(Adnkronos) - L’impronta 33 non è di Andrea Sempio e “non è utile per i confronti dattiloscopici”. La traccia è stata prodotta da un palmo “in movimento, sudato, magari sporco, ma non insanguinato” ed è stata lasciata a una distanza dalla porta a libro di 114 centimetri e a un’altezza dal secondo gradino (tra i 135 e i 156 centimetri) “facilmente raggiungibile per chiunque impegnasse la scala, curva, ripida, priva di corrimano ma soprattutto di appoggio a sinistra nel primo tratto” che si apre quasi sul vuoto. Sono le conclusioni della consulenza tecnica del dattiloscopista Calogero Biondi e del criminalista Dario Redaelli, consulenti della famiglia di Chiara Poggi uccisa a Garlasco il 13 agosto 2007.
La relazione, in possesso dell’Adnkronos, contrasta con i risultati degli esperti (Giampaolo Iuliano e Nicola Caprioli) incaricati dalla Procura di Pavia. Per loro l’impronta della mano destra lasciata sulla parete delle scale, poco distante da dove è stato trovato il corpo senza vita della ventiseienne, è di Sempio, indagato per l’omicidio in concorso (con ignoti o Alberto Stasi condannato in via definitiva a 16 anni di carcere). Una diversità di opinioni che, salvo mosse della difesa di Sempio che può direttamente rivolgersi al giudice per le indagini preliminari, non verrà risolta nell’incidente probatorio: la Procura ha respinto la richiesta formulata dalla parte offesa e così sull’impronta diventata centrale nell’attuale indagine si prospetta un acceso scontro tra esperti.
Nel parere di 22 pagine, i consulenti dei Poggi criticano il metodo usato dai ‘colleghi’ - ossia l’essere partiti dall’impronta del sospettato e non dal reperto - e sottolineano come “nel frammento in esame non c'è sufficiente nitidezza, non c'è distinzione tra cresta papillare e solco. Tra le 15 minuzie segnate solo 7/8 hanno caratteristiche qualitative appena sufficienti per essere confrontabili” si legge. Inoltre, “nella parte alta della traccia 33 è presente una minuzia non evidenziata dai consulenti tecnici (della procura, ndr) e non presente sulla palmare assunta all'indagato”. Per Redaelli e Biondi “le corrispondenze appena visibili si fermano a 7, non c'è niente di nitido, qualcosa è stato segnato dove non è presente la minuzia o in una posizione non corrispondente”.
Leggi tutto: Caso Garlasco, consulenza Poggi: "Impronta 33 inutilizzabile, non è nitida"
(Adnkronos) - L’impronta 33 non è di Andrea Sempio e “non è utile per i confronti dattiloscopici” (FOTO). La traccia è stata prodotta da un palmo “in movimento, sudato, magari sporco, ma non insanguinato” ed è stata lasciata a una distanza dalla porta a libro di 114 centimetri e a un’altezza dal secondo gradino (tra i 135 e i 156 centimetri) “facilmente raggiungibile per chiunque impegnasse la scala, curva, ripida, priva di corrimano ma soprattutto di appoggio a sinistra nel primo tratto” che si apre quasi sul vuoto. Sono le conclusioni della consulenza tecnica del dattiloscopista Calogero Biondi e del criminalista Dario Redaelli, consulenti della famiglia di Chiara Poggi uccisa a Garlasco il 13 agosto 2007.
La relazione, in possesso dell’Adnkronos, contrasta con i risultati degli esperti (Giampaolo Iuliano e Nicola Caprioli) incaricati dalla Procura di Pavia. Per loro l’impronta della mano destra lasciata sulla parete delle scale, poco distante da dove è stato trovato il corpo senza vita della ventiseienne, è di Sempio, indagato per l’omicidio in concorso (con ignoti o Alberto Stasi condannato in via definitiva a 16 anni di carcere). Una diversità di opinioni che, salvo mosse della difesa di Sempio che può direttamente rivolgersi al giudice per le indagini preliminari, non verrà risolta nell’incidente probatorio: la Procura ha respinto la richiesta formulata dalla parte offesa e così sull’impronta diventata centrale nell’attuale indagine si prospetta un acceso scontro tra esperti.
