e delle istituzioni trasformare questa fiducia in opportunità, sostenendo il capitale umano e valorizzando le energie migliori del Paese”.
Leggi tutto: Due giovani italiani su tre ottimisti sul futuro

(Adnkronos) - Oltre 80.000 partecipanti, più di 100 eventi in programma, oltre 100 location coinvolte tra piazze, vicoli, musei, botteghe artigiane e palazzi storici, più di 150 tra artisti, musicisti e creativi coinvolti. Questi i numeri da record della quarta edizione di 'Romadiffusa': dal 16 al 19 ottobre, per quattro giorni, il centro storico ha vissuto una vera e propria riappropriazione da parte di residenti e visitatori, trasformandosi in un dinamico palcoscenico di arte, musica e creatività contemporanea.
Il claim dell'edizione, “Roma città eterna odierna”, sintetizza la missione del progetto: cambiare la percezione di Roma da "museo a cielo aperto" a città viva, dinamica e contemporanea. Il progetto, ideato e curato da Sara D’Agati e Maddalena Salerno, giovani founder dell’agenzia creativa Bla Studio, è stato supportato dal Municipio I Roma Centro.
Performance itineranti, musica sperimentale nelle antiche biblioteche, dal live elettronico di Camilla Pisani nel Salone Borromini della Biblioteca Vallicelliana e a quello del duo Portamento a St Ivo alla Sapienza, installazioni per i vicoli, stand up comedy nei bar, gallerie e palazzi storici aperti, open studio di artisti e artigiani hanno animato i rioni, valorizzando gli elementi più autentici del tessuto urbano: dai lavoratori artigiani, ai cortili dei palazzi, dalle osterie alle librerie storiche.
"Romadiffusa è un esempio virtuoso di come la cultura sia il vero motore per la riattivazione del centro storico," afferma l'assessore alla Cultura del I Municipio Roma Centro Giulia Silvia Ghia. "Abbiamo inserito il progetto su base triennale nel palinsesto delle feste rionali perché crediamo che un festival diffuso sia fondamentale per riappropriarci dei luoghi come cittadini e mostrare la città autentica, viva e sotto un’altra luce rispetto alla versione 'tutto solo per turisti'", continua.
"Il successo di quest'anno è la dimostrazione che Roma ha una sete inesauribile di contemporaneità e di riappropriazione del suo spazio urbano," dichiarano le organizzatrici, Sara D’Agati e Maddalena Salerno. "La scelta di mantenere l’edizione annuale in centro storico è strategica per contrastarne lo svuotamento, mantenendo vive le botteghe artigianali autentiche e i luoghi di cultura - osservano - Non vogliamo rendere Roma simile ad altre capitali, ma preservarne l'unicità e costruire nuovi modelli di dialogo tra pubblico e privato, tra passato e presente. Vogliamo produrre cultura che attivi, non solo attragga".
Tra gli eventi di maggiore richiamo, il pubblico ha apprezzato i concerti di Marianne Mirage in piazza dell’Oro e le installazioni di arte pubblica di artisti come Diego Gualandris, Nonno Burro e Gabriella Siciliano che hanno decorato le piazze con stendardi d'artista. Il festival ha rafforzato anche la collaborazione con partner come Lime, in un'ottica di promozione culturale e mobilità sostenibile. Romadiffusa si prepara ora per l'espansione con l’annuncio di un’edizione primaverile.
Leggi tutto: 'Romadiffusa 2025' da record, oltre 80mila partecipanti

(Adnkronos) - L'allenatore del Bologna, Vincenzo Italiano, è ricoverato al Policlinico Sant’Orsola-Malpighi per una polmonite. A renderlo noto è il club in una nota sul proprio sito ufficiale.
"Nella giornata di ieri - si legge - Vincenzo Italiano è stato ricoverato al Policlinico Sant’Orsola-Malpighi nel reparto di pneumologia (diretto dal Prof. Stefano Nava) a causa di una polmonite a verosimile eziologia batterica (non dovuta a Covid) per la quale è stato necessario intraprendere una terapia antibiotica specifica. L’allenatore resterà circa cinque giorni in regime di ricovero ospedaliero. Attualmente la situazione clinica è in lento miglioramento, seguiranno aggiornamenti nei prossimi giorni. A Vincenzo vanno i migliori auguri di pronta guarigione da parte di tutto il Club".
Leggi tutto: Vincenzo Italiano ricoverato in ospedale, l'allenatore del Bologna ha la polmonite

