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Roma, al San Camillo debutta il robot microchirurgo

14 Maggio 2025
Roma, al San Camillo debutta il robot microchirurgo

(Adnkronos) - All'ospedale San Camillo Forlanini di Roma debutta il robot microchirurgo. "La microchirurgia compie un balzo nel futuro", annuncia la struttura capitolina. "Per la prima volta un ospedale pubblico italiano introduce l'ultima generazione di un robot interamente dedicato alla microchirurgia, progettato per affrontare procedure su strutture anatomiche piccolissime come arterie, vene e nervi, spesso di diametro inferiore al millimetro", descrive l'azienda ospedaliera. Il primo intervento, eseguito con successo dal direttore della Uoc Chirurgia degli arti, Nicola Felici, con la sua équipe - informa una nota - ha permesso "la ricostruzione di una gamba gravemente traumatizzata con un livello di precisione mai raggiunto prima". 

Il nuovo robot - una tecnologia "interamente made in Italy, progettata da una start-up italiana, sperimentata e sviluppata dal gruppo coordinato da Marco Innocenti" - viene presentato come "una sostanziale rivoluzione rispetto alle tecniche microchirurgiche tradizionali, rimaste pressoché immutate negli ultimi 20-30 anni e basate unicamente sull'uso del microscopio e l'abilità delle mani del chirurgo. La piattaforma robotica ad alta definizione integra sofisticati sistemi di riduzione del tremore e di ridimensionamento dei movimenti in scala da 7 fino a 20 a 1. Strumenti miniaturizzati dotati di articolazioni meccaniche estendono le capacità umane, rendendo possibili movimenti impossibili da eseguire con mano e polso da soli. Questo si traduce in una maggiore armonia e precisione del gesto microchirurgico, e manipolazioni straordinariamente fini e controllate". 

Il primo intervento - si legge nella nota - ha permesso la copertura di una frattura esposta di gamba, attraverso il trasferimento microchirurgico di un lembo di cute e tessuti molli prelevato dalla gamba controlaterale dello stesso paziente. L'operazione ha confermato le potenzialità della nuova tecnologia nel perfezionare il gesto del chirurgo durante le microanastomosi, ovvero il collegamento di arterie, vene e nervi di calibro inferiore al millimetro. 

"Sei giorni fa - illustra Felici - abbiamo eseguito il primo lembo libero per la copertura di una frattura esposta di gamba con il robot microchirurgico. Si tratta di un intervento ortoplastico che ha consentito la copertura precoce di una frattura esposta per evitare l'infezione dell'osso e permettere un'osteosintesi più stabile. L'intervento è andato bene e il paziente sta bene. Si trattava di un caso complesso - sottolinea lo specialista - un politrauma con lesioni anche al bacino e all'addome, gestito brillantemente da un lavoro di squadra che ha coinvolto anestesisti, chirurghi generali, ortopedici e rianimatori". 

Nel caso del paziente sottoposto al primo intervento robotico, affetto da un politrauma che interessava non solo l'arto inferiore, ma anche bacino e addome - riporta la nota - la precisione ottenuta ha contribuito a un decorso post-operatorio regolare e promettente. Un risultato reso possibile da una stretta collaborazione interdisciplinare: rianimatori, chirurghi generali, ortopedici e anestesisti, affiancati da personale infermieristico che ha eseguito un training specifico, hanno unito competenze e tecnologie all'avanguardia per garantire la migliore assistenza. La nuova tecnologia migliora la precisione degli interventi e può essere impiegata anche nella riparazione delle gravi lesioni dei nervi periferici, come le paralisi traumatiche del plesso brachiale o le lesioni del nervo sciatico.  

"Desidero ringraziare - conclude Felici - tutta l'équipe che ha lavorato con me: infermieri, strumentisti, anestesisti e miei collaboratori. Un ringraziamento particolare va alla direzione strategica, che ha creduto fin da subito in questo progetto. Ricordo quando il direttore generale mi ha chiamato chiedendomi informazioni sul robot che avevo richiesto: ha compreso immediatamente le potenzialità del progetto e l'ha approvato, rendendolo realtà".  