Nel parere di 22 pagine, i consulenti dei Poggi criticano il metodo usato dai ‘colleghi’ - ossia l’essere partiti dall’impronta del sospettato e non dal reperto - e sottolineano come “nel frammento in esame non c'è sufficiente nitidezza, non c'è distinzione tra cresta papillare e solco. Tra le 15 minuzie segnate solo 7/8 hanno caratteristiche qualitative appena sufficienti per essere confrontabili” si legge. Inoltre, “nella parte alta della traccia 33 è presente una minuzia non evidenziata dai consulenti tecnici (della procura, ndr) e non presente sulla palmare assunta all'indagato”. Per Redaelli e Biondi “le corrispondenze appena visibili si fermano a 7, non c'è niente di nitido, qualcosa è stato segnato dove non è presente la minuzia o in una posizione non corrispondente”.
E ancora: “L'errore più grave - scrivono Biondi e Redaelli nella consulenza - è considerare minuzie i punti 6-7-8-9 appena visibili sul frammento e dovuti ad una pieghetta cutanea sul palmo del Sempio. Se avessero considerato minuzie tutte quelle dovute a pieghe presenti sulla palmare assunta con l'inchiostro, non essendo presenti sul frammento evidenziato con la ninidrina, avrebbero dovuto dire che il frammento non è stato lasciato da Sempio”. In conclusione, “il frammento d'impronta numero 33 non è utile per i confronti dattiloscopici, la dimostrazione prodotta non supera questo giudizio e pertanto giuridicamente non può essere attribuito”.
L’impronta 33, rilevata dal Ris di Parma subito dopo il delitto di quasi 18 anni fa, è una delle 12 tracce trovate sulle scale (una attribuita al fratello della vittima e un’altra a un carabiniere) su cui furono subito eseguiti i rilievi dattiloscopici. Quella impronta come altre 10 delle 12 trattate con ninidrina (la sostanza che conferisce il colore rossastro, ndr) già allora non fu ritenuta utile per i confronti e l’intonato grattato dalla parete in corrispondenza di quel palmo destro sottoposto a Obti test diede invece esito negativo, escludendo quindi la presenza di sangue. L’esame delle fotografie dell’epoca - prima che fosse utilizzato lo spray a base di ninidrina - “sembra non lasciare dubbi circa l’assenza, nel punto di esaltazione dell’impronta 33, di eventuali tracce di origine ematica”.
Le caratteristiche della traccia prima del trattamento “appaiono quelle di un appoggio veloce” scrivono i consulenti della famiglia di Chiara Poggi. “Appare evidente che la traccia 33 fosse già presente sulla bianca parete destra della scala ed avesse le caratteristiche di un appoggio, come visto in un punto agevolmente raggiungibile, prodotto da un palmo in movimento, sudato, magari sporco, ma non insanguinato. Inutile sottolineare quanto sarebbe stata più utile una tamponatura al fine di ricercare tracce genetiche che non il trattamento con ninidrina effettuato dagli operanti”.
(Adnkronos) - E' stato firmato il protocollo sulle emergenze climatiche estreme al ministero del Lavoro. Alla riunione, presieduta dalla ministra Marina Calderone, erano presenti Cgil, Cisl, Uil e Ugl per i sindacati, Confindustria, Ance, Alleanza cooperative, Confartigianato, Cna, Confagricoltura, Coldiretti, Cia e Casartigiani per le associazioni datoriali. Lo si apprende da fonti sindacali.
Per il ministro Calderone "con la sottoscrizione del protocollo caldo al ministero del Lavoro, le parti sociali hanno dato una risposta importante ai lavoratori e alle imprese in un momento certamente eccezionale. Le nostre priorità sono la salute e la sicurezza durante lo svolgimento delle attività lavorative, in particolare quelle che devono necessariamente essere svolte all'aperto".
