Sei arresti tra Bari e Foggia. A dare
esecuzione alle misure cautelari personali in carcere dalle
primissime ore di stamattina i finanzieri: "Sono indagati, a vario
titolo, per il reato di scambio elettorale politico mafioso,
estorsione e detenzione e porto illegale di armi comuni da sparo",
fa sapere in una nota la procura di Bari.
Nell'ambito dell'inchiesta risulta indagato
Nicola Bonasia, sindaco di Modugno, in provincia di Bari.
L’operazione è l’epilogo di indagini,
coordinate dalla stessa procura ed eseguite dal Gico del Nucleo Pef
Bari con il Servizio centrale investigazione criminalità
organizzata, dalle quali, secondo gli inquirenti, sarebbe emerso un
"accordo, per le elezioni amministrative del giugno 2020 nel Comune
di Modugno, tra esponenti di spicco della criminalità organizzata
barese - clan Parisi - ed attori della politica locale candidati in
quella tornata elettorale" e "diversi episodi estorsivi perpetrati
da un imprenditore del foggiano, ai danni di imprenditori agricoli,
sfruttando la caratura criminale di uno dei medesimi esponenti del
clan".
In particolare è stato accertato come un
candidato nelle elezioni al Consiglio comunale nella tornata
elettorale del 2020, poi effettivamente eletto, abbia 'acquistato'
voti da esponenti del clan Parisi del quartiere Japigia del
capoluogo in cambio di denaro e della disponibilità a soddisfare le
esigenze del gruppo mafioso. Inoltre avrebbe fatto da tramite in
occasione del ballottaggio, per procacciare voti al candidato
sindaco, poi eletto allo stato attuale indagato e non colpito da
misura personale), in cambio della promessa, poi mantenuta, di
garantire l’assunzione ad un affiliato, il quale si è personalmente
impegnato a procurare le preferenze. Secondo quanto accertato il
candidato consigliere comunale avrebbe perseguito l’obiettivo di
fare rapidamente e a tutti i costi “carriera politica”.
Risultano indagate dalla Direzione distrettuale
antimafia del capoluogo pugliese, nello stesso ambito, altre cinque
persone (tra cui un consigliere comunale già coinvolto nel primo
filone di inchiesta) che si sarebbero incontrati in un summit,
tenutosi nell’abitazione di uno degli esponenti di vertice del clan
Parisi del capoluogo regionale, al fine di stringere un accordo
relativo alla tornata elettorale per le europee del 2024.
L’intesa, in questo caso, si sarebbe
concretizzato nell’impegno a reperire voti, dietro la
corresponsione di denaro agli esponenti della organizzazione
criminale, a beneficio di un candidato risultato ignaro dell’intesa
ed estraneo ai fatti. Inoltre gli inquirenti hanno accertato come
un imprenditore del foggiano, che opera principalmente nel settore
della commercializzazione di prodotti per l’agricoltura, sfruttando
la caratura criminale dell'esponente di vertice del clan Parisi e
di due suoi presunti complici, abbia recuperato o tentato di
recuperare dalle proprie vittime, tutti imprenditori agricoli,
alcuni crediti derivanti dalla sua attività commerciale,
minacciandole di “tagliare” il loro raccolto se non avessero
onorato i debiti contratti e garantendo, successivamente, il 50%
del denaro riscosso al mafioso.
E' stato documentato, secondo gli
investigatori, che l'imprenditore e il presunto esponente mafioso,
unitamente a un terzo pregiudicato, avrebbero detenuto e portato in
luogo pubblico armi comuni da sparo. I provvedimenti cautelari
restrittivi sono stati emessi dal gip del tribunale di Bari su
richiesta della Procura. Quest'ultima definisce "perniciosissima"
la commistione tra interessi politici e mafiosi, che "sovente, come
nello specifico caso, mina il regolare svolgimento delle tornate
elettorali ed inquina la libertà di voto costituzionalmente
prevista, nonché al fenomeno delle estorsioni, odiosa pratica
criminale perpetrata da soggetti senza scrupoli che, facendo leva
sulla propria o altrui fama criminale, mirano ad ottenere soldi
facili, sfruttando lo stato di debolezza delle proprie vittime e
non esitando al ricorso alla violenza e alle minacce per far valere
le proprie ragioni".