
(Adnkronos) - "Sono uno dei pochi che sa com’è fatta la faccia di un agricoltore, di un bracciante, di un contadino. Sono orgoglioso di essermi formato in mezzo a voi. Mi auguro che negli anni futuri ci sia sempre qualcuno che conosca davvero il mondo agricolo e che ricordi che i nostri produttori sono portatori di valori profondi". Così il presidente della Regione Campania Vincenzo De Luca, intervenendo a Campania Mater, la due giorni al Palazzo Reale di Napoli dedicata al futuro del settore primario.
De Luca ha ripercorso il lavoro svolto con l’assessore all’Agricoltura Nicola Caputo per affrontare le emergenze degli ultimi anni. «Abbiamo dovuto gestire crisi sanitarie che hanno colpito alcuni prodotti e un problema drammatico per il comparto bufalino. Nonostante battaglie, scontri ed equivoci, siamo riusciti quasi a risolvere la questione della brucellosi, adottando anche scelte serie di governo e linee di sburocratizzazione per i pagamenti agli allevatori. Abbiamo tenuto ferma la strategia di valorizzazione della qualità dei prodotti, difendendo un settore che rappresenta un’eccellenza assoluta e una grande ricchezza per l’economia campana».
Il governatore ha ricordato anche gli interventi in materia di consorzi di bonifica, «alcuni in condizioni di dissesto e senza risorse per il personale», e l’impegno sul fronte della programmazione idrica. «Siamo l’unica regione d’Italia ad aver approvato un piano per l’autonomia idrica, del valore complessivo di miliardi di euro tra fondi europei e risorse di bilancio. Abbiamo previsto 20 invasi collinari e i lavori per la diga di Campolattaro, cofinanziata con il ministero delle Infrastrutture, che permetteranno di irrigare 40mila ettari di terreni, in particolare quelli destinati a produzioni vitivinicole. Vogliamo garantire autonomia idrica per l’agricoltura, l’uso potabile e la produzione di energia idroelettrica».
De Luca ha sottolineato la necessità di «non abbassare la guardia di fronte ai cambiamenti climatici. Se finora la siccità ha colpito più la Pianura Padana che la Campania, non possiamo rilassarci: servono infrastrutture, dighe e invasi collinari per garantire sicurezza anche negli anni più difficili».
Tra le altre iniziative, il presidente ha citato il progetto per «un grande mercato florovivaistico nell’area di Torre Annunziata, all’avanguardia in Italia e in Europa», e le misure a tutela dell’export campano, «oggi minacciato da possibili ricadute dei dazi. Dobbiamo prepararci a sostenere i settori più colpiti e non lasciare più sole le aziende». Sul piano della promozione, De Luca ha rivendicato i progressi compiuti: «Siamo presenti al Vinitaly con uno stand unico che valorizza i nostri territori e rappresenta un punto di forza per i produttori». Ha poi ricordato i bandi per il direttore dell’ente pagatore regionale «in un’ottica di sburocratizzazione» e gli interventi a favore dei lavoratori idraulico-forestali «che da anni vivevano in una condizione di totale precarietà».
«Questo lavoro – ha concluso De Luca – deve continuare e non va disperso. Mi auguro che in futuro chi guiderà la Regione sappia cosa significa essere un bracciante, un agricoltore, un allevatore; che conosca la filiera, le istituzioni, le battaglie per la sanità animale e la prevenzione. Abbiamo fiducia nel futuro del settore: negli ultimi anni si è registrato un ritorno all’agricoltura da parte dei giovani e dobbiamo accompagnarli con innovazione, rinnovamento tecnologico e contratti pluriennali di fornitura, che garantiscano programmazione e investimenti. Cercheremo di starvi vicino sempre, senza lasciare nessuno indietro. E, per quanto mi riguarda, conto di campare ancora a lungo».
Leggi tutto: Agricoltura, De Luca: "Campania prima in Italia con piano autonomia idrica"


(Adnkronos) - Dopo il via libera da parte del Cipess al progetto esecutivo del Ponte sullo Stretto di Messina si è entrati nella fase cruciale dell'opera. Ed è particolarmente interessante analizzare il potenziale impatto occupazionale dell’opera: un’infrastruttura di tale portata non rappresenta soltanto un ingente investimento economico, ma anche un banco di prova per osservare come il mercato del lavoro risponderà a una richiesta straordinaria di competenze tecniche e specialistiche.
Secondo i dati ufficiali della società Stretto di Messina Spa si stima che in cantiere saranno occupati mediamente 4.300 addetti all'anno che raggiungeranno un picco di 7.000 addetti nel periodo di maggiore produzione.
"Su un orizzonte di sette anni - spiega Andrea Benigni, amministratore delegato Eca Italia, società punto di riferimento delle direzioni risorse umane per la gestione della mobilità internazionale- ciò equivale a circa 30 mila unità lavorative per anno (ula) dirette, a cui si sommano 90 mila ula tra indotto e filiera, per un totale complessivo di 120 mila ula. Il punto centrale per comprendere la reale portata occupazionale dell’opera è la distinzione tra unità lavorative per anno (ula) e posti di lavoro. Un’ula equivale a una persona occupata a tempo pieno per un anno. In altri termini, se un saldatore lavora sulla stessa commessa per dieci anni, genera dieci ula, ma resta pur sempre un solo lavoratore. Volendo tradurre queste considerazioni in un numero, il Ponte sullo Stretto potrebbe generare, tra diretti e indotto, 15.000–20.000 posti di lavoro complessivi nell’arco dei 7–8 anni di esecuzione”, sottolinea.
Ma per Benigni la vera sfida occupazionale del Ponte sullo Stretto riguarda la disponibilità della manodopera necessaria alla costruzione dell'infrastruttura. “Dove reperiremo le figure necessarie, molte delle quali con competenze tecniche già oggi difficili da trovare?", domanda Benigni. "Il settore delle costruzioni in Italia -ricorda l'esperto- affronta un mismatch strutturale tra domanda e offerta: mancano carpentieri, tecnici di cantiere, saldatori, ingegneri strutturali, operatori di macchinari complessi. Un divario che rischia di amplificarsi di fronte a un’opera di queste dimensioni”.
La questione centrale non è soltanto quanti lavoratori saranno impiegati, ma soprattutto quali competenze saranno necessarie e come sarà possibile, se necessario, attrarle. In altre parole, non si tratta semplicemente di gestire numeri: occorre pianificare e valorizzare capitale umano reale. Per le aziende direttamente coinvolte e per l’intero ecosistema delle costruzioni, il cantiere rappresenterà un vero e proprio stress test operativo.