"È un protocollo che potrà aprirsi a ulteriori adesioni, - sottolinea il ministro- ulteriori condivisioni che promuove le buone pratiche al fine di scongiurare gli infortuni, come anche eventi e condizioni di malessere connessi a questo clima estremo. L'obiettivo è coniugare la prosecuzione delle attività lavorative con la garanzia di condizioni di salubrità e sicurezza degli ambienti di lavoro e delle modalità con cui si lavora".
"Questo protocollo intende valorizzare le iniziative contrattuali assunte in sede nazionale di categoria, territorio o azienda e vuole essere un punto di riferimento per gli eventuali provvedimenti adottati dalle amministrazioni locali. Il lavoro non finisce certamente qui perché questo protocollo sarà recepito in un decreto ministeriale che adotterò nei prossimi giorni" conclude Calderone.
Obiettivo del protocollo è coniugare la prosecuzione delle attività produttive con la garanzia di condizioni di sicurezza degli ambienti di lavoro, afferma Cna, sottolineando il riconoscimento del ruolo fondamentale delle parti sociali nel definire buone prassi e misure di prevenzione.
Il Protocollo prevede la possibilità di costituire a livello settoriale o territoriale specifici gruppi di lavoro anche con il coinvolgimento delle autorità sanitarie locali e delle altre istituzioni coinvolte nella gestione delle emergenze climatiche.
Cna e le altre parti sociali hanno chiesto al Ministero di recepire formalmente il protocollo quadro, - si legge in una nota di Cna - con l’impegno di supportarne l’efficacia, al fine di consentire l’automatico ricorso agli ammortizzatori sociali in tutte le ipotesi di riduzione o sospensione dell’orario di lavoro, anche in caso di lavoro stagionale, scomputandoli dai periodi massimi previsti dalla disciplina in materia; assicurare alle imprese le tutele contro tutte le eventuali responsabilità, come, ad esempio, quelle connesse con il ritardo della consegna dei lavori legato agli eventi climatici estremi qui considerati.
L’accordo sulla tutela degli addetti impegnati nelle operazioni di raccolta conferma l’attenzione posta dai datori di lavoro agricoli alla più importante risorsa di cui dispongono, i propri lavoratori, e va ora completato con la garanzia della cassa integrazione in caso di eventi climatici estremi anche per i lavoratori stagionali, afferma la Coldiretti.
Una misura necessaria per garantire la sicurezza del quasi mezzo milione di lavoratori che durante l’estate assicurano la raccolta di frutta, verdura, grano e tutte le produzioni agricole per il rifornimento quotidiano degli scaffali dei punti vendita lungo la Penisola. Un’attività messa a rischio dalle temperature record degli ultimi giorni.
"Viene confermato – spiega Magrini - l’impegno assunto di promuovere a livello contrattuale territoriale intese ed accordi (in parte già raggiunti anche in anni precedenti) per una diversa articolazione dell’orario di lavoro in caso di eventi estremi che, unitamente alle misure previste dal Governo in materia di ammortizzatori sociali in deroga, consentiranno, in un quadro di piene tutele per la salute dei lavoratori, di poter garantire continuità alle attività aziendali”. Un esempio è lo spostamento di alcune attività di raccolta nelle ore notturne o all’alba.
Nel protocollo sono stati inoltre previsti criteri di premialità per le imprese che ottempereranno alle intese ed accordi contrattuali raggiunti a livello territoriale, premialità che verrà riconosciuta dall’Inail in relazione agli esistenti strumenti di incentivazione in materia di salute e sicurezza sul lavoro (vedi Ot23 per la generalità delle imprese) o a quelli di nuova introduzione riservati alle imprese agricole.
