
Le forze armate statunitensi hanno avviato l'operazione 'Occhio di falco' colpendo oltre 70 obiettivi dello Stato islamico in Siria, in quella che il presidente Donald Trump ha definito una "ritorsione molto seria" per l’attacco avvenuto la settimana scorsa a Palmira, nel quale erano stati uccisi tre cittadini americani. Secondo Washington, l’azione era stata compiuta da un singolo militante dell’Isis. Gli Stati Uniti hanno inoltre informato Israele in anticipo dei raid, ha riferito un funzionario dell’amministrazione Trump ad Axios.
Il Comando centrale Usa (Centcom) ha reso noto che l’operazione ha interessato più località della Siria centrale[1] e ha impiegato caccia, elicotteri d’attacco e artiglieria, con oltre 100 munizioni di precisione contro infrastrutture e depositi di armi del gruppo jihadista. In un post su Truth Social, Trump ha affermato che gli Stati Uniti stanno "infliggendo una ritorsione molto seria, come promesso, ai terroristi assassini responsabili", avvertendo che chi attacca gli americani "sarà colpito più duramente che mai".
Nei raid condotti nella notte nella provincia orientale siriana di Deir Ezzor sono stati uccisi almeno cinque miliziani dello Stato islamico, tra cui il capo di una cellula operativa, ha riferito l’Osservatorio siriano per i diritti umani, secondo cui gli obiettivi colpiti si trovavano nella parte occidentale della provincia. Il direttore dell’Osservatorio, Rami Abdel Rahman, ha precisato all’Afp che la cellula neutralizzata era responsabile dell’impiego di droni nell’area.
Damasco, senza commentare direttamente i raid, ha ribadito tramite il ministero degli Esteri l’impegno a combattere lo Stato islamico e a impedire che abbia "rifugi sicuri" sul territorio siriano. Le vittime dell’attacco di Palmira erano due sergenti della Guardia nazionale dell’Iowa, William Howard ed Edgar Torres Tovar, e un interprete civile del Michigan, Ayad Mansoor Sakat. Il raid segna il primo episodio di questo tipo dopo la caduta di Bashar al-Assad e si inserisce in un contesto in cui, pur ridimensionando la propria presenza militare in Siria, Washington continua a condurre operazioni contro l’Isis, ancora attivo soprattutto nelle aree desertiche del Paese.

Torna in campo la Lazio. Oggi, sabato 20 dicembre, i biancocelesti ospitano la Cremonese - in diretta tv e streaming - allo stadio Olimpico nella 16esima giornata di Serie A. La squadra di Sarri è reduce dalla vittoria, in nove contro undici, di Parma, sfida finita 1-0 e decisa dal gol di Noslin con le espulsione di Zaccagni prima e Basic poi. Il successo del Tardini ha rilanciato le speranze europee della Lazio, che ora si trova all'ottavo posto con 22 punti, a +2 proprio sulla Cremonese, protagonista di un'ottima prima parte di stagione. La squadra di Nicola occupa l'11esima posizione a quota 20 e nell'ultimo turno di campionato ha perso 1-0 contro il Torino in trasferta.
Lazio-Cremonese, orario e probabili formazioni
La sfida tra Lazio e Cremonese è in programma oggi, sabato 20 dicembre, alle ore 18. Ecco le probabili formazioni:
Lazio (4-3-3): Provedel; Marusic, Gila, Romagnoli, Pellegrini; Guendouzi, Cataldi, Vecino; Cancellieri, Castellanos, Noslin. All.: Sarri.
Cremonese (3-5-2): Audero; Terracciano, Baschirotto, Bianchetti; Barbieri, Zerbin, Bondo, Vandeputte, Pezzella; Bonazzoli, Vardy. All. Nicola
Lazio-Cremonese, dove vederla in tv
Lazio-Cremonese sarà trasmessa in diretta televisiva e in esclusiva sui canali Dazn, visibili tramite smart tv. La partita sarà disponibile anche in streaming sull'app e la piattaforma web di Dazn.

La frenesia logistica del Natale, con milioni di pacchi in movimento attraverso l'Italia, nasconde un insidioso pericolo al litio. L'e-commerce italiano è trainato dall'elettronica di consumo – da smartphone e droni ai diffusissimi monopattini elettrici – che genera circa il 20% delle spedizioni totali Osservatorio eCommerce B2C del Politecnico di Milano. I loro rapporti annuali e semestrali (solitamente rilasciati in autunno per coprire le previsioni natalizie) disaggregano il mercato per categoria merceologica (elettronica, abbigliamento, alimentare, ecc.), confermando regolarmente l'elettronica tra i settori dominanti (spesso con quote di mercato intorno al 20% del valore totale).
Tutti questi regali, cuore pulsante dell'economia festiva, condividono la stessa potenziale minaccia: la batteria agli ioni di litio, tecnologia essenziale per l'alta densità di energia, ma se non gestita correttamente durante il trasporto, si può trasformare in un rischio concreto di incendio o esplosione. Il problema si chiama: thermal runaway, un fenomeno in cui un sistema entra in una instabilità termica e, superata una certa soglia, la temperatura aumenta da sola innescando i processi che scatenano l’evento incendiario. La causa principale degli incidenti nel nostro Paese è quasi sempre riconducibile a una gestione non conforme durante il trasporto su strada, sottoposto al regolamento Adr (Accordo relativo al trasporto internazionale di merci pericolose su strada).
Sull'importanza della conformità normativa interviene Cristian Sabatino, lithium batteries specialist di Serpac, azienda specializzata in imballaggi per merci pericolose, che individua l'errore più diffuso nell'improvvisazione, specie nel rush di Natale.
"Uno dei problemi delle batterie al litio è il modo in cui vengono gestite e spedite. In aggiunta, spesso l’acquisto avviene all’estero per il loro costo irrisorio, con standard di qualità e sicurezza decisamente bassi", afferma l’esperto, che sottolinea come la prevenzione del danno sia la chiave di volta: "Se la cella/batteria è danneggiata o in corto circuito, l'instabilità termica può portare al 'thermal runaway'. E' buona pratica isolare i terminali e usare un imballaggio conforme seguendo tutte le richieste dei regolamenti per evitare movimenti o danni alla batteria durante il transito".