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Garlasco, dove viene cercata l’arma del delitto: videonews dalla nostra inviata

14 Maggio 2025

(Adnkronos) - Ricerche della possibile arma del delitto di Chiara Poggi in corso in un canale che passa per le abitazioni a Tromello, un piccolo comune del Pavese a cinque chilometri da Garlasco. I carabinieri del nucleo investigativo di Milano, che conducono le nuove indagini sull’omicidio avvenuto 18 anni fa, hanno svolto un sopralluogo questa mattina presto. Sul canale affaccia anche una casa disabitata della famiglia Cappa, i cugini di Chiara Poggi. 

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Barbara Bouchet: "Ho rifiutato scene spinte perché timida. Steve McQueen? Mi aveva confinato ai fornelli"

14 Maggio 2025
Barbara Bouchet - Fotogramma/IPA

(Adnkronos) - Barbara Bouchet, icona sexy del cinema italiano negli anni settanta, si è raccontata da Monica Setta a 'Storie di donne al bivio'. Tutto si può pensare dell'attrice ma non che sia una donna timida, almeno sul set. E invece... nell'intervista che andrà in onda questa notte alle 00:55 su Rai 2, la regina della commedia sexy ha rivelato di non essere mai andata oltre "al bagno nella vasca".  

"Nel 1975 rifiutai Histoire d'O che poi fece Corinne Clery perché era un film troppo spinto per me", ha detto Barbara Bouchet che di scene 'a luci rosse' ne ha rifiutate diverse nel corso della sua lunga carriera nel mondo del cinema. "Nel 1983 rifiutai 'La chiave' di Tinto Brass che poi fece Stefania Sandrelli. Le mie commedie sexy si fermavano al bagno nella vasca, non sono mai andata oltre", ha aggiunto. 

Diverse le relazioni che Barbara ha avuto nella sua vita. Steve McQueen? "Ci fu una storia ma mi aveva confinato ai fornelli. Baci, amore e poi dovevo cucinare per lui e i suoi amici", ha rivelato. E Warren Beatty? "Lo ammanettai per gioco ad una festa. Era bellissimo ma non gli bastava una donna sola". 

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Ilary Blasi si sposa? La proposta di Bastian Muller sul lago di Como

14 Maggio 2025
Bastian Muller e Ilary Blasi

(Adnkronos) - Un weekend indimenticabile per Ilary Blasi. La conduttrice televisiva è stata sorpresa dal fidanzato Bastian Muller con una romantica proposta di matrimonio. A renderlo noto è il settimanale Chi che ha immortalato la coppia durante una lussuosa gita in barca. E proprio lì, Muller si è inginocchiato per chiedere la mano della sua Ilary.  

Dopo la chiusura anticipata di 'The Couple', Ilary Blasi è stata colta di sorpresa con una gita organizzata dal suo compagno. Come fa sapere il magazine diretto da Alfonso Signorini, Muller sarebbe andato a prendere Ilary a Milano a bordo di una "Lamborghini gialla fiammante", per poi dirigersi verso "Villa d’Este e, dopo aver preso possesso della camera d’hotel, ha affittato una barca per fare un giro del lago".  

Bastian avrebbe parlato, inoltre, con il capitano della barca, pianificando nei dettagli la proposta di matrimonio. Quando lui si è inginocchiato, "la Blasi aveva un'espressione sorpresa", di commozione, spiega il magazine. Ilary lo ha baciato appassionatamente e "gli ha preso il viso fra le mani sussurrandogli la sua risposta". Un chiaro 'sì'.  

La voce di un possibile matrimonio tra i due circolava da tempo, ma ora arriva la conferma più romantica. Sebbene le nozze non siano imminenti - anche perché il divorzio da Francesco Totti è ancora in fase di definizione - Ilary Blasi si prepara a fare il grande passo: tornare all'altare per sposare il suo Bastian.  

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Festival del Management, 'piccolo non è più bello'

14 Maggio 2025
Maurizio Quarta

(Adnkronos) - Si è tenuto a Napoli il Festival del Management, che ha avuto quest’anno come tema conduttore il deep blue, colore che rappresenta l'ignoto e la profondità, qualità che caratterizzano queste esplorazioni e che rispecchiano le sfide e le opportunità che le aziende affrontano nel cercare di innovare e esplorare nuovi territori per crescere e prosperare. In questa visione manager e imprenditori dovrebbero porsi in maniera curiosa e resiliente per cercare l’innovazione laddove la stessa sia non visibile ai più. Uno dei tavoli di lavoro, quello dedicato al Blue della riorganizzazione (moderato da Sergio Luciano, direttore di Economy) si è concentrato sul tema della sfida dimensionale che hanno oggi le pmi, elaborando il concetto di piccolo non è più bello, già portato avanti da un imprenditore campano eccellente, Vincenzo Boccia, già presidente di Confindustria e prima della Piccola Industria, che gli preferiva 'forte è bello'. 

