
Aggredì il rivale con una mannaia: arrestato dalla polizia a Cagliari. Era evaso dai domiciliari
CAGLIARI – La Polizia di Stato di Cagliari ha arrestato un uomo di 40 anni per il reato di evasione dagli arresti domiciliari. L’uomo è ritenuto responsabile di una violenta aggressione avvenuta all’alba del 6 dicembre scorso nel quartiere San Michele, dove un uomo è stato colpito con una mannaia, riportando lesioni gravissime.
Il 40enne si trovava già sottoposto a misura cautelare degli arresti domiciliari per diverse ipotesi di reato, tra cui detenzione di stupefacenti ai fini di spaccio, furto aggravato e rapina aggravata. Le indagini, condotte dalla Sezione Criminalità Diffusa della Squadra Mobile, si erano in precedenza concentrate su un circolo privato nel quartiere di Mulinu Becciu, dove l’indagato avrebbe avviato una fiorente attività di spaccio. In quell’occasione, sia l’aggressore sia la vittima erano stati destinatari della misura cautelare dei domiciliari.
Nonostante le restrizioni, il 6 dicembre l’uomo avrebbe violato le prescrizioni, allontanandosi dalla propria abitazione per raggiungere un locale notturno abusivo situato di fronte al cimitero di San Michele. Qui, alle prime luci del mattino, avrebbe aggredito con estrema violenza il rivale, colpendolo con una mannaia e provocandogli la frattura del braccio sinistro, gravi lesioni ai tendini, nonché fratture del setto nasale e della mascella.
Il ferito è stato trasportato d’urgenza all’ospedale Brotzu, dove è stato sottoposto a un delicato intervento chirurgico.
Grazie all’analisi delle immagini di videosorveglianza e alle testimonianze raccolte, gli investigatori della Squadra Mobile sono riusciti a identificare l’autore dell’aggressione. Il 40enne è stato quindi arrestato e trasferito nel carcere di Uta, dove si trova attualmente detenuto.

L'opera di Andrea Granitzio, coi costumi di Antonio Marras, in scena nel 2027...
l Lirico di Cagliari punta sull'internazionalizzazione e coinvolge le eccellenze della Sardegna con un progetto di interscambio culturale italo-cinese".
Con queste parole il sovrintendente Andrea Cigni ha presentato la nuova produzione "Butterfly Lovers".
L'opera lirica in tre atti su libretto e musica dí Andrea Granitzio, artista e compositore cagliaritano, sarà messa in scena nell'estate del 2027 al Lirico per poi approdare in Cina, durante una tournée della Fondazione cagliaritana, nei maggiori teatri d'opera.
I costumi portano la prestigiosa firma dello stilista algherese Antonio Marras, scene dell'architetto cagliaritano Pierandrea Angius, gioielli dell'architetto nuorese Flavio Manzoni.
Lavori realizzati nel pieno rispetto della drammaturgia e della tradizione popolare cinese. "È la prima opera lirica dove sono presenti le pietre sonore di Pinuccio Sciola, mio personale omaggio al grande artista", ha detto Granitzio.
L'opera sarà diretta da Giovanni Pasini. Trae spunto dalla leggenda popolare di Liang Shanbo e Zhu Yingtai - i due protagonisti, tenore e soprano - al tempo della dinastia Song (960-1278 d.C.) o, ancora prima, della dinastia Tang (618-906 d.C.) ed è ambientata durante la dinastia Jin (265-420 d.C.).
Cinque i personaggi, oltre al coro e ad una compagnia di danza per la scena del corteo nuziale: Zhu Yingtai (soprano), Liang Shanbo (tenore), Ancella (contralto), La madre di Yingtai (soprano), Il padre di Yingtai (basso).
Conosciuta come la "Romeo e Giulietta cinese", la leggenda di "Butterfly Lovers" è portatrice di un messaggio universale che attraversa il tempo e le culture, fonte di ispirazione per rappresentazioni teatrali tradizionali e, più di recente, di animazioni, serie tv, film e composizioni musicali, celebre è il concerto per violino e orchestra dei compositori cinesi He Zhanhao e Chen Gang.

Marrubiu, in fiamme il pinneto più grande della Sardegna: intervento dei vigili del fuoco a Masongiu
MARRUBIU (ORISTANO) – Un incendio ha distrutto il pinneto più grande della Sardegna nelle campagne di Masongiu, nel territorio di Marrubiu, in provincia di Oristano. La struttura, una tradizionale costruzione rudimentale in pietra e legno, veniva utilizzata come rifugio dai pastori della zona.
Sul posto sono intervenuti i vigili del fuoco di Oristano, supportati da due Auto Botte Pompa (ABP) e da un’autoscala. Le operazioni di spegnimento sono durate circa due ore, necessarie per domare completamente le fiamme e mettere in sicurezza l’area.
Al momento non si registrano persone ferite. Le cause dell’incendio sono ancora sconosciute.
Sul luogo dell’intervento erano presenti anche le forze dell’ordine, che hanno avviato le indagini per accertare l’origine del rogo.

SESTU (CAGLIARI) – I carabinieri hanno arrestato un commerciante di 37 anni, residente nell’hinterland cagliaritano, trovato in possesso di un ingente quantitativo di materiale pirotecnico artigianale, detenuto in un deposito a Sestu. L’attività era da tempo monitorata dai militari.
Durante l’intervento, i carabinieri hanno effettuato perquisizioni personali e domiciliari, rinvenendo circa 50 chili di artifici pirotecnici tra cui bombe carta di varia tipologia e peso, candelotti esplosivi, petardi, razzi, batterie pirotecniche ad alto numero di colpi e numerosi altri artifici.
Nel corso dell’attività è stata inoltre sequestrata la somma di 255 euro in contanti, ritenuta provento dell’attività illecita.
Considerata l’elevata pericolosità del materiale, gli artifici sono stati posti in un locale idoneo, in attesa delle successive operazioni di distruzione affidate a personale specializzato.
Il commerciante è stato dichiarato in arresto per detenzione e fabbricazione abusiva di materie esplodenti e accompagnato in caserma, dove resterà a disposizione dell’autorità giudiziaria.

