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(Adnkronos) - La presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha parlato oggi, mercoledì 1 ottobre, della Flotilla dal Palazzo Christiansborg, sede del Consiglio europeo informale di Copenaghen. "La cosa più importante è il sostegno europeo a un piano di pace sul quale c'è stata una adesione amplissima dai Paesi arabi a quelli europei. Aspettiamo la risposta di Hamas". "In questa fase, in un equilibrio estremamente delicato e di fronte a una possibilità che sarebbe storica, insistere in una iniziativa che ha margini di pericolosità e irresponsabilità, continuo a non capirlo". "Penso che dopo gli appelli che sono stati fatti dal presidente Mattarella e da altri leader europei, il rischio di una iniziativa che diceva di nascere per una questione umanitaria - e poi si è scoperto che era per forzare un blocco navale - assume dei contorni che sono incredibili". "Siamo in una fase nella quale tutti quanti dovrebbero capire che esercitare la responsabilità e attendere, mentre c'è un negoziato di pace, è forse la cosa più utile che si può fare per alleviare le sofferenze del popolo palestinese", ha rimarcato Meloni.
Quella di queste ore "è una fase nella quale tutti quanti dovrebbero capire che esercitare la responsabilità e attendere mentre c'è un negoziato di pace è forse la cosa più utile che si può fare per alleviare le sofferenze del popolo palestinese. Ma forse le sofferenze del popolo palestinese non erano la priorità...".
"Dobbiamo ragionare a sangue freddo, non bisogna rispondere alle provocazioni" della Russia "e bisogna attrezzarsi" ha detto Meloni, arrivando al Consiglio Ue informale di Copenaghen, dove i temi centrali saranno l'Ucraina e la sicurezza europea. Quello attuale continua a essere "uno scenario di provocazioni. Io ho già spiegato giorni perché ritengo che queste provocazioni aumentino". "Credo che da una parte ci sia un tentativo della Russia di impedire che i Paesi europei inviino altri sistemi di difesa antiaerea in Ucraina e dall'altra penso che Mosca abbia anche la necessità di non far notare che l'offensiva estiva è fallita" conclude.
Leggi tutto: Flotilla, Meloni: "Iniziativa pericolosa, non capisco l'insistenza"

(Adnkronos) - Dieci anni fa Mnemonica ha legato il proprio nome ad una promessa: conservare e ricordare. Nell’epoca della transizione dalla pellicola ai dati, la società ha scelto di costruire per il cinema e la serialità digitale una memoria nuova, più adatta alle esigenze contemporanee. L’obiettivo era garantire la migliore soluzione tecnica in termini di affidabilità e capacità, in grado di connettere tutti i passaggi del ciclo di vita di un’opera, troppo spesso frammentati. Oggi quella promessa si è concretizzata: in un panorama audiovisivo che viaggia a una velocità senza precedenti, Mnemonica è diventata un punto di riferimento unico per l’industria. E, in occasione del Mia-Mercato internazionale audiovisivo 2025 (Roma, 6-10 ottobre), Mnemonica presenterà Archive, la prima soluzione europea per la conservazione attiva dei contenuti audiovisivi
"L'idea che ha portato alla nascita di Mnemonica - dice all'Adnkronos/Labitalia Piero Costantini, ceo di Mnemonica - viene dalla mia esperienza diretta come filmmaker. Girando per case di produzione e laboratori di post-produzione, ho notato un problema crescente che molti sembravano ignorare: con il passaggio dalla pellicola al digitale, negli scantinati delle case di produzione si stavano accumulando hard disk con dati spesso identificati solo da un post-it. Si pensava infatti che bastasse comprare un hard disk per conservare un film per l'eternità. Purtroppo non è stato così. Non solo la quantità di dati prodotti in questi 20 anni ha raggiunto dimensioni preoccupanti, ma i supporti hanno una vita limitata: un hard disk dura in media sette anni, un nastro Lto circa 20-25 anni se conservato correttamente, ma richiede macchine compatibili che cambiano ogni due generazioni".
"Mnemonica - spiega - parola greca che significa 'l'arte di ricordare' nasce proprio per risolvere questo problema. Inizialmente, nel 2014, volevamo creare un'alternativa cloud per conservare i master originali e salvare la memoria storica e culturale. Ma ci siamo presto resi conto che per i produttori sarebbe stato un grande azzardo affidare il loro patrimonio digitale a una startup. Così abbiamo deciso di partire dalla gestione dei materiali semilavorati durante le produzioni in corso, contenuti inediti che richiedono la massima sicurezza. Mnemonica Production è diventata la piattaforma di riferimento nel mercato italiano e sta crescendo internazionalmente. Da Paolo Sorrentino ai fratelli D’Innocenzo, da Paola Cortellesi a Luca Guadagnino, tutti ormai hanno Mnemonica in tasca".
"Quest'anno - ricorda - completiamo la nostra missione originaria: lanciamo il primo sistema di archiviazione a lungo termine che non è solo un deposito passivo, ma uno strumento dinamico che permette ai produttori, agli aventi diritto, alle cineteche e agli archivi di implementare nuovi modelli di business basati sul controllo dei propri dati. È assurdo che il patrimonio digitale venga disperso o gestito ancora da terzi con prassi manuali. La nostra missione è rimettere nelle mani dei proprietari il loro patrimonio digitale per estrarne valore, creare nuove opportunità di business e preservarlo a tempo indeterminato. Per questo è nato Mnemonica Archive. Il punto d’arrivo è la creazione di un content hub, Netflix insegna, dove persone e media si incontrino facilmente e che, sulla base di queste interazioni, permetta al grande apparato di funzionare meglio".
