(Adnkronos) - I progressi scientifici e le terapie innovative, che stanno trasformando le opportunità di trattamento e le prospettive di cura in ematologia, hanno bisogno di una riorganizzazione del sistema sanitario. Proprio su questo tema si è svolto oggi presso la Giunta regionale della Lombardia l'evento istituzionale 'Ematologia in Regione Lombardia - Strategie regionali per l'innovazione', promosso da Johnson & Johnson, con l'obiettivo di creare un'occasione di confronto tra tutti gli attori del sistema salute e individuare proposte in ambito organizzativo e gestionale per la presa in carico del paziente ematologico in tutta le regione.
Nel dettaglio, dal confronto tra le istituzioni regionali, i clinici e le associazioni del Terzo settore, per garantire l'accesso all'innovazione terapeutica, accelerare la diagnosi e migliorare la presa in carico dei pazienti ematologici - informa una nota - emergono queste necessità: 1) Riorganizzare in maniera efficiente le risorse economiche disponibili per garantire a livello regionale l'accesso all'innovazione a tutti i pazienti ematologici che ne hanno bisogno, implementando una nuova governance condivisa per tipologia di esami, verifica degli esiti e dell'efficacia, capace di rendere uniforme sul territorio l'appropriatezza degli esiti e della gestione delle patologie nel loro complesso; 2) Adeguare il modello gestionale-organizzativo di presa in carico dei pazienti sulla base delle nuove esigenze cliniche e dei nuovi trattamenti disponibili per rispondere tempestivamente ai bisogni di salute in ematologia; 3) Aumentare l'organico amministrativo al fine di gestire gli aspetti burocratici legati alla presa in carico del paziente affinché gli specialisti possano dedicare più tempo alla pratica clinica, come da proposta già avanzata dalla Commissione III Sanità.
Ancora: 4) Integrare la Rete ematologica lombarda con la partecipazione delle associazioni di pazienti e delle istituzioni regionali competenti in materia, favorendo la costituzione di un tavolo programmatico che, a livello regionale, traduca in provvedimenti operativi le istanze raccolte. Riconoscere, allo stesso tempo, il ruolo cruciale del terzo settore e delle associazioni di pazienti in ambito ematologico nel garantire il benessere complessivo del paziente, con un loro coinvolgimento attivo e istituzionalizzato nei tavoli decisionali a livello regionale. Infine: 5) Proporre un pilota che, in linea con le Linee guida Agenas e il Protocollo regionale, ripensi l'assistenza in termini di territorializzazione delle cure onco-ematologiche e di una maggiore valorizzazione delle Case di comunità.
L'ematologia - ricordano gli esperti - rappresenta da sempre l'avamposto dell'innovazione terapeutica in ambito oncologico, dove nel corso degli ultimi 10 anni sono state introdotte nuove opzioni terapeutiche in grado di prolungare e migliorare la vita dei pazienti. Un caso particolare è rappresentato dal mieloma multiplo, la seconda forma più comune tra i tumori del sangue, con un'incidenza progressivamente in aumento, tanto che nel nostro Paese si contano ogni anno quasi 6mila nuovi casi - circa 800 solo in Lombardia - e dove la sopravvivenza dopo la diagnosi è significativamente aumentata passando da 2 a oltre 7 anni. La spinta all'innovazione data dalla necessità di adottare terapie sempre più personalizzate ed efficaci rappresenta una sfida per tutti gli attori del sistema salute, dai clinici che somministrano queste terapie alle associazioni che supportano i pazienti nel loro percorso di cura, dalle aziende che fanno ricerca alle istituzioni. Per garantire l'accesso alle migliori terapie disponibili e al contempo la sostenibilità del sistema sanitario regionale, è necessario ripensare all'ecosistema a livello regionale in termini di gestione e organizzazione.
"Quando parliamo di innovazione in ambito sanitario, sono 3 le parole chiave da tenere a mente: equità, sostenibilità e adeguatezza rispetto al bene più prezioso che abbiamo nel nostro Paese e nella nostra Regione, il nostro sistema sanitario - afferma Marco Alparone, vicepresidente e assessore al Bilancio e finanza, Regione Lombardia - Se da un lato questo comporta già il valore dell'equità, dall'altro, di fronte alla spinta all'innovazione, va implementato nella sostenibilità. Questa è la sfida che dobbiamo affrontare insieme tra tutti i protagonisti del mondo della salute e della sanità, a partire da clinici, istituzioni, associazioni dei pazienti, loro familiari, cambiando in maniera radicale i modelli organizzativi. L'obiettivo - precisa - è quello di garantire uniformità delle cure, consentendo ai pazienti le terapie migliori su tutto il territorio regionale, in maniera omogenea, senza differenze. Per tali motivi, incontri come questo di oggi incontri rappresentano opportunità di confronto e dialogo essenziali, su tematiche molto delicate, come l’ematologia e il mieloma multiplo".
