
L'Università Sapienza di Roma ha lanciato 'Formarsi per donare': il primo corso online gratuito, aperto non solo alla comunità di Ateneo, con l’obiettivo di promuovere la donazione del sangue e sensibilizzare i più giovani alla diffusione della cultura del dono consapevole. Il corso unisce le prospettive delle scienze mediche e psicologiche, della sociologia e della comunicazione, del diritto e dell’etica. Accanto alle basi teoriche, saranno fornite indicazioni chiare su come diventare donatore, dall’informazione iniziale alla visita di idoneità, fino all’esperienza della donazione stessa.
“Il nuovo percorso transdisciplinare è aperto a tutte le persone interessate a comprendere, approfondire e avvicinarsi a un gesto di grande valore sociale, offrendo un approccio completo, con informazioni scientifiche e strumenti culturali per comprendere significati, valori e responsabilità legate alla donazione - spiega la rettrice della Sapienza Antonella Polimeni - Questa iniziativa si inserisce nella cornice delle attività realizzate nell’ambito dell’accordo tra l’Ateneo e il Ministero della Salute, con il quale condividiamo l’impegno per promuovere in Italia la cultura della donazione, un obiettivo fondamentale per rafforzare il sistema sanitario nazionale e per contribuire concretamente all’aumento del numero di donazioni di sangue e degli emoderivati in Italia”.
Il corso presentato oggi dalla rettrice Antonella Polimeni nell’ambito della premiazione dei vincitori del bando di concorso nazionale '#UniPerDonare - Le Università per la donazione volontaria di sangue ed emoderivati', che premia le migliori campagne di comunicazione digitale innovative sul tema della donazione. Al primo classificato, un premio di 10.000 euro; a seguire assegnati premi da 7.000 euro (2° classificato), 5.000 euro (3° classificato), 2.500 euro (4°classificato), 1.500 euro (5° classificato). Al termine della premiazione, la comunità Sapienza si è raccolta per il tradizionale rito di accensione dell'albero di Natale e delle luci natalizie dentro la città universitaria, con il concerto MuSa – Musica Sapienza eseguito da MuSa Jazz Combo.
Secondo legale non emerge legame tra 21enne e somme contestate... 
Israele potrà partecipare all'edizione di Eurovision 2026 in programma a maggio a Vienna in Austria. Lo ha deciso l'Unione europea di Radiodiffusione (Ebu) durante una votazione sulla proposta di modifica del regolamento dell'Eurovision Song Contest. A favore della partecipazione di Israele alla 70esima edizione di Eurovision hanno votato in 738, mentre 265 si sono espressi contro e 120 si sono astenuti.
Herzog: "Israele merita di partecipare, vittoria su chi semina odio"
"Israele merita di essere rappresentato su ogni palcoscenico del mondo e mi impegno pienamente e attivamente per questo''. Così il presidente israeliano Isaac Herzog ha commentato la decisione dell'Unione Europea di Radiodiffusione. ''Sono felice che Israele partecipi di nuovo all'Eurovision e spero che la competizione continui a celebrare la cultura, il canto, l'amicizia tra le nazioni e la comprensione culturale transfrontaliera'', ha proseguito Herzog. ''Grazie a tutti i nostri amici che si sono battuti per il diritto di Israele a continuare a contribuire e a competere all'Eurovision. Sono stato felice di partecipare e di dare il mio contributo il più possibile. Questa decisione è un apprezzato gesto di solidarietà, fratellanza e cooperazione, che simboleggia la vittoria su coloro che cercano di mettere a tacere Israele e diffondere odio", ha concluso.
Spagna, Paesi Bassi, Slovenia e Irlanda decidono di non partecipare
La Spagna, l'Irlanda, i Paesi Bassi e la Slovenia hanno annunciato che non parteciperanno alla 70esima edizione di Eurovision. Inoltre la finale del contest canoro prevista per il 16 maggio, così come le semifinali, non verrà trasmessa dalle televisioni pubbliche dei primi tre Paesi. In forse ci sono anche Islanda e Belgio: l'emittente pubblica islandese ha annunciato che discuterà la sua posizione mercoledì prossimo, il 10 dicembre, mentre il Belgio, prevede di rilasciare una dichiarazione in merito "nei prossimi giorni".
Il ritiro della Spagna è stato annunciato dal Consiglio di amministrazione di Rtve, che oltre a non inviare un suo rappresentante a Vienna non trasmetterà la finale dell'evento sugli schermi spagnoli. "Vorremmo esprimere i nostri seri dubbi sulla partecipazione dell'emittente israeliana Kan all'Eurovision 2026. La situazione a Gaza, nonostante il cessate il fuoco e l'approvazione del processo di pace, e l'uso del concorso da parte di Israele per scopi politici, rendono sempre più difficile mantenere l'Eurovision come evento culturale neutrale ", ha detto il Segretario Generale della Rtve, Alfonso Morales.