Sparatoria e coltellate a Sant’Elia: due arresti e un 17enne indagato
CAGLIARI – Si è chiuso rapidamente il cerchio attorno alla violenta lite scoppiata nella serata di ieri nel quartiere Sant’Elia, culminata con il ferimento di due persone a colpi di pistola e coltellate. La Polizia di Stato ha arrestato due uomini di 50 e 28 anni e indagato un 17enne, ritenuti responsabili dell’aggressione.
I due arrestati sono accusati di lesioni personali pluriaggravate e porto abusivo di arma clandestina.
L’allarme e l’intervento delle forze dell’ordine
Erano circa le 19.40 quando numerose segnalazioni al 112 hanno segnalato un violento litigio tra più persone nei pressi di un bar in via Schiavazzi. Alcuni testimoni hanno riferito di aver udito anche l’esplosione di colpi d’arma da fuoco.
Sul posto sono intervenute immediatamente diverse Volanti della Questura e gli equipaggi della Squadra Mobile, che hanno trovato due uomini feriti a terra davanti al locale.
I feriti e il ricovero al Brotzu
I due uomini sono stati soccorsi dal 118 e trasportati d’urgenza all’ospedale Brotzu. Uno dei feriti era stato colpito da un proiettile al fianco sinistro e presentava anche una ferita lacero-contusa alla testa; l’altro riportava lesioni da arma da taglio alla schiena. I medici hanno riscontrato prognosi rispettivamente di 30 e 21 giorni.
Le indagini e la ricostruzione dei fatti
Le indagini sono scattate immediatamente. Grazie all’analisi dei filmati di videosorveglianza interni al locale e alle testimonianze raccolte sul posto, gli investigatori hanno ricostruito la dinamica dell’aggressione e identificato tre presunti autori.
Secondo la ricostruzione della Squadra Mobile, l’aggressione si sarebbe consumata all’esterno del bar: uno dei tre avrebbe esploso un colpo di pistola, colpendo la vittima, mentre gli altri due sarebbero intervenuti armati rispettivamente di una katana e di un coltello, utilizzati durante l’aggressione.
All’origine del violento episodio ci sarebbe stato un precedente litigio avvenuto circa mezz’ora prima, durante il quale una delle vittime avrebbe aggredito fisicamente uno degli arrestati.
Arresti e sequestro dell’arma
Dopo l’aggressione, i tre si sono allontanati a bordo di un’auto. Successivamente, contattati dagli agenti, si sono presentati spontaneamente, ammettendo i fatti. La pistola utilizzata è stata poi rinvenuta grazie alla collaborazione di uno degli indagati.
Le indagini proseguono per chiarire ogni ulteriore responsabilità.

Consorzio di Bonifica, 'programmati in base alle esigenze degli agricoltori'...
Slittano alla fine del 2026 i lavori di impermeabilizzazione di alcune delle vasche di accumulo del distretto della bassa Valle del Coghinas.
La decisione è arrivata dopo il partecipato incontro nei giorni scorsi, aperto a tutti i consorziati che hanno indicato febbraio come mese in cui il prelievo di acqua per le colture in campo è strategico.
Quindi la necessità di evitare di chiudere l'erogazione dell'acqua, necessario per permettere alla ditta incaricata di procedere alla impermeabilizzazione delle vasche.
"Un lavoro non più procrastinabile, ma che va fatto in stretta sinergia con le esigenze agricole del territorio che proprio a febbraio pone le basi della annata orticola produttiva - spiega Anton Pietro Stangoni, presidente del Consorzio di Bonifica del Nord Sardegna -. Per questo il Consorzio ha ascoltato il territorio ponendo mano al cronoprogramma per i lavori alle vasche di accumulo e modificandolo in base alle esigenze emerse".
Alla presenza dei vertici dell'ente e dei rappresentanti dell'impresa appaltatrice Perino srl, con anche i referenti delle associazioni di categoria, è stato presentato il progetto strategico per l'efficienza idrica del Distretto e ascoltato i consorziati su quando fosse meno disagevole iniziare i lavori che comporteranno lo svuotamento delle vasche per almeno 40 giorni.
"L'intervento - spiega il direttore generale Giuseppe Bellu - rientra in un piano straordinario finanziato dal Ministero delle Politiche Agricole per un importo complessivo di circa 2,95 milioni di euro il cui obiettivo primario è l'efficientamento idrico attraverso l'impermeabilizzazione di 8 vasche strategiche, tra cui la Vasca di Pedra Maiore (4.500 mc) e la Vasca Centrale di Pirastroni (25.000 mc) e quelle di Viddalba (8.000 mc) e Badesi (6.000 mc) per il Distretto della Bassa Valle del Coghinas. I lavori prevedono l'installazione di sistemi all'avanguardia: pulizia del calcestruzzo, posa di geomembrane in HDPE di alto spessore e rivestimenti in calcestruzzo fibrorinforzato per garantire la massima tenuta. Si stima che questo intervento permetterà un risparmio idrico di oltre 2,3 milioni di metri cubi all'anno, riducendo drasticamente le dispersioni e i costi di manutenzione d'urgenza".

Stop erogazione dell'acqua in diverse località sino a Villasimius...
Per lunedì 22 dicembre i tecnici di Abbanoa hanno in programma un intervento di manutenzione sull'acquedotto Sudorientale al servizio della fascia costiera da Quartu Sant'Elena a Villasimius.
I lavori riguardano un tratto di condotta del diametro di un metro nei pressi di via Lungolago Simbirizzi.
Per eseguire l'intervento - fa sapere Abbanoa - sarà necessario sospendere la fornitura idrica alle seguenti località: Sant'Isidoro (frazione di Quartucciu); Is Meris, Capitana, Baia Azzurra, Bruncu Gattus, Is Stellas in territorio di Quartu Sant'Elena; Genn'e Mari (Torre delle Stelle); Capo Boi, Piscadedus, Crucuris, in territorio di Villasimius.
I lavori avranno inizio intorno alle 9 e si stima che potrebbero essere portati a termine indicativamente alle 18.
Sarà cura dei tecnici del gestore contenere quanto più possibile l'orario di interruzione e anticipare il riavvio dell'erogazione qualora l'intervento dovesse essere concluso in anticipo.
Abbanoa segnala che alla ripresa dell'erogazione l'acqua potrebbe essere transitoriamente torbida a causa dello svuotamento e successivo riempimento delle tubazioni.