E secondo Benigni "a questo punto entra in gioco il tema dell’immigrazione qualificata. L’Unione Europea dispone già di strumenti per attrarre competenze dall’estero, primo fra tutti la blue card", che rilasciata ai lavoratori extra Ue altamente qualificati. Si tratta di un canale di ingresso che consente l’assunzione dall’estero e al di fuori delle quote fissate con il decreto flussi.
"Tuttavia, i dati raccontano un’Italia in ritardo: secondo Eurostat, nel 2023 la Germania ha rilasciato oltre 69.000 blue card, mentre l’italia ne ha concesse meno di 1.000. È probabile che i dati 2024 non mostreranno variazioni significative rispetto a questo divario. La differenza non è casuale. La Germania ha costruito attorno alla blue card un ecosistema favorevole: procedure snelle, digitalizzazione, riduzione dei vincoli burocratici e percorsi di integrazione rapidi", sottolinea.
"L’Italia, al contrario, procede -spiega ancora- con maggiore lentezza, tra iter complessi e un approccio culturale che continua a interpretare l’immigrazione prevalentemente in chiave emergenziale o come manodopera a bassa qualificazione. Eppure, per colmare il divario tra domanda e offerta, l’apertura verso specialisti e talenti internazionali diventa imprescindibile”. Le aziende italiane che hanno già introdotto personale qualificato attraverso la Blue Card riportano non solo vantaggi immediati in termini di competenze, ma anche un arricchimento culturale e una maggiore capacità di innovazione.
“Il ponte sarà costruito con acciaio e cemento, ma la sua riuscita dipenderà soprattutto dal capitale umano che sapremo mobilitare. Se non riusciremo a colmare il mismatch di competenze, il rischio è duplice: ritardi nei lavori e ulteriore perdita di competitività. Al contrario, se sapremo trasformare questa sfida in opportunità, il cantiere potrà diventare un acceleratore di innovazione nelle politiche del lavoro”, chiosa Benigni.

(Adnkronos) - "Se mangiate questi gamberi, diventate come Alien". John Kennedy, senatore repubblicano, ha scelto gli effetti speciali per far scattare l'allarme sull'importazione di gamberi pericolosi e sul loro eventuale consumo. "Questa è la foto dell'alieno, nel film Alien. Potreste diventare così se mangiate gamberi surgelati mandati negli Stati Uniti da altri paesi. Alla fine di agosto, l'FDA ha scoperto che gamberi crudi surgelati arrivati inviati dall'Indonesia venivano venduti" in una lunga serie di stati del Sud.
"Questi gamberi sono radioattivi per la presenza dell'isotopo Cesio-137. Vi uccidono", ripete il senatore della Louisiana. "Questi prodotti dovrebbero essere ispezionati, perché gli altri paesi non seguono i nostri protocolli. Ma i controlli all'ingresso negli Usa riguardano l'1-2% del prodotto, troppo poco".
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(Adnkronos) - ''Parlare di agricoltura significa parlare di ecosistemi, e per questo fin dall’inizio ci è sembrato fondamentale costruire un percorso che coinvolgesse tutti gli attori della filiera''. Così Alex Giordano e Teresa Del Giudice hanno presentato a Campania Mater, in corso al Palazzo Reale di Napoli, il volume dedicato al “Modello Campania”, frutto di un lavoro di ricerca e di confronto che ha messo insieme Istituzioni, imprese, accademia e territori.
L’iniziativa, avviata mesi fa con il sostegno dell’assessore regionale all’Agricoltura Nicola Caputo, ha avuto l’obiettivo di trasformare la Campania in un laboratorio di buone pratiche, capace di valorizzare le eccellenze ma anche di affrontare con realismo le criticità. ''Non volevamo un modello calato dall’alto – hanno spiegato Giordano– ma un lavoro condiviso, fatto con gli agricoltori, con le imprese, con le associazioni e con i territori. Solo così si può creare un ecosistema reale, che tenga insieme produzione, ricerca, innovazione e comunità locali''.
Il percorso ha visto la partecipazione attiva di 160 attori diversi: agricoltori, imprenditori, ricercatori, associazioni di categoria, funzionari pubblici e rappresentanti delle istituzioni. ''La cosa più sorprendente – ha dichiarato Teresa Del Giudice – è stata constatare quanto fosse facile costruire un ecosistema se esiste un’istituzione pubblica che svolge il ruolo di attivatore. La Regione Campania ha avuto questa funzione, creando le condizioni per un confronto paritario e aperto''.
Dal confronto è emersa una visione dell’agricoltura campana come patrimonio strategico, non solo per l’economia ma anche per l’identità e l’immagine internazionale della regione. ''Le eccellenze agroalimentari – hanno ricordato Del Giudice – sono già bandiere del Made in Italy nel mondo. Il nostro compito è rafforzare questa forza identitaria e, allo stesso tempo, affrontare i nodi ancora irrisolti: dalla frammentazione produttiva alle difficoltà delle aree interne, fino alla necessità di innovare e diversificare i modelli di business''.
Il libro presentato a Campania Mater non è dunque soltanto un’analisi, ma anche un manifesto per il futuro: un documento che raccoglie esperienze, proposte e visioni, con l’obiettivo di orientare le scelte politiche e imprenditoriali dei prossimi anni. ''Il cambiamento o è condiviso, o semplicemente non avviene – ha ribadito Del Giudice –. La sfida è costruire un’agricoltura multifunzionale, capace di creare valore aggiunto, attrarre giovani e restituire vitalità anche alle aree più fragili, oggi a rischio spopolamento''.
Concludendo il loro intervento, Giordano e Del Giudice hanno sottolineato come Campania Mater sia già un primo risultato concreto: ''Questi due giorni dimostrano che esiste una volontà reale di fare rete e di guardare all’agricoltura non solo come produzione, ma come sistema che tiene insieme ambiente, economia, cultura e comunità. È da qui che può nascere davvero un modello Campania, capace di parlare all’Italia e al mondo''.

(Adnkronos) - Ancora un'aggressione omofoba a Roma, vittima un ragazzo di 25 anni. Come Partito Gay Lgbt+ "esprimiamo tutta la nostra solidarietà e vicinanza ad Alessandro, giovane di 25 anni, brutalmente aggredito da almeno dieci ragazzi italiani con accento romano, tra i 18 e i 22 anni. Alessandro è stato nostro attivista nel 2021, prima di trasferirsi a Londra per proseguire gli studi, e partecipò alle nostre manifestazioni e sit-in. Ha riportato un trauma cranico-facciale, la frattura del naso e contusioni alle costole, con una prognosi di almeno venti giorni, dopo essere stato picchiato e insultato da un branco di dieci giovani".