Ad annunciare la decisione dei Paesi Bassi di boicottare l'Eurovision è stata l'emittente olandese Avrotros. "Dopo aver soppesato tutte le prospettive, Avrotros ha concluso che, nelle attuali circostanze, la partecipazione non può essere conciliata con i valori pubblici che sono fondamentali per la nostra organizzazione", ha affermato l'emittente.
La decisione dell'Irlanda di non prendere parte a Eurovision è stata spiegata dall'emittente pubblica Rte. "A seguito dell'Assemblea generale invernale dell'Ebu tenutasi oggi a Ginevra, in cui è stata confermata la partecipazione di Israele all'Eurovision Song Contest 2026, la posizione di Rte rimane invariata. Rte non parteciperà all'Eurovision Song Contest 2026, né trasmetterà la competizione'', si legge in una nota. "Rte ritiene che la partecipazione dell'Irlanda sia inaccettabile, data la spaventosa perdita di vite umane a Gaza e la crisi umanitaria che continua a mettere a rischio la vita di così tanti civili - prosegue il comunicato -. Rte è profondamente preoccupata per l'uccisione mirata di giornalisti a Gaza durante il conflitto e per il continuo diniego di accesso al territorio ai giornalisti internazionali".

Israele potrà partecipare all'edizione di Eurovision 2026. Lo ha deciso l'Unione europea di Radiodiffusione (Ebu) durante una votazione sulla proposta di modifica del regolamento dell'Eurovision Song Contest. A favore della partecipazione di Israele alla 70esima edizione di Eurovision hanno votato in 738, mentre 265 si sono espressi contro e 120 si sono astenuti.
Alcuni Paesi, come Islanda, Irlanda, Spagna e Paesi Bassi, hanno annunciato che non avrebbero partecipato alla competizione canora se lo avesse fatto Israele. Altri Paesi, come Germania, Austria e Ucraina, hanno invece sostenuto la presenza israeliana al contest.

"La diffida a Laura Pausini non la racconto, non voglio continuare il discorso". Lo ha detto Gianluca Grignani presentando a Milano la riedizione del suo album 'Destinazione paradiso', per i 30 anni dalla pubblicazione. La querelle con la cantante, per la sua cover di 'La mia storia tra le dita' "non è stata difficile da gestire - ha spiegato - ma fastidiosa e il finale della storia non è stato reclamizzato quanto il resto". Quanto alla cover di Matteo Bocelli Grignani ha osservato: “Matteo mi ha chiamato per farmi sentire quel che voleva fare, non è un caso che il padre lo lasci cantare, ha una personalità enorme e sono fiero e convinto del brano”.
Laura Pausini "non mi ha fatto sentire il brano, ha cambiato testo e significato, passando dalla prima alla terza persona. È un'amica ma in quel momento non lo è stata. Se abbiamo risolto velocemente la questione evidentemente non sono tanto lontano dalla verità".
Lo scorso settembre Laura Pausini aveva annunciato sui social l'uscita del nuovo singolo 'La mia storia tra le dita', senza specificare che si tratta della cover del celebre brano di Gianluca Grignani. Dopo un poco Grignani, che aveva provato a commentare il post di Laura senza riuscirvi, scrive sulle sue storie di Instagram[1]: "Il testo che vedrete nella storia successiva, è un commento che ho fatto sotto l'ultimo post della mia amica Laura Pausini, dove annuncia l'uscita del 'suo nuovo singolo'. Purtroppo tale commento mi è stato ripetutamente cancellato!". E nella storia successiva attacca: "Ciao Laura, che ti voglio bene lo sai. Credo di avertelo detto nel backstage di un tuo concerto al Forum, o in altre occasioni...! Con tutto il rispetto e la gentilezza che riservo, in primis, alla donna e poi alla grande interprete che sei, è però doveroso che io ricordi che il tuo singolo in uscita (al quale, ti rivelo, dedico i miei migliori auspici) è una cover... di un brano che, se non sbaglio, ho scritto e interpretato io (La mia storia tra le dita e Mi Historia entre tus dedos...). Ci tenevo a ricordarlo... lo, comunque, dedico il mio più grande in bocca al lupo alla mia canzone, La Mia Storia Tra Le Dita, ma soprattutto a te. Ti abbraccio. Gianluca".
