
Natale con il virus? E' un rischio concreto. E capire quale dei tanti in circolazione è il responsabile del malanno è una sfida. Mentre la stagione dell'influenza entra nel vivo, con l'ascesa anche di una nuova variante del virus A H3N2 (il sottoclade K), "in questi giorni avremo una concentrazione di incontri. Milioni di persone in movimento che si riuniscono per celebrare le Feste, assembramenti eterogenei che rendono più alta la possibilità di trasmissione degli agenti infettivi, soprattutto virus.
Già nei giorni scorsi abbiamo assistito a un aumento del numero dei contagi[1], spinto dai 'riti scolastici' che ogni mattina si ripetono fra alunni, insegnanti, personale degli istituti, adulti che accompagnano i ragazzi. Situazioni che movimentano e mettono in contatto, all'entrata e all'uscita delle scuole, un totale di 20 milioni di persone. Se aggiungiamo adesso le folle degli acquisti natalizi e dei mercatini, i cenoni e gli auguri di fine anno il quadro è completo e lascia prevedere un ulteriore allargamento della platea a rischio contagio", avverte il pediatra Italo Farnetani che, in vista del boom di infezioni respiratorie e dell'avvicinarsi del picco delle sindromi simil-influenzali, propone uno strumento battezzato 'influenzometro' per orientarsi fra i virus in azione in questo periodo. Una sorta di test per capire se si tratta di influenza oppure no. Fermo restando, puntualizza, che "si deve sempre consultare il medico".
Verso boom di casi
"Per i prossimi giorni - spiega all'Adnkronos Salute - si stima che 6 milioni di italiani si sposteranno per turismo. Gli altri si incontreranno per tutti gli eventi natalizi. E sarà molto difficile evitare il contatto ed eventuali contagi. Pertanto si prevede che nelle prossime 2 settimane si avrà un'espansione del numero di malati. A causa dei virus influenzali o degli altri virus, soprattutto respiratori, molto diffusi in questa stagione. "È facile prevedere che dalla fine di questa settimana ci sarà un forte incremento delle tipiche infezioni invernali, soprattutto a carico dell'apparato respiratorio, influenza compresa".
"Il motivo è duplice", dice il camice bianco. Da un lato "l'elevata possibilità di trasmissione di questi patogeni che si diffondono facilmente negli ambienti chiusi". E dall'altro il fattore freddo: "Il brusco abbassamento delle temperature è uno degli elementi che determina la maggior diffusione delle infezioni durante il periodo invernale. Non è il freddo che fa ammalare - precisa - ma quando le temperature sono basse si sta maggiormente in luoghi chiusi, con aria riciclata. I riscaldamenti accesi, poi, rendono l'aria secca impedendo che le particelle di polvere cariche di agenti infettanti vengano abbattute al suolo. In questo modo si spostano leggere perché sono ben asciutte e facilmente fanno breccia nell'apparato respiratorio dei presenti". Il consiglio è di "aprire le finestre almeno 45 minuti al giorno, anche quando fuori è molto freddo, e non tenere mai i riscaldamenti eccessivamente alti. La temperatura di 19 gradi è ottimale, e si può mettere sopra le sorgenti di calore, in primis sui radiatori, un asciugamano di spugna bagnato, che serve a umidificare l'ambiente. Importante non rinunciare a stare all'aria aperta anche quando è freddo".
Influenza sì o no?
Poiché l'influenza non è la sola a circolare in questo periodo, non è sempre lei costringerci a letto. Potrebbe essere qualche virus 'cugino'. "Ecco allora l'influenzometro che ho elaborato per aiutare a distinguere le varie infezioni", argomenta Farnetani. Si tratta nel dettaglio di un percorso scandito da una serie di domande o affermazioni. E, a seconda della risposta che più corrisponde alla situazione di chi sta usando lo strumento, viene assegnato un punteggio. Sommando quelli ottenuti a ogni step, si potrà leggere il risultato: con un punteggio uguale o superiore a 210 "è influenza"; con un totale da 190 a 205 l'esito è "dubbio", ma se rifacendo il questionario il punteggio rientra sempre in questo range "non si tratta di influenza"; con un totale uguale o inferiore a 185 "non è influenza, ma probabilmente si tratta di una malattia dovuta ad altri agenti infettivi". L'influenzometro valuta prima di tutto il periodo in cui si presenta la malattia (da dicembre ad aprile o da maggio a novembre), e se i media hanno già riportato notizie sui primi isolamenti di virus influenzale.
I sintomi
Poi si passano in rassegna i sintomi: dolore e sua localizzazione (alla schiena e alle articolazioni, mal di testa, mal d'orecchie, mal di pancia), febbre (superiore a 38,5° C e per quanti giorni); fastidi agli occhi (arrossati, con dolore quando si guarda lateralmente, con bruciore, con lacrimazione abbondante, appiccicati con secrezione gialla). Nel percorso si valutano anche le condizioni di volto (arrossato o pallido) e pelle (calda e umida, normale), e la presenza di tosse (secca o catarrosa). Si passa poi alla gola (fa male, brucia, è secca), alla voce (rauca o normale), al naso (chiuso, con secrezione chiara e liquida), all'apparato digerente (per capire se sono presenti sintomi come vomito, diarrea o stipsi) e infine si approfondiscono le condizioni generali (malessere, svogliatezza, ci si stanca con facilità, mancanza di appetito). Il test, insomma, aiuta a farsi una cultura personale su come distinguere fra influenza e virus parainfluenzali. "Sarà però il medico a indicare la strada" terapeutica da seguire per lasciarseli alle spalle.