"Questa violenza - sottolinea Fabrizio Marrazzo, portavoce del Partito Gay Lgbt+ - dimostra ancora una volta quanto l’omofobia sia purtroppo una realtà concreta e diffusa nel nostro Paese, che continua a colpire giovani e persone Lgbt+ nella vita quotidiana. È proprio per contrastare episodi come questo che è nato il Partito Gay Lgbt+, per stimolare la politica a varare leggi concrete a tutela della nostra comunità. Rivolgo un appello ai testimoni: chiunque abbia assistito o ripreso l’aggressione con il cellulare è invitato a contattarmi direttamente o a rivolgersi alle forze dell’ordine. Le immagini e le testimonianze possono essere decisive per assicurare alla giustizia i responsabili di questo vile attacco. Chiediamo inoltre che vengano acquisite e verificate le registrazioni delle telecamere pubbliche e private presenti nella zona di Corso Vittorio Emanuele II e Largo Argentina, così da non perdere alcuna prova utile all’identificazione degli aggressori".
"Inoltre, l’avvocata Marina Zela, attivista del Partito Gay Lgbt+, si rende disponibile a fornire supporto legale al ragazzo e alla sua famiglia. Non possiamo restare indifferenti: serve coraggio e solidarietà per rompere il muro di omertà e fare in modo che nessuno debba più subire simili violenze", conclude.
Leggi tutto: Roma, ancora un'aggressione omofoba: 25enne pestato dal branco

(Adnkronos) - Le sanzioni sono uno degli strumenti che usa l'Unione europea per "promuovere la pace, sostenere la democrazia e i diritti umani e difendere il diritto internazionale". Ce ne sono attive in diverse parti del mondo, non solo contro la Russia per l'invasione dell'Ucraina o, se si dovesse andare fino in fondo, contro Israele per le operazioni a Gaza.
La maggior parte dei regimi sanzionatori dell'Ue è adottata in considerazione di una situazione specifica, in un determinato paese. Sono state imposte finora sanzioni alla luce della situazione in Russia, Bielorussia, Iran, Corea del Nord, Siria, Repubblica democratica del Congo e Venezuela. Nel caso di Israele, la proposta della Commissione europea prevede la sospensione parziale degli accordi commerciali, sanzioni contro Hamas, due ministri israeliani, Itamar Ben-Gvir e Bezalel Smotrich, e anche contro i coloni violenti e le organizzazioni a loro collegate. Ma queste misure per diventare operative devono ottenere il consenso della maggioranza qualificata in Consiglio, ipotesi tutt'altro che scontata vista la posizione molto cauta finora tenuta da Germania e Italia, oltre a Ungheria, Bulgaria, Repubblica Ceca.
Il dibattito sull'efficacia delle sanzioni ruota intorno a una domanda fondamentale: ottengono il risultato che si propongono? Qualsiasi risposta deve tenere conto di una premessa: le sanzioni "non sono punitive, ma cercano invece di indurre un cambiamento nella politica o nella condotta dei soggetti cui sono dirette". Sono quindi uno strumento utilizzato per esercitare una pressione 'politica'.
In tutto, sono quasi 50 i regimi sanzionatori in vigore e quasi 5.000 le persone e le entità oggetto di sanzioni europee. Ecco, in sintesi, come funzionano le sanzioni della Ue.
Cosa prevedono le sanzioni? Comprendono embarghi sulle armi, divieti di viaggio, congelamenti di beni, divieti al commercio, restrizioni economiche e finanziarie e misure diplomatiche.
Come sono adottate le sanzioni? Le decisioni e i regolamenti in materia di sanzioni sono adottati dal Consiglio dell'UE a maggioranza qualificata e si applicano all'interno della giurisdizione dell'UE. L'alto rappresentante dell'Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza (AR) o gli Stati membri dell'UE possono proporre questo tipo di sanzioni, che solitamente si applicano per un periodo di 12 mesi. Le misure restrittive sono stabilite nelle decisioni del Consiglio in materia di politica estera e di sicurezza comune (PESC).
A chi sono rivolte le sanzioni? Le sanzioni dell'UE possono riguardare governi di paesi terzi a causa delle loro politiche; entità (società) che forniscono gli strumenti per l'attuazione delle politiche in questione; gruppi o organizzazioni quali i gruppi terroristici; individui, quali terroristi o persone responsabili di violazioni dei diritti umani. Le sanzioni sono concepite in modo tale da ridurre al minimo le conseguenze negative per chi non è responsabile delle politiche o azioni che hanno portato all'adozione delle sanzioni. In particolare l'UE si adopera per ridurre al minimo gli effetti sulla popolazione civile locale e sulle attività legali svolte nel paese in questione o con esso.
Quali atti fanno scattare le sanzioni? Le gravi violazioni dei diritti umani: si applicano ad atti quali il genocidio, i crimini contro l'umanità e la tortura. Il Terrorismo: nei confronti di persone, gruppi ed entità coinvolti in atti terroristici. Sono state introdotte a seguito degli attentati terroristici dell'11 settembre 2001. Armi chimiche: contribuiscono agli sforzi dell'UE volti a contrastare la proliferazione e l'uso delle armi chimiche e a sostenere la convenzione sulle armi chimiche. Attacchi informatici: nei confronti dei responsabili di attacchi informatici o tentati attacchi informatici e di coloro che forniscono sostegno finanziario, tecnico o materiale per tali attacchi.
Cosa comporta la violazione delle sanzioni? Il 28 novembre 2022 il Consiglio ha adottato la decisione di aggiungere la violazione delle misure restrittive all'elenco dei 'reati dell'UE' incluso nel trattato sul funzionamento dell'Unione europea. Inoltre, il 12 aprile 2024 il Consiglio ha adottato nuove norme per garantire che la violazione delle misure restrittive sia configurata come reato. Grazie a queste nuove norme alcune azioni sono considerate reati in tutti gli Stati membri, ad esempio aiutare a eludere un divieto di viaggio, commercializzare beni oggetto di misure restrittive o effettuare attività finanziarie vietate. Sono punibili anche l'istigazione, il favoreggiamento e il concorso in tali reati. Gli Stati membri devono garantire che la violazione delle misure restrittive dell'UE sia punibile con sanzioni penali effettive, proporzionate e dissuasive, diverse a seconda del reato. Tuttavia, la violazione intenzionale delle misure restrittive deve comportare la detenzione quale pena massima. (Di Fabio Insenga)
Leggi tutto: Non solo Russia e (forse) Israele: dove, come e perché colpiscono le sanzioni della Ue

(Adnkronos) - Aggressione e danni in ospedale, bloccato attore della fiction "Mare fuori". Questo pomeriggio i carabinieri della pattuglia mobile di zona Napoli Centro sono intervenuti presso il pronto soccorso del Pellegrini per un 25enne che stava dando in escandescenze.