"Per migliorare la presa in carico delle persone con mieloma multiplo - sottolinea Francesco Passamonti, direttore Sc Ematologia, Policlinico di Milano e professore ordinario di Ematologia, Dipartimento di Oncologia e Onco-Ematologia, università degli Studi di Milano - è necessario promuovere un cambiamento di alcuni dei modelli organizzativi, così da definire percorsi di cura che assicurino un accesso precoce alla diagnosi e ai trattamenti. In tal senso, è necessario che l'assistenza sia più territoriale, riducendo così il carico degli ospedali. Questo - chiarisce - è ciò che accade ad esempio nel modello Hub & Spoke, dove nei centri Hub vengono indirizzati i pazienti con maggiore complessità terapeutica, mentre chi non richiede più cure specialistiche può essere seguito in quelli Spoke. Nel nostro territorio, un importante supporto può essere dato dalle Case di comunità, laddove venga garantito però un alto livello di competenza specialistica".
Aggiunge Roberto Cairoli, direttore Sc Ematologia, Asst Gom Niguarda Milano e professore associato di Malattie del sangue, Dipartimento di Medicina e chirurgia, università degli Studi di Milano-Bicocca: "E' fondamentale che vi sia una un'armonizzazione a livello regionale delle strategie da utilizzare, a partire da esami, approfondimenti e verifiche degli esiti in modo tale da gestire la malattia ematologica nel suo complesso. Ma per fare ciò, è altrettanto fondamentale agire come una vera e propria rete con il fine ultimo di garantire i 3 principi chiave dell'equità all'accesso: sostenibilità, prossimità e appropriatezza. Con una maggiore integrazione, la Rete ematologica lombarda può contribuire a introdurre elementi di monitoraggio per bilanciare le necessità di accesso, appropriatezza e utilizzo strategico delle risorse. Tutto ciò - avverte - passa dal coinvolgimento di tutte le figure coinvolte nel percorso di presa in carico e cura del paziente, a partire dalla costruzione di tavoli programmatici che, a livello regionale, possano tradurre in provvedimenti operativi ed efficaci i bisogni portati avanti dai professionisti sanitari e dai pazienti".
"In linea con la prospettiva nazionale - osserva Davide Petruzzelli, presidente La Lampada di Aladino Ets - risulta fondamentale istituzionalizzare il ruolo delle associazioni di pazienti nei processi decisionali del sistema salute. Questo tipo di partecipazione è attualmente più consolidata in oncologia; è importante però lavorare nella stessa direzione anche in ambito ematologico, dove le differenze nell'accesso alle cure sono purtroppo sempre più presenti, anche nella nostra regione. Lo scopo è puntare alla presa in carico complessiva particolarmente quando si tratta di persone anziane, oltre ai bisogni puramente clinici. Per questo è necessaria la massima collaborazione tra i diversi professionisti, ma anche tra ospedale e territorio".
Commenta Monica Gibellini, direttore Government Affairs, Policy & Patient Engagement Johnson & Johnson Innovative Medicine Italia: "Come Johnson & Johnson da sempre siamo protagonisti dell'innovazione in tutte le sue forme, non solo attraverso la ricerca scientifica, ma anche promuovendo iniziative che possano migliorare i modelli gestionali di presa in carico delle persone con tumori ematologici, come il mieloma multiplo. Siamo convinti che attraverso momenti di confronto come questo, che ha visto coinvolti tutti i principali rappresentanti del sistema salute, stiamo procedendo nella direzione giusta per affrontare la sfida di un sistema che consideri sempre di più la spesa farmaceutica come un investimento a cui destinare le risorse necessarie, così da rispondere sempre meglio ai bisogni di cura dei pazienti per una loro corretta e tempestiva presa in carico".
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(Adnkronos) - Lo scontro è rimandato al 7 agosto, al Masters 1000 di Cincinnati. Dopo il forfait di Jannik Sinner e quello di Carlos Alcaraz dal torneo di Toronto, la lotta per il primo posto del ranking Atp riprenderà dagli Usa.
Dopo Cincinnati ci sono gli Us Open e in entrambi i tornei il campione è l'altoatesimo, che dovrà difendere i suoi, rispettivamente, 1000 e 2000 punti dall'assalto del murciano. Se tutto gira per il verso giusto, Sinner avrà un bottino di 11.830 punti, scalati i 200 guadagnati a Toronto 2024 quando il n. 1 si fermò ai quarti di finale.