"Mnemonica - sottolinea Piero Costantini - oltre a servire i produttori, ha saputo rispondere ad esigenze di mercato per le quali non era stata progettata. Il caso più eclatante è quello della Mostra del Cinema di Venezia che utilizza la nostra piattaforma per raccogliere gli screener di tutti i partecipanti e accoglie il team di programmazione, dal direttore Alberto Barbera in giù, che può così riunirsi in un ambiente protetto e stabilire le line-up del festival. Intensa anche la collaborazione con il mondo delle scuole: sia il Centro sperimentale di cinematografia di Roma che la Scuola Gian Maria Volonté utilizzano Mnemonica per le proprie attività didattiche. E da grandi appassionati di cinema, ci capita spesso di offrire il nostro servizio in forma gratuita a progetti difficili, opere prime, corti e documentari che non hanno a disposizione budget mainstream ma che sono meritevoli di attenzione e di aiuto".
"Essendo un servizio strettamente B2B - avverte - verticale e di nicchia, l’innovazione che porta è di processo. Permette a chi ruota attorno ai dati di semplificarsi la vita, tagliando i rami secchi e le inefficienze della gestione manuale che molto spesso sublima in una comune domanda: dove sono i miei dati? E' sconcertante perché oggi ogni produzione produce milioni di file con cui devono interagire centinaia di persone. Noi ci mettiamo al centro di tutto questo offrendo un solo comodo punto di informazione per tutti coloro che dovranno accedere a una parte di quei dati, qualunque sia lo scopo, in un qualsiasi momento del ciclo di vita di un film o una serie".
"Si comincia dalla pre-produzione con i materiali di casting, camera test, location scouting, per passare ai giornalieri, per i quali abbiamo disegnato un sistema unico che rende semplice e sicura una cosa complessa. Poi serviamo tutto il ciclo di post-produzione, che può durare mesi. Al proposito abbiamo integrato nella piattaforma un servizio di file transfer che connette tutti i puntini della post, permettendo lo scambio continuo di grandi masse di dati. I nostri competitor si limitano a uno dei due aspetti, noi abbiamo capito fin da subito che le due cose non potevano essere scisse. Meno player in gioco, meno costi, più sicurezza", prosegue.
"Ad opera conclusa - chiarisce il ceo di Mnemonica - permettiamo di salvare le copie originali in tutte le loro versioni e con tutti i loro asset al seguito, sull'infrastruttura cloud più evoluta del mondo, Aws, con doppia dislocazione in territorio Eu. Da lì una parte dei dati si rivolge al mercato, con gallery in stile Ott e permessi studiati ad hoc per consentire a distributori, sales agents, buyers di guardare, valutare, inviare e ricevere asset. Le basi per un futuro marketplace. In più l’ultimo miglio verso gli esercenti con la distribuzione dei formati di proiezione Dcp e le relative chiavi di decriptazione. Tutto questo è ciò che definiamo Digital cinema living ecosystem, l’incrocio continuo di dati e persone. Noi siamo la linfa dell’ecosistema".
Ma quali sono le prospettive future di Mnemonica e le sfide principali da affrontare per la sua crescita? "Il lancio di Mnemonica archive - precisa -è un salto quantico per noi. Siamo un laboratorio artigianale, una boutique, e vogliamo scalare senza essere travolti dalla crescita. Per questo abbiamo allargato l’organico portandolo a quindici unità, per affrontare nuove fasce di mercato e mantenere l’elevato standard qualitativo. La tecnologia è sviluppata tutta internamente da ingegneri e designer italiani".
"In più Mnemonica - continua - ha un brand forte e disruptive. Non avendo mai abbracciato il mondo del Venture Capital abbiamo avuto accesso a capitali limitati rispetto ai grandi competitor statunitensi, perciò ci siamo dovuti distinguere nella sostanza. L’abbiamo fatto grazie al mercato e al supporto di due grandi istituzioni: la Cineteca di Bologna tramite il suo laboratorio di restauro L’Immagine Ritrovata, e il fondo Europa Creativa. La grande visione di Davide Pozzi, direttore de L’Immagine Ritrovata, e la lungimiranza di Gian Luca Farinelli nel battezzare la collaborazione, ci hanno permesso di attingere a un vasto know-how, sia tecnico che di mercato. Grazie a loro Mnemonica archive è sotto la lente di numerose grandi collezioni che potrebbero trovare nuova dimora 'su' da noi".
"Mnemonica - dice - è stata la prima azienda italiana a vincere il bando New tools and business models del fondo Europa Creativa. Un progetto da 1,3 milioni di Euro per lo sviluppo e la commercializzazione di Mnemonica Archive che punta a diventare il riferimento per la preservazione e diffusione del patrimonio culturale cinematografico europeo".
"La sfida più grande che abbiamo davanti da una parte spaventa perché il mercato è complesso e attraversa anni di crisi interna e globale, mentre la tecnologia avanza veloce. Dall’altra è entusiasmante perché sappiamo di aver costruito tanto finora e ci aspettiamo una grande risposta", conclude.
Leggi tutto: Mnemonica, ecco il cloud che trasforma cinema e serialità in patrimonio digitale

(Adnkronos) - "Alcune misure già introdotte vanno nella direzione di favorire l'accesso e migliorare l'aderenza alla cura. Un passaggio importante riguarda lo spostamento dalla distribuzione diretta alla convenzionata: consentire al cittadino di ritirare i farmaci direttamente nelle farmacie pubbliche e private sul territorio significa facilitare l'accesso, garantire maggiore continuità terapeutica e migliorare gli esiti clinici. Una migliore aderenza non solo riduce complicanze e ospedalizzazioni, ma rappresenta anche un vantaggio in termini di sostenibilità del sistema sanitario nazionale. La parola chiave infatti è sostenibilità". Così il sottosegretario alla Salute, Marcello Gemmato, intervenendo questa mattina a Roma a un incontro con la stampa dedicato al Ddl delega sul Testo unico della legislazione farmaceutica.
"L'Italia è uno dei Paesi più longevi al mondo, ma con un forte calo della natalità - ha sottolineato - Questo scenario porta con sé un incremento delle patologie croniche e della politerapia: in media, un ultraottantenne assume tra 10 e 15 pillole al giorno. Senza un miglioramento delle performance del sistema, il rischio è di renderlo insostenibile". Anche perché "l'aderenza terapeutica in Italia si ferma al 40-50%. In altre parole, 1 paziente su 2 non segue correttamente la terapia, esponendosi a peggioramenti clinici e determinando maggiori costi per il servizio sanitario".
