
"Il sistema sanitario nazionale italiano, invidiato in tutto il mondo perché universalistico, sta andando verso una difficoltà fisiologica poiché oggi, in ambito di farmaco e di innovazione farmaceutica, la spesa cresce, ma crescerà sempre di più. Pertanto è necessario trovare un nuovo modello organizzativo per cercare di portare la vera innovazione, che fa la differenza al paziente". Lo ha detto Robert Nisticò, presidente dell'Agenzia italiana del farmaco (Aifa), alla 20° edizione del Forum Risk Management in corso fino al 27 novembre ad Arezzo.
"L'Italia ha delle grosse individualità, dove a volte manca lo spirito di squadra - ha osservato Nisticò - Pertanto, è fondamentale lavorare in collaborazione e con lealtà tra tutte le istituzioni per raggiungere l'obiettivo comune della tutela della salute dei cittadini. Per tale ragione, occasioni come queste sono ottime per incontrarsi, per fare proposte e condividere idee. Si tratta di un laboratorio scientifico molto valido".

"Ci deve essere un'innovazione equa e solidale, altrimenti l'innovazione fine a se stessa fa solo danni. Cerchiamo di investire di più e di evitare gli sprechi. E se riuscissimo a evitare tante di quelle cose che, purtroppo, comportano delle spese inutili, potremmo dare una forte mano al nostro meraviglioso sistema sanitario nazionale, che ha tanti difetti, ma è invidiato da tutti nel mondo". Lo ha detto Rocco Bellantone, presidente dell'Istituto superiore di sanità (Iss), al Forum Risk Management che fino al 27 novembre riunisce ad Arezzo la sanità italiana. All'evento "ho sentito parlare di collaborazione leale - ha sottolineato Bellantone - ed è proprio questo il segreto. In linea di massima, in uno Stato efficiente in cui ci siano le Regioni, bisognerebbe avere un coordinamento centrale, lasciando ad esse la capacità gestionale".

"Ho fatto scelte dolorose per mio figlio. E mio marito mi ha salvata". Martina Colombari, protagonista della puntata di Belve in onda stasera su Raidue, si commuove nell'intervista con Francesca Fagnani. Dai problemi del figlio Achille al rapporto con il marito Alessandro, la modella - attualmente concorrente di Ballando con le stelle - si confronta con le domande della conduttrice.
Le difficoltà di Achille
Colombari si commuove quando parla delle difficoltà del figlio Achille. "Questo vi ha più unito o allontanato con suo marito?", chiede Fagnani: "Ci ha rafforzato come coppia e come famiglia. Se si ammala un familiare si ammala tutta la famiglia". "Quando ci sono stati episodi gravi come si è comportata?", domanda la giornalista. "Non sono una super mamma. Sono una mamma che ha agito con il cuore, che ha chiesto aiuto. Si trattava di mettere in sicurezza nostro figlio, anche con scelte dolorose. Ma se tu hai un figlio con un tumore gli fai fare la chemioterapia e se hai un figlio che ha degli episodi psicotici o un suo malessere e non sai come poterlo aiutare, devi farlo fare a chi ne è competente", risponde Colombari. "Suo marito ha detto che lei è stata un gigante", prosegue Fagnani. "Un anno fa è stato lui a costringermi a farmi curare, non stavo bene. Lui mi ha salvata", rivela Colombari. "Ha tutto per essere felice o le manca qualcosa?", chiede Fagnani e lei, con gli occhi lucidi, preferisce non rispondere.
Una vita con Billy Costacurta, prima la storia con Tomba
Nello studio di 'Belve' Colombari racconta poi la sua lunga storia con Billy Costacurta non priva di 'inciampi'. "Una volta ha detto che lui è Rocco Siffredi. In che senso?", chiede Fagnani. "Mio marito mi dice sempre che ho un gran sedere", risponde ridendo Colombari. E sulla relazione con Alberto Tomba a Fagnani rivela: "È stato un amore. Se non fosse stato per il suo entourage sarebbe andata avanti anche di più".
Fagnani le ricorda che "nella sua autobiografia ha scritto che dopo la storia con Tomba ha volato di fiore in fiore come un'ape ebbra di miele". "Avevo vent'anni. Erano storielline…" replica Colombari. "Ma lei scrive anche – insiste ancora Fagnani - che dopo un anno definito sentimentalmente e sessualmente 'da puledra a briglia sciolta' arriva, a 21 anni, a darle una calmata Costacurta" e Colombari si affretta a rispondere: "Sì, ma le prime ginocchia me le sono sgretolate con mio marito, non con quelli prima. Aveva la moquette in casa...". "Fa bene a specificarlo", chiosa a quel punto Fagnani con un sorriso.

"Il cammino è iniziato 3 anni fa con l'insediamento del nuovo ministro della Salute, Orazio Schillaci, che ha dato l'input fondamentale per rafforzare il sistema sanitario nazionale, partendo dalle risorse. In questi 3 anni sono state stanziate una quantità di risorse come non si era mai vista in passato. Tuttavia, tali risorse da sole non sono sufficienti" e inoltre "non devono essere distribuite a pioggia, ma finalizzate per obiettivi specifici che riflettono i fabbisogni reali della popolazione. Lo abbiamo iniziato a fare e continuiamo a farlo". Così Francesco Saverio Mennini, capo Dipartimento Programmazione, dispositivi medici, farmaco e politiche in favore del Ssn del ministero della Salute, intervenendo al Forum Risk Management in corso ad Arezzo.
