
La Roma batte 2-1 il Midtjylland in casa conquistando la prima vittoria europea stagionale allo stadio Olimpico, dopo i ko con Lille e Viktoria Plzen. Un successo che rilancia la squadra di Gasperini nella corsa alle prime otto posizioni del girone unico di Europa League, che varrebbe il passaggio diretto agli ottavi di finale senza passare per il playoff. I giallorossi salgono a quota 9 in classifica, portandosi a tre lunghezze proprio dai danesi, fino ad oggi sempre vincenti in Europa.
A sbloccare il match è El Aynaoui al 7', bravo a girare al volo sul cross di Celik. La Roma, con Dybala titolare dal primo minuto al rientro dall'infortunio e schierata con diverse novità, mantiene ritmo e iniziativa per tutta la prima frazione. I danesi provano a ripartire ma non riescono a costruire pericoli per la porta di Svilar. Unica nota stonata per i capitolini l'infortunio alla caviglia di Koné, costretto a uscire al 27' sostituito da Cristante.
Nella ripresa i giallorossi aumentano ulteriormente la pressione. Dybala va vicino al raddoppio al 55’, trovando la deviazione decisiva di Olafsson. Gasperini inserisce forze fresche e la scelta paga nel finale: all'83' Bailey, al rientro, serve El Shaarawy che firma il 2-0. I danesi accorciano all’87’ con Paulinho su assist di Jensen. Nel recupero padroni di casa vicini al tris con El Shaarawy che colpisce la traversa. E' l'ultima emozione della partita e così al triplice fischio del montenegrino Dabanovic scatta la festa dei 60.000 dell'Olimpico.

"Vogliamo fare dell'Aquila un grande hub di competenze in maniera tale che non soltanto potremmo essere in grado di attrarre ancora più imprese, ancora più aziende che si occupano di innovazione, ma soprattutto per costruire quelle opportunità che servono a invertire il percorso di spopolamento delle aree interne, di cui l'Aquila è uno degli esempi principali". Così Pierluigi Biondi, sindaco dell’Aquila, intervenendo alla convention organizzata da Cto Italy a Roma, dal titolo ‘La Ripartenza’
Il sindaco ha sottolineato come la città, duramente colpita dal terremoto del 2009, stia oggi costruendo un nuovo modello di sviluppo fondato su conoscenza, ricerca e investimenti mirati. "L’Aquila sta vivendo la ripartenza con grande consapevolezza, con grande forza e anche con grande coraggio sui temi dell'innovazione. Noi puntiamo molto su questi argomenti, abbiamo dei luoghi di formazione fondamentali, penso alle nostre due università, ai laboratori del Gran Sasso, a tutto il mondo dell'alta formazione artistica e musicale in cui l'innovazione recita un ruolo fondamentale".
Tra i progetti che stanno contribuendo a questo percorso, Biondi cita anche l’arrivo di nuove realtà tecnologiche sul territorio. Brightstar investirà oltre tre milioni di euro in tre anni per creare un Centro di Competenza di Innovazione Tecnologica Strategica “Grazie all’investimento di Brightstar ci sarà un insediamento rivolto soprattutto ai giovani – conclude – si partirà con 15 unità di persone con alta formazione che potranno mettersi in gioco e invertire quella narrazione che vuole che le opportunità in questo segmento produttivo si possano trovare soltanto nei grandi hub metropolitani”.

"I medici avrebbero la necessità di lavorare nella maniera più tranquilla possibile, senza pensare allo sfilare delle toghe dietro, come accade in gran parte d’Europa. Voglio ricordare che soltanto Polonia e Italia mantengono ancora il reato penale per l’errore medico". Lo ha detto Antonio Magi, segretario generale del Sumai Assoprof, intervenendo nel panel dedicato alla riforma della responsabilità penale e civile in sanità al Forum Risk Management di Arezzo .
Magi ha sottolineato anche il tema dei risarcimenti. "In Italia non è previsto un fondo ad hoc, mentre, in altri Paesi, questo fondo copre i danni che il paziente può subire e garantisce risarcimenti immediati". Il segretario generale del Sumai Assoprof ha poi richiamato il peso economico della medicina difensiva.
"Il rischio di finire sotto processo alimenta una medicina difensiva che costa 13 miliardi allo Stato. Se queste risorse venissero utilizzate nel fondo sanitario nazionale, molte problematiche sarebbero già risolte. La presenza del penale spinge i colleghi ad andare all’estero, a non rimanere nel servizio sanitario nazionale. È un danno per i professionisti formati in Italia e per i pazienti, che trovano sempre meno medici e infermieri".