“La programmazione sanitaria è l'elemento distintivo e fondamentale per garantire l'efficacia e l'efficienza di un Sistema sanitario nazionale come il nostro. Però, la programmazione sanitaria deve essere anche correlata al concetto di equità, perché l'equità esprime la valutazione in merito alla distribuzione, tanto dei costi quanto dei benefici, tra i diversi individui o gruppi sociali all'interno del Paese”. Così Francesco Saverio Mennini, capo dipartimento della Programmazione, dei dispositivi medici, del farmaco e delle politiche in favore del Servizio sanitario nazionale del ministero della Salute, intervenendo, in un videomessaggio, alla presentazione, a Roma, del report ‘La programmazione sanitaria per l’equità’, condotto da Salutequità. “
E’ necessario creare e organizzare un Ssn che preveda l'erogazione di un numero di servizi variabile in funzione ai bisogni, in modo da garantire la medesima accessibilità all'assistenza sanitaria e provvedere anche a un uguale livello di salute per tutti i cittadini che insistono sul nostro territorio nazionale. Per fare questo - spiega Mennini - c'è bisogno di un modello di programmazione come quello messo in piedi all'interno del ministero della Salute, che parte, innanzitutto, dalla definizione delle risorse. Con grande orgoglio voglio sottolineare il fatto che in questi 3 anni siamo riusciti a garantire un finanziamento del Ssn con delle risorse così ingenti che mai si erano viste nel passato”.
Tuttavia, “le risorse da sole non bastano -a verte l’esperto - E’ necessario allocarle in modo corretto”, per questo “è necessario definire i bisogni e i fabbisogni reali della popolazione. Ciò che abbiamo fatto è condividere un modello di definizione di bisogno” per “essere in grado di capire le esigenze fondamentali, per quanto riguarda la popolazione che insiste sul territorio nazionale. La conseguenza logica di questo approccio è stata la definizione dei Livelli essenziali di assistenza, quindi le priorità per quanto riguarda l'assistenza sanitaria e i servizi, da garantire ai cittadini all'interno del Ssn”.
Oltre a un “aggiornamento costante dei Lea”, per tenere il passo “delle novità che ogni anno si registrano a livello di nuove tecnologie e dei nuovi modelli di cura, organizzazione e gestionali”, una volta “definito il bisogno, il fabbisogno e gli standard di erogazione dei Livelli essenziali - aggiunge Mennini - diventa fondamentale anche allocare le risorse nella maniera più corretta possibile. Come si è potuto vedere negli anni passati, anche nell'ultima Legge di Bilancio, tutte le risorse già esistenti, ma anche quelle aggiuntive, sono state tutte finalizzate per obiettivi specifici, rispondenti ai bisogni e ai fabbisogni reali della popolazione e a quelli emersi dal modello di definizione del bisogno sviluppato all'interno del ministero della Salute”.
Tutto questo percorso, “necessita di un ulteriore intervento importante per far chiudere questo cerchio ideale della programmazione sanitaria - chiarisce l’esperto - Bisogna preoccuparsi anche di monitorare tutto ciò che si è fatto e ciò che si sta facendo, valutare e misurare le performance, grazie al nuovo sistema di garanzia” che permette di “individuare, quasi in tempo reale, le inefficienze del Sistema e correggerle, permettendo di garantire, nel miglior modo possibile, un accesso equanime alle cure di tutti i cittadini, ma soprattutto un modello omogeneo di presa in carico dei pazienti per tutelare la loro salute e, allo stesso tempo - conclude - garantire anche l'efficienza del Sistema stesso”.

“È ormai diventato insostenibile continuare a finanziare il Servizio sanitario nazionale con risorse importanti pari, nel 2026, a circa 142 miliardi, in una modalità che potremmo definire ‘per inerzia’ sulla base di vecchi modelli, vecchie situazioni e priorità, che non rispondono più alle necessità attuali del contesto epidemiologico, sociale, economico e politico. E’ necessario, pertanto, aggiornare la strategia del Servizio sanitario pubblico”. Lo ha detto Tonino Aceti, presidente di Salutequità, in occasione dell’evento di presentazione, a Roma, del report ‘La programmazione sanitaria per l’equità’, condotto da Salutequità.
La strategia attuale “non viene aggiornata dal 2006-2008 - spiega Aceti - L'ultimo Piano sanitario nazionale, infatti, risale a queste date, così come l'ultimo Patto per la Salute del 2019-2021, è in proroga. Abbiamo bisogno, invece, di una vision che guardi alla realtà vera, quella vissuta dai cittadini e che affronti le priorità”. La prima “è la non autosufficienza”. Ci sono poi “le demenze e i nuovi modelli professionali e organizzativi”. Per garantire la sostenibilità del Servizio sanitario nazionale, secondo l’esperto, dovrebbe essere valorizzato “al meglio tutto ciò che si intende per Sanità digitale: telemedicina, teleassistenza e intelligenza artificiale. Sono tutti aspetti che non stiamo governando, ma stiamo gestendo in modo molto frammentato - sottolinea - Abbiamo bisogno di una visione d'insieme, di una regia e di un pensiero profondo che sia in grado di guidare questo processo di trasformazione del Ssn, da mettere in campo a stretto giro, altrimenti ne va dell'accesso equo alle cure e anche la sostenibilità del Ssn”.
