L'Aou di Sassari ha organizzato una serie di iniziative... 
Una donna di 60 anni di origine egiziana si è cosparsa di alcol e ha minacciato di darsi fuoco con un accendino. E' accaduto alle 14.45 di oggi a Ostia, all'incrocio tra via Costanzo Casana e Via Arduino Forgiarini. Secondo quanto apprende l'Adnkronos, è stato un passante a toglierle l'accendino che aveva in mano, scongiurando così più gravi conseguenze. Sul posto sono giunti i carabinieri e i poliziotti del distretto Lido. La donna è stata poi portata in codice rosso psichiatrico all'ospedale G. B. Grassi di Ostia.

Le gemelle Alice ed Ellen Kessler avevano scelto loro la data della morte, avvenuta oggi lunedì 17 novembre. A rivelarlo è il giornale tedesco Munchner Merkur, citando un portavoce dell'associazione per il suicidio assistito a cui si erano rivolte oltre sei mesi fa.
L'iter per il suicidio assistito delle due gemelle
Le gemelle Kessler, secondo il quotidiano bavarese, avrebbero in particolare contattato la Deutsche Gesellschaft für Humanes Sterben (DGHS), un'associazione con sede a Berlino. Un medico e una legale dell'associazione avrebbero quindi incontrato le due artiste per un colloquio e verificare le condizioni per avviare l'iter.
Alice e Ellen Kessler avrebbero poi scelto la data, attuando il programma definito. Le due donne, scrive ancora il Munchner Merkur, avrebbero azionato il dispositivo per l'infusione endovenosa con cui hanno assunto la dose di anestetico per produrre un arresto cardiocircolatorio.
La legge
In Germania, la "morte assistita" è consentita a determinate condizioni: la persona deve, tra le altre cose, "agire in modo autonomo e di propria spontanea volontà", autosomministrandosi il farmaco letale, oltre ad essere maggiorenne e avere capacità giuridica. L'assistenza non può eseguire l'atto letale: questa sarebbe "eutanasia attiva", che è invece vietata.

"Mavacamten è stato sviluppato per il trattamento della cardiomiopatia ipertrofica ostruttiva sintomatica, e in Italia sarà rimborsabile proprio per questa indicazione. Il farmaco agisce a livello molecolare in modo molto mirato: interviene sui meccanismi che, in queste forme genetiche di cardiomiopatia, determinano l’ostruzione all’efflusso del ventricolo sinistro. Riducendo questa ostruzione – che è la causa principale dei sintomi – il farmaco migliora in modo significativo la qualità di vita dei pazienti. Questo dato emerge sia dagli studi clinici sia dalla nostra esperienza diretta. Mavacamten aumenta la capacità di esercizio, riduce in modo evidente l’ipertrofia del cuore e migliora anche il profilo dei biomarcatori che misurano lo stato di compenso cardiaco". Così all’Adnkronos Salute, Iacopo Olivotto, professore ordinario di Cardiologia e direttore Cardiologia pediatrica Aou Meyer di Firenze; direttore Servizio Cardiomiopatie Aou Careggi di Firenze, durante l’annuncio – oggi a Roma – dell’approvazione di Aifa alla rimborsabilità di mavacamten per il trattamento della cardiomiopatia ipertrofica ostruttiva (Cmio) sintomatica (classe II-III secondo la classificazione NYHA) in pazienti adulti nei quali la terapia standard risulta insufficiente.
La cardiomiopatia ipertrofica ostruttiva è una malattia "genetica che può manifestarsi a qualsiasi età: in genere viene diagnosticata tra i 30 e i 50 anni, ma può colpire anche bambini e anziani. In questa condizione – spiega Olivotto - il cuore è ispessito in modo anomalo e, oltre all’ipertrofia, è presente un’ostruzione che ostacola l’uscita del sangue dal ventricolo sinistro. Il risultato è che il cuore deve lavorare a pressioni molto elevate, un po' come se ci fosse una valvola ristretta, anche se l’ostruzione è in realtà sotto la valvola. Questo meccanismo può favorire aritmie anche gravi e, soprattutto, determina una limitazione funzionale importante, che pesa molto sulla vita quotidiana, sociale e lavorativa, soprattutto nei pazienti più giovani e attivi".
La prognosi complessiva è generalmente buona, ma la malattia comporta una morbidità significativa: episodi di fibrillazione atriale, ricoveri, necessità di dispositivi cardiaci e una qualità di vita spesso compromessa. Finora era, di fatto, una patologia 'orfana': gli strumenti terapeutici a disposizione erano limitati e in molti casi insufficienti. Mavacamten sembra finalmente colmare questa lacuna. La risposta clinica, nella maggior parte dei pazienti, è nettamente superiore rispetto ai trattamenti tradizionali" conclude.
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"Era già finito il mio matrimonio. Con DiCaprio c’è stato un incontro, simpatico, dai…". Risponde così Eva Herzigova, ospite di 'Belve' nella puntata in onda domani 18 novembre alla domanda di Francesca Fagnani ("Ora può dirlo, c'è stato un amore?") su un presunto flirt della ex modella con Leonardo DiCaprio, che secondo i tabloid sarebbe stato causa della fine del suo matrimonio con il batterista di Bon Jovi, Tico Torres.