"Abbiamo fatto il Ddl sulle liste d'attesa che, come ministero della Salute, ci dà la possibilità, insieme anche all'Agenas - Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali, di verificare la situazione reale nelle singole Regioni - ricorda Mennini - Pertanto, monitorando questi dati, è importante riuscire a intervenire laddove si creano situazioni di inefficienza, che non garantiscono l'assistenza che richiedono i cittadini. Abbiamo già implementato una serie di interventi utili a rafforzare l'assistenza territoriale. I risultati non si possono vedere da un anno all'altro - precisa - ma col tempo si iniziano a vedere risultati importanti e interessanti nelle realtà che sono andate più avanti e che hanno iniziato prima. E' stato fatto un piano straordinario per l'assunzione dei medici, e degli infermieri. Per la prima volta nella storia del sistema sanitario nazionale abbiamo incrementato il Fondo per la prevenzione e questo credo che sia uno degli aspetti fondamentali, perché investire nella prevenzione è a tutela proprio dei cittadini stessi". Inoltre, "stiamo lavorando sulla scrittura di un Piano sanitario nazionale, che manca da circa 15-18 anni: la prima bozza è stata già scritta - sottolinea Mennini - Adesso inizieranno le interlocuzioni con Agenas, l'Istituto superiore di sanità e le Regioni, in modo da arrivare al prossimo anno con una definizione del Piano sanitario nazionale".
"Credo che questo sia il percorso fondamentale che bisogna continuare a portare avanti, tenendo presente che l'obiettivo non è risparmiare e ridurre - puntualizza il capo dipartimento - ma considerare la sanità come un investimento, cercando di rispondere ai bisogni della popolazione e ridurre il gap che purtroppo esiste tra alcune regioni rispetto ad altre. Questo è l'obiettivo che ci siamo posti insieme a tutte le riforme che stiamo mettendo in piedi, non ultima quella sull'assistenza ospedaliera e territoriale, che vedrà anche la definizione di nuovi standard che serviranno nuovamente a garantire un accesso più rapido ai trattamenti e alle cure per tutti i cittadini". Già con le risorse "che abbiamo messo per quanto riguarda il piano straordinario delle assunzioni e agli investimenti sulla sanità digitale e sull'intelligenza artificiale - rimarca Mennini - ogni anno stiamo rivedendo fondi aggiuntivi, che non sono straordinari: tutte le risorse di cui si è sentito parlare in questi ultimi mesi, i famosi 7,4 miliardi di euro in più che abbiamo messo per il 2026, sono finalizzati e a decorrere. Pertanto, negli anni successivi, ci troveremo queste risorse che serviranno a sostituire i fondi che sono stati messi" a disposizione "dal Pnrr".

Convalidato oggi, martedì 25 novembre, dalla gip del tribunale di Genova Martina Tosetti il fermo di Salvatore Panzica, 66 anni, accusato di aver accoltellato sabato l’ex compagna Maria M[1]. di 75 anni, nella sua abitazione di Montoggio.
L’uomo, difeso dall’avvocata Sara Bellomo, resta in carcere con l’accusa di tentato omicidio. Per la giudice sono evidenti il pericolo di fuga ( Panzica è senza fissa dimora) la recidiva reiterata specifica e l’elevato rischio di reiterazione, considerati anche precedenti episodi di lite domestica.
Il provvedimento della gip ricostruisce la violenza di sabato, quando la donna è stata raggiunta da sei coltellate all’addome, al ventre, alla schiena e sotto l’ascella. A salvarla sono state una vicina di casa e un’amica, che hanno riferito di aver sentito le urla "Aiuto, aiuto, mi sta ammazzando".
Le due, trovata la porta socchiusa, si sono trovate davanti Panzica che stringeva la vittima e le tappava la bocca per impedirle di gridare. Quando una ha tentato di chiamare i soccorsi, l’uomo le ha strappato il telefono, lo ha distrutto e si è dato alla fuga.
Rintracciato all’una della notte tra sabato e domenica in una cascina della donna, Panzica ha fatto trovare anche il coltello da 14 centimetri. Nell’interrogatorio ha ammesso una sola coltellata, sostenendo che le altre ferite sarebbero state provocate accidentalmente dalla vittima rotolando sul coltello. Una versione definita non credibile dalla gip, che ha rilevato l’assenza di tracce ematiche compatibili con tale dinamica. La 75enne resta ricoverata con ferite gravissime.

I pagamenti elettronici sono sempre più diffusi ma il contante 'deve sopravvivere'. Benché la possibilità di pagare cash figuri fra i desideri della popolazione, anche in Svizzera si registra una propensione a utilizzare strumenti alternativi. È quanto emerso dalla tavola rotonda sul tema organizzata dall'’Amministrazione federale delle finanze (AFF) da cui è scaturita una serie di principi volti a consentire anche in futuro l'accesso al contante.
