(Adnkronos) - Il nuovo obiettivo della Nato per le spese militari dei singoli membri è stato fissato: l'impegno è ad arrivare al 5% del Pil entro il 2035. Cosa vuol dire, ragionando sull'incremento della spesa necessaria per l'Italia? Quanto ci costerà la nuova Alleanza atlantica? La risposta passa per l'analisi dei numeri, che sono un dato oggettivo, ma anche per le scelte politiche che saranno fatte nei prossimi dieci anni.
Il primo numero da considerare è quello che descrive l'incremento dell'obiettivo, che sale dal 2 al 5%. Vuol dire, evidentemente, spendere tra dieci anni più del doppio rispetto a quello che si spende oggi. Con una buona approssimazione, per l'Italia, vuol dire spendere fra 30 e 40 miliardi in più. Va però considerata la composizione dell'obiettivo al 5%: il 3,5% riguarda la spesa militare tradizionale, quella che si riferisce ad armi, equipaggiamenti e munizioni; l'1,5% fa riferimento invece alla 'sicurezza allargata', voce all'interno della quale vanno considerate spese per tecnologie che possono avere un doppio uso, sia civile sia militare, così come i costi del personale e parte delle spese per la Guardia costiera e la Protezione civile.
C'è da considerare anche qual è il reale punto di partenza: nel 2024 l'Italia ha speso l'1,6% del pil per la spesa militare, poco più di 33 mld di euro. Una somma che include il bilancio del Ministero della Difesa, più o meno 29 miliardi, fondi del Ministero delle Infrastrutture per l'industria degli armamenti, quello del Ministero dell'Economia per le missioni all'estero, quote della spesa della Guardia Costiera e della Protezione Civile. Grazie a una diverso calcolo contabile, per il 2025 sarà raggiunto il target del 2%. In sostanza, vengono fatte rientrare nel target spese che già venivano sostenute ma che erano classificate diversamente.
I numeri dicono che la spesa annuale, anche ricalcolata allargando le maglie, andrà più che raddoppiata. Un impegno importante, perché 30-40 miliardi in più all'anno solo più di una legge di bilancio aggiuntiva, l'ultima valeva più o meno 30 mld. La domanda che segue è quindi: come si potrà fare, quali scelte si dovranno fare per contribuire correttamente alla nuova Nato? Considerato che l'Italia non può aumentare ancora il suo debito pubblico, le strade alternative restano l'aumento delle tasse o una drastica riduzione della spesa pubblica in altri settori. L'intenzione del governo, secondo quanto è trapelato, è quella di aumentare in modo progressivo e strutturale le spese militari, con un incremento di 3,2-3,5 mld ogni anno fino al 2035. Si arriverebbe tra dieci anni a circa 32-35 miliardi in più di oggi.
Trattandosi di un impegno a dieci anni c'è poi sempre da considerare la durata dei governi e delle legislature, insieme alle relative campagne elettorali. La storia, più e meno recente, indica la tendenza a scaricare sul governo successivo e sul Parlamento successivo la responsabilità di decisioni dolorose e impopolari. Anche per questo, la traduzione dei numeri in provvedimenti di politica economica è tutt'altro che automatica. Sempre, e anche in questo caso, l'obiettivo sarà ogni anno motivo di acceso dibattito politico, di negoziazioni e di compromessi da fare. (Di Fabio Insenga)
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(Adnkronos) - "Dobbiamo parlare di biotecnologie perché vediamo chiaramente come queste abbiano un ruolo fondamentale nella nostra vita quotidiana, nella salute, nell'ambiente e nell'industria. Sarà quindi importante presidiare quest'area come Paese, perché il resto del mondo sta già facendo scelte chiare e decise. Non possiamo permetterci di rimanere indietro. La vera sfida è fare delle scelte". Così Fabrizio Greco, presidente Federchimica Assobiotec, riconfermato alla guida dell'associazione per il prossimo triennio, nel suo intervento al convegno 'Biotech Act: opportunità e sfide per l'Italia e per l'Europa nel nuovo scenario geopolitico', nel corso dell'Assemblea annuale Assobiotec che si è svolta questa mattina a Roma all'Auditorium della Tecnica di Confindustria.
"India, Cina, Stati Uniti hanno già fatto scelte precise - osserva Greco - L'Unione europea, con il prossimo Biotech Act, ha dichiarato in modo ufficiale che le biotecnologie saranno una delle 3 piattaforme tecnologiche strategiche per il futuro del continente. La Commissione europea lo sta coinvolgendo tutte le sue direzioni generali. Anche noi, come Italia, dobbiamo fare altrettanto. Il Libro bianco in preparazione è un passo importante, ma deve essere chiaro: le biotecnologie non possono essere un semplice capitolo secondario o un 'di cui' tra altri temi. Devono essere una parte centrale, riconosciuta, esplicita, strategica del futuro tecnologico e industriale del nostro Paese".