Arte e perizia, materia ed estro si fondono in un’unica grande storia: quella del gioiello italiano. Il Museo del Gioiello di Vicenza la racconta con la nuova esposizione 'Gioiello - Italia. Materia Tecnica Arte. Tra Antico e Moderno', ideata e curata da Paola Venturelli, studiosa di riconosciuta fama internazionale. La mostra, che apre al pubblico da domani, 28 novembre, sarà visitabile fino alla fine del 2027. Allestita all’interno della Basilica Palladiana, Patrimonio Mondiale dell’Unesco dal 1994, segna l’apertura di un nuovo ciclo espositivo per il Museo, il primo in Italia e uno dei pochi al mondo dedicato esclusivamente all’arte del gioiello.
Di straordinario rilievo per la qualità e il fascino iconico delle opere esposte e per le prestigiose collaborazioni con Musei e Fondazioni, la mostra esalta l’eccezionalità del gioiello italiano in un racconto continuo che si snoda nelle sei sale del Museo attraverso undici tappe. Un viaggio che attraversa oltre due millenni di storia - dal V secolo a.C. ai primi anni del XXI - per svelare come arte, tecnica e materia si intreccino in capolavori senza tempo. Le oltre 150 opere raccolte, tra gioielli singoli e parure, ma anche oggetti d’uso come borsette, trousse, contenitori preziosi, tre dipinti e due ceramiche apule del 330-310 a C., ritmano tale percorso, cronologico e tematico insieme. I materiali, oro, corallo, pietre dure, vetro, micromosaico, gemme e materiali non convenzionali, unite alle tecniche di lavorazione trasmettono la pluralità espressiva del gioiello italiano e la sua capacità di coniugare artigianalità, inventiva e innovazione. La perfezione tecnica e artistica si manifesta davanti agli occhi del visitatore: la difficilissima granulazione etrusca rivive in una parure del secondo Novecento, stimolando innovative interpretazioni in una più recente opera.
Lungo il percorso espositivo il visitatore assiste a un costante dialogo tra arte orafa e arti figurative: pitture murali pompeiane ispirano i maestri del corallo, al colossale busto marmoreo con Giove Serapide dei Musei Vaticani, del II-III d. C., guarda una brooch in pietra lavica, mentre la pianta della famosa villa palladiana 'La Rotonda', poco fuori Vicenza, viene omaggiata in un pendente. I cammei in conchiglia di una fastosa parure citano invece celebri intagli di Antonio Pichler e Antonio Berini, nonché un cammeo in diaspro sanguigno ricondotto a Valerio Belli, gloria della Vicenza rinascimentale, famoso orafo e maestro della glittica.
Ad arricchire l’esposizione due sezioni speciali. La prima è dedicata a Vicenza. Tra Antico e Moderno, l’esposizione propone le opere maggiormente rilevanti per la storia orafa del territorio. Tra queste, tre pezzi di straordinario pregio: un anello e una crocetta di epoca longobarda, un’inedita e preziosissima corona votiva d’oro con gemme e cammei, nonché un collare gemmato con pendente offerto nel 1604 dalla nobile famiglia vicentina Caldogno. 'Gioiello d’Artista - Gioiello d’Autore', è invece la seconda sezione speciale. Essa esplora le contaminazioni tra arte contemporanea e gioielleria, dal Futurismo all’Arte Cinetica, con protagonisti della Scuola di Padova e delle Marche. Schizzi, disegni e prototipi, testimoniano il processo creativo che dal progetto conduce al manufatto.
A sottolineare il valore dell’artigianalità e dell’innovazione nell’arte orafa, al piano terra, una piccola sezione presenta madreforme e alcuni modelli per bracciali, catene, ciondoli, dell’azienda Angelo Tovo di Creazzo, chiusa nel 2005 dopo circa cinquant’anni di attività, che costruiva stampi e trance per le fabbriche di oreficeria del territorio.
"La mostra biennale 2025-2027 nasce da una straordinaria collaborazione con musei e fondazioni di tutta Italia, in particolare con i musei di Vicenza, instaurando un dialogo profondo con la città e il territorio. Il percorso espositivo, scandito in undici tappe cronologiche e tematiche, vuole raccontare l’eccellenza del gioiello italiano. Circa 150 opere, dalla storia antica fino alle creazioni contemporanee, mettono in luce materiali, tecniche e saperi artigianali che costituiscono un elemento fondamentale della nostra cultura materiale. Vogliamo comunicare che il gioiello è molto più di un ornamento: è memoria, narrazione e ponte tra passato, presente e futuro", dichiara Paola Venturelli, curatrice del Museo del Gioiello.
"Il Museo del Gioiello nasce con l’obiettivo di valorizzare la tradizione orafa di eccellenza del distretto produttivo vicentino, e con questa una delle più alte espressioni del Made in Italy, unendo tradizione e innovazione, memoria e contemporaneità. Attraverso le opere e le tecniche della nuova esposizione, grazie alle collaborazioni con prestigiose istituzioni culturali, musei e fondazioni attivate con lungimiranza da Paola Venturelli, riusciamo a rappresentare la ricchezza culturale e simbolica del gioiello. Vogliamo che sia un Museo accessibile a tutti, aperto al dialogo con il territorio e con designer, artigiani, aziende, studiosi e appassionati di tutte le età, capace di coinvolgere anche attraverso la ricca proposta di laboratori, attività per le scuole e incontri a tema", afferma Michela Amenduni, direttore gestionale del Museo del Gioiello.
"Con questa mostra che inaugura un nuovo ciclo espositivo esaltando l'eccezionalità della creatività italiana e l'arte orafa vicentina, il Museo del Gioiello rappresenta per la Basilica Palladiana uno straordinario valore aggiunto, proprio alla vigilia delle festività natalizie nelle quali il monumento palladiano, con l'esposizione di Olimpichetto e la proiezione di un nuovo spettacolo di suoni e luci, diventerà il cuore delle iniziative culturali della città", sottolinea Ilaria Fantin, assessore alla Cultura, al turismo e all’attrattività della città del Comune di Vicenza.
Paola Venturelli è una storica dell’arte, si è specializzata in storia dell’oreficeria e del gioiello, del collezionismo e della moda, sempre privilegiando l’ambito italiano. Da queste prospettive ha affrontato in modo del tutto nuovo anche Leonardo da Vinci. Ha pubblicato volumi monografici, papers per atti di convegno italiani e internazionali, saggi e articoli in volumi miscellanei e in riviste specializzate, facendo parte del Comitato Scientifico di prestigiose esposizioni, sia in Italia che all’estero. Ha organizzato e curato mostre, allestendo e studiando importanti raccolte museali. A queste attività ha alternato la docenza universitaria. È consulente di diverse istituzioni museali, compreso i Musei Vaticani.
Senior Curator della Fondazione Rubelli (Venezia) è responsabile Scientifico della Fondazione Gianmaria Buccellati (Firenze). Dal 2024 è Curatore del Museo del Gioiello di Vicenza. Il comitato scientifico è composto da Caterina Ascione, Maria Concetta di Natale, Federica Giacobello, Roberta Piccinelli.
Musei e Fondazioni partecipanti sono: Museo Archeologico Nazionale ‘Massimo Pallottino’, Melfi. Museo Archeologico Nazionale, Taranto. Museo del Corallo Ascione, Napoli. Museo Civico di Palazzo Chiericati, Vicenza. Museo Diocesano ‘Pietro G. Nonis’, Vicenza. Museo Naturalistico Archeologico, Vicenza. Museo Nazionale della Scienza e della Tecnologia ‘Leonardo da Vinci’, Milano. Museo del Risorgimento – Palazzo Moriggia, Milano. Museo Storico UnoAerre Industries, Arezzo. Museo e Fondazione Palazzo d’Arco, Mantova. Fondazione Cassa di Risparmio di Fabriano e Cupramontana. Fondazione Giacomo Manzù. Fondazione Gianmaria Buccellati.
Il Museo Del Gioiello di Vicenza è il primo museo in Italia e uno dei pochi al mondo dedicato esclusivamente all’arte gioielliera, il Museo del Gioiello di Vicenza è uno spazio espositivo permanente collocato all’interno della Basilica Palladiana, patrimonio Unesco, nel cuore del centro storico della città. Inaugurato nel 2014, è un progetto voluto da Italian Exhibition Group Spa, e che dal 2025 è gestito da Vicenza Holding Spa, la società che rappresenta Comune di Vicenza, Provincia di Vicenza e Camera di Commercio vicentina, nella società fieristica organizzatrice del salone internazionale della gioielleria Vicenzaoro.
Mutuare dal gioco online tutti gli strumenti di tutela dei consumatori per introdurli anche nel fisico approfittando dei lavori sul riordino. Logico commenta le dichiarazioni che Mario Lollobrigida, direttore Giochi dell'Agenzia delle Dogane e dei Monopoli, ha espresso oggi durante l'evento Fondazione Fair Forum 2025, ricordando che nel settore online c’è un’offerta che tutela pienamente i consumatori contrastando efficacemente il gioco minorile, quello problematico e il riciclaggio del denaro. E oggi c’è la possibilità di applicare questi strumenti anche al gioco fisico.
“Siamo perfettamente d’accordo su questo punto – commenta Moreno Marasco Presidente Logico – e ci mettiamo a completa disposizione dell’Adm per offrire tutta la nostra consulenza e know how. Proprio in questo momento, a garanzia di tutto il sistema, e per migliorare la credibilità dell’intero settore, si presenta un’occasione unica per uniformare le discipline con gli strumenti più avanzati. Questa è un impegno che abbiamo preso sin dall’atto della nostra costituzione. Tra i motivi che ci hanno spinti a creare Logico c’era anche la necessità di evidenziare ciò che di buono stava già facendo il settore online grazie alla tecnologia. L’opportunità del riordino del fisico non capita tutti i giorni. Come si dice in questi casi: se non ora, quando?”.

"Il disegno di legge delega sulle professioni sanitarie è stato 'bollinato' da pochi giorni ed è un passaggio decisivo per l’intero sistema salute". Ora inizia la fase più rilevante dell’iter. "La legge delega dovrà essere approvata con gli emendamenti necessari. Solo dopo il Governo potrà emanare uno o più decreti legislativi". Un percorso che richiederà tempo ma che, "deve partire in modo virtuoso e con un impianto condiviso. Servono norme attuali e coerenti con i cambiamenti del sistema sanitario. Questa legge delega apre una stagione nuova ed è fondamentale che il percorso sia costruito con tutte le Federazioni e con il ministero". Lo ha detto Barbara Mangiacavalli, presidente della Federazione nazionale degli ordini delle professioni infermieristiche (Fnopi), nel suo intervento conclusivo al secondo panel 'Un nuovo sistema sanitario. La riforma in cammino' al Forum Risk Management di Arezzo.
La presidente Fnopi, ha quindi richiamato la necessità urgente di aggiornare la legge 3/2018, la cosiddetta Legge Lorenzin, "una legge di straordinaria importanza, perché ci ha fatto uscire dal regime di ausiliarietà e ci ha reso enti sussidiari dello Stato. Sussidiare lo Stato - chiarisce - significa rispondere quando lo Stato chiama. Lo abbiamo fatto anche in momenti difficili, come durante la campagna vaccinale, quando gli Ordini hanno subito atti vandalici e minacce. Ma dopo 6 anni "la legge necessita di rilettura e attualizzazione", soprattutto per i nodi del commissariamento, della rappresentanza e dell’allineamento con i cambiamenti del sistema sanitario. "Non ci fu tempo per rivederla prima dell’approvazione, perché arrivò in Aula all’ultimo giorno della legislatura. Ora abbiamo l’occasione - rimarca - di sistemare ciò che manca".
Ripercorrendo l’evoluzione normativa – dal Dpr del 1940 ai profili del 1994–97, fino alle leggi 42 e 251 – Mangiacavalli ha quindi spiegato che il quadro attuale "non riesce più a contenere l’evoluzione delle competenze" derivante dall’introduzione delle 3 lauree magistrali infermieristiche. "Le competenze avanzate dei percorsi magistrali vanno oltre ciò che è scritto nei profili professionali. È un cambiamento culturale prima ancora che normativo. Le professioni sono mature e non hanno bisogno di limiti rigidi per definire ciò che possono fare. Devono poter regolare la propria pratica in base a ciò che hanno studiato, come avviene da sempre per la professione medica". A tale proposito, "abbiamo chiesto con forza che la Direzione Generale delle Professioni Sanitarie del ministero coordini l’attuazione della legge delega - precisa Mangiacavalli - La Direzione è il punto che garantisce l’unitarietà di tutte le riflessioni. Le Federazioni devono muoversi insieme, non in modo disallineato. Servirà una regia forte perché parliamo di temi ordinistici che toccano tutte le professioni. Se vogliamo un sistema coerente rimarca - dobbiamo lavorare in sinergia tra ministero, Regioni, Federazioni e direzioni sanitarie. È una sfida che riguarda tutto il Paese – conclude – e richiede un lavoro comune, continuo e istituzionalmente guidato".