Non si è voluto fare una contrapposizione manicheistica rinnegando il piccolo che tanto ha fatto e fa tuttora per l’economia italiana, quanto ragionare sul fatto che piccolo o grande è anche una dimensione mentale: posso anche essere piccolo, ma saper pensare in grande. E se penso in grande, chi mi può aiutare? Partendo da questo assunto, e dal fatto che le pmi sono tendenzialmente sottomanagerializzate e sottocapitalizzate, il tavolo è stato concepito cercando di mettere insieme quelle componenti che ad un piccolo che voglia diventare grande possono servire per accompagnarlo lungo il percorso: chi rappresenta le competenze afferenti alle due aree più critiche per lo sviluppo (le competenze manageriali in materia di risorse umane e di finanza), chi fornisce questo tipo di competenze (manageriali nel caso del temporary management e del fractional management), consulenziali, chi fornisce le risorse finanziarie, chi il percorso lo ha già fatto ed è diventato grande davvero. 

Per inquadrare il tema, Francesco Ciampi (docente di Management presso l’Università di Firenze e coordinatore del tavolo con Temporary Management & Capital Advisors), ha posto l’attenzione sul fatto che “alcuni fenomeni in atto (progressiva globalizzazione dei mercati e continuo incremento dei ritmi del cambiamento tecnologico, sociale ed economico) hanno generato una situazione di strutturale debolezza competitiva per le imprese di piccole dimensioni. Prova ne è il fatto che nel nostro paese le aziende con meno di dieci dipendenti producono oggi, in media, un valore aggiunto per addetto inferiore alla metà di quello fatto rilevare dalle imprese maggiormente dimensionate”.  

Maurizio Quarta (Managing Partner di Temporary Management & Capital Advisors) ha ulteriormente articolato il discorso: “tanti sono gli 'impegni' oggi richiesti alle pmi (ridisegno delle grandi filiere della manifattura, ESG e sostenibilità come fattore di vantaggio competitivo, digitalizzazione, internazionalizzazione, gestione fondi Pnrr, passaggio generazionale) a fronte di risorse manageriali e finanziarie scarse. Le pmi sono infatti tendenzialmente sottomanagerializzate e sottocapitalizzate. In questa situazione, il temporary management viene sempre più apprezzato dalle pmi come uno strumento quasi ottimale per portare in casa competenze di alto livello immediatamente operative e capaci di operare in contesti straordinari con il risultato di accrescere le capacità delle persone, che saranno in grado di fare le stesse cose meglio di prima oppure di farne di nuove. Questo avviene anche per le imprese più piccole (sotto i 5 milioni) in cui è possibile operare in modalità fractional/part time. Di fronte a questo tipo di blue, non tutti gli imprenditori si pongono in un’ottica positiva: mentre quasi tutti gli imprenditori, lavorando di testa, capiscono quali siano i problemi della loro azienda e che il temporary management possa essere un modo efficace ed opportuno per risolverli, una buona parte reagisce ancora di pancia nel momento di discutere quali deleghe dare ai manager perché possano portare a casa i risultati desiderati. Va infine rilevato come l’imprenditore tenda però spesso a privilegiare aree, a suo giudizio, a più immediato impatto sul conto economico (es. supply chain, produzione, area commerciale): fa ancora fatica a percepire i ritorni da interventi nell’area delle Risorse Umane, mentre la finanza presenta un ostacolo, soprattutto psicologico, legato al fatto di dare accesso ai propri conti (oltre al tasto delicato del rapporti con gli altri professionisti presenti in azienda)”. 

Sul tema delle risorse manageriali e professionali, è intervenuta Stefania Pizzuto (Partner Deloitte Consulting), illustrando una nuova figura già ampiamente utilizzata nel contesto americano, il Chief of Staff (CoS): “è una figura strategica che supporta il ceo e la leadership aziendale nel tradurre la visione in azione. Nel tessuto aziendale italiano -formato per il 98% da pmi, molte delle quali a conduzione familiare-il CoS è fondamentale per portare metodo, visione e coordinamento, aiutando le aziende a evolversi senza perdere la loro identità. In un contesto dove le pmi, pur essendo molto operative, a volte incontrano difficoltà nell'organizzare strutture interne più complesse e nell'attrarre talenti esterni, il CoS offre una soluzione per migliorare l’efficienza operativa e facilitare l'innovazione. Grazie al suo ruolo di intermediario, il CoS costruisce un ponte tra tradizione e modernità".  

