Un quadro in olio su legno dedicato al Cagliari Calcio.
A realizzare l'opera è l'artista sinnaese Tigellio Mannu, che compirà 70 anni il primo maggio prossimo.
Ex tecnico disegnatore all'assessorato all'Ambiente, si occupa di arte dal 1970 ed è anche tifoso sfegatato dei rossoblù.
"Ho realizzato un quadro, dice Mannu, che vorrei donare alla società rossoblù il 31 maggio prossimo, giorno della festa del centenario.
Nel quadro ci sono i protagonisti del Cagliari dello scudetto: Gigi Riva, Albertosi, Brugnera, Cera, Gori, Greatti, Poli, Zignoli, Nastasio (il sostituto di Riva), Domenghini, Mancin, Niccolai, Reginato, Martiradonna, Tomasini, Nenè, l'allenatore Manilo Scopigno e il presidente Efisio Corrias.
Presenti anche il primo presidente del 1920 dottor Gaetano Fichera, medico chirurgo e l'attuale presidente Tommaso Giulini.
Si intravedono poi gli stadi Amsicora, Sant'Elia e l'immagine del nuovo stadio ancora da realizzare.
Nel quadro compare anche lo storico club "Marius".
Mannu ha iniziato l'opera ad agosto dello scorso anno. Ora spera di poterla consegnare alla società rossoblù.
"Mi piacerebbe - conclude - fosse esposta nel museo della mia squadra del cuore".
Fonte: L'Unione Sarda
La Sardegna ha tanto da raccontare ed un mondo tutto da esplorare in ogni sua forma e dimensione.
Per far questo è stata costituita l'associazione di promozione sociale "Pecore Nere" che ha come finalità l’Esplorazione Urbana (e non) in Sardegna.
Grazie all'APS Pecore nere, sarà possibile condividere e divulgare queste informazioni a chiunque voglia approfondire l'argomento.
Il gruppo nato nel 2015 ha comunicato tramite il proprio sito web di aver formalmente costituito l'APS costituendosi formalmente come associazione.
"L’obiettivo è scontato ed è lo stesso che ci ha portato fino qui oggi. Vogliamo conoscere sempre nuovi siti. Vogliamo intrufolarci nella storia delle nostre città, assaporandone la polvere nell’eco dei ricordi delle vite passate e vorremmo farlo macchina fotografica al collo. E poi subito a casa, alla tastiera del pc per scrivere e raccontare. Siamo poi convinti che queste esperienze non meritano di essere nascoste o alla portata dei soliti pochi fortunati. Nel rispetto di tutti e tutto faremo il possibile per rendervi partecipi del nostro viaggio. Vorremo farlo sempre di più. Noi siamo qui. Se volete vi aspettiamo."
Per maggiori informazioni e per scoprire tutti i "viaggi" delle pecore nere visitate il sito pecore-nere.org
Un settore che si sta espandendo sempre più per una tipologia di investimento sempre più richiesta. Si parla di materie prime ed il riferimento qui non è soltanto a quelle note, come oro ed argento, da sempre ambite nei periodi di crisi e non solo.
L’oro è per antonomasia il bene rifugio, riserva di valore, ecco perché si tende storicamente a puntare su questo prezioso metallo anche quando l’economia globale sembra dare segni di cedimento o comunque stenta a muoversi.
Grazie al trading online è oggi possibile investire in materie prime anche direttamente dal web; e non si parla solo di oro ed argento, ma di tutta una serie di asset affini che possono essere valide alternative agli strumenti finanziari tradizionali. Cerchiamo di capire su quali conviene investire con il supporto di www.italiatradingonline.it, portale specializzato proprio nel trading online.
Come investire in rete sulle materie prime
Investire in rete sulle materie prime significa rivolgersi ad una piattaforma di trading online ed accedere ai mercati direttamente dal proprio pc. Si parla di tutte quelle materie che vengono utilizzate per fabbricare e produrre altre tipologie di beni.
Oro, argento, rame, gasolio, platino, gas naturale; ma ultimamente anche le materie prime agricole ed alimentari stanno diventando un asset sul quale puntare, come nel caso di caffè, cacao, mais, soia, zucchero. La scelta in sostanza non manca di certo.
Ovviamente alcune di queste materie prima hanno un maggiore margine di sicurezza e possono garantire qualche certezza in più: il riferimento all’oro sarebbe scontato, come si diceva prima da secoli è uno degli asset preferiti da chi vuole mettere al riparo i propri risparmi.
