
(Adnkronos) - Arte, salute occhi e inclusione: è questo il significato del murale dell'artista statunitense Finley che da oggi colora il quartiere San Paolo di Roma, accessibile anche ai non vedenti. Questa mattina la facciata dell'Istituto comprensivo 'Via S. Pincherle 140' si è accesa di nuovi colori e significati: è stato inaugurato ufficialmente 'Love your eyes', l'opera dedicata alla prima Giornata mondiale delle lenti a contatto. Alla presenza di studenti, insegnanti, rappresentanti delle istituzioni e dei media è stata svelata la targa dell'opera, mentre una sua versione tattile è stata donata alla scuola per permettere anche ai ragazzi non vedenti di esplorarla con le mani.
"La sensibilizzazione dei giovani alla cura della propria vista rappresenta un impegno prioritario: vedere bene significa infatti vivere meglio in ogni contesto, dallo studio alle attività digitali, fino al tempo libero e allo sport - ha commentato Francesca La Forgia, vicepresidente di Assottica - In questo percorso la scuola svolge un ruolo fondamentale, educando le nuove generazioni alla prevenzione e alla consapevolezza del benessere visivo. L'opera 'Love your eyes' si pone come patrimonio condiviso della comunità scolastica e come simbolo della prima Giornata mondiale delle lenti a contatto, un'occasione per ribadire il valore della salute visiva come bene comune". Anche l'autrice del murale ha preso parte alla cerimonia, raccontando la genesi dell'opera e il significato del suo gesto artistico: "L'arte ha il potere di connettere le persone oltre ogni barriera. Love your eyes è un invito a guardare il mondo con occhi nuovi e a non avere paura di esprimersi", ha sottolineato Finley.
L'inaugurazione - riporta una nota - è stata arricchita dalla testimonianza di Deborah Tramentozzi, scrittrice e TEDx speaker, che ha coinvolto i ragazzi in un dialogo sull'inclusione. "Questo progetto - ha detto - insegna che ogni sguardo ha valore e che l'arte può essere vissuta con tutti i sensi". L'opera è stata arricchita da una versione tattile realizzata per rendere l'arte accessibile anche ai non vedenti, grazie al contributo delle non profit Tfos Tear Film & Ocular Surface Society e Italian & International Patrons of the Arts in the Vatican Museums. All'inaugurazione ha partecipato anche il Municipio Roma VIII, rappresentato dall'assessore alla Cultura Luciano Ummarino e dall'assessora alla Scuola Francesca Vetrugno, a testimonianza dell'impegno delle istituzioni locali nel sostenere progetti che uniscono arte, scuola e comunità. Durante l'evento è stata lanciata ufficialmente la campagna di adesione per la Giornata mondiale delle lenti a contatto 2026, che prenderà ispirazione proprio dall'energia e dal messaggio di Love your eyes. La Giornata mondiale delle lenti a contatto si celebra il 15 aprile a partire dal 2025, un'iniziativa promossa a livello europeo da Euromcontact e a livello italiano da Assottica Gruppo Contattologia, per celebrare lo strumento che ha rivoluzionato la correzione visiva, offrendo comfort e libertà. La data è stata scelta per onorare la figura di Leonardo da Vinci, che nel 1508 ebbe l'intuizione che aprì la strada al concetto di visione con le lenti a contatto.
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(Adnkronos) - Il piano "arabo-americano" per Gaza, annunciato da Donald Trump, è "un buon piano" e, se fosse attuato, rappresenterebbe "una vittoria" per Israele. Lo afferma in un'intervista all'Adnkronos l'ex ambasciatore israeliano in Italia, Avi Pazner, secondo cui il piano permetterebbe al suo Paese di raggiungere i tre principali obiettivi della guerra: "La liberazione di tutti gli ostaggi, sia vivi che morti, la fine del controllo di Hamas su Gaza e la garanzia che in futuro Israele non sarà più attaccato da Gaza".
Questo piano "fa giustizia" per l'attacco del 7 ottobre, prosegue Pazner, secondo cui in questi due anni Israele ha incontrato "molte difficoltà militari e diplomatiche". Ma il piano annunciato da Trump, che "non è soltanto americano, ma è stato deciso dopo consultazioni con almeno 10 Paesi arabi e musulmani" avvicina Israele al successo. "Questi Paesi capiscono che Hamas non può continuare questa guerra. La nostra risposta è stata positiva, ora speriamo Hamas faccia altrettanto", osserva.