Attualmente, "il Cdp Venture Capital, attraverso il suo fondo dedicato, già sta facendo la sua parte, iniziando ad investire e a costruire competenze - ricorda il presidente - Ma serve di più: un messaggio politico chiaro; il coinvolgimento ai tavoli decisionali e tecnici e che l'Italia, come l'Europa e le altre grandi economie mondiali, faccia delle biotecnologie un pilastro della sua strategia di crescita e sviluppo. Abbiamo oggi l'opportunità di farlo. Non sprechiamola", conclude Greco.
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(Adnkronos) - "Siamo davvero di fronte a una rivoluzione della medicina. Oggi abbiamo a disposizione strumenti che solo 10 anni fa sembravano fantascienza: geni e cellule modificati come farmaci, editing del genoma per correggere mutazioni, riscrivere sequenze, inserire nuove informazioni. Un potenziale straordinario, frutto di oltre 20 anni di ricerca, che sta trasformando radicalmente la possibilità di curare malattie gravi, croniche o letali. Siamo ancora agli inizi. Così come è avvenuto per gli anticorpi monoclonali o le citochine, ci vorrà tempo per sviluppare pienamente queste tecnologie, ma i primi risultati sono già realtà. Le malattie genetiche rare sono state il banco di prova, ma oggi parliamo di oncologia, autoimmunità, neurologia". Lo ha detto Luigi Naldini, direttore dell'Istituto San Raffaele Telethon per la terapia genica (SR-Tiget), professore ordinario di Istologia e Terapia genica e cellulare, università Vita-Salute San Raffaele di Milano, nel suo discorso dopo aver ricevuto l'Assobiotec Award 2025, nel corso dell’Assemblea annuale di Assobiotec, oggi a Roma.
Il premio, ha spiegato il presidente Assobiotec, Fabrizio Greco, è stato conferito "per il suo straordinario contributo alla cura delle malattie genetiche e oncologiche, con un lavoro pionieristico che ha aperto nuove possibilità terapeutiche. Per aver portato l'eccellenza della ricerca italiana nel mondo, diventando ambasciatore di innovazione, competenza e passione. Per aver aperto la strada, come scienziato, innovatore e imprenditore, a una nuova era della medicina, più mirata e personalizzata".
"Le cellule T ingegnerizzate - illustra Naldini - hanno cambiato la storia della terapia di alcuni tumori e ora si aprono prospettive anche nelle malattie autoimmuni. Stiamo muovendo i primi passi verso trapianti di cellule funzionali per il sistema nervoso e la retina. Ma non solo: le conoscenze sull'evoluzione clonale dei tessuti ci fanno intravedere la possibilità di intervenire sui meccanismi dell'invecchiamento, non tanto per allungare semplicemente la vita, ma per prolungare l'healthspan, gli anni in buona salute. Tutto questo, però - sottolinea lo scienziato - sconvolge il modello tradizionale della medicina. Non possiamo più applicare gli stessi paradigmi regolatori, produttivi, distributivi; non possiamo più pensare a un farmaco come a una singola molecola prodotta in serie. Stiamo parlando di piattaforme complesse, di processi personalizzati che coinvolgono il paziente già prima che il 'farmaco' esista fisicamente".
Anche la gestione clinica cambia. "Il farmaco cellulare nasce dal prelievo del paziente, richiede strutture ospedaliere dedicate e un follow-up molecolare avanzato - evidenzia Naldini - I modelli animali sono sempre meno adeguati: la sperimentazione clinica precoce sull'uomo diventerà sempre più importante, con strumenti di monitoraggio e sicurezza molto più sofisticati. Le terapie avanzate hanno una caratteristica vincente - puntualizza - Quando funzionano, spesso funzionano in modo definitivo, andando alla radice della malattia. Sono vere terapie di precisione, riservate a pazienti con precise caratteristiche biologiche. Ma c'è un problema di sostenibilità economica e industriale. Anche i successi italiani - quelli sviluppati insieme alla Fondazione Telethon, come la terapia per l'Ada-Scid - mostrano i limiti del modello di mercato tradizionale: platee troppo piccole, costi troppo alti per mantenere la produzione e la distribuzione".
In questo contesto, per Naldini "serve un nuovo approccio, capace di premiare l'innovazione, ma anche rendere sostenibile lo sviluppo di questi trattamenti oltre a garantire l'accessibilità globale, non solo per i Paesi avanzati. Le terapie avanzate - evidenzia l'esperto - possono essere una risposta anche alle sfide sanitarie dei Paesi a basso reddito: penso, ad esempio, alla talassemia o all'emofilia. La tecnica ha già cambiato il mondo, contribuendo a ridurre la fame e la povertà estrema. Ora sta cambiando anche la medicina, ma serve governarla con saggezza, con una visione che unisca scienza, innovazione tecnologica, capacità industriale e, non da ultimo, cultura umanistica, perché solo così potremo affrontare le implicazioni etiche, sociali ed economiche di questa rivoluzione. Abbiamo gli strumenti per farlo. Facciamolo insieme", conclude.