In questa direzione va anche la misura "introdotta con il decreto Semplificazioni", che consente di "mantenere la ricetta aperta per 24 mesi nelle patologie croniche non trasmissibili (come l'ipertensione). Il paziente - ha spiegato il sottosegretario - non dovrà più recarsi ogni mese dal medico per rinnovare la prescrizione, ma potrà ritirare il farmaco mensilmente in farmacia. I benefici sono molteplici: maggiore aderenza terapeutica, grazie anche al controllo attivo del farmacista (che può contattare il paziente in caso di mancato ritiro); riduzione dello spreco di farmaci, evitando accumuli domestici in caso di cambi terapia o decessi; razionalizzazione della spesa sanitaria, con minori costi legati a ospedalizzazioni evitabili e farmaci sprecati e liberazione di tempo per i medici di medicina generale, che possono dedicarsi all’attività clinica invece che burocratica". Si tratta di una norma "di buon senso, che migliora contemporaneamente la vita dei pazienti, la qualità dell'assistenza e l'efficienza del sistema sanitario".
"Il Testo unico intende affrontare in modo organico l'organizzazione del settore farmaceutico; la regolamentazione dei farmaci e delle professioni; i meccanismi di spesa; l'etichettatura; il ruolo delle farmacie territoriali". Attualmente ci sono centinaia di norme che hanno creato "un groviglio legislativo che penalizza l'equità nell'accesso ai farmaci, genera differenze territoriali e rende più difficile l'attività di un'industria farmaceutica che in Italia ha un ruolo fondamentale: con una produzione di oltre 56 miliardi di euro e un export di 54 miliardi, il nostro Paese è primo in Europa e quarto nel mondo".
Gemmato ha ricostruito le tappe del percorso "iniziato l'8 maggio scorso, quando - ha ricordato - in un incontro con i vertici nazionali ed europei lanciai l'idea di un Testo unico che superasse l'attuale frammentazione normativa, ancora basata su due regi decreti del 1934 e del 1938. Norme chiaramente anacronistiche, che non potevano più rispondere alle sfide della farmaceutica moderna". Successivamente, "il 31 luglio abbiamo convocato una riunione con gli stakeholder - ha proseguito il sottosegretario - La partecipazione è stata sorprendente e superiore alle aspettative, segno di un forte interesse. In quell'occasione sono arrivati suggerimenti e stimoli che si sono tradotti nei principi del Ddl delega. Solo poche settimane dopo, il 18 settembre, il Consiglio dei ministri ha approvato il disegno di legge: un segnale di serietà, stabilità e programmazione da parte di un Governo che vuole guardare al lungo periodo e superare la logica dei provvedimenti spot. Il quadro attuale è infatti estremamente complesso - ha osservato - Abbiamo contato circa 700 norme contenute in 100 provvedimenti diversi, che si sono stratificate negli anni e spesso contraddittorie. A ciò si aggiungono interventi frammentati in almeno 20 leggi di stabilità o bilancio".
Il lavoro si svolge "in collaborazione con diversi ministeri - Mef, Mimit, Mase, Giustizia, Semplificazioni - e naturalmente con l'Aifa", l'Agenzia italiana del farmaco. Inoltre, "per la prima volta - ha sottolineato Gemmato - abbiamo aperto una sezione dedicata sul sito del ministero, anche in inglese, che seguirà passo dopo passo l'evoluzione della riforma e consentirà di raccogliere contributi anche dalle aziende internazionali. Questa è la nostra visione: dare all'Italia una legislazione farmaceutica moderna, sostenibile, chiara e coerente, che garantisca equità e rafforzi l'attrattività del nostro sistema". Il percorso avviato, è stato ricordato nel corso dell'evento, si dovrebbe concludere entro dicembre 2026 con l'approvazione di una normativa che non sarà un semplice riepilogo delle disposizioni esistenti, ma una riforma vera e propria.
La riforma "non riguarda soltanto norme e procedure: è un progetto che guarda al futuro, valorizza le nostre comunità locali e rende più forte il Servizio sanitario nazionale", ha precisato Gemmato chiarendo gli ambiti principali di intervento. Il primo riguarda "l'accesso ai farmaci, per garantire equità territoriale e rimuovere le distorsioni del sistema distributivo". Sulla filiera distributiva, l'obiettivo è "rafforzare l'anello intermedio tra industria e farmacie, con particolare attenzione alle aree interne e montane. In Italia ci sono oltre 8.300 Comuni, molti dei quali piccoli e poco popolati: in queste realtà la farmacia rappresenta spesso l'ultimo presidio sanitario. Dobbiamo assicurarci - ha ribadito - che la distribuzione dei farmaci non venga penalizzata dall'antieconomicità dei trasporti in zone disagiate".
Per quanto riguarda le farmacie presidio territoriale, la norma intende "riconoscerne il ruolo strategico di punto di riferimento per i cittadini, soprattutto anziani e fragili, che possono restare nei loro territori solo se hanno garantiti i servizi essenziali". Sulla digitalizzazione e l'ecosistema dei dati sanitari, il sottosegretario ha ricordato il ruolo del "fascicolo sanitario elettronico, rafforzato dal decreto sull'ecosistema dei dati, che diventa oggi non solo strumento amministrativo, ma vero e proprio strumento clinico. Grazie all'interoperabilità e all'intelligenza artificiale - ha concluso - potremo avere un patrimonio di informazioni scientifiche utili a migliorare le performance del sistema, la programmazione e il controllo della spesa".
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(Adnkronos) - Matteo Berrettini eliminato a Shanghai. Il tennista azzurro è stato battuto oggi, mercoledì 1 ottobre, al primo turno del Masters 1000 cinese, perdendo contro il francese Adrian Mannarino, numero 60 del ranking in due set con il punteggio di 7-5, 7-6 (5) in un'ora e 53 minuti. Berrettini deve ancora ritrovare la forma migliore dopo gli infortuni che ne hanno condizionato l'ultima parte di stagione costringendolo a saltare gli Us Open.