Secondo l'ex ambasciatore in Italia, un eventuale via libera al piano Trump potrebbe far cadere il governo Netanyahu, ma in ogni caso rafforzerebbe politicamente la posizione del premier. "È possibile che i partiti di estrema destra di Ben Gvir e Smotrich non accettino e provochino la caduta dell'esecutivo, ma credo che Netanyahu lo abbia messo in conto", dichiara Pazner, sottolineando che Israele andrà comunque al voto entro ottobre 2026.
"Se il governo cade adesso però si andrebbe ad elezioni anticipate tra febbraio e marzo. Se Netanyahu riuscirà a chiudere l'accordo, sarà una vittoria per Israele e un successo politico che lo metterà in una posizione di forza in vista del voto. Oggi il premier non è più nella situazione di debolezza di un anno fa e può persino convincere la destra a restare nella coalizione. In ogni caso - ritiene Pazner - Netanyahu ha tutto l'interesse a portare avanti il piano, che gode del sostegno dell'80% degli israeliani".
Pazner commenta infine la situazione della Flotilla, che continua a dirigersi verso Gaza con l'obiettivo di rompere il blocco navale, dicendosi "sicuro che le forze di sicurezza israeliane sapranno come fermarli senza provocare danni a cose o persone". "Non vogliamo che accada qualcosa di male" agli attivisti a bordo delle imbarcazioni, prosegue Pazner, secondo cui "faremo tutti in maniera che non ci siano problemi per fermare questa Flotilla anti-israeliana". L'ex ambasciatore evidenzia quindi di essere a conoscenza che "in Italia ci sono grandi titoli" sulla Flotilla, mentre "posso dire che in Israele non è menzionata né sui giornali né in tv perché dobbiamo occuparci di cose più importanti come il piano di pace" per Gaza.
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(Adnkronos) - L'annuncio arrivato ieri sera da Washington rappresenta "la migliore possibilità di mettere fine a questa brutta guerra, iniziata nel mese di ottobre 2023. Ci auguriamo che tutto possa concretizzarsi velocemente e gli indispensabili aiuti umanitari possano finalmente arrivare". Ad esprimere l'auspicio, parlando con l'Adnkronos, è Andreas Von Brandt, ambasciatore della Germania presso il 'polo romano' delle Nazioni Unite, il gruppo di agenzie umanitarie dell'organizzazione internazionale: Pam, Fao, Ifad.
In occasione del 35mo anniversario della riunificazione della Germania, il 3 ottobre 1990, l'ambasciatore accoglierà questa sera nella sua residenza circa 500 ospiti. Oltre alla Festa Nazionale tedesca il ricevimento sarà l'occasione per celebrare l'80mo anniversario della Fao e dell'Onu. Gli ospiti potranno inoltre visitare nella stessa occasione la mostra 'Beyond the plate' della pittrice emergente di Berlino Johanna Dreyer.
A sottolineare l'importanza delle agenzie Onu con sede a Roma e dell'assistenza che garantiscono - Fao, Pam e Ifad sono responsabili degli aiuti umanitari urgenti, della promozione di programmi quadro/di sviluppo, della fornitura di strumenti finanziari mirati per i miglioramenti strutturali della situazione dei piccoli agricoltori - è stato di recente il presidente federale tedesco Frank-Walter Steinmeier, venuto a Roma il 22 settembre, primo capo di stato o governo tedesco in visita al polo romano dell'Onu.
Steinmeier ha voluto innanzitutto portare un messaggio di ringraziamento per l'operato svolto dalle agenzie, con una visita - osserva l'ambasciatore Von Brandt - "le cui ripercussioni positive ci accompagneranno negli anni a venire" e che "ha contribuito a ricollocare saldamente all'interno della mappa politica della Germania le agenzie con sede a Roma, città destinata da questo punto di vista a continuare a crescere nella sua importanza".