La dinamica
Per motivi ancora da chiarire, il giovane, Artem Tkachuk, che nella serie ha impersonato il ruolo di "Pino 'o pazzo", è stato portato in ospedale dal 118. In stato di forte agitazione avrebbe spintonato il personale sanitario e di vigilanza. Secondo una prima ricostruzione, avrebbe poi danneggiato un macchinario per la ventilazione polmonare e una porta del pronto soccorso. Avrebbe provato, poi, a fuggire, ma i carabinieri l'hanno bloccato. Accertamenti sono in corso, mentre il giovane attore è ora in caserma in attesa di decisioni da parte del pubblico ministero di turno presso la procura.

(Adnkronos) - In un contesto macroeconomico segnato da profonde incertezze, c’è la preoccupazione dei lavoratori per possibili licenziamenti: il 53% a livello globale - e il 37% degli italiani – teme, infatti, di essere coinvolto in esuberi entro un anno. La quasi totalità non si sente pronta ad affrontare l’eventuale ricerca di un nuovo impiego, sia dal punto di vista del network professionale, sia da quello delle competenze e delle capacità necessarie per candidarsi in una nuova posizione; 1 persona su 6 ritiene, inoltre, che questa ricerca potrebbe richiedere molto tempo (per il 24% degli italiani più di un anno). E le aziende non sembrano essere sufficientemente preparate: il 58% degli hr (65% in Italia) ammette che la propria azienda non fornisce un adeguato sostegno in caso di riduzione del personale, anche se due terzi di loro (il 64% in Italia) dichiarano che la propria realtà si impegna a essere corretta nel processo di licenziamento.
Condividendo solo in parte questa percezione, il 60% dei dipendenti a livello globale e 1 su 2 in Italia ritiene che i propri dirigenti manchino di empatia durante i licenziamenti. Vulnerabilità latenti che, se non affrontate con gli strumenti adeguati, rischiano di creare ulteriori tensioni e difficoltà in caso di crisi.
Sono queste tra le principali evidenze che emergono dalla ricerca internazionale 'Culture in the balance: leading through layoffs without losing trust' (La cultura in equilibrio: gestire i licenziamenti senza perdere la fiducia) condotta da Intoo, società di Gi Group Holding leader nel settore dell’employability, sviluppo e transizione di carriera, con l’obiettivo di capire le sfide che dipendenti ed hr devono affrontare durante i licenziamenti, l’impatto dei medesimi e come le aziende possano mitigarli per preservare chi resta, la loro cultura e l'integrità del brand. La survey, realizzata in collaborazione con la società di ricerca Workplace Intelligence, ha coinvolto - oltre all’Italia - anche Argentina, Brasile, Regno Unito e Stati Uniti, intervistando 1.100 responsabili hr e 1.100 dipendenti a tempo pieno.
“Anche quando approcciate con le migliori intenzioni - commenta Cetti Galante, ceo di Intoo (Gi Group Holding) - le riduzioni del personale, le uscite volontarie, gli esuberi e i licenziamenti rappresentano momenti complessi e delicati nella vita di un'organizzazione. Bisogna considerare come la gestione dell’uscita rifletta inevitabilmente la cultura e l’immagine aziendale . A prescindere dalle difficoltà operative emerse dalla ricerca, è oggi sempre più rilevante una gestione ponderata di queste situazioni, che ne consideri tutte le conseguenze a livello interno ed esterno. E' comunicando chiaramente le ragioni di queste scelte e offrendo sostegni concreti, caratterizzati da approcci umani e in linea con i valori aziendali, che si può operare per preservare nel lungo periodo la responsabilità sociale dell’azienda, l’occupabilità delle persone dentro e fuori la propria realtà, il coinvolgimento di chi resta e l’attrattività verso l’esterno, necessaria per la sostenibilità e la resilienza del business”.
Gestire male un processo di licenziamento può avere infatti un effetto negativo sulla forza lavoro rimanente, in termini di benessere e motivazione: l’80% dei dipendenti su scala globale (78% in Italia) ritiene che le imprese tendano a sottovalutare questo impatto. Dopo aver assistito a un licenziamento, il 71% dei lavoratori (68% in Italia) inizierebbe subito a cercare un nuovo impiego, mentre il 62% (56% in Italia) ha perso fiducia nel proprio datore di lavoro.
Ma non solo: 1 intervistato su 6 (12% in Italia) ha smesso di impegnarsi a fondo, il 44% (31% in Italia) riferisce che la propria produttività sia stata compromessa e che sia aumentato lo stress (oltre 60% in Italia, 71% a livello globale). Un quadro che stride con la percezione degli HR, 1 su 2 dei quali (42% per in Italia) pensa che il personale restante lavorerebbe invece più duramente, a dimostrazione di un evidente disallineamento.
I licenziamenti possono avere conseguenze significative anche a livello reputazionale e incidere sulla capacità delle aziende di attrarre nuovo personale in futuro. Quasi la metà delle imprese a livello globale (46% in Italia) ha subìto ripercussioni online e circa 1 lavoratore su 5 sarebbe pronto a lamentarsi pubblicamente - % che si alza a 1 su 4 se si considera solo il campione dei lavoratori Gen Z. Cosa può fare, allora, un’impresa per gestire correttamente il processo di riduzione del personale supportando chi esce e tutelando al contempo la motivazione e la fiducia di chi resta, oltre alla propria attrattività verso l’esterno?
Considerando che il 54% dei dipendenti (49% in Italia) non ha fiducia nella capacità dei dirigenti di gestire i licenziamenti in modo etico e segnala una mancanza di empatia, formare il management su una migliore gestione di eventuali esuberi diventa cruciale per ricostruire il clima in azienda. In termini poi di supporti concreti, la maggioranza dei responsabili hr e dei dipendenti intervistati - anche in Italia -, con valori superiori all’80%, ritiene che alle persone licenziate dovrebbero essere offerti servizi di outplacement e ricollocamento. Chi lo fa dimostra di preoccuparsi maggiormente delle proprie persone.
In un contesto in cui la diffusione di tali servizi varia notevolmente da Paese a Paese – si passa dal 48% del Brasile al 17% dell’Italia - vi è spesso una scarsa consapevolezza: solo il 18% dei dipendenti (21% in Italia) è a conoscenza dei programmi di outplacement offerti dal proprio datore di lavoro, evidenziando una chiara opportunità di migliorarne la comunicazione dei benefici alle persone.