Secondo una nota dell'AFF, le cifre parlano chiaro: se nel 2017 in Svizzera oltre il 70% dei pagamenti avveniva in contanti, nel 2024 la quota si è ridotta a circa il 30%. Negli ultimi due anni sono state constatate sempre maggiori limitazioni all'accettazione del contante, per esempio nel commercio al dettaglio, nel settore delle attività artistiche e di intrattenimento, così come nei trasporti pubblici. Al contempo è diminuito il numero di distributori automatici di banconote, sportelli bancari e uffici postali.
Nel corso della tavola rotonda, organizzata dall'AFF assieme alla Banca nazionale svizzera (BNS), cui hanno partecipato circa 50 persone in rappresentanza di cantoni, banche, imprese di trasporto valori, commercianti al dettaglio, fornitori di servizi - come la Posta - e associazioni economiche e di consumatori, sono state presentate le linee guida per gli operatori dell'infrastruttura di gestione del contante volte a garantire l'accesso a questo mezzo di pagamento anche in presenza di un calo nell'utilizzo e a evitare un ridimensionamento non coordinato di tale infrastruttura.
Gli esperti si concentrano su come sviluppare la rete di accesso al contante. La Borsa e la Posta hanno recepito le conclusioni degli esperti e hanno avviato uno studio finalizzato a valutare la possibilità di un utilizzo condiviso dei punti di accesso al contante da parte di diversi operatori ("pooling").
Circa i trasporti pubblici - un tema scottante visto che sempre più società tendono a limitare l'uso del contante - il settore prevede che, in futuro, fino al 90% dei viaggiatori acquisterà i propri biglietti in modalità digitale. Questa evoluzione si traduce in una riduzione delle possibilità di pagamento in contante.
Tuttavia, in quanto parte integrante del servizio pubblico, bus e treni devono rimanere accessibili a tutti. Per questo le imprese stanno pensando a soluzioni concrete per garantire l'accesso ai trasporti pubblici anche a coloro che non possiedono uno smartphone o una carta di credito.
Con l'adesione ai principi, gli istituti rappresentati nel gruppo di esperti si impegnano a predisporre un'infrastruttura di gestione del contante adeguata per la popolazione e le imprese nel limite delle loro possibilità economiche e tenendo conto di considerazioni di sicurezza. L'intento? Contrastare un ridimensionamento eccessivo di detta infrastruttura. Tali principi, che non hanno carattere vincolante, offrono agli operatori che gestiscono il contante una base per le decisioni di politica aziendale.
La rete dei punti d'accesso rilevanti - filiali bancarie, uffici postali e i distributori automatici di banconote - è concepita per offrire alla popolazione la possibilità di prelevare in particolare banconote per i propri pagamenti. Le imprese devono poter prelevare denaro da usare come resto e versare sul proprio conto le eccedenze.
Più un servizio - leggi: prelievi e versamenti di banconote e monete in franchi - è utilizzato, più i punti di accesso che lo forniscono devono essere raggiungibili. La raggiungibilità è misurata in base al tempo di percorrenza impiegato dalla popolazione e dalle imprese, con veicoli a motore privati o con mezzi di trasporto pubblici. La restrizione degli orari di accesso motivata da considerazioni di sicurezza da parte degli operatori è possibile.
Questa tavola rotonda, la seconda del genere, si è tenuta a pochi mesi dalla votazione dell'8 marzo 2026 sull'iniziativa popolare "Sì a una valuta svizzera indipendente e libera con monete o banconote (Il denaro contante è libertà)" e il relativo controprogetto diretto "Decreto federale concernente l'unità monetaria svizzera e l'approvvigionamento in numerario".
L'iniziativa, lanciata dal Movimento svizzero per la libertà, chiede di modificare l'articolo 99 della Costituzione federale affinché il denaro contante sia sempre disponibile in quantità sufficiente e che la sostituzione del franco con un'altra moneta sia sottoposta al voto del popolo e dei cantoni.
Il Consiglio federale ha deciso di contrapporre a questa proposta un controprogetto diretto, poiché riconosce l'importanza delle monete e delle banconote per l'economia e la società. L'iniziativa è però considerata poco precisa, da qui l'idea di contrapporre un altro testo che ha raccolto i favori della maggioranza del plenum.

Hamas e la Jihad islamica hanno consegnato il corpo di un ostaggio a Israele. Secondo la Jihad, il corpo è stato ritrovato ieri a Nuseirat, nel centro di Gaza. I militari delle Forze di difesa israeliane nella Striscia di Gaza hanno ricevuto il feretro consegnato alla Croce Rossa nella parte centrale della Striscia di Gaza. Se l'identità dell'ostaggio verrà confermata una volta riportata la salma in Israele, Hamas dovrebbe riconsegnare ancora i corpi di due ostaggi.
L'Idf ispezionerà il feretro prima di avvolgerlo nella bandiera israeliana e tenere una breve cerimonia officiata da un rabbino militare. La salma verrà quindi trasportata all'istituto di medicina legale Abu Kabir a Tel Aviv per l'identificazione.