E ancora: sulle foto, esplicite, del marito con una ragazza, Fagnani domanda: “Ha saputo superare e anche perdonare?”. “Trovo che, soprattutto se ci sono dei figli, uno deve combattere. Per foto così non vale la pena rompere qualcosa di più importante” risponde Herzigova. “Certo, più delle foto era quello che raccontavano. Il tradimento è un’ipotesi che lei contempla in una relazione?” aggiunge Fagnani. “È la donna che sceglie sempre di stuzzicare e l’uomo in quel momento è debole” dice Herzigova. “Però - interviene subito Fagnani - la donna tentatrice e l’uomo vittima della tentazione non corrisponde” alla realtà!
Fagnani ricorda poi che lei è stata protagonista di una stagione straordinaria e di un gruppo di modelle ancora oggi riconoscibili anche solo dal nome “Cindy, Linda, Naomi, Claudia, Kate e lei. Top model insuperate?” chiede la giornalista. “Le modelle di oggi non sono modelle di Instagram” la risposta netta di Herzigova. Quanto alla nota pubblicità di un reggiseno che l’ha resa famosa in tutto il mondo, Fagnani chiede se all'epoca aveva capito il grande successo che le stava arrivando addosso, ed Herzigova ammette: “Non ti rendi conto quando sta succedendo. Però mi sono resa conto che quell’immagine sarebbe stato difficile toglierla di dosso”. “E questo le dispiace?” insiste Fagnani. “Era difficile uscire da questo aspetto molto commerciale” rivela la modella.
La puntata andrà in onda alle 21,25 su Rai2 e on demand su RaiPlay domani, martedì 18 novembre.

"Il 25 novembre ricorre la giornata internazionale contro la violenza sulle donne, un fenomeno odioso, intollerabile che questo governo sta combattendo con ogni mezzo, potenziando strumenti, stanziando più risorse, prevedendo pene più severe e nuovi reati come l'introduzione nel nostro ordinamento del reato autonomo di femminicidio. Ma è una sfida che passa anche e soprattutto attraverso l'attività di sensibilizzazione, il coinvolgimento dell'opinione pubblica, l'educazione". Così la premier Giorgia Meloni, in un videomessaggio trasmesso in vista della Giornata internazionale contro la violenza sulle donne.
"Ecco perché abbiamo deciso quest'anno di organizzare un'iniziativa innovativa rispetto al passato. Si chiama 'Corri Libera' ed è un percorso di cinque chilometri contro la violenza che parte dal Colosseo e si conclude ai Fori imperiali dopo aver attraversato il cuore di Roma. L'appuntamento - spiega la presidente del Consiglio - è per domenica 23 novembre alle ore 10 al Colosseo per dire tutti insieme no alla violenza, sì alla libertà. Non serve essere sportivi, non serve avere chissà quale preparazione fisica per partecipare. Bastano un paio di scarpe comode e la voglia di stare insieme per una buona causa", conclude Meloni nel video, invitando a cliccare sul sito www.corrilibera.com per l'iscrizione.

"L’inibitore tirosin chinasico orale quizartinib, nel suo studio pivotale Quantum-First, ha dimostrato di ridurre il rischio di mortalità del 22% con una sopravvivenza mediana globale di 31,9 mesi verso i 15,1 mesi del braccio di controllo a base di sola chemioterapia. Un raddoppio in termini di sopravvivenza globale ad un follow-up mediano molto lungo, pari a 39,2 mesi". Così Gilda Ascione, Medical Director e Head of Oncology Medical Affairs di Daiichi Sankyo Italia, al media briefing organizzato oggi dalla farmaceutica a Milano in occasione della rimborsabilità della nuova opzione terapeutica per la leucemia mieloide acuta (Lma) Flt3-Itd positiva di nuova diagnosi, una forma aggressiva associata a un rischio maggiore di recidiva e a una prognosi sfavorevole. "Quizartinib riceve l'indicazione e la rimborsabilità in Italia per i pazienti con leucemia mieloide acuta Flt3-Itd positiva - precisa Ascione - in associazione a chemioterapia di induzione standard a base di citarabina e antraciclina e chemioterapia di consolidamento standard a base di citarabina, seguite da monoterapia di mantenimento per un massimo di 36 cicli nei pazienti con lma di nuova diagnosi positiva per la mutazione Flt3-Itd".
Questo "inibitore tirosin chinasico", di seconda generazione, "altamente potente e selettivo, agisce direttamente sul recettore Flt3 che, quando mutato, è costitutivamente attivo a livello cellulare. Nel momento in cui quizartinib entra all'interno della cellula attraverso la membrana cellulare - illustra Ascione - si lega al dominio Itd e va a bloccare la cascata chinasica a valle del recettore che è responsabile di un blocco della proliferazione delle cellule leucemiche". Si tratta di "un'azione favorente la differenziazione cellulare in cellule attive e ‘fisiologiche’ e una induzione dell'apoptosi, ovvero della morte cellulare delle cellule leucemiche stesse", conclude.