Il tennista romano era reduce dall'eliminazione al secondo turno nell'Atp 500 di Tokyo, poi vinto da Carlos Alcaraz, dove era stato battuto dal norvegese Casper Ruud dopo essere tornato alla vittoria all'esordio, riuscendo a superare lo spagnolo Jaume Munar.
Leggi tutto: Berrettini eliminato a Shanghai, l'azzurro battuto da Mannarino in due set

(Adnkronos) - "Il Disegno di legge delega che è stato approvato nel Consiglio dei ministri nel 18 settembre scorso non è un semplice intervento normativo, è la volontà politica di arrivare a una riforma strutturale del settore farmaceutico italiano ed è una riforma importante. Per troppo tempo abbiamo vissuto con una legislazione frammentata, stratificata, a volte anche contraddittoria; un labirinto normativo che ha rallentato l'accesso ai farmaci, ha complicato i processi autorizzativi e, questo è il punto che mi preme sottolineare, spesso ha penalizzato soprattutto i cittadini. Il Testo unico" sulla farmaceutica "nasce proprio dalla volontà chiara di superare questa complessità, per costruire un quadro normativo più semplice, più chiaro, più moderno, più efficiente. Un quadro che garantisca equità nell'accesso alle cure, sostenibilità economica del sistema, valorizzazione dell'eccellenza anche scientifica italiana". Così il ministro della Salute, Orazio Schillaci, intervenendo oggi a Roma a un incontro con i giornalisti dedicato alla presentazione dei dettagli del Ddl delega sul Testo unico per la farmaceutica.
Nel ringraziare "il lavoro svolto dal sottosegretario Marcello Gemmato", il ministro ha ricordato che "questi mille giorni di governo hanno segnato un percorso preciso" su cui "continuiamo a lavorare per una sanità più forte, più vicina ai territori, più capace di rispondere ai bisogni reali delle persone". Oltre ad aver "investito risorse" e, "soprattutto, introdotto riforme - ha continuato Schillaci - stiamo portando avanti una battaglia intensa rispetto alla disorganizzazione, alle liste d'attesa, dove vediamo trend positivi che però ancora non sono soddisfacenti. Ci guida la voglia chiara di proteggere il Servizio sanitario nazionale, di valorizzare le risorse umane di chi lavora nel Ssn" e "nel solo interesse dei cittadini che devono avere, lo ripeto, un accesso equo alle cure. Il Testo unico si inserisce proprio in questa logica - ha sottolineato il ministro - Il mio invito è quello di proseguire nella digitalizzazione dei processi, nell'interoperabilità completa delle banche dei dati sanitari, in una revisione seria e trasparente dei meccanismi di spesa".
Il Testo unico per la farmaceutica "non può e non deve diventare terreno di contrattazione per interessi di parte, non sarà uno strumento al servizio di singole categorie, di corporazioni" - ha proseguito il ministro.
"L'unica categoria che ci deve guidare è quella dei cittadini, il loro diritto alla salute, il loro diritto a un sistema efficiente, equo, trasparente", ha affermato Schillaci, ricordando quanto già detto il giorno dell'approvazione del Ddl delega dal Consiglio dei ministri. "Questo provvedimento deve essere nell'unico interesse dei cittadini e del Servizio sanitario nazionale pubblico - ha ribadito - Non accetteremo mai compromessi al ribasso, non accetteremo di ridurre la portata innovativa di questa riforma per accontentare pressioni di parte. Naturalmente - ha aggiunto - il confronto con tutti gli stakeholder sarà ampio, sarà aperto, sarà rispettoso, ma dovrà essere un confronto nel merito, sui contenuti, sulle soluzioni migliori per garantire efficacia ed equità. Poi il Parlamento avrà tutto il tempo di discutere, emendare, migliorare il testo; le Regioni ovviamente saranno coinvolte; le associazioni di categoria, le società scientifiche, le organizzazioni dei pazienti, tutti potranno dire la loro".
"Il punto di partenza e il punto di arrivo - ha rimarcato il ministro - devono rimanere gli stessi", cioè dotarsi di "una legislazione farmaceutica moderna, sostenibile e interamente al servizio della salute pubblica. Il lavoro che ci attende sarà impegnativo, sono sicuro che il sottosegretario Gemmato, che ha la delega specifica a queste tematiche - ha concluso - saprà operare con quel rigore e disciplina che merita e che meritiamo tutti noi, per un Servizio sanitario nazionale sempre più forte e, lasciatemi dire, soprattutto vicino" a chi ne ha più necessità.

(Adnkronos) - Le tasse sono pagate da pochi, sempre gli stessi, e quindi sono evidentemente troppo alte. Non è una novità ma i dati dell'Osservatorio sulle dichiarazioni dei redditi ai fini Irpef, realizzata dal Centro studi e ricerche di Itinerari Previdenziali, riaprono una ferita aperta: il paradosso del fisco italiano che nessun governo e nessuna maggioranza politica è mai riuscita a modificare. Il risultato è che quello che resta dello stato sociale, i servizi primari, dalla sanità alla scuola è a carico di meno della metà degli italiani e con una distribuzione, all'interno di questa metà, che pesa quasi esclusivamente su un quarto della popolazione. Gli altri, quelli che non pagano le tasse, beneficiano degli stessi servizi senza pagare un euro.
Lo dicono con estrema chiarezza i numeri. Un cittadino italiano su due non versa neanche un euro di Irpef (43,15%) e il 76,87% di quanto viene versato arriva da un quarto del totale dei contribuenti: sono 11,6 milioni di persone, su 42,6 milioni di dichiaranti. Gli altri 31 milioni pagano solo il 23,13%.