(Adnkronos) - Emma ricorda papà Rosario. La cantante salentina ha condiviso sui suoi canali social un ricordo intimo legato al papà, scomparso il 4 settembre del 2022 a causa della leucemia.
Con in mano una chitarra, quella di papà Rosario, Emma intona 'Brutta storia', il singolo uscito lo scorso 3 ottobre. Ma non è una performance live come le altre. "Piango perché... questa chitarra apparteneva a Ros", scrive l'artista nel post che accompagna il filmato.
"E mannaggia tutte cose... E suono di merda perché mi tremano le mani... Ma dopo tanto tempo ho trovato il coraggio di accendere l’amplificatore per sentire il suo suono inconfondibile...Questa è la verità... E io sono questa cosa qua". Parole cariche di dolore che raccontano ancora una volta il legame indissolubile tra padre e figlia.
Leggi tutto: Emma suona la chitarra di papà Rosario: "Ho trovato coraggio dopo tanto tempo"
Sinner dice no alla Coppa Davis, Panatta: "Poteva fare uno sforzo". Pietrangeli: "Schiaffo al Paese"

(Adnkronos) - Adriano Panatta e Nicola Pietrangeli prendono le distanze da Jannik Sinner dopo la decisione di non giocare la Final Eight di Coppa Davis.
"Io alla Davis non avrei mai rinunciato, e se qualcuno della squadra l’avesse fatto, sarebbero stati i compagni e il capitano, prima ancora della federazione, a chiedere spiegazioni nel modo più duro possibile. Ma non è mai successo", scrive in un intervento sul "Corriere della Sera", premettendo che "ci sono situazioni in cui mi sento un dinosauro parlante, e commentare la decisione di Jannik Sinner di non giocare la Final Eight di Coppa Davis è una di queste".
"A me e a Paolo, a Corrado e Tonino, e prima di noi a Pietrangeli e a tutti gli altri, non sarebbe nemmeno passato per la mente. Ma la Davis era al centro dei nostri programmi, le altre scelte ruotavano intorno a essa. Oggi non è più così. Posso dire a Sinner che mi dispiace, che fossi stato in lui uno sforzo l’avrei fatto, che sarebbe stato utile anche per tirarsi fuori dalle polemiche che di sicuro prenderanno fuoco. Ma posso dargli torto quando viene a dirci che l’unica priorità è cominciare bene il 2026 e che una settimana di riposo o di lavoro, alla fine, fa la differenza?".
"Il tennis odierno esige dai tennisti un atteggiamento di adesione completa, quasi di devozione. I giocatori sono i Ceo delle aziende che portano il loro nome. Sono come militari che devono preparare una missione. Sinner di Davis ne ha vinte due, ora ha bisogno di una pausa per rilanciare le proprie ambizioni: vincere negli Slam, battersi alla pari con Alcaraz, riprendersi il numero 1. Queste sono le sue priorità. Sarebbe stato più facile se il tennis avesse colto i cambiamenti in atto, nei modi di essere dei giocatori soprattutto. La finale di Davis è troppo vicina alle Finals, il calendario non l’aiuta di certo. È un tennis da ripensare nella sua complessità, non per compartimenti stagni. Quando lo faranno, non sarà mai troppo tardi".
La rinuncia alle Finali di Coppa Davis di Jannik Sinner "non è bella. Mi dispiace molto, anche per lui. Si mette in fila dietro a quelli che pensano solo ai soldi e non ai tifosi", dice Nicola Pietrangeli, intervistato da 'Repubblica'. E non c'entra la classifica Atp: "Sinceramente non capisco. Rimane comunque numero due, potrà tornare numero uno, ha molti punti, ha molto tempo, molti tornei, cosa cambia? Una scelta incomprensibile, non è una cosa buona rinunciare alla maglia azzurra. Può farlo, nessuno è obbligato. Una volta si faceva, magari qualcuno mandava un certificato medico. Non so per quale motivo ha preso questa decisione, ma avrebbe dovuto comunicarla a inizio stagione. Dire: sento pressione, devo pensare a me, non me la sento. Non farlo sapere all’ultimo, meno di un mese prima. È una questione di coscienza. Neanche di soldi. Ormai gli zeri ai suoi livelli non bastano più. Ha guadagnato milioni e milioni".
Volandri dice: porte aperte in futuro. Da ex capitano condivide? "Cosa deve fare Volandri? Non può punirlo. È il numero uno. Deve incassare, fare il buono e sperare che Sinner ci ripensi", magari "ci farà una sorpresa. Spero fino all’ultimo. Me lo auguro. Chiunque faccia sport aspira alla Nazionale. E la Davis è un campionato del mondo. Non c’è niente di meglio che giocare per il proprio Paese". Però Sinner pensa già al 2026, difficile faccia marcia indietro "Non riesco a trovare una logica. È il suo momento. È all’apice, tutti lo vogliono, tutti lo amano. Una delusione per tutti noi. Questo è uno schiaffo al Paese".

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