"Non riesco a essere così giudicante rispetto a chi fa una scelta diversa di vita. E dico 'attenzione a pensare all'autarchia della società occidentale', perché non è detto che la nostra sia la via giusta. È lecito che le persone facciano scelte diverse purché queste non vadano ovviamente a nuocere al normale sviluppo dei ragazzi". A commentare con l'Adnkronos il caso della famiglia anglo-australiana che vive nel bosco di Palmoli, in provincia di Chieti, i cui figli sono stati allontanati dai servizi sociali, è la conduttrice tv Camila Raznovich, cresciuta prima in giro per il mondo con i suoi genitori, vivendo negli Ashram della comunità di Osho, tra Italia, Inghilterra e India, e per un periodo, a 10 anni, mandata a vivere in una comunità di soli ragazzi a Londra, dove i bambini più grandi si occupavano dei più piccoli.
La conduttrice ribadisce più volte una premessa: "Su questa vicenda sono troppe le cose che non conosco per avere un'opinione sul fatto che sia stato bene o no allontanare i bambini dai genitori. E penso anche che troppe persone parlino a vanvera senza avere dettagli. Ma voglio pensare che - sostiene - se li hanno portati via ci sia qualcosa di più rispetto[1] alla scelta di vivere nel bosco o al fatto di avere il bagno all'esterno. Anzi, da quel punto di vista, credo che i bambini crescano molto più svegli e adattabili, secondo la teoria di Darwin, rispetto ai nostri viziati con riscaldamento a 24 gradi durante l'inverno". E ancora, sul fatto che i bambini non frequentassero la scuola, Camila Raznovich sottolinea: "È evidente che se si chiama scuola dell'obbligo un motivo c'è, ma è anche vero che loro facevano 'homeschooling', che è una roba che si fa anche in famiglie super aristocratiche e super nobili. E allora ci si chiede: nelle famiglie aristocratiche è valido e in quelle magari più semplici no perché è una scelta di vita?".
Ricordando poi il suo passato, Camila prosegue: "Se questi sono i criteri di giudizio, i servizi sociali avrebbero dovuto togliere anche noi dalle famiglie, visto che ho frequentato una scuola autodidatta in comunità quando ero in Inghilterra, era 'homeschooling' dove i più grandi insegnavano ai più piccoli. E poi in qualche modo - riflette - per me è stato così, visto che sono stata mandata lontano, da sola. Nel mio caso, a dire il vero - riflette - sono andati molto vicini al nuocere, al fare cazzate, per fortuna è andato tutto bene. Erano altri tempi, erano gli anni '70, c'era un'attenzione diversa e la filosofia del 'ciò che non ammazza rende più forte'".
Dunque, ribadisce la conduttrice televisiva "non riesco a essere così giudicante e andrei con i guanti di velluto. Sempre che, torno a ripeterlo, se ci sono evidenze di malcontento, di salute, di povertà scolastica o di sofferenza dei ragazzi allora è un'altra storia. Ma per me la scelta tout court di vivere nei boschi resta rispettabile e da non giudicare a priori. Anche perché - conclude - chi l'ha detto che i nostri ragazzi sono più sani o stanno meglio dei bambini della casa del bosco abruzzese?", conclude.
Uomo bloccato col taser dalla polizia di Stato a Nuoro...
Oggi la firma. Todde, 'i territori tornano protagonisti'...
Eventi all'Inps e all'Università di Cagliari, denunce in aumento...
Tensioni tra assemblea ed esecutivo, Pd ne lascia a casa 15...
'Aprire un dialogo costruttivo con il sindaco Nizzi'...
Milleduecento solo a Cagliari le attività nei pubblici esercizi... 
“Suzuki, fin dalla sua fondazione, ha nel dna la volontà di migliorare la vita dei propri Clienti e anche dei potenziali Clienti, attraverso diversi metodi, uno dei quali è il prodotto che conosciamo, quindi le auto, le moto o i motori fuoribordo, tutti orientati a cercare di impattare il meno possibile sulle risorse del pianeta. In effetti, Suzuki investe molto e investirà molto sul risparmio di massa del peso delle vetture: dove c'è meno acciaio, meno alluminio e meno plastica sicuramente si è sfruttato meno il nostro pianeta, che ha risorse limitate”. Così Massimo Nalli, Presidente e Ceo di Suzuki Italia, ha commentato la strategia tecnologica che il brand giapponese ha annunciato a livello globale per i prossimi 10 anni. (Video[1])
Tra gli obiettivi di Suzuki c’è anche quello di porsi come leader della mobilità del futuro: “Uscendo dai tre prodotti classici – spiega Nalli - Suzuki sta sviluppando anche una micro mobilità, pensata, ad esempio, per le persone che sono avanti con l'età, che in Giappone come in Italia sono una forte componente della popolazione. Inoltre, robot innovativi che possono agire anche come trasporto di emergenza in scenari ostili come quelli delle calamità naturali”.