Oltre 500mila tonnellate di cibo finiranno nella spazzatura durante le festività natalizie, con uno spreco che potrà raggiungere anche 80 euro a famiglia. Lo denuncia Assoutenti, che invita le famiglie a una maggiore attenzione per salvare il portafogli in occasione delle feste.
Tra il cenone della Vigilia e il pranzo di Santo Stefano si stima che circa 500mila tonnellate di prodotti alimentari e bevande andranno sprecati, finendo nella spazzatura al termine delle festività – spiega Assoutenti – In termini economici lo spreco di Natale può costare fino a 80 euro a famiglia, soldi letteralmente gettati tra i rifiuti a causa di acquisti eccessivi, gestione poca accorta della cucina e mancato riutilizzo dei cibi.
I cibi 'più sprecati'
I generi alimentari più sprecati a Natale sono senza dubbio i prodotti freschi come frutta e verdura, ma anche pasta, pesce e pane, al termine dei pasti, vengono gettati nell’immondizia, nonostante siano ancora commestibili nei giorni seguenti – ricorda Assoutenti – Tra i prodotti ad alto rischio spreco anche panettoni, pandori e torroni, che possono invece essere riutilizzati per creare nuove ricette dolci o salate, e bevande come spumante, vino e bibite.
Come evitare gli sprechi
“Si tratta di un malcostume che si ripresenta puntuale ogni anno al termine delle festività, e che rischia di costare non poco alle famiglie, considerati i rialzi dei prezzi che interessano il settore alimentare – afferma il presidente Gabriele Melluso – Per questo invitiamo le famiglie a prestare la massima attenzione e salvare il portafogli, partendo da acquisti mirati per pranzi e cenoni, con le quantità che devono essere proporzionate al numero di ospiti in casa, passando per il riutilizzo degli avanzi, ad esempio preparando nuovi piatti nei giorni successivi al Natale partendo proprio dalle rimanenze''.
''Un buon consiglio per risparmiare è anche congelare ciò che si è cucinato e non è stato consumato, e ricorrere alle apposite app per destinare il cibo in eccedenza a chi ne ha più bisogno, in modo da contrastare gli sprechi e al tempo stesso compiere un gesto di solidarietà in favore dei meno fortunati” , conclude Melluso.

Si apre un nuovo fronte tra Washington e l'Europa: gli Stati Uniti hanno vietato l'ingresso a cinque funzionari europei, accusati di 'censura' alle piattaforme online. Tra loro c'è l'ex commissario al Mercato interno, il francese Thierry Breton, che su X ha scritto: "E' tornata la caccia alle streghe di McCarthy?".
Chi sono i 5 funzionari
Secondo quanto riferito su X dalla sottosegretaria di Stato Sarah Rogers, oltre a Breton[1] sono stati colpiti dal divieto d'ingresso due direttori dell'organizzazione tedesca HateAid, impegnata nella lotta contro gli abusi online Anna-Lena von Hodenberg e Josephine Ballon, la prima delle quali insignita a ottobre dell'ordine federale al merito della Repubblica tedesca per il suo lavoro contro la violenza digitale.
Gli altri due funzionari che non hanno avuto il visto sono Imran Ahmed, fondatore del Center for Countering Digital Hate US/UK, e Clare Melford, fondatrice Global Disinformation Index, con sede nel Regno Unito: entrambe le organizzazioni si occupano di contrastare l'odio online e la disinformazione.
HateAid ha definito il provvedimento americano "un atto di repressione", mentre Breton, considerato l'architetto del 'Digital Service Act', che, secondo gli Stati Uniti avrebbe 'imbavagliato' le piattaforme online, ha scritto: "Ricordiamo che il 90% del Parlamento europeo, il nostro organo eletto democraticamente, e tutti i 27 Stati membri hanno votato all’unanimità il Dsa. La censura non è dove pensate che sia".
"Non permetteremo di essere intimiditi da un governo che strumentalizza le accuse di censura per silenziare quelli che combattono per i diritti umani e la libertà di espressione", hanno detto in una nota Ballon e von Hodenberg, ammettendo di non essere rimasti sorpresi dalla misura americana.
La condanna della Francia
Una dura presa di posizione da parte francese è arrivata anche dal ministro degli Esteri Jean-Noël Barrot, che ha contestato le parole del segretario di Stato americano Marco Rubio, secondo cui le leggi europee sono "un attacco a tutte le piattaforme americane ed al popolo americano da parte dei governi Ue". Il Dsa, ha ricordato il capo della diplomazia di Parigi, "è stato adottato democraticamente in Europa per assicurare che quello che è illegale offline lo sia anche online. Non ha in alcun modo una portata extraterritoriale e in alcun modo colpisce gli Stati Uniti. I popoli europei sono liberi e sovrani e non possono lasciare che le regole che governano il loro spazio digitale siano imposte da altri".
Inizialmente, il dipartimento di Stato, prima di identificarli, aveva definito i cinque individui come "attivisti radicali" e organizzazioni non governative “strumentalizzate” che hanno promosso misure di censura da parte di Stati stranieri, guidando "sforzi organizzati per costringere le piattaforme americane a censurare, demonetizzare e sopprimere i punti di vista americani a cui si oppongono".
E su X Rubio aveva scritto: "Per troppo tempo, gli ideologi in Europa hanno guidato sforzi organizzati per costringere le piattaforme americane a punire i punti di vista americani a cui si oppongono”. L'amministrazione Trump non tollererà più questi atti eclatanti di censura extraterritoriale". Il capo della diplomazia americana ha quindi anticipato che il dipartimento di Stato sta avviando divieti di ingresso contro quelle che ha descritto come figure di spicco del “complesso industriale della censura” globale, con la possibilità di ampliare l'elenco “se altri non invertiranno la rotta”.