"Dove abbiamo seguito la finale delle Atp Finals di ieri? A Sesto, c’erano dei maxischermi nell’area sportiva, dove Sinner ha iniziato a giocare, e nel centro culturale del paese. Abbiamo festeggiato tantissimo, tanto che alcuni sono tornati a casa all’alba…”. Così il sindaco di Sesto Pusteria, paese che ha dato i natali a Jannik Sinner, Thomas Summerer, intervistato oggi a Un Giorno da Pecora, su Rai Radio1. Il primo cittadino parla anche della possibilità di dedicare una statua al campione azzurro: “Ci sono varie idee, la statua è sicuramente una bella idea. Dove? All’interno del centro sportivo, sarebbe quello il luogo ideale per una statua di Jannik”.
Il sindaco manda anche un messaggio a Sinner: "Siamo orgogliosi del nostro campione. Ieri si è visto subito che avrebbe vinto, è entrato con l’atteggiamento di chi pensa ‘Qui comando io, sono a casa mia e voglio questa vittoria’. Questa è la sua mentalità”.

Alice ed Ellen Kessler, le iconiche gemelle della tv, sono morte insieme. Entrambe le ballerine e cantanti 89enni, riferisce la Bild, avrebbero scelto di andarsene nello stesso momento tramite suicidio assistito. E dall'Italia, dove le due artiste hanno lavorato a lungo, arriva il ricordo del mondo dello spettacolo.
Venier: "Sentite giorni fa, una delle due non stava bene"
"Due settimane fa le ho fatte chiamare, una delle due non stava bene. Questa brutta notizia non mi sorprende. Loro - ha rivelato Mara Venier a La vita in diretta - venivano sempre volentieri, ogni volta che le ho invitate venivano in Italia. Amavano profondamente il nostro Paese, erano persone di famiglia. Siamo tutti cresciuti con queste due donne meravigliose, che nel privato erano molto simpatiche. Quando venivano a Domenica In, arrivavano due giorni prima a Roma per andare a mangiare la gricia a Trastevere. L'ultima volta che ci siamo viste, mi hanno raccontato la loro cena. Ci eravamo ripromesse che ci saremmo riviste. Non mi sorprende questa scelta che hanno fatto, avevano un legame unico e indissolubile: erano due persone, ma erano una. Non voglio giudicare, capisco. Se una delle due non stava bene - ha spiegato ancora la conduttrice -, era impensabile e insopportabile per l'altra. Era impensabile che una delle due potesse andare via prima...".
Iva Zanicchi: "Notizia dolorosa, si chiude un'epoca"
"Le avevo incontrate a Roma, e poi in Germania, dove eravamo ospiti. E' vero che avevano un'età importante, ma la notizia della loro morte è dolorosa perché si chiude, forse definitivamente, un'epoca". A dirlo all'Adnkronos è Iva Zanicchi, commentando a caldo la morte delle gemelle con le quali 'l'aquila di Ligonchio' ha condiviso i fasti della tv degli Anni d'Oro, a partire da 'Canzonissima'.
E sulla scelta delle due artiste, attrici, ballerine e cantanti tedesche divenute celebri in tutto il mondo al fianco di icone come Fred Astaire e Frank Sinatra, Iva Zanicchi osserva: "Lo capisco, erano molto anziane, magari ammalate. Ogni caso va letto a sé e noi non conosciamo bene le cose, ma a me la notizia della loro scelta sconvolge. La vita è per me così sacra e così preziosa che bisogna avere, diciamolo pure, il coraggio di viverla fino all'ultimo istante perché è un dono prezioso".
Nessun giudizio da parte della cantante emiliana, solo tanta amarezza: "Ho tanta compassione per loro, capisco la tragedia e immagino queste due donne, anziane, che hanno voluto morire insieme, perché avevano vissuto sempre insieme -spiega 'l'aquila di Ligonchio'- Ma dall'altro lato sono sincera, mi sconvolge. Questo fatto mi addolora, è lontano dalla mia mentalità".
Guillermo Mariotto: "Che emozione danzare il Da-Da-Un-Pa con loro"
"Che emozione, che sogno, che vergogna danzare il 'Da-da-un-pa' con le sorelle Kessler a 'Ballando con le stelle' quasi venti anni fa. Le vedevo bambino in tv in Venezuela, rigorosamente in bianco e nero, a Studio Uno. Fui catapultato sul palcoscenico dello show tv. L'unica volta che ho ballato in televisione nel programma condotto da Milly Carlucci". Lo stilista Guillermo Mariotto consegna all'Adnkronos il suo ricordo di Alice ed Ellen Kessler.
"Ricordo di aver improvvisato in diretta il 'Da-da-un-pa' seguendo quello che facevano le sorelle Kessler. Che signore magiche, un pò 'teutoniche' per nulla distanti, altissime, magre, eleganti con un uno stile inconfondibile", ha concluso.
Rita Pavone: "Suicidio assistito? Non mi stupisce"
"Non mi stupisce, erano talmente legate tra loro... Ho pensato che forse una stesse male e l'altra non sopportasse l'idea di rimanere sola. Mi è venuto un colpo quando l'ho saputo, mi sono chiesta cosa fosse successo", le parole di Rita Pavone a La vita in diretta. "Come gemelli - ha continuato la cantante - si nasce insieme ma non è detto si debba morire insieme: l'hanno deciso. Erano professioniste impeccabili, non sbagliavano un passo. Erano splendide ballerine, erano donne in gamba e intelligenti. Erano grandi artiste, oggi è difficile trovare persone così preparate, professionali, puntuali. Sono dispiaciuta e rattristata, una parte della mia vita è legata alle Kessler. Ricordo quando ballammo il da-da-un-pa, arrivavo alla loro anca..."