Per le spedizioni su strada, l'ossatura del trasporto in Italia, Sabatino chiarisce il ruolo della normativa Adr: "Il più delle volte per l'elettronica destinata al consumatore si applica la disposizione speciale (ds) 188, che permette una gestione semplificata. Tuttavia, l'obbligo assoluto resta spedire in conformità applicando le normative, come per esempio: proteggere le batterie da un possibile cortocircuito, utilizzare imballaggi conformi e segnalare correttamente il collo con etichette e marchi. Non rispettare questi punti non è solo un errore logistico, ma un rischio per l'intera catena logistica e per il personale coinvolto".
Il regolamento Adr è il riferimento principale e colloca le batterie al litio nella Classe 9 (Materie e oggetti pericolosi diversi). E' obbligatorio isolare i terminali di ogni batteria sfusa (ad esempio con nastro isolante o un sacco) per evitare cortocircuiti, e l'imballaggio esterno deve essere conforme alle richieste dei regolamenti. Un qualsiasi imballaggio in cartone, ad esempio, non è idoneo. Inoltre, ogni collo deve essere segnalato correttamente agli operatori con etichette e marchi specifici così da rendere evidente il contenuto del collo e il suo potenziale rischio.
Il mancato rispetto delle istruzioni di imballaggio comporta gravi sanzioni, oltre che il possibile fermo della merce. In caso di mancanze o irregolarità nel ddt (documento di trasporto), le sanzioni amministrative possono essere significative, come previsto ad esempio dall'art. 168 comma 9bis del Codice della strada. "La diligenza nell'imballaggio e nella dichiarazione del contenuto - conclude il lithium batteries specialist di Serpac - non è solo una questione legale, ma una responsabilità civile. A Natale, la passione per la tecnologia deve viaggiare di pari passo con la consapevolezza della sicurezza".

La Russia vuole la pace ed è pronta a discutere. L'Ucraina, che ha iniziato la guerra, non ha però intenzione di porre fine al conflitto. E' la visione che Vladimir Putin propone nella conferenza fiume di fine anno: il presidente russo parla per oltre 4 ore, rispondendo a domande che toccano decine di temi diversi. L''operazione speciale' in Ucraina monopolizza l'attenzione e il leader del Cremlino delinea il suo scenario in un quadro complesso.
L'Ucraina, che ha appena ricevuto l'ok per il prestito di 90 miliardi dall'Ue[1], non vuole accettare sacrifici territoriali e ha appena rivendicato di aver colpito una petroliera della flotta fantasma russa nel Mediterraneo, aprendo un nuovo potenziale fronte. Nel rebus sempre più articolato, la mediazione degli Stati Uniti - partendo dal piano elaborato dal presidente Donald Trump - è sempre più complicata: "Potremmo non arrivare ad un accordo", ammette il segretario di Stato americano, Marco Rubio.
Tutta colpa dell'Ucraina
Putin accende la giornata puntando il dito contro Kiev: "L'Ucraina si rifiuta praticamente di porre fine al conflitto con mezzi pacifici", mentre Mosca è disposta a farlo "sulla base dei principi che ho delineato lo scorso anno", che prevedono "l'affrontare le cause profonde che hanno portato a questo conflitto". L'obiettivo è "vivere in pace e senza conflitti nel 2026. Lo ripeto ancora una volta: vogliamo risolvere tutte le questioni controverse attraverso i negoziati", ripete. "Le nostre truppe stanno avanzando lungo tutta la linea di contatto, con velocità variabile a seconda dei settori, il nemico si sta ritirando in tutti i settori".
Traduzione? L'Ucraina deve rinunciare al Donbass, le regioni invase dalla Russia non tornano a Kiev[2], che dovrà rimanere fuori dalla Nato senza accogliere truppe europee sul proprio territorio. "La palla è nel campo di Kiev e dei suoi sponsor europei", dice Putin ribaltando il quadro: l'aggressore si trasforma in aggredito.
"Non ci consideriamo responsabili della perdita di vite umane perché non abbiamo iniziato noi questa guerra. Il governo di Kiev ha iniziato la guerra nell'est dell'Ucraina nel 2022, e avrebbe dovuto lasciare la popolazione libera di scegliere il proprio stile di vita in quella parte del Paese", la versione del presidente russo, convinto di aver già "accettato "compromessi ad Anchorage" nei colloqui Trump. "Affermare che respingiamo qualsiasi cosa è inappropriato e inadeguato. Siamo pronti per negoziati e per porre fine al conflitto con mezzi pacifici".
Il messaggio di Putin e la risposta Usa: Rubio non si illude
Le parole di Putin sono un messaggio non solo - e non tanto - all'Ucraina, ma anche agli Stati Uniti. In queste ore, a Miami, vanno in scena nuovi incontri: da una parte Steve Witkoff e Jared Kushner, gli emissari di Trump, dall'altra la delegazione di Kiev. Il dialogo è complesso, come riconosce il segretario di Stato americano, Marco Rubio. "Ci sono fattori complessi. Su questo pianeta solo gli Stati Uniti possono interagire con le due parti, abbiamo investito energie e tempo a cominciare dal presidente Trump. Stiamo cercando di identificare le posizioni di entrambi i paesi e portarli ad un accordo. Una guerra può finire con una resa, che in questo caso non è una prospettiva a breve termine", dice il numero 1 della diplomazia americana.
"Solo un accordo può portare alla fine della guerra, un accordo richiede che entrambe le parti cedano e ottengano qualcosa. Stiamo cercando di capire cosa possono dare e cosa si aspettano di ottenere i due paesi. Alla fine, la decisione spetta ai due paesi. Non stiamo imponendo un accordo a nessuno, ovviamente ci vuole molto tempo. Abbiamo fatto progressi, ma non basta una conferenza stampa per arrivare all'obiettivo", dice.