Sulla "grande riforma delle professioni sanitarie" che il Parlamento e il Governo intendono portare avanti nei prossimi mesi, "ci sarà lo spazio necessario per mettere a terra la riforma dei 3 profili di specializzazione della professione infermieristica". Il lavoro coinvolgerà "tutte le professioni sanitarie, incluse quelle dell’Oss e dell’assistente infermiere". Lo ha detto il senatore Francesco Zaffini, presidente della X Commissione Affari sociali al Senato, intervenendo al panel 'Un nuovo sistema sanitario. La riforma in cammino' del Forum Risk Management di Arezzo. A tale proposito Zaffini ha parlato della necessità di un "upgrade complessivo" che non sia solo formativo. "Serve un salto professionale, culturale e clinico, sia per i medici sia per gli infermieri e le altre professioni". Secondo il senatore, questa trasformazione è già in corso. Inquadrando la riforma nel contesto più ampio della sostenibilità del sistema - in un Paese che affronta denatalità, aumento dell’aspettativa di vita e cronicità crescente - per Zaffini "servono professioni capaci di lavorare in modelli organizzativi nuovi e centrati sulla presa in carico della persona. È un percorso impegnativo, ma indispensabile per un Ssn moderno".
Sui Lep sociali cioè i livelli essenziali delle prestazioni sociali, Zaffini evidenzia che "sono un passaggio fondamentale tra i Lea-Livelli essenziali di assistenza e i servizi sociali garantiti dai Comuni". Nella legge di Bilancio, "sono stati strutturati i Lep sociali" e ora occorre lavorare per riempirli di contenuti "in integrazione sociosanitaria" e in questo processo saranno coinvolti Agenas, Anci e Federsanità. "La prossima settimana incontrerò il segretario generale dell’Anci e il presidente di Federsanità per cominciare un lavoro assolutamente serio sul riempire di contenuti questa vicenda dei sociali. Non vogliamo il modello 'dove ci sono bene, dove non ci sono arrangiatevi'. Serve stabilire un livello minimo disponibile su tutto il territorio nazionale -afferma Zaffini - La vera sfida è costruire un sistema integrato che tenga insieme sanità e sociale".
Sul vincolo di esclusività, per Zaffini, si deve agire nel Milleproroghe "per ottenere un’altra proroga, e io lavorerò per una proroga più lunga dell’annualità, quantomeno triennale. Secondo Zaffini, rendere strutturale la libera professione è parte dell’evoluzione del ruolo infermieristico. "Serve a valorizzare la professionalità e a rispondere alla carenza di personale. Non dobbiamo subire il cambiamento - concluse -ma governarlo: solo così sarà un’evoluzione per la professione e per il sistema sanitario".

La premier Giorgia Meloni pronta a un confronto unico con l'opposizione. "Leggo che Elly Schlein avrebbe finalmente accettato l'invito di Fratelli d'Italia a partecipare ad Atreju, ma solo in caso di un confronto diretto con me. Atreju è sempre stata una casa aperta al dialogo, anche con chi la pensa diversamente. Sono quindi pronta a confrontarmi con l'opposizione". Lo scrive in un post sui social la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni.
"Ma ritengo che al confronto debba partecipare anche Giuseppe Conte - aggiunge -. Per due ragioni: la prima è che Giuseppe Conte, a differenza di Elly Schlein, anche negli anni passati è venuto ad Atreju senza imporre alcun vincolo. Lo ha fatto anche da presidente del Consiglio. La seconda è che non spetta a me stabilire chi debba essere il leader dell’opposizione, quando il campo avverso non ne ha ancora scelto uno".
"Certo, già l’anno scorso mi ero dichiarato disponibile e quindi lo sono anche quest’anno e sempre a un confronto con Giorgia Meloni", ha affermato il presidente del Movimento 5 stelle Conte, intercettato fuori la Camera alla domanda sulla disponibilità a un confronto con la premier ad Atreju.
"Avevo sondato la possibilità di un confronto con Meloni ad Atreju anche nelle precedenti edizioni e mi fu risposto di no. Ora leggo che la premier accetta di confrontarsi a patto che sul palco ci siamo sia io che Schlein. Per me va sempre bene confrontarsi e dirsi le cose come stanno. Anche in 'trasferta', davanti a un pubblico che ho rispettato anche quando ero Presidente del Consiglio e Fratelli d’Italia non era forza di maggioranza. Non mi sottraggo certo oggi. Ci sono!", ha scritto poi sui social Conte.

"È bene che al forum si discuta di vaccinazione dell’adulto perché, nell’ottica della sicurezza del paziente, le vaccinazioni sono un elemento essenziale, soprattutto nel setting ospedaliero, dove prevengono infezioni correlate all’assistenza e riducono l’impatto dell’antimicrobico resistenza". Lo ha detto Silvio Tafuri, professore ordinario di Igiene all’università di Bari, partecipandoal Forum Risk Management di Arezzo dove oggi si parla di vaccinazioni e, in particolare, di protezione dell’adulto, tema cruciale per la sicurezza del paziente.
Il Piano nazionale di prevenzione vaccinale (Pnpv) prevede un calendario per la vita, approvato nel 2023, ma Tafuri avverte: "Il calendario è cristallizzato, non ci sono stati aggiornamenti nonostante l’avanzamento della conoscenza corra moltissimo". Le Regioni lamentano fondi insufficienti e lacune importanti, come l’assenza della vaccinazione contro il virus respiratorio sinciziale (Rsv) per gli over 65. "Il Pnpv include antinfluenzale, antipneumococcico, anti-zoster e indicazioni per soggetti a rischio ma mancano nuove vaccinazioni come l’anti-Rsv – sottolinea l’esperto – e non si fa riferimento ai cambiamenti dei prodotti disponibili".
L’infezione da Rsv insieme a Covid e influenza, è tra le principali cause di morbosità e mortalità in inverno, come osserva Tafuri che lancia un appello. "Diventa urgente adottare policy per introdurre questa vaccinazione nel calendario", perché investire nella protezione degli adulti fragili è strategico. "Sono loro - precisa - a generare il maggior carico di ospedalizzazione, con pressione sui pronto soccorso e carenza di posti letto. Fare buone campagne vaccinali significa creare uno scudo contro la difficoltà del sistema delle cure durante la stagione invernale", conclude.

Violazione di due direttive europee, tra cui quella relativa alla conservazione di habitat naturali, e mancanza del parere dell’Autorità di regolazione dei trasporti sul piano tariffario. Sono i motivi alla base della decisione della Corte dei Conti che lo scorso ottobre ha negato il visto e la conseguente registrazione alla delibera del Cipess (di agosto) sul via libera al ponte sullo Stretto di Messina, come si legge nella lunga deliberazione depositata oggi dalla Sezione centrale di controllo di legittimità della Corte.
La magistratura contabile, esaminando la delibera del Cipess che dava l’ok al progetto del Ponte sullo Stretto[1], ha rilevato una “violazione della direttiva 92/43/Ce del 21 maggio 1992 relativa alla conservazione degli habitat naturali e seminaturali”, a causa, si legge, "della carenza di istruttoria e di motivazione della c.d. delibera Iropi".
Secondo la Corte, “in via generale, l’iter procedurale osservato” non risulta “coerente con il riparto di competenze e la doverosa distinzione tra attività di indirizzo politico e attività amministrativa”. C’è poi una seconda direttiva europea che, secondo la Corte, non è stata rispettata: "La direttiva 2014/24/Ue”, la cosiddetta direttiva sugli Appalti, in particolare l’articolo 72 in particolare, in considerazione “delle modificazioni sostanziali, oggettive e soggettive, intervenute nell’originario rapporto contrattuale”.
Infine, manca “l’acquisizione del parere dell’Autorità di regolazione dei trasporti in relazione al piano tariffario posto a fondamento del piano economico e finanziario”.
Palazzo Chigi: "Motivazioni oggetto di approfondimento da governo"
"Le motivazioni della deliberazione della Corte dei conti sul Ponte sullo Stretto saranno oggetto di attento approfondimento da parte del governo, in particolare delle amministrazioni coinvolte, che da subito sono state impegnate a verificare gli aspetti ancora dubbi". Lo scrive in una nota palazzo Chigi.
"Il governo - si legge ancora - è convinto che si tratti di profili con un ampio margine di chiarimento davanti alla stessa Corte, in un confronto che intende essere costruttivo e teso a garantire all’Italia un'infrastruttura strategica attesa da decenni".
Mit: "Già al lavoro per superare rilievi
"Continua l’iter per la realizzazione del collegamento tra Calabria e Sicilia, anche alla luce della positiva collaborazione con la Commissione europea. Tecnici e giuristi sono già al lavoro per superare tutti i rilievi e dare finalmente all’Italia un Ponte unico al mondo per sicurezza, sostenibilità, modernità e utilità". Ad affermarlo è il ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti in una nota.