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(Adnkronos) - “Se bloccano la Flotilla blocchiamo tutto. Stop accordi con Israele”. Così, con uno striscione appeso nel Piazzale Minerva dell’Università La Sapienza di Roma dagli studenti, inizia la protesta per manifestare a sostegno di Gaza e della Global Sumud Flotilla, la flotta internazionale che sta portando aiuti umanitari ai civili palestinesi. Gli studenti hanno iniziato a battere le mani a tempo con cori a favore di Gaza, mettendosi tutti dietro a uno striscione con scritto “Sapienza contro la guerra, stop genocidio”. Gli organizzatori ribadiscono che “gli studenti della Sapienza pretendono la fine degli accordi con Israele e sono con i compagni che stanno arrivando a Gaza, Palestina libera”.
Al grido di “Free free Palestine, Palestina libera” è poi partito il corteo all’interno dell’Università. Tra i partecipanti, oltre agli studenti, anche il collettivo Cambiare Rotta. Gli studenti hanno alzato dei cartelli con i volti del presidente del Consiglio Giorgia Meloni, dei due vicepremier Antonio Tajani e Matteo Salvini, del ministro della Difesa Guido Crosetto e della segretaria del Pd Elly Schlein.
Gli studenti sono quindi entrati dentro alla facoltà di Lettere e Filosofia, per chiedere di interrompere le relazioni tra l’università e Israele. I manifestanti del corteo pro Pal quindi, dopo essere entrati anche nella facoltà di Fisica, hanno interrotto una lezione che si stava tenendo in un’ala dell’edificio. I pro Pal hanno esposto lo striscione che portavano in corteo davanti alla cattedra. Il professore non ha risposto all’interruzione e gli studenti in aula non si sono spostati dai loro posti, alcuni hanno solo iniziato a battere le mani.



(Adnkronos) - L'ispirazione olimpica può arrivare un po' ovunque. In fondo, lo sport è anche filosofia, determinazione, mentalità. E per gli atleti avere dei mantra, dei concetti stampati in testa e ripetuti prima di una gara, può essere un plus. Una fonte di nuove motivazioni. Una visita al Villaggio olimpico e paralimpico di Milano Cortina 2026, presentato oggi nel quartiere di Scalo Romana a Milano, chiarisce una volta in più il discorso.
Il complesso, costituito da diverse strutture dedicate agli atleti (e dopo le Olimpiadi agli studenti, visto che tutto sarà riconvertito in studentato) è reso vivo anche da alcune frasi motivazionali che attraverseranno le vite degli inquilini durante le Olimpiadi italiane del prossimo anno. In una delle camere, si legge per esempio "Un'ora al giorno almeno bisogna essere felici". Un motto capace di aiutare i campioni degli sport invernali anche nei momenti di difficoltà, magari dopo una gara non andata benissimo.
In uno dei bagni, campeggia invece un'altra frase d'impatto: "Deep thoughts happen here", "Qui nascono pensieri profondi". Un aforisma che potrebbe anche lasciar spazio a qualche sorriso, ma che nasconde in fin dei conti una grande verità. I luoghi di solitudine, a volte, possono regalare riflessioni importanti e iniezioni di coraggio. Magari spingendo all'impresa. Nel caso di Milano Cortina 2026, potrebbero valere una medaglia.
Leggi tutto: Milano Cortina 2026, il Villaggio olimpico 'ispira' gli atleti anche... nei bagni

(Adnkronos) - Un terremoto di magnitudo 6.9 è stato registrato oggi, martedì 30 settembre, al largo della costa delle Filippine. L'epicentro, secondo l'Us Geological Survey, è stato registrato a circa 11 chilometri a est-sudest della zona di Calape, nella provincia di Bohol con una popolazione di circa 33mila persone.

(Adnkronos) - Un lungo e commosso applauso ha accompagnato oggi, martedì 30 settembre 2025, l’ultimo saluto di Parigi a Claudia Cardinale, leggenda del cinema italiano e internazionale, scomparsa il 23 settembre all’età di 87 anni nella sua casa di Nemours, a sud della capitale francese.
La cerimonia funebre si è svolta alle ore 14:30 nella chiesa di Saint-Roch, in rue Saint-Honoré, nel primo arrondissement, luogo simbolico dove la Francia rende omaggio ai protagonisti della cultura e dello spettacolo. Il feretro, in legno chiaro, è stato accolto dagli applausi della folla al suono della colonna sonora di 'C’era una volta il West', composta da Ennio Morricone, in omaggio a uno dei ruoli più celebri dell’attrice, accanto a Charles Bronson e Henry Fonda nel film di Sergio Leone.