Alcaraz al momento non perde niente perché anche l'anno scorso saltò il torneo canadese, e tra Cincinnati e Flushing Meadows a New York aveva accumulato solo 60 punti dopo aver perso al debutto contro Monfils nel primo turno ed essersi fermato al secondo agli US Open contro Van de Zandschulp.
Se il n. 2 dovesse trionfare nei due tornei statunitensi raggiungerebbe quota 11.540, mentre Sinner perderebbe alcuni dei suoi punti e si esporrebbe al sorpasso in classifica che proprio oggi, in un'intervista alla Gazzetta dello Sport, Alcaraz ha annunciato come suo obiettivo principale.
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(Adnkronos) - Il Dna riscrive la storia del mostro di Firenze fin dall’inizio. Natalino, il bambino di sei anni e mezzo che nell’estate del 1968 scampò ai colpi di calibro 22 dell’assassino che uccise sua madre, Barbara Locci, e l’amante Antonio Lo Bianco, e che per i successivi diciassette anni terrorizzerà la Toscana e l’Italia con altri sette duplici omicidi, non era figlio di Stefano Mele, il manovale, marito della vittima, condannato per quel delitto. Un accertamento genetico disposto dalla procura ha stabilito che il suo padre biologico è Giovanni Vinci, il fratello più grande di Francesco e Salvatore. Giovanni, pur membro di quel “clan” di sardi che dal 1982 entrerà nel mirino delle indagini – con l’arresto di Francesco prima, e con i sospetti su Salvatore poi –, non è mai stato lambito dall’inchiesta. Una lacuna che oggi, le pm titolari di un fascicolo riaperto, Ornella Galeotti e Beatrice Giunti, tenteranno di colmare. La notizia è riportata oggi da "La Nazione" con un articolo di Stefano Brogioni, giornalista specialista delle vicende del mostro di Firenze.
Tuttavia, alcune domande sorgono spontanee: il killer di Signa sapeva chi fosse il padre di quel bambino? Natalino ha avuto la notifica della procura nei giorni scorsi. E’ rimasto spaesato. "Quest’uomo non l’ho mai neanche conosciuto", replica al quotidiano.
A consegnare questa clamorosa novità nelle mani dei magistrati è stato il genetista Ugo Ricci, specialista di cold case a cui si deve anche il ritrovamento, nel caso Garlasco, del Dna di Andrea Sempio attaccato alle unghie di Chiara Poggi. L’«intuizione» investigativa risale invece al 2018, quando, nell’inchiesta, conclusasi con l’archiviazione, che all’epoca vedeva indagato l’ex legionario di Prato Giampiero Vigilanti, venne dato il compito ai carabinieri del Ros di prelevare, in gran segreto, due profili Dna. Quello di un figlio di Salvatore Vinci, che si è rivelato utile ad attribuire al sardo il possesso di uno straccio che era stato vicino a un altro “famoso” pezzo di stoffa (andato perduto) che recava tracce di sangue e polvere da sparo, rinvenuto in casa sua all’indomani del delitto di Vicchio del 1984. E poi quello di Natalino. Ma sono passati anni prima che una pattuglia di militari s’imbattesse nella vita segnata di un uomo che nella notte del 1968 perse, di fatto, entrambi i genitori. Per la comparazione, il genetista Ricci ha utilizzato anche il profilo da lui estratto dalla recente riesumazione del cadavere di Francesco Vinci.