Secondo il presidente di Salutequità, in Italia vi è “un’enorme frammentazione della programmazione sanitaria regionale. Ci sono Regioni che hanno Piani sanitari, altre che dispongono di Piani sanitari e sociali, altre, ancora, hanno i Piani aggiornati, altre no. Ci sono Regioni che hanno Piani sanitari vecchi o che proprio ne sono sprovviste - elenca Aceti - Pertanto, tale frammentazione necessita di un'armonizzazione e di una strategia unitaria: il Piano sanitario nazionale. E’ necessario, quindi, che tutti gli attori istituzionali partecipino alla pianificazione del Piano, coinvolgendo le Regioni, il ministero, il Parlamento e tutti gli stakeholder del Ssn, a partire dalle associazioni di cittadini e di pazienti. Oggi abbiamo bisogno che la strategia del Servizio sanitario pubblico passi in modo significativo dal Parlamento - non come gli ultimi Piani sanitari nazionali, dove ha solo espresso pareri, anche non vincolanti - Diamo, quindi, all'organo sovrano la sovranità di decidere che sanità pubblica vogliamo avere per i prossimi anni”, conclude.

La fiamma olimpica di Milano-Cortina è arrivata in Italia ed è stata consegnata alla Vetrata affacciata sul cortile d'onore del Quirinale al presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, dal presidente della Fondazione Milano-Cortina, Giovanni Malagò, e dalla tedofora Jasmine Paolini. Presenti il presidente del Coni, Luciano Buonfiglio, i sindaci di Milano e Cortina, Giuseppe Sala e Gianpietro Ghedina, e l'amministratore delegato della Fondazione dei Giochi, Andrea Varnier. Domani mattina, in una cerimonia in programma alle 11, verrà acceso il braciere, dal quale verrà poi accesa la fiaccola che inizierà il suo viaggio in Italia fino all'inaugurazione dei Giochi.
"È incredibile, mi sento onorata, è un'emozione grandissima e mi sto godendo questa giornata", ha detto Jasmine Paolini dopo essere atterrata con la fiamma olimpica di Milano-Cortina, all'aeroporto di Fiumicino. "Che messaggio porta la fiamma? Impegno, passione e pace, spero porti tutto ciò in Italia", aggiunge la campionessa olimpica di doppio a Parigi 2024.

"La prima cosa da fare per sostenere gli agricoltori è un fronte comune, anche all’interno del Parlamento. È in arrivo una risoluzione sulla Pac (la Politica agricola comune della Ue), di cui sono relatore e che ho condiviso con tutti i gruppi politici, proprio raggiungere con una posizione netta e chiara a supporto del Governo contro la proposta europea di una Pac depotenziata e di un fondo unico”. Lo ha detto Luca De Carlo, presidente della commissione industria, commercio, turismo, agricoltura e produzione del Senato, partecipando oggi a Roma all’incontro ‘Crescita sostenibile e competitività del Made in Italy: opportunità e sfide per le nostre filiere’.
Per De Carlo è importante analizzare "quei dati e riscontri che dimostrano l’assurdità di arretrare proprio mentre Stati Uniti e Cina investono massicciamente sull’agricoltura. La filiera del tabacco è una delle filiere che ha funzionato meglio - sottolinea - È la dimostrazione che un sistema che mette insieme tutti gli anelli della catena è un sistema vincente. Dobbiamo continuare a esportarlo". "L’Italia è la nazione delle filiere - conclude - possiamo puntare sulla nostra straordinaria qualità grazie al legame tra chi produce, chi trasforma e chi vende”.

"La filiera del tabacco italiana è un modello vincente di qualità, sostenibilità e innovazione. I contratti di filiera hanno garantito stabilità agli agricoltori, continuità produttiva e investimenti tecnologici, ma le nuove proposte europee rischiano di compromettere anni di lavoro e minare il futuro del settore”. Così Gennarino Masiello, vice presidente di Coldiretti e presidente Unitab Europa, intervenendo, oggi a Roma, all’evento dedicato alla crescita sostenibile e alla competitività del Made in Italy per la filiera tabacchicola.