Il Piemonte allarga ai rider le misure previste dall’ordinanza anti-caldo che regola le condizioni di lavoro in situazioni di esposizione diretta e prolungata al sole. Ricompresi anche i lavoratori dei settori delle cave e della logistica. “Un anno fa siamo stati la prima Regione in Italia ad adottare un’ordinanza per regolare le attività in caso di esposizione al sole e alte temperature e oggi siamo i primi ad allargare l’ambito di applicazione a chi svolge consegne in città in bici o in scooter – sottolinea il presidente della Regione, Alberto Cirio – e’ evidente che si tratta di un lavoro che per sua natura è svolto principalmente nell’orario dei pasti, e per il pranzo quindi in ore molto calde, ed è per questa ragione che all’ordinanza sono affiancate le indicazioni operative, predisposte dall’Ufficio prevenzione della Regione Piemonte, per svolgere il lavoro in sicurezza, adottando misure di riduzione del rischio”. “Ad esempio - spiega Cirio - si suggerisce la fornitura, da parte dei datori di lavoro, di ‘strumenti’ di protezione dal caldo quali le bottigliette di acqua e sali minerali, l’uso di abbigliamento adeguato, turni e pause all’ombra. Si tratta di un gesto di civiltà e rispetto per le persone – conclude Cirio - anche perché nella maggior parte dei casi parliamo di piattaforme multinazionali che guadagnano risorse importanti, ma non sempre hanno dimostrato di dare le giuste attenzioni e tutele ai lavoratori”.
Leggi tutto: Caldo, firmato protocollo lavoro: "Priorità a salute e sicurezza"
(Adnkronos) - L'impronta 33 sulle scale della villetta di via Pascoli a Garlasco in cui venne trovata morta Chiara Poggi non sarebbe attribuibile ad Andrea Sempio e sarebbe "estranea alla dinamica omicidiaria" secondo i consulenti della difesa della famiglia della vittima.
"Alla luce del comunicato stampa diffuso dalla procura di Pavia il 21 maggio scorso in merito all'attribuzione ad Andrea Sempio dell'impronta palmare numero 33, posta all'altezza del terzo gradino della scala 'ove è stato rinvenuto il cadavere di Chiara Poggi' e della precedente propalazione della notizia da parte del Tg1 mediante immagini quantomai suggestive, la famiglia Poggi ha provveduto a richiedere ai propri consulenti un apposito approfondimento tecnico, previa acquisizione della consulenza dattiloscopica del pubblico ministero", fanno sapere in una nota i legali della famiglia Poggi, Gian Luigi Tizzoni e Francesco Compagna, riferendo che "le conclusioni formulate depongono per la sicura estraneità dell'impronta alla dinamica omicidiaria, oltre che per la non attribuibilità della stessa ad Andrea Sempio".
Leggi tutto: Garlasco, consulenti famiglia Poggi: "Impronta 33 non è di Sempio"
(Adnkronos) - Sotto il camice bianco una doppia anima: quella di medico e quella di ingegnere. A Milano si è concluso il primo ciclo di MedTec School, il corso di laurea internazionale in Medicina e Chirurgia e in Ingegneria Biomedica di Humanitas University e Politecnico di Milano, che integra e potenzia le competenze del medico con quelle tipiche dell'ingegnere. Si tratta del primo corso di studi di questo genere nato in Italia e in Europa, spiegano i due atenei. E oggi sono stati proclamati i primi 10 laureati della sessione estiva che conta complessivamente 37 laureandi. In tutto saranno 42 gli studenti che nell'arco del 2025 concluderanno il percorso di 6 anni. I neolaureati e neolaureate che oggi hanno recitato il giuramento di Ippocrate nell'Aula Magna del Campus di Pieve Emanuele, alle porte del capoluogo lombardo, sono dunque i primi medici europei con un doppio titolo: medici-ingegneri, Laurea magistrale a ciclo unico di Medicina e Chirurgia rilasciata da Humanitas University, e Laurea in Ingegneria Biomedica rilasciata dal Politecnico di Milano. Mentre è già all'orizzonte l'avvio da parte dei due atenei anche del nuovo dottorato internazionale Prime: PhD in Personalized caRe and Innovation in Medicine and Engineering.