Le piattaforme online per investire in materie prime
Come fare per investire in rete sulle materie prime? Ci si deve affidare alle relative piattaforme di trading online che consentono di accedere ai mercati direttamente, senza dover passare da intermediari fisici quali banche o promotori di varia natura.
Queste piattaforme sono molte, nascono in continuazione, a fare la differenza è come sempre la qualità da intendersi come affidabilità del broker. Non affidare i propri soldi ad intermediari che non siano assolutamente regolamentati è il primo step da seguire per circoscrivere il rischio di perdita del capitale.
Con un mimino di buon senso e ponendo la massima attenzione ad ogni singolo passaggio, a partire proprio dalla scelta della piattaforma, si può sfruttare la rete anche per investire i propri soldi in materie prime.
È un’esigenza che può cambiare la qualità della vita dato che, come si dice spesso, dalla tipologia del sonno dipende poi buona parte delle energie che si riescono a spendere nell’arco della giornata. Dormire bene è, in sostanza, un qualcosa di fondamentale legato a diversi fattori, tra i quali proprio la scelta del materasso.
Sul mercato ormai ce ne sono di diverse tipologie, molteplici declinazioni per andare incontro alle più disparate esigenze. Di base è possibile dividerli in tre grandi macro aree: materassi a molle, materassi in lattice e materassi in memory foam (schiuma). Ognuno di questi ha vizi e virtù.
Vediamo nel dettaglio quali sono gli elementi in base ai quali operare la scelta, fermo restando che prima di acquistare un materasso è bene provarlo, mettendosi in posizione supina come quella che si assume di notte quando si dorme; e che oltre alla conformazione, a fare la differenza è anche il rivestimento.
Materassi a molle
Sono i materassi più antichi, i primi ad essere comparsi sul mercato: ancora oggi possono garantire un ottimo rapporto tra qualità e prezzo. Sono realizzati con molle in acciaio unite tra loro che rendono il materasso rigido. E quindi resistente; il tutto completato dall’imbottitura con materiali di qualità.
Materassi in lattice
Ci sono poi i materassi in lattice, più recenti. Hanno la virtù di essere maggiormente uniformi e stabili sempre a seconda della loro conformazione: questo perché esistono materassi con percentuali di lattice variabili, dal 50% al 100%. Attenzione all’altezza, che fa tutta la differenza del caso; ed al fatto che il lattice tende ad assorbire l’umidità, quindi il materasso in lattice non è consigliato se la casa dove si vive è particolarmente esposta all’umido.
Materassi in memory foam
Ci sono infine i materassi in memory foam, la cui popolarità cresce anno dopo anno. la loro peculiarità è quella di adattarsi alla conformazione fisica della persona che ci dorme sopra, il che li rende molto confortevoli soprattutto per dare sollievo alle zone più delicate come la schiena.
Questo perché la schiuma memory tende ad adattarsi alla forma del corpo grazie alla pressione che questo esercita, dal peso e dal calore. In sostanza i materassi memory si adattano alla forma corporea di chi vi si adagia per dormire, il che contribuisce ad attenuare la pressione sul corpo. I materassi memory foam sono termosensibili, quindi si regolano anche sul calore del corpo di chi dorme.
Attualità e mercati sono legati a doppio filo, elemento noto a chi si occupa di investimenti a livello professionale e non. Prima di acquistare un qualsiasi asset, soprattutto se si parla di azioni e quindi del mercato borsistico, è bene dare un’occhiata a quanto accade a livello globale per carpire eventuali venti di crisi.
Sembra un paradosso, ma per investire sui mercati finanziari si deve studiare prima la situazione politica. Le tensioni internazionali ed i fatti di cronaca, quale la diffusione del virus in Cina di queste settimane, possono portare a cadute repentine dei mercati così come a salite non di poco conto: ecco perché i trader professionisti devono possedere, su tutti, un elemento che fa la differenza e che è noto come il fiuto per gli investimenti.
Conoscere i mercati e sapere quando è il momento di investire e, viceversa, quando invece tirare i remi in barca. Un qualcosa che è certamente innato ma che si può anche acquisire strada facendo: ma soprattutto un qualcosa in grado di fare la differenza tra la possibilità / speranza di guadagnare ed il rischio di buttare i propri soldi.