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(Adnkronos) - "La recente riforma della Fondazione, con il Ddl Competitività, ci affida un ruolo operativo più forte: ogni 3 anni verranno definite linee strategiche nazionali che la Fondazione sarà chiamata ad attuare. Con il ministero delle Imprese e del Made in Italy sempre al centro, ma con il contributo permanente anche del ministero della Salute, ci piacerebbe continuare a essere uno strumento attuatore concreto, a supporto delle politiche che nasceranno dal confronto nazionale e europeo, valorizzando gli ecosistemi di ricerca e impresa già così forti nel nostro Paese". Così Maria Cristina Porta, direttore generale Fondazione Enea Tech e Biomedical, nel suo intervento al convegno dedicato al Biotech Act' che si è svolto in occasione dell'Assemblea annuale Assobiotec, oggi a Roma.
"Il biotech - continua Porta - si caratterizza per: la complessità, non è un settore verticale, ma un sistema di verticali interconnessi; l'interdisciplinarietà, la Biotech Journey coinvolge ricerca, industria, salute pubblica, sicurezza, e per l'indipendenza strategica e la necessità di politiche industriali che integrino verticalità e interdisciplinarietà. L'esperienza della Fondazione Enea Tech e Biomedical, promossa dal ministero delle Imprese e del Made in Italy e oggi vigilata anche dal ministero della Salute, sottolinea il legame tra industria e salute. La nostra partecipazione al tavolo sull'internazionalizzazione del biotech promosso dal ministero degli Esteri, insieme a ricerca, imprese e finanziatori, ha portato a un documento che individua driver strategici per le politiche industriali del Paese. Ritroviamo lo stesso approccio anche nei documenti europei sul Biotech Act, dove si parla di approccio cross-settoriale e di Biotech Value Chain, con il coinvolgimento diretto delle direzioni Salute, Ricerca e Industria della Commissione".
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(Adnkronos) - "Il biotech non è solo un settore tecnologicamente abilitante, ma è anche un caso esemplare di ciò di cui ha bisogno oggi l'industria europea. Fino a pochi anni fa, l'Europa si limitava a garantire una competizione leale e a regolare i mercati. La pandemia e il rapporto Draghi hanno segnato un cambio di passo: oggi si parla di una vera politica industriale europea, di competitività e di strumenti come il Biotech Act". Lo ha detto Marco Simoni, professore di Politica economica europea alla Luiss di Roma, nel suo intervento al convegno 'Biotech Act: opportunità e sfide per l'Italia e per l'Europa nel nuovo scenario geopolitico', nel corso dell'Assemblea annuale di Assobiotec questa mattina a Roma.
"Le esigenze - spiega Simoni - sono chiare: semplificazioni intelligenti, non deregolazione, ma regole che non blocchino l'innovazione; mercato unico dei capitali, perché oggi una startup biotech italiana trova capitali solo in Italia, mentre negli Usa un'impresa del Wisconsin può raccogliere fondi in California senza ostacoli; infrastrutture e competenze per l'intelligenza artificiale, ormai essenziali anche per il biotech. Ma c'è un grande tema trasversale", avverte: "Gli investimenti pubblici. Negli ultimi anni l'Europa ha aumentato la spesa industriale, ma l'80% di questi fondi arriva dagli Stati nazionali, non dall'Ue. E Paesi come Germania e Francia stanno investendo in modo mirato su settori strategici, con politiche industriali verticali".
L'Italia "sta investendo più di altri Paesi europei - osserva Simoni - ma continua a farlo in modo orizzontale e generalista, senza scelte settoriali forti. E' ora di cambiare. Serve identificare 2-3 settori strategici, fare scelte coraggiose e costruire un consenso nel Paese, non solo politico, ma condiviso da imprese, istituzioni e società civile. Il biotech ha tutte le caratteristiche per essere uno di questi settori strategici. Non possiamo permetterci di restare alla finestra. E' una sfida di lungo periodo, ma anche una grande opportunità".