“La maggior parte delle persone - continua Galante - fatica ad affrontare da sola il mercato del lavoro, per questo è necessario riflettere sempre di più sulla long term employability protection, attività che spetta tanto alle aziende quanto alle persone perché questa è la sfida più attuale. Da un lato le imprese devono riuscire ad affrontare i cambiamenti repentini, gestendone i rischi operativi e reputazionali, mantenendo al tempo stesso engagement, attrattività e fornendo supporti e risorse di qualità alla propria popolazione aziendale nelle diverse fasi lavorative. Dall’altro, ciascuno di noi ha la responsabilità di mantenersi employable e aggiornato, in termini di competenze e network, per trovarsi pronto a possibili trasformazioni e transizioni di carriera, anche volontarie, sempre più frequenti e connaturate ai cambiamenti del mercato del lavoro stesso”.
La ricerca evidenzia infatti come molti dipendenti non siano pronti ad affrontare il mercato del lavoro in caso di uscita: in Italia il 26% dichiara di non avere le competenze necessarie, mentre il 40% non si sente preparato a presentare una candidatura, aggiornare il curriculum o affrontare un colloquio. Più della metà (56%) non ritiene di disporre di una rete professionale solida e il 54% ammette di non poter contare sul proprio network per trovare una nuova occupazione.
Leggi tutto: Intoo, per 80% dipendenti aziende sottovalutano impatto licenziamenti su chi resta

(Adnkronos) - Via libera alla vendita di San Siro. La giunta del Comune di Milano ha infatti approvato nella riunione di oggi la delibera sulla cessione dell’area a Milan e Inter. Lo ha fatto sapere la vicesindaca Anna Scavuzzo nella conferenza stampa convocata dopo la riunione di giunta.
Leggi tutto: San Siro, ok giunta Milano a delibera su vendita a Milan e Inter


(Adnkronos) - "Purtroppo, gli incidenti sul lavoro continuano ad aumentare: un dato, questo, certificato anche dall'Inail. E bisogna ragionare su cosa fare; serve una cultura della prevenzione ed è proprio questo che si propone Safety Expo 2025-Prevenzione incendi". Lo dice, all'Adnkronos/Labitalia, Daniele Marmigi, direttore tecnico dell'Istituto Informa e di Safety Expo 2025-Prevenzione incendi, l’evento di riferimento in Italia per la prevenzione e la sicurezza antincendio in corso alla Fiera di Bergamo. Con circa 100 eventi tra convegni tecnici, laboratori pratici, seminari aziendali e corsi di formazione, più di 160 espositori e un’area espositiva di oltre 10.000 mq, Safety Expo 2025 offre un programma ricco e articolato.
"Ora - sostiene - a livello nazionale si pensa a un decreto di emergenza ma dovremmo cominciare a lavorare per creare una fase strutturata e organica per contrastare il fenomeno degli infortuni. E il motivo per cui la fiera coinvolge diverse figure tra vigili del fuoco ed esperti del settore, è proprio questo, creando così momenti di confronto. Fondamentale - sottolinea - è l'operato dei vigili del fuoco, che ricoprono un ruolo importante anche nella prevenzione degli incidenti. E noi dobbiamo sempre ricordare di lavorare in un'ottica di prevenzione, che è l'unica arma che abbiamo per dire basta agli incidenti sul lavoro".
"Safety Expo - aggiunge - è un'opportunità concreta per rafforzare la cultura della sicurezza attraverso soluzioni tecnologiche innovative e il dialogo tra istituzioni, tecnici e imprese su un tema oggi più che mai urgente, offrendo contributi concreti sulla semplificazione dei procedimenti e su alcune criticità normative che necessitano di essere rese più accessibili ai professionisti del settore, spesso alle prese con regole complesse e frammentarie".
Leggi tutto: Infortuni, Marmigi (Safety Expo): "Decreto emergenza non è sufficiente"

(Adnkronos) - Ecco i principali interventi, regione per regione, previsti dal piano di investimenti da 300 miliardi per la rete ferroviaria italiana:
Abruzzo
Roma-Pescara, costo 961 milioni, attivazione: 2027 per fasi
Basilicata
Nuova Linea Ferrandina – Matera, costo 525 milioni, attivazione: 2028
Calabria
AV/AC Salerno – Reggio Calabria, raddoppio galleria Santomarco, costo 2,127 miliardi, attivazione: 2032
Campania
Napoli-Bari
Interventi su linea Cancello-Napoli, costo 1,031 miliardi, attivazione; dal 2026
Raddoppio Apice – Orsara, costo 2,51 miliardi, attivazione: 2029
Salerno-Reggio Calabria, lotto Battipaglia-Romagnano, costo 2,912 miliardi, attivazione: 2028
Emilia-Romagna
Linea Adriatica, quadruplicamento Bologna-Castelbolognese, costo 3,5 miliardi, attivazione 2033
Friuli-Venezia Giulia
Potenziamento Venezia-Trieste, costo 251 milioni, attivazione dal 2026
Lazio
Nodo di interscambio Pigneto, costo 230 milioni, attivazione 2026-29
Raddoppio Campoleone-Aprilia, costo 98 milioni, attivazione: dal 2026
Liguria
Nodo di Genova e Terzo Valico dei Giovi, costo 10,623 miliardi, attivazione: dal 2024
Lombardia
Linea AV/AC Milano – Verona, Costo 2,05 miliardi, già attivata
Marche
Nodo di Falconara, costo 175 milioni, attivazione: 2026
Elettrificazione Civitanova-Albacina, costo 160 milioni, attivazione: 2026
Molise
Raddoppio Pescara-Bari (Tratta Termoli Lesina), costo 700 milioni, attivazione: 2026-2028
Piemonte
Passante di Torino tratta Porta Susa – Stura, Costo: 1,045 miliardi, già attivato
Collegamento Porta Nuova - Porta Susa, costo 116 milioni, attivazione: 2028
Puglia
Raddoppio Pescara-Bari, costo 700 milioni, attivazione: 2026-2028
Napoli – Bari (Raddoppio Orsara – Bovino) costo 579 milioni, attivazione: 2028
Sardegna
Elettrificazione Cagliari – Oristano, costo 107 milioni, attivazione: 2027
Sicilia
Palermo-Catania, (Lotto 1+2 Fiumetorto-Lercara), costo 2,035 miliardi, attivazione: 2030
Palermo-Catania, (Lotto 5 Dittaino-Catenanuova), costo 809 milioni, attivazione: 2028
Toscana
Nodo AV di Firenze, costo 2,735 miliardi, attivazione: dal 2029
Trentino-Alto Adige
Brennero (lotto Fortezza-Ponte Gardena), costo 1,523 miliardi, attivazione: 2029
Circonvallazione di Trento, costo 1,282 miliardi, attivazione: 2028
Galleria di base del Brennero - quota Italia, costo 5,262 miliardi, attivazione: 2032
Umbria
Orte-Falconara ( Raddoppio Spoleto-Campello) costo 388 milioni, attivazione: 2026
Valle d'Aosta
Elettrificazione Ivrea-Aosta e adeguamento linea Chivasso – Aosta, costo 172 milioni, attivazione: 2026
Veneto
Linea AV/AC Verona Padova (attraversamento di Vicenza) costo 2,18 miliardi, attivazione: 2032
Linea AV/AC Verona-Padova (tratta Verona - bivio Vicenza), costo 3,287 miliardi, attivazione: 2026
Leggi tutto: Ferrovie, i principali interventi del piano di investimenti regione per regione

(Adnkronos) - "Sul fronte della sicurezza c'è un grande tema che è quello della semplificazione normativa, che non deve comportare un minor controllo, ma uno snellimento delle procedure. E' un tema su cui si lavora da molti anni. La richiesta è sempre quella di snellire e semplificare le procedure, evitando che siano troppo pesanti o percepite come oppressive. Allo stesso tempo, però, dobbiamo garantire che i livelli di sicurezza non si abbassino. E' un equilibrio difficile da raggiungere, ma è un impegno costante". Lo dice, all'Adnkronos/Labitalia, Eros Mannino capo del Corpo nazionale dei vigili del fuoco, in occasione del Safety Expo 2025-Prevenzione incendi, l’evento di riferimento in Italia per la prevenzione e la sicurezza antincendio in corso alla Fiera di Bergamo.