"Negli Stati Uniti - continua - è una figura consolidata, presente sia in aziende di grandi dimensioni sia in startup, e in Italia sta prendendo piede rapidamente, con evidenti benefici in termini di performance aziendali. Secondo una ricerca condotta da SDA Bocconi in collaborazione con Deloitte, l’80% dei Chief of Staff intervistati ha riportato un miglioramento significativo nella performance aziendale, riscontrando un miglior allineamento strategico e una gestione del cambiamento più efficace. Il CoS, quindi, anche quando introdotto in via temporanea in azienda al fine di gestire periodi di forte complessità, è una leva strategica per le pmi italiane, che le rende più agili e pronte ad affrontare le sfide future”. 

Matilde Marandola (presidente nazionale di Aidp, Associazione per la direzione del personale) ha evidenziato l’approccio ottimale che un manager di elevata seniority deve avere operando in contesti imprenditoriali: “nel contesto attuale, caratterizzato da rapide evoluzioni nel mondo del lavoro, il cambiamento deve essere istinto primario del leader e del manager, fondamentale per esplorare l’ignoto, il deep blue, familiarizzando con esso, e ridefinendolo come scrigno in cui trovare soluzioni strategiche. Questa visione del manager, che procede con coraggio e curiosità verso l’ignoto, può essere paragonata all’esperienza multisensoriale della cena al buio: in assenza della vista, altri sensi – olfatto, udito, gusto – si attivano, permettendo di scoprire nuove prospettive. Elon Musk ha affermato che la debolezza fondamentale della civiltà occidentale è l'empatia e se invece questa multisensorialità, che dà ampio respiro all’empatia, fosse la chiave per comprendere quanto l’ignoto, il deep blue, sia una risorsa? E se fossero il coraggio, unitamente all’empatia, a costituire gli strumenti per riconoscere il deep blue come luogo sicuro'? Da queste domande si approda ad una riflessione-guida per i manager delle pmi, alla quale possono attingere, che concepisce il coraggio e l’empatia come “strumenti strategici per interpretare il deep blue – non come una criticità, ma come una risorsa da cui trarre ispirazione per affrontare le sfide del mercato contemporaneo. Proprio come il fabbro Efesto che trasforma l’Etna in una fucina di innovazione, il manager deve sporcarsi le mani' per costruire una struttura aziendale capace di valorizzare tanto le competenze oggettive tanto la dimensione personale di ciascuna Persona nell’organizzazione”. 

Matilde Marandola ha poi richiamato l’attenzione sul fatto che le pmi hanno bisogno di concretezza: con la tipica saggezza partenopea alla Luciano De Crescenzo, suggerisce di “utilizzare un’indice di quagliabilità grazie al quale si possono misurare la concretezza e l’implementazione di tante parole e modelli che spesso utilizziamo soltanto in teoria. L’indice di quagliabilità (ripreso da Maurizio Quarta come quagliability index) permette di misurare il livello di realizzazione dell’attività. In definitiva, affermare che un certo tipo di attività ha un “alto indice di quagliabilità” significa affermare che quel tipo di attività è assolutamente concreta”. 

Federico Tammaro (presidente Andaf Campania) ha evidenziato le criticità della sottomanagerializzazione in ambito gestionale: “fino a pochi anni fa un coro unanime riteneva che la forza dell’Italia risiedesse nella miriade di aziende piccole o piccolissime che ne costituivano il tessuto industriale ed economico. La dimensione familiare consentiva infatti di reagire con immediatezza alle diverse perturbazioni dei mercati che, preannunciate da segnali chiari, avvenivano in tempi sufficientemente lunghi da permettere l’adeguamento dell’azienda alle nuove necessità. Purtroppo tutto quello che è successo con la pandemia ha scatenato una improvvisa corsa tecnologica che sta potando rapidamente fuori dal mercato tutte quelle aziende che, eccessivamente sottodimensionate nei ruoli amministrativo/gestionali non potevano acquisire rapidamente le competenze necessarie all’utilizzo di nuovi strumenti e metodologie. L’avvento dell’IA ha ulteriormente aggravato il gap fra le aziende virtuose e quelle che, invece, non avevano investito in formazione, acquisizione di risorse HW e SW d’avanguardia e, soprattutto, su un capitale umano più competente e reattivo. Avere oggi quella cosiddetta “massa critica” (dimensionale culturale) è diventato l’unico sistema per assorbire e superare le perturbazioni continue di un mondo non più globalizzato ma anzi frazionato in mille centri di potere che utilizzano in maniera strumentale momenti di forza che spesso sono di breve durata”. 