Alessandro Benvenuti: "Il mio ricordo resta in bianco e nero"
"Nel 1987 condussi una trasmissione con loro, 'La fabbrica dei sogni' su Rai3. L'idea era di dividerle per la prima volta. C'era una gara tra regioni e ognuna di loro capitanava una squadra. Ma erano sempre inviate, una in una regione e una in un'altra, quindi le nostre occasioni di incontro furono limitate alla conferenza stampa di lancio del programma. Ma, come tutti gli italiani della mia generazione, il mio ricordo di loro rimane legata alle loro partecipazioni iconiche ai primi varietà della Rai, in bianco e nero". Così l'attore e regista Alessandro Benvenuti ricorda con l'Adnkronos le gemelle Kessler con cui condivise l'esperienza del programma di Rai3 'La Fabbrica dei Sogni', di cui era conduttore e regista.
Adriano Aragozzini: "Artiste incredibili"
"Io produssi l'ultimo programma che loro fecero in Italia, 'La Fabbrica dei sogni'. Passammo 15 settimane insieme. Vivevano completamente in simbiosi: erano sempre insieme, con gli stessi orari, lo stesso cibo, le decisioni sempre concordate, su tutto. Quindi non mi meraviglia che abbiano deciso di morire insieme". A parlare così con l'Adnkronos delle gemelle Kessler è Adriano Aragozzini, che nel 1987 condivise con loro le 14 puntate di 'La Fabbrica dei sogni', il programma di Rai3 di cui lui era produttore.
"Erano due artiste incredibili, di una professionalità ammirevole. Sempre in anticipo, mai in ritardo. A me le presentò Don Lurio, che le aveva portate in Italia. Mi avevano parlato della loro unione incredibile ma davvero la loro sintonia aveva dell'incredibile", aggiunge Aragozzini. Che poi racconta: "Una volta chiesi loro come era possibile che non litigassero mai e mi dissero che era successo solo due volte: una volta per il cibo da dare al cane e un'altra volta per un flirt di una che non era stato approvato dall'altra. Anche per i rapporti sentimentali sentivano l'esigenza di avere l'una il consenso dell'altra", sottolinea il produttore. "Un'altra cosa che mi divertiva molto era che quando discutevano sui testi parlavano tra loro animatamente in tedesco. E io, che parlo cinque lingue ma non il tedesco, non capivo niente. Poi, finita la discussione, una delle due mi comunicava la decisione in italiano. Erano legate davvero in un modo incredibile ed erano anche molto legate alla loro casa. Tra una trasmissione e l'altra tornavano sempre in Germania", conclude.

"Quizartinib arricchisce il nostro armamentario terapeutico e colma il gap che fino a ora avevamo in fase di mantenimento". Sono le parole di Adriano Venditti, direttore dell’Ematologia della Fondazione policlinico Tor Vergata di Roma, intervenuto al media briefing organizzato a Milano da Daiichi Sankyo Italia in occasione del recente via libera al rimborso quizartinib, una nuova opzione terapeutica per la Lma-leucemia mieloide acuta Flt3-Itd positiva di nuova diagnosi.
"Quizartinib ha la caratteristica di interferire con una mutazione ben conosciuta nella leucemia mieloide acuta, la mutazione Flt3, che compare in circa il 25% dei casi - prosegue Venditti - Il paziente con questa mutazione, che è in grado di tollerare la chemioterapia intensiva, può ricevere la combinazione con il quizartinib, che viene somministrato durante la fase di induzione, nei cicli di consolidamento e nella fase di mantenimento, per la quale è approvato, per una durata di 36 cicli (cioè 3 anni) tanto nei pazienti che esauriscono il loro percorso terapeutico senza fare il trapianto di cellule staminali quanto nei pazienti che, al contrario, ricevono il trapianto".
Nello studio di fase 3 Quantum-First, che ha analizzato l’effetto del farmaco in combinazione con chemioterapia di induzione standard a base di citarabina-antraciclina e con la chemioterapia di consolidamento standard a base di citarabina, seguita da terapia di mantenimento con monoterapia a base di quizartinib "ha dato dei risultati importanti, che poi hanno portato all'approvazione ", rimarca Venditti, facendo riferimento alla riduzione del rischio di mortalità del 22% rispetto alla sola chemioterapia standard rilevato dal trial.
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"La leucemia mieloide acuta (Lma) Flt3-Itd è una malattia ad alto impatto. Celebrare nuovi traguardi dell’innovazione, parlare di una miglior prognosi e di riduzione delle recidive su malattie così importanti apre il cuore. A mio avviso, però, è necessario un cambio di passo nella presa in carico delle persone, soprattutto degli anziani". Così, Davide Petruzzelli, presidente dell'associazione ‘La lampada di Aladino Ets’, commenta il recente via libera dell'Agenzia del farmaco (Aifa) alla rimborsabilità di quizartinib, il primo farmaco lanciato in Italia da Daiichi Sankyo in ematologia. Si tratta di una nuova opzione terapeutica per la Lma Flt3-Itd positiva di nuova diagnosi, una forma aggressiva associata a un rischio maggiore di recidiva e a una prognosi sfavorevole.