L’incontro con Nalli ha offerto anche l’opportunità di analizzare l’andamento dell’anno che sta per concludersi. “Il mercato del 2025 non è stato particolarmente frizzante. Alla fine di ottobre perdeva poco meno del 3% e il mese di novembre sta facendo un pareggio con l'anno scorso. Suzuki si sta muovendo molto bene, difendendo il 2% di quota di mercato, tenendo presente che, a causa di normative sempre più stringenti sui motori termici, abbiamo perso un modello importante come Ignis. Per fortuna, abbiamo Swift, che appartiene allo stesso segmento e ha tutte le caratteristiche che ci si aspetta da una Suzuki, compresa la trazione integrale”.
Ecco perché, per i prossimi 10 anni Suzuki ha pensato a una strategia tecnologica “multi-strada” che non scommetterà su una tecnologia vincente sulle altre, ma terrà aperte diverse vie. Per quanto riguarda l'Europa dipenderà dalla normativa. Suzuki sta guardando con molta attenzione questa fase decisionale e politica, dove si potrebbero aprire scenari che fino a qualche anno fa sembravano essere completamente chiusi dall'unica soluzione che l'Europa sembrava volere, quella dell'elettrico”.
Nel 2026 Suzuki presenterà per la prima volta modelli elettrici come eVitara che “è già acquistabile, anche se non ancora fisicamente arrivata nelle concessionarie Suzuki italiane, ed è il primo esempio di vero fuoristrada con trazione elettrica. È una vettura dotata di due motori, uno sull'asse anteriore da 174 cavalli e uno sull'asse posteriore da 65 cavalli. Una vettura performante che, nella tradizione Suzuki, ha un'ottima trazione anche in fuoristrada. Sarà la prima proposta di soluzione elettrica, ma nella visione di Suzuki non sarà l'unica tecnologia del futuro – sottolinea. Continueremo a investire sull'ibrido, che è il segmento che il mercato ha dimostrato di gradire maggiormente. In alternativa all'ibrido e all'elettrico, Suzuki sta investendo molto nei biocarburanti, in particolare quelli derivati dagli scarti dell'agricoltura, l'etanolo e quelli che sono, invece, derivati dagli scarti degli allevamenti, il biometano” conclude.

In occasione della Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne, oggi a Milano la storica Palazzina degli Orafi, sede di Fondazione Fiera Milano, sarà illuminata di rosso. Un segno con cui la Fondazione desidera ribadire la necessità di mantenere alta l’attenzione su un tema che continua a rappresentare un’emergenza sociale. Lo rende noto la stessa Ffm, sottolineando che i numeri confermano la gravità e la diffusione della violenza di genere nel nostro Paese: sono circa 6 milioni e 400mila le donne italiane tra i 16 e i 75 anni che hanno subìto nel corso della vita almeno una forma di violenza fisica o sessuale. Nel dettaglio, il 18,8% ha subìto violenze fisiche, mentre il 23,4% ha subìto violenze sessuali.
"In una giornata come questa -spiega il presidente di Fondazione Fiera Milano, Giovanni Bozzetti- è fondamentale ribadire che ciascuno, nel proprio ruolo, ha il dovere di contribuire alla costruzione di una cultura fondata sul rispetto e sulla tutela. Illuminare la nostra sede è un gesto semplice, ma rappresenta il nostro impegno nel sensibilizzare la comunità e nel ricordare che la violenza non è mai un fatto privato: è una ferita collettiva, che richiede responsabilità, consapevolezza e azioni concrete".
Fondazione Fiera Milano, da sempre legata al territorio da un forte rapporto di reciprocità, rafforza il proprio impegno nel promuovere uguaglianza e integrazione sociale, elementi essenziali per lo sviluppo della comunità. Attraverso iniziative mirate a favorire l’inclusione e ridurre le diseguaglianze, la Fondazione pone l’innovazione sociale al centro del suo operato, sostenendo progetti ad alto impatto e collaborando con enti e istituzioni. Le recenti emergenze sociali globali hanno confermato questa vocazione, che continuerà a guidarne le attività future, con particolare attenzione alle fasce più fragili. Con questa iniziativa, la Fondazione rinnova infine la propria adesione alle campagne di sensibilizzazione contro ogni forma di violenza e discriminazione, promuovendo un messaggio di solidarietà e rispetto.

“Alla luce dell’evoluzione dei rapporti tra Italia e Paesi del Golfo, riteniamo che questa sia la fase ideale per aprire una nuova stagione di cooperazione. Per questo Protom ha definito un piano industriale che prevede, nei prossimi cinque anni, investimenti mirati proprio nell’area del Golfo, con l’obiettivo di avviare partnership stabili nei settori dell’innovazione”. Lo dichiara in un’intervista all’Adnkronos/Labitalia il fondatore di Protom, Fabio De Felice, a margine del Forum imprenditoriale Italia Arabia Saudita, iniziato oggi a Riad. De Felice da anni è tra i membri italiani della task force dedicata al digitale del B20, il business forum del G20.