Intervento dei vigili del fuoco, nessun ferito...
Incendio in tarda mattinata all'interno di una fattoria nelle campagne di Macchiareddu.
Le fiamme, originate da una zona adibita alla cottura, hanno interessato oltre che un ufficio e una zona ristoro anche la copertura dell'edificio e la stalla.
Durante le operazioni di spegnimento i vigili del fuoco hanno messo in salvo diversi animali.
Sul posto sono stati inviati un'autoscala, un'autobotte e il carro autorespiratori in supporto alle squadre dei vigili del fuoco per le operazioni di spegnimento e messa in sicurezza.
Non risultano persone né animali coinvolti.
Attualmente sono in corso le operazioni di bonifica. Poi via alle indagini. Non dovrebbe essere un incendio doloso.

Rivelazione e secondo classificato a X Factor, EroCaddeo continua a costruire il proprio percorso artistico insieme al pubblico, portando sul palco canzoni che raccontano vita vissuta, fragilità, cadute e ripartenze. Brani diretti e autentici, nati dal contatto con le persone, come “Punto”, che ha superato i 2 milioni di streaming su Spotify e si mantiene stabilmente nella Top 50 Italia.
La Sardegna resta un punto fermo nel suo cammino artistico: dalle radici a Sinnai al sostegno delle comunità che lo hanno accompagnato anche nei passaggi più intensi del talent. Proprio alla sua città, l’artista ha voluto dedicare un messaggio di ringraziamento pubblicato nel gruppo Facebook di Sinnai.
“Grazie a tutti per il supporto, per l’amore, per esserci stati dall’inizio alla fine. È stata un’esperienza importante e bellissima e quando ho saputo il gigantesco supporto che la nostra comunità mi ha dato sono rimasto senza parole”, ha scritto EroCaddeo.
Nel post, l’artista sottolinea il legame profondo con il paese: “Sinnai mi ha sempre aiutato, assecondato nelle mie idee a volte matte ma altrettanto ambiziose”. E spiega anche la scelta di non organizzare subito un evento in paese: “Per le tante richieste abbiamo deciso per la Fiera di Cagliari, per includere tutto l’Hinterland, ma ho spinto fino all’ultimo perché fosse gratuito. Questo è il minimo che possa fare per sdebitarmi e dirvi ancora una volta grazie. Vi voglio bene”.
Un messaggio che conferma il forte legame tra l’artista e la sua comunità, che continua a sostenerlo anche fuori dal palco.

La stagione dell'influenza entra nel vivo. "Negli ultimi 7 giorni monitorati abbiamo avuto più di 800 mila casi" di infezioni respiratorie acute e la curva continuerà a salire. Visto l'andamento sostenuto, "nella settimana clou del Natale potremmo arrivare a superare il milione" di casi. E' quanto prospetta all'Adnkronos Salute il virologo Fabrizio Pregliasco, commentando l'incremento dell'attività dei virus respiratori registrato in questi giorni in Italia, come segnala l'ultimo bollettino della rete di sorveglianza nazionale RespiVirNet.
Dall'aggiornamento emerge un'elevata circolazione dei virus dell'influenza A, in particolare H3N2, e una netta prevalenza della variante K, già ribattezzata 'super influenza' in altri Paesi, come il Regno Unito, che stanno vivendo una stagione molto pesante e una significativa pressione sui sistemi sanitari.
In Italia "siamo ancora in una fase di crescita, testimoniata dall'importanza dell'incidenza nella fascia d'età più giovane, 0-4 anni in particolare, e 5-14, che sono un po' il segno della spinta in avanti dell'epidemia", analizza il direttore della Scuola di specializzazione in Igiene e Medicina preventiva dell'università Statale e direttore sanitario dell'Irccs ospedale Galeazzi-Sant'Ambrogio del capoluogo lombardo.
"Presumibilmente le feste saranno un elemento facilitante", sottolinea l'esperto citando i "viaggi, i baci e abbracci" che si scambieranno durante le vacanze, e i vari "momenti di contatto", fra i fattori che contribuiranno a spingere ancora più in su i numeri. Cosa aspettarsi? "Alla riapertura delle scuole vedremo ancora un incremento - conclude Pregliasco - e quindi il picco" dei casi della stagione, "che arriverà - si può stimare - poco dopo le festività", come tipicamente accade.

"Fate presto, il tempo per i nostri figli corre inesorabile, per alcuni è quasi scaduto". Se i genitori dei ragazzi colpiti da malattia di Lafora potessero mettere un desiderio sotto l'albero di Natale sarebbe quello di vedersi avvicinare la speranza di una terapia genica per questa patologia rara, e crudele. A causarla un'alterazione genetica che fa sì che si accumulino zuccheri in particolare a livello cerebrale, in assenza delle proteine che dovrebbero sintetizzarli, coinvolte nel metabolismo del glicogeno. E' un processo che comincia dalla nascita, va avanti a lungo nel silenzio. Poi la prima crisi epilettica accende il campanello d'allarme. Il più delle volte irrompe nella vita di ragazzi nel fiore dell'adolescenza. Scombina i movimenti, indebolisce, deteriora le capacità cognitive, e non si ferma. Quello che prima era semplice non lo è più: un'operazione di matematica, camminare, pensare. E la prospettiva di vita può essere di pochi anni, in media 5-10 dall'esordio dei disturbi tangibili.
Lottano contro gli ostacoli di questa malattia una trentina di pazienti in Italia, e al massimo qualche centinaio nel mondo. Pochi per fare massa critica anche sul fronte della ricerca. Più volte le loro speranze sono rimaste appese a promesse di farmaci e sperimentazioni a rilento. Ora all'orizzonte potrebbe intravedersi il sogno di una terapia genica. Il progetto è già partito e ci stanno lavorando diversi scienziati con il supporto di una piccola ma combattiva realtà: l'Associazione malattie rare Mauro Baschirotto. La sua ultima missione? Mettere il turbo allo sviluppo della terapia, che si dovrebbe basare sull'utilizzo di virus adeno-associati ricombinanti come vettori per la somministrazione di geni terapeutici. Vettori contenenti una copia funzionale del gene Epm2a o Epm2b per ripristinare l'espressione delle proteine laforina e malina, la cui assenza è responsabile dell'accumulo dei corpi di Lafora e della progressiva neurodegenerazione sperimentata dai pazienti. Il trattamento prevede l'iniezione endovenosa del vettore ed è stato valutato in modelli preclinici, mostrando risultati "incoraggianti".