“Il contesto macroeconomico entro cui si è mosso il mercato degli immobili per l’impresa evidenzia, nella prima parte del 2025, un Pil in modesta crescita, +0,4%, inflazione sotto il 2%, fiducia di imprese e consumatori comunque elevata. A giugno l’occupazione era in crescita rispetto a un anno fa e il tasso di occupazione del 62,9%. Impattano su questo settore, in particolare sul retail, i flussi turistici che nel nostro Paese sono decisamente in aumento”. A dirlo oggi, in occasione della conferenza stampa sul mercato degli immobili industriali e commerciali, Fabiana Megliola, responsabile Ufficio studi Gruppo Tecnocasa. “Il 2024 - spiega Piero Terranova, analista Ufficio studi Gruppo Tecnocasa - ha visto una ripresa delle compravendite immobiliari grazie non solo agli investitori che stanno tornando ad interessarsi al settore ma anche alla volontà degli stessi imprenditori che con capitale disponibile compiono il passo dell’acquisto. La prima parte del 2025 registra un segno più solo davanti agli scambi dei negozi (+7,1%), capannoni (-1,2%) e uffici (-0,8%) registrano un leggero ridimensionamento, come si evince dai dati Agenzia delle Entrate”.
Secondo le analisi condotte dall’Ufficio studi, il settore dei capannoni è stato influenzato dai profondi cambiamenti: la crescita della logistica, la difficoltà di alcuni settori industriali, la maggiore attenzione alla sostenibilità ambientale, il fenomeno dei data center. Dalla rete del Gruppo emerge un maggiore interesse verso l’acquisto nonostante negli ultimi dieci anni i prezzi dei capannoni siano cresciuti: +1,4% per il nuovo e +4,7% per l’usato. La percentuale di chi compra capannoni è passata da 35,4% a 36,4%. Quasi sempre si tratta di aziende solide patrimonialmente e che utilizzano capitale proprio. Su questo segmento si sperimenta una domanda sostenuta e un’offerta carente e, spesso, non qualitativamente adatta in temini di spazi, altezze, impiantistica a norma, rispetto dei criteri di impatto ambientale. Il settore ha sperimentato un rallentamento dello sviluppo causato dalla bassa presenza di aree edificabili e dall’incremento dei costi di costruzione (acciaio, legno, cemento) che ha minato la marginalità delle operazioni.
Per questo motivo spesso si procede a riqualificare i capannoni esistenti e adattarli alla propria attività. Sempre presenti gli investitori che acquistano per mettere a reddito oppure per convertire l’immobile in residenziale. La componente di investimento è raddoppiata da 13,2% a 26,5%. Il dinamismo sull’acquisto ha ridotto lo sconto medio che è sceso al 10,5% dall’11,2% dell’anno scorso. La percentuale di chi cerca capannoni in affitto si attesta al 63,6%. I canoni di locazione crescono a partire dal 2017 tanto che, negli ultimi dieci anni, i capannoni sono l’unico asset che ha visto un aumento dei canoni: +23,1% per le tipologie usate e +13,5% per quelle nuove. (segue)
“La logistica alimenta una buona parte della ricerca di immobili soprattutto nelle aree prime, ovvero in prossimità di autostrade, porti, aeroporti, interporti, reti ferroviarie. Si tratta di aree spesso sature o che presentano vincoli urbanistici che ne impediscono l’insediamento, motivo per cui cresce l’interesse per le location secondarie. Spesso sono le stesse aziende che cercano e acquistano terreni per commissionare la costruzione di un capannone”, osserva Fabiana Megliola. Un’importante spinta alla ricerca di questo asset arriva anche da chi desidera creare data center. L’Italia si posiziona al quarto posto in Europa per numero di data center, concentrati soprattutto al Nord, in particolare in provincia di Milano. Il mercato retail, nella prima parte del 2025, risente dell’andamento dei consumi che, nel periodo considerato, secondo i dati di Confimprese non sono stati particolarmente brillanti. L’incertezza legata anche alla situazione geopolitica che stiamo vivendo ha inciso sui comportamenti di acquisto, rendendo i consumatori più attenti. Incide sul settore anche il ricorso all’e-commerce che continua a crescere. In Italia si sono raggiunti 35 milioni di acquisti on line (Osservatorio ecommerce B2C Netcomm).
“Una spinta significativa arriva dal turismo, in particolare da quello straniero - spiega Fabiana Megliola - che ha permesso di compensare il calo delle vendite domestiche. In città come Milano, Roma, Firenze il turismo straniero ha avuto un ruolo centrale nel supportare il commercio al dettaglio. Stesse dinamiche si sono registrate nelle località turistiche di mare, montagna e lago più famose. Sulle vie di passaggio e in particolare nella high street delle principali metropoli (Milano, Roma, Firenze, Napoli) tengono e sono ambite soprattutto dai brand del lusso, sebbene questi ultimi abbiano sperimentato una riduzione di fatturato nella prima parte dell’anno. Il tasso di vacancy su queste strade è basso, quando si liberano spazi si effettuano riposizionamenti. Si può chiedere il pagamento di una key money. La ristorazione che, negli anni scorsi, è stata un importante traino per il real estate, si conferma anche in questo semestre una delle attività più dinamiche nella ricerca degli immobili nonostante i cambiamenti dei consumatori, diventati più attenti e consapevoli. Anche in questo settore i flussi turistici sono un importante stimolo all’apertura di attività. In diverse metropoli è in vigore il contingentamento delle licenze di somministrazione e ristorazione per tutelare soprattutto i centri storici, con conseguente frenata della ricerca di immobili nelle zone interessate dalla normativa o re indirizzamento della domanda. Anche la ristorazione esprime fatica nella ricerca di manodopera. Si segnala un dinamismo crescente da parte di chi eroga servizi alla persona e alle imprese e da parte di imprenditori immigrati che aprono prevalentemente minimarket. I dati sull’imprenditoria immigrata sono infatti in aumento a livello nazionale”.
“In recupero - fa notare Fabiana Megliola - la domanda di locazione di uffici, dopo il rallentamento che si era registrato post pandemia. Vanno le posizioni top, ricercate per inserire uffici di rappresentanza e gli uffici di nuova costruzione che rispondano a criteri ESG o in generale in grado di garantire benessere lavorativo. Apprezzati gli immobili in buone o ottime condizioni, meglio se posizionati nei pressi della metropolitana anche se in aree semicentrali e periferiche. Importante la presenza di un parcheggio. Milano e Roma sono le città che hanno messo in campo gli interventi più significativi di nuova costruzione. Continua la pratica, soprattutto nelle grandi città, di cambio d’uso da uffici in residenze, spesso affittate a studenti o turisti”. “Infatti, - aggiunge l’analista Piero Terranova - i professionisti del gruppo Tecnocasa evidenziano un aumento delle operazioni di acquisto che passano da 16,8% dell’anno scorso a 21,4% della prima parte del 2025. Sono inoltre in aumento i professionisti che, al fine di abbattere i costi dell’affitto, scelgono di condividere gli spazi. Si segnalano difficoltà per le soluzioni obsolete e inseriti in contesti direzionali di vecchia generazione che hanno costi di gestione elevata. Si affittano e si locano prevalentemente tipologie non più grandi di 200 mq”. Dai dati rilevati dalle agenzie del Gruppo Tecnocasa emerge che i prezzi degli uffici dal 2015 ad oggi hanno perso il 15,4% per le tipologie nuove e il 17% per quelle usate. Sui canoni di locazione il ribasso è stato rispettivamente del 5,1% e del 5,0%. “Guardando al futuro - conclude Fabiana Megliola, responsabile Ufficio studi Gruppo Tecnocasa - le previsioni indicano una modesta crescita dell’economia del Paese. Si auspica un possibile recupero dei consumi nella seconda metà dell’anno, grazie all’arrivo di turisti. In generale ci aspettiamo un recupero delle compravendite di negozi (da +5% a +7%) e un lieve calo per i capannoni. Per questi ultimi si prevede un recupero di prezzi e locazioni (da 0% a +2%) e un calo dal -2% a 0% per negozi e uffici”.