Su quasi otto tavole su dieci (77%) dominerà il pesce per la vigilia di Natale, mantenendo viva la tradizione del 'mangiare magro' nelle cucine italiane, sostenuta dalla flotta peschereccia nazionale nonostante le sfide dei cambiamenti climatici e l’impennata dei costi operativi. Lo rivela un’indagine Coldiretti/Ixe’ diffusa alla vigilia del 24 dicembre, che conferma l’astensione dalla carne su quasi tutte le tavole, con quest’ultima comunque protagonista in una casa su cinque (20%), mentre solo il 3% opterà per menu totalmente vegetariani o vegani.
Il pesce più mangiato
Tra i protagonisti delle cene festive – evidenzia Coldiretti – spicca il pesce italiano, da alici e vongole a sogliole, triglie, anguilla, capitone e seppie. La ricca offerta ittica permette una grande varietà di piatti, grazie alla tradizione delle cucine regionali: spaghetti alle cicale o con battuto di alici, zuppa di pesce (triglie, gamberi bianchi, canocchie, pesce azzurro), frittura di paranza, polpo con patate, gamberi agli agrumi, calamarata, capitone alla brace o calamaro ripieno.
Optare per pesce locale a “filiera corta” – raccomanda Coldiretti Pesca – assicura freschezza e qualità, a sostegno di un comparto con circa 12.000 imbarcazioni attive nella pesca e acquacoltura.
Proprio a Natale, tra vigilia e Capodanno, si tocca il picco dei consumi ittici, con un fabbisogno annuo pro capite di oltre 28 kg in Italia, sopra la media Ue (25 kg) e mondiale (20 kg). In vetta alle catture tricolori alici, vongole, sardine, naselli, gamberi bianchi, seppie, pannocchie, triglie, pesce spada, gallinelle e sugarelli.
Come evitare le frodi
Per sfuggire a frodi commerciali, vista l’origine straniera della maggior parte del pesce in vendita, Coldiretti Pesca invita a verificare l’etichetta al banco: deve specificare metodo di produzione (“pescato”, “acque dolci”, “allevato”), attrezzo di cattura e zona (es. Mar Adriatico, Mar Ionio, Sardegna, con mappa se possibile). Sul congelato va la data di congelamento; per decongelati, la dicitura “decongelato”.

Vladimir Putin ripete che la Russia avanza lungo tutto il fronte in Ucraina. Lo scenario delineato dal Cremlino, però, non corrisponde alla realtà della guerra. Il presidente russo evidenzia successi parziali o poco rilevanti nell'ambito di una strategia che mira a rafforzare la posizione di Mosca in un eventuale negoziato: l'obiettivo dichiarato è ottenere tutto il Donbass, che l'Ucraina non intende cedere.
In realtà, sui proclami di Putin incide anche un altro elemento. Al presidente non vengono forniti tutti i dati corretti in relazione all'evoluzione della guerra. E il Cremlino, di conseguenza, elabora un quadro che non coincide con la situazione sul campo.
I report gonfiati
Il Financial Times, in particolare, sulla base delle testimonianze di due funzionari afferma che i report consegnati a Putin sono sistematicamente 'taroccati'[1]: si esagerano i numeri relativi alle perdite ucraine, come evidenzia negli aggiornamenti quotidiani del ministero della Difesa, viene enfatizzata la superiorità della Russia in termini di uomini e mezzi, si glissa elegantemente sulle scelte strategiche errate. Gli ultimi esempi sono rappresentanti dalle relazioni del generale Valeri Gerasimov, comandante delle forze armate, e dal ministro della Difesa, Andrei Belousov: in entrambi casi, Putin ha ricevuto aggiornamenti estremamente positivi tra conquiste effettuate e altre imminenti.
I report avrebbero dipinto un "quadro roseo" e, sostanzialmente, illuso l'interlocutore: il presidente ritiene che l'Ucraina sia sul punto di crollare e che la Russia possa realmente centrare gli obiettivi[2]. Lo scenario viene giudicato totalmente infondato da chi analizza il conflitto quotidianamente: secondo l'Institute for the study of war (Isw), think tank americano che monitora le operazioni, afferma che - al ritmo attuale - la Russia impiegherebbe 2-3 anni per conquistare il solo Donbass.
Il Cremlino ingannato?
A Mosca, quindi, si innesca un circolo vizioso. I rapporti 'imprecisi' condizionano la linea del Cremlino, che chiede di spingere ulteriormente sull'acceleratore per arrivare ad una vittoria ritenuta quasi ineluttabile a lungo termine. La soluzione negoziale, in un simile contesto, non viene considerata una priorità da inseguire a tutti i costi.
Putin non riceve solo costanti aggiornamenti sull'operazione speciale in Ucraina. Il presidente si confronta con persone di fiducia sull'economia russa: in questo caso, i report sembrano rispecchiare maggiormente la situazione reale e definiscono la guerra "un peso crescente". Il Washington Post ha recentemente dato risalto all'allarme fatto scattare da un funzionario russo: una crisi bancaria non può essere esclusa. Una fonte accademica vicina ad alti diplomatici del Cremlino ha spiegato al quotidiano americano che il 2026 sarà il "primo anno difficile" dall'inizio dell'invasione.