Le parole di Putin non autorizzano a nutrire particolare fiducia in un epilogo positivo. "C'è quello che le persone dicono e c'è quello che fanno. Non baseremo il nostro approccio su quello che le persone dicono", dice Rubio, glissando sulle conquiste rivendicate dal presidente russo e sui proclami relativi al conseguimento degli obiettivi per via diplomatica o bellica. "Il nostro ruolo è molto semplice, cerchiamo un punto di incontro. Magari succede questa settimana, magari succede tra un mese, magari servono molti mesi. O potremmo non avere un accordo", ammette. "Non possiamo contringere né l'Ucraina né la Russia a fare un incontro".
Dialogo sì, ma entro limiti definiti. Putin vorrebbe che gli Stati Uniti riconoscessero come russi i territori occupati: "Non può esserci un accordo se l'Ucraina non è d'accordo". Perché Trump si adopera così tanto? "Questa settimana moriranno 8-9000 persone, 5-6000 vittime saranno russe. E' una guerra sanguinosa, che sta facendo danni devastanti: la ricostruzione per l'Ucraina diventa più costosa e complicata giorno dopo giorno".

La Gran Bretagna si prepara nuovamente a potenziali attacchi sul suo territorio, a più di 30 anni dallo scioglimento dell'ultima forza militare, istituita allo specifico scopo di difendere il suolo nazionale, nel 1992, quando - a Guerra Fredda conclusa - dalla Nato si guardava a "un'era promettente" di pace in Europa e il governo di Londra iniziava a ridurre la spesa militare.
Conflitto alle porte?
Ora il segretario generale della Nato Mark Rutte[1] parla di "un conflitto alle porte", Mosca si dichiara "pronta" per la guerra con l'Europa e il Vecchio Continente si ritrova a fare i conti con l'ostilità sempre più forte del presidente americano Donald Trump nei confronti dei suoi leader. A fronte di tutto questo, il governo britannico sta sviluppando quello che definisce un "approccio dell'intera società alla deterrenza e alla difesa", con un ampio programma di difesa interna che si avvarrà del contributo di militari, polizia e dipartimenti governativi in preparazione di molteplici scenari.
Possibili gli attacchi ibridi in Europa
Sebbene un'invasione terrestre non sia considerata probabile, gli esperti militari del Royal United Services Institute, un istituto di ricerca sulla difesa britannico, hanno affermato che la guerra in Ucraina e una serie di attacchi ibridi in Europa hanno dimostrato la possibilità di attacchi a infrastrutture critiche, attraverso sabotaggi e droni. C'è chi vorrebbe che si facesse di più e più rapidamente: alcuni esperti militari e legislatori citati dal New York Times ritengono che il governo non stia procedendo abbastanza velocemente. "Non siamo pronti, innanzitutto per resistere a un attacco armato, ma anche per quanto riguarda le minacce più ampie", ha dichiarato Tanmanjeet Singh Dhesi, deputato del Partito Laburista che presiede la commissione difesa del Parlamento, citando attacchi quali il taglio dei cavi sottomarini e le incursioni informatiche sostenute a ritmo costante dalla Russia.
Paul O'Neill, ricercatore presso il Royal United Services Institute, lamenta il fatto che le difese britanniche sono "molto indietro" rispetto a quelle di molte nazioni baltiche e nordiche - come la Finlandia - che da tempo gestiscono programmi di servizio militare e addestrano civili per il conflitto. E si dice preoccupato per il programma di addestramento e per il fatto che la vendita di basi e abitazioni del Ministero della Difesa negli anni dopo il 2010 possa rendere difficile radunare rapidamente una forza di difesa interna.
All'inizio di quest'anno, il Primo Ministro Keir Starmer ha annunciato un aumento storico della spesa militare, fino al 2,5 percento del Pil entro il 2027, citando la "sfida generazionale" posta dalla Russia. A giugno, il governo ha pubblicato una revisione strategica della difesa che afferma che il paese deve passare ad uno stato di "prontezza a combattere" e invita a sviluppare una nuova forza di difesa nazionale a tutela delle basi militari e le infrastrutture civili come siti energetici e idrici. Separatamente, la Gran Bretagna sta lavorando per reclutare più riservisti volontari da addestrare nell'esercito, nella marina o nell'aeronautica. Sta inoltre promuovendo il reclutamento di una "riserva strategica", che include ex militari richiamati in servizio attivo. L'esercito regolare britannico si è ridotto a circa 70mila soldati addestrati a tempo pieno, il numero più basso dall'inizio delle guerre napoleoniche, sottolinea il quotidiano americano, e il compito di proteggere il territorio nazionale verrà esteso oltre la sfera militare.
La spesa militare e le esercitazioni
Tra i partecipanti la polizia, che ha preso parte a esercitazioni tra cui un attacco chimico simulato in un villaggio rurale del Cambridgeshire il mese scorso. "Dobbiamo iniziare a considerare come preparare la società a un potenziale conflitto, sia all'estero che in patria", ha detto Mark Williams, leader nazionale della polizia per le contingenze civili, al New York Times. Durante la Seconda Guerra Mondiale, 1,7 milioni di uomini inadatti al fronte spesso per motivi anagrafici, si offrirono volontari per la "Guardia nazionale" britannica, che si addestrò per una possibile invasione nazista. Negli anni '50 e '60, un gruppo simile, il Civil Defense Corps, si preparò a possibili attacchi nucleari. E la Home Service Force entrò in servizio nel 1982, ma fu sciolta dopo la Guerra Fredda.
Il governo britannico ha divulgato pochi dettagli sul programma di difesa interna. In una dichiarazione, ha affermato che garantirà "l'allineamento tra lo sforzo militare e quello civile - investendo nella difesa, aumentando la resilienza nazionale e riconnettendo il pubblico con chi presta servizio.