Ma servono fondi per concretizzarli. "Oltre 2 milioni di euro - spiega all'Adnkronos Salute Anna Albarello, volto dell'associazione - cioè circa 1,1 milioni per ognuno dei due vettori allo studio. Se lo sviluppo preclinico sarà completato positivamente si potrà procedere sulla strada verso i test sull'uomo". I dati della fase preclinica suggeriscono la possibilità di ottenere un recupero funzionale. Sempre nei modelli preclinici infatti sono stati osservati: riduzione dei corpi di Lafora, diminuzione dell'infiammazione cerebrale, normalizzazione della trasmissione sinaptica, e parallelamente miglioramenti delle funzioni motorie e cognitive, oltre a una ridotta suscettibilità alle crisi epilettiche. Il trattamento è stato eseguito su modelli in stadio 'giovanile', ma studi in corso stanno valutando l'efficacia anche in una fase più avanzata della malattia, per esplorarne il potenziale effetto terapeutico in condizioni più tardive del decorso patologico, come ha spiegato una delle scienziate coinvolte nella ricerca.
Al momento i dati preclinici suggeriscono che l'approccio sulla carta è sicuro, ben tollerato e potrebbe avere un'efficacia correttiva dei difetti molecolari alla base della Lafora, il che aprirebbe la strada all'esplorazione di future applicazioni cliniche. L'ultimo aggiornamento sul percorso di ricerca risale a una pubblicazione scientifica di novembre 2025: sulla rivista 'Clinical and Translational Medicine' gli autori dettagliano i risultati terapeutici della terapia genica per via endovenosa osservati nei topi, spiegando che sono stati paragonabili o anche superiori a quelli ottenuti in precedenza con la più invasiva somministrazione intracerebroventricolare. A firmare il lavoro un gruppo spagnolo dell'Universidad Autónoma de Madrid con colleghi italiani dell'università di Perugia e della Fondazione Malattie rare Mauro Baschirotto Bird Onlus con sede a Longare (Vicenza).
Per loro l'associazione ha lanciato diverse iniziative di raccolta fondi. Una è in programma proprio per domani, domenica 21 dicembre: si tratta della presentazione di un libro fotografico, 'L'istante presente', che si terrà al Chocohotel di Perugia. L'intero ricavato della vendita sarà devoluto all'associazione per la causa. Albarello sa bene quali sono le difficoltà delle famiglie che convivono con malattie rare come questa, perché le ha sperimentate in prima persona tanti anni fa. L'associazione è stata creata da lei e dal marito Giuseppe in memoria del figlio Mauro, morto 16enne nel 1987 per una malattia autoimmunitaria rara di origine genetica. "Ci ha sempre spronato nella ricerca", racconta Anna. E loro non si sono mai più fermati. "All'epoca in cui è morto Mauro non si sapeva ancora la causa della sua malattia, si brancolava veramente nel buio. Solo 10 anni dopo la sua morte è stato individuato il gene responsabile. Questa difficoltà di ottenere una diagnosi certa non è ancora del tutto superata oggi" per i malati rari. Le famiglie continuano a vivere spesso nell'attesa di una terapia, e fanno i conti con la solitudine che caratterizza queste patologie 'orfane'. Anna e Giuseppe ne hanno conosciute tante nel tempo.
La terapia genica è stata un sogno coltivato dall'associazione inizialmente per la leucodistrofia metacromatica, per aiutare i genitori che sperimentavano con questa malattia la sofferenza di non vedere una possibilità di cura per i propri figli. Un sogno che li ha portati all'incontro con lo scienziato Claudio Bordignon. Succedeva tanti anni fa, prima che il ricercatore assumesse la direzione dell'Istituto San Raffaele Telethon per la terapia genica (SR-Tiget) di Milano per portare avanti la sfida di addomesticare i virus e renderli vettori in grado di portare versioni funzionanti dei geni difettosi in tessuti poco accessibili come il sistema nervoso. Al suo fianco in questa avventura lo scienziato Luigi Naldini che, prima negli Usa, e poi in Italia proprio al SR-Tiget, dimostrerà il potenziale del virus Hiv come 'mezzo di trasporto' per la terapia genica. "Bordignon aveva iniziato questo percorso nello scetticismo, noi che avevamo sentito parlare dei suoi studi sulla terapia genica gli chiedemmo se si potesse applicare anche alla leucodistrofia metacromatica. Lo abbiamo finanziato a lungo per aiutarlo a portare il progetto alla fase preclinica".
Poi negli anni successivi l'intervento di Telethon, e il resto è storia: nel 2010 viene trattato il primo bambino affetto dalla forma tardo-infantile di leucodistrofia metacromatica, Mohamad; nel 2013 vengono resi noti al mondo i primi risultati di questa terapia genica su un gruppo di bambini, con una pubblicazione su 'Science'. Nel 2015 si chiude il primo studio di fase 1-2 e sotto il coordinamento del ricercatore Alessandro Aiuti il percorso va avanti offrendo una speranza ad altri pazienti che vengono a Milano da tutto il mondo. La terapia otterrà il via libera definitivo della Commissione europea nel 2020. "Una cosa meravigliosa e commovente. Noi abbiamo visto curata una bambina con Mld della nostra associazione", racconta Anna. La speranza ora è di veder realizzare lo stesso 'miracolo scientifico' per la malattia di Lafora. Una causa sposata dopo l'incontro con una mamma di Perugia che ha convinto Anna e Giuseppe a raccogliere la sua richiesta di aiuto e la nuova sfida.
"Così - racconta Anna - abbiamo riunito esperti internazionali e italiani della malattia e abbiamo cercato di capire quali potessero essere le strade da percorrere. Abbiamo poi lanciato un bando per la terapia genica di 150mila euro iniziali. Da qui è decollata la collaborazione fra il team spagnolo e l'università di Perugia che già aveva cominciato a lavorare sulla Lafora". Adesso il percorso si trova a uno snodo cruciale: "Il progetto è in una fase molto avanzata - assicura Anna - e per poter pensare a un trial clinico si devono far testare questi vettori da una company esterna e fare tutte le prove". E' l'obiettivo che si punta a raggiungere con la ricerca di fondi avviata (le informazioni sono sul sito web dell'associazione, https://www.baschirotto.com/index.php/progetto-lafora/[1] ).