"C’è bisogno - auspica - di più vigili del fuoco in Italia. Come si dice i vigili del fuoco non sono mai abbastanza. Tuttavia, bisogna considerare anche la sostenibilità, la copertura del territorio e i tempi di intervento. Stiamo lavorando per migliorare la nostra capacità di inserire nuovo personale, non solo per compensare il turnover dovuto ai pensionamenti, ma anche per rafforzare le sedi che presentano maggiori criticità di organico".
L'Italia come si colloca rispetto agli altri paesi europei rispetto al tema della prevenzione? "Siamo soddisfatti - spiega - perché i risultati della prevenzione non sono sempre immediatamente visibili: quando funziona, non ci sono incendi. Ma confrontando le statistiche con quelle europee e mondiali, l’Italia rappresenta un’eccellenza. Le normative di prevenzione funzionano e hanno sempre funzionato: già dal 1955, con il DPR n. 547 sulle norme per la prevenzione degli infortuni sul lavoro, il nostro sistema si è strutturato. Questa tradizione normativa ha portato benefici concreti in termini di riduzione delle probabilità di incendio e limitazione dei danni".
"Stiamo - fa notare - costantemente aggiornando, migliorando e semplificando le normative, in modo che siano più accettabili dal punto di vista amministrativo e non vissute come un peso per il cittadino. Forse la sfida più grande oggi è far comprendere che gli investimenti in sicurezza non sono un costo, ma un vero e proprio investimento per imprenditori e gestori di attività. L’obiettivo è garantire sicurezza senza imporre oneri economici eccessivi: questa sarà la sfida centrale per il prossimo futuro".
"Il cambiamento climatico - precisa il capo del Corpo nazionale dei vigili del fuoco - non porta nulla di positivo, né sul fronte del soccorso né su quello dell’applicazione delle norme di prevenzione incendi. Amplifica infatti la criticità degli scenari che possono presentarsi e, in alcuni casi, i fenomeni meteorologici avversi possono addirittura compromettere il funzionamento degli stessi impianti antincendio. E' quanto accaduto, ad esempio, in Emilia Romagna, dove durante l’alluvione alcuni impianti antincendio sono andati in tilt".

(Adnkronos) - Nell’ambito del Fuori Expo, all’Ambasciata italiana di Tokyo, può essere visitata fino al 13 ottobre la mostra fotografica “Milano con gli occhi di Leonardo” realizzata da Fondazione Bracco. La mostra celebra il legame tra la città italiana e Leonardo da Vinci, un incontro che ha segnato un capitolo cruciale nel suo percorso artistico e nella storia della città. Le immagini di alcuni importanti edifici storici milanesi, che furono parte del panorama osservato dal grande maestro del Rinascimento in quella fertile epoca della nostra storia, sono state realizzate da cinque giovani fotografe diplomate all’Accademia Teatro alla Scala.
Un evento speciale, che celebra l’impegno di Bracco nel creare ponti tra scienza e cultura.
Infatti, in occasione della mostra, ha avuto anche luogo l’incontro “Dialogo tra Giappone e Italia su scienza, cultura e longevità”, un confronto promosso dall’Ambasciata d’Italia a Tokyo tra esperti italiani e giapponesi, su come scienza e cultura possano contribuire a migliorare la qualità della vita.
“Queste sono per noi occasioni importanti per promuovere il dialogo e la collaborazione nell’affrontare alcune delle principali sfide sanitarie del nostro tempo: dall’invecchiamento della popolazione alla necessità di sistemi sanitari più sostenibili. Negli ultimi mesi, e durante Expo Osaka 2025”, spiega Fulvio Renoldi Bracco Vicepresidente e CEO di Bracco Imaging, “abbiamo rafforzato le nostre relazioni con ospedali, università e istituzioni in Giappone, portando avanti la nostra missione che è favorire l’innovazione, ampliare l’accesso alle cure e creare valore per pazienti e comunità".
La figura di Leonardo da Vinci ancora oggi incarna un binomio insuperabile di talento artistico e ricerca scientifica, che per certi versi è anche alla base di quel Made in Italy che tutto il mondo ama. Ed è molto bello che Leonardo continui a ispirare le relazioni tra Italia e Giappone e il dialogo tra esperti dei due paesi su come la scienza e la cultura possano migliorare la qualità della vita, con particolare attenzione ai temi legati alla longevità.


(Adnkronos) - Ha recitato accanto al padre Will Smith, ha pubblicato due album in studio e numerosi progetti musicali e ora, dopo oltre dieci anni di lavoro nel mondo della moda, Jaden Smith fa il vero salto. A 27 anni diventa il primo direttore creativo della linea uomo di Louboutin. Ad annunciarlo è lo stesso stilista francese, sui social network.