Un vertice di "chiarimento" per chiudere rapidamente e senza incidenti il capitolo della legge di bilancio. A Palazzo Chigi, in serata, dopo il ricevimento al Quirinale per la cerimonia dello scambio di auguri con il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, è andato in scena l'incontro convocato dalla presidente del Consiglio Giorgia Meloni insieme al vicepremier e ministro degli Esteri Antonio Tajani, al vicepremier e ministro delle Infrastrutture Matteo Salvini e al ministro dell'Economia Giancarlo Giorgetti, grande assente al Colle.
L'incontro - al quale hanno partecipato anche il ministro per i Rapporti con il Parlamento Luca Ciriani e il viceministro dell'Economia Maurizio Leo - è arrivato nel momento più delicato dell'iter parlamentare della legge di bilancio, con l'obiettivo di ricomporre le tensioni emerse nella maggioranza.
La riunione è stata convocata dopo lo stop della Lega al pacchetto pensioni in commissione Bilancio al Senato[1], che ha fatto slittare i lavori e ha fatto temere una crisi sfiorata per un soffio. Fonti parlamentari parlano di irritazione della premier per il blitz del Carroccio, che ha fatto esplodere lo scontro sulla manovra.
A illustrare la soluzione per uscire dall'impasse è il ministro per i Rapporti con il Parlamento Luca Ciriani, il quale ha spiegato che il governo presenterà un nuovo emendamento in commissione Bilancio al Senato. "Abbiamo deciso che è meglio intervenire direttamente sulla manovra, senza un nuovo decreto, sistemando le coperture di un testo che la commissione conosce già", ha detto. "Non si tratta di un emendamento nuovo nei contenuti - ha aggiunto Ciriani - Restano Zes, Transizione 5.0 e caro materiali. Cambiano solo le coperture".
Dalla Lega filtra soddisfazione: sulle pensioni "sono state accolte le nostre osservazioni", fanno sapere dal partito di Matteo Salvini, sottolineando che è stata cancellata la proposta dei tecnici che aveva suscitato critiche all'interno della maggioranza, a partire dal Carroccio. Le due misure più controverse, secondo i leghisti, riguardavano la cancellazione del riscatto degli anni di studio universitario per la pensione anticipata e l'allungamento delle cosiddette "finestre" pensionistiche, ossia il tempo di attesa tra il raggiungimento dei requisiti e l'inizio effettivo del pagamento della pensione.

E' particolarmente pericoloso per le persone gravemente malate e per questo gli ospedali sono i luoghi in cui fa più danni. E' la Candida auris, finita negli anni alla ribalta delle cronache come 'fungo killer' perché, sebbene sembri vivere in modalità innocua sulla pelle di un numero crescente di persone, i pazienti sottoposti a ventilazione meccanica sono ad alto rischio. E una volta infettati, la malattia ha un tasso di mortalità del 45% e può resistere a tutte le principali classi di farmaci antimicotici, rendendo estremamente difficile il trattamento e l'eradicazione dai reparti. La malattia è stata individuata solo nel 2008 e le sue origini rimangono un mistero, ma da quando è emersa più di 40 Paesi hanno segnalato epidemie. Una sfida complessa, ma ora un gruppo di ricercatori potrebbe aver individuato un possibile punto debole del microrganismo.
Nota anche come Candidozyma auris, questa infezione è stata definita una minaccia per la salute globale e inclusa nell'elenco dei patogeni fungini di priorità critica dell'Organizzazione mondiale della sanità. Il team di ricercatori dell'università britannica di Exeter, che firma il nuovo studio pubblicato sulla rivista 'Nature Communications Biology', ha studiato come i geni vengono attivati durante l'infezione utilizzando un nuovo approccio che coinvolge le larve di pesce. I risultati mostrano, spiegano gli esperti, "promettenti prospettive per l'identificazione di un bersaglio per lo sviluppo di nuovi farmaci o per il riutilizzo di farmaci esistenti", se si scoprirà che il processo genetico osservato è lo stesso nell'infezione umana. "Riteniamo che la nostra ricerca possa aver rivelato un punto debole di questo patogeno letale durante l'infezione attiva e abbiamo urgente bisogno di ulteriori ricerche per verificare se sia possibile trovare farmaci che prendano di mira e sfruttino questa debolezza", sottolinea Hugh Gifford, del Centro di micologia medica dell'ateneo, che ha co-diretto la ricerca.
"Fin dalla sua comparsa - ricorda Gifford - la Candida auris ha causato danni irreparabili nelle unità di terapia intensiva ospedaliera. Può essere mortale per i pazienti vulnerabili e le aziende sanitarie hanno speso milioni di dollari per il difficile compito di eradicarla". Uno dei problemi incontrati finora studiando la Candida auris è la sua capacità di resistere alle alte temperature. Questo fattore, unito a una tolleranza particolarmente elevata al sale, ha portato alcuni a ipotizzare che il patogeno possa provenire dagli oceani tropicali o da animali marini. Per i ricercatori, ciò ha significato trovare un nuovo modo di studiarlo. Il team di Exeter ha dunque sperimentato un modello di pesce Arabian killifish (Aphanius dispar) le cui uova sopravvivono alla temperatura corporea umana. E ha scoperto che la Candida auris può trasformarsi in corpi fungini allungati, noti come filamenti, probabilmente per cercare sostanze nutritive. Gli esperti hanno anche studiato quali geni vengono attivati e disattivati durante l'infezione e quali potrebbero rappresentare vulnerabilità.
Finora, spiega il coautore senior dello studio Rhys Farrer, del Centro di micologia medica dell'università di Exeter, "non avevamo idea di quali geni fossero attivi durante l'infezione di un ospite vivente. Averlo scoperto fornisce indizi sulla possibile origine della Candida auris, come un ambiente marino povero di ferro", dal momento che tra questi ci sono geni attivati proprio per cercare e catturare il ferro e introdurlo nelle cellule. Un'informazione che "ci fornisce anche un potenziale bersaglio per farmaci nuovi e già esistenti". Sebbene ci siano ancora diverse fasi di ricerca da completare, aggiunge Gifford, che lavora anche in terapia intensiva e medicina respiratoria al Royal Devon & Exeter Hospital, "la nostra scoperta potrebbe rappresentare una prospettiva entusiasmante per i trattamenti futuri. Disponiamo di farmaci che agiscono" sugli aspetti osservati. "Dobbiamo valutare se possano essere riutilizzati per impedire alla Candida auris di uccidere gli esseri umani e di chiudere i reparti di terapia intensiva degli ospedali".