La proclamazione dei laureati medici-ingeneri si è svolta alla presenza del Rettore di Humanitas University, Luigi Maria Terracciano e della Rettrice del Politecnico di Milano, Donatella Sciuto. "L'obiettivo che ci siamo dati - spiega Terracciano - è di formare i medici con competenze integrate capaci di migliorare l’efficienza e la qualità delle cure attraverso soluzioni innovative, dalla meccatronica all’intelligenza artificiale. Professionisti capaci di guidare l'evoluzione tecnologica preservando lo sguardo umano e la relazione con il paziente, che è alla base di ogni percorso terapeutico". Il rettore di Humanitas University evidenzia la necessità di "una formazione universitaria sempre più all'insegna della contaminazione di saperi per rispondere alle sfide della medicina di precisione. MedTec è stato il primo progetto di questo tipo in Italia e oggi si conferma modello ispiratore per altri atenei che stanno sviluppando iniziative analoghe, contribuendo alla diffusione di un approccio formativo interdisciplinare su scala nazionale".
La convergenza tra Medicina e Ingegneria "rappresenta un importante fattore di sviluppo economico e sociale a livello globale - fa notare Sciuto - In Italia, Milano e la Lombardia sono considerate delle eccellenze su entrambi i fronti. Questo corso di laurea è un unicum perché esprime la combinazione di intenti e competenze, di visione e abilità, che sono fondamentali per confrontarsi con le principali realtà europee. È quindi importante che questi neolaureati rimangano risorse al servizio del Paese e che il programma MedTec continui ad attrarre talenti dall'estero interessati alla nostra capacità di innovare la formazione e di puntare sul capitale umano, vera chiave di volta in un contesto di evoluzione tecnologica senza precedenti".
Nato nel 2019 come percorso innovativo, MedTec School - coordinato da Maria Laura Costantino, docente di Ingegneria biomedica del Politecnico di Milano e da Maurizio Cecconi, docente di Anestesiologia e Terapia Intensiva di Humanitas University - conta ad oggi 389 iscritti, il 58% sono donne. Gli studenti stranieri rappresentano il 17% del totale, con molti provenienti da Francia, Grecia e Turchia. Ogni anno, il corso in lingua inglese mette a disposizione 100 posti, 80 per studenti provenienti dall'Unione Europea e 20 non-Ue. Si accede tramite test di ingresso online. Al termine del percorso di studi, i laureati potranno proseguire secondo la loro vocazione: nella pratica medica frequentando le scuole di specializzazione, nella ricerca medica e ingegneristica con PhD tecnici o direttamente nell'industria.
Medicina di precisione, terapie geniche, intelligenza artificiale, neuro-robotica e Big Data: sono alcuni dei temi con cui i medici si trovano a confrontarsi quotidianamente, che devono saper gestire in maniera consapevole per il bene del paziente e con un complesso di competenze sempre più trasversali. Il legame fra la formazione medica e quella ingegneristica si dipana lungo il percorso formativo di MedTec, con periodi di studi alternati fra Humanitas University e Politecnico. Nei primi tre anni di corso la frequenza delle lezioni è prevista a semestri alternati nelle due sedi, mentre nei successivi tre anni prevede corsi e moduli tenuti da docenti del Politecnico presso Humanitas University. Si garantisce così, spiegano dai due atenei, una piena integrazione delle competenze ingegneristiche nel percorso formativo clinico, anche grazie al co-teaching e al co-tutoring da parte di docenti del Politecnico in alcuni corsi e attività professionalizzanti tipiche della preparazione del medico. Per dare un'idea del mix di competenze, oltre ai corsi di base di Ingegneria, vengono citati gli insegnamenti di Automation and Mechatronics, Computer Science, Patient Specific Modelling and Technologies for Artificial Organs.
Si punta, evidenziano i promotori del corso, su un approccio didattico che stimola il problem solving e la discussione di casi clinici secondo modalità interattive. Per la formazione sul campo, gli studenti hanno a disposizione l'avanzato Simulation Center, con 3.000 metri quadrati dedicati alla simulazione clinica e laboratori pratici di anatomia, catalogo virtuale in 3D e simulatori VR. E' questo "l'unico centro in Italia a possedere la Full Accreditation di Sesam (Società europea di simulazione in medicina) - si legge in una nota - che certifica l'eccellenza della formazione medica basata sulla simulazione.