La nuova verità potrebbe dare spiegazioni a tanti misteri di questa storia ancora irrisolti. Non è mai stato chiarito chi e perché risparmiò il bambino, e anche come Natalino, in quella notte di cui non ricorda nulla, arrivò a una casa distante un paio di km, al buio, in una strada ciottolosa di campagna. E ora questa vicenda va rianalizzata anche nell’ottica della ricerca della pistola, mai ritrovata, che uccise la notte del 1968 e si rimise in azione dal 1974 al 1985 per ammazzare altre sette coppie. «Passata di mano», dirà la sentenza che condannò in primo grado il contadino di Mercatale Pietro Pacciani. Forse un modo di salvare un verdetto ormai passato in giudicato (quello che stabilì la responsabilità del marito tradito Stefano Mele nel 1968, al quale vennero inflitti tredici anni beneficiando delle attenuanti del delitto d’onore), e trovare un responsabile per il resto dei delitti. Anzi, i responsabili, visto che in seguito, a fianco a Pacciani (condannato, assolto, morto prima di un appello bis), si collocheranno anche i compagni di merende Giancarlo Lotti e Mario Vanni. Oggi sono tutti morti, ma Paolo Vanni, il nipote del postino le cui invettive al giudice sono nel frattempo diventato un cult in rete, ha chiesto la revisione di quella condanna, istanza su cui i giudici di Genova non si sono ancora pronunciati
(Adnkronos) - "Un importante passo avanti nella formazione in oftalmologia e in particolare nella chirurgia della cataratta". Con queste parole il rettore dell'università di Roma Tor Vergata, Nathan Levialdi Ghiron, ha inaugurato il simulatore chirurgico Eyesi per le esigenze della Scuola di specializzazione in Oftalmologia dell'ateneo. Si tratta di un nuovo dispositivo per la formazione alla chirurgia della cataratta, l'unico presente nel Lazio e piuttosto raro sul territorio nazionale dove se ne contano solo altri 4, riporta una nota. La chirurgia oftalmologica, e in particolare quella della cataratta - si legge - è estremamente complessa sia per le dimensioni delle strutture oculari, sia perché legata all'utilizzo di apparecchiature ad alta tecnologia, in continua evoluzione. Eyesi è un apparecchio che dispone di una delle tecnologie più avanzate oggi disponibili, capace di riprodurre in modo estremamente realistico tutte le fasi della chirurgia della cataratta.
"Gli operatori possono esercitarsi, migliorare le proprie attività e acquisire sicurezza - ha sottolineato Levialdi Ghiron - Il simulatore è a disposizione degli studenti Scuola di specializzazione in Oftalmologia dell'ateneo e dei professionisti sanitari nell'ambito delle attività del Cesma. Roma Tor Vergata si posiziona quindi come punto di riferimento nel territorio laziale, e non solo - precisa - per l'innovazione e la ricerca nell'ambito della chirurgia oftalmologica e nell'assistenza sanitaria, poiché l'integrazione della simulazione avanzata nei percorsi formativi e la ricerca clinica rappresentano una strategia chiave per sviluppare competenze mediche di eccellenza, oltre a creare nuove opportunità per attrarre fondi, progetti e collaborazioni con enti nazionali e internazionali".
"Il centro di simulazione medica avanzata Cesma, fondamentale per la crescita della nostra università, nasce alla fine del 2023 - ha ricordato Stefano Marini, preside della Facoltà di Medicina di Roma Tor Vergata - In questi 2 anni è diventato centro nevralgico della Facoltà di Medicina e sta continuando a migliorare: in tanti utilizzano questa struttura all'avanguardia nella formazione dei futuri giovani medici ed è anche centro di riferimento per l'orientamento, i master, le aziende".
In riferimento all'apprendimento di chi si appresta a diventare specialista in Oftalmologia, Carlo Nucci, professore ordinario di Oftalmologia, direttore della Scuola di specializzazione in Oftalmologia, responsabile della Uosd del Policlinico Tor Vergata e prorettore vicario dell'ateneo, ha evidenziato che "il simulatore Eyesi dispone di un percorso di apprendimento strutturato in moduli di difficoltà crescenti, per eseguire interventi chirurgici di cataratta sempre più complessi e diversificati e per gestire tutte le complicanze che potrebbero verificarsi. Il passaggio ai diversi moduli didattici - ha chiarito - è reso possibile solo attraverso una valutazione oggettiva delle competenze e dei progressi raggiunti. Il sistema infatti registra vari parametri relativi alla gestione del microscopio e degli strumenti, all'efficienza chirurgica e alla gestione dei tessuti, fornendo una valutazione dettagliata che consente ai medici di migliorare sistematicamente le proprie competenze. L'utilità dell'introduzione del simulatore Eyesi nei percorsi di formazione degli specializzandi è confermata anche da lavori scientifici".
"Studi internazionali - ha spiegato Nucci - hanno dimostrato come l'utilizzo del simulatore Eyesi acceleri la curva di apprendimento, migliori la coordinazione mano-occhio e la gestione dello strumento, oltre a standardizzare la valutazione delle competenze tecniche in modo oggettivo, ma soprattutto ridurre significativamente il numero di complicanze nei primi interventi reali sul malato. Studi nel Regno Unito parlano di una riduzione del 38% della complicanza più temuta (la rottura della capsula posteriore) dopo il training con il simulatore. L'obiettivo è quello di fornire ai neospecialisti, al termine del loro percorso formativo, gli strumenti per affrontare la pratica clinica con preparazione e autonomia, restituendo al Paese professionisti in grado di contribuire fin da subito alla salute della collettività, con l'idea che formare bene oggi significa garantire cure migliori domani".