Un finanziamento del progetto ha supportato l'istituzione del modello di larve di pesce Arabian killifish come alternativa all'utilizzo di topi e zebrafish, già utilizzati in alcuni studi finalizzati a valutare le interazioni tra un agente patogeno e l'ospite. Il lavoro dimostra "l'utilità di questo modello sostitutivo per studiare l'infezione da Candida Auris - commenta Katie Bates, responsabile dei Finanziamenti per la Ricerca di NC3Rs (National Center for Replacement, Reduction and Refinement) - e consente approfondimenti senza precedenti sugli eventi cellulari e molecolari negli ospiti infetti vivi".
Da 10 anni vivono grazie a un cuore artificiale, uno 'zainetto' salvavita che portano sulle spalle o tengono in borsa e che permette al loro ventricolo sinistro di pompare sangue e ossigeno a organi e tessuti. Sono Valeria e Flaminia, le due pazienti con cuore artificiale più longeve seguite dall'ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo, e probabilmente tra le più longeve del mondo - spiegano dall'azienda socio sanitaria territoriale - considerando che la sopravvivenza media a 5 anni dall'impianto riportata in letteratura è del 58%. Loro hanno smentito questa soglia, stanno bene e hanno ancora tanta voglia di vivere. Valeria Pedretti, classe 1945, è una suora dell'Istituto Palazzolo di Bergamo che si prende cura delle sue consorelle anziane e malate; Flaminia Rossi, classe 1947, è una casalinga con la passione per i viaggi. Sono rinate nel 2015: per questioni anagrafiche non potevano essere candidate al trapianto - gold standard nella cura dell'insufficienza cardiaca terminale - e nel loro petto è stato impiantato un Ventricular Assist Device o Vad.
Si tratta di un dispositivo composto da una pompa posizionata all'interno del torace e collegata al cuore, descrive una nota dell'Asst ospedale Papa Giovanni XXIII. La pompa aiuta il cuore a spingere il sangue nel corpo, creando un flusso continuo dal ventricolo sinistro all'aorta; è controllata da un piccolo computer (controller) e alimentata da due batterie. Controller e batterie sono posizionati all'esterno del corpo e collegati tra loro tramite un cavo che esce dall'addome. Il risultato è appunto una sorta di zainetto che si può indossare sulle spalle oppure riporre in borsa, con la possibilità per il paziente di ricaricare le batterie di alimentazione in totale autonomia.
"Valeria e Flaminia sono l'esempio più concreto di come il Vad oggi non sia solo un 'ponte' verso il trapianto, ma anche una soluzione definitiva per chi ha una grave insufficienza cardiaca, ma non può essere inserito in lista d'attesa per limiti di età o per altre condizioni che li rendono incompatibili con un trapianto di cuore - afferma Amedeo Terzi, responsabile del Centro trapianti di cuore dell'ospedale bergamasco - Entrambe hanno una buona qualità della vita e svolgono anche attività non scontate con la loro malattia: Valeria si prende ancora cura con tanta dedizione delle sue consorelle meno fortunate di lei e Flaminia si divide fra la cura della casa e i viaggi". Questo perché "i progressi tecnici dei sistemi meccanici che supportano un cuore molto malato negli ultimi anni sono stati straordinari" e "oggi possiamo contare su dispositivi molto piccoli e performanti", sottolinea Michele Senni, direttore del Dipartimento Cardiovascolare dell'azienda orobica. "La sfida della ricerca in questo campo è riuscire a fare a meno del cavo che unisce la pompa al controller e alle batterie attraverso sistemi wireless e migliorare la biocompatibilità della pompa impiantata a contatto con il cuore", prospetta l'esperto. "Difficilmente però si arriverà a poter fare a meno dei trapianti da cadavere - precisa Attilio Iacovoni, cardiologo del Papa Giovanni che segue il decorso di questi pazienti - Si sta lavorando per arrivare a un meccanismo che possa sostituire entrambi i ventricoli, ma la strada da percorrere è ancora lunga e non priva di difficoltà".
Finora Valeria e Flaminia hanno evitato le complicanze più comuni dei Vad, come ictus, emorragie, infezioni e malfunzionamenti del ventricolo destro non supportato dalla pompa. "Questione probabilmente di fortuna - osservano i medici - che però va di pari passo con le cure scrupolose" offerte dai professionisti che a Bergamo le seguono da tanti anni. "La risposta che diamo - evidenzia Alessandro Amorosi, direttore sanitario dell'Asst Papa Giovanni XXIII - è sempre calibrata sul bisogno di salute del paziente che abbiamo davanti, in un'ottica di appropriatezza degli interventi e di beneficio finale per il paziente e per la sua qualità di vita. La ricerca e la tecnologia ci daranno soluzioni sempre più numerose e performanti. Il lavoro dei professionisti della salute sarà sempre più in futuro quello di individuare la soluzione più adatta per ogni tipologia di condizione e di paziente, per una medicina sempre più di precisione e ritagliata sui reali bisogno della persona, in un'ottica anche di sostenibilità e miglioramento sempre più deciso degli outcome di cura".