"Siamo impegnati in una corsa contro il tempo per trovare la cifra necessaria a portare ancora più avanti il progetto - dice Anna - Vorremmo sensibilizzare l'opinione pubblica sull'importanza di tutto questo. Perché l'accumulo di glicogeno alla base della malattia di Lafora non è raro, e una terapia potrebbe aprire una grande strada anche per altre malattie metaboliche. L'articolo scientifico uscito di recente e altri due in pubblicazione a breve dimostrano che si sta andando avanti molto bene. Noi riceviamo tante telefonate, tanti appelli dai genitori Lafora, che assistono impotenti alla degenerazione di tutte le funzioni dei loro ragazzi. Sono situazioni di grande sofferenza e vorremmo riuscire ad aiutarli. Non siamo soli. In molti ci stanno già dando una mano", conclude.

A Natale arriva l'attacco dell'influenza con un mix di virus, destinati a diffondersi ulteriormente durante le feste, complici pranzi e cene. Riflettori puntati sull''influenza K' e sul virus H1N1. A delineare il quadro provvede Matteo Bassetti, direttore Malattie infettive dell'ospedale policlinico San Martino di Genova.
"Siamo a circa 5 milioni di casi" di infezioni respiratorie acute "dall'inizio della stagione. E considerando che siamo a meno di un terzo probabilmente di quello che sarà il bilancio finale dell'influenza, direi che siamo solo all'inizio: il peggio deve ancora arrivare", dice l'infettivologo all'Adnkronos Salute.
"E' verosimile pensare che" l'incidenza "crescerà in maniera significativa ancora nella prossima settimana. Ma dopo Natale, con i cenoni, i pranzi" in famiglia e fra amici, "il virus si diffonderà ancora di più. C'è l'H3N2, con la variante K che viene definita una 'super flu' perché fondamentalmente resiste ai vaccini e all'immunità naturale. Ma c'è anche tanto H1N1: stiamo vedendo in ospedale numerosi casi di H1N1 gravi, con polmoniti, con forme impegnative, gravi. Quindi è giusto parlare di H3N2, ma non solo. Perché purtroppo insieme ad H3N2 c'è anche H1N1 che è l'altro virus dell'influenza A: insieme competono e creano una miscela esplosiva", spiega il professore.
Questo mix di virus influenzali che intensificano la loro attività "è in qualche modo la ragione per cui siamo davvero in un momento di cosiddetto 'flunami', lo tsunami influenzale che sta colpendo tutto il mondo. Non c'è nessun Paese risparmiato", osserva l'esperto. Una situazione che può assumere i contorni di "una pandemia influenzale a tutti gli effetti, come non se ne vedevano da anni. L'ultima che ricordo è forse quella del 2009".
Per Bassetti la stagione attuale si prospetta quindi come "una delle peggiori degli ultimi 25-30 anni. La sensazione è che siamo solo all'inizio, cresceremo ancora e durerà probabilmente per tutto il mese di gennaio, raggiungendo un picco - ci auguriamo - nella prima o seconda settimana di gennaio, ma poi" la circolazione intensa "continuerà a gennaio, probabilmente anche a febbraio. Sarà lunga e molto impegnativa e non si potrà dire che non l'avevamo detto, perché è da agosto che invitiamo a stare attenti a quella che sarà una stagione influenzale brutta e pesante. Chi ha saputo ascoltare si è vaccinato, si è protetto, chi ha preferito fare orecchie da mercante, evidentemente ne subisce le conseguenze", conclude l'infettivologo.
A fornire ulteriori elementi sulla variante K del virus A/H3N2 è il virologo Fabrizio Pregliasco, direttore scientifico di Osservatorio Virusrespiratori.it, docente di Igiene generale e applicata all'università Statale di Milano dove dirige la Scuola di specializzazione in Igiene e Medicina preventiva. "Non deve allarmare, ma va presa molto sul serio. Si tratta di un ceppo che si diffonde con grande facilità e che sta sostenendo un'epidemia influenzale più precoce e intensa del solito", dice invitando alla vaccinazione, anche 'last minute'.
"Vaccinarsi anche a stagione iniziata è utile - assicura - Il vaccino non solo riduce il rischio di ammalarsi gravemente, ma contribuisce a limitare la circolazione del virus, proteggendo indirettamente anche chi è più vulnerabile".
Blitz della polizia a Sant'Elia, indagato anche un 17enne...
Nel Cagliaritano 11 arresti e sequestrati oltre 10 chili di droga...
Il 23 Puccini Dance Circus Opera della regista e coreografa
Caterina Mochi Sismondi... 
L’ultima conquista è arrivata un mese fa. La Trump Organization sta discutendo i dettagli di un contratto che potrebbe portare gli edifici con il marchio del presidente americano in Arabia Saudita. Il progetto è gestito dal fondo sovrano del principe Mohammed bin Salman e ha un valore di 63 miliardi di dollari: prevede lo sviluppo di Diriyah, storica città del regno, che nei prossimi anni potrebbe trasformarsi in una destinazione turistica con alberghi di lusso, centri commerciali con marchi internazionali e uffici. A questo però si è di recente unita una sconfitta: un progetto che sembrava sicuro, lo sviluppo di un hotel a Belgrado, è invece stato fermato: la società del genero di Trump, Jared Kushner, ha deciso di ritirarsi dalla costruzione dell’edificio da 500 milioni di dollari dopo l’apertura di un’inchiesta sul presidente serbo Aleksandar Vucic, amico personale di Trump, e diverse manifestazioni e proteste.
L'impero
L’impero immobiliare della famiglia Trump è gestito dai figli Eric e Donald Jr. e comprende decine di alberghi e uffici, campi da golf e casinò, ed edifici a marchio Trump a cui il presidente dà in licenza il suo nome. Con un valore compreso tra il miliardo e i 2,6 miliardi di dollari, la divisione che si occupa di real estate è da sempre la più redditizia per Trump, nonostante diverse analisi indipendenti abbiano sottolineato la tendenza a gonfiare il vero valore delle proprietà.