L’azienda è certificata Elite, il programma di Borsa Italiana per le aziende ad alto potenziale ed è entrata in TechShare è il programma di preparazione alla quotazione di Euronext dedicato alle società tecnologiche. “Da oltre trent’anni - spiega - Protom lavora per portare soluzioni ad alto valore aggiunto alle imprese e alle istituzioni, con un approccio che combina competenze tecniche, cultura del progetto e una forte identità italiana. L'azienda è la prima kti company italiana che opera in diversi settori dell’innovazione tecnologica, dalla digital transformation allo smart manufacturing”.
“L’intervento del ministro Tajani a Riad - commenta - conferma una realtà che come imprenditori italiani percepiamo da tempo: l’Arabia Saudita non è più soltanto un mercato in espansione, ma un partner strategico con cui costruire progetti di lungo periodo. La Vision 2030 rappresenta una delle più grandi trasformazioni economiche al mondo, e l’Italia ha oggi l’opportunità di inserirsi in modo strutturale in questo processo. Quello che emerge dal summit è un messaggio chiaro: non parliamo solo di scambi commerciali, ma di cooperazione industriale, di innovazione condivisa e di investimenti bilaterali".
Secondo De Felice ,"il fatto che siano già stati siglati accordi per circa 10 miliardi di dollari conferma che i due Paesi stanno costruendo un vero partenariato, che unisce know-how italiano e capacità di investimento saudita. Rispetto ai piani strategici della mia realtà intravedo diverse scenari in diversi settori dall’energia alla transizione sostenibile alla tecnologia. L’Italia ha competenze tecnologiche d’eccellenza su varie dimensioni tecnologiche mentre l’Arabia Saudita sta investendo in modo massiccio su questi fronti. L’incontro tra queste due realtà può generare filiere nuove e progetti ad alta scalabilità”.
“Queste aree - sottolinea - unite al nuovo corridoio economico tra India, Medio Oriente ed Europa, offrono all’Italia la possibilità di posizionarsi come piattaforma mediterranea della crescita. Per questo ritengo che sia il momento giusto per un approccio più integrato: imprese, università e istituzioni italiane devono presentarsi come un unico sistema in grado di costruire valore, non solo di vendere prodotti. L’Italia e l’Arabia Saudita hanno oggi una convergenza strategica: loro cercano tecnologia e competenze, noi cerchiamo nuovi mercati e stabilità nelle catene del valore. La collaborazione tra i due Paesi può essere una leva fondamentale per la nostra competitività globale”.

Contrastare la violenza sulle donne favorendone l'indipendenza economica. Una battaglia sociale, culturale e valoriale che i Consulenti del lavoro conducono attraverso l'intesa siglata con la 'Fondazione Doppia Difesa', con l’obiettivo di ampliare le opportunità lavorative delle vittime di violenza attraverso la formazione, l'inserimento e la ricollocazione nel mondo del lavoro.
In occasione della Giornata internazionale per l'eliminazione della violenza contro le donne del 25 novembre, la categoria mette a disposizione un opuscolo illustrativo che riassume le misure esistenti per aiutare le donne a ritrovare la loro libertà.
Dal sostegno economico per l’autonomia abitativa e personale, agli incentivi alle assunzioni per i datori di lavoro fino al congedo retribuito e all’assegno di inclusione.

Il presidente della Regione Lazio, Francesco Rocca, ha inaugurato l'Unità di Medicina d'urgenza del Policlinico Tor Vergata di Roma, realizzata grazie ai fondi del Giubileo e destinati al Dipartimento di Emergenza e Accettazione (Dea). L'intervento, consegnato nei tempi programmati - si legge in una nota - costituisce un tassello strategico nel rafforzamento dell'area dell'Emergenza e Urgenza, in un contesto di crescita costante degli accessi al Pronto soccorso. Negli ultimi anni, infatti, il Policlinico Tor Vergata ha registrato un incremento significativo della domanda assistenziale urgente, con un aumento dei pazienti ad alta complessità clinica e un ricorso più frequente ai percorsi di osservazione e trattamento intensivo. Il completamento dell'Unità di Medicina d'urgenza risponde a questa esigenza, offrendo nuovi spazi, tecnologie avanzate e un'organizzazione più efficiente per la presa in carico dei pazienti acuti.
Situata al 4° piano della Torre 8, la nuova unità - descrive la nota - dispone di 20 posti letto, già pienamente operativi. La dotazione comprende: 14 posti letto di degenza ordinaria (6 stanze doppie e 2 stanze singole, di cui una con bagno accessibile alle persone con disabilità); 6 posti letto monitorizzati, conformi agli standard della Terapia sub-intensiva, collocati in 3 stanze doppie poste all'ingresso del reparto. Gli spazi sono stati progettati per garantire un'assistenza tempestiva, continuativa e multidisciplinare, facilitando la gestione dei pazienti che necessitano di monitoraggio clinico avanzato e/o di una rapida stabilizzazione prima del trasferimento nei reparti specialistici.