Al Papa Giovanni XXIII vengono impiantati ogni anno dai 10 ai 12 Vad in pazienti con insufficienza cardiaca terminale, come ponte al trapianto oppure come soluzione definitiva per chi non può essere in lista d'attesa. "Il nostro Dipartimento cardiovascolare si distingue nel panorama nazionale e non solo per la capacità di dare una risposta a un range molto ampio di pazienti, che vanno dal neonato che nasce con un cuore malato al grande anziano, con al centro una fitta e variegata casistica di persone che devono fare i conti con problematiche cardiache trattate secondo i più recenti standard di cura e le novità scientifiche che la ricerca, condotta anche all'interno del nostro centro, riesce a offrire alla clinica di tutti giorni - dichiara il Francesco Locati, direttore generale dell'Asst - Valeria e Flaminia credo siano l'esempio più concreto dei traguardi che si riescono a ottenere quando la tecnologia incontra la competenza e la dedizione dei nostri professionisti".
"Di fronte a storie come quelle di Valeria e Flaminia è impossibile non provare una profonda emozione e, allo stesso tempo, un grande senso di responsabilità istituzionale - rimarca Marcella Messina, assessora alle Politiche sociali, Salute, Sport e Longevità del Comune di Bergamo - Due donne diverse per percorso di vita, età e scelte, ma unite da una straordinaria forza interiore e da una fiducia incrollabile nella vita e nella cura. Il fatto che da 10 anni convivano con un cuore artificiale, superando limiti anagrafici, prognosi complesse e statistiche che spesso parlano di percentuali e non di persone, rappresenta un messaggio potente per tutta la nostra comunità. E' la dimostrazione concreta di come l'innovazione tecnologica, quando è accompagnata da competenze cliniche di altissimo livello e da una presa in carico umana e continuativa, possa trasformare una condizione di estrema fragilità in una nuova possibilità di vita dignitosa. Come assessore alle Politiche sociali e alla salute sento il dovere di esprimere gratitudine nei confronti dell'ospedale Papa Giovanni XXIII, ma anche quello di ribadire l'importanza di un sistema sanitario pubblico che non lascia indietro nessuno. Lo 'zainetto' di Valeria e Flaminia non è soltanto un dispositivo medico, ma è il simbolo di una sanità che accompagna, sostiene e restituisce futuro".
Commenta monsignor Giulio Dellavite, portavoce della Diocesi di Bergamo: "Si sta per chiudere il Giubileo che ha invitato tutti a essere pellegrini di speranza. Uno dei simboli caratteristici sia del pellegrino è lo zaino. Queste storie consegnano a tutti noi uno zainetto di speranza, mostrando la speranza non come ottimismo buonista natalizio, ma come caparbietà ostinata quotidiana capace di sfidare il peggio. Ce lo insegnano sia le protagoniste che il personale sanitario. C'è estremo bisogno di questo: ne ha bisogno il mondo, ne ha bisogno la società, ne ha bisogno ciascuno. E' la forza della vita che vince la notte più buia, la stessa che si celebra guardando la grotta Betlemme e che in loro per noi oggi diventa realtà e testimonianza di possibilità per altri".
Il live nella piazzetta centrale...
All'appuntamento parteciperanno circa 120 persone...
Dal 20 dicembre al 31 gennaio all'ex centro Isola...
Sentenza della Corte d'appello di Sassari...
'Nei prossimi giorni interesseremo anche i prefetti e i questori
sardi'...
Il 42enne stava lavorando in una palazzina in costruzione a
Selargius... 
Sabato 18 luglio 2026, YE - Kanye West torna in Europa dopo oltre dieci anni con un grande concerto, scegliendo proprio l’Italia per questo storico ritorno. La Rcf Arena di Reggio Emilia, la più iconica struttura del continente pensata appositamente per i grandi concerti live opendoor, ospiterà il primo live europeo di Ye dal 2014, in quello che si annuncia come il più grande show mai realizzato nella sua carriera. Un evento concepito come una rinascita artistica e performativa, pensato per una location unica al mondo e per un pubblico straordinario di 103.000 spettatori, che renderanno questo appuntamento irripetibile e destinato a entrare nella storia dei live.
Ye si esibirà come headliner per il nuovo format di festival crossover Hellwatt Festival, che si terrà alla RcfArena in tre weekend, dal 4 luglio al 18 luglio, e verrà presentato ufficialmente a fine gennaio/inizio febbraio 2026. Sarà un evento immersivo senza precedenti, con allestimenti cinematografici, che porterà Reggio Emilia e tutta l'Italia al centro della scena dei grandi eventi musicali mondiali.
Figura centrale e rivoluzionaria della cultura contemporanea, YE ha ridefinito i linguaggi dell’hip hop e della musica globale con album che hanno segnato un’epoca come 'Graduation' e 'My Beautiful Dark Twisted Fantasy'. Il concerto del 18 luglio rappresenta definitivamente il suo ritorno al live come esperienza totale e segna l’inizio di una nuova fase artistica, concepita su scala monumentale. Zamna Festival, il prestigioso format internazionale nato a Tulum, in Messico, riconosciuto come uno dei principali punti di riferimento della scena electronic music mondiale, sarà partner ufficiale degli appuntamenti alla Rcf Arena firmando tutti i pre party e gli after party delle giornate dei concerti.
Ordinanza del Comune per i festeggiamenti in piazza con Mengoni e
Lazza... 
Al Quirinale si è tenuta la cerimonia per lo scambio di auguri di fine anno con i rappresentanti delle istituzioni, delle forze politiche e della società civile. Durante l'evento il discorso del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha toccato diversi temi.
La comune speranza della pace
La nostra comune speranza oggi ha il nome della pace. "Una pace vera e giusta ovunque che ponga fine all'incertezza e al disorientamento indotti dalla attuale situazione internazionale" dice il Capo dello Stato. "Abbiamo il dovere - aggiunge - di coltivare e consolidare ogni piccolo spiraglio che si apra rispetto ai conflitti in corso, in Ucraina come in Medio Oriente. Con l’obiettivo di costruire quella 'pace permanente', come la definì il presidente Franklin D. Roosevelt che affermava: 'Più che una fine della guerra vogliamo una fine dei principi di tutte le guerre'. Pace, quindi, come affermazione del diritto sulla forza delle armi. Pace come condizione di libertà e sviluppo".