Masiello ha anche sottolineato l’importanza di un fronte comune in Parlamento e nelle istituzioni italiane per tutelare gli investimenti e sostenere le filiere strategiche: “Difendere il sistema Italia significa garantire qualità, occupazione e competitività del nostro Made in Italy agricolo”, conclude.

Si è concluso oggi a Roma il convegno nazionale dell’Azienda ospedaliera San Camillo Forlanini 'Target Fegato – Innovazione terapeutica e approccio integrato alle malattie del fegato'. L’appuntamento, organizzato da Strategie Comunicazione Srl con la direzione scientifica dei professori Adriano Pellicelli e Giuseppe M. Ettorre, rispettivamente direttore della Uoc Malattie del Fegato e direttore della Uoc Chirurgia Generale e dei Trapianti dell’Azienda ospedaliera San Camillo Forlanini. Oltre cento specialisti provenienti da tutta Italia hanno preso parte a una giornata di confronto sulle evoluzioni più attuali dell’epatologia clinica, dalle nuove strategie terapeutiche per il tumore primitivo del fegato alle patologie autoimmuni, fino all’impatto crescente dell’alcol sulle malattie epatiche.
Un cambio di paradigma nella gestione del tumore del fegato L’apertura dei lavori – con la lectio della rettrice della Sapienza, Antonella Polimeni – ha posto l’accento sul ruolo decisivo dell’integrazione tra Università e ospedale nella formazione dei futuri specialisti. A seguire, il direttore denerale del San Camillo Forlanini, Angelo Aliquò, ha ricordato come "il confronto tra chi studia e chi cura rappresenti un atto di responsabilità verso i pazienti e verso l’intero Servizio sanitario nazionale", sottolineando come occasioni come queste diventino è "luoghi dove la competenza torna protagonista e la complessità viene affrontata attraverso il dialogo multidisciplinare".
Pellicelli ha posto l’accento dell’importanza di questo incontro 'Target Fegato' nel quale sono state discusse patologie epatiche che attualmente impattano negativamente sulla popolazione italiana come il problema della malattia dismetabolica del fegato, e la epatopatia alcolica, quest’ultima in aumento nella nostra popolazione anche giovanile. Il professor Ettorre ha ribadito il valore del confronto trasversale tra tutte le specialità che ruotano intorno alle patologie epatiche, definendo Target Fegato “un appuntamento che consente di individuare le migliori strategie di cura e migliora la sopravvivenza e qualità della vita dei pazienti affetti da tumore epatico, cirrosi o malattie biliari”.
'Il San Camillo registra un aumento dei ricoveri per epatite acuta e cirrosi alcolica'
Alcol è l’emergenza silenziosa che colpisce sempre più giovani. Il San Camillo "registra un aumento dei ricoveri per epatite acuta e cirrosi alcolica, che rappresentano oltre il 40% del totale dei ricoverati nella Uoc Malattie del fegato, con un impatto sempre più evidente sulle fasce giovanili. Tra il 2022 e il 2025 l’età media dei ricoverati si attesta sotto ai 60 anni con un importante aumento degli under 50, che rappresentano oltre il 14% dei ricoveri alcol-correlati nel quadriennio, con un picco del 22,4% nel 2025. E - si legge nella nota dell'Ao San Camillo-Forlanini - sebbene gli under 40 siano circa il 3% del totale, si assiste a un incremento di ricoveri nei giovani di 20-30 anni per epatite acuta alcolica che risulta essere più frequente rispetto al periodo pre-Covid. L’analisi dei trapianti conferma la stessa tendenza: dal 2018 al 2024 la quota di interventi per cause alcoliche è raddoppiata dal 15–20% a circa il 40% e lo spartiacque risulta essere l’anno 2021. Nel solo 2024, su 106 trapianti, 48, quasi la metà, sono alcol-correlati".
“Circa il 40% dei ricoveri nel reparto Uoc Malattie del Fegato è legato all’abuso di alcol – spiega il Pellicelli – e la pandemia, con isolamento e disturbi depressivi, ha probabilmente amplificato il consumo. Oggi un trapianto su tre è correlato alla cirrosi alcolica o ai tumori associati. Per questo è fondamentale investire in prevenzione e informazione nelle scuole, perché il binge drinking espone a epatiti acute severe alcoliche e, nei casi più gravi, alla necessità di un trapianto”.
Nuove terapie e l’approccio del downstaging Il congresso ha affrontato i segnali più innovativi nel trattamento del tumore primitivo del fegato, neoplasia che nel 90% dei casi insorge su cirrosi epatica. Grazie alle nuove terapie sistemiche, alle procedure di radiologia interventistica, all’immunoterapia e alla crescente integrazione con il trapianto, oggi è possibile offrire percorsi più efficaci e personalizzati. “Le informazioni aumentano in modo esponenziale, ma la sfida resta quella di tradurre i dati degli studi nella pratica quotidiana - ha osservato Carlo Garufi, direttore dell’Oncologia Medica del San Camillo - Stabilire se A è meglio di B non significa applicarlo a tutti in modo uniforme. Al centro deve rimanere sempre il singolo paziente”.