Pioggia, neve anche a bassa quota, vento e freddo sull'Italia con il ciclone di Natale. Oggi, mercoledì 24 dicembre, il maltempo domina la giornata della vigilia con allerta meteo arancione in Emilia Romagna e gialla in altre 9 regioni secondo l'ultimo bollettino emesso dalla Protezione civile.
Nelle prossime ore, complici correnti freddi provenienti da Nord, la neve sarà protagonista anche a quote relativamente basse. Si presenterà in collina in Piemonte e Emilia Romagna, mentre sarà a quote superiori in Lombardia, Trentino Alto Adige, Veneto e Friuli Venezia Giulia. L'ondata di maltempo sarà caratterizzata da pioggia abbondante che cadrà in particolare sulle regioni settentrionali e su quelle del Centro.
Allerta arancione in Emilia Romagna
Riflettori puntati soprattutto sull'Emilia Romagna, in cui scatta l'allerta arancione. Il rischio idraulico (alluvioni e allagamenti) riguarda soprattutto la costa romagnola, la costa ferrarese, la collina emiliana centrale, la pianura bolognese, la bassa collina e pianura romagnola, la montagna bolognese, la collina bolognese, l'alta collina romagnola, la montagna romagnola e la pianura ferrarese.
Allerta meteo gialla, le regioni a rischio
In settori dell'Emilia Romagna (pianura modenese, montagna emiliana centrale, pianura reggiana di Po e pianura reggiana) l'allerta è gialla per rischio idraulico così come in Calabria (versante Tirrenico Centro-settentrionale e versante Tirrenico settentrionale). E' allerta gialla per rischio temporali in Abruzzo, Basilicata, Calabria, Molise e Umbria. Il rischio idrogeologico riguarda sempre Abruzzo, Calabria, Molise e Campania, Emilia Romagna (montagna emiliana centrale), Lazio, Marche e Toscana.

Miliardari e figli in abbondanza. Dopo Elon Musk, che ha più di una dozzina di figli, ecco anche Pavel Durov. L'ambiguo fondatore di Telegram, diffusissima app di messaggistica, ha donato il suo sperma a una clinica della fertilità privata a Mosca. La struttura nell'estate dello scorso anno aveva pubblicizzato, in conferenze, social e siti di notizie, "l'elevata compatibilità genetica" del tycoon tech e indicato un elevato compenso per le donne di età inferiore ai 37 anni che avessero accettato di sottoporsi a fertilizzazione in vitro con il suo sperma "in offerta".
Con i suoi cento o giù di lì figli biologici sparsi per il mondo, Durov è il caso estremo di tutti quei miliardari, valga fra tutti l'esempio di Elon Musk (padre biologico di 14 figli), che nella dispersione del loro materiale genetico hanno fatto un investimento non tanto per il loro futuro post mortem, quando per colonizzare la galassia con i propri discendenti e spargere con il loro seme anche la fede nel liberismo sfrenato e il superamento di ogni norma terrena, in nome della salvezza dell'Occidente in declino.
La clinica 'AltraVita', ha scoperto il Wall Street Journal, continua a pubblicizzare il "materiale biologico" accanto a una foto del fondatore di Telegram e al logo della app. E fra l'altro è stata anche fondata dall'amico di una vita di Durov, Sergey Yakovenko.
Durov, ha 41 anni, residenza a Dubai e già un centinaio di figli biologici in almeno 12 Paesi, oltre ai sei che ha concepito con tre madri diverse. Prima di fondare Telegram, ancora in Russia, dove è nato, aveva dato vita a Vkontakte, il social più diffuso in Russia: è stato costretto a cederne la proprietà e lasciare il Paese con cui mantiene stretti contatti.
"Le pazienti che si sono presentate avevano tutte uno splendido aspetto. Erano istruite e in salute", ha spiegato al Wsj un ex dottore della clinica che aveva preso in esame diverse volontarie, precisando che le partecipanti dovevano non essere sposate per evitare complicazioni legali. "Volevano un figlio da, beh, un certo tipo di uomo. Vedevano questo tipo di figura paterna come quella giusta".
Durov aveva scritto che aveva iniziato la sua carriera di donatore nel 2010. In un primo momento lo aveva offerto a una amica che cercava di avere un figlio. Poi, lo aveva continuato a fare anonimamente, per alleviare la scarsità sul mercato di "materiale donatore di alta qualità". Pur avendo smesso di donare da tempo, il suo sperma congelato è sempre disponibile alla AltraVita.
Il tycoon aveva poi reso ancora più appetibile l'offerta, precisando che i suoi figli biologici avrebbero ricevuto parte uguale della sua eredità, laddove il suo patrimonio è valutato in 17 miliardi di dollari. Oltre che Telegram, Durov è proprietario di una quantità non precisata di bitcoin che ha detto di aver acquistato nel 2013. La sua promessa aveva innescato un fiume di messaggi da presunti suoi discendenti.
"Se riescono a confermare che condividono Dna con me, un giorno, forse tra 30 anni, avranno le carte in regola per condividere il mio patrimonio dopo la mia morte", ha scritto. "Un mondo oscuro e distopico si sta avvicinando velocemente mentre dormiamo. Ci siamo messi su una strada diretta all'autodistruzione, morale, intellettuale, economica e infine biologica", ha scritto Durov.