Il ruolo dell'Europa
"L'anno scorso si è celebrato l’ottantesimo anniversario dello sbarco in Normandia: erano presenti alcuni anziani reduci: nei loro volti e nei loro sguardi ho colto, insieme all'orgoglio, il significato profondo della parola pace" ha detto il presidente della Repubblica. "Erano lì, con le loro storie, con il loro bagaglio di memoria, a testimoniare il sacrificio di migliaia di ragazzi venuti a morire in Europa, spesso lontanissimi dalle loro case, per costruire un tempo nuovo. Un tempo in cui la pace fosse premessa e condizione per affermare nella libertà una nuova civiltà. Questa è la pace che l'Europa ha costruito coltivando la relazione transatlantica".
"La pace", così costruita, rappresenta un "patrimonio irreversibile, perché acquisito nei sentimenti e nelle coscienze dei popoli, e va tutelato e consolidato. Lo spazio dei diritti, degli uomini e delle donne, di scegliersi i propri rappresentanti, di controllare e di criticare, senza paura di conseguenze negative. Di poter leggere, scrivere, manifestare il pensiero, senza rischi di repressione o di censure preventive. Di assicurare pari condizioni per tutti, prescindendo dal sesso, dall’estrazione sociale, dalle convinzioni politiche, dal colore della pelle, dalla fede religiosa, liberi da razzismo e risorgente antisemitismo. Di avere una giustizia indipendente. Di vedere assicurato, a tutti, livelli dignitosi di assistenza sanitaria gratuita, di previdenza, di sostegno nelle difficoltà. Di tutto questo è stato veicolo il modello democratico, modello che oggi appare sfidato da Stati sempre più segnati da involuzioni autoritarie che, contro la storia, si propongono come modelli alternativi. Una sfida per i sistemi democratici appare oggi derivare anche dal tentativo di ignorare e cancellare il confine tra libertà e arbitrio".
La Repubblica e il contributo di ogni italiano
"Nell'anno che si avvicina celebreremo gli 80 anni della Repubblica, di democrazia, sviluppo e di pace" dice Mattarella. "Quale insegnamento dobbiamo trarre da quel che abbiamo realizzato, raccogliendo quanto costruito dalle generazioni che ci hanno preceduto? Il primo valore su cui porre l'accento ce lo consegna la parola 'insieme': la Repubblica ha vissuto e vive del contributo di ciascuno. Dell'impegno, della responsabilità, del sacrificio di ogni italiano. Della loro partecipazione. Insieme è anche l’antidoto alla sfiducia verso il futuro. Insieme vuol dire popolo. Significa partecipazione alla vita collettiva. È la radice di quella unità che la Costituzione pone a fondamento della Repubblica".
"Si parla sovente dell'affermarsi di un nuovo potere che nasce dalla concentrazione in pochissime mani di enormi risorse finanziarie e tecnologiche, a detrimento del ruolo delle istituzioni che rappresentano i cittadini. Uno scenario che genera inquietudine, incertezza, allarme. Perché senza la mediazione della politica, senza la possibilità di composizione di interessi e tensioni divergenti le comunità si dividono. Le istituzioni si indeboliscono. Le democrazie inaridiscono. Le diseguaglianze crescono e viene smarrita persino l’idea di un destino comune". "La democrazia - ha aggiunto il Capo dello Stato - è più forte dei suoi nemici. Lo è soprattutto là dove è stata edificata con sacrificio. Là dove si è radicata nel consenso delle comunità, nelle convinzioni delle persone, nel pieno affermarsi dei diritti e dei doveri di cittadinanza".
I conti pubblici
"Sul piano economico l'anno che si conclude ci ha consegnato alcuni risultati positivi" sottolinea il Capo dello Stato. "L'occupazione ha avuto una fase di crescita e mostra tenuta, nonostante il prodotto interno si muova con lentezza, come avviene a livello europeo. I conti pubblici sono tenuti dal governo sotto un prudente controllo, e questo ha contribuito a determinare un forte raffreddamento dello spread e un importante apprezzamento delle agenzie internazionali. L'affidabilità del Paese è un valore preservato e da preservare. Nell'interesse dei cittadini, delle imprese, dei risparmiatori. E tanto più è prezioso questo valore quanto più alto è il carico del debito pubblico".

Al Quirinale si è tenuta la cerimonia per lo scambio di auguri di fine anno con i rappresentanti delle istituzioni, delle forze politiche e della società civile. Durante l'evento il discorso del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha toccato diversi temi.
L'Ue e la spesa per la Difesa
"Richiede uno sforzo convergente la definizione compiuta di una strategia di sicurezza nazionale, in un tempo in cui siamo costretti a difenderci da nuovi rischi che, senza infondati allarmismi, sono concreti e attuali. La spesa per dotarsi di efficaci strumenti che garantiscano la difesa collettiva è sempre stata comprensibilmente poco popolare. Anche quando, come in questo caso, si perseguono finalità di tutela della sicurezza e della pace, nel quadro di una politica rispettosa del diritto internazionale. E tuttavia, poche volte come ora, è necessario. Anche per dare il nostro decisivo contributo alla realizzazione della difesa comune europea, strumento di deterrenza contro le guerre e, insieme, salvaguardia dello spazio condiviso di libertà e di benessere. Sicurezza nazionale e sicurezza europea sono oggi indivisibili, qualunque sia la prospettiva con la quale affrontiamo il tema della protezione della libertà e dello sviluppo delle nostre società".
I conti pubblici
"Sul piano economico l'anno che si conclude ci ha consegnato alcuni risultati positivi" sottolinea il Capo dello Stato. "L'occupazione ha avuto una fase di crescita e mostra tenuta, nonostante il prodotto interno si muova con lentezza, come avviene a livello europeo. I conti pubblici sono tenuti dal governo sotto un prudente controllo, e questo ha contribuito a determinare un forte raffreddamento dello spread e un importante apprezzamento delle agenzie internazionali. L'affidabilità del Paese è un valore preservato e da preservare. Nell'interesse dei cittadini, delle imprese, dei risparmiatori. E tanto più è prezioso questo valore quanto più alto è il carico del debito pubblico".