'Il downstaging è la capacità di riportare indietro la malattia'
Il tema del downstaging – la possibilità di riportare una neoplasia da stadi avanzati a condizioni trapiantabili o resecabili – è stato approfondito da Valerio Giannelli, epatologo della Uoc Malattie del Fegato, che ha spiegato come questo approccio stia cambiando il destino clinico di molti pazienti. “Il downstaging è la capacità di riportare indietro la malattia, permettendo a pazienti che fino a poco tempo fa avevano solo opzioni palliative di tornare a una prospettiva di cura. La differenza la fa una Liver Unit multidisciplinare come la nostra, dove epatologi, chirurghi, oncologi, radiologi interventisti, medici nucleari e anatomopatologi lavorano insieme e in modo coordinato”. Nel corso della giornata sono stati presentati i risultati di uno studio condotto dalla Liver Unit del San Camillo: grazie alla radioembolizzazione, il 25% dei pazienti inizialmente fuori dai criteri di trapiantabilità è stato riportato verso un percorso di trapianto, confermando il ruolo del Centro Trapianti dell’Azienda come uno dei maggiori in Italia per patologie oncologiche.

"I contratti di filiera, frutto del lavoro decennale sulla filiera del tabacco, sono un modello organizzativo solido e competitivo, capace di introdurre innovazione e dare forza a tutti gli attori del settore. In Italia abbiamo compiuto passi da gigante, creando un sistema di regole e un modello produttivo riconosciuto. L’Europa rischia di farci tornare indietro e mettere a rischio il futuro della filiera”. Lo ha affermato Cesare Trippella, presidente di Filiera tabacchicola italiana e director Eu value chain & external engagement, Philip Morris Italia, all’incontro avvenuto a Roma ‘Crescita sostenibile e competitività del Made in Italy: opportunità e sfide per le nostre filiere’.
Per Trippella “eliminare la coltivazione di tabacco in Italia e in Europa non ridurrebbe il fenomeno” del tabagismo, anzi “aumenterebbe le importazioni da Paesi che non condividono i nostri standard di qualità". Il presidente di Filiera Tabacchicola Italiana ha ricordato inoltre il rinnovo fino al 2034 degli accordi di filiera con Coldiretti, Philip Morris Italia e il Ministero della Cultura, "un impegno che mette in sicurezza la produzione nazionale, garantendo disciplinari chiari e buone pratiche agricole. Un percorso che passa dal sostegno al ricambio generazionale, anche attraverso il coinvolgimento di start-up esterne, dalla formazione e dagli investimenti nella digitalizzazione con il programma Digital Farm. Il settore sta investendo, ma le nuove sfide regolatorie europee mettono a rischio il futuro della tabacchicoltura", ha concluso.

Sul tabacco “vediamo che più aumenta la tassazione, più cresce l’illecito. Dobbiamo far capire in Europa, attraverso i nostri gruppi parlamentari, che la strada è un’altra: quella italiana, dove il livello di illecito è il più basso e dove esiste un equilibrio virtuoso nella filiera” tabacchicola “che parla anche di salute dei cittadini, riduzione del danno e delle altre questioni in discussione in Europa”. Lo ha detto Raffaele Nevi, segretario Commissione agricoltura della Camera, intervenuto all’evento ‘Crescita sostenibile e competitività del Made in Italy: opportunità e sfide per le nostre filiere’, a Roma. Un convegno durante il quale si è discusso anche della minaccia europea di aumentare la tassazione sul tabacco e i prodotti senza combustione.
“La filiera del tabacco è straordinaria - afferma Nevi - è stata la prima grande filiera nata in Italia e ha sperimentato un modello vincente basato su qualità, distintività, innovazione e una giusta distribuzione del reddito tra agricoltori, trasformatori e parte commerciale. È un modello che funziona e che deve contribuire a migliorare le politiche europee, che oggi ci preoccupano molto. Siamo completamente contrari ai tagli alla Pac”, la politica comune a tutti i paesi dell'Unione europea, gestita e finanziata a livello europeo con risorse del bilancio dell'Ue.
Nevi evidenzia quindi la necessità di “costruire un vero sistema Italia con alleanze trasversali tra maggioranza e opposizione e insieme alle associazioni di categoria, Coldiretti in primis". "Un'impostazione che ci aiuta a essere più forti nel difendere in Europa una politica più equilibrata”, conclude.