Ai piedi dell’altare è stata collocata una fotografia in bianco e nero di Claudia Cardinale mentre danza, scattata a Roma nel 1959 e scelta come immagine ufficiale della 70ª edizione del Festival di Cannes.
Alla cerimonia hanno partecipato i figli Claudia Squitieri e Patrick, insieme ai familiari più stretti. Presenti anche numerose personalità del mondo del cinema e della cultura: la ministra della Cultura Rachida Dati, la direttrice generale dell’Unesco Audrey Azoulay, la presidente della regione Île-de-France Valérie Pécresse, l’ex ministro della Cultura e presidente dell’Institut du Monde Arabe Jack Lang, il delegato generale del Festival di Cannes Thierry Frémaux, l’ex première dame Carla Bruni, il regista Costa-Gavras, gli attori Charles Berling, Catherine Jacob, Paul Belmondo, Yvan Attal, Georges Beller (che recitò con Cardinale in Les pétroleuses accanto a Brigitte Bardot), il produttore Alain Terzian, l’attore e regista Nicolas Bedos, e l'attore Patrick Préjean con sua moglie Viviane.
“Come sempre, mia madre ha preso la sua partenza come un treno in corsa”, ha detto la figlia Claudia, ringraziando anche la Tunisia — paese natale dell’attrice — per aver organizzato una messa in suo onore a La Goulette, a Tunisi, dove Claudia Cardinale nacque il 15 aprile 1938.
Domani, mercoledì 1 ottobre, si terrà un ultimo saluto religioso a Nemours, nella chiesa di Saint-Jean-Baptiste, alle ore 15:00. La cremazione avverrà giovedì in forma privata. La famiglia ha invitato chi desidera renderle omaggio a sostenere la Fondazione Claudia Cardinale, creata con la figlia a Nemours per accogliere e promuovere giovani artisti.
Claudia Cardinale ha segnato la storia del cinema con ruoli indimenticabili in capolavori di Visconti, Fellini, Leone e Herzog. Tra i suoi personaggi più iconici, Angelica ne 'Il Gattopardo', accanto ad Alain Delon. Proprio Anouchka Delon, figlia dell’attore francese, ha voluto ricordarla con un messaggio commosso: “Eterna Claudia. Per sempre Angelica…”
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(Adnkronos) - "Oggi il vero banco di prova è la legge di bilancio quella stessa manovra che, come ha detto la premier Meloni, intende concentrarsi sul ceto medio. Non ci aspettiamo miracoli, sappiamo che le risorse sono poche. Ma è proprio nei momenti di scarsità che si misura il coraggio della politica". A dirlo oggi Stefano Cuzzilla, presidente Cida, in occasione della presentazione della dodicesima edizione dell’Osservatorio sulle entrate fiscali, a cura del Centro studi e ricerche Itinerari previdenziali.
"Serve - avverte - un cambio di paradigma: smettere di disperdere energie in bonus effimeri e iniziare a costruire scelte di lungo respiro. Se il ceto medio è davvero al centro, allora bisogna crederci fino in fondo. Perché non stiamo parlando di una parte qualsiasi della società, ma della spina dorsale del Paese. Donne e uomini che hanno sempre fatto la loro parte, che non si sono mai tirati indietro, e che oggi sono pronti a dare forza a una nuova stagione. A condizione che la politica decida finalmente di investire su di loro".
"Il futuro dell’Italia - sottolinea il presidente Cuzzilla - si gioca qui: nella fiducia restituita al ceto medio, nelle opportunità offerte ai giovani, in un fisco che non sia più una ferita, ma un patto di equità e di fiducia. Solo così il fisco potrà diventare ciò che deve essere: l’alleato della crescita e della coesione sociale".
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(Adnkronos) - Come garantire la sostenibilità del nostro sistema di protezione sociale ma, più in generale, produttività e sviluppo del Paese se il grosso del carico fiscale grava su una ristretta minoranza? Questo il secondo grande paradosso su cui invita a riflettere l’Osservatorio sulle entrate fiscali, a cura del Centro studi e ricerche Itinerari previdenziali presentato oggi insieme a Cida-Confederazione italiana dirigenti e alte professionalità. L'Osservatorio realizza con cadenza annuale un'analisi delle dichiarazioni individuali dei redditi Irpef e delle altre principali imposte dirette e indirette (tra cui Irap, Ires, Isost e gettito Iva), con l’obiettivo di ottenere indicatori utili a comprendere l’effettiva situazione socio-economica del Paese e a verificare la tenuta del suo sistema di protezione sociale.