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(Adnkronos) - "L'intero potenziale delle biotecnologie europee non viene ancora pienamente valorizzato: le imprese si trovano a dover affrontare ostacoli burocratici, complessità normative e difficoltà nel portare innovazione sul mercato, rendendo difficile la crescita e la competitività del settore. Per questo motivo abbiamo lavorato cercando di costruire una legislazione dedicata, il Biotech Act, volto a promuovere l'innovazione, accelerare la transizione verso un'economia più verde e l'indipendenza strategica. Questo quadro normativo si inserisce in un insieme di iniziative coordinate che includono la strategia dell'Ue sulle scienze della vita, sulla bioeconomia e il Clean Industrial Deal. Molti Paesi europei hanno già sviluppato proprie strategie nazionali e strumenti di incentivazione per potenziare il settore. Sebbene l'iter legislativo abbia subito rallentamenti, è fondamentale accelerare l'analisi delle potenzialità ancora inespresse nel nostro Paese per anticipare le azioni da compiere, seguendo anche la strategia del Libro bianco sulla politica industriale di prossima uscita". Così il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, nella lettera che ha fatto pervenire all'Assemblea annuale Assobiotec, questa mattina a Roma.
"Al momento - aggiunge il ministro - abbiamo già strumenti come il Programma nazionale ricerca, innovazione e competitività 2021-27 e il prossimo Ipcei", Importanti progetti di comune interesse europeo, "sulle biotecnologie, entrambi fondamentali per sostenere la ricerca, lo sviluppo e l'introduzione di nuove tecnologie di frontiera. Inoltre, occorre valorizzare le opportunità offerte anche dagli strumenti collegati alla transizione verde e digitale: incentivi, semplificazioni amministrative e agevolazioni fiscali devono essere parte di uno sforzo strategico unitario per raggiungere una piena maturità industriale, creando nuove occasioni di investimento e di occupazione qualificata".
"Le competenze sono un altro elemento strategico - conclude Urso - La sfida demografica e il calo della forza lavoro impegnano tutti noi a investire sulla formazione, sulla riqualificazione e sull'attrazione di talenti. Il settore ha già dimostrato grande maturità e potenzialità di crescita. E' fondamentale accompagnarlo con una strategia chiara, condivisa e tempestiva, basata su innovazione e sostenibilità, per rafforzare il ruolo dell'Italia e costruire un futuro più verde e avanzato".
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(Adnkronos) - Eurobet, azienda leader nel settore dell’intrattenimento, ha pubblicato oggi il Report di Sostenibilità 2024. Il documento, giunto alla sua quarta edizione, fotografa un anno di profondo cambiamento e rafforzamento strategico. La fusione tra Eurobet e Bwin - si legge in una nota - "ha ridefinito l’assetto operativo e culturale dell’azienda, consolidandone identità, governance e presenza sul mercato italiano attraverso una gestione coordinata ed efficace dei tre brand aziendali Eurobet, Bwin e Gioco Digitale". L’approccio alla sostenibilità si è evoluto e la strategia ESG oggi guida trasversalmente tutte le aree aziendali: dalla formazione interna alla gestione responsabile dei rischi, dalle partnership strategiche alle relazioni con le comunità.
In questo ambito, Eurobet ha destinato oltre 300.000 euro al sostegno di iniziative di inclusione sociale attraverso lo sport e di riqualificazione di infrastrutture sociali, con l’obiettivo di restituire valore alle comunità in cui opera. Attraverso il CSR Award, giunto alla sua terza edizione, l’azienda ha sostenuto 10 diversi progetti che hanno coinvolto oltre 4.000 beneficiari diretti e indiretti. Tra questi, programmi di inclusione attraverso lo sport per atleti disabili, camp dedicati al wheelchair rugby, palestre accessibili per non vedenti e iniziative che promuovono lo sport come linguaggio universale. Oltre 230 i dipendenti coinvolti attivamente in eventi sportivi che uniscono inclusione e solidarietà con l’obiettivo di trasformare il sostegno alle realtà sociali in un’esperienza concreta, condivisa e parte integrante della cultura aziendale. L’azienda - si sottolinea - "si è impegnata a mitigare il suo impatto ambientale: l’intensità energetica è calata del 17%, grazie all’ottimizzazione dei consumi e alla digitalizzazione dei processi, mentre l’88% della flotta aziendale è oggi composta da veicoli elettrici, plug-in o full-hybrid".
Al centro della visione di Eurobet restano le persone. Oltre 25.000 ore di formazione erogate nel 2024 (+30% sul 2023) hanno supportato percorsi di crescita incentrati sulla leadership collaborativa, la resilienza, la comunicazione efficace e la cultura DE&I. La piattaforma di wellbeing “UnMind”, i programmi di ascolto attivo come “Your Voice” (con un tasso di partecipazione dell’87%) e il progetto “Il Valore dei Valori” sono espressione di un ambiente che riconosce e valorizza ogni individuo. Inoltre, la responsabilità verso i giocatori rappresenta per Eurobet un pilastro strategico, che supera gli obblighi regolamentari.