"Quando ho incontrato Jaden per la prima volta, ho visto in lui una scelta naturale per la Maison: il suo mondo è ricco e multidimensionale, il suo stile e la sua sensibilità culturale sono fonte di ispirazione, la sua curiosità e apertura mentale sono straordinarie", ha scritto Christian Louboutin. "Ho capito - si legge ancora nella dichiarazione a corredo del video con cui è stata lanciata la notizia - che con la sua direzione creativa la nostra collezione uomo si sarebbe evoluta in modo entusiasmante e dinamico. È il complemento perfetto per il nostro team creativo e non vedo l'ora di divertirmi a lavorare con lui sulle nostre collezioni uomo."
Nato nel luglio 1998, Jaden Smith è il primogenito di Will Smith e Jada Pinkett Smith. Ha esordito nel mondo dello spettacolo a soli otto 8 anni, quando recitò a fianco del padre in 'La ricerca della felicità' di Gabriele Muccino. Tra gli altri film noti a cui ha partecipato, sempre da bambino, 'Ultimatum alla Terra', 'The Karate Kid - La leggenda continua' e, di nuovo insieme al padre Will Smith, 'After Earth'.
Da adolescente ha preferito spostarsi sulla musica. I suoi due album in studio si chiamano 'Syre' e 'Erys' e sono usciti rispettivamente nel 2017 e nel 2019.
Tra le collaborazioni più note nel mondo della moda, invece, quella con il designer coreano Choi Bum Suk e quello con Louis Vuitton, come modello per la campagna femminile del 2016.
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(Adnkronos) - Avrebbe minacciato con il coltello una 20enne al primo appuntamento, dopo averla conosciuta sui social, e poi l'avrebbe violentata, tentando di rapinarla. Per questo un 36enne italiano è stato arrestato dai carabinieri della stazione di San Donato Milanese che hanno dato esecuzione a un’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal gip del tribunale di Milano. L'uomo, pregiudicato, è ritenuto responsabile di violenza sessuale, tentata rapina aggravata e porto di armi od oggetti atti ad offendere.
L'episodio è avvenuto nei giorni scorsi nell’area adiacente al capolinea della metropolitana di San Donato Milanese, dove una giovane donna italiana di 20 anni, al primo appuntamento con l’uomo, conosciuto in precedenza tramite un social network, è stata avvicinata e, sotto la minaccia di un coltello, sarebbe stata vittima di una violenza sessuale e successivamente di una tentata rapina.
L’attività investigativa, avviata immediatamente dai carabinieri, ha consentito di giungere all’identificazione del presunto responsabile grazie a una rapida e articolata azione d’indagine, sviluppatasi attraverso riconoscimenti fotografici, analisi delle immagini estrapolate dagli impianti di videosorveglianza e l’escussione di fonti testimoniali. Le informazioni fornite dalla giovane, lucide, coerenti e dettagliate, si sono rivelate fondamentali per ricostruire i fatti e risalire all’identità dell’uomo e alla sua autovettura. Il 36enne è stato arrestato e condotto presso la casa circondariale di San Vittore.
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(Adnkronos) - Il 2 giugno del 1953, all'età di appena sei anni, il piccolo Donald Trump restò incollato insieme alla madre scozzese alla televisione in bianco e nero della sua casa di New York, per assistere all'incoronazione della regina Elisabetta II. Lo raccontò anni dopo lo stesso futuro presidente americano nel suo libro 'The Art of the Deal', parlando dell'impatto che l'amore di sua madre per la famiglia reale britannica ebbe su di lui. Dalla madre, scrive che ereditò "il suo senso dello spettacolo", descrivendola come "affascinata dai cerimoniali e dall'idea di regalità e glamour". Prima di oggi, giorno della seconda, storica visita di Trump come capo dello Stato a un re britannico, il suo profondo apprezzamento per la pompa magna è più che mai evidente, con gli onori che re Carlo III gli ha riservato accogliendolo come fosse anche lui, il presidente, un sovrano.
Trump è l'unico capo di Stato a essere stato invitato per due visite di ufficiali, la prima nel 2019 con Elisabetta II regnante. L'anno prima, aveva incontrato la regina al Castello di Windsor durante una visita di lavoro, durante la quale sua madre, Mary Anne MacLeod Trump - riferì l'ex assistente di Trump per la sicurezza nazionale, Fiona Hill - era al primo posto nei suoi pensieri. Nel suo libro, Trump parla dell'ammirazione di mamma Mary per la famiglia reale. Incontrare la defunta regina Elisabetta II durante il suo primo mandato - ha detto ancora la Hill - era una sua ossessione, perché era "il segno definitivo che lui, Trump, ce l'aveva fatta nella vita". Poco dopo lo storico incontro, in un'intervista a un quotidiano, Trump raccontò: "Stavo camminando e dicevo a Melania: 'Riesci a immaginare mia madre che vede questa scena? Windsor. Il Castello di Windsor!'".
Anche all'inizio della sua carriera come immobiliarista era evidente il fascino che la famiglia reale britannica aveva su Trump. Wes Blackman, un urbanista che lavorò con il tycoon per 10 anni negli anni '90 e lo aiutò a trasformare Mar a Lago in un club privato, ricorda che l'imprenditore immobiliare cercò di "suscitare" interesse per il club, proponendo il nome della principessa Diana come possibile membro. All'epoca, Trump godeva di scarsa credibilità e il Palm Beach Daily News citò esponenti dell'alta società che erano scettici riguardo al presunto interesse della famiglia reale per il progetto di Trump. "Sembra una manovra di Trump per ottenere soci", scrisse il giornale citando la contessa Helene Praschma. Altre fonti riferirono al giornale che Trump avesse potuto offrire all'allora principe Carlo e alla moglie l'adesione onoraria per assicurarsi, di riflesso, il loro glamour.
Una fonte dichiarò alla Bbc che Trump offrì a Carlo un abbonamento gratuito di un anno a Mar a Lago, ma ricevette una lettera di risposta in cui rifiutava cortesemente l'offerta, suggerendogli di fare una donazione di beneficenza alle cause ambientaliste. Trump ritenne che si trattasse di una "lettera eccellente", secondo la fonte. "Per Donald è sempre stato molto importante essere considerato un uomo di successo e parte della storia. Lui vive di questo", ha affermato Blackman, ricordando la lettera e come Trump ne fosse rimasto ossessionato. Negli anni '80, quando Trump cercava di affermarsi come nuovo costruttore a New York, i tabloid riportarono la notizia che il principe Carlo e la principessa Diana erano interessati all'acquisto di un appartamento da 5 milioni di dollari nella Trump Tower. La voce, poi smentita da Buckingham Palace, secondo molti fu probabilmente messa in giro dallo stesso Trump.