Sia Aidp che Andaf hanno creato al loro interno un gruppo dedicato alle pmi per sviluppare e implementare approcci adatti a questa tipologia di aziende. Il management da solo però non basta: è necessario avere anche le risorse finanziarie per poter pensare a crescere, risorse ottenibili dal contesto privato (rappresentato da Aifi) e da quello pubblico (rappresentato da CDP Cassa Depositi e Prestiti). Secondo Alessandra Bechi (vice direttore generale Aifi), “il private capital è un mercato che è stato in costante crescita negli ultimi anni. Ha raggiunto un record nel 2022, quando sono stati investiti nel complesso quasi 24 miliardi di euro, se si considerano unitamente private equity, venture capital, infrastrutture e private debt. Pertanto, le imprese italiane hanno uno strumento a disposizione per la loro crescita che riveste un ruolo sempre maggiore nel panorama del nostro sistema finanziario. Tra l’altro, in molte ricerche si dimostra come proprio gli operatori di private capital non forniscono solo risorse finanziarie alle aziende in cui investono, ma anche contributi specifici volti alla creazione di valore aziendale nel medio-lungo termine. Per fare alcuni esempi specifici, questo contributo si concretizza attraverso un rafforzamento della propensione all’internazionalizzazione, così pure una maggiore capacità brevettuale e spinta all’innovazione. Merita anche menzionare l’attenzione posta dal private equity alle leve di consolidamento della governance aziendale nelle aziende partecipate e di allineamento degli interessi tra gli stakeholder aziendali nonchè al sistema di controllo dei rischi ambientali. Tra gli elementi che ancora ostacolano lo sviluppo di questo mercato e su cui occorre intervenire si ricorda la necessità di far confluire maggiori risorse in fase di raccolta dei capitali e la necessità di favorire la conoscenza dello strumento, attraverso attività di educazione finanziaria”.  

Matteo Rusciadelli (responsabile relazioni business Centro-Sud, Cassa Depositi e Prestiti): “Come Cassa Depositi e Prestiti abbiamo assunto un ruolo sempre più strategico nel sostenere il sistema imprenditoriale italiano consolidando la nostra posizione a fianco delle imprese attraverso sia la concessione di finanziamenti diretti sia fornendo una provvista agli istituti finanziari per supportare le pmi. Nell’ultimo triennio, CDP ha potenziato infatti l’impegno verso il tessuto produttivo, sostenendo circa 65 mila aziende nei loro investimenti in crescita sostenibile, innovazione e internazionalizzazione. Proseguiamo con convinzione nella significativa espansione di credito a sostegno delle iniziative strategiche delle migliori imprese italiane potendo ora contare sul pieno contributo della Rete operativa di 27 uffici territoriali, con attenzione particolare al tessuto del Mezzogiorno dove stiamo continuando ad adattare il modello di servizio alle specificità di taglia dimensionale e bisogni tipici di queste realtà”.  

La sfida si gioca oggi anche sul terreno dei mercati internazionali. Secondo Carlo Verdone (presidente di Federitaly), “è stata proprio la frammentazione del sistema italiano, spesso considerata un limite, a garantire flessibilità, velocità di adattamento e resilienza in momenti di grande difficoltà come la crisi finanziaria del 2008, la pandemia o le recenti tensioni geopolitiche. Tuttavia, oggi il contesto è radicalmente cambiato. Il mercato globale impone alle imprese, anche quelle di dimensioni ridotte, nuovi standard di organizzazione, strategia e visione. Non è più sufficiente saper reagire: bisogna prevedere, pianificare, strutturare. In questo scenario, voglio sottolineare l’importanza di un profondo cambiamento in ottica manageriale. Serve una visione strategica di lungo periodo, una maggiore patrimonializzazione e, soprattutto, una spinta decisa verso l’innovazione e la digitalizzazione. Alla base di tutto c’è la necessità di rafforzare la performance organizzativa: la capacità dell’impresa di utilizzare in modo efficiente le proprie risorse, di semplificare i processi, definire ruoli chiari, misurare i risultati e creare una cultura interna orientata al miglioramento continuo. Ma questo cambiamento non può gravare unicamente sulle spalle degli imprenditori. E' necessario un intervento sistemico, che coinvolga anche la politica, le istituzioni e il mondo della formazione. Occorre garantire maggiore accesso a percorsi di consulenza e formazione manageriale, strumenti per l’internazionalizzazione, finanza agevolata mirata e, soprattutto, una revisione del sistema fiscale, che oggi grava in modo eccessivo su chi vuole crescere. La competitività del nostro sistema produttivo non può più essere affidata solo all’intuizione e alla passione degli imprenditori. Va costruita con metodo, visione, strumenti adeguati e un impegno condiviso tra imprese, istituzioni e territorio”. 