Si chiudono il 30 novembre le Giornate gastronomiche di Alicante (jornadasalc.com/restaurantes/[1]), evento di punta di una delle più frequentate città balneari della Spagna, che in questo 2025 detiene il titolo di Capitale spagnola della gastronomia. Per tutto il mese, più di 40 ristoranti hanno proposto menu speciali creati per l’occasione e a prezzi variabili a partire dai 25 euro a persona. Un’iniziativa, organizzata dal Patronato de Turismo del Ayuntamiento de Alicante e L’Exquisit Mediterrani - Turisme Cv, per scoprire la ricchezza culinaria del territorio attraverso proposte che combinano tradizione, innovazione e prodotti locali. Una cucina, quella di Alicante, che rispecchia la sua storia millenaria, dove eredità e creatività si fondono (per tutte le informazioni si può visitare il sito https://alicanteturismo.com[2]/ e la pagina dedicata del portale dell’Ente Spagnolo del Turismo www.spain.info[3]).
Non è un caso, infatti, che Alicante, prendendo il testimone da Oviedo, sia stata scelta come Capitale spagnola della gastronomia. La città, nel cuore della Costa Blanca, ha saputo preservare e promuovere una cultura gastronomica focalizzata sul riso, ingrediente principale, e fatta di piatti che si basano sui prodotti freschi del mare e dell'orto, riflettendo l’essenza della Dieta mediterranea. Una proposta, quindi, che ha i suoi punti di forza nell'eccellenza dei prodotti locali, nell’innovazione culinaria e nella ricchezza delle sue ricette tradizionali. E questo riconoscimento valorizza proprio il lavoro di ristoranti, mercati e produttori locali, evidenziando l’identità culinaria di Alicante e il suo non secondario impatto sull’economia locale.
Il 2025, quindi, consacra Alicante come destinazione per gli amanti del buon cibo e ha visto susseguirsi, mese dopo mese, una serie di eventi, tra show-cooking, degustazioni, fiere, esperienze gastronomiche e incontri con i grandi nomi della cucina. Tra gli eventi più importanti che si sono svolti quest’anno, dal 3 al 6 ottobre, la settima edizione di Alicante Gastronómica 2025, una fiera che ha riunito 250 espositori e ha visto la partecipazione di rinomati chef stellati.
A suggellare il rapporto che da secoli lega questa città del sud-est spagnolo, a due ore da Valencia, con il suo piatto simbolo, Alicante viene chiamata la ‘Città del riso’. Non solo un claim, ma una vera e propria etichetta che funge da certificato di garanzia per i ristoranti dove si possono assaporare ricette autentiche, e se ne contano almeno 300. Solo per citare i più noti piatti tradizionali a base di riso, c’è l’arroz a banda (piatto di umili origini, dove il pesce con cui si cucinava il riso veniva poi collocato a parte per mangiare due piatti in uno), l’arroz del senyoret (con frutti di mare sgusciati, in modo che le mani non si sporchino mangiando), l’arroz negro (con il nero di seppia), il socarrat (un riso croccante). Il riso può essere ‘seco’, ossia asciutto, ‘meloso’, cremoso tipo i nostri risotti, oppure ‘caldoso’, cioè brodoso tanto da richiedere un cucchiaio. Si prepara rigorosamente con gli ingredienti della Dieta mediterranea - olio d’oliva extravergine, pomodoro, zafferano, aglio, peperoni essiccati (che sono tipici di Alicante) - e si condisce con verdure (carciofi, fagiolini e fagioli) e poi carne e pesce per creare la base del brodetto in cui il riso viene cotto.
Oltre al riso, nella cucina alicantina troviamo zuppe e stufati, come la popolare olleta, a base di lenticchie, fagioli, riso, verdure, costine di maiale. Ma, in questa città affacciata sul Mediterraneo, non mancano il pesce e i frutti di mare, dalle acciughe al tonno, dal merluzzo alla spigola, poi gamberi rossi e aragoste. Un antichissimo metodo di conservazione del pesce è quello di salarlo ed essiccarlo tendendolo appeso, come si fa ad esempio per il tonno o il baccalà. Con il pesce essiccato si prepara l’insalata alicantina, uno dei più popolari antipasti, servito con capperi, olive e pomodori. Molto gustosa la focaccia tradizionale, la ‘coca’, ripiena, con base croccante e un topping che è tipo crumble in diverse varianti. Fra le più tipiche quella con cipolla e tonno che è tradizione consumare alla festa di San Giovanni, a fine giugno, la più importante della città, a cui è dedicato persino un museo, quando si festeggia l’arrivo dell’estate accendendo falò tra musica, spettacoli e fuochi d'artificio.
Tra i dolci, tipici sono i rollitos de anis, a base di anice, e la coca boba, la versione dolce della focaccia a base di noci e datteri. Alicante è poi molto famosa anche per i gelati ma soprattutto per il torrone, il Turrón, che è una Igp. Anche qui è tradizionale per Natale: viene ancora fatto in modo artigianale e deve contenere almeno il 60% di mandorle e il 10% di miele per avere la Denominazione di origine. Pregiati i vini locali Doc, provenienti dalle oltre 40 cantine dell’area, prevalentemente da vitigni locali, tra cui il monastrell. Per il dessert c’è un famoso vino invecchiato (almeno 10 anni), il Fondillón.
Se uno dei segreti della cucina alicantina è la grande varietà di prodotti locali, i quattro mercati della città sono il modo migliore per scoprirli. Il più importante è il Mercado central, ospitato in un edificio modernista di 11mila mq con oltre 300 banchi vendita su due piani. Il piano inferiore è dedicato a pesce fresco e frutta e verdura, frutta secca, pane e dolci. Il piano superiore offre una grande varietà di prodotti e intorno, lungo il perimetro, anche punti ristoro dove degustare, mentre all’esterno ci sono i bancarelle di fiori. Ma in tutta la città non mancano negozi con le specialità e, soprattutto in questo anno celebrativo, si possono fare tour turistici a tema gastronomico, visitando il mercato, partecipando a degustazioni e corsi di cucina, o andando alla scoperta della Via del vino nella provincia.
Alicante, in quanto meta turistica, è una città con una grande offerta gastronomica. Si trovano locali ad ogni angolo delle strade, nelle terrazze, nell’isola pedonale intorno a Calle Mayor, che attraversa il centro antico, e nelle vie che circondano il Teatro principale, nella città ‘nuova’, quella costruita tra XIX e XX secolo, intorno alle Ramblas. E’ qui che si fa più sentire l’abitudine del ‘tardeo’, espressione che combina le parole ‘tarde’ e tapas, a indicare una sorta di movida che parte dall’aperitivo e termina con un drink dopo cena. E se sono ancora troppi quei locali dall’aria turistica dove i camerieri invitano i passanti a entrare, oggi Alicante rivendica il suo posto tra le mete culinarie d’eccezione. Fra il centro città e la sua provincia si trovano attualmente 17 ristoranti stellati Michelin, senza contare i locali segnalati dalla Guida Repsol. Ristoranti dove tradizione e innovazione vanno a braccetto e dove a farla da padrone sono sempre i prodotti freschi locali.
Ne è un esempio Plëgat, ristorante aperto pochi mesi fa proprio durante l’anno della Capitale spagnola della gastronomia. A pochi passi dal Mercato centrale, dove ogni giorno si rifornisce dei prodotti del mare e dell’orto, è un locale intimo, con cucina a vista, dove tutto viene preparato espresso e soprattutto con il tempo che ci vuole. E’ la scommessa dello chef Nanín Pérez, tornato ad Alicante con un ristorante tutto suo dopo essersi formato con grandi nomi. E qui propone una cucina che racconta una storia, radicata nella tradizione, con ingredienti di qualità e con il desiderio di suscitare emozioni.
Ma sperimentare i ristoranti di Alicante vuol dire anche andare alla scoperta di questa città dalla storia millenaria - l’antica Lucentum romana, la ‘città della luce’, le cui vestigia sono ancora visibili nell’area archeologica a 3 chilometri - che è stata un crocevia di culture. Simbolo di Alicante, visibile dal mare se si arriva con una delle tante navi da crociera che attraccano nel porto, è il Castello di Santa Barbara, che domina la città dalla cima del monte Benacantil. Costruito tra l’VIII e il IX secolo, all’epoca della dominazione musulmana, e modificato nei secoli, legando la sua storia a quella della città (è servito anche come prigione durante la guerra civile spagnola), è una delle più grandi fortezze medievali di Spagna, di cui si visitano quattro livelli di epoche diverse e alcune sale interne. Qui si tengono anche spettacoli, concerti e degustazioni e si può godere di una vista spettacolare sulla baia di Alicante. E’ il monumento più visitato della città e si raggiunge con un ascensore oppure a piedi attraversando il parco Ereta e il caratteristico quartiere di Santa Cruz, all’inizio della collina.
Ai piedi della fortezza si estende il nucleo più antico del centro storico, risalente all’epoca della dominazione musulmana e le cui fondamenta sono visibili all’interno di un piccolo museo allestito proprio accanto all’Ayuntamiento, il Palazzo del Comune (visitabile) che è tra gli edifici civili più importanti della città, con una maestosa facciata barocca tra due piazze. Ma a lasciare a bocca aperta anche gli irriducibili della spiaggia sono le chiese di questa città. A cominciare dalla Basilica di Santa Maria, la più antica, costruita nel XIV secolo sulle rovine di una moschea, con portale barocco nella facciata e all’interno grandioso altare rococo. E poi la Concattedrale di San Nicola, costruita nel 1600 in stile rinascimentale, dove si possono visitare anche il chiostro e la sagrestia.
Alicante vanta poi una ricca offerta museale che, in un centro balneare, non ci si aspetta. C’è il Mubag (Museo di Belle arti Gravina), che ospita la collezione più importante di opere d’arte di Alicante, dal Medioevo all’inizio del XX secolo; il Maca (Museo di arte contemporanea), collocato nell’edificio più antico della città, che offre un’importante collezione donata dallo scultore Eusebio Sempere, comprese opere di Picasso, Dalì e Mirò; il Marq (Museo archeologico provinciale), con pannelli interattivi e anche informazioni sull’antica Lucentum; il Museo delle Acque, che racconta la storia dell’approvvigionamento idrico e dà accesso all’antica cisterna. E, ancora, il tradizionale Museo dei Presepi; il Centro di interpretazione dei rifugi antiaerei, con un sistema di tunnel costruiti negli anni Trenta, quando Alicante subì 71 bombardamenti; e il più moderno Museo The Ocean Race, all’ingresso della Marina, che illustra 45 anni di storia delle competizioni a vela.
Biglietto da visita di Alicante è l’elegante passeggiata che si estende sul tratto centrale del lungomare: la Explanada de España, costruita nella prima metà del XX secolo, con pavimento in marmo decorato a mosaico a tre colori e costeggiata da palme. Qui si affacciano alcuni degli alberghi più belli e più noti, e qualche grattacielo di troppo. Alicante, infatti, in quanto centro balneare di primo piano, si distingue non solo per la sua gastronomia, ma anche per una solida infrastruttura turistica, con un'offerta alberghiera di 8.000 posti letto.
Nei suoi 15 chilometri di costa, ne ha 9 ricoperti di spiagge bianchissime, premiate ogni anno con la Bandiera blu, e che sono il principale richiamo turistico: Playa Postiguet, San Juan, Albufereta. Di fronte alla cosa, poi, sorge l’Isola di Tabarca, la cui storia è legata a doppio filo a Genova: fu fortificata nel XVIII secolo per ordine di Carlo III per creare un villaggio che ospitasse i pescatori ‘tabarchini’, coloni di origine genovese sfuggiti dall’isola tunisina di Tabarka, per rifugiarsi prima in Sardegna (nell’attuale Carloforte) e poi appunto nell’isoletta al largo di Alicante ribattezzata Nueva Tabarca. Anche questa piccola isola ha un suo piatto tipico, il caldero, a base di riso e pesce, che veniva preparato in un recipiente di ferro a bordo delle navi.
C’è poi un volto dinamico e moderno di Alicante, che è città universitaria con un ateneo che conta oltre 25mila studenti; ospita un importante distretto digitale ed è sede dell’Euipo (Ufficio per la proprietà intellettuale dell’Unione europea). Grazie al suo aeroporto internazionale che assicura collegamenti diretti con tutta Europa (tra cui voli giornalieri per diverse città italiane), Alicante è anche meta prescelta per il turismo congressuale. Una città dove andare in qualsiasi mese, grazie anche al suo clima mite, con 3mila ore di sole all’anno. Quasi un’eterna primavera da vivere, e rivivere, in ogni stagione. Persino a Natale, ormai prossimo, con i suoi 2,6 milioni di luci pronte ad accendersi in tutta la città.