Ciò vale soprattutto per chi investe con il trading online e quindi non ha un consulente fisico cui chiedere consigli. Per chi non conosce la materia e non vuole approfondire il tema relativo a come fare trading online, è sufficiente sapere che si parla di utilizzare il web per accedere ai mercati per tramite di piattaforme di investimento note come broker online.
Ciò consente di investire in autonomia con annessi pro e contro: ad esempio, per tornare al tema di cui sopra, l’investitore deve conoscere lui la situazione politica del momento, sapere quali sono i mercati a rischio. Attualmente quanto sta accadendo in Cina, con la diffusione del Coronavirus che sta generando un’isteria globale, ha affossato i mercati del gigante orientale e, cascata, anche di diversi paesi occidentali.
Ecco allora che chi si affida ad un promotore fisico per investire i propri risparmi può avere consigli su dove investire; viceversa chi fa da solo deve essere a conoscenza delle notizie di cronaca ed attualità, come nel caso della Cina. Avere fiuto per i mercati significa essere a conoscenza del fatto che un avvenimento di questo genere, la diffusione di un virus, può dare il via ad un effetto domino sui mercati.
Acquistare vini e prodotti di enologia direttamente online, tramite ecommerce: se fino a qualche tempo fa era un qualcosa che non veniva preso assolutamente in considerazione, ultimamente la richiesta sale a tutto vantaggio di un settore che da sempre rappresenta una eccellenza nell’economia italiana.
Si parla ancora, è bene dirlo, di risultati lontani rispetto ad altri paesi d’Europa e del mondo dove la diffidenza iniziale verso piattaforme di acquisto online riferite a prodotti enogastronomici è stata superata già da tempo; ma comunque i dati sono incoraggianti e si registrano crescite costanti, anno dopo anno.
E così anche in Italia prende piede il concetto di enoteca online: che viene ovviamente vissuto in modo particolare. Chi ricorre alla rete per portare a termine acquisti di vini si basa su etichette note, già conosciute, dato che con tale modalità viene meno l’aspetto olfattivo che solitamente è presente quando ci si reca di persona ad acquistare un vino.
Tuttavia non manca neanche la tendenza opposta, ovvero assistere ad utenti che scorrono tra i cataloghi online di vini per scegliere poi qualcosa di particolare, che non si è ancora mai assaggiato. A fare la differenze è sempre e comunque la tipologia di acquirente che si mette in rete per portare a termine la transazione.
Dall’altra parte il panorama attuale di negozi online di vini si basa su due distinte tipologie di ecommerce: ci sono aziende produttrici che hanno integrato all’interno del proprio sito una sezione vendita, shop online tramite il quale l’utente può portare a termine l’acquisto; e ci sono poi realtà della rete che vendono vini di produttori differenti, quindi marketplace di riferimento per chi sia alla ricerca di un vino da acquistare in rete.
Ma in termini concreti perché dovrebbe convenire acquistare vini direttamente in rete? Per una serie di motivi comuni a tutti gli acquisti online, primo tra tutto il fattore comodità visto che si può scorrere un catalogo di vini stando comodamente seduti davanti al proprio pc; e decidere poi con un semplice click quale acquistare. C’è poi il fattore convenienza, dato che rivolgersi alla rete per acquistare prodotti o servizi di varia natura ha sempre un vantaggio dal punto di vista economico. Ciò che fa la differenza sempre e comunque, ovviamente, è cercare di affidarsi a realtà serie, conosciute, attive da tempo onde evitare di incorrere in brutte sorprese.
CAGLIARI, 23 luglio 2016. Il Cagliari Calcio e Birra Ichnusa sono lieti di annunciare una partnership che legherà i due brand per le prossime tre stagioni sportive, a partire da quella 2016-2017. La più grande realtà calcistica della Sardegna sposa la birra sarda per eccellenza: un’unione che porta la firma di Ichnusa sulla storica maglia del Cagliari.
“La partnership tra il nostro Club e Ichnusa è naturale: rappresentiamo un’Isola, condividiamo gli stessi valori e la passione in ciò che facciamo”, ha affermato il Direttore Commerciale, Marketing e Comunicazione del Cagliari Calcio,Mario Passetti. “Siamo felici di questo accordo che va al di là di ragioni prettamente commerciali e unisce due prestigiose realtà sarde. Da oggi Cagliari Calcio e Ichnusa lavoreranno fianco a fianco per valorizzare i rispettivi brand, impegnate in una serie di attività e iniziative congiunte, dagli eventi al merchandising” e sottolinea “Sarà la maglia del Cagliari più sarda di sempre”.
Un’avventura da percorrere insieme: Birra Ichnusa, fresca, autentica e genuina, proprio come il popolo sardo e Cagliari Calcio, al suo grande ritorno in serie A. Due anime sarde ora unite per la felicità di tutti i tifosi.
"Per noi è un onore sponsorizzare il Cagliari Calcio: questa squadra è passione pura, è emozione condivisa e riflette l‘orgoglio e la determinazione dei Sardi. Così siamo pronti a compiere questo viaggio, un percorso che sarà ricco di emozioni e al quale siamo certi potremo contribuire con tutta la passione della nostra birra“ - ha dichiarato Patrick Simoni, Group Brand Manager di Birra Ichnusa.
Per il famoso broker inglese Plus500, il market mover di oggi è MPS. Oggi, infatti, vi sarà la riunione del supervisory board della Bce che dovrà valutare il piano presentato dalla Banca più antica del mondo, appunto il Monte dei Paschi di Siena. Quella di oggi a Francoforte sarebbe, quindi, una giornata fondamentale per il futuro della Banca italiana i cui conti risultano, ormai, al limite della sostenibilità.
Secondo Plus500 la banca dovrà accelerare la cessione dei crediti deteriorati (non performing loans) per circa 10 miliardi di euro. Secondo indiscrezioni la Bce avrebbe imposto la cartolarizzazione dei 10 miliardi in questione per ribilanciare i conti della banca e renderli sostenibili.
Come ben sappiamo il caso Mps è fondamentale per la tenuta del sistema bancario italiano. Il broker plus500 sottolinea come un eventuale default di una banca della portata del Monte dei Paschi, potrebbe dare il colpo di grazia ad un comparto bancario ormai messo a dura prova. Basti pensare agli scandali di Banca Etruria (e delle altre banche ad essa collegate), oppure alla difficile situazione di Unicredit (banca che negli anni passati ha investito moltissimo nei paesi dell'Est Europa, oggi in difficoltà) o il problema dei crediti deteriorati che accomuna gran parte delle realtà locali.
A questo va aggiunto il pericolo di un attacco speculativo sulle borse. Basta analizzare uno dei tanti grafici messi a disposizione dal broker plus500 per rendersi conto di quanto questi attacchi siano in grado di destabilizzare, non solo il singolo titolo, ma l'intero paese.
Specialmente se consideriamo che il Ftse Mib è già sotto pressione visto che la performance da inizio anno è sensibilmente negativa con un -15% abbondante. Una performance che, di fatto, va a sottolineare la profonda fragilità della Borsa Italiana diventata, ormai, troppo dipendente dalle banche. Il peso che hanno gli istituti di credito sull'intero listino è diventato predominante e, spesso, sono proprio le performance negative del comparto a tirare giù anche gli altri titoli.
Al momento, quindi, il verdetto dell'analisi diffusa da Plus500 è molto chiaro: è fondamentale stabilizzare il problema "MPS" per evitare che ritorni alta la pressione speculativa sui mercati e che vengano ad innescarsi delle dinamiche pericolose sull'intero sistema bancario italiano. Un pericolo che le istituzioni conoscono molto bene e che spaventa non solo il nostro paese ma l'intera Europa. Un'Europa sempre più fragile che non può permettersi l'ennesima guerra sui mercati finanziari.
Richiedere un prestito è una pratica molto comune a tutti, per far fronte a necessità differenti. Che sia per l’acquisto dell’auto, della prima casa, per pagare debiti e pendenze, per acquistare mobili o elettrodomestici, richiedere un prestito è diventata una pratica molto comune.
Nel corso del 2016 l’offerta di prestiti online per acquistare prodotti elettronici è in forte aumento. La media rilevata per questa tipologia di finanziamenti è di 1000 euro e sempre più spesso non vengono sottoscritti direttamente nel negozio, fisico o virtuale, dove si effettua l'acquisto.
Questo aumento è giustificato, per gran parte, dall'eccezzionale convenienza dei tassi di interesse. Secondo www.iprestitionlineok.com però, non è tutto oro ciò che luccica. Spesso i finanziamenti vengono presentati come tasso zero salvo poi nascondere dei costi come le spese di apertura e gestione pratica, che ne fanno lievitare il taeg, ossia il costo complessivo del finanziamento.
Allo stesso tempo va detto che la proposta di prestiti online è molto ampia e variegata, con la possibilità di richiedere un finanziamento diretto, una cessione del quinto, un prestito cambializzato o tra privati, a tasso fisso o variabile, flessibile o personalizzabile, presso una filiale o direttamente online.
Ovviamente ogni tipologia di prestito presenta i suoi costi, le sue caratteristiche specifiche, le sue garanzie richieste, diverse attese per l’erogazione della somma e le sue clausole di rescissione ed estinzione anticipata.
Quando si ricerca un prestito, una delle caratteristiche più importanti è il costo, soprattutto per quanto riguarda spese di commissione, canoni, clausole ed interessi. Se si ricerca un prestito per una finalità particolare, come può essere l’acquisto di prodotti di elettronica, è possibile riuscire ad ottenere condizioni e vantaggi, con prodotti offerti direttamente dal venditore.
Prestiti per l'acquisto di prodotti di elettronica
I prestiti per l’acquisto esclusivo di prodotti di elettronica, sono dei prestiti finalizzati, la cui richiesta ed erogazione cioè è vincolata all’acquisto del bene in questione, molto spesso erogati direttamente dal rivenditore.
In questo caso, chi acquista un bene intrattiene un rapporto direttamente con il venditore, che a sua volta si rivolge ad una finanziaria per la richiesta del prestito. Normalmente, i venditori riescono ad ottenere prestiti a condizioni molto vantaggiose, procurando molti clienti alla finanziaria, potendo redistribuire questi vantaggi sull’utente finale.
Quanto spesso sentiamo parlare di acquisti a rate ad interessi zero! In realtà gli interessi ci sono sulla rateizzazione, ma in alcuni casi, per incentivare le vendite, il venditore non esporta questo costo sul cliente. Le garanzie da portare sono quelle classiche valide per i prestiti personali, come documento d’identità, codice fiscale, busta paga o dichiarazione dei redditi.
In caso di situazioni ai limiti, come una bassa anzianità di servizio, contratti di lavoro a tempo determinato, o dichiarazione dei redditi bassa, può essere richiesta la firma di un garante, ma comunque le condizioni variano molto da finanziaria a finanziaria.
Per legge, l’eventuale estinzione anticipata del debito deve essere possibile, con una penale massima dell’1% del debito rimanente. I tassi di interesse applicati sono il TAN, il tasso annuale nominale semplice, ed il TAEG, il tasso annuale effettivo globale, che è il vero tasso di interesse completo di tutti i costi del prestito.
Quando si comparano differenti richieste di prestito, quello che bisogna analizzare è il TAEG, potendo comparare effettivamente i reali costi delle varie proposte. Comunque, per l’acquisto di pc, di smartphone e di televisori, solitamente vengono accordati prestiti dalle condizioni molto vantaggiose, con possibilità di arrivare anche a 72 mesi di rateizzazione per le spese più ingenti.
I contributi a fondo perduto sono tra gli strumenti più importanti per favorire lo sviluppo del territorio. Negli ultimi anni, purtroppo, i finanziamenti di questo tipo sono stati erogati con sempre maggiore difficoltà. Da un lato i fondi stanziati sono sempre minori, dall'altro vi è stata una crescente difficoltà da parte delle regioni a veicolare questi finanziamenti a fondo perduto verso le aziende locali.
La Sardegna, in questo senso, è una regione piuttosto ben messa. In questi giorni, poi, sono state comunicate le nuove norme per l'erogazione di contributi a fondo perduto per il turismo. Si tratta di un bando europeo rivolto a tutte le persone fisiche e piccole società agricole o legate al turismo, sia operative nella zona costiera che nell'entroterra.
Si tratta di finanziamenti agevolati particolarmente interessanti perchè vanno a sostenere 2 settori, quello agricolo e quello turistico, di fondamentale importanza per la nostra regione. Un aspetto molto importante legato a questi contributi a fondo perduto è quello relativo alla domanda di richiesta che può essere presentata anche da istituti di formazione e scuole superiori, andando a coinvolgere così i ragazzi più giovani, ossia quelli più colpiti da questa crisi del lavoro.
I finanziamenti a fondo perduto, come abbiamo detto, rappresentano uno degli strumenti più importanti per sviluppare e sostenere l'economia del territorio. Ma come funzionano esattamente? Per avere un'idea approfondita di come funzionano questi contributi agevolati puoi leggerti questa guida sull'argomento: http://www.prestitisbp.com/prestiti-fondo-perduto-finanziamenti/460/ .
Ti basti sapere, comunque, che i finanziamenti di questo tipo prevedono la possibilità di non rimborsare interamente, o una parte, del credito ricevuto. Mentre con un normale prestito bancario si è costretti, ovviamente, a rimborsare sia il capitale che la quota degli interessi, con i contributi a fondo perduto vi è la possibilità di rimborsare solo una quota del capitale senza gli interessi.
Proviamo a fare un esempio pratico. Ipotizziamo di voler avviare una piccola attività e di ottenere un finanziamento a fondo perduto di 50 mila euro al 50%, con rimborso a 5 anni. Questo significa che andrò a pagare rate di rimborso per coprire solo il 50% del capitale (nel caso dell'esempio 25 mila euro) senza dover far fronte all'ulteriore 50% e alla quota capitale.
La parte a fondo perduto viene considerata, appunto, un contributo per favorire lo sviluppo delle micro imprese sul territorio. Quello che ci auspichiamo, per i prossimi anni, è un impegno sempre maggiore della regione per poter far conoscere queste opportunità (si tratta per lo più di fondi europei) che possono fare davvero la differenza su un territorio come quello sardo, dove le opportunità di lavoro per i più giovani ci sono, ma sono sempre più complesse da portare avanti, senza aiuti dal punto di vista finanziario.
Edoardo stoppa, inviato di Striscia la notizia è stato nelle campagne di Selargius (Cagliari)
per documentare lo stato di una porcilaia, che secondo quanto raccontato nel servizio sarebbe abusiva e priva di controlli.
"Non mi seghisi is scallonisi, vattene via da mezzo i Co***ni" continua colpendo il cameramen con un sasso.
Guardate il video trasmesso su Canale 5.
Singolare tamponamento questa mattina sulla ex 131, un Porsche boxster è stato letteralmente incastrat
o nella rotonda che porta verso la corte del sole.
Secondo una prima ricostruzione questa mattina verso le 09.30
che procedeva nella stessa direzione. Per fortuna nessuno dei conducenti ha riportato ferite gravi.
L’Unione europea ha appena deciso di triplicare i fondi per la gestione dei migranti: la somma messa a bilancio passerà dagli attuali 13 miliardi di euro (anni 2014-2021) ai futuri 35 miliardi di euro (anni 2021-2027).
Prima di compiere l’analisi dei costi preventivati, dove i soldi vanno, per fare cosa, dobbiamo sapere cosa noi prendiamo dall’Africa, e cosa restituiamo all’Africa. Se noi aiutiamo loro oppure se loro, magari, danno una mano a noi.
Roberto Rosso, l’uomo che dai jeans ha ricavato un mondo che ora vale milioni di euro, ha domandato: “Come mai spendiamo 34 euro al giorno per ospitare un migrante se con sei dollari al dì potremmo renderlo felice e sazio a casa sua?”.
Già, come mai? E perchè non li aiutiamo a casa loro?
Casa loro? Andiamoci piano con le parole. Perchè la loro casa è in vendita e sta divenendo la nostra. Per dire: il Madagascar ha ceduto alla Corea del Sud la metà dei suoi terreni coltivabili, circa un milione e trecentomila ettari. La Cina ha preso in leasing tre milioni di ettari dall’Ucraina: gli serve il suo grano. In Tanzania acquistati da un emiro 400mila ettari per diritti esclusivi di caccia. L’emiro li ha fatti recintare e poi ha spedito i militari per impedire che le tribù Masai sconfinassero in cerca di pascoli per i loro animali. La loro vita.
E gli etiopi che arrivano a Lampedusa, quelli che Salvini considera disgraziati di serie B, non accreditabili come rifugiati, giungono dalla bassa valle dell’Omo, l’area oggetto di un piano di sfruttamento intensivo da parte di capitali stranieri che ha determinato l’evacuazione di circa duecentomila indigeni. E tra i capitali stranieri molta moneta, circa duecento milioni di euro, è di Roma. Il governo autoritario etiope, che rastrella e deporta, è l’interlocutore privilegiato della nostra diplomazia che sostiene e finanzia piani pluriennali di sviluppo. Anche qui la domanda: sviluppo per chi?
L’Italia intera conta 31 milioni di ettari. La Banca mondiale ha stimato, ma il dato è fermo al 2009, che nel mondo sono stati acquistati o affittati per un periodo che va dai venti ai 99 anni 46 milioni di ettari, due terzi dei quali nell’Africa subsahariana. In Africa i titoli di proprietà non esistono (la percentuale degli atti certi rogitati varia dal 2 al 10 per cento). Si vende a corpo e si vende con tutto dentro. Vende anche chi non è proprietario. Meglio: vende il governo a nome di tutti. Case, villaggi, pascoli, acqua se c’è. Il costo? Dai due ai dieci dollari ad ettaro, quanto due chili d’uva e uno di melanzane al mercato del Trionfale a Roma. Sono state esaminate 464 acquisizioni, ma sono state ritenute certe le estensioni dei terreni solo in 203 casi. Chi acquista è il “grabbatore”, chi vende è il “grabbato”. La definizione deriva dal fenomeno, che negli ultimi vent’anni ha assunto proporzioni note e purtroppo gigantesche e negli ultimi cinque una progressione pari al mille per cento secondo Oxfam, il network internazionale indipendente che combatte la povertà e l’ingiustizia. Il fenomeno si chiama land grabbing e significa appunto accaparramento della terra.
I Paesi ricchi chiedono cibo e biocombustibili ai paesi poveri. In cambio di una mancia comprano ogni cosa. Montagne e colline, pianure, laghi e città. Sono circa cinquanta i Paesi venditori, una dozzina i Paesi compratori, un migliaio i capitali privati (fondi di investimento, di pensione, di rischio) che fanno affari. E’ più facile trasportare una tonnellata di cereali dal Sudan che le mille tonnellate d’acqua necessarie per coltivarle. E allora la domanda: aiutiamoli a casa loro? Siamo proprio sicuri che abbiano ancora una casa? Le cronache sono zeppe di indicazioni su cosa stia divenendo questo neocolonialismo che foraggia guerre e governi dittatoriali pur di sviluppare il suo business. In Uganda 22mila persone hanno dovuto lasciare le loro abitazioni per far posto alle attività di una società che commercia legname, l’inglese New Forest Company. Aveva comprato tutto: terreni e villaggi. I residenti sono divenuti ospiti ed è giunto l’avviso di sfratto… Dove non arriva il capitale pulito si presenta quello sporco. La cosiddetta agromafia. Sempre laggiù, nascosti dai nostri occhi e dai nostri cuori, si sversano i rifiuti tossici che l’Occidente non può smaltire. La puzza a chi puzza…
Chi ha fame vende. Anzi regala. L’Etiopia ha il 46 per cento della popolazione a rischio fame. E’ la prima a negoziare cessioni ai prezzi ridicoli che conosciamo. Seguono la Tanzania (il 44 per cento degli abitanti sono a rischio) e il Mali (il 30 per cento è in condizioni di “insicurezza alimentare”). Comprano i ricchi. Il Qatar, l’Arabia Saudita, la Cina, il Giappone, la Corea del Sud, anche l’India. E nelle transazioni, la piccola parte visibile e registrata della opaca frontiera coloniale, sono considerate terre inutilizzate quelle coltivate a pascolo.
Il presidente del Kenya, volendo un porto sul suo mare, ha ceduto al Qatar, che si è offerto di costruirglielo, 40mila ettari di terreno con tutto dentro. Nel pacco confezionato c’erano circa 150 pastori e pescatori. Che si arrangiassero pure!
L’Africa ha bisogno di acqua, di grano, di pascoli anzitutto. Noi paesi ricchi invece abbiamo bisogno di biocombustibile. Olio di palma, oppure jatropha, la pianta che – lavorata – permette di sfamare la sete dei grandi mezzi meccanici. E l’Africa è una riserva meravigliosa. In Africa parecchie società italiane si sono date da fare: il gruppo Tozzi possiede 50mila ettari, altrettanti la Nuova Iniziativa Industriale. 26mila ettari sono della Senathonol, una joint-venture italosenegalese controllata al 51 per cento da un gruppo italiano. Le rose sulle nostre tavole, e quelle che distribuiscono i migranti a mazzetti, vengono dall’Etiopia e si riversano nel mondo intero. Belle e profumate, rosse o bianche. Recise a braccia. Lavoratori diligenti, disponibili a infilarsi nelle serre anche con quaranta gradi. E pure fortunati perchè hanno un lavoro.
Il loro salario? Sessanta centesimi al giorno.
di Antonello Caporale (il fatto quotidiano)
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