Da ultimo, hanno parlato due imprese, entrambe campane, che hanno saputo pensare in grande ed essere capaci di diventarlo per davvero. Per Fulvio Scannapieco (presidente A.L.A. spa) “i manager sono indispensabili per la crescita dell’azienda. Anche e soprattutto in una situazione di passaggio generazionale. Infatti possono affiancare e far crescere ulteriormente i figli dell’imprenditore, contribuendo con la loro esperienza ad una maggiore valorizzazione dell’azienda. Dall’altro lato, le risorse finanziarie devono accompagnare la crescita dell’azienda, che deve di volta in volta trovare il giusto partner finanziario. Nel nostro caso abbiamo fatto ricorso a varie soluzioni tra cui un’IPO che ci ha permesso di quotarci all’EGM nel 2020. Da ultimo un finanziamento con un pool bancario che ci ha messo a disposizione le risorse per l’acquisto di un’azienda in Spagna che avevamo individuato e che si è rivelata un tassello indispensabile per la crescita futura. Lamentiamo comunque l’assenza di una grande banca sul territorio che possa meglio supportare le necessità finanziarie delle aziende che vogliano intraprendere un percorso virtuoso di crescita”. 

Racconta Luca Villa (direttore HR di Laminazione Sottile): “Il Gruppo Laminazione Sottile rappresenta una straordinaria storia ultracentenaria di azienda industriale del Sud Italia, a proprietà famigliare, che è andata ben oltre le dimensioni di una pmi per diventare, oggi, una multinazionale con 800 milioni di Euro di fatturato aggregato, 10 società e catene distributive globali. Questo è avvenuto grazie all’intuito, alla competenza e ai valori incarnati dagli imprenditori, insieme alla scelta di portare avanti di pari passo il passaggio generazionale unitamente alla managerializzazione del Gruppo. Il business della Laminazione Sottile e delle sue società controllate sono i laminati di alluminio nudi, verniciati e laccati, nonché la produzione di contenitori di alluminio. Le chiavi per il successo nelle sfide globali, ed epocali, che anche un’azienda come la nostra deve affrontare, sono, da un lato, la fedeltà ai principi che in oltre cento anni di storia l’hanno portata al successo in Italia e nel mondo, a partire dalla grande attenzione al cliente unitamente al rigore nella gestione economica e finanziaria della società; dall’altro, l’innovazione tecnologica, organizzativa e culturale, con l’adozione di sistemi e metodi di lavoro all’avanguardia, in cui il management, dotato di risorse, strumenti e deleghe adeguati, ha portato un contributo originale, pienamente integrato con la visione imprenditoriale”.  

Per Francesco Ciampi: “la differenza tra il successo competitivo che potrà essere generato da un solido processo di crescita e il progressivo deterioramento degli equilibri aziendali conseguente all’immobilismo dimensionale passerà in molti casi proprio dalla capacità dell’imprenditore di rinunciare al controllo proprietario della sua impresa, pur mantenendo, spesso anche e soprattutto nell’interesse della nuova proprietà, un ruolo chiave all’interno della struttura manageriale. L’auspicato salto dimensionale richiede infatti l’allargamento del vertice manageriale con innesto di nuove professionalità, indipendenti ed esterne alla famiglia proprietaria, in ambito finanza, gestione delle risorse umane, marketing e controllo di gestione, senza le quali il processo di sviluppo non potrà, nella maggioranza dei casi, essere realizzato”. 