In occasione della chiusura del primo ciclo MedTec, poi Humanitas University e Politecnico di Milano annunciano il lancio del dottorato Prime, percorso di dottorato internazionale e interdisciplinare che "forma ricercatori capaci di sviluppare soluzioni innovative per la Medicina personalizzata". Il programma, sotto la guida del Maurizio Cecconi di Humanitas University, affiancato da Andrea Aliverti per il Politecnico di Milano, unisce Ingegneria, Medicina, Biologia e Data Science, con due indirizzi: uno in modellizzazione computazionale e Ai, l'altro in tecnologie mediche. Il dottorato, interamente in inglese, offre progetti di ricerca con partner industriali e opportunità di mobilità internazionale.
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(Adnkronos) - La presentazione del position paper, 'Verso un nuovo modello di prevenzione vaccinale nell’anziano. Proposte operative per un modello fondato su evidenze, sostenibilità e capacità organizzativa', "frutto di una collaborazione ampia con la componente scientifica di HappyAgeing - Alleanza italiana per l’invecchiamento attivo, e con quella sociale, con il coinvolgimento dei sindacati dei pensionati, è stata l’occasione per un conforto utile anche a trovare la formula migliore di collaborazione tra medici di medicina generale e farmacisti, nel rispetto dei ruoli e delle competenze, ma con un unico obiettivo: aumentare le coperture vaccinali e proteggere la salute dei cittadini". Così Michele Conversano, presidente del Comitato tecnico scientifico di HappyAgeing, all’Adnkronos Salute commenta i contenuti dell’evento, che si è svolto, oggi a Roma, in occasione dell’Assise nazionale sulla Prevenzione delle malattie infettive nell’anziano presso l’Istituto Enciclopedia Italiana Treccani.
"Il documento - spiega Conversano - nasce da un percorso di lavoro che ha incluso 2 workshop realizzati in collaborazione con il Coordinamento interregionale della prevenzione (Cip), quindi con la partecipazione attiva di tutte le regioni italiane impegnate sui temi della prevenzione, in particolare quella vaccinale. Il position paper - chiarisce - affronta in modo sistematico le problematiche che oggi ci portano ad avere ancora basse coperture vaccinali negli adulti e negli anziani, nonostante oggi disponiamo di vaccini sicuri, efficaci e fondamentali. Parliamo del vaccino contro l’influenza, quello contro il Covid, il vaccino antipneumococcico, quello contro l’Herpes Zoster (il fuoco di Sant’Antonio), il richiamo decennale di Tetano e Pertosse – malattie che purtroppo ancora oggi causano morti tra gli anziani – e infine il nuovo vaccino contro il virus respiratorio sinciziale (Rsv). Nonostante la disponibilità di questi strumenti, le coperture sono ancora troppo basse e con forti disomogeneità tra una regione e l’altra".
Il documento di posizione ha identificato 3 aree critiche, che corrispondono ai 3 capitoli del documento, e "per ognuna abbiamo proposto soluzioni condivise - illustra l’esperto - Sull’aspetto economico-finanziario", l’auspicio è "considerare i vaccini un investimento. Dobbiamo smettere di considerare la vaccinazione come un costo - rimarca Conversano - Tutti gli studi internazionali ormai dimostrano che per ogni euro investito in vaccinazioni, ne recuperiamo da 19 a 35 in termini di costi sanitari evitati: ricoveri, cure, ospedalizzazioni. E questo senza nemmeno considerare i costi sociali indiretti: se un anziano si ammala, la figlia o il familiare deve assentarsi dal lavoro per assisterlo, e così via. La proposta concreta è di togliere la spesa per le vaccinazioni dal capitolo della spesa sanitaria corrente e spostarla tra gli investimenti. Una posizione condivisa anche dal ministero della Salute che hanno già proposto un’analoga soluzione per i farmaci innovativi oncologici".