E' stata intercettata per la prima volta a New York. Secondo gli esperti, bisogna andare indietro di diversi mesi per risalire alla prima data di campionamento di quella che oggi è nota come variante K dell'influenza, venuta fuori da un'evoluzione del virus A H3N2 e battezzata 'super flu' per la spinta che ha contribuito a imprimere all'impennata di casi in particolare in alcune aree del mondo e d'Europa.
La prima traccia
La prima traccia è di giugno 2025, quando nella Grande Mela viene rilevato il virus J.2.4.1, alias sottoclade K, nell'ambito della sorveglianza molecolare dell'influenza organizzata dai Cdc (Centri statunitensi per il controllo e la prevenzione delle malattie) sui viaggiatori di rientro nel Paese. A luglio la variante era già stata rilevata in pazienti di Regno Unito, Australia, alcune parti dell'Africa e dell'Asia e negli Stati Uniti. Nei mesi successivi poi, gli aumenti sono stati rapidi. Fino a rendere l'influenza K prevalente anche in Italia, alle prese con i previsti aumenti stagionali delle infezioni respiratorie acute.
A fare il punto su tutto quello che c'è da sapere sulla variante, dalle sue origini all'impatto sui vaccini, è un'analisi pubblicata sulla rivista 'Jama' che valuta il livello di minaccia e anche le contromisure possibili per limitare l'impatto di questa sgradita new entry. La variante k, illustrano gli autori, presenta molteplici sostituzioni nell'emoagglutinina, proteina di superficie, rispetto al virus a cui è mirato il vaccino raccomandato dall'Organizzazione mondiale della sanità (A/Distretto di Columbia/27/23) per la stagione influenzale 2025-2026 nell'emisfero settentrionale. Molte di queste sostituzioni, evidenziano gli autori, sono nel dominio di legame del recettore e si prevede che siano variazioni antigeniche significative. Test sui sieri umani post vaccino, infatti, mostrano una ridotta inibizione del sottoclade K.
L'origine del virus A H3N2
Il virus A H3N2 da cui discende è emerso nella popolazione umana nel 1968, causando una pandemia associata a circa 100mila decessi negli Stati Uniti e 1 milione di decessi in tutto il mondo, e da allora ha circolato ininterrottamente imponendo un certo carico di malattia. Insieme all'influenza A H1N1 e all'influenza B, questi virus determinano le epidemie respiratorie stagionali. Rispetto ad altri ceppi, però, l'influenza A H3N2 ha il più alto tasso evolutivo e di solito causa epidemie più gravi con maggior eccesso di mortalità e morbilità, soprattutto negli anziani, spiegano gli esperti. Quest'anno poi la variante k, osservano, "probabilmente causerà una riduzione dell'efficacia dei vaccini antinfluenzali di quest'anno e potenzialmente un'altra stagione impegnativa".
Fermo restando, però, che i dati indicano che "il vaccino fornirà una certa protezione contro gli esiti gravi dovuti alle infezioni da variante K, sebbene siano necessarie valutazioni in corso", puntualizzano gli autori citando un'analisi su dati ospedalieri e di ricovero d'urgenza in Gb che evidenziano un'efficacia del 72-75% nei bimbi (gran parte immunizzati col vaccino intranasale) e un'efficacia minore dai vaccini iniettabili negli adulti (32-39%), ma comunque presente. Tanto che l'invito è ad "aumentare la copertura complessiva, in particolare tra coloro che sono a stretto contatto con persone a maggior rischio di complicanze influenzali", un'operazione ancora più "importante quest'anno".
Considerando l'esperienza della stagione invernale australiana come predittore della successiva stagione nell'emisfero settentrionale, gli esperti ricordano che questa nel 2025 era stata classificata come di gravità moderata, mostrando una trasmissione comunitaria diffusa attribuibile a un mix di virus influenzali A(H1N1), A(H3N2) e alcuni virus influenzali B. Tuttavia, la stagione è stata insolitamente prolungata, e l'attività tardiva è stata associata alla variante K.
Stagione precoce
All'inizio di ottobre, poi, "sono emerse segnalazioni di una stagione influenzale precoce e grave in Giappone causata da un virus influenzale A" e sono infine "seguite rapidamente altre segnalazioni dal Regno Unito". Tra maggio e novembre 2025, il sottoclade K ha rappresentato il 33% di tutte le sequenze A H3N2 depositate nella banca dati Gisaid in tutto il mondo e il 47% di quelle in Europa. La nuova variante antigenica sembra dominante in diversi Paesi, sostituendo altri ceppi A H3N2, in linea con un vantaggio di idoneità alla trasmissione. Negli Usa l'aggiornamento Cdc dell'11 dicembre ha indicato che l'attività influenzale sta accelerando, in particolare tra bambini e giovani adulti, e ha causato finora 30mila ricoveri e 1.200 decessi, tra cui 1 bambino.
Le contromisure
Tra i virus caratterizzati, quelli di tipo A rappresentano il 95-96% e il sottotipo A H3N2 circa l'86% del totale. E il sottoclade K predomina, rappresentando l'89% degli A H3N2 caratterizzati. "L'impatto finale di questo nuovo ceppo sulla salute della popolazione sarà determinato dalla sua virulenza intrinseca; dalla suscettibilità di base dell'ospite, incluso il grado di protezione fornito dalla vaccinazione e dalle precedenti infezioni influenzali, e dall'entità dell'uso di contromisure", tra cui la principale è la vaccinazione, concludono gli scienziati: "Aumentare fin da ora la copertura vaccinale adeguata all'età, evitare l'esposizione a persone malate e usare tempestivamente gli antivirali attualmente disponibili per la profilassi e il trattamento di chi è più a rischio potrà consentire di ridurre l'impatto dell'epidemia prevista per questa stagione".

Gli Stati Uniti hanno annunciato sanzioni contro cinque personalità europee impegnate in una rigorosa regolamentazione del settore tecnologico, vietando loro l'ingresso nel Paese. Tra le persone colpite dalle misure anche l'ex commissario europeo Thierry Breton.
La motivazione
Il Dipartimento di Stato ha giustificato le sanzioni affermando che le loro azioni equivalgono a una "censura" a scapito degli interessi americani. "Per troppo tempo, gli ideologi europei hanno condotto sforzi coordinati per costringere le piattaforme americane a sanzionare le opinioni americane a cui si oppongono", ha dichiarato il segretario di Stato americano Marco Rubio su X. "L'amministrazione Trump non tollererà più questi palesi atti di censura extraterritoriale", ha aggiunto.
Chi è Thierry Breton
Thierry Breton è stato Commissario europeo per il mercato interno dal 2019 al 2024, con ampie responsabilità, in particolare in materia digitale e industriale. Tra le altre personalità sanzionate figurano rappresentanti di Ong che combattono la disinformazione online e l'incitamento all'odio, tra cui Imran Ahmed, Clare Melford, Anna-Lena von Hodenberg, fondatrice di HateAid, una Ong tedesca, e Josephine Ballon, della stessa associazione.