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Spread tra Btp e Bund sotto i 100 punti, ai minimi da 4 anni

14 Maggio 2025
Spread sotto i 100 punti - (Afp)

(Adnkronos) - Per la prima volta da settembre 2021 lo spread tra Btp e Bund decennali si 'affaccia' sotto la soglia dei 100 punti. Questa mattina il differenziale si è brevemente attestato a 99,9 punti per poi risalire a 100,1 punti. Il rendimento del Btp a 10 anni è al momento a 3,677%. 

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Kate principessa di stile, Meghan capace di osare: icone a confronto

14 Maggio 2025
Kate Middleton e Meghan Markle - Fotogramma /Ipa

(Adnkronos) - L'emozione era palpabile, ieri, quando la principessa di Galles ha consegnato il 'Queen Elizabeth II Award for Design', uno dei premi britannici più prestigiosi nel settore della moda, allo stilista Patrick McDowell. All'interno del '180 the Strand', il centro culturale di Londra dove si è svolto l'evento, Kate indossava un abito verde oliva firmato Victoria Beckham e una camicetta bianca di seta, sfilando tra manichini e modelle che vestivano le creazioni dello stilista di Liverpool premiato. Inevitabile il fatto che l'attenzione della stampa si sia presto spostata sulla moglie del principe William e sul suo modo di vestire, in particolar modo, dopo che Kate, nel corso della sfilata, ha mostrato interesse per una giacca su misura senza maniche, dal nome evocativo di 'giacca del Galles'.  

"Mi piacerebbe molto realizzare un pezzo per lei", ha dichiarato, dopo la premiazione, McDowell, riferendosi a Catherine. "Sarebbe un sogno che si avvera". Ma quale abito potrebbe proporre, lo stilista alla principessa, perché le piaccia e rifletta la sua personalità? Come è noto, Kate ha conquistato la simpatia di molte donne per il suo stile semplice durante il periodo di fidanzamento con William, scegliendo abiti che potrebbero permettersi tutti, senza fronzoli né look ricercati o griffati. Una tendenza che ha mantenuto con coerenza anche dopo il matrimonio, con la scelta di abiti sobri, gonne rigorosamente sotto il ginocchio, tailleur con pantaloni e tacco medio, che riflettono una personalità elegante ma anche pratica, votata più ai contenuti che all'apparenza. A volte, a seconda delle occasioni, si è concessa variazioni rispetto al collaudato tema delle tinte unite, optando per disegni più 'fantasiosi', senza però mai eccedere in scelte che andassero oltre vestiti a pois o a quadri scozzesi.  

Gli inglesi, si sa, non hanno una grande predilezione per la moda, cosa che invece avviene di più oltreoceano, fra i cugini americani. Ma su entrambe le sponde dell'Atlantico, quando si parla di Kate Middleton, si finisce sempre col far confronti con la cognata statunitense Meghan Markle. In fatto di stile, la duchessa di Sussex, appare più 'moderna' rispetto alla principessa di Galles, più audace nell'unire la tradizione agli ultimi dettami della moda, con scelte di tonalità vivaci come il rosso e l'azzurro, che le hanno attirato consensi ma anche critiche. Insomma, anche se si dice che l'abito non fa il monaco, nel caso di Meghan, coraggiosa imprenditrice dalla forte personalità, il suo modo di vestire incarna e ne conferma, come sanno anche i muri a Buckingham Palace, il carattere determinato e indipendente.  

 

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In Italia arriva il primo avatar di un avvocato

14 Maggio 2025
In Italia arriva il primo avatar di un avvocato

(Adnkronos) - Il diritto spiegato da un avatar: è questa la nuova frontiera aperta dallo Studio legale Zambonin, che firma il primo avvocato avatar italiano. Una novità assoluta nel panorama giuridico del nostro Paese, dove finora nessun altro studio aveva sperimentato l’utilizzo di un avatar per la divulgazione delle tematiche legali. Il lancio ufficiale è avvenuto oggi e l’avatar è raggiungibile all’indirizzo: www.iltuolegale.it/avatar/  

L’avvocata Francesca Zambonin, da sempre attenta all’innovazione, è stata tra le prime in Italia a portare la consulenza legale online. Era il 2003 quando ha fondato IlTuoLegale.it, in un’epoca in cui internet era ancora lontano dalla sua diffusione odierna. "In quegli anni - spiega - lavoravo in un prestigioso studio di Milano, ma sentivo la necessità di fare le cose in modo diverso. Volevamo avvicinarci alle persone, renderci più accessibili, e con IlTuoLegale.it abbiamo dato vita a un progetto giovane e concreto, che parlava davvero ai cittadini. Abbiamo costruito un team multidisciplinare e oggi, dopo oltre vent’anni, siamo un punto di riferimento per chi cerca competenza, flessibilità e un approccio moderno alla professione". 