Solo per pagare la spesa sanitaria, per i primi 3 scaglioni con redditi da negativi/zero fino a 20mila euro, la differenza tra l’Irpef versata e il costo della sanità (2.222 il valore pro capite) supera i 56 miliardi. Considerando anche l’istruzione e la spesa assistenziale e welfare degli enti locali, la redistribuzione totale supera i 233 miliardi (1,13 volte l’importo dell’intera Irpef) su circa 675 di entrate, al netto dei contributi sociali. In pratica, viene redistribuito l’80,56% di tutte le imposte dirette, principalmente a beneficio soprattutto del 72,59% dei contribuenti con redditi fino a 29mila euro. Un costante trasferimento di ricchezza, sotto forma di servizi gratuiti di cui quest’enorme platea di beneficiari spesso non si rende neppure conto, in parte anche a causa delle ripetute promesse di nuove elargizioni da parte della politica che tende viceversa a trascurare i percettori di redditi medio-alti, spesso esclusi da bonus e altri benefici malgrado il forte contributo fornito al sistema.
"Da troppo tempo - spiega Alberto Brambilla, presidente del Centro studi e ricerche Itinerari previdenziali - lo Stato italiano pare poggiarsi sul pericoloso binomio 'meno dichiari e più avrai dallo Stato' che, in assenza di controlli e combinato a un eccesso di assistenzialismo, incoraggia elusione e lavoro nero. Giusto aiutare chi ha bisogno, così come garantire a tutti diritti primari, come ad esempio quello alla salute ma, al tempo stesso, non si può trascurare quanto queste cifre siano verosimilmente gonfiate da economia sommersa ed evasione fiscale per le quali primeggiamo in Europa: è davvero credibile che quasi la metà degli italiani viva con circa di 10mila euro lordi l’anno".
E con queste prospettive come mantenere, infine, il nostro generoso welfare state? Solo nel 2023 sono statati necessari 131,119 miliardi per la spesa sanitaria, oltre 164 per l’assistenza sociale e altri circa 13,4 miliardi per il welfare degli enti locali: un conto totale da oltre 300 miliardi che, in assenza di tasse di scopo (come, ad esempio, accade per le pensioni che sono in attivo al netto dell’Irpef), viene finanziato attingendo fiscalità generale: a queste sole 3 voci di spesa sono state dunque destinate nell’ultimo anno di rilevazione pressoché tutte le imposte dirette Irpef, addizionali, Ires, Irap e Isost e anche 32,8 miliardi di imposte indirette, in primis l’Iva.
Negli ultimi 16 anni i redditi dichiarati sono aumentati del 28,46%, mentre la spesa per il welfare è cresciuta del 45%, trainata soprattutto da quella assistenziale, il cui valore tende ormai ad avvicinarsi pericolosamente al gettito dell’Irpef ordinaria. Basta questo semplice confronto per capire come si sia davanti a un onere, già oggi e ancora di più in futuro, molto gravoso da sostenere e che lascia ad altre funzioni statali, indispensabili allo sviluppo del Paese (come infrastrutture, investimenti in capitale e così via), solo le residuali imposte indirette, le accise e la strada del debito.
"Debito che - puntualizza Brambilla - ogni anno aumenta spaventosamente nell’indifferenza generale e, infatti, siamo il fanalino di coda in Europa per occupazione e produttività. D’altra parte, siamo tra i pochi Paesi che non hanno un’anagrafe e una banca dati dell’assistenza: lo Stato fa sconti, bonus, decontribuzioni ma non sa quanto pagano comuni, province, regioni, comunità montane e così via, con il risultato che in questi ultimi 16 anni sono esplose agevolazioni e misure assistenziali che, se da una parte si sono stratificati, complicando e rendendo meno equo il sistema fiscale, dall’altro hanno finito con l’incentivare implicitamente lavoro irregolare e fenomeni di sotto-dichiarazione".

(Adnkronos) - Rilevante, e meritevoli di una riflessione su equità ed efficienza del nostro sistema fiscale, anche i profili di distribuzione dei contribuenti che, sulla base di quanto dichiarato nel 2024, hanno corrisposto almeno 1 euro di Irpef nel 2023. Emerge dalla dodicesima edizione dell’Osservatorio sulle entrate fiscali, a cura del Centro Studi e Ricerche Itinerari Previdenziali, presentata oggi alla Camera dei Deputati insieme a Cida-Confederazione italiana dirigenti e alte professionalità.