La Corte suprema degli Stati Uniti ha inflitto una dura battuta d’arresto al presidente Donald Trump, stabilendo che per il momento non potrà procedere con il dispiegamento della Guardia Nazionale nell’area di Chicago. In un’ordinanza non firmata citata dal Washington Post, i giudici hanno affermato che la possibilità di "federalizzare" la Guardia nazionale si applica solo in circostanze "eccezionali" e che, allo stato attuale, il governo non ha indicato una base giuridica che consenta all’esercito di far rispettare le leggi nello Stato dell’Illinois.
Tre giudici conservatori – Samuel Alito, Clarence Thomas e Neil Gorsuch – hanno espresso dissenso. La decisione, sebbene provvisoria, rischia di avere un effetto a cascata, mettendo in discussione la strategia di Trump di impiegare truppe federali in diverse altre città, tra cui Los Angeles, Portland, Washington, San Francisco e Baltimora, nonostante l’opposizione delle autorità locali e statali.
Il caso di Chicago rappresenta il primo intervento della Corte suprema sui tentativi dell’amministrazione Trump di schierare la Guardia Nazionale nelle aree urbane. In precedenza, giudici federali avevano già bloccato iniziative analoghe a Chicago e Portland, mentre altri contenziosi restano aperti.

Sono infondate le questioni di legittimità costituzionali, sollevate dal tribunale ordinario di Catania, in merito ad alcune norme varate per fronteggiare l'emergenza Covid. Lo ha stabilito la Corte costituzionale, con la sentenza numero 199, depositata oggi, che ha messo sotto la lente di ingrandimento alcune norme del decreto-legge 21 settembre 2021, numero 127 (Misure urgenti per assicurare lo svolgimento in sicurezza del lavoro pubblico e privato mediante l'estensione dell'ambito applicativo della certificazione verde Covid-19 e il rafforzamento del sistema di screening) e del decreto-legge 7 gennaio 2022, numero 1 (Misure urgenti per fronteggiare l'emergenza Covid-19, in particolare nei luoghi di lavoro, nelle scuole e negli istituti della formazione superiore).
Green pass e vaccino
"La prima disposizione - hanno spiegato in una nota della Consulta - ha stabilito che, nel periodo dal 15 ottobre al 31 dicembre 2021, per accedere ai luoghi di lavoro, il personale del settore pubblico dovesse possedere ed esibire una certificazione da vaccinazione, guarigione o test (cosiddetto Green pass base) e che, in mancanza, il lavoratore fosse considerato assente ingiustificato senza diritto alla retribuzione né altro compenso o emolumento. La seconda disposizione, a far data dalla sua entrata in vigore e fino al 15 giugno 2022, ha sancito l'obbligo vaccinale per gli ultracinquantenni, disponendo che, a decorrere dal 15 febbraio 2022, i lavoratori destinatari di tale obbligo, ai fini dell'accesso al luogo di lavoro, dovessero possedere ed esibire una certificazione di vaccinazione o guarigione (cosiddetto green pass rafforzato) e che, in caso di mancato possesso della suddetta certificazione, fossero considerati assenti ingiustificati senza diritto alla retribuzione né altro compenso o emolumento".
La sentenza della Corte costituzionale
Per la Corte, in primo luogo, l'obbligo vaccinale disposto nei confronti dei soggetti ultracinquantenni "risponde a una valutazione non irragionevole delle evidenze scientifiche che individuavano nei primi i soggetti più esposti alla malattia severa" e rappresenta una misura "non sproporzionatamente preordinata a tutelare la salute pubblica, in quanto rivolta a proteggere i soggetti più fragili, a contenere il carico ospedaliero, oltre che, pur sempre, a ridurre la circolazione del virus". Per altro profilo, la Consulta "ha escluso la violazione" dell'articolo 32, primo comma, della Costituzione, rimarcando che "le evidenze scientifiche disponibili al momento di entrata in vigore dell'obbligo vaccinale confermano l'efficacia della vaccinazione anti Covid-19 come misura di prevenzione fondamentale per contenere la diffusione dell'infezione" e che, secondo le conclusioni dell'Aifa e dell'Iss sulla sicurezza dei vaccini anti Covid -19, "la maggior parte delle reazioni avverse ai vaccini sono non gravi e con esito in risoluzione completa", mentre "le reazioni avverse gravi hanno una frequenza da rara a molto rara e non configurano un rischio tale da superare i benefici della vaccinazione".
Quanto alla necessità per il lavoratore non vaccinato o non guarito di "sottoporsi ogni due giorni al tampone", per ottenere il Green pass base per accedere al luogo di lavoro, la Corte ha escluso che la stessa sia lesiva della dignità personale in quanto "non implica alcun apprezzamento negativo della persona che vi è sottoposta" e "non appare in grado di provocare sofferenze fisiche significative". La Corte ha poi affermato che le conseguenze del mancato adempimento agli obblighi previsti dalle disposizioni impugnate ai fini dell'accesso ai luoghi di lavoro non ledono né il diritto al lavoro e alla retribuzione (articoli 4 e 36 della Costituzione), né il diritto alla dignità personale (articolo 2 della Costituzione), né il principio di ragionevolezza e proporzionalità (articolo 3 della Costituzione), in quanto sono comunque "frutto di una scelta individuale" e perché l'inosservanza dei suddetti obblighi "assume una rilevanza 'meramente sinallagmatica' sul piano delle condizioni nascenti dal contratto di lavoro, nel senso che il loro inadempimento rende la prestazione non conforme alle regole del rapporto, giustificando così la preclusione a svolgere l'attività lavorativa e la conseguente privazione della retribuzione e di ogni altro compenso o emolumento" (le stesse considerazioni valgono ad escludere la dedotta violazione dell'articolo 32, secondo comma, della Costituzione)".
Da ultimo, la mancata erogazione dell'assegno alimentare in favore del lavoratore inadempiente non determina alcuna disparità di trattamento rispetto al lavoratore sospeso dal servizio a seguito di sottoposizione a procedimento penale o disciplinare. In questi ultimi casi, infatti, ha aggiunto la Corte costituzionale, il riconoscimento dell'assegno alimentare si giustifica "alla luce della necessità di assicurare al lavoratore un sostegno quando la temporanea impossibilità della prestazione sia determinata da una rinuncia unilaterale del datore di lavoro ad avvalersene", mentre diverso è il caso in cui, per il fatto di non aver adempiuto ai suddetti obblighi, "è il lavoratore che decide di sottrarsi unilateralmente alle condizioni di sicurezza che rendono la sua prestazione lavorativa, nei termini anzidetti, legittimamente esercitabile".