L'approvazione si è basata sui risultati dello studio di fase 3 Quantum-First, pubblicato su The Lancet, che ha dimostrato come l’aggiunta di quizartinib alla chemioterapia standard ad alte dosi, con o senza trapianto allogenico di cellule staminali ematopoietiche di consolidamento, seguita da monoterapia di mantenimento fino a circa 3 anni, migliora significativamente la sopravvivenza globale e riduce il rischio di mortalità del 22% rispetto alla chemioterapia standard.
"L’obiettivo - sottolinea Petruzzelli - è vivere una vita di qualità. Penso sia un traguardo raggiungibile, anche grazie al supporto psicologico, un aspetto già normato sotto il profilo operativo ma che, di fatto, non è ancora esigibile. È necessario, quindi, attivarsi per calare a terra ciò che abbiamo scritto ovunque, dal piano oncologico in avanti". Esiste infatti "la Rete nazionale dei tumori rari (Rntr), approvata in Conferenza Stato-Regioni, ma salvo pochissime eccezioni, di fatto non è stata ancora implementata". La Rntr "descrive centri hub and spoke, definendo chi può curare cosa e in quale modo - chiarisce - e descrive anche come il paziente può entrare nella Rete. Sulla carta abbiamo tutto, nella pratica resta da declinare ciò che è stato identificato nelle esigibilità dei malati". Sono aspetti che raccontano la necessità di "passare a una rete istituzionalizzata più alta - conclude - che renderebbe l'accesso ai servizi più omogeneo".
Il 13 e 14 dicembre dal porto di Olbia al centro di Cagliari... 
Un morto e altri 11 casi di Legionella a Milano dove si teme un focolaio di contagio in zona San Siro. L'Aagenzia di tutela della salute della città sta gestendo il sospetto focolaio con gli 11 casi che "presentano fattori di rischio predisponenti per l'infezione da legionella. Una persona è deceduta e, attualmente, 8 sono ricoverate", è il primo bilancio diffuso mentre proseguono gli accertamenti.
"Sono state avviate indagini volte a identificare l'origine nel contagio con campionamenti nelle abitazioni, i cui esiti di laboratorio sono ancora in corso - informa l'Ats - e con la valutazione di altri luoghi sensibili del quartiere". La legionella è un batterio che vive negli ambienti acquatici, da cui può diffondersi nella rete idrica delle abitazioni e di altri impianti. Il contagio avviene esclusivamente attraverso l'inalazione di minuscole gocce (aerosol) di acqua contaminata. Non è possibile il contagio da persona a persona, né bevendo l'acqua, ricordano gli esperti dell'agenzia che stanno proseguendo in queste ore con l'attività di sorveglianza epidemiologica e di completamento delle indagini ambientali.

Jannik Sinner si è goduto la festa per la vittoria delle Atp Finals in compagnia. Dopo il trionfo a Torino contro Carlos Alcaraz, il fuoriclasse azzurro ha abbracciato il suo angolo. Dai coach Simone Vagnozzi e Darren Cahill al resto dello staff, fino alla compagna Laila Hasanovic. La modella danese è stata la prima a ricevere l'abbraccio del fuoriclasse azzurro al termine del match e subito dopo la premiazione si è avvicinata a lui con una sorpresa. Quale? Il cane Snoopy, entrato in campo per vedere da vicino la coppa delle Atp Finals e partecipare anche lui alla festa.
Sinner ha quindi accarezzato il cucciolo, concedendosi poi anche a lui per le foto di rito con la coppa. Un momento divertente nel corso della premiazione.

Insieme nella vita, unite anche nell'ultimo addio, con un doppio suicidio assistito. Alice ed Ellen Kessler, protagoniste del celebre duo artistico tedesco delle Gemelle Kessler - amatissime anche in Italia dagli anni Sessanta in poi - sono morte all'età di 89 anni[1] .
Il testamento di Ellen e Alice
Icone della Germania del dopoguerra e dello spettacolo europeo, le due sorelle avevano conquistato il pubblico internazionale come cantanti, ballerine e attrici. Secondo quanto riportato da giornale "Bild", le gemelle - da sempre inseparabili - avevano espresso già nell'aprile 2024 un desiderio molto preciso riguardo al loro ultimo saluto: volevano essere cremate e deposte nella stessa urna. Con loro, anche le ceneri della madre Elsa, scomparsa a 69 anni, e quelle del cane Yello, morto a 14 anni. "Lo abbiamo disposto anche nel testamento", aveva spiegato Ellen al quotidiano tedesco. Una scelta che riflette la loro storia: due vite parallele, condivise in ogni momento, che ora si ricongiungono anche oltre il palcoscenico.