Nel dettaglio, da 0 a 7.500 euro lordi si collocano 7.288.399 soggetti, il 17,12% del totale, che pagano in media 26 euro di Irpef l’anno (19 se rapportati ai cittadini) e sono pertanto pressoché a carico dell’intera collettività. Nella fascia subito superiore, quella dei contribuenti che dichiarano redditi tra i 7.500 e i 15.000 euro lordi l’anno sono 7.696.479: in questo caso, al netto del tir, l’Irpef media annua pagata per contribuente è di 296 euro (214 euro per abitante), a fronte – a titolo esemplificativo – di una spesa sanitaria pro capite pari di circa 2.222 euro.
L’insieme di queste 3 fasce di contribuenti, vale a dire 16.169.510 soggetti versano solo 1,19% del totale Irpef: rapportato al numero di abitanti, questo significa 22,409 milioni di persone (l’equivalente di Lombardia, Lazio, Campania e oltre) pagano, al netto di deduzioni e detrazioni un’imposta media di 100 euro annui.
Tra 15.000 e 20.000 euro di reddito lordo dichiarato si trovano circa 5 milioni di contribuenti, che pagano un’imposta media annua di 1.817 euro, che si riduce a 1.311 euro per singolo abitante; seguono da 20.001 a 29.000 euro 9,7 milioni di contribuenti, con un’imposta media di 3.750 euro che scende a 2.706 se rapportata al totale abitanti: un importo che, come per la fascia successiva, basterebbe di per sé a coprire i costi della spesa sanitaria pro capite, ma che resterebbe comunque insufficiente guardando alle altre principali funzioni di welfare non coperte da contributi di scopo, tra cui appunto l’assistenza. Seguono quindi i redditi tra 29.001 e 35mila euro, fascia in cui si collocano 4.359.429 contribuenti pari a 6.041.664 abitanti: questi contribuenti, il 10,24%, pagano un’imposta media di 6.254 euro l’anno, 4.512 euro per abitante, e versano complessivamente il 13,16% delle imposte. Sommando tutte le fasce di reddito fino a 29mila euro, si evidenzia dunque che il 72,59% dei contribuenti italiani versa soltanto il 23,13%: di tutta l’Irpef.
"Una fotografia più vicina a quella di un Paese povero che di uno Stato membro del G7 e che parrebbe oltretutto poco veritiera guardando a consumi e abitudini di spesa degli italiani, che solo nel 2023 hanno destinato al gioco d’azzardo, slot machine e gioco online compreso, circa 150 miliardi di euro o che, ancora, figurano ai primi posti in Europa per possesso di abitazioni, moto e autoveicoli, smartphone e abbonamenti a pay-tv", commenta Alberto Brambilla, presidente del Centro studi e ricerche Itinerari previdenziali.
Ma quindi chi paga davvero le tasse in Italia? A salire, la scomposizione per scaglione mostra quei poco più di 7 milioni di versanti con redditi superiori ai 35mila euro che, nella sostanza, si fanno carico del finanziamento del nostro welfare state. Più precisamente, esaminando le dichiarazioni relative agli scaglioni di reddito più elevato, sopra i 100mila euro, l’Osservatorio individua solo l’1,65% dei contribuenti (poco più di 700mila persone, meno degli abitanti della città di Torino, per fare un esempio) che, tuttavia, versano il 22,43% del totale Irpef.
Sommando i 1.776.374 ( il 4,17% del totale, paganti il 17,88% del totale delle imposte) titolari di redditi lordi da 55.000 a 100mila euro, si ottiene che il 5,82% paga il 40,31% dell’Irpef. Includendo anche i redditi dai 35.000 ai 55mila euro lordi, risulta pertanto che il 17,17% paga il 63,71% dell’imposta sui redditi delle persone fisiche. Ricomprendendo infine lo scaglione 29mila-35mila euro, 'autosufficiente' su quasi tutte le funzioni di welfare salvo una quota di assistenza, si ottiene che il 27,41% dei contribuenti corrisponde il 76,87% dell’Irpef complessiva e, si suppone, una quota altrettanto rilevante delle altre imposte.