Una tregua di 24 ore, il giorno di Natale, tra Ucraina e Russia. A invocarla è Papa Leone XIV. Tra "le cose che mi causano molta tristezza in questi giorni è che apparentemente la Russia ha rifiutato la richiesta di una tregua di Natale", ha detto il Papa uscendo da Villa Barberini a Castel Gandolfo prima di fare rientro in Vaticano. "Io faccio ancora una volta questa richiesta a tutte le persone di buona volontà: rispettare almeno nel giorno della nascita del Salvatore un giorno di pace. Che ci sia un giorno di pace in tutto il mondo".
"Un'ora fa sono stato in contatto con il parroco" di Gaza, stanno cercando di celebrare una festa in mezzo ad una situazione ancora molto precaria ; speriamo si vada avanti con gli accordi per la pace", l'altro auspicio espresso dal Papa che ha ricordato che la parrocchia di Gaza in questi giorni ha avuto la "bellissima visita del patriarca il cardinale Pizzaballa".
La guerra in Ucraina procede senza variazioni sul tragico copione. Mosca ha sferrato l'ennesimo attacco con l'abituale pioggia di missili e droni. "Questo attacco russo manda un messaggio estremamente chiaro sulle priorità della Russia. Un attacco prima del Natale, quando le persone vogliono semplicemente stare con le proprie famiglie, a casa, al sicuro. Un attacco sferrato nel mezzo di negoziati per porre fine a questa guerra", ha detto il presidente ucraino Volodymyr Zelensky.
Il presidente russo Vladimir "Putin non riesce ancora ad accettare di dover smettere di uccidere" e "questo significa che il mondo non sta facendo pressioni a sufficienza sulla Russia". "Ora è il momento di rispondere. La Russia va spinta verso pace e sicurezza garantita".
Kiev conta sulla mediazione degli Stati Uniti, con cui è andato in scena un confronto definito produttivo nei recenti colloqui di Miami. "Sentiamo che l'America desidera raggiungere un accordo definitivo e da parte nostra c'è piena collaborazione. L'Ucraina non è mai stata, e non sarà mai, un ostacolo alla pace", ha detto Zelensky.
"Stiamo lavorando attivamente e facendo tutto il necessario per garantire che i documenti vengano portati a termine e che siano realistici - ha affermato ancora - La chiave è che la Russia non deve sabotare questa diplomazia e deve prendere sul serio al 100% la fine della guerra. Se non lo fa, allora dovranno seguire ulteriori pressioni sulla Russia. Il mondo dispone di tutti gli strumenti necessari per rendere efficaci tali pressioni e garantire il raggiungimento della pace".

Estratta la combinazione vincente del SuperEnalotto di oggi, martedì 23 dicembre 2025. Nessun 6 né 5+1, mentre in quattro hanno centrato il montepremi a disposizione per il 5, vincendo rispettivamente 39.811,06 euro. Il jackpot stimato per il prossimo concorso a disposizione dei punti 6 sale così a 96.800.000,00 euro.
Quanto costa una schedina?
La schedina minima nel concorso del SuperEnalotto prevede 1 colonna (1 combinazione di 6 numeri). La giocata massima invece comprende 27.132 colonne ed è attuabile con i sistemi a caratura, in cui sono disponibili singole quote per 5 euro, con la partecipazione di un numero elevato di giocatori che hanno diritto a una quota dell'eventuale vincita. In ciascuna schedina, ogni combinazione costa 1 euro. L'opzione per aggiungere il numero Superstar costa 0,50 centesimi.
La giocata minima della schedina è 1 colonna che con Superstar costa quindi 1,5 euro. Se si giocano più colonne basta moltiplicare il numero delle colonne per 1,5 per sapere quanto costa complessivamente la giocata.
Quali sono i punteggi vincenti?
Al SuperEnalotto si vince con punteggi da 2 a 6, passando anche per il 5+. L'entità dei premi è legata anche al jackpot complessivo. In linea di massima:
- con 2 numeri indovinati, si vincono orientativamente 5 euro;
- con 3 numeri indovinati, si vincono orientativamente 25 euro;
- con 4 numeri indovinati, si vincono orientativamente 300 euro;
- con 5 numeri indovinati, si vincono orientativamente 32mila euro;
- con 5 numeri indovinati + 1 si vincono orientativamente 620mila euro.
Come so se ho vinto?
E' possibile verificare eventuali vincite attraverso l'App del SuperEnalotto. Per controllare eventuali schedine giocate in passato e non verificate, è disponibile on line un archivio con i numeri e i premi delle ultime 30 estrazioni.
La combinazione vincente
La combinazione vincente del SuperEnalotto di oggi è: 16, 18, 22, 24, 34, 80; Jolly 62; Super Star 53.