Secondo Nucci, le moderne procedure da un lato consentono di offrire ai pazienti risultati clinici eccellenti, con recuperi funzionali praticamente immediati e quindi con un notevole risparmio dei costi sociali, dall'altro richiedono un percorso di apprendimento estremamente lungo e complesso. Nel corso dell'inaugurazione - conclude la nota - è stato eseguito un intervento di chirurgia della cataratta al simulatore dalla specializzanda Sabina Rubilotta, al secondo anno della Scuola di specializzazione in Oftalmologia, sotto il tutoraggio di Francesco Aiello.
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(Adnkronos) - "Le mie dimissioni non avrebbero fatto comodo però a nessuno, né al centrosinistra ma neanche al centrodestra. Tutti parlano, ma tenersi sulle spalle una situazione così pesante non so chi l'avrebbe fatto in questo momento". Così il sindaco di Milano Giuseppe Sala, a margine dell'inaugurazione di Smart City Lab e all'indomani del passo indietro dell'assessore alla Rigenerazione urbana Giancarlo Tancredi dopo l'inchiesta che lo vede coinvolto e per il quale la procura di Milano ha chiesto al gip gli arresti domiciliari.
Sui tempi per la nomina del nuovo assessore della Giunta milanese "non voglio prendere una decisione con un'urgenza che può portarci anche a fare riflessioni sbagliate, voglio pensarci", continua. La carica sarà ricoperta temporaneamente dalla vice sindaco Anna Scavuzzo. "Le deleghe a qualcuno vanno date, quindi vanno ad Anna Scavuzzo" ha rimarcato il primo cittadino, sottolineando come sia "una soluzione temporanea", e non una "con la quale potremmo lavorare perché manca ancora molto tempo".
"Al momento dobbiamo fare così. Non mi spingerei a dire che decidiamo in settimana, fra due settimane, voglio fare la scelta giusta e con calma e approfitto dell'occasione anche per ringraziare Tancredi, che ha fatto un grande lavoro - ha aggiunto -. Io credo molto nella sua onestà e mi spiace per come sia finita, guardiamo avanti".
Incalzato dalle domande dei cronisti che gli hanno domandato se il nuovo assessore sarà un tecnico, Sala ha ribadito: "Aspettiamo".
Nel frattempo il rapporto tra il primo cittadino e il Partito Democratico "è solido e rimarrà solido" se nessuna delle due parti deciderà di cambiare "le regole di ingaggio che abbiamo sempre avuto", ha continuato.
Sala è stato poi incalzato sulle critiche mossegli dalla maggioranza, rispondendo che "derivano dalla componente verde, è sempre stato così". "Per il resto mi pare invece che questa situazione possa portare anche a un rafforzamento della coesione della maggioranza, io la vedo così", ha aggiunto.
"È evidente che bisogna parlarsi, ascoltarsi ed è evidente che io a volte taglio un po' le curve, vado in fretta. D'altro canto penso che la mia indipendenza sia stata un valore per tutti e dovrà continuare a essere così", ha poi detto ancora Sala.
L'impatto dell'inchiesta urbanistica che ha travolto Milano e la Giunta comunale "non pregiudica" la possibilità di vincere di nuovo in città alle prossime elezioni del 2027. Tutto dipenderà "da come lavoriamo in questi anni, io poi francamente non penso che la gente, i cittadini, valutino in maniera accusatoria verso chi capita in mezzo a questa bufera", ha aggiunto il sindaco.
"Per fare un esempio in Liguria salta la giunta, tutti dicono che sarebbe cambiato il vento e ha rivinto il centrodestra. Io dico alla mia parte politica, non pensiamo a queste cose, pensiamo a lavorare bene" ha poi aggiunto.
Per quanto riguarda la questione San Siro "era già stata definita così in campagna elettorale, non è che è una sorpresa", ma "bisogna sempre rispettare la deadline del 10 novembre e quindi i tempi ci sono ancora", ha spiegato.
"Avremmo preferito cominciare la discussione in Consiglio in luglio, ma in questo momento non è una cosa saggia e quindi a settembre si ricomincia -ha aggiunto -. Confermo che procederemo, quando avremo messo a posto tutto, con una delibera di giunta e poi porteremo alla decisione del Consiglio".
Una possibile approvazione a fine settembre "dipenderà dalla decisione del Consiglio". "Diciamo che tendenzialmente entro fine settembre bisognerà che il Consiglio si esprima se vogliamo rispettare, come mi pare doveroso, il vincolo posto dalla sovrintendenza", le parole del sindaco.