Solo di recente il valore della divisione è stato superato da quello delle cripto, dove la Trump Organization ha guadagnato miliardi di dollari negli ultimi due anni. Tra gli asset di maggior valore ci sono alcune partecipazioni in edifici iconici di New York, tra cui la Trump Tower, dove Trump ha annunciato la sua candidatura alle primarie del partito repubblicano nel 2015, e 40 Wall Street. Ci sono poi golf resort, come quelli di Mar-a-Lago e Doral, entrambi in Florida. E infine le proprietà internazionali che da quando Trump è presidente sono aumentate. Proprio nella Trump Tower, che secondo Forbes ha un valore di 95 milioni, Trump possiede la penthouse, che prima del suo trasferimento in Florida era il suo quartier generale.
L'espasione mondiale
Secondo un documento della non profit progressista Citizens for Responsibility and Ethics in Washington, nel corso della seconda presidenza la Trump Organization ha in progetto lo sviluppo di 23 progetti a suo marchio in tutto il mondo, in Paesi come Oman, Arabia Saudita e Emirati Arabi Uniti. E ancora India, con otto progetti, Vietnam, Uruguay, Qatar, Romania e Maldive. In alcuni di questi progetti le società di Trump lavoreranno con delle aziende locali e dovranno ricevere permessi direttamente dai governi. Tra questi progetti, secondo il sito dell’azienda di Trump, quello alle Maldive prevede la costruzione del “primo tokenized hotel”, in cui gli investimenti sono fatti attraverso criptovalute. E dopo l’inaugurazione del Trump Hotel di Jeddah, sul Mar Rosso, ora la Trump Organization lavorerà con lo stesso costruttore, Dar Global, allo sviluppo di un nuovo edificio in Arabia Saudita del valore di un miliardo di dollari.
A partire dal primo mandato Trump era stato più volte attaccato per la possibile commistione tra affari privati e la sua posizione di presidente degli Stati Uniti. Non esiste una legge sul conflitto di interesse del presidente americano, ma le Emoluments Clauses, due leggi anticorruzione, prevedono che i funzionari statali e in particolare il presidente non siano influenzati dai governi stranieri ricevendo regali, soldi, contratti. Di recente la decisione di Trump di accettare in regalo un nuovo aereo presidenziale del valore di 400 milioni da parte del Qatar ha fatto molto discutere analisti e costituzionalisti. Oltre a questo, molti osservatori hanno criticato Trump per i suoi rapporti personali con decine di leader internazionali e lo sviluppo di campi da golf e palazzi in tutto il mondo. “I continui tentativi dei media di costruire ad arte accuse di questo tipo sono irresponsabili e contribuiscono a rafforzare la sfiducia dell’opinione pubblica in ciò che legge”, ha detto in una conferenza stampa a novembre la portavoce della Casa Bianca, Karoline Leavitt. Trump sostiene invece di non aver alcun ruolo diretto nelle sue aziende che sono gestite dai figli.
Gi inizi
Donald Trump ha iniziato la sua carriera nel settore immobiliare all’interno dell’impresa di famiglia, fondata dal padre Fred Trump, attiva principalmente a Brooklyn, nel Queens e in altre aree periferiche di New York. Dopo aver frequentato i primi due anni di università al Fordham College, Trump si è trasferito alla Wharton School dell’Università della Pennsylvania, dove si è laureato in economia nel 1968. Negli anni Settanta, Donald è entrato nell’azienda di famiglia, assumendo progressivamente un ruolo più operativo. Il padre si era concentrato per decenni sulla costruzione di case e complessi residenziali a prezzi accessibili, spesso in collaborazione con programmi di edilizia agevolata. Donald ha proposto un cambio di strategia, spostando l’attenzione verso Manhattan e progetti con maggiore visibilità. La transizione è avvenuta con il supporto diretto del padre, che ha garantito finanziamenti bancari e ha continuato a seguire da vicino le attività della nuova fase dell’azienda, pur mantenendo un approccio più cauto rispetto al figlio.
Il primo progetto
Il primo progetto di Trump a Manhattan risale alla metà degli anni Settanta, quando ottenne la ristrutturazione dell’Hotel Commodore, un edificio in stato di degrado nei pressi di Grand Central. Per realizzarlo, il tycoon negoziò un complesso accordo con il Comune di New York, che prevedeva agevolazioni fiscali pluridecennali in cambio del rilancio dell’area. L’operazione, condotta insieme alla catena alberghiera Hyatt, fu uno dei primi esempi della sua capacità di intrecciare interessi pubblici e investimenti privati. L’hotel, riaperto nel 1980 come Grand Hyatt, segnò l’ingresso ufficiale di Trump nel mercato immobiliare di Manhattan. Il progetto fu anche un primo esempio del suo stile: visibilità, ristrutturazioni ambiziose e forte attenzione al ritorno mediatico. Dietro le quinte, il sostegno finanziario e politico del padre rimase un elemento decisivo, anche se Donald iniziò a presentarsi come figura indipendente, intenzionata a costruire un marchio personale

Trasformare la Striscia di Gaza in un resort high tech di lusso. E' stato presentato a possibili Paesi donatori il progetto messo a punto da una cordata di investitori americani guidati da Jared Kushner, genero di Donadl Trump, negoziatore dell'accordo di pace per la Striscia di Gaza e ora anche per la pace in Ucraina. Un progetto di sviluppo da 112,1 miliardi di dollari per i primi dieci anni di investimenti, ha reso noto il Wall Street Journal, citando un file powerpoint di 32 pagine definito "sensibile ma non classificato". Co-leader del progetto è Steve Witkoff, immobiliarista newyorkese inviato della Casa Bianca per i negoziati a Gaza e in Ucraina.
In un primo momento, gli Stati Uniti fornirebbero "un'ancora" per il progetto di cui si era già parlato come della "Riviera del Medio Oriente", con 60 miliardi di dollari. Gaza sarà in seguito in grado di auto finanziare parti del progetto mano a mano che si sviluppa e arricchisce.
Il progetto si articola in quattro fasi: lo sgombero delle macerie di quello che era una regione densamente abitata poi rasa al suolo da Israele, lo sminamento, la distruzione dei tunnel di Hamas, mentre ai gazawi verranno fornite sistemazioni provvisorie e ospedali, la ricostruzione della Striscia con abitazioni definitive, infrastrutture ed edifici pubblici, e l'uscita dei gazawi dallo stato di povertà. Dopo i primi lavori essenziali, dedicati quindi ai gazawi, cominceranno a essere innalzate le lussuose residenze del resort e una rete ferroviaria high tech.