Qualsiasi analisi che parta da questi dati si deve confrontare con una domanda che ha posto Alberto Brambilla, Presidente del Centro Studi e Ricerche Itinerari Previdenziali: "E' davvero credibile che quasi la metà degli italiani viva con circa di 10 mila euro lordi l'anno?". La risposta evidentemente è 'no' e c'entrano chiaramente l'evasione e l'elusione fiscale, che si sommano nell'economia sommersa, sconosciuta al fisco, che tiene in piedi almeno la metà del Paese. Dentro ci sono il lavoro nero e tutte le pratiche che nascondono all'erario redditi e introiti di varia natura. Altra riflessione significativa è quella che ha suggerito Stefano Cuzzilla, presidente di Cida, che ha contribuito al rapporto: "Chi guadagna dai 60 mila euro in su, di fatto, finisce sempre per pagare per due: per sé e per chi resta totalmente a carico della collettività. È la trappola del ceto medio: molti ricevono senza dare, pochi danno senza ricevere".
Le conseguenze del quadro descritto dai dati sono quelle che ognuno di noi può riscontrare nella sua vita quotidiana, in maniera empirica. Le persone che sono rappresentate nel rapporto, quelle che dichiarano e quelle che non dichiarano, vivono nella stessa realtà. Frequentano gli stessi ospedali, portano i figli nelle stesse scuole, mangiano negli stessi ristoranti. Con una differenza sostanziale tra una categoria e l'altra.
Partiamo dai 'pochi che danno senza ricevere'. L'incremento del costo della vita ridimensiona la capacità di acquisto del ceto medio, facendo pesare di più le tasse rispetto al reddito disponibile. Il ceto medio, quello che dichiara il reddito e paga le tasse, si impoverisce. I 'molti che ricevono senza dare' sono quelli che non hanno mai pagato le tasse, e continuano a non pagarle, pur potendo contare su disponibilità economica che proviene da fonti sconosciute al fisco. Sono gli evasori, di qualsiasi ceto, che in assenza di un'azione di contrasto efficace, hanno più possibilità di conservare la propria condizione, che nessun rapporto e nessun dato riuscirà mai a intercettare. (Di Fabio Insenga)
Leggi tutto: Le tasse pagate troppo, da pochi, sempre gli stessi: il paradosso del fisco italiano
Dal 10 al 12 ottobre ritorna il Pedras et Sonus festival...
(Adnkronos) - Si svolge oggi, mercoledì 1 ottobre, alle 15, il question time trasmesso dalla Rai in diretta televisiva dall'Aula di Montecitorio, a cura di Rai Parlamento. Il ministro per la Pubblica amministrazione, Paolo Zangrillo, risponde a interrogazioni sulle iniziative per promuovere il ricorso alla figura professionale del cosiddetto social media e digital manager nelle pubbliche amministrazioni (Russo – FI-PPE); sullo stato di avanzamento delle misure di semplificazione amministrativa previste dal Pnrr e ulteriori iniziative volte a garantire, in tale ambito, il rispetto delle scadenze del 2026 (Lupi – NM(N-C-U-I)M-CP); sulle iniziative volte a superare il dislivello salariale del comparto “Funzioni locali” rispetto agli altri comparti del pubblico impiego (Colucci – M5S).
La ministra per le Riforme istituzionali e la Semplificazione normativa, Maria Elisabetta Alberti Casellati, risponde a una interrogazione in materia di riforma della legge elettorale (Magi – Misto-+Europa).
Il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, risponde a interrogazioni sulle iniziative volte a sostenere gli investimenti in ricerca e sviluppo del gruppo Stellantis, con particolare riferimento allo stabilimento di Atessa in Abruzzo, al fine dell'incremento dei livelli di produzione e della tutela dei livelli occupazionali (Benzoni - AZ-PER-RE); sulle iniziative in relazione alla situazione degli impianti di Rwm Italia nei comuni di Domusnovas e Iglesias in Sardegna, alla luce dell'iter delle procedure autorizzative (Bignami – FDI); sulla riconversione degli impianti di Rwm Italia nei comuni di Domusnovas e Iglesias in Sardegna (Ghirra – AVS); sulle iniziative volte a salvaguardare i comparti produttivi colpiti dai dazi statunitensi, anche attraverso un efficace funzionamento degli incentivi del piano "Transizione 5.0" (Boschi - IV-C-RE); sugli obiettivi di decarbonizzazione relativi agli impianti ex Ilva di Taranto, con particolare riferimento alla possibilità di avvalersi di risorse pubbliche nell'ambito del processo di revisione del Pnrr (Pagano – PD); sulle iniziative, anche di carattere normativo, volte ad evitare che l’onere delle multe per condotte anticoncorrenziali sia trasferito sui consumatori, con particolare riguardo al mercato dei carburanti (Gusmeroli – Lega).
Leggi tutto: Camera, question time oggi con ministri Zangrillo, Casellati e Urso

(Adnkronos) - C'è da scommettere che il futuro regno di William sarà permeato dall'influenza che la regina Elisabetta ha avuto sul nipote. È notorio che l'impronta della nonna sul principe di Galles è profonda: entrambi avevano una stima ricambiata per l'altro e, per il prossimo sovrano, la monarchia britannica incarna e rappresenterà i valori che Elisabeth II gli ha trasmesso. Un esempio e non solo, perché la defunta nonna rappresenta il domani che verrà: senza se e senza ma, il figlio di re Carlo ha detto che "per me, Windsor è lei", la Regina con la 'R' maiuscola, raccontando di quanto gli manchi e ne senta ancora la presenza al Castello di Windsor.
William ha espresso le proprie confidenze profondamente sincere e personali nel documentario 'The Reluctant Traveller With Eugene Levy', nel quale la star di 'American Pie' e 'Schitt's Creek' intraprende un viaggio nel Regno Unito, dove, con sua grande sorpresa, viene invitato a un tour privato del Castello di Windsor con il principe di Galles. L'episodio completo sarà disponibile su Apple TV+ nel Regno Unito a partire da venerdì. Mentre i due camminano conversando, William parla apertamente della sua famiglia e dei suoi progetti per il futuro.