"A dati rassicuranti" sul piano economico, "e alle potenzialità che esprimono, si affiancano problemi e questioni aperte. Non si può ignorare la condizione di oltre cinque milioni di persone che vivono sotto la soglia di povertà. Se l'occupazione degli over 50 ha raggiunto livelli alti, il lavoro delle donne è ancora sotto la media europea e l'occupazione dei giovani si registra insufficiente. Abbiamo il problema, annoso e pesante, del valore reale delle retribuzioni. Soprattutto, non da ora, di quelle di primo ingresso nel mondo del lavoro".
La comune speranza della pace
La nostra comune speranza oggi ha il nome della pace. "Una pace vera e giusta ovunque che ponga fine all'incertezza e al disorientamento indotti dalla attuale situazione internazionale" dice il Capo dello Stato. "Abbiamo il dovere - aggiunge - di coltivare e consolidare ogni piccolo spiraglio che si apra rispetto ai conflitti in corso, in Ucraina come in Medio Oriente. Con l’obiettivo di costruire quella 'pace permanente', come la definì il presidente Franklin D. Roosevelt che affermava: 'Più che una fine della guerra vogliamo una fine dei principi di tutte le guerre'. Pace, quindi, come affermazione del diritto sulla forza delle armi. Pace come condizione di libertà e sviluppo".
Il ruolo dell'Europa
"L'anno scorso si è celebrato l’ottantesimo anniversario dello sbarco in Normandia: erano presenti alcuni anziani reduci: nei loro volti e nei loro sguardi ho colto, insieme all'orgoglio, il significato profondo della parola pace" ha detto il presidente della Repubblica. "Erano lì, con le loro storie, con il loro bagaglio di memoria, a testimoniare il sacrificio di migliaia di ragazzi venuti a morire in Europa, spesso lontanissimi dalle loro case, per costruire un tempo nuovo. Un tempo in cui la pace fosse premessa e condizione per affermare nella libertà una nuova civiltà. Questa è la pace che l'Europa ha costruito coltivando la relazione transatlantica".
"La pace", così costruita, rappresenta un "patrimonio irreversibile, perché acquisito nei sentimenti e nelle coscienze dei popoli, e va tutelato e consolidato. Lo spazio dei diritti, degli uomini e delle donne, di scegliersi i propri rappresentanti, di controllare e di criticare, senza paura di conseguenze negative. Di poter leggere, scrivere, manifestare il pensiero, senza rischi di repressione o di censure preventive. Di assicurare pari condizioni per tutti, prescindendo dal sesso, dall’estrazione sociale, dalle convinzioni politiche, dal colore della pelle, dalla fede religiosa, liberi da razzismo e risorgente antisemitismo. Di avere una giustizia indipendente. Di vedere assicurato, a tutti, livelli dignitosi di assistenza sanitaria gratuita, di previdenza, di sostegno nelle difficoltà. Di tutto questo è stato veicolo il modello democratico, modello che oggi appare sfidato da Stati sempre più segnati da involuzioni autoritarie che, contro la storia, si propongono come modelli alternativi. Una sfida per i sistemi democratici appare oggi derivare anche dal tentativo di ignorare e cancellare il confine tra libertà e arbitrio".
La Repubblica e il contributo di ogni italiano
"Nell'anno che si avvicina celebreremo gli 80 anni della Repubblica, di democrazia, sviluppo e di pace" dice Mattarella. "Quale insegnamento dobbiamo trarre da quel che abbiamo realizzato, raccogliendo quanto costruito dalle generazioni che ci hanno preceduto? Il primo valore su cui porre l'accento ce lo consegna la parola 'insieme': la Repubblica ha vissuto e vive del contributo di ciascuno. Dell'impegno, della responsabilità, del sacrificio di ogni italiano. Della loro partecipazione. Insieme è anche l’antidoto alla sfiducia verso il futuro. Insieme vuol dire popolo. Significa partecipazione alla vita collettiva. È la radice di quella unità che la Costituzione pone a fondamento della Repubblica".
"Si parla sovente dell'affermarsi di un nuovo potere che nasce dalla concentrazione in pochissime mani di enormi risorse finanziarie e tecnologiche, a detrimento del ruolo delle istituzioni che rappresentano i cittadini. Uno scenario che genera inquietudine, incertezza, allarme. Perché senza la mediazione della politica, senza la possibilità di composizione di interessi e tensioni divergenti le comunità si dividono. Le istituzioni si indeboliscono. Le democrazie inaridiscono. Le diseguaglianze crescono e viene smarrita persino l’idea di un destino comune". "La democrazia - ha aggiunto il Capo dello Stato - è più forte dei suoi nemici. Lo è soprattutto là dove è stata edificata con sacrificio. Là dove si è radicata nel consenso delle comunità, nelle convinzioni delle persone, nel pieno affermarsi dei diritti e dei doveri di cittadinanza".
Denatalità ed expat
"Vorrei richiamare l’attenzione sulla questione demografica, con la crescente flessione della natalità" dice Mattarella. "Si tratta di un problema dalle grandi ricadute sociali, i cui effetti, già oggi visibili, aumenteranno nel medio e lungo periodo. Problema acuito dal fenomeno crescente dell’abbandono di tante nostre ragazze e nostri ragazzi – solo nell’ultimo anno un numero molto grande e preoccupante – che scelgono di costruire il loro futuro fuori dall’Italia". "Si tratta, come è evidente, di grandi questioni che toccano complessivamente l’interesse nazionale, sulle quali -ha ribadito il Capo dello Stato- è auspicabile uno sforzo comune per individuare elementi di convergenza, trovando il modo di coinvolgere le migliori energie del Paese. Possiamo farlo, sappiamo farlo, come abbiamo dimostrato impegnando proficuamente le risorse messe a disposizione dall’Europa con il Next generation e con il Pnrr. Un risultato importante realizzato anche grazie all’impegno dei diversi Governi che si sono succeduti".
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il territorio'... Altri articoli …
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