Nel 2024 l’azienda ha ulteriormente rafforzato le proprie politiche di prevenzione, integrando approcci innovativi e tecnologie predittive in grado di identificare tempestivamente segnali di gioco problematico. A strumenti ormai consolidati come ARC (Advanced Responsibility & Care), si è affiancato il nuovo sistema BetMind, sviluppato in logica “sustainable by design”, che utilizza modelli di machine learning per individuare dinamiche di rischio in modo sempre più efficace. La responsabilità è per Eurobet una scelta concreta che si riflette in tutti i livelli aziendali: dalla formazione del personale fino all’implementazione di strumenti atti a intervenire nei casi di comportamenti a rischio. Un modello di tutela attiva che punta a costruire un ambiente di gioco sempre più consapevole, trasparente e sicuro.
I risultati economici - spiega il gruppo - "raccontano una crescita solida e coerente". I ricavi netti hanno superato i 635 milioni di euro (+24% rispetto al 2023), l’Ebitda ha raggiunto i 149 milioni (+19%) e l’utile netto dell’esercizio si attesta a 104,9 milioni di euro, con un incremento del 51%. Un miglioramento che riflette l’efficienza dei processi, la qualità dell’offerta e una visione industriale orientata alla sostenibilità. La crescita ha riguardato in modo bilanciato sia il canale digitale (+17%) sia quello retail (+12%), a conferma della tenuta del modello omnicanale in un contesto di mercato sempre più dinamico.
“I risultati raggiunti quest’anno sono il frutto di un’organizzazione solida, capace di affrontare il cambiamento con visione, responsabilità e coerenza – ha sottolineato Andrea Faelli, CEO di Eurobet Italia. Sono il segnale di una crescita sana, sostenuta da un impegno quotidiano condiviso a tutti i livelli: nei team, nelle scelte strategiche, nella cultura che portiamo avanti. Ma ciò che ci rende davvero orgogliosi è il modo in cui questi traguardi sono stati raggiunti. Abbiamo investito sul senso di squadra, costruito fiducia, messo le persone al centro. Abbiamo rafforzato il nostro legame con le comunità attraverso progetti concreti che generano valore reale. In un settore che evolve costantemente, crediamo che il vero vantaggio competitivo stia nel costruire insieme: colleghi, stakeholder, territorio. Perché insieme si è più forti. Questi risultati si raggiungono solo facendo squadra. Solo insieme possiamo continuare a crescere”.
Leggi tutto: Eurobet presenta il Report di Sostenibilità 2024
(Adnkronos) - Rappresentanti istituzionali, esponenti del mondo scientifico e accademico, associazioni industriali e operatori finanziari nazionali ed europei si sono confrontati questa mattina all'Auditorium della Tecnica di Confindustria a Roma durante l'Assemblea annuale di Assobiotec, l'Associazione nazionale per lo sviluppo delle biotecnologie che fa parte di Federchimica. Alla sessione privata, riservata ai soci, è seguito il convegno pubblico 'Biotech Act: opportunità e sfide per l'Italia e per l'Europa nel nuovo scenario geopolitico', in cui è stato ricordato come le biotecnologie siano un settore strategico per l'Italia, con oltre 47,5 miliardi di euro di fatturato nel 2023, pari al 2,23% del Pil nazionale.
L'Assemblea dei soci - informa una nota - ha rinnovato la fiducia a Fabrizio Greco, amministratore delegato di AbbVie Italia, confermandolo alla presidenza di Assobiotec anche per il triennio 2025-2028. Nel suo intervento dopo la nomina, Greco ha ribadito l'impegno alla guida dell'associazione nel segno della continuità, ricordando le direttrici strategiche su cui si svilupperanno le attività del nuovo mandato: aumentare la consapevolezza del valore generato dalle biotecnologie nei settori più strategici della società, utilizzando un approccio data-driven per sostenere le proposte di policy con evidenze concrete; contribuire a una visione di sviluppo del Paese che passi attraverso la formazione scientifica dei giovani, la ricerca, e alla creazione di condizioni che consentano la trasformazione delle idee innovative in soluzione concrete per i cittadini. Infine, supportare il nostro Paese nell'avere un ruolo di primo piano nello sviluppo delle strategie europee sulle biotecnologie, in previsione della prossima discussione e approvazione dell'Eu Biotech Act. Sono stati nominati anche i due vicepresidenti: Elena Sgaravatti (PlantaRei Biotech) e Carlo Rosa (DiaSorin), riconfermati nei loro ruoli nel Consiglio di presidenza di Assobiotec.
Al convegno, il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, nella lettera che ha fatto pervenire ha posto l'accento sulla strategicità del comparto e sull'attenzione istituzionale per il settore "cercando di costruire una legislazione dedicata, il Biotech Act, volto a promuovere l'innovazione, accelerare la transizione verso un'economia più verde e l'indipendenza strategica. Questo quadro normativo si inserisce in un insieme di iniziative coordinate che includono la strategia dell'Ue sulle scienze della vita, sulla bioeconomia e il Clean Industrial Deal". Il commissario europeo per la Salute e il Benessere animale, Olivér Várhelyi, attualmente al lavoro sull'European Biotech Act, nel suo videomessaggio ha sottolineato che "le biotecnologie offrono enormi opportunità per innovare e produrre in Europa, ma troppo spesso le scoperte che nascono nei nostri laboratori non riescono a raggiungere il mercato o vengono sviluppate altrove". Da qui la necessità e l'urgenza di creare un ecosistema favorevole - fatto di regole semplici, investimenti mirati e competenze adeguate - per trasformare la leadership scientifica europea in un motore concreto di crescita e competitività attraverso il Biotech Act.