I Paesi a cui è stato presentato sono Turchia, Egitto e Paesi del Golfo. I lavori, che dovrebbero durare 20 anni, prenderanno il via nel sud della Striscia, a Rafah e Khan Younis, poi proseguiranno dove ora si trovano i campi profughi nel centro della regione, e si concluderanno a Gaza City.
La Nuova Rafah diventerà, secondo il progetto, anche la sede del governo della Striscia. Ci saranno più di 100mila abitazioni, 200 scuole e 75 centri medici. Anche 180 moschee e centri culturali. Gaza diventerà una "smart city", centro di servizi e di governo high tech. Entro dieci anni dall'inizio dello sviluppo, il 70 per cento della costa della Striscia di Gaza dovrà creare reddito, con una redditività complessiva a lungo termine di 55 miliardi di dollari sugli investimenti.
Pre condizione per il progetto è la demilitarizzazione e consegna di tutte le armi e di tutti i tunnel da parte di Hamas, oggetto della seconda fase dei negoziati del piano di pace, condizione tutt'altro che scontata.

«Rendere il territorio più sano, più pulito e più biodiverso»: con questo obiettivo, cinque anni fa, è nato il Consorzio Forestale KilometroVerdeParma, che oggi celebra un traguardo storico con la messa a dimora del 100.000° albero. A sottolinearne il valore è Maria Paola Chiesi, presidente del Consorzio Forestale KilometroVerdeParma che definisce il risultato tutt’altro che scontato. «Ci siamo dati un obiettivo quantitativo perché è importante avere dei traguardi. Centomila alberi in cinque anni sembravano una sfida ambiziosa, e invece ce l’abbiamo fatta», afferma.
Un successo reso possibile, spiega Chiesi, «grazie alla collaborazione delle istituzioni, dei privati, delle aziende, dei cittadini e delle associazioni», che rende questo risultato «il simbolo di una comunità che si prende cura di se stessa e del proprio territorio». La posa del Ginkgo biloba in viale Du Tillot segna anche l’avvio di un nuovo progetto: la nascita dell’arboreto urbano di Parma, concepito come museo a cielo aperto dedicato alla cura del territorio e alle generazioni future.
È un Ginkgo biloba, pianta antichissima e straordinariamente resistente, a rappresentare il significato profondo del 100.000° albero piantato dal progetto KilometroVerdeParma. «La scelta non è casuale -spiega Maria Paola Chies-. Il ginkgo ci lega alla storia del pianeta: cresce lentamente, diventa imponente, ed è il simbolo di un amore per il territorio che richiede tempo ma si costruisce in modo solido».
Chiesi ha aggiunto che l’albero messo a dimora in viale Du Tillot è anche il primo tassello dell’arboreto urbano, destinato a diventare «una grande biblioteca di alberi, con centinaia di specie diverse». Un progetto che guarda lontano e che nasce dalla partecipazione condivisa di cittadini, bambini, istituzioni e partner. «Prendersi cura oggi del territorio significa costruire benessere, qualità della vita e futuro per le generazioni che verranno», conclude.

Il 2025 politico si chiude con la presidente del Consiglio e la coalizione di centrodestra saldamente stabili in cima alle preferenze degli italiani. È quanto emerge dal rapporto Human Index di fine anno realizzato da Spin Factor, società leader a livello nazionale nella consulenza e comunicazione strategica politica e istituzionale, in collaborazione con Vis Factor e l’istituto sondaggistico EMG.
Le intenzioni di voto raccolte tramite l’esclusivo Human Index – l’indicatore di convergenza, che unisce e sintetizza i dati delle ricerche demoscopiche e quelli del web e social listening – rilevano una coalizione di centrodestra sostanzialmente in salute e non logorata dai tre anni di governo. Nel dettaglio Fratelli d’Italia si attesta al 28,8% delle preferenze (+2,8% rispetto alle politiche del 2022), Forza Italia al 9,6% (+1,5% sul 2022) si conferma davanti alla Lega che chiude l’anno all’8,6% (-0,2% sul 2022). Sul versante centrosinistra il Pd si attesta al 21,4% (+2,4% sul 2022), mentre il Movimento 5 Stelle al si ferma al 13,5% (-1,9% sul 2022) e Sinistra Italiana e verdi al 5,8% (+2,2% sul 2022).
A seguire Azione al 3,2%, Italia Viva al 2,6%, Più Europa all’1,7% e Partito Liberaldemocratico all’1,6%. Dunque sostanzialmente ad oggi il centrodestra aggregato (compreso Fdi, Fi, Lega e Noi Moderati) si attesterebbe al 48%, il centrosinistra (Pd, M5S, AVS, Italia Via e Più Europa) al 45, i partiti centristi (Azione e Partito Liberaldemocratico) al 4,9%.
Meloni leader con gradimento più alto italiani
Giorgia Meloni si conferma come leader con il gradimento più alto degli italiani. La presidente del Consiglio, che al momento dell’insediamento era al 46,1%, chiude il 2025 con il 44,7%, in crescita rispetto al 2024 (41,6%). Anche il governo tiene, raccogliendo il 43,8%, in aumento sul 2024. Al secondo posto tra i leader si conferma stabile Antonio Tajani con il 32,8%. A seguire Giuseppe Conte con il 31,2%, che recupera tre posizioni e scalza Elly Schlein, che scivola al quarto posto con il 28,5%, seguita da Matteo Salvini con il 27%.
Tajani primo tra i ministri per gradimento
Antonio Tajani, vicepremier e ministro degli Esteri, si conferma il ministro con l’indice di gradimento più alto con il 32,8%. A seguire il ministro della Difesa Guido Crosetto con il 29%, il ministro degli Interni Matteo Piantedosi terzo a pari merito con Gilberto Pichetto al 28,5% e quinto Giancarlo Giorgetti al 28,3%.
Migliora percezione su economica, peggiora su geopolitica
I temi legati alla politica più chiacchierati sui social nel 2025 sono stati l’economia, la sanità e la geopolitica. In particolare, rispetto all’insediamento del governo nel 2022, il sentiment positivo sale dal 36,2% al 38,3%. Sulla sanità il sentiment resta sostanzialmente stabile, 33,5% (2022) e 33,1% (2025). Infine sulla geopolitica si passa dal 30,4% al 24,1%.