Condotta di via Manara sostituita e messa in sicurezza... 
"Bruxelles interviene alla cieca, senza distinguere tra prodotti realmente dannosi e quelli a riscaldamento, e insiste su misure fiscali che altrove hanno già fallito". Luigi Scordamaglia, amministratore delegato di Filiera Italia, commenta così la revisione europea sulla tassazione dei prodotti del tabacco, tema che secondo gli esponenti del settore rischia di penalizzare “una filiera che in Italia conta oltre 44 mila addetti e migliaia di aziende agricole, riconosciuta per qualità e sostenibilità”.
Al convegno ‘Crescita sostenibile e competitività del Made in Italy: opportunità e sfide per le nostre filiere’, oggi a Roma, Scordamaglia ha ricordato come "nei Paesi dove la tassazione è molto alta si favoriscono comportamenti criminali: in Francia il contrabbando cresce ogni anno". In Italia, invece, "un sistema di tracciabilità unico ha permesso di essere pionieri nella lotta alla criminalità e di costruire un modello di filiera poi adottato anche in altri comparti".
Garantire "certezza di collocamento del prodotto, prezzi trasparenti e premi a chi produce qualità e sostenibilità - ha sottolineato - ha reso possibile lavorare in trasparenza e sostenere il ricambio generazionale". "Non ci faremo fermare da Bruxelles né da chi vuole smantellare la produzione agricola e agroalimentare europea. Alla fine avremo la meglio - ha concluso - perché contro i contadini e contro chi produce il vero cibo non si governa".

Da gennaio 2026, Carlo Piemonte, con una carriera ventennale al servizio del settore legnoarredo e delle filiere forestali nazionali, assumerà l’incarico di Direttore Generale di FederlegnoArredo, diventando, a 44 anni, il più giovane Direttore Generale nella storia della Federazione. A darne notizia agli associati è stato il presidente di FederlegnoArredo Claudio Feltrin, nel corso dell’assemblea di fine anno, che si è svolta oggi alla Triennale di Milano.
“La scelta di Carlo Piemonte, condivisa con il Consiglio di presidenza di Fla, rappresenta un passo importante per il futuro della nostra Federazione. La sua profonda conoscenza delle diverse filiere, la capacità di lavorare a stretto contatto sia con le imprese che con le istituzioni regionali, nazionali ed europee, costituiranno un valore aggiunto fondamentale per tutti i nostri associati e per il nostro sistema produttivo. A lui – dice Feltrin – va il mio ringraziamento per aver accettato una sfida complessa e stimolante al tempo stesso, che potrà affrontare contando sulla collaborazione e il know-how della struttura della Federazione”.
“È un onore e un’emozione assumere questo incarico – dichiara Piemonte –. Ringrazio il presidente Feltrin e il Consiglio di Presidenza per la fiducia dimostrata, le istituzioni e gli amici del Cluster del Friuli Venezia Giulia con cui ho condiviso un entusiasmante percorso ventennale, basato sul dialogo e sulla forza delle progettualità da attuare a favore del settore. Da gennaio, sarò a disposizione di tutto il sistema FederlegnoArredo e delle sue undici associazioni, facendo dell’ascolto, del confronto e dello sviluppo dei territori i punti fermi del ruolo affidatomi, con l’obiettivo di consolidare ulteriormente il ruolo della Federazione, quale riferimento per il sistema italiano del legno-arredo, rafforzando in primis il legame con il mondo confindustriale, nonché il dialogo con le altre associazioni di sistema. Obiettivi che andranno di pari passo al presidio dei temi legati alle foreste e alla loro gestione responsabile in un’interlocuzione proficua e proattiva con il ministero competente, grazie anche al prezioso ruolo del Cluster nazionale Italia foresta legno" .

Torna legale la commercializzazione della cannabis light. Secondo quanto contento in un emendamento alla manovra segnalato a firma Fratelli d'Italia, viene infatti introdotta la possibilità di vendere "infiorescenze fresche o essiccate e prodotti" che contengono Thc in quantità "non superiore allo 0,5% che, con o senza trasformazione industriale, tenuto conto delle proprietà e delle normali attese dei consumatori, possono essere fumate o inalati senza combustione".
Questi prodotti, si legge ancora nella proposta emendativa, "sono assoggettati ad imposta di consumo in misura pari al 40% del prezzo di vendita al pubblico".

Dario Vitale, a pochi mesi dal suo ingresso in Versace, lascia il ruolo di direttore creativo della griffe della Medusa. L’annuncio arriva a due giorni dalla conclusione dell’acquisizione da parte del gruppo Prada del marchio fondato da Gianni Versace nel 1978.