"Mi sono operata per una seconda protesi al ginocchio, sto benissimo e adesso voglio andare a 'Ballando con le stelle' il prossimo anno come concorrente". Simona Izzo si candida per l'edizione 2026 di Ballando con le stelle, lo show condotto da Milly Carlucci su Raiuno il sabato sera. Il programma quest'anno ha festeggiato il ventesimo compleanno. Nel 2023, allo show ha partecipato come concorrente Ricky Tognazzi, marito di Simona Izzo. L'attrice e regista due anni fa, come spettatrice e 'supporter', ha avuto più di un confronto diretto con Selvaggia Lucarelli.
"Il programma a me piace e da quando lo ha fatto Ricky è un appuntamento. E poi voglio essere io a confrontarmi con Selvaggia Lucarelli", dice oggi Izzo all'Adnkronos, manifestando l'intenzione di ripartire a tutto gas dopo l'intervento subito: "Ora ho due ginocchia da ventenne grazie al dottor Andrea Baldini, che mi ha operata qualche giorno fa. Sono pronta".

"Nel processo della Banda della Magliana nessuno ha fatto cenno alla vicenda di Emanuela Orlandi anche se - lo hanno dimostrato i processi successivi - c'era una corsa da parte di molti a formulare le narrazioni più mirabolanti proprio al fine di guadagnarsi lo status di collaboratore di giustizia con tutto ciò che ne conseguiva sul piano dei benefici carcerari". Lo ha affermato Otello Lupacchini, giudice istruttore dell'inchiesta sulla cosiddetta Banda della Magliana nel periodo tra il 1990 e il 1994, nonché autore del libro '12 donne un solo assassino', ascoltato in audizione davanti alla Commissione parlamentare di inchiesta sulla scomparsa di Emanuela Orlandi e Mirella Gregori. "Che nessuno abbia parlato di Emanuela Orlandi per me è molto più significativo che se ne avessero parlato: era un boccone ghiotto da addentare, ma sul punto nessuno ha parlato all'epoca, salvo poi rigurgiti successivi".
Le parole di Sabrina Minardi
Per quanto riguarda le parole di Sabrina Minardi (che fu legata sentimentalmente a De Pedis, ndr.), secondo Lupacchini, non è stata creduta proprio per le sue stesse affermazioni visto che dichiarò che "De Pedis le aveva mostrato due sacchi della spazzatura con all'interno due cadaveri: in uno c'era quello di Orlandi, nell'altro quello del piccolo Nicitra, ma c'è un particolare: il piccolo Nicitra sparì nel '93 e De Pedis morì nel '90". "Se la banda della Magliana fosse stata coinvolta (nella vicenda Orlandi, ndr.), mi sembra strano che nessuno ne abbia parlato", ha precisato l'ex magistrato nel corso dell'audizione. Soffermandosi poi sulle dinamiche interne alla banda Lupacchini ha anche osservato che "in nessun caso emerse che il conflitto (tra i due gruppi dell'organizzazione criminale, ndr.) avesse tra le varie cause anche il rapimento della Orlandi che sicuramente non rientrava nell''oggetto sociale' della banda della Magliana".
Enrico De Pedis ebbe un ruolo?
A una domanda sull'ipotesi di un eventuale ruolo, anche autonomo, di Enrico De Pedis, nella scomparsa della cittadina vaticana, Lupacchini ha risposto che "in linea di principio nulla lo esclude" pur ribadendo che la vicenda non fosse di interesse della banda. Alla domanda della commissaria M5s Stefania Ascari che gli ha chiesto se, "nella sua attività di magistrato o nelle indagini le è mai stato riferito direttamente o indirettamente qualche elemento oggettivo e verificabile che colleghi in modo credibile la banda della Magliana alla vicenda Orlandi e Gregori", Lupacchini ha risposto un "no" secco.
La prova sull'ostaggio
Durante l'audizione Lupacchini ha anche fatto riferimento a ciò che lo ha colpito della vicenda della cittadina vaticana scomparsa: "Non escludo che nella strumentalizzazione del rapimento Orlandi si siano aperti altri filoni di ricatto, quello che posso dire è che per quanto concerne i rapporti documentati da intercettazioni telefoniche e dichiarazioni varie raccolte relativamente all'interlocuzione ai fini del riscatto dell'ostaggio" un elemento che mi "colpisce è che non ci sia mai né l'offerta né la richiesta di una prova dell'esistenza in vita dell'ostaggio". Lupacchini non si riferisce certo ai familiari della ragazza, ma "ai diversi soggetti che potevano essere toccati dal sequestro, se strumentalizzato in un certo modo, eppure nessuno, pur partecipando all'interlocuzione, ha chiesto mai la prova dell'esistenza in vita né coloro che si prospettavano come rapitori e detentori dell'ostaggio hanno offerto mai questa prova".
I servizi segreti e Gangi
L'ex magistrato ha puntato l'attenzione sui Servizi segreti e in particolare sulle indagini svolte all'epoca da Gangi (Giulio l'agente che si occupò del caso ndr): "C'erano stato un attentato al Papa e altre vicende, vuole che i servizi segreti non si siano interessati anche alla vicenda Orlandi? - ha detto Lupacchini rivolgendosi a un commissario - E nel caso in cui se ne sono interessati cosa è venuto fuori?". L'ex magistrato ha ricordato "la vicenda di Gangi, uomo del Servizi che si è gettato in una ricerca autonoma o indirizzato da qualcuno". "Indubbiamente Gangi aveva accertato qualcosa: per conto di chi? Dove sono finiti i suoi accertamenti? - si è chiesto Lupacchini - Come mai è stato rimosso da quell'incarico? Bisogna muoversi in questa logica, lavorare di fantasia non serve a niente e a nessuno, aprire gli armadi e vedere cosa ci si trova dentro forse potrebbe essere utile". E alla domanda a quali armadi si riferisse, Lupacchini ha fatto riferimento agli "atti prodotti in Vaticano cioè l'esistenza di qualche dossier relativo a questa vicenda, ma anche a quelli dei Servizi perché le attività di Gangi e della sua squadra, che poi venne estromessa, da qualche parte sicuramente arrivarono".