Sull’aspetto scientifico, la proposta è di un aggiornamento continuo del calendario vaccinale. "Il Piano nazionale di prevenzione vaccinale 2023-2025 prevede un aggiornamento annuale del calendario per recepire tempestivamente le innovazioni scientifiche e tecnologiche Non possiamo permetterci di aspettare 3 anni per introdurre un nuovo vaccino quando la scienza ce lo mette a disposizione oggi", osserva il presidente del Cts di HappyAgeing. L’ultimo ambito d’intervento riguarda l’aspetto organizzativo, con il miglioramento dei modelli di offerta. "Questo è forse il nodo più critico - evidenzia Conversano - Anche i vaccini già disponibili nei nostri frigoriferi non sempre riusciamo a somministrarli come dovremmo. Ci sono regioni virtuose, come il Veneto, che grazie a modelli di chiamata attiva raggiungono coperture del 70% per vaccini come quello antipneumococcico o contro l’Herpes Zoster. In altre regioni, invece, siamo molto indietro".
In questo contesto diventa un’altra questione importante è quella dei luoghi e dei professionisti coinvolti nella vaccinazione. "Si è parlato molto, ad esempio, del ruolo delle farmacie - precisa - L’esperienza positiva della vaccinazione anti-Covid ha dimostrato che è una strada percorribile. In Lombardia e nelle Marche, per esempio, già oggi si sta sperimentando l’ampliamento dell’offerta vaccinale in farmacia anche per altri vaccini. Oggi, il dipartimento di Prevenzione - sottolinea l’esperto - conosce i nomi dei pazienti diabetici, ma per motivi di privacy non può chiamarli direttamente per invitarli a vaccinarsi. Il medico di medicina generale e le farmacie, invece, hanno un contatto diretto con questi pazienti. Potrebbe essere molto utile che il farmacista, oltre a consegnare il farmaco antidiabetico, potesse proporre anche la vaccinazione, considerato che i diabetici sono soggetti fragili e quindi particolarmente a rischio di complicanze infettive".
Il coinvolgimento attivo del farmacista "dipenderà dall’organizzazione regionale - riflette Conversano - Per esempio, nella Regione Marche si sta già sperimentando la somministrazione diretta in farmacia di vaccini come quello antipneumococcico e contro il fuoco di Sant’Antonio, oltre a quello contro il Covid. Io stesso ho partecipato alla formazione dei farmacisti coinvolti. L’importante non è tanto chi somministra il vaccino, ma che la vaccinazione venga fatta, in condizioni di sicurezza e appropriatezza. La regia - avverte - deve restare comunque in capo alla sanità pubblica. Non c’è alcuna contrapposizione tra medici di famiglia e farmacisti, anzi, è stato ribadito durante l’evento dai rappresentanti della Simg, Società italiana di medicina generale. La strada - conclude - è quella della collaborazione per il raggiungimento degli obiettivi di prevenzione".
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(Adnkronos) - La corte d’Assise di Milano, presieduta dalla giudice Antonella Bertoja, ha condannato a 27 anni Daniele Rezza per aver ucciso e rapinato Manuel Mastrapasqua la notte dell’11 ottobre scorso a Rozzano. La corte ha riconosciuto le aggravanti della minorata difesa e dei futili motivi, mentre ha fatto decadere quella del nesso teleologico tra la rapina e l’omicidio e le ha equiparate alle attenuanti generiche. La pena inflitta a Rezza, 19enne all’epoca dell’omicidio, è più alta della richiesta della procura (pm Letizia Mocciaro), pari a vent’anni di carcere, senza il riconoscimento di alcuna aggravante.
Manuel Mastrapasqua aveva 31 anni ed è stato rapinato di un paio di cuffie del valore di 14 euro da nuove e ucciso in strada a Rozzano, nel Milanese, con un coltello da cucina. L'aggressione, che gli inquirenti hanno collocato tra le 2.54 e le 2.56 della notte, è stata "tanto violenta quanto fulminea", ha evidenziato l'avvocato di parte civile. La lama del coltello ha trapassassato il polmone e il pericardio di Manuel, che venne portato in condizioni disperate all'ospedale Humanitas, dove morì meno di un'ora dopo, alle 3.49. Sul suo corpo non vennero rilevate ferite da difesa. "Era un bravo ragazzo, un ragazzo educato, che non rispondeva a nessuna provocazione. In caso di rapina non avrebbe mai reagito", ha detto l'avvocato, riportando le dichiarazioni dei familiari.
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