Volendo esemplificare la poco efficace progressività nella ripartizione del carico fiscale, basti fare un esempio: considerando l’effetto tir: al 2023 le imposte pagate da un lavoratore dipendente con un reddito tra 35 e 55mila euro sono 34 volte quelle di un reddito tra 7.500 e 15mila euro, mentre tra 100.000 - che valgono al netto delle tasse circa 52mila euro - e 200.000 euro sono pari a 149 volte; con oltre 300mila euro di reddito, l’imposta equivale a 814 lavoratori tra 7.500 e 15mila euro (133 con redditi tra 15 e 20mila).
"Basta guardare questi numeri per capire dove sta la verità: meno di un terzo dei contribuenti sostiene da solo oltre tre quarti dell’Irpef. È una sproporzione che non possiamo ignorare. Non è un sistema progressivo, ma un meccanismo che concentra il peso fiscale su una minoranza e lascia il resto del Paese sulle spalle di pochi. Chi guadagna dai 60mila euro in su, di fatto, finisce sempre per pagare per due: per sé e per chi resta totalmente a carico della collettività. E' la trappola del ceto medio: molti ricevono senza dare, pochi danno senza ricevere. Ed è su questi pochi che regge l’intero welfare italiano", puntualizza Stefano Cuzzilla, presidente Cida.

(Adnkronos) - Non siamo un Paese 'strozzato' dalle tasse, ma un Paese in cui il peso del fisco è concentrato su una minoranza di contribuenti. E' la fotografia che emerge dalla dodicesima edizione dell’Osservatorio sulle entrate fiscali, a cura del Centro studi e ricerche Itinerari previdenziali, presentata oggi alla Camera dei Deputati insieme a Cida - Confederazione italiana dirigenti e alte professionalità, sostenitrice della ricerca, in occasione del convegno 'Il difficile finanziamento del welfare italiano'.
"Si dice spesso che l’Italia sia un Paese oppresso dalle tasse. Ma è davvero così? I numeri dicono di no. Il problema non è che tutti paghino troppo, ma che pochi paghino per tutti. Quasi un cittadino su due non versa nemmeno un euro di Irpef e così poco più di un quarto dei contribuenti si fa carico da solo di quasi l’80% dell’imposta. È come in una squadra di calcio: se solo tre giocatori corrono e gli altri otto guardano, non si vince nessuna partita. Questo squilibrio logora il ceto medio, scoraggia i giovani e mette a rischio il futuro del Paese. Per questo, alla vigilia della legge di bilancio, chiediamo alla politica scelte coraggiose: meno evasione, più equità, investimenti veri su lavoro e salari", dichiara Stefano Cuzzilla, presidente Cida.
Dalla rielaborazione dei dati Mef e Agenzia delle Entrate emerge infatti che, nel 2024, su una popolazione di 58.997.201 cittadini residenti sono stati 42.570.078 quanti hanno presentato una dichiarazione dei redditi (con riferimento all’anno di imposta precedente). A versare almeno 1 euro di Irpef, però, solo 33.540.428 residenti, vale a dire poco più della metà degli italiani; a ogni contribuente corrispondono quindi 1,386 abitanti. Dati che non sembrano riflettere la narrazione di una popolazione oppressa dalle tasse, ancora di più se incrociati con quelli relativi all’effettiva ripartizione del carico fiscale: su 42,6 milioni di dichiaranti, poi, il 76,87% dell’intera Irpef è pagato da circa 11,6 milioni di milioni di contribuenti, mentre i restanti 31 ne pagano solo il 23,13%.
"Il totale dei redditi prodotti nel 2023 e dichiarati nel 2024 ai fini Irpef è ammontato a 1.028 miliardi, per un gettito Irpef generato - al netto di tir (trattamento integrativo sui redditi da lavoro dipendente e assimilati) e detrazioni - di 207,15 miliardi (di cui 185,58 miliardi, l’89,9%, di Irpef ordinaria): valore in aumento del 9,43% rispetto all'anno precedente. Crescono sia i dichiaranti (42.570.078, numero addirittura superiore a quello record del 2008) sia i contribuenti/versanti, vale a dire coloro che versano almeno 1 euro di Irpef, che toccano quota 33.540.428. Mentre salgono sia i contribuenti con redditi compresi tra i 20 e i 29mila euro (9,7 milioni) sia quelli con redditi medio-alti dai 29mila euro in su, diminuiscono i dichiaranti per tutte le fasce di reddito fino a 20mila euro, che calano da 22,356 a 21,241 milioni", documenta Alberto Brambilla, presidente del Centro studi e ricerche Itinerari previdenziali, nel corso della sua relazione, dalla quale è emerso un primo importante paradosso malgrado un trend complessivamente positivo.