In una nuova clip, una delle tante che saranno pubblicate questa settimana in vista della trasmissione sul servizio di streaming globale, Levy chiede al futuro re: "Ti manca tua nonna?". William parla del cambiamento successivo alla sua scomparsa, che lo ha colpito profondamente, e ammette: "In realtà sì, mi mancano mia nonna e mio nonno. Ci sono stati molti cambiamenti, quindi in un certo senso pensi che non ci siano più, e in particolare a Windsor. Ma per me Windsor è lei. Amava questo posto, ci trascorreva la maggior parte del tempo. Mostrarvelo oggi è in gran parte un tentativo di assicurarmi di farlo nel modo in cui lei vorrebbe che lo vedeste. Aveva i suoi cavalli qui, come puoi immaginare era una cosa molto importante per lei, ecco perché amava stare qui".
Uno dei motivi per cui William e sua moglie Catherine si trasferirono da Londra a Windsor nell'estate del 2022 fu quello di trascorrere più tempo con la regina Elisabetta negli ultimi anni della sua vita. La regina morì poche settimane dopo, l'8 settembre, al castello di Balmoral. Ma ora la famiglia si sente così a proprio agio nell'antica tenuta del Berkshire che ha scelto di farne la sua "casa per sempre". Nei prossimi mesi si trasferiranno dall'Adelaide Cottage, un appartamento con quattro camere da letto, al Forest Lodge, una villa georgiana, seppur modesta per gli standard reali, nella quale intendono rimanere anche dopo che William diventerà re. Offrirà alla famiglia l'opportunità di ricominciare da capo in un nuovo ambiente, dopo anni particolarmente difficili iniziati con la morte della regina Elisabetta, le diagnosi di cancro di Kate e del re e, naturalmente, le memorie al vetriolo del principe Harry, nel libro 'Spare', e i suoi continui attacchi alla famiglia reale.
Leggi tutto: William apre le porte di Windsor come avrebbe voluto la regina Elisabetta

(Adnkronos) - Torna al Parco dei Principi di Roma, il prossimo 20 ottobre, alle 17.30 il movimento dei 'civici', lanciato proprio nella capitale lo scorso giugno dall'assessore capitolino allo Sport, Moda e Grandi Eventi Alessandro Onorato, con l'obiettivo di dare nuovo slancio al centrosinistra. La 'quarta gamba' delle forze che sfidano il centrodestra, messa in 'rete' con l'apporto di alcune centinaia tra sindaci e amministratori locali, dopo i segnali arrivati dal voto nelle Marche -con le tre liste civiche, a sostegno di Ricci, che fanno circa il 10% dei voti- si conta di nuovo, per confrontarsi sul progetto nazionale. "Saremo in tanti - dice all'AdnKronos lo stesso Onorato - ci saranno nomi come quello del sindaco di Napoli, Gaetano Manfredi, la sindaca di Genova, Silvia Salis, il sindaco di Udine Alberto Felice De Toni, il consigliere regionale siciliano, Ismaele La Vardera, per citare solo alcuni che hanno aderito da nord a sud". Previsto poi il saluto del sindaco di Roma, Roberto Gualtieri.
"L'iniziativa presso l'Hotel romano avrà titolo 'Giovani, scuola, merito, imprese, sanità, sicurezza. E' possibile cambiare davvero?' -svela Onorato- perché sono temi che stanno a cuore ai cittadini, quelli che qualificano davvero la proposta politica, quelli che, in alcuni casi, sono rimasti appannaggio della destra, come avvenuto per la sicurezza, che invece deve essere al centro del nostro intervento". Per rispondere positivamente alla domanda posta ai partecipanti "è urgente fare una rete, che deve divenire sistema, che deve funzionare". "Solo da qui -avverte Onorato- si potrà fare un primo vero passo avanti per arrivare a essere alternativi alla destra, perché oltre al campo largo, dobbiamo dare una visione alternativa di paese, ridare fiato a chi oggi è in difficoltà, allo stesso ceto medio che è in sofferenza".

(Adnkronos) - Per due giorni, Mirabilandia ospiterà i principali protagonisti del mondo dei parchi divertimento: il 9 e 10 ottobre 2025, al parco di Ravenna si terranno il Meeting nazionale di AssoParchi (Associazione parchi permanenti italiani) e la 24esima edizione dei Parksmania Awards. Due eventi distinti, ma sinergici, che porteranno nel cuore della Romagna professionisti, aziende, operatori e rappresentanti dei principali parchi divertimento del panorama nazionale e non solo, facendo di Mirabilandia un punto di incontro per l’industria delle attrazioni e del turismo esperienziale.
"Il Meeting AssoParchi 2025 – l’associazione di categoria che rappresenta i parchi divertimento, tematici, acquatici e faunistici e le attrazioni esperienziali italiane – è un appuntamento centrale per il settore, con un programma che toccherà temi chiave come innovazione, marketing, sicurezza e sviluppo dei territori", si fa sapere da Mirabilandia.
A coronamento di queste giornate, la sera di venerdì 10 ottobre, al Pepsi Theatre di Mirabilandia si terrà la cerimonia dei Parksmania Awards 2025, i cosiddetti "Oscar dei Parchi", che premieranno i parchi divertimento italiani ed europei che si sono maggiormente distinti durante la stagione. Un vero e proprio ritorno alle origini per Mirabilandia: era il 14 maggio 2005 quando il parco ospitò per la prima volta, all'interno del proprio teatro, la cerimonia degli Awards relativi alla stagione 2004.
Riconosciuto oggi a livello internazionale, l’evento accoglierà la partecipazione di oltre 60 parchi tematici italiani ed europei, con rappresentanti provenienti da Francia, Germania, Spagna, Belgio, Olanda e Austria. Tra i premi più attesi figurano le prestigiose categorie: Parco dell’Anno, Miglior Nuova Attrazione, Parco Acquatico dell’Anno, Miglior Show Outdoor, Miglior Show Indoor, Miglior Personale e Miglior Nuova Attrazione Family, ciascuna con tre nomination. La cerimonia sarà arricchita da performance esclusive del cast artistico di Mirabilandia, che offriranno al pubblico uno spettacolo unico e coinvolgente.