L'intervento di ristrutturazione e completamento ha interessato circa 1.000 metri quadrati di superficie funzionale, cui si aggiungono circa 300 metri quadrati di aree comuni e spazi di attesa, per un investimento complessivo pari a 4.209.000 euro. L'ampliamento permette al Dea di disporre di percorsi assistenziali più fluidi, riducendo tempi di attesa e congestione nelle aree ad alta intensità del Pronto soccorso. Con questo intervento strategico - conclude la nota - il Policlinico Tor Vergata conferma il proprio impegno nel migliorare la qualità dei servizi e nel rendere il percorso di emergenza-urgenza più efficiente, accessibile e adeguato ai bisogni di una popolazione in continua evoluzione.

Regione Lombardia chiede che l’Europa riconosca la ‘specialità’ delle zone alpine come ‘ambiti economicamente fragili’, dunque meritevoli di maggiori investimenti e politiche ad hoc, con l’obiettivo di creare condizioni favorevoli per residenti e imprese e mitigare così i fenomeni di spopolamento.
La proposta lombarda è stata presentata oggi dall’assessore regionale allo Sviluppo economico, Guido Guidesi, durante assemblea generale di Eusalp (l’Alleanza europea delle regioni alpine) in corso di svolgimento a Innsbruck, in Austria.
L’idea è mutuare a livello europeo e transnazionale l’esperienza delle ‘Zone economiche speciali’, prevedendo per le aree montane una serie di strumenti specifici (incentivi, agevolazioni e semplificazioni normative) comuni ai diversi territori transfrontalieri, in modo da creare uno ‘spazio economico alpino’ attrattivo per le aziende e in particolare per l’imprenditorialità giovanile.
“Riconoscere a livello europeo le 'Zone montane' come 'Aree di interesse strategico' – ha detto Guidesi – significa individuare e ‘mettere a sistema comune’ azioni applicabili in modo ampio e trasversale su tutte le Alpi. Occorre offrire nuove opportunità soprattutto ai giovani, attrarre capitali e talenti, implementare gli investimenti in infrastrutture fisiche e digitali. Le risposte devono essere strutturali e coordinate, anche per riequilibrare situazioni di svantaggio territoriale e di squilibrio tra zone confinanti”.
Per ottenere questi risultati, secondo l’assessore Guidesi, è anzitutto fondamentale rafforzare la ‘governance’ e il peso politico di Eusalp, la ‘Strategia Macroregionale Alpina’ attiva dal 2013 che coinvolge 7 Paesi (80milioni di cittadini) e 48 istituzioni tra Regioni, Lander, Cantoni e Province Autonome accumunati dalla medesima area geografica. Si tratta dell’unico ente europeo a cui partecipa anche la Svizzera.
“C’è la necessità – ha proseguito Guidesi - che l’Unione Europea strutturi una politica di bilancio sulla Macroregione Alpina a favore di progetti di dimensione interregionale e transfrontaliera. Eusalp deve diventare una piattaforma politica più incisiva, attraverso cui intensificare la cooperazione transnazionale tra i territori alpini e il confronto costruttivo con la Commissione Europea e tutti i decisori europei”.
La proposta operativa della Lombardia prevede, come prima fase, una mappatura delle ‘buone pratiche’ già attivate nei territori Eusalp da metter a ‘fattor comune’; una condivisione degli ambiti di azione prioritari; una ricognizione delle fonti di finanziamento attivabili, anche attraverso il ricorso a partnership pubblico-private; una definizione degli indicatori di monitoraggio per stabilire l’impatto e l’efficacia delle misure condivise.
“Solo agevolando la nascita e il consolidamento di una nuova generazione di imprenditori che vivono e lavorano in montagna – ha evidenziato Guidesi – possiamo innescare uno sviluppo economico strutturale e positivo. Come Lombardia vogliamo essere promotori di una nuova visione europea che rafforzi l’alleanza, la cooperazione e l’integrazione tra territori simili dal punto di vista sociale ed economico, i quali devono godere delle stesse condizionalità. La Macroregione Alpina può e deve giocare un ruolo più significativo e operativo sullo scenario continentale”.
“Le Olimpiadi invernali del prossimo anno – ha affermato Guidesi - saranno una straordinaria opportunità per i nostri territori, ma oggi abbiamo chiesto ai colleghi un ruolo più forte e più attivo politicamente di Eusalp, affinché anche tutti gli effetti positivi di eventi così straordinari possano rimanere e consolidarsi. Continuo a pensare che solo attraverso un ruolo attivo e sinergico tra regioni transfrontaliere possa concretizzarsi quell'Europa che ci hanno raccontato a scuola”.

"Un po' di finzione c'è...". Guillermo Mariotto ospite oggi, martedì 25 novembre, a La volta buona ha commentato il durissimo scontro andato in scena in diretta sabato scorso a Ballando con le stelle tra Barbara D'Urso e Selvaggia Lucarelli.
Le due, definite dallo stilista e giudice "prime donne", si sono confrontate in un botta e risposta accesso, probabilmente il più forte di questa edizione del dance show di Rai 1[1]. Tutto era cominciato dopo l'esibizione della conduttrice televisiva, in coppia con Pasquale La Rocca, quando la giurata l'aveva 'rimproverata' di nascondersi dietro il proprio ballerino. Un'accusa che Barbara D'Urso aveva respinto con ironia.