Sempre in tema di ammirazione per i reali inglesi, nel suo secondo libro, 'The Art of the Comeback', Trump scrisse che il suo unico "rimpianto riguardo le donne" era di non aver mai avuto l'opportunità di corteggiare Lady Diana Spencer. Disse che "illuminava la stanza" ed era "una donna da sogno". Tuttavia, secondo l'ex presentatrice della Bbc Selina Scott, Trump avrebbe effettivamente cercato di uscire con la principessa Diana, dopo il suo divorzio dal principe Carlo nel 1996, considerandola "la moglie trofeo per eccellenza". La Scott scrisse sul quotidiano The Sunday Times che Diana le aveva detto che Trump le dava "i brividi" e che si preoccupava sempre di più perché rose e orchidee continuavano ad arrivare nel suo appartamento.

(Adnkronos) - Un 64enne originario di Cortina d'Ampezzo, in provincia di Belluno, è morto questa mattina sulle Tre Cime di Lavaredo, vicino Auronzo di Cadore. La vittima si chiamava Franco Gaspari ed era entrato nel 1985 nella squadra del soccorso alpino, ed è stato fra i primi tecnici di elisoccorso del Suem, il servizio di emergenza e urgenza medico.
L'incidente è avvenuto questa mattina: Gaspari era capocordata insieme ad altri due amici, nella scalata lungo la via normale della Cima grande di Lavaredo, quando forse a causa di un malore è precipitato nel vuoto. A lanciare l'allarme è stato uno dei due compagni che, usciti dal camino poco sotto la cengia circolare, lo hanno sentito cadere improvvisamente, senza poterlo vedere né sentire, nascosto da uno spigolo: avvertito il 118 verso le 10:50, l'elicottero ha individuato il corpo esanime in un canalino. Mentre l'elicottero imbarcava i due amici sotto shock e li riaccompagnava a valle, i soccorritori hanno spostato il corpo in un punto più facile per il recupero, ultimato con il verricello. La salma è stata lasciata al campo base, alla piazzola del Rifugio Auronzo, affidata alla Guardia di finanza e al carro funebre.
Leggi tutto: Precipita sulle Tre Cime di Lavaredo, morto 64enne membro del Soccorso alpino


(Adnkronos) - La Terra dei fuochi "non è un marchio e non è un capitolo di bilancio. E' una ferita aperta. E' un luogo dove si vive, si muore, si resiste. Ha bisogno di verità scientifica, giustizia ambientale, trasparenza istituzionale, partecipazione civica reale. Chi governa, chi comunica, chi ha responsabilità pubblica lo ricordi ogni mattina, prima dell'ennesima passerella. E' finito il tempo delle analisi. E' cominciato il tempo delle scelte". Così all'Adnkronos Salute l'oncologo Antonio Giordano, direttore Sbarro Health Research Organization (Shro) e da sempre in prima linea nell'indagine epidemiologica e scientifica sulla Terra dei fuochi. Con i suoi studi ha dimostrato il link fra l'interramento illecito dei rifiuti controllato dalla camorra e i tumori in Campania. Dieci anni fa il libro 'Monnezza di Stato', scritto da Giordano insieme al giornalista Paolo Chiariello, raccontava i disastri ambientali commessi in Campania e le ricadute sulla salute dei residenti. Oggi pomeriggio a Caserta il vertice con il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Alfredo Mantovano, il ministro dell'Interno Matteo Piantedosi, il ministro della Salute Orazio Schillaci e la viceministra dell'Ambiente Vannia Gava.
"Non si tratta solo di una posizione personale, ma di una presa di parola necessaria, alla luce del clima sempre più opaco che circonda il dibattito su ambiente e salute in Campania - avverte l'oncologo - Negli ultimi mesi, infatti, si sta riaffacciando un negazionismo spudorato: si evita la parola tumore, si parla solo di 'patologie respiratorie', si insinua che servano ancora prove per parlare di correlazione tra inquinamento e malattie. Tutto questo è pericoloso, fuorviante, e rischia di trasformarsi in un massacro sanitario silenzioso per intere comunità".
"La Sbarro Health Research Organization, che ora ha una sede anche in Italia, lavora da anni sul fronte dello studio del rapporto tra ambiente e salute nei territori contaminati. I risultati - rimarca l'oncologo - non lasciano spazio a dubbi: bioaccumulo di sostanze tossiche nel sangue e nei tessuti umani; diossine nel latte materno (studio Rivezzi); effetti sugli organi riproduttivi (studio Montano); sostanze tossiche nel sangue anche di operatori sanitari (Marfella). Serve ancora negare? Serve ancora rinviare? No. Serve agire. Con strumenti chiari, dati aggiornati, azioni concrete".
La Corte Ue per i diritti dell'uomo (Cedu) ha condannato l'Italia a rispondere alla perdurante situazione di inquinamento derivante dalla gestione illegale dei rifiuti in Campania e il Governo è intervenuto, il decreto legge 14 marzo 2025 ha esteso i poteri del commissario unico per la messa a norma delle discariche abusive. A fine luglio il Consiglio dei ministri ha approvato il decreto legge 'Terra dei fuochi' che introduce misure straordinarie per contrastare i reati ambientali e restituire legalità ai territori colpiti da roghi e traffici illeciti di rifiuti, tutelando la salute pubblica e l'ambiente.
"La sentenza della Cedu - sottolinea Giordano - ha parlato chiaro: i cittadini devono essere coinvolti, non esclusi. Eppure, anche oggi, la partecipazione è fittizia: si convocano sempre gli stessi, si evitano i comitati realmente attivi, si alimentano narrazioni rassicuranti. La Regione Campania continua a procedere senza una regia scientifica unitaria e verificabile. Mentre la popolazione è ancora esposta, si parla di bonifiche senza monitoraggio, di salute senza dati, di emergenza senza medicina del territorio", inalza l'esperto.
Secondo l'oncologo, il Registro tumori Campania "pubblica dati fermi al 2021, con proiezioni fino al 2025. Ma come si può fare prevenzione oncologica con dati di 4 anni fa? Come si pianificano screening, posti letto e risorse se le informazioni non sono attuali né geolocalizzate? Le medie per Asl non fotografano la realtà. Ischia e Caivano, ad esempio, sono nel medesimo calderone statistico. Un approccio inadeguato e disonesto", conclude Giordano.
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