“Siamo felici di mettere a disposizione i nostri spazi, le nostre competenze e la nostra energia per due appuntamenti così importanti per il nostro settore - dichiara Sabrina Mangia, managing director di Mirabilandia - Mirabilandia si conferma un centro nevralgico per il confronto, l’innovazione e la crescita di tutti gli operatori dell’industria delle attrazioni. Il ritorno dei Parksmania Awards, dopo vent’anni, ha per noi un valore simbolico fortissimo, mentre il meeting di AssoParchi rappresenta un’occasione preziosa per guardare al futuro e anche per il dialogo con le istituzioni”.
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Operazione dei carabinieri in piazza del Carmine... 
(Adnkronos) - "Uomo medio, conduttore medio". Così Selvaggia Lucarelli ha definito Beppe Convertini dopo la sua prima esibizione a Ballando con le Stelle. Una frecciata che il conduttore ha accolto senza polemiche, ma che lo ha spinto a fare una riflessione profonda sulla sua storia personale. "Sono così", ha detto in un’intervista al Corriere della Sera. "Sono stato educato e cresciuto da un uomo medio straordinario, che faticava e sudava per mantenere la famiglia e mandare i figli a scuola. Ha lavorato fino a pochi mesi prima di morire, a 57 anni, per un brutto male. Io sono il frutto dell’incastro tra lui e una donna media straordinaria".
Un uomo profondamente legato alle proprie radici, Martina Franca. Convertini ha raccontato anche dei primi anni difficili: "Non mi sono laureato perché dovevo guadagnare per mantenermi agli studi e aiutare la mia famiglia. All’inizio scaricavo cassette dell’ortofrutta, facevo il cameriere. Mestieri che non richiedono grandi doti, se non lavorare, lavorare, lavorare", ha aggiunto al Corriere.
Nel suo racconto, emerge il legame speciale con la madre: "Da sempre la mia alleata. Partecipare a Ballando è un regalo che le faccio con il cuore, per restituirle un po’ dell’amore che mi ha donato".
Leggi tutto: Beppe Convertini replica a Lucarelli: "Io figlio di due persone medie straordinarie"

(Adnkronos) - La prima puntata della ventesima edizione di Ballando con le Stelle, andata in onda sabato 27 settembre su Rai 1, ha acceso i riflettori su un a polemica che ha travalicato il confine dello spettacolo per approdare in Parlamento. Protagonista involontaria è stata la cantante Marcella Bella, 73 anni, in gara con il ballerino Chiquito, che dopo la sua esibizione ha ricevuto commenti da parte di alcuni giurati ritenuti da molti offensivi e sessisti.
Durante la diretta, Selvaggia Lucarelli ha ironizzato sull’outfit della cantante: "Mi aspettavo tutto tranne che vederti così smutandata. Sei una delle più nude che abbiamo visto in questi anni", ha detto, provocando la replica immediata di Bella: "Ma no! Ho il pantalone sotto". Guillermo Mariotto ha rincarato la dose: "Se alla prima puntata già ci fai vedere il duodeno, non voglio sapere...". Fabio Canino ha evocato esperienze da animatore a Cuba e Santo Domingo, parlando di “signore arrapatissime” che ballavano con i ballerini facendo riferimento al "turismo sessuale".
Le reazioni non si sono fatte attendere. Ospite de 'La Vita in Diretta', Marcella Bella ha espresso il suo disappunto: "Ero preparata ai commenti sul ballo, ma non alle volgarità. Non ero affatto smutandata, e certe battute non si giustificano con l’ironia. Mi hanno offesa come donna, non solo come artista. Mi aspetto delle scuse, soprattutto da Fabio Canino".
A difendere la cantante è intervenuta anche la senatrice Susanna Donatella Campione di Fratelli d’Italia, componente della commissione bicamerale contro la violenza sulle donne, che ha rilasciato una nota durissima: "Solidarietà totale a Marcella Bella per i commenti sessisti ricevuti in diretta. Alcuni giurati le hanno indirizzato frasi squallide e mortificanti con allusioni offensive a carattere sessuale, si è ironizzato persino sull’età e sull’abbigliamento. Le battute per fare colpo sul pubblico non dovrebbero mai diventare dileggio. Onore alla classe di Marcella Bella che non ha replicato e solidarietà alla donna prima ancora che all’artista. Ai giurati conviene rileggersi il suo curriculum: nessuno di loro può tenere il confronto".
Dal canto suo, Guillermo Mariotto, parlando con Fanpage, ha liquidato le accuse parlando di "fake news" e di "tentativi di agganciarsi al carro di 'Ballando' per farsi belli". Mentre dalle colonne del 'Corriere della Sera' sono arrivate le scuse di Canino: "La mia battuta è uscita malissimo e quando vedrò Marcella mi scuserò - ha detto Canino - Ho usato quella parola, 'arrapata', davvero fuori luogo". Ma "sostenere che 'Ballando' sia sessista è assurdo. Mi prendo la mia responsabilità: ho fatto una battuta, per citare Marcella, senza un briciolo di testa".
Sul 'caso' è tornata con il 'Corriere' anche Selvaggia Lucarelli: "Ho ironizzato sul fatto che Marcella sia stata la concorrente più 'nuda' mai vista a Ballando, perché Milly è sempre molto rigida sulle questioni 'costumi'. Ho ironizzato su questo". Poi, prosegue: "Forse 'duodeno' e le allusioni di Canino sono state un po’ indelicate, ma Marcella è forte, tosta, indipendente: perdonerà il cameratismo sciocco ma in buona fede che c’è stato". Per Mariotto quella del duodeno "era una iperbole, come dire che avevo visto perfino un organo interno durante la sua spaccata. Lei ha fatto benissimo: è diventata argomento di conversazione, chi se l’aspettava? Invece di commentare Barbara d’Urso, tutti parlano di Marcella Bella". Interviene anche Ivan Zazzaroni che cerca di ridimensionare la querelle: "Bisogna contestualizzare quello che è successo in una serata in cui si ride e si scherza, se no tutto sembra offensivo". A chiudere la diatriba, ci pensa Milly Carlucci, sempre via 'Corriere': "La nostra è la trasmissione più inclusiva che esista. Può essere uscita una battuta non felice, ma non c’è mai intenzione di offendere".
Ma la prossima puntata dello show potrebbe comunque diventare il palcoscenico di un chiarimento per il pubblico di 'Ballando'. O di nuove scintille.