(Adnkronos) - Nel 2025 il malcontento degli italiani nei confronti della Ue peggiora di mese in mese: inizialmente si concentra su green deal e riarmo, poi sempre più su politiche agricole, carbon tax e le varie misure di sostegno al bilancio, percepite come punitive e lesive della sovranità nazionale. Su oltre 9,5 milioni di contenuti rilevati da Socialcom attraverso la piattaforma SocialData, il 75% esprime una posizione negativa nei confronti dell’Europa, generando oltre 250 milioni di interazioni. I momenti di maggiore tensione coincidono con il lancio del piano ReArmUe, l’insediamento di Donald Trump (Giorgia Meloni è stata l’unica leader Ue presente) e il dibattito sul bilancio europeo, riacceso dall’ipotesi di nuove tassazioni.
Il malcontento si estende a larga parte dell’agenda europea. Ai temi di politica estera (sentiment negativo per il 91% dei contenuti) seguono immigrazione (87%), dazi (83%), burocrazia (78%) e agricoltura (70%). Le proteste degli agricoltori si susseguono per tutta la prima metà dell'anno, fino ad esplodere a luglio di fronte alla proposta di tagli alla Politica Agricola Comune. Le politiche green invece, pur molto presenti nei canali istituzionali (548 mila post), faticano a generare coinvolgimento: raccolgono meno interazioni di immigrazione, dazi e tasse.
Una citazione a parte merita l’allarme sulla sovranità dei governi nazionali in pericolo, tema ricorrente nei post più apprezzati, con un record di engagement medio di oltre 1000 interazioni per post.
La lettura critica verso l’Unione Europea si riflette anche nella distribuzione dei contenuti e delle interazioni social. La maggior parte dei post è pubblicata su Twitter/X (65%), seguito da web news e blog (28%), che si confermano principali fonti di informazione. Ma è su Instagram e Facebook che si concentra il coinvolgimento più alto: insieme generano oltre il 70% delle interazioni totali, segno di una partecipazione che si esprime soprattutto attraverso contenuti visivi, commenti e reazioni. Twitter/X, pur centrale nella produzione dei contenuti, raccoglie solo l’11% dell’engagement.
Tra i temi più sensibili emersi nel dibattito online c’è il fronte fiscale. Socialcom ha analizzato le reazioni a quattro proposte di tassazione avanzate dall’Unione Europea tra il 19 giugno e il 18 luglio: ambiente (Ets e Cbam), grandi aziende, rifiuti elettronici e tabacco. In totale, oltre 10.000 contenuti e 223.000 interazioni nell’ultimo mese. A catalizzare l’attenzione è soprattutto l’ipotesi di aumento delle accise sul tabacco, che da sola genera 5.7 mila conversazioni e oltre 86.000 interazioni social, con critiche già esplose prima dell’annuncio ufficiale. Il tono è nettamente contrario (95% di contenuti negativi), alimentato dalla percezione di una misura invasiva e punitiva, capace di incidere direttamente sulle abitudini quotidiane dei cittadini.
"La distanza tra le priorità europee e le preoccupazioni degli italiani emerge con chiarezza nella conversazione online, dominata da critiche, allarmi e sarcasmo” - commenta Luca Ferlaino, presidente di Socialcom. "Il malcontento attraversa tutti i principali dossier, ma esplode in particolare su temi percepiti come più vicini alla vita quotidiana, come agricoltura e tabacco. Serve un cambio di passo nel modo in cui l’Europa comunica, ascolta e rappresenta i cittadini."
Leggi tutto: Ue bocciata dagli italiani, tre post su quattro sono negativi: l'indagine Socialcom
(Adnkronos) - AAA tecnici di radiologia cercansi. In Italia, secondo i numeri ricordati di recente dal ministro della Salute Orazio Schillaci, si effettuano più di 70 milioni di esami di diagnostica per immagini ogni anno. Il parco macchine del Ssn si sta aggiornando ed entro il 2026 - per effetto dell'investimento previsto nel Pnrr, Piano nazionale di ripresa e resilienza - ci saranno oltre 3mila nuovi macchinari nei nostri ospedali. Per questa professione sanitaria ogni posto disponibile nel sistema formativo viene conteso da 2,5 candidati, le domande sono dunque più del doppio dei banchi da riempire. E le prospettive di occupazione sono rosee. In rapporto al fabbisogno effettivo, le università 'sfornano' in questo momento il 30% di tecnici in meno rispetto a quelli che servirebbero. Ci sarebbe bisogno di più posti nei corsi di laurea per evitare che questo squilibrio fra domanda e offerta si traduca in una carenza di personale soprattutto negli ospedali, oltre al fatto che anche gli orizzonti del tecnico di radiologia si stanno ampliando e le possibilità di impiego si moltiplicano. A fare il punto è Francesco De Cobelli, primario di Radiologia dell'Irccs ospedale San Raffaele e direttore della Scuola di specializzazione di Radiologia dell'università Vita-Salute San Raffaele.