Si torna a parlare del servizio militare, dopo l'annuncio del ministro della Difesa, Guido Crosetto, che ha lanciato l'idea di reintrodurlo in Italia, come stanno valutando di fare anche in Francia e Germania. Il tema è stato più volte affrontato in Parlamento, dove non mancano proposte per un ritorno alla leva obbligatoria o di adesione alle forze armate in maniera volontaria.
Tra Camera e Senato sono due, in particolare, le proposte di legge che puntano dritto al ripristino dell'obbligo di servizio militare (o civile). Norme che potrebbero rimettere in discussione la legge Martino -governo Berlusconi- che ha tecnicamente 'sospeso' dal primo gennaio 2005 il servizio di leva obbligatorio in Italia. Venti anni senza 'Naia', in cui non sono però mancati i richiami al tema, con tanto di dibattito e posizioni a favore e contrarie al ritorno alla leva obbligatoria.
Leva obbligatoria per 6 mesi, la proposta della Lega
Nella legislatura in corso, la XIXesima, la proposta più recente per l'arruolamento per legge è quella presentata alla Camera il 15 maggio del 2024, a firma del deputato Eugenio Zoffili della Lega ("Istituzione del servizio militare e civile universale territoriale e delega al Governo per la sua disciplina"). Il progetto di legge del fedelissimo di Salvini punta a reintrodurre la leva universale -sei mesi obbligatori per ragazzi e ragazze- dando seguito a quanto preannunciato dallo stesso Matteo Salvini al raduno degli Alpini di Vicenza, lo scorso 12 maggio. Il leader della Lega, ospite delle penne nere, aveva parlato della necessità di ripristinare il servizio militare, definito "una grande forma di educazione civica da impartire ai ragazzi". Il testo è stato depositato alla Camera e sta proseguendo il suo iter per l'assegnazione alle commissioni parlamentari competenti per materia.
Due sono le opzioni previste nella pdl, che viene 'depositata' in questi giorni a Montecitorio: "Formazione militare o impiego di tipo civile, che coinvolga per sei mesi tutti i cittadini italiani tra i 18 e i 26 anni di età". La Lega, nel testo, chiede che i sei mesi della nuova leva siano poi svolti 'esclusivamente sul territorio nazionale e nella propria regione di residenza o domicilio, con priorità alla propria provincia, salvo espressa richiesta del cittadino ad essere impiegato in altri ambiti territoriali nazionali e previa disponibilità e autorizzazione dell’Autorità preposta".
A ridosso della uscita leghista non mancò una sottolineatura proprio del ministro Crosetto ("Le forze armate non possono essere pensate come un luogo per educare i giovani, cosa che deve essere fatta dalla famiglia e dalla scuola"), che bocciò di fatto la proposta di Salvini, con argomenti che poi furono ripetuti anche dal presidente del Senato, Ignazio La Russa, pronto a ribadire la contrarietà a un servizio militare obbligatorio.
Le altre proposte
Dal Consiglio regionale Friuli-Venezia Giulia è invece arrivata in Senato un ddl per l''Istituzione del servizio civile o militare obbligatorio', un testo presentato lo scorso marzo e non ancora assegnato in Commissione, articolato sulla falsariga della proposta di Zoffili. Tornando alla Camera, sul tema di un ritorno al servizio militare -ma di tipo volontario- si trova in fase di assegnazione la proposta firmata dal meloniano Edmondo Cirielli. Un testo di 'delega al Governo per l'istituzione di un Servizio nazionale militare di volontari per la mobilitazione'.
Si tratta nello specifico dell'"istituzione e il funzionamento di un Servizio nazionale militare di volontari per la mobilitazione (SNM), con il compito prioritario della difesa della Patria, sancito dall’articolo 52 della Costituzione", come si legge nell'art.1. Un sistema che quindi resta in linea con la volontarietà dell'adesione al servizio, aperto ai cittadini che "intendono concorrere alla difesa delle istituzioni, della collettività e dei beni della Patria, nel territorio nazionale e all’estero", viene spiegato nel testo di Cirielli.
I riservisti
Iniziativa quest'ultima che ne richiama un'altra sulla 'riserva militare', depositata dal presidente della Commissione Difesa della Camera, Nino Minardo, a febbraio scorso. Una sorta di bacino di riservisti, da costituire sul modello israeliano. Una forza da mobilitare rapidamente in caso di grave minaccia per la sicurezza del Paese o di stato d’emergenza.
Un mini-esercito supplementare che, secondo la proposta, potrebbe essere mobilitato dal governo sia in tempo di conflitto o di grave crisi suscettibili di ripercuotersi sulla sicurezza dello Stato, sia per la difesa dei confini nazionali, sia in caso di dichiarazione dello stato di emergenza di rilievo nazionale da parte del Consiglio dei ministri. Anche in questo caso non mancarono le polemiche, visto che la catena di comando dei riservisti portava direttamente a Palazzo Chigi, prevedendo un via libera delle Camere al suo impiego in tempi brevi.
Succede a Mereu che lascia l'incarico dopo 16 anni... 
"La nascita della Fondazione Ig-Ibd è veramente un'evoluzione della società scientifica che negli anni ha registrato" traguardi "straordinari in termini di risultati scientifici, ma anche educazionali. Abbiamo già posto le basi per almeno 4-5 studi scientifici di ampio respiro". Così Ambrogio Orlando, coordinatore del comitato scientifico Ig-Ibd, intervenendo oggi all'apertura del XVI Congresso nazionale della società scientifica che riunisce a Riccione gli esperti in malattie infiammatorie croniche intestinali (Mici).
La nascita nella Fondazione, nell'edizione 2025 del convegno, avviene a 20 anni dalla nascita della società scientifica Ig-Ibd. "Credo che sia veramente un grandissimo coronamento - osserva Orlando - di questi 20 anni di attività che hanno portato questa società a essere una delle più importanti sulle malattie infiammatorie coniche intestinali in Europa e tra le migliori nel mondo". L'obiettivo della Fondazione è di "realizzare degli studi osservazionali", ma c'è "l'ambizione di poter realizzare anche degli studi controllati, nel tempo, sulle malattie infiammatorie coniche intestinali grazie alla possibilità che la Fondazione ha di ricevere finanziamenti da parte delle aziende, ma anche da altre strutture".

"Il congresso nazionale della società scientifica Ig-Ibd è l'occasione annuale per affrontare diversi temi di innovazione per quanto riguarda le terapie, ma anche in senso più largo sulla gestione, le innovazioni tecnologiche relative alla diagnosi, al monitoraggio delle malattie infiammatorie croniche intestinali (Mici) che in Italia si stima interessino circa 250mila persone. Non abbiamo ancora strumenti che possano in maniera efficace prevenire lo sviluppo di queste malattie, ma stiamo facendo dei passi avanti. Sappiamo però i fattori su cui agire: aspetti nutrizionali, la diagnosi precoce". Lo ha detto Massimo Claudio Fantini, segretario generale Ig Ibd, professore ordinario di Gastroenterologia dell'università degli Studi di Cagliari, aprendo oggi il XVI Congresso Ig-Ibd, l'appuntamento che riunisce a Riccione oltre mille specialisti impegnati nella ricerca, nella divulgazione e nella formazione sulle Mici.
"Sappiamo che queste malattie sono purtroppo affette da un ritardo diagnostico rilevante - spiega Fantini - meno rilevante nella colite ulcerosa, ma assai di più nella malattia di Crohn". Questo compromette non solo "la gestione processo infiammatorio, ma anche delle complicanze che la mancata di diagnosi precoce può produrre nei pazienti". Questo congresso, conclude il segretario Ig-Ibd, "punta anche molto sui giovani clinici. I giovani sono la fondamentale risorsa del futuro nella gestione dei pazienti affetti da queste patologie. E' importante la loro formazione".