Dopo aver sperimentato la presenza nel metaverso, oggi lo Studio legale Zambonin fa un nuovo passo in avanti. L’avatar, realizzato sulla figura della fondatrice dello studio, Francesca Zambonin, è destinato esclusivamente alla divulgazione, racconterà in forma breve e chiara gli articoli del blog dello studio e le principali novità normative. "Le persone oggi -osserva Francesca Zambonin - sono sommerse dalle informazioni e non hanno tempo di approfondire tutto . Una sintesi generata dall’intelligenza artificiale, validata da un avvocato e comunicata da un avatar, è un modo concreto per semplificare la vita alle persone (e anche quella degli avvocati che non amano esporsi in video). Il diritto non deve essere complicato: deve essere utile, vicino, comprensibile". 

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Liste d'attesa, online un modulo per "pretendere la visita nei tempi stabiliti"

14 Maggio 2025
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(Adnkronos) - L'Associazione Luca Coscioni, nell'ambito delle sue azioni a tutela del diritto alla salute, lancia oggi una nuova iniziativa per aiutare i cittadini a far valere i propri diritti, questa volta di fronte al problema dei grossi ritardi nella prenotazione di prestazioni sanitarie nel sistema sanitario pubblico. Sul sito dell'associazione è disponibile un modulo scaricabile (https://www.associazionelucacoscioni.it/liste-di-attesa#modulo-contatto) che consente agli utenti di richiedere l'applicazione del cosiddetto 'percorso di tutela' nel caso in cui la struttura sanitaria a cui ci si è rivolti per prenotare una visita o un esame non sia in grado di assicurare l'esecuzione della prestazione entro i tempi massimi previsti per legge. 

Attualmente - ricorda l'Associazione Coscioni - la normativa prevede che ogni prescrizione per visita specialistica o esami diagnostici di primo accesso debba essere erogata in tempi massimi fissati. La prescrizione del medico (di medicina generale o specialistico) contiene la classe di priorità, ossia il tempo massimo, così definita: U - con attesa massima 72 ore; B - con attesa massima 10 giorni; D - con attesa massima 30 giorni per le visite e 60 giorni per gli esami; P - con attesa massima 120 giorni. Ogni struttura sanitaria è tenuta al rispetto di questi tempi massimi di erogazione. Se la struttura non è in grado di rispettare i tempi di legge sopra indicati, allora il cittadino ha diritto all'attivazione del percorso di tutela, ovvero ricevere la prestazione entro il tempo massimo della classe di priorità, tramite una visita o un esame in regime di intramoenia (libera professione) interna alla struttura o presso un'altra struttura privata; in entrambi i casi non è previsto alcun costo aggiuntivo, ma solo il costo del ticket se previsto per quella prestazione. 

La richiesta di rispetto dei tempi e di percorso di tutela va indirizzata ai responsabili della struttura sanitaria presso cui è stata prenotata dal cittadino. "Se la risposta non dovesse arrivare in tempo o non dovesse proprio arrivare, l'Associazione Luca Coscioni si impegna ad attivare tutti gli strumenti necessari per poter affermare il diritto alle cure di tutti i cittadini e le cittadine", dichiarano Marco Cappato e Filomena Gallo, tesoriere e segretaria nazionale dell'associazione. 

"Le liste d'attesa costituiscono una delle criticità più gravi che affliggono il sistema sanitario. Ogni anno, un numero enorme di pazienti si trova ad affrontare ritardi significativi nell'accesso a visite specialistiche, esami diagnostici e interventi chirurgici, con conseguenze concrete sulla loro salute", sottolineano Cappato e Gallo.  

"Liste di attesa 'patologiche' - concludono - rischiano di minare il diritto di accesso alle cure e la loro gratuità, cioè le caratteristiche fondanti del Servizio sanitario nazionale. Questo problema non si limita al settore pubblico: coinvolge anche quello privato, dove cresce la richiesta di prestazioni a pagamento".  

Leggi tutto: Liste d'attesa, online un modulo per "pretendere la visita nei tempi stabiliti"

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