Nel corso dell'Assemblea pubblica è stata anche presentata la nuova fotografia del settore biotech in Italia, basata su una mappatura innovativa sviluppata da Assobiotec. Analizzando i codici Ateco e stimando la quota biotech nei diversi comparti industriali, il report scatta l'istantanea di un settore articolato, trasversale e in forte espansione. I principali dati evidenziano: un fatturato 2023 di oltre 47,5 miliardi di euro, pari al 2,23% del Pil nazionale; 4.888 imprese con una forte concentrazione nel Nord Italia (73% del valore prodotto, 48% delle aziende); una prevalenza di microimprese (54% del totale), ma con un'importante presenza di grandi realtà (20%); circa 80mila addetti occupati, concentrati in Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna.
"Questi nuovi numeri ci confermano che le biotecnologie sono tecnologie abilitanti e trasversali, con applicazioni che spaziano in molti ambiti strategici come il farmaceutico e la bioeconomia circolare - commenta Greco - Sono tecnologie che sanno offrire concrete risposte a tante delle grandi sfide del nostro tempo legate a salute, sostenibilità, produttività e autonomia strategica. Un settore che è certamente destinato a crescere ulteriormente nei prossimi anni e sul quale Paesi come Stati Uniti e Cina hanno già puntato per una crescita economica e per rafforzare il proprio peso geopolitico. Oggi anche l'Europa si sta muovendo nella giusta direzione, con l'European Biotech Act atteso nel 2026. E l'Italia? Per essere davvero competitivi, in uno scenario globale in rapida trasformazione, dobbiamo saper innovare. Ma non basta puntare solo sulla tecnologia: serve un ecosistema nazionale forte, in cui formazione, ricerca, sviluppo, produzione e accesso al mercato operino in modo sinergico. Perché l'innovazione biotech è una sfida collettiva e la sua riuscita è un'opportunità per l'intero Paese".
All'evento è stato assegnato l'Assobiotec Award 2025 a Luigi Naldini, direttore dell'Istituto San Raffaele Telethon per la terapia genica (SR-Tiget) e professore ordinario di Istologia e terapia genica e cellulare, università Vita-Salute San Raffaele di Milano. Il riconoscimento - istituito nel 2008 - viene assegnato a personalità che si sono distinte nella promozione della ricerca, dell'innovazione e del trasferimento tecnologico. Naldini è stato premiato "per il suo straordinario contributo alla cura delle malattie genetiche e oncologiche, con un lavoro pionieristico che ha aperto nuove possibilità terapeutiche. Per aver portato l'eccellenza della ricerca italiana nel mondo, diventando ambasciatore di innovazione, competenza e passione. Per aver aperto la strada, come scienziato, innovatore e imprenditore, a una nuova era della medicina, più mirata e personalizzata".
Leggi tutto: Biotech, Assobiotec: "Settore strategico da 47,5 mld euro l'anno, 2,23% del Pil"
(Adnkronos) - L’università 'Lum Giuseppe Degennaro' è la prima università in Puglia a lanciare una campagna di comunicazione con Studiomarte attraverso un murale pubblicitario di grande impatto visivo e concettuale, realizzato sul muro di un edificio in viale Unità d’Italia 87 a Bari. La presentazione dell’artwall è prevista per oggi 25 giugno alle 19 presso il giardino Raffaele De Bellis, in viale Unità d’Italia 87. I lavori hanno dato vita all’opera firmata dal celebre street artist Cosimo Cheone, artista di fama internazionale nato a Gallipoli e attivo a Milano e su scala internazionale. Per la prima volta Cheone torna nella sua terra d’origine per realizzare un intervento artistico mai visto prima in Puglia: un artwall tridimensionale e iperrealista a mano libera con bombolette spray. È considerato tra i più stimolanti artisti contemporanei e precursore dell’anamorphic street art.
Attraverso le sue opere suscita meraviglia con un impatto emotivo stupefacente. L’opera raffigura una studentessa ritratta in una nicchia, che simboleggia protezione e valorizzazione nel percorso formativo. Il suo sguardo è rivolto verso un libro, simbolo della conoscenza. Sullo sfondo il mare, che rimanda alle radici culturali e geografiche del territorio pugliese. La scena nell’opera intende trasmettere serenità e fiducia nel futuro, evocando i valori centrali dell’esperienza universitaria.