Il loro successo esplose alla fine degli anni '50, quando il celebre look in calzamaglia e le coreografie perfettamente sincronizzate resero le loro lunghissime gambe un marchio di fabbrica noto in tutto il mondo. Da allora, Alice ed Ellen rimasero una presenza costante nella televisione europea, apparendo in varietà, musical e spettacoli che segnarono un’intera epoca. Con le canzoni "Da-da-un-pa" (o "dadaumpa"), "Pollo e champagne" e "La notte è piccola" e con il fisico slanciato le biondissime sorelle conquistarono una popolarità straordinaria nei più noti programmi televisivi della Rai in bianco e nero. Le loro gambe lunghe e affusolate sono entrate nell'immaginario collettivo stravolgendo la storia della tv, cantando e ballando negli show del sabato sera come "Giardino d'invermo", "Studio Uno" e "Canzonissima".
La carriera in Italia delle icone del Da-da-un-pa
Nate il 20 agosto 1936 a Nerchau, cittadina della Sassonia, che dopo la seconda guerra mondiale venne inclusa nella Repubblica Democratica Tedesca, Alice ed Ellen frequentarono la scuola di danza fin dall'età di 6 anni. A 11 anni vennero avviate al programma per adolescenti del Teatro d'Opera di Lipsia e a 18 fuggirono dalla Germania comunista rifugiandosi nella Germania Ovest per intraprendere la carriera di ballerine al Palladium di Düsseldorf come Die Kessler-Zwillinge.
Fra il 1955 e il 1960 le gemelle Kessler esibirono al Lido di Parigi con il corpo di ballo delle Bluebell Girls di Margaret Kelly, dove furono scoperte dal ballerino e coreografo Don Lurio (1929-2003). Una volta notate, decise di portarle in Italia e le fece ingaggiare dalla Rai. Il 21 gennaio 1961 debuttarono nella trasmissione televisiva di grande successo "Giardino d'inverno" con la regia di Antonello Falqui, l'orchestra diretta dal maestro Gorni Kramer, le coreografie di Don Lurio e la partecipazione di Henri Salvador e del Quartetto Cetra: le gemelle lanciarono i brani "Pollo e champagne" e "Concertino", cover della canzone del 1959 del Quartetto Cetra. L'allora direttore generale della Rai Ettore Bernabei impose loro le calze nere per coprire i 105 centimetri di gambe, diventando, negli auspici dei funzionari della tv, protagoniste di un erotismo 'freddo', che non emoziona e non turba, teutonico e perciò nordico quanto basta.
Il gradimento del pubblico convinse la Rai a includerle nell'ottobre del 1961 cast di "Studio Uno", sempre con la regia di Falqui, in cui cantavano e ballavano la sigla di apertura "Da-da-un-pa", che si trasformò in una sorta di inno alla seduzione: il successo fu così clamoroso che per le gemelle Kessler si aprirono anche le porte del cinema, del teatro e della pubblicità.
Sul grande schermo appaiono nei film "Gli invasori" (1961) di Mario Bava (1961), "Rocco e le sorelle" (1961) di Giorgio Simonelli, "Sodoma e Gomorra" (1962) di Robert Aldrich, "Canzoni, bulli e pupe" (1964) di Carlo Infascelli, "Il giovedì" (1964) di Dino Risi, accanto ad Alberto Sordi. Nel 1963 appaiono sulla copertina della rivista "Life" e esordiscono nel teatro impegnato di Bertolt Brecht.
Nel 1964 le gemelle Kessler parteciparono al nuovo varietà del sabato sera della Rai "Biblioteca di Studio Uno" di Falqui insieme al Quartetto Cetra. Vennero di nuovo ingaggiate nel cast dell'edizione del 1965 di "Studio Uno", cantando la sigla "La notte è piccola", destinata a diventare una delle loro canzoni più celebri. Nel 1966, durante l'ultima edizione di "Studio Uno" cantarono e ballarono la sigla iniziale "Su e giù" e si poterono esibire per la prima volta senza le pesanti calze scure di nylon e con la minigonna.
Il successo delle gemelle Kessler apparve inarrestabile nella seconda metà degli anni '60 con la loro partecipazione a numerose trasmissioni televisive, come "La prova del nove". Nell'edizione 1969 di "Canzonissima" affiancarono alla conduzione Johnny Dorelli e Raimondo Vianello e cantarono la sigla "Quelli belli come noi". Al tempo stesso dettero vita a una nutrita discografia costituita da 45 giri. Girarono anche caroselli pubblicitari per Omsa, una delle più note aziende italiane specializzate nella produzione di calze femminili, all'insegna dello slogan "Che gambe!".
Dopo aver recitato accanto a Johnny Dorelli nella serie tv in sette episodi "K2 + 1" (1971) del regista Luciano, negli anni Settanta Alice ed Ellen Kessler diradano le loro apparizioni negli show del sabato sera (era il momento dell'ascesa di Raffaella Carrà), recitando in teatro in commedie musicali di Garinei e Giovannini.
Nel 1974 furono invitate dal regista Antonello Falqui al varietà del sabato sera "Milleluci", condotto da Mina e da Raffaella Carrà. Nello stesso anno accettarono di posare per l'edizione italiana del periodico "Playboy", che toccò in quell'occasione il picco massimo di copie vendute fino ad allora. Negli anni Ottanta condussero in Rai le trasmissioni "Buonasera con... Alice ed Ellen Kessler" (Rete 2, 1981), la seconda edizione di "Al Paradise" (Rai 1, 1984) e "La fabbrica dei sogni" (Rai 3, 1987-1988), apparendo anche come ospiti in altri programmi.