"Non c'è crisi di vocazione" per i tecnici di radiologia. Anzi, assicura all'Adnkronos Salute, "questa è una delle professioni sanitarie più richieste". Una situazione che si discosta dagli scenari più foschi che riguardano invece altre professioni sanitarie "come infermieristica", penalizzata dalla fuga di professionisti e da candidature in costante calo. E poi c'è un altro dato: percentuale dei tecnici di radiologia che lavorano a 1 anno dalla laurea, 80% (dato Almalaurea).
UniSr ha lanciato un corso di laurea triennale in Tecniche di radiologia medica per immagini e radioterapia. Perché scegliere questa strada? Si tratta - è la riflessione dell'esperto - di un percorso accademico che può diventare un passaporto per un settore in rapida espansione e trasformazione".
Il 'pane quotidiano' del tecnico di radiologia oggi "non è solo l'imaging diagnostico, quale radiologia convenzionale, Tac e risonanza magnetica, ma questa figura ha anche tutta la parte relativa alla fisica sanitaria, alla medicina nucleare, come le scintigrafie e la diagnostica Pet, e poi tutta la parte di radioterapia (i tecnici di radiologia con il radioterapista si occupano del trattamento ai pazienti)". Ci sono poi anche delle opportunità nel mondo dell'industria, con "le aziende che producono apparecchiature medicali", elenca De Cobelli. E "la possibilità di fare un'attività all'interno della ricerca biomedica. Questo è un campo, infatti, dove la ricerca ha uno stretto legame con la tecnologia e l'avanzamento rapido".
Chi è dunque il tecnico di radiologia e che qualità deve avere? "E' una figura molto importante nella gestione delle apparecchiature e un suo ruolo sempre più frequente è anche sul fronte del trattamento mininvasivo di molte patologie attraverso la radiologia interventistica, campo in cui di fatto si usa la guida dell'imaging per eseguire alcune particolari procedure", spiega l'esperto. "Sicuramente questa figura tecnica deve avere una doppia propensione: una passione per la tecnologia e l'avanzamento tecnologico, ma anche un'empatia e un'attitudine umana, perché ha di frequente un rapporto diretto con il paziente". E "per un paziente dall'esame dipende spesso la diagnosi, o la comprensione dell'evoluzione della sua malattia", fa notare De Cobelli.
Mentre dal punto di vista tecnologico non si può dimenticare la 'vista' privilegiata sul futuro aperto dall'Ai: "L'intelligenza artificiale sta avendo un impatto prorompente nella medicina in generale, in particolare nella radiologia e nella diagnostica per immagini. Questo è un punto di cui occorrerà tenere conto nella costruzione dei corsi di laurea, dove dovranno trovare spazio anche insegnamenti dedicati all'Ai, visto che oggi le apparecchiature hanno a disposizione tecnologie che permettono un miglioramento della qualità immagini e una velocizzazione dell'acquisizione delle immagini. Per diagnosi più precise in tempi inferiori".
(Adnkronos) - "Mathieu van der Poel è costretto ad abbandonare prematuramente il Tour de France" 2025 per una polmonite Lo scrive il team dell'olandese, la Alpecin-Deceuninck. "Mathieu aveva manifestato sintomi di un comune raffreddore negli ultimi giorni. Ieri pomeriggio, le sue condizioni hanno iniziato a peggiorare significativamente. Il medico della squadra lo ha monitorato attentamente per tutta la giornata. In serata, Mathieu ha sviluppato la febbre ed è stato portato al Centre Hospitalier de Narbonne per ulteriori accertamenti. Gli esami medici hanno rivelato che Mathieu soffre di polmonite. In consultazione con lo staff medico, è stato deciso che non può più continuare la corsa. La sua salute è la massima priorità e il riposo e il recupero sono ora essenziali".
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(Adnkronos) - "C’è una grande confusione, in questi giorni, tra libertà artistica e assenza di responsabilità". Così Giulia Mazzoni, compositrice e pianista, presidente di Musica Italiae, in un articolo dopo l'annullamento del concerto di Valery Gergiev.
"L’arte, sì, deve restare libera. Ma non può essere completamente separata dal mondo in cui viene agita - prosegue - Valery Gergiev è un musicista straordinario, ma anche una figura fortemente legata al potere russo, con incarichi ufficiali, presenze simboliche e un sostegno esplicito a Vladimir Putin. Non ha mai preso le distanze, neppure in forma minima, dall’invasione dell’Ucraina o dalla morte di chi si è opposto a quel regime".