Leggi tutto: Ballando con le Stelle, la bufera sui giudizi a Marcella Bella arriva in Parlamento

(Adnkronos) - E' morto Giuseppe Adolfo De Cecco: avrebbe compiuto proprio oggi 77 anni E' quanto riferisce il gruppo annunciando "con profondo dolore" la scomparsa di Giuseppe Adolfo De Cecco, Amministratore e Presidente della società Molino e Pastificio De Cecco, "da oltre trent’anni, figura centrale nella storia e nella crescita della nostra azienda. Per onorarne la memoria e il contributo straordinario che ha dato all’impresa e al territorio, il Gruppo ha deciso di sospendere tutte le attività a partire da oggi e per l’intera giornata di domani". "Alla famiglia De Cecco vanno le più sentite condoglianze da parte di tutti i dipendenti e collaboratori, uniti nel ricordo di un uomo che ha dedicato la sua vita al lavoro, alla sua comunità e ai valori che contraddistinguono la nostra azienda", si legge nella nota del gruppo.
Nato a Pescara il primo ottobre del 1948 e residente a Fara San Martino Giuseppe Adolfo era fratello dell’attuale presidente del gruppo, Filippo Antonio, e nipote diretto del fondatore. Era sposato con Maria Franca, da cui ha avuto un figlio, Adolfo Maria, oggi anch’egli amministratore del Pastificio di famiglia e imprenditore in ambito agroalimentare.
Giuseppe Adolfo De Cecco, riferisce la famiglia con "profonda emozione", è morto dopo una malattia che ha affrontato con il suo spirito indomito. Uomo di visione, dirigente attento, protagonista di imprese imprenditoriali e sportive, lascia un’eredità forte, mista ad affetti, passioni e impegno civico".
Nel contesto aziendale, Giuseppe Adolfo ha rivestito ruoli di vertice per oltre trent’anni come amministratore, e poi presidente della Molino e Pastificio De Cecco, affiancando con competenza le strategie di crescita, consolidamento e innovazione. È stato uomo capace di collegare passato e futuro, tradizione e apertura internazionale. Negli anni ’70 e ’80, Pescara viveva una stagione di fermento e sviluppo: espansione urbana, fioritura culturale, aspirazioni nuove. In quel panorama, Giuseppe Adolfo fu figura nota e stimata: capace di tessere relazioni tra impresa, istituzioni e società civile. Il suo ruolo pubblico, discreto ma incisivo, contribuì a dare solidità al patto sociale della città, con sguardo orientato al bene comune e al futuro. Fu spesso presente in iniziative culturali, sportive, filantropiche in particolare dopo l'unione con la moglie Maria Franca; persona che sapeva ascoltare e mediare, non soltanto dirigere.
Tra gli ambiti in cui il suo nome è rimasto legato con orgoglio alla memoria collettiva c’è lo sport, e in particolare . In anni difficili, Giuseppe Adolfo assunse il ruolo di presidente, impegnandosi per rilanciare il club e restituirgli dignità e ambizioni. Durante la presidenza De Cecco, il Pescara ottenne una promozione che resta scolpita nella memoria dei tifosi: nel periodo tra il 2009 e il 2011 la squadra vinse i playoff e tornò in Serie B, in un momento cruciale per il club. Nell’annata successiva, con rinnovata ambizione, la società si organizzò per puntare ancora più in alto, confermando la fiducia nella squadra per il ritorno in serie A.
Questi successi, ricorda il gruppo De Cecco, "non furono solo sportivi: rafforzarono l’identità cittadina, restituirono speranza ai giovani, alimentarono il senso di comunità attorno al club. In quel contesto, Giuseppe Adolfo non fu un presidente “di passaggio”, ma un leader che mise impegno e rischio personale perché Pescara potesse competere nella élite del calcio nazionale. Mantenendo viva una tradizione di famiglia che lega molti dei successi sportivi della squadra proprio all’impegno dei De Cecco".
Il valore di un uomo, sottolinea il gruppo De Cecco, "non si misura solo nelle promozioni sportive o nei bilanci aziendali, ma nei rapporti che lascia, nelle persone che ha accompagnato, nelle speranze che ha intravisto. Giuseppe Adolfo lascia una testimonianza di coerenza, riservatezza e dedizione. Alla moglie Maria Franca, al figlio Adolfo Maria, ai nipotini Benedetta e Filippo, al fratello Filippo Antonio, ai collaboratori e a tutti coloro che lo hanno conosciuto, va il sentimento più profondo di vicinanza e riconoscenza di tutto il Gruppo. Il ricordo che conserviamo è vivo come fosse ieri: negli attimi di confronto, nelle battute scherzose, nella passione per la sua terra. Nel nome suo e della sua memoria, il Gruppo De Cecco rinnova l’impegno a proseguire sulla strada della qualità, del legame con il territorio e dell’orgoglio imprenditoriale, così come lui avrebbe voluto. Negli stabilimenti di Ortona e Fara San Martino e negli uffici di Pescara sono state sospese tutte le attività per oggi e domani, in segno di lutto".
Leggi tutto: Morto Giuseppe Adolfo De Cecco: avrebbe compiuto oggi 77 anni

(Adnkronos) - E' morto Giuseppe Adolfo De Cecco. E' quanto riferisce il gruppo annunciando "con profondo dolore" la scomparsa di Giuseppe Adolfo De Cecco, Amministratore e Presidente della società Molino e Pastificio De Cecco, "da oltre trent’anni, figura centrale nella storia e nella crescita della nostra azienda. Per onorarne la memoria e il contributo straordinario che ha dato all’impresa e al territorio, il Gruppo ha deciso di sospendere tutte le attività a partire da oggi e per l’intera giornata di domani".
"Alla famiglia De Cecco vanno le più sentite condoglianze da parte di tutti i dipendenti e collaboratori, uniti nel ricordo di un uomo che ha dedicato la sua vita al lavoro, alla sua comunità e ai valori che contraddistinguono la nostra azienda", si legge nella nota del gruppo.
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