L’Osservatorio evidenzia sì una riduzione dei dichiaranti con redditi bassi in favore di quelli medio-alti ma, anche per effetto di bonus e detrazioni, non ci sono variazioni sostanziali nella ripartizione del carico fiscale, che pesa soprattutto sulle spalle di uno sparuto ceto medio.
"Basti pensare - sottolinea - che, malgrado il miglioramento di Pil e occupazione il 43,15% degli italiani non ha redditi e, di conseguenza, vive a carico di qualcuno. Sono invece 1.184.272 i soggetti (in aumento di oltre 170mila unità sullo scorso anno) che denunciano un reddito nullo o negativo, non pagando quindi né tasse né contributi".
Leggi tutto: Fisco, Cida-Itinerari previdenziali: il peso è concentrato su minoranza di contribuenti


(Adnkronos) - "A fronte di una domanda di assistenza che cresce, l'Italia destina solo il 3% del Fondo sanitario nazionale alle politiche per la salute mentale, con una spesa pro-capite (69,8 euro) nettamente inferiore a Francia (510), Germania (499) e Regno Unito (344). La dotazione di personale (60 operatori ogni 100mila abitanti) è inferiore del 25% rispetto allo standard nazionale necessario definito da Agenas, sottoscritto da Regioni, ministero della Salute e Mef, di 83, con forti squilibri regionali (da oltre 100 operatori in Trentino a meno di 30 in Basilicata). E anche sulla salute del cervello si procede tra attenzione crescente, accompagnata da ritardi, e differenze territoriali come mette in evidenza l'Osservatorio Salutequità". Così in una nota Salutequità che lancia l'allarme "disuguaglianze regionali" e avverte: "Servono più personale e controllo dell'assistenza, più risorse e cure accessibili".
Aumentano i bisogni della popolazione con sofferenza mentale, "si contraggono i servizi sanitari dedicati" e persistono "ancora troppe disuguaglianze nell'accesso ai servizi - si legge - Nel 2023 i servizi di salute mentale hanno seguito 854.040 utenti (+10% rispetto al 2022), con un incremento dei casi di disturbi psichiatrici, ideazione suicidaria e autolesionismo in età adolescenziale. Ciò nonostante, nel 2022 si sono ridotte rispetto al 2020 le strutture per l'assistenza psichiatrica sul territorio, sebbene gli utenti in carico ai servizi siano tornati ai livelli pre-pandemia. Calano le dotazioni di personale e delle risorse disponibili, e si riducono le prestazioni erogate agli assistiti rispetto ai livelli precedenti alla pandemia, che hanno registrato una lieve ripresa solo nel 2023".
Durante le fasi acute dell'emergenza Covid, "moltissime prestazioni di salute mentale (psicoterapia, attività riabilitative, strutture semi-residenziali e day hospital) hanno registrato riduzioni comprese approssimativamente tra il ‑45% e il ‑95%, a seconda del tipo di servizio - riporta Salutequità - Il numero totale di utenti assistiti è diminuito da circa 826mila (2019) a circa 778.700 (2021), un calo di qualche decina di migliaia. Poi c'è stato il recupero che ha portato il numero nel 2023 a cica 854mila utenti". Non solo. "Persistono divari territoriali significativi: le prestazioni per utente variano da 33 in Friuli Venezia Giulia a meno di 9 in Molise, Campania e Sicilia (media Italia 13,6/utente). Le prestazioni sono terapeutiche nel 71,4% dei casi, socio-riabilitative nel 18,1%, assistenziali nell'8,4% e diagnostiche nel 2,1%. Veneto, Lombardia, Calabria, Umbria e Marche registrano le percentuali più alte di prestazioni socio-riabilitative". Ancora, "l'Italia ha uno dei tassi più bassi di posti letto per cure psichiatriche in Europa (8,1 ogni 100mila abitanti) e il numero di dimissioni ospedaliere per disturbi mentali è tra i più bassi".
In Italia si