"Non stiamo parlando di un artista in esilio, né di un intellettuale dissidente. Parliamo di un direttore d’orchestra che ha rappresentato pubblicamente lo Stato russo in occasioni ufficiali, teatrali e persino militari, come nel celebre concerto a Tskhinvali nel 2008, pochi giorni dopo l’intervento armato in Georgia", afferma ancora Mazzoni che aggiunge: "Questo non è un attacco alla musica russa, che ha donato al mondo alcuni dei capolavori più profondi e universali, né alla sua straordinaria tradizione culturale, nutrita da secoli di bellezza, tormento e libertà interiore.Al contrario: è proprio in nome del rispetto per quell’eredità che occorre distinguere tra chi crea arte come gesto libero e umano, e chi invece la piega a fini che ne tradiscono la nobiltà, appoggiando narrazioni di potere, repressione o guerra. A scanso di equivoci: questa non è russofobia".
"È possibile amare profondamente la musica di Tchaikovsky, Musorgskij o Shostakovich — e insieme prendere le distanze da chi utilizza la cultura per legittimare un regime che calpesta i diritti fondamentali. Condannare una posizione pubblica e istituzionale non significa attaccare un popolo. Al contrario: è anche un modo per onorare quella parte viva e coraggiosa della cultura russa che ha sempre saputo resistere al potere con la forza della verità, del dissenso e della bellezza", sottolinea la pianista e compositrice per la quale "annullare un concerto pubblico non è necessariamente un atto di censura. Nel caso di Gergiev, è stata una scelta di contesto, che riguarda il significato simbolico dell’invito, l’uso di fondi pubblici e la responsabilità di ciò che un’istituzione culturale comunica quando ospita figure profondamente compromesse con un potere politico".
"La musica è universale, certo ma non è neutra. E chi sale su un palco così prestigioso, in un luogo simbolico dello Stato, rappresenta inevitabilmente più di sé stesso. Per questo, l’annullamento del concerto di Caserta non è un attacco alla musica ma un segnale necessario e consapevole: oggi, più che mai, le scelte artistiche sono anche scelte etiche, soprattutto quando coinvolgono luoghi e risorse pubbliche - conclude - Comprendo l’indignazione di chi parla di libertà artistica, ma è importante distinguere tra espressione individuale e rappresentanza pubblica. Gergiev ha sostenuto Putin anche durante eventi drammatici come l’annessione della Crimea e la guerra in Ucraina, senza mai una parola di dissenso. Essere un artista non significa essere al di sopra delle conseguenze delle proprie scelte. Il paragone con Shostakovich è fuorviante: lui fu vittima del potere, Gergiev è stato strumento consapevole di una narrazione politica. Non è censura chiedere coerenza morale a chi occupa spazi istituzionali. Non è stupidità difendere l’arte come luogo libero anche dalle propagande. Rivendicare la libertà solo per chi è sul palco — e non per chi subisce il silenzio — significa confondere la libertà con il privilegio. Esprimo questo pensiero perché siamo in Italia, un Paese democratico, fondato su diritti, giustizia e libertà. E perché sono un’artista: credo che la libertà non consista nel dire sempre 'sì', ma nel saper scegliere, discernere, prendere posizione. Usare la libertà non per chiudere porte, ma per custodire il significato profondo dell’arte — questo è il mio dovere, prima ancora che il mio diritto. Perché se l’arte ha un senso, è anche quello di essere coscienza, non solo spettacolo. E quando il silenzio è complicità, allora parlare è un atto d’amore".
Giulia Mazzoni è una pianista e compositrice internazionale, tra le protagoniste della scena contemporanea. Considerata l’erede di Michael Nyman con il quale ha collaborato, si è esibita nei teatri più importanti del mondo e ha pubblicato tre album acclamati: Giocando con i Bottoni, Room 2401 (Sony) e YAS – Your Anima System (Ada/Warner), prodotto da Thom Russo, producer americano vincitore di 16 Grammy. È stata la prima compositrice donna ad aprire con la propria musica un ente lirico italiano con un concerto di enorme successo al Teatro del Maggio Musicale Fiorentino accompagnata dalla straordinaria orchestra del Maggio diretta dal M° John Axelrod. Ha firmato la colonna sonora del film 'Anna' di Marco Amenta, presentato al Festival del Cinema di Venezia e selezionato ai David di Donatello. È attivamente impegnata nel sociale e nella promozione culturale, testimonial de La Toscana delle Donne fin dalla prima edizione, Presidente di Musica Italiae, ha ricevuto nel corso della carriera riconoscimenti come il Premio Umanità, due Premi Pegaso delle donne, il Premio Ciampi e il Premio Corona del Marzocco.
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