Il progetto innovativo, tra arte e marketing emozionale, prende forma da un’idea di Studiomarte , già nota per la famosa scritta artistica comparsa nel 2024 'La bellezza è ovunque', che ha riscosso grande successo. Questo murale rappresenta il primo esempio in Puglia di opera d’arte pubblicitaria sostenuta interamente da un brand privato e nasce con l’obiettivo di promuovere l’università Lum 'Giuseppe Degennaro' attraverso un linguaggio artistico e contemporaneo, con molteplici finalità: contrastare la fuga di cervelli offrendo ai giovani nuovi punti di riferimento culturali, fare marketing in modo emozionale, accessibile e inclusivo, riqualificare lo spazio urbano e favorire un coinvolgimento sociale.
Con questo progetto, l’università Lum inaugura una nuova stagione di comunicazione, che trova espressione anche nel nuovo campus a Casamassima dove arte e design accompagnano gli studenti nei momenti di studio e socialità. L'iniziativa dimostra la volontà dell’ateneo di puntare su un marketing coraggioso, giovane e innovativo, in grado di connettersi autenticamente con le nuove generazioni.
“Nel 2011- racconta Antonello Garzoni, Rettore dell’università Lum- abbiamo avviato un percorso pensato per aprire il mondo dell’arte alla città con il premio Lum per l’arte contemporanea. Abbiamo fatto degli investimenti perché reputiamo che dall’arte e dalla creatività si sviluppa anche la capacità di logica e pensiero scientifico. La Lum ha sempre voluto essere un hub di conoscenza, un volano di idee e progetti che nascono intorno alla città, per costruire l’identità di un territorio che vuole crescere”.
Danilo David Faccitondo, Co-founder e direttore creativo di Studiomarte: “L’artwall fa leva sulle emozioni mettendo in relazione brand e spettatore. Il nostro studio porta la comunicazione ad altro livello, stiamo alzando l’asticella in Puglia attraverso un progetto che promuove Bari come capitale europea per le iniziative artistico-pubblicitarie”. Simone Schino, co-founder e direttore artistico di Studiomarte: “Siamo orgogliosi di realizzare per la prima volta un artwall con una realtà così importante come l’Università Lum. Questo ci fa capire che siamo sulla strada giusta per attrarre brand e aziende nella nostra regione attraverso strumenti e idee dal carattere innovativo”, ha concluso.
Leggi tutto: Università, Lum e Studiomarte presentano il primo murale pubblicitario in Puglia
(Adnkronos) - E' ormai un 'format': il falso annuncio del Tg che introduce un esperto molto popolare, e lui che parla di un rimedio miracoloso invitando il pubblico ad affidarsi senza indugi, per questa o quella malattia, ai suoi prodigiosi effetti. L'ultima segnalazione? Un video fake - manipolato con l'Ai, come sempre - con protagonista Alberto Zangrillo, prorettore dell'università Vita-Salute San Raffaele e primario del Dipartimento di Anestesia e rianimazione generale, cardio-toraco-vascolare dell'Irccs ospedale San Raffaele di Milano.
"Quest'ultima clip non me l'hanno girata, ma ormai ricevo anche 5 segnalazioni al giorno", spiega Zangrillo all'Adnkronos Salute. Stavolta il prodotto del quale è diventato 'testimonial a sua insaputa' era un rimedio per il quale si promettevano risultati eccezionali contro l'impotenza. "Altre volte il tema è l'ipertensione o problemi vascolari". L'elenco delle patologie è lungo e vario. Anche perché sui vari social di questi video ne compaiono a ondate. Purtroppo, osserva Zangrillo, "non è possibile tutelarsi. Tramite il mio avvocato, ho fatto decine di denunce senza alcun risultato".
E non è l'unico esperto preso di mira. A turno tocca a nutrizionisti, dermatologi, infettivologi, virologi. L'Ai rende il tutto un po' più credibile e se si dà un'occhiata distratta al video può anche ingannare. Ma se si esamina appena più attentamente, spicca subito il labiale fuori sincrono, oltre al montaggio della clip solitamente strano e spiazzante (talvolta con musiche improbabili in sottofondo). "La gente però - commenta Zangrillo - deve sapere solo una cosa: un medico, per essere considerato degno della sua professione, non utilizza i social o i media per promuovere se stesso e tantomeno rimedi miracolosi che non esistono". "La medicina - conclude - si fa al letto del paziente e negli studi medici".