Nel 1986 le gemelle Kessler tornarono in Germania e si stabiliscono a Grünwald, sobborgo di Monaco di Baviera, pur non trascurando frequenti ritorni in Italia, soprattutto per partecipare a trasmissioni televisive. Ed è in quel periodo che i governi di Germania e Italia conferirono alle due sorelle riconoscimenti per l'opera di promozione della cooperazione fra entrambi i paesi svolta con la loro attività artistica. Nel 1990 fecero parte della seconda edizione del varietà estivo di Canale 5 "Una rotonda sul mare" come cantanti in gara, e si cimentano per l'ultima volta come conduttrici nel 2004 per il varietà comico di Italia 1 "Super Ciro".
Nell'ottobre 2011, dopo trent'anni di assenza dal palcoscenico, le gemelle Kessler tornarono in scena nei teatri italiani come protagoniste del musical "Dr. Jekyll e Mr. Hyde", diretto da Giancarlo Sepe e tratto dal romanzo di Robert Louis Stevenson. Sono poi comparse al fianco di Ulrich Tukur anche in un episodio della serie poliziesca tedesca "Tatort", trasmessa sul canale Ard. Nel 2012 cantarono il brano di Carmen Miranda "The Lady in the Tutti Frutti Hat", colonna sonora del film "Good As You - Tutti i colori dell'amore". In occasione del Festival di Sanremo 2014 condotto da Fabio Fazio furono ospiti della seconda serata della kermesse canora.
In Italia hanno avuto lunghe storie sentimentali: Alice è stata a lungo la compagna del cantante Marcel Amont e poi dell'attore Enrico Maria Salerno, mentre Ellen è stata per molti anni la compagna dell'attore Umberto Orsini e ha raccontato di essere stata, per una notte, amante dell'attore Burt Lancaster nel suo periodo parigino del 1956. Da tempo ritiratesi dallo spettacolo, vivevano a Monaco di Baviera, ciascuna in un appartamento comunicante con quello dell'altra. (di Paolo Martini)

"Sono stato a Napoli all'Istituto nazionale tumori Irccs Fondazione 'G. Pascale', una eccellenza italiana nel mondo, a parlare dell'innovazione al servizio della prevenzione. Con gli stili di vita salutari ma anche e soprattutto con gli strumenti della prevenzione si possono evitare i tumori e allontanare la mortalità. Rinnoviamo ancora una volta l'invito a tutti a fare degli stili di vita il 'primum movens' della vita". Così in un video sui social Francesco Vaia, già direttore della Prevenzione del ministero della Salute e oggi componente dell'Autorità garante nazionale dei diritti delle persone con disabilità.

L’evento 'Algoretica e sanità' punta ad “un approccio diverso all’intelligenza artificiale non solo scientifico ma etico. È uno dei temi che mi sta a più a cuore e mi interroga nella relazione di cura. Siamo consapevoli dell’importanza della rivoluzione dell’Ia nella scienza e nella ricerca, perché ci permetterà di vivere nuove frontiere anche negli scenari di cura e sconfiggere malattia, ma ci sfida su altri temi e pervade la nostra vita in tanti aspetti. Nel sistema salute, ad esempio, quali sono gli aspetti che lo rendono uno strumento efficace ed efficienza delle cure e di programmazione sanitaria? Come rendere più efficace anche nel rapporto Stato-regioni o costo-benefici?”. Così la senatrice del Pd, Beatrice Lorenzin, che oggi ha promosso in Senato il convegno al Senato ‘L’Algoretica e sanità- l’Ia nella relazione di cura’ che ha raccolto accademici, clinici, bioeticisti e giuristi per discutere le implicazioni etiche dell’intelligenza artificiale in medicina e i possibili conflitti tra algoritmi, programmazione sanitaria e relazione di cura.
Obiettivo dell’incontro è stato approfondire come garantire un utilizzo etico, responsabile e centrato sulla persona dei nuovi strumenti digitali, preservando il ruolo insostituibile del medico e la fiducia tra medico e paziente. “Oggi chi di decide se un paziente entra in un trial clinico è il medico, e sull’età di accesso decide sempre il medico, ogni paziente è un essere umano ma se ci affidiamo ad un algoritmo che valuta sul costo-beneficio forse un paziente anziano non entrerà in un trial o non accederà ad una terapia. Questo non può accadere”, ha evidenziato la senatrice Lorenzin.
L'intelligenza artificiale, "può far nascere ricchezza ma anche povertà e da rettrice non posso non dirlo - ha precisato la rettrice dell'Università Sapienza di Roma, Antonella Polimeni - Chi è escluso da competenze digitali rischia di rimanere indietro. C’è quindi una sfida etica e politica, come ridistribuire in maniera equa i risultati dello sviluppo economico delle nuove tecnologie? Le nuove generazioni di medici e ricercatori della salute si troveranno in un mondo dove la competenza digitale è legata a quella tecnologica e va rafforzata la dimensione dell’etica. Il medico del futuro dovrà leggere un referto e usa l'algoritmo, ma anche capire i principi e i limiti. Un'università pubblica come La Sapienza ha un compito decisivo: formare i professionisti della salute capaci di governare la tecnologia e non essere governati".