Precipitato l'aereo con a bordo il capo di stato maggiore libico, il generale Mohammed Ali Ahmed Al-Haddad. I soccorritori turchi hanno individuato i rottami del jet, con cui si erano persi i contatti poco dopo il decollo da Ankara. Lo ha annunciato il ministro dell’Interno turco Ali Yerlikaya in un post su X, riferendo che la gendarmeria ha raggiunto i resti del velivolo a circa due chilometri a sud del villaggio di Kesikkavak, nel distretto di Haymana, nella provincia di Ankara in Turchia. "L’opinione pubblica sarà informata sugli sviluppi", ha aggiunto.
In precedenza le autorità avevano reso noto di aver perso il contatto alle 20.52 locali (18.52 italiane) con il jet d’affari Falcon 50, numero di coda 9H-DFJ, decollato dall’aeroporto di Ankara Esenboga e diretto a Tripoli. Poco prima della scomparsa dai radar era stata ricevuta una richiesta di atterraggio di emergenza nella zona di Haymana. A bordo si trovavano cinque persone, tra cui il capo di Stato maggiore libico.

Precipitato in Turchia l'aereo con a bordo il capo di Stato maggiore libico, il generale Mohammed Ali Ahmed Al-Haddad, morto nell'incidente. Il jet decollato da Ankara era diretto a Tripoli.
A confermare la notizia il premier libico Abdelhamid Dbeibah. "È con profonda tristezza e grande dolore che abbiamo appreso la notizia della morte del capo di stato maggiore generale dell’esercito libico", ha scritto Dbeibah in un post su Facebook. La notizia arriva dopo che le autorità turche avevano comunicato di aver individuato i rottami del jet d’affari Falcon 50 su cui viaggiavano 5 persone e con cui erano state perse le comunicazioni poco dopo il decollo.
I soccorritori turchi hanno individuato i rottami del jet, con cui si erano persi i contatti poco dopo il decollo da Ankara, aveva annunciato poco prima il ministro dell’Interno turco Ali Yerlikaya in un post su X, riferendo che la gendarmeria ha raggiunto i resti del velivolo a circa due chilometri a sud del villaggio di Kesikkavak, nel distretto di Haymana, nella provincia di Ankara. "L’opinione pubblica sarà informata sugli sviluppi", ha aggiunto.
In precedenza le autorità avevano reso noto di aver perso il contatto alle 20.52 locali (18.52 italiane) con il jet d’affari Falcon 50, numero di coda 9H-DFJ, decollato dall’aeroporto di Ankara Esenboga e diretto a Tripoli. Poco prima della scomparsa dai radar era stata ricevuta una richiesta di atterraggio di emergenza nella zona di Haymana.

"La consegna del Progetto di fattibilità tecnico-economica (Pfte) da parte dell’As Roma rappresenta un passaggio decisivo nel percorso verso la realizzazione del nuovo stadio, un progetto atteso da decenni". È quanto afferma il sindaco di Roma Roberto Gualtieri in relazione all'iter per la costruzione dello stadio della società giallorssa. "È un atto formale e sostanziale che consente di avviare i passaggi successivi, nel rispetto delle procedure previste. Roma Capitale ha sempre considerato questo intervento non solo come un’infrastruttura sportiva, ma come una grande occasione di rigenerazione urbana, capace di riqualificare un intero quadrante della città, migliorando la mobilità, i servizi e la qualità dello spazio pubblico", aggiunge.
"L’obiettivo condiviso è dotare Roma di un impianto moderno e sostenibile, all’altezza della sua storia e della sua bellezza, che rappresenti un valore aggiunto per la squadra, per i tifosi e per l’intera città. Desidero ringraziare la famiglia Friedkin per questo investimento straordinario - ha aggiunto - uno dei più importanti mai realizzati nel settore sportivo in Italia, che consentirà all’As Roma di compiere un definitivo salto di qualità e di consolidare la propria presenza nell’élite del calcio mondiale. Continueremo a lavorare con serietà e spirito di collaborazione istituzionale affinché il progetto possa proseguire il suo iter in modo trasparente, efficace e nell’interesse generale".

Il sindaco di Cervia (Ravenna), Mattia Missiroli, si dimette. L'annuncio con una nota.
“Oggi sento il dovere di compiere un passo indietro. In questo momento non sarebbe possibile affrontare una situazione così complessa con la necessaria lucidità, né garantire la serenità che l’istituzione comunale merita. Ritengo quindi responsabile destinare ogni energia alla tutela della mia onorabilità e, soprattutto, ai miei figli, che hanno bisogno di un padre pienamente presente in una fase così delicata della loro vita”, scrive il primo cittadino indagato per maltrattamenti sulla moglie[1].
“Con profondo dolore e ribadendo ancora una volta la mia totale estraneità a qualsiasi episodio di maltrattamenti o violenza, rassegnerò le mie dimissioni dalla carica di Sindaco di Cervia”. “Desidero ribadirlo con assoluta chiarezza: condanno ogni forma di violenza, in particolare quella contro le donne, così come condanno ogni forma di violenza in generale – si legge –. È giusto e doveroso che su ogni situazione si faccia piena luce, senza ambiguità. Questo principio rappresenta una cifra costante dei miei valori personali e del mio impegno pubblico: fa parte della mia storia, non di una dichiarazione di circostanza”.
“Ho confidato di poter chiarire immediatamente ogni dubbio non appena avessi avuto accesso agli atti, cosa che in questa fase delle indagini non mi è ancora tecnicamente possibile – viene aggiunto –. Ad oggi non ho ricevuto comunicazioni formali, non sono stato convocato e non ho potuto visionare alcun atto. Nonostante ciò, ho letto sui mezzi di informazione ricostruzioni, accuse e giudizi già formulati. Ho appreso dalla stampa contenuti che mi vengono attribuiti, ho visto soffrire le persone a me più care e ho letto valutazioni sommarie sulla mia persona, sulla mia vita e sul mio ruolo. Valutazioni probabilmente figlie della frenesia dei tempi mediatici, ma lontane da una visione garantista e, per questo, profondamente ingiuste”.
"Colpisce, in particolare, la rapidità con cui si è arrivati a giudizi pubblici e definitivi, in tempi che non coincidono con quelli della giustizia e dell’accertamento dei fatti", si legge nel post pubblicato su Facebook.
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