La decisione di interrompere la collaborazione, viene spiegato, arriva “di comune accordo” tra Vitale e la maison e sarà effettiva a partire dal 12 dicembre prossimo. Versace ringrazia “sinceramente Dario per il suo straordinario contributo allo sviluppo della strategia creativa del brand durante questo periodo di transizione” e gli augura “il meglio per i suoi futuri progetti”. La nuova direzione creativa sarà annunciata a tempo debito. Nel frattempo, il team creativo continuerà a operare sotto la guida di Emmanuel Gintzburger, chief executive officer di Versace.
Ex direttore creativo di Miu Miu, Vitale era entrato in carica come nuovo Chief Creative Officer di Versace, il primo aprile scorso. Una nomina che ha rappresentato un momento storico per Versace: per la prima volta da quasi 50 anni la direzione creativa non sarebbe più stata guidata da un membro della famiglia (dopo la guida di Donatella Versace alla morte del fratello Gianni). La prima collezione di Vitale per Versace, la spring/summer 2026, è stata presentata con un evento intimo durante la scorsa Milano Fashion Week.

Via libera alla riforma dell'edilizia. A quanto si apprende il Consiglio dei ministri in corso ha infatti approvato la riforma del Codice dell’edilizia e delle costruzioni.
Cinque articoli in tutto per la delega che tra i principi prevede la "razionalizzazione, semplificazione e riordino, all’interno di un testo normativo omogeneo, di tutte le disposizioni legislative vigenti in materia di edilizia e di disciplina tecnica delle costruzioni, anche in raccordo con la normativa di tutela dell’assetto idrogeologico, di superamento ed eliminazione delle barriere architettoniche, di resistenza, stabilità, affidabilità e sostenibilità ambientale delle costruzioni", si legge nella bozza del testo.
L'adeguamento della normativa "in materia urbanistica strettamente afferente alla disciplina edilizia e coordinamento delle modifiche apportate in materia di edilizia e costruzioni con la normativa in materia di tutela dei beni culturali e paesaggistici, sanitaria e fiscale nonché con quella di settore avente comunque incidenza sulla disciplina dell’attività edilizia". Il "superamento della frammentazione della normativa in materia di edilizia e costruzioni, assicurando la risoluzione delle duplicazioni, sovrapposizioni, incongruenze e antinomie esistenti e promuovendo la completezza, l’esaustività e l’immediata applicabilità" delle norme, si legge nella bozza.
Sulle semplificazioni in particolare la riforma intende "individuare, in un’ottica di semplificazione e definizione di univoci standard minimi procedimentali, le regole minime inderogabili attinenti ai regimi amministrativi di realizzazione delle diverse categorie di interventi edilizi", si legge nella bozza.
Il tutto al fine di "definire a livello nazionale una comune classificazione delle tipologie di difformità dal titolo abilitativo edilizio", ma anche individuare le "difformità edilizie che, in ragione della relativa natura ed entità, nonché dell’epoca di realizzazione dell’abuso ovvero di ottenimento del titolo abilitativo, possono essere sanate, nei limiti di quanto già previsto a legislazione vigente, e il relativo titolo in sanatoria".
Sul fronte degli abusi storici, la delega ha lo scopo "di semplificare e razionalizzare i procedimenti amministrativi finalizzati al rilascio o alla formazione dei titoli in sanatoria "definendo i termini perentori per la presentazione delle relative istanze, comunque antecedenti all’irrogazione delle sanzioni amministrative, individuando procedure semplificate per la regolarizzazione degli abusi realizzati prima dell’entrata in vigore della legge 6 agosto 1967".
Sul fronte delle sanzioni, si punta a razionalizzare i regimi sanzionatori propedeutici al rilascio dei relativi titoli in sanatoria, commisurandoli all’entità della trasformazione edilizia o urbanistica, alla gravità della difformità ovvero al valore delle opere realizzate, tenuto conto anche della disciplina dei beni sottoposti a tutela; a razionalizzare il regime sanzionatorio delle difformità edilizie che non consentono il rilascio di titoli in sanatoria, individuando in tali ipotesi procedure di riduzione in pristino degli interventi fondati sulla responsabilizzazione del soggetto proprietario o dell’avente titolo, finalizzati a semplificare gli adempimenti e gli oneri a carico dell’ente territorialmente competente.
Fari anche sulle agevolazioni. La delega prevede di riordinare le disposizioni sulla concessione e sull’erogazione di agevolazioni fiscali, contributi e altre provvidenze dello Stato o di enti pubblici per la realizzazione di interventi su opere che presentano difformità edilizie, al fine di escludere tassativamente il rilascio di agevolazioni, contributi e provvidenze ove necessario.
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