Lucarelli aveva poi alimentato lo scontro tirando in ballo contenuti pubblicati da Barbara sui social: "Tu dici che sei sottoposta a una demolizione psicologica lenta e logorante, e che questo programma è un purgatorio televisivo", aveva detto Lucarelli. "Sei qui per giudicare o per parlare di cosa scrivo sui social? Ecco perché mi fai ridere", aveva replicato D'Urso. Un'escalation fino al punto in cui D'Urso ha perso la pazienza: "Se continui a interrompermi sei scostumata". "Il pubblico si conquista con un po' di verità e tu non ce la regali mai", aveva concluso Lucarelli, chiudendo il confronto.
"È stato un confronto cavalleresco. Bisogna dire che un po' di finzione c'è... è un po' il ruolo del personggio, no?", ha cercato di spiegare Mariotto, giustificando l'attacco della collega Lucarelli alla conduttrice televisiva. Una lettura diversa quella di Rossella Erra, ospite anche lei a La volta buona: "Selvaggia con quell'attacco è entrata nella sfera privata di Barbara. Non era più solo la gara, ecco perché Barbara diceva 'un giudice non dovrebbe fare questo'".

Acea, primo operatore idrico italiano e secondo in Europa con 10 milioni di italiani serviti e 10 milioni all’estero, ha firmato un accordo con Mowah, azienda saudita di infrastrutture idriche ed energetiche per partecipare alla gara sulle attività di revamping e gestione operativa degli impianti di depurazione delle acque reflue in Arabia Saudita. L’intesa è stata firmata da Pierfrancesco Latini, Chief Risk Management, Sustainability & International Officer di Acea e Faisal Al Rayes, Amministratore delegato di Mowah con il fine di partecipare congiuntamente a progetti a lungo termine parte del bando della National Water Company, la società statale saudita che gestisce i servizi idrici e di trattamento delle acque reflue nel Paese. Fondata nel 2008 e interamente di proprietà del Public Investment Fund (Pif), la Nwc fornisce acqua, raccoglie e tratta le acque reflue e gestisce le tariffe di servizio, operando secondo principi commerciali e standard internazionali.
“Siamo molto soddisfatti del primo accordo con Mowah, una realtà di primo piano nello sviluppo e nella gestione delle infrastrutture idriche ed energetiche in Arabia Saudita. Si tratta di un passo significativo nella strategia di internazionalizzazione di Acea che punta a contribuire allo sviluppo in ambito idrico e ambientale, in particolare nella gestione dei rifiuti, confermando la nostra volontà di mettere a disposizione competenze, tecnologie e capacità operative per contribuire ai grandi processi di trasformazione in atto nel Paese nell’ambito della Vision 2030", sottolinea Pierfrancesco Latini, Chief Risk, Sustainability & International Officer del Gruppo Acea. "Per Acea, primo operatore idrico in Italia e secondo in Europa, poter contribuire allo sviluppo di sistemi idrici resilienti e avanzati in un mercato strategico come quello saudita è una straordinaria opportunità. Siamo pronti a lavorare insieme a Mowah e alle istituzioni saudite per generare valore condiviso e promuovere modelli di gestione sostenibile delle risorse idriche in linea con gli standard internazionali e con le priorità di sviluppo del Regno".
"Per Mowah, questa partnership con Acea si inserisce nel nostro ruolo di sviluppatore e operatore di infrastrutture integrate per acqua, acque reflue ed energia in tutta l’area - sottolinea Faisal Al Rayes, Chief Executive Officer di Mowah - Combinando l’esperienza internazionale di Acea con le competenze di Mowah nello sviluppo e nelle operazioni a livello regionale, lavoreremo insieme per ammodernare asset primari nel settore delle acque reflue, migliorare il riutilizzo e le prestazioni ambientali e sostenere gli obiettivi della Vision 2030 dell’Arabia Saudita per servizi pubblici sostenibili e comunità resilienti".
Acea espande la sua presenza internazionale ed è già presente in America Latina, con una presenza consolidata in Perù, Honduras e Repubblica Dominicana, dove i servizi idrici integrati servono oltre 10 milioni di persone. In Peru svolge attività di gestione operativa con sistema di captazione, trattamento e fornitura di acqua potabile oltre alla manutenzione della rete idrica e fognaria a Lima. Nella Repubblica Dominicana il Gruppo gestisce l’aspetto tecnico-commerciale del servizio idrico, mentre in Honduras gestisce in concessione il servizio idrico a San Pedro Sula. Acea, inoltre, partecipa alla cabina di regia del Piano Mattei per lo sviluppo di infrastrutture idriche nel continente africano.
Il Forum ha visto la partecipazione di oltre 900 aziende, tra cui circa 500 aziende italiane e oltre 450 aziende saudite alla presenza del Ministro degli Esteri Antonio Tajani e del Ministro saudita per gli investimenti, Khalid A. Al-Falih. L’Arabia Saudita è un Paese prioritario nel Piano d’Azione per l’Export italiano e il Business Forum si colloca in un momento storico in cui il Regno sta attraversando una profonda trasformazione economica, guidata dal programma di sviluppo 'Vision 2030'.
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