(Adnkronos) - L'Italia si è posizionata al 35° posto rispetto a 49 Paesi dell'area europea per il rispetto e la tutela dei diritti Lgbtq+, con un punteggio (24,41%) al di sotto della media europea (41,85%). Inoltre, secondo i dati del Trans Murder Monitoring, l'Italia è il primo Paese nell'Unione europea per omicidi a sfondo transfobico, con 49 omicidi documentati, e la maggior parte degli episodi di omolesbobitransfobia non vengono denunciati. I dati, provenienti da Ilga Europe 2025, dimostrano la necessità di un impegno concreto per promuovere un cambiamento culturale. E' l'obiettivo che si sono poste le 5 aziende farmaceutiche italiane che, in occasione del Pride Month - che cade a giugno - si sono unite per la prima volta in un progetto cross-pharma a supporto della comunità Lgbtq+, per rendere più inclusivi gli ambienti di lavoro.
"Siamo orgogliosi di presentare la prima alleanza tra aziende farmaceutiche sul tema dell'inclusività Lgbtq+ - afferma Fedora Gasperini, HR director e sponsor di Pride Alliance di Bristol Myers Squibb Italia - I dati raccolti dalla Rainbow Map 2025 di Ilga Europe hanno messo in luce quanto lavoro ci sia ancora da fare per poter garantire gli standard di inclusività e uguaglianza già raggiunti da molti altri Paesi europei. Per questo abbiamo deciso, insieme a Daiichi Sankyo Italia, Novartis Italia, Pfizer srl e Takeda Italia, di avviare un discorso pubblico su queste tematiche. Lgbtq+ Alliance in Pharma è il primo progetto trasversale al settore biofarmaceutico italiano con l'obiettivo di unire le aziende che come noi investono in Diversity e Inclusion per avere un impatto concreto e di rilievo sulla società, ispirando altre realtà che ancora non hanno percorsi dedicati. L'elemento di orgoglio nasce dal fatto che Lgbtq+ Alliance in Pharma è stato ideato e sviluppato spontaneamente dai colleghi che si occupano di tematiche Lgbtq+ in azienda. Rendere più inclusivi gli ambienti di lavoro è fondamentale per far sì che le persone possano sentirsi libere di essere se stesse anche con un impatto positivo sul business. Per questo Lgbtq+ Alliance in Pharma ha redatto un Manifesto, contenente tre importanti obiettivi che vogliamo raggiungere entro i prossimi 2 anni".
Il primo obiettivo del Manifesto - riporta una nota - si basa sul ruolo centrale della formazione nel favorire l'abbattimento di bias consci e inconsci, e riguarda la promozione di una cultura condivisa sui temi Lgbtq+, attraverso l'alfabetizzazione e la creazione di una maggiore consapevolezza nella popolazione aziendale. Il secondo obiettivo guarda al contesto esterno, con lo scopo di sostenere le associazioni di volontariato che si occupano di temi Lgbtq+ con il fine di contrastare l'omolesbobitransfobia. Il terzo obiettivo si focalizza sulla promozione, all'interno delle aziende aderenti, di pratiche che favoriscano l'autenticità sul luogo di lavoro, e si declina nello sviluppo di politiche sempre più inclusive ed eque che supportino le persone appartenenti alla Comunità Lgbtq+ all’interno delle aziende.
"Lgbtq+ Alliance in Pharma è un progetto innovativo, che vede unirsi per la prima volta aziende farmaceutiche per sostenere una causa comune - continua Gasperini - E' un'iniziativa partita dall'entusiasmo del team Pride Alliance Italia di Bristol Myers Squibb".
Nei prossimi mesi tutte le aziende parte di Lgbtq+ Alliance in Pharma si dedicheranno all'attuazione degli obiettivi delineati nel Manifesto, per contrastare attivamente ogni tipo di discriminazione omolesbobitransfobica. Il Manifesto è disponibile per il consulto sui siti aziendali, con invito a prenderne visione per condividere questo importante impegno verso la società.
Leggi tutto: Farmaceutica, prima alleanza tra aziende per inclusività Lgbtq+
(Adnkronos) - Stasera, mercoledì 25 giugno, nuovo appuntamento con l'Isola dei Famosi. In studio nel ruolo di opinionista Simona Ventura. In collegamento dall’Honduras, Pierpaolo Pretelli. Chi saranno i quattro finalisti?
La puntata di questa sera si preannuncia ricca di sfide e momenti decisivi. Saranno svelati i nomi dei quattro concorrenti finalisti. Attesi anche duelli appassionanti e un confronto chiarificatore tra Omar Fantini e Dino Giarrusso.
Una puntata tra emozioni, strategie e colpi di scena. Jey Lillo, Cristina Plevani e Patrizia Rossetti rischiano di dover abbandonare il gioco a un passo dalla finale.
Ma non saranno gli unici: una seconda eliminazione a sorpresa, con televoto flash, cambierà ancora una volta le carte in tavola. Chi dovrà abbandonare definitivamente il gioco? Appuntamento stasera alle 21:20 su Canale 5 per scoprirlo.
Leggi tutto: Isola dei famosi, stasera nuovo appuntamento: chi saranno i quattro finalisti?
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