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"E sì che Milano quel giorno era Giamaica". E' il 27 giugno del 1980, quasi in 100 mila allo stadio di San Siro: aspettano Bob Marley. Il concerto, racconta chi c'era, fine degli anni '70: l'era dell'impegno che termina, l'inizio del “riflusso” nel privato che inizia; l'essere che lascia spazio all'apparire e di lì a poco: gli yuppies con l'orologio sul polsino, Craxi in politica e i miti della finanza con il trionfo dell'estetica milanese: addio ai collettivi, alle grandi lotte sindacali (la marcia dei 40mila a Torino sarà qualche mese dopo, il 14 ottobre), ai Toni Negri e alle barbe ideologiche.
Prima del sipario che cala, però, quel 27 giugno giovani da tutta Italia - racconta in concerto al Nelson Mandela Forum di Firenze il cantautore romano, Antonello Venditti - si mettono in viaggio da tutta Italia in autostop: "Partono i ragazzi da tutta Italia, senza una lira, e più di qualcuno con qualche grammo di marijuana", racconta Venditti in concerto.
Il 'c'ero anche io' di Venditti: l'incontro con Bob Marley, Hailé Selassié e la Roma...
Antonello Venditti racconta sul palco del Nelson Mandela: "Prenoto un bell’albergo a Milano, arrivo due giorni prima e resto lì, in attesa del grande evento. Il giorno prima del concerto sono in ascensore: sto per premere il tasto 3, che è il mio piano. Proprio mentre sto per farlo, le porte si aprono ed entra Bob Marley. Io rimango completamente pietrificato. Lui neanche mi guarda, preme subito il 6, che era il roof garden dove si teneva la conferenza stampa del concerto. Saliamo insieme. L’ascensore arriva, le porte si aprono ed esco io… e dietro di me Bob Marley. A quel punto succede una cosa incredibile: tutti i giornalisti mi fanno un applauso clamoroso. Perché? Perché ogni tanto mi dimentico che i dischi si vendono, e in quel periodo ero casualmente primo in classifica. Io, ignaro di tutto, non avevo capito niente".
Prosegue il divertente racconto del cantautore romano: "Dentro di sé, Bob Marley avrà pensato: “Ma questo chi è?”. Il problema è che poi lo ha scoperto davvero. Dato che sono sempre stato appassionato di religioni, filosofia e cose del genere, ho iniziato a parlargli dell’Hailé Selassié. Il problema è che lui non aveva alcuna voglia di parlare di filosofia in quel momento. Allora ho deciso di cambiare argomento e mi sono spostato sul calcio, perché lui giocava benissimo a pallone. Così gli ho detto: "Sai Bob, io sono della Roma". Lui mi guarda e fa: "What?" Ecco, uno che non conosce la Roma, per me, lì… è finita", racconta divertito.
La storia di.. Piero e Cinzia, che fine hanno fatto
"Comincia questa avventura incredibile, perché insieme alla mia storia, che parte da Roma, inizia anche la vera storia: quella di Piero e Cinzia", racconta ancora Venditti che a questi due ragazzi romani ha dedicato una famosa canzone (Piero e Cinzia, con l'appello finale 'dai Cinzia torna a casa').
"Piero -racconta Venditti dal palco - era praticamente uguale a Bob Marley, erano sposati e Cinzia aspettava da Piero un bambino. Partono in autostop, arrivano a Milano e vanno a dormire a casa di un’amica di Piero. A un certo punto, mentre stanno cenando, Cinzia apre un cassetto e trova un anellino. Un anellino che lei stessa aveva regalato a Piero, e che Piero aveva poi regalato a quell’amica. Da lì scoppia il finimondo. Il tutto, va detto, con una discreta quantità di marijuana in circolazione, quindi tutto era amplificato. La sera vanno al concerto di Bob Marley e Cinzia scompare. Scompare letteralmente in quella gigantesca nuvola di fumo che avvolgeva lo stadio".
Finisce il concerto, inizia il viaggio: "Stavo tornando a Roma quando, a Melegnano, vedo una fila di ragazzi che tornavano a casa in autostop. Ne noto uno che gesticola in un modo che mi fa pensare subito: “Questo è romano”. Mi accosto, apro lo sportello, lui si lascia cadere sul sedile. Gli dico di calmarsi, che avevamo tutto il tempo per arrivare a Roma e raccontarmi la sua storia. Mi racconta che Cinzia era sparita. Aveva passato tutta la notte a cercarla tra commissariati e ospedali, senza trovare nulla. E Cinzia era incinta. Arriviamo a Piazza Euclide a Roma. Gli auguro tutto il bene possibile e lo lascio lì. Era il 1980. Quella storia mi resta dentro. Mi rimane fino a quando la scrivo e diventa una canzone. La canzone esce nel 1984. A settembre vado allo stadio, in Curva Sud. A un certo punto sento una voce che riconosco subito, dall’accento. Era Piero. Era cambiato tantissimo, ma mi riconosce. Gli chiedo com’era andata a finire. Storia a lieto fine: Cinzia era tornata, il bambino era nato. In quel momento penso davvero che le canzoni servano a qualcosa, che abbiano un’utilità sociale. Mi sento felice, quasi un eroe: avevo raccontato una storia e, in qualche modo, avevo contribuito a un riavvicinamento", racconta Venditti.
Passano gli anni, arriva Facebook. "Intorno al 2008 o al 2012 ricevo un messaggio:“Ciao, sono Piero. Vivo in Brasile.”, prosegue il cantautore. "Mi dice che si era separato da Cinzia, che aveva cinque figli. Timidamente gli chiedo che fine avesse fatto Cinzia. Mi dice che forse vive a Macerata. Io, che sono un sognatore, da allora ogni anno che vado a suonare Macerata, spero di vederla arrivare. Ma Cinzia non si è mai fatta vedere". La battuta finale di Venditti: "Ho il sospetto che proprio quest’anno, l’unico in cui non sono andato, mentre c’era il mio amico De Gregori, lei sia andata al concerto.E io, dentro, un po’ mi incaz..". (di Andrea Persili)
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