"Oggi possiamo delineare lo stato dell’arte della professione infermieristica e delle innovazioni che si stanno affacciando in questo periodo". Lo ha detto Elena Fanton, dirigente della direzione Risorse umane del Sistema sanitario regionale del Veneto, intervenendo al panel 'Un nuovo sistema sanitario. La riforma in cammino' del Forum Risk Management di Arezzo. Illustrando il percorso del nuovo piano strategico per l’introduzione dell’assistente infermiere, Fanton ha spiegato che si tratta di "un documento nato dal lavoro condiviso di ministero della Salute, Regioni, Agenas, Fnopi, Sidmi e Conferenza delle lauree delle professioni sanitarie", con l’obiettivo di accompagnare la figura "in modo coerente, sicuro e uniforme" nelle strutture sanitarie e sociosanitarie. Al centro del piano ci sono "la definizione degli standard formativi che il Dpcm 28 febbraio 2025 non dettaglia completamente" e "la calibrazione dell’impatto nei setting assistenziali", per garantire qualità e sicurezza. Il documento contiene allegati su corsi, tirocinio, esame di qualifica, definizione del fabbisogno formativo e introduzione guidata, con una regia regionale nelle prime fasi applicative.
Nel corso del panel è stato ricordato che la Commissione Salute della Conferenza delle Regioni e delle Province autonome ha approvato il piano strategico nella seduta del 26 novembre 2025, trasmettendolo oggi alla Conferenza unificata Stato–Regioni per il prosieguo dell’iter istituzionale. Fanton ha sottolineato che il lavoro "ha preso forma nell’arco di pochi mesi" grazie alla condivisione dell’urgenza e all’impegno dei soggetti coinvolti, con l’obiettivo di rendere operative le linee applicative "nel prossimo biennio".
Specialisti dell'Arma a caccia di oggetti e tracce biologiche... 
"L’Aquila per noi rappresenta un investimento molto importante perché significa inserire competenze tecnologiche sull'innovazione, sull'intelligenza artificiale che riteniamo fondamentali per la crescita e lo sviluppo dell'azienda e dall'altra parte dare un'opportunità a un territorio che purtroppo ha vissuto un passato non troppo felice. Si tratta di offrire un'opportunità di supporto alla rinascita, alla crescita che già il Comune di L'Aquila sta sviluppando egregiamente". È quanto affermato da Roberto Saracino, Cto Italy Brightstar, in occasione della convention organizzata da Cto Italy e svoltasi a Roma, dal titolo ‘La Ripartenza’. Si è parlato anche dell’impegno di Brightstar per il territorio e di come L’Aquila stia vivendo la propria ripartenza: una città che, dopo essere stata duramente colpita dal terremoto del 2009, oggi guarda al futuro con fiducia, grazie a investimenti e progetti che creano valore e opportunità.
“Questo per noi è un momento molto importante prosegue Saracino - Abbiamo vinto per nove anni la concessione del Lotto, siamo partiti nuovamente con un'offerta sull'online e Sed, che è un operatore telefonico, ha iniziato ad offrire le proprie soluzioni anche fuori dal perimetro captive”.
“Il datacenter è fondamentale per le opportunità di sviluppo e le opportunità anche di innovazione tecnologica. Noi dobbiamo rispettare delle specificità della regolamentazione delle lotterie, in modo particolare per il lotto di gratta e vinci, che impongono un elevato livello di affidabilità e di continuità di servizio. Per fare questo quindi abbiamo investito in un'evoluzione dei nostri datacenter e oggi parliamo di datacenter tier 4, il più alto livello dal punto di vista standard di qualità del servizio” conclude.

A Roma sono accaduti indubbiamente ''episodi gravi'', come lo stupro di Tor Tre Teste, ma allo stesso tempo le forze dell'ordine, che ''lavorano quotidianamente per assicurare la sicurezza nella nostra città'' hanno portato a termine ''importanti risultati e grandi operazioni di polizia'' e sono riuscite a dare una risposta, con l'arresto dei colpevoli, ai fatti più allarmanti. Ne è convinto il prefetto di Roma, Lamberto Giannini, che in un'intervista esclusiva all'Adnkronos scatta una foto puntuale sulla situazione della sicurezza nella Capitale.
La violenza nel parco di cui è stata vittima una ragazza di 18 anni, sottolinea Giannini, ''non era stata comunicata proprio perché era assolutamente necessario portare avanti le indagini nella massima riservatezza''. ''Si è trattato di un fatto troppo grave che meritava subito una risposta - precisa -. Gli investigatori della polizia hanno lavorato giorno e notte fino alla prima conclusione delle indagini, che hanno portato ad arrestare tre persone. Ringrazio la procura di Roma che ha condotto queste indagini con la consueta professionalità per arrivare al risultato''.
I numeri della Capitale
''In una città grande come Roma è normale che avvengano tantissimi fatti, a volte anche negativi purtroppo, ma non credo che le statistiche sui reati che si basano sulle persone residenti siano un criterio adeguato a restituire la reale situazione della sicurezza - chiarisce il prefetto - dobbiamo sempre considerare che solo alla stazione Termini arrivano oltre 800mila persone al giorno, tenere conto che ci sono i dati sulle presenze degli stranieri e che in quest'anno di Giubileo già oltre 30 milioni di persone hanno attraversato le porte sante''.
''Tutto questo per dire che il calcolo che viene fatto su Roma, molto probabilmente, potrebbe essere fatto ragionevolmente aggiungendo 1,5/2 milioni di persone in più al giorno - dice ancora - Questi numeri darebbero chiaramente una dimensione completamente diversa. Con questo non voglio dire che non ci sia la percezione di insicurezza ma che, accanto ai fatti negativi che avvengono, è importante dare il giusto risalto alle attività delle nostre forze dell'ordine e alla magistratura: cosa che potrebbe contribuire a ridare un po' più di serenità al cittadino''. Solo nell'ultima settimana nella Capitale diverse operazioni hanno inferto duri colpi alla criminalità romana. ''Voglio ringraziare veramente di cuore il Questore e le donne e gli uomini della polizia, i comandanti provinciali dell'Arma dei Carabinieri e della Guardia di finanza con i loro militari perché sono state messe in sequenza delle operazioni che io ritengo molto importanti per la sicurezza della città'', dice Giannini.
''Ci sono alcune attività che io chiamo sistemiche perché affrontano dei fenomeni particolari - spiega -. Da questo punto di vista è importantissima l'operazione dei carabinieri che si è conclusa lunedì scorso e che ha portato all'arresto di ben 18 persone. Sono stati ricostruiti 47 episodi delittuosi di quelli che creano un grande allarme sociale, come le rapine nelle ville o nelle abitazioni, fatti efferati durante i quali le persone venivano minacciate con armi, martelli o piedi di porco''. Si è trattato di un'indagine lunga e complessa perché gli arrestati erano ''di etnia rom e di provenienza balcanica, in particolare dell'area di Roma Via dei Gordiani - prosegue -. Le attività d'indagine sono state pianificate per mesi per riuscire ad arrivare alle prove e penso che questo tipo di operazioni possano dare un contributo importante per l'elevazione della sicurezza''.
La lotta alla droga
Quanto alla droga e al narcotraffico il prefetto di Roma sottolinea che ''si tratta di una grande piaga di questa città e non mi stancherò mai di dire che serve un'attività costante alle forze di polizia, ma serve anche una vera riprovazione sociale per questo fenomeno, perché purtroppo a Roma la domanda di stupefacente, in particolare cocaina, è altissima''. Proprio nell'ambito del contrasto al narcotraffico, tiene a sottolineare Giannini, ''la polizia martedì scorso ha eseguito 15 misure cautelari, disarticolando un'associazione a delinquere che operava sul litorale di Anzio e Nettuno, una zona dove si sono registrate infiltrazioni della criminalità organizzata e dove questi fenomeni vanno contrastati con assoluto rigore. Sono state arrestate 15 persone ed è stata già ritrovata una pistola, oltre allo stupefacente sequestrato''.
Un altro duro colpo al traffico di droga è stato sferrato oggi dalla Guardia di Finanza. ''L'operazione contro un'organizzazione che utilizzava piattaforme di messaggistica criptata per il traffico di stupefacenti in Europa e in Italia è durata mesi. Il gruppo - aggiunge il prefetto di Roma- sfruttava la complicità di concessionari di veicoli che venivano preparati con doppi fondi. Sono stati sottoposti a sequestro 130 chili di cocaina e alcuni arrestati sono stati catturati in flagranza proprio mentre consegnavano lo stupefacente''.
Il controllo del territorio
Ma oltre alle grandi indagini, Giannini ritiene ''doveroso sottolineare che l'attività di controllo del territorio viene fatta con grande impegno'' e poi ci sono i blitz per ''riportare il decoro e la legalità nella città. Attività che vengono pianificate in modo puntale nel corso dei comitati provinciali per l'ordine e la sicurezza pubblica in prefettura''.
Il prefetto ricorda poi ''la polizia locale e i vigili del fuoco'' che ''non smetterò mai di ringraziare per il lavoro che fanno'' e credo che ''tutta la città dovrebbe essere loro grata per questo''. ''Oggi poi per Roma è una giornata particolare perché si commemora la tragedia di via Ventotene, dove nel 2001 morirono otto persone, tra cui quattro vigili del fuoco'', continua. ''I Vigili del fuoco sono un perno della nostra sicurezza - conclude - pensiamo solo a quello che stanno facendo alla Torre de' Conti. I lavori, che grazie alla celerità della procura, siamo riusciti ad autorizzare in tempi brevissimi, tant'è che sono già partiti, richiedono delle competenze particolarissime, direi acrobatiche e di assoluta avanguardia tecnologica, perché i vigili del fuoco devono calarsi dall'alto e stare all'esterno per mettere in sicurezza la torre''. (di Giorgia Sodaro)
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