"Ogni salto tecnologico è importante e ha un costo, occorre capire se l’investimento dà valore. In sanità è un tema molto forte. La robotica è la tecnologia più massivamente distribuita sul territorio e oggi questa tecnologia è diventata un punto di arrivo e non uno strumento e quindi costa. Questo ci pone delle domande. Il tema della problematicità dell’Ia, e le valutazioni etiche da parte del sistema sanitario è un passaggio che abbiamo già visto nel mondo dei professionisti del settore quando sono partire le aziende sanitarie. Oggi con l'Ia non stiamo vivendo una fase diversa ma è molto più potente, soprattutto la velocità con cui avviene. Oggi in tre anni avremo questo cambiamento e dobbiamo metterlo a terra. L’Ia potrebbe avere certamente un valore per dare nuovo spazio alle relazioni di cura ma anche di nuovi rapporti tra gruppi professionali. Guadagnare tempo garantendo che la prestazione sanitaria sia allo stesso livello". Lo ha evidenziato Fabrizio d’Alba, presidente Federsanità e direttore generale del Policlinico Umberto I di Roma, nel suo intervento al convegno.
Secondo Oreste Pollicino, professore di diritto della regolamentazione dell'Ia al'Università Bocconi di Milano, intervenuto in videocollegamento al convegno: "La nuova normativa europea rincorre e ha già il fiato corto. E' vero che sanità è ad alto rischio su questo tema ma la Costituzione italiana abbraccia il tema dell’Ia che non è il 'dottore perfetto'. L’articolo 2 della Carta, dice già che la persona come fine e non come oggetto, è più chiara su questo principio di regolamentazione rispetto alla normativa europea di difficile comprensione. Non c’è dubbio - ha aggiunto - che l’accelerazione tecnologica avrà vantaggi nella prevenzione e nell’anticipare cure e diagnosi, ma la personalizzazione delle cure 'scopre' il paziente nella dimensione genetica e in livelli di vulnerabilità. Allora è l’articolo 32 che ci garantisce molto di più di altre norme che vogliono pietrificare la rivoluzione tecnologica, l’articolo 32 dice infatti che la cura è dialogo e ascolto".
Al cittadino cosa arriverà del grande salto tecnologico? "L'obiettivo di questo incontro di oggi risponde a due esigenze, la prima è la cooperazione tra dimensione tecnologica e umana e poi il secondo è governare questo fenomeno. E' l'interdisciplinarietà che ci aiuterà in questo compito con competenze in ambito scientifico, economico, medico, antropologico e giuridico. L'innovazione tecnologica va abitata con una finalità che è lo sviluppo umano, sono termini che non nascono a caso ma da un riflessione che vuole conservare l'aspetto umano nell'applicazione dell'intelligenza artificiale, Ia". Così ha concluso Lucio Romano, Centro interuniversitario di ricerca Bioetica.
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La famiglia di Leonardo Fiorini esclude che il ragazzo possa essersi tolto la vita. "Escludiamo in maniera categorica il suicidio. Era un ragazzo pieno di vita e di interessi che non aveva mai manifestato alcun tipo di disagio. La famiglia vuole la verità", così l’avvocato Danilo Iafrate, legale della famiglia del 27enne morto dopo essere precipitato giovedì sera dal b&b di via San Calepodio, nel quartiere romano di Monteverde. I funerali sono fissati per domani alle 15.30 all’Abbazia di San Domenico, a Sora.
Intanto sul fronte dell’inchiesta aperta in procura a Roma, nei prossimi giorni verranno sentiti familiari e amici del 27enne, e quelli di David Stojanovic, il venticinquenne che era anche lui nell’appartamento e indagato a piede libero per omicidio. I pm di piazzale Clodio, nell’ambito dell’indagine, disporranno l’analisi dei telefoni sequestrati. E verrà inoltre analizzato anche l’hashish trovato nel b&b.
Per Stojanovic, che si trovava ai domiciliari dopo i fatti, il gip di Roma non ha disposto misura cautelare. “Allo stato gli indizi di colpevolezza emersi a carico dell'indagato per l'omicidio di Leonardo Fiorini non sono sufficienti per l'applicazione di una misura cautelare”, ha sottolineato il giudice nel provvedimento. Nell’ordinanza in particolare si citano diverse testimonianze dei vicini di casa, che risultano “comunque tutte conformi nell'affermare che l'indagato ha trattenuto Fiorini per una gamba per impedire la precipitazione” mentre “sono contraddittorie in ordine a quanto accaduto pochi minuti prima della caduta e, in particolare, in ordine alle modalità con cui” il 27enne “è salito a cavallo del parapetto del balcone per poi precipitare al suolo, circostanza questa fondamentale per comprendere la precisa dinamica del fatto al fine della sua corretta qualificazione giuridica”.
Per il gip quindi “la ricostruzione del fatto fornita dall'indagato, in attesa degli esiti degli accertamenti investigativi in corso (prima fra tutte l'autopsia e gli accertamenti tossicologici sulla vittima), appare, allo stato, credibile, non potendosi escludere una reazione, quale quella descritta dall'indagato di tipo psicotico, conseguente all'uso di cannabinoidi da parte di una persona di giovane età che ne fa un uso solo occasionale”. Risposte, infatti, sono attese dai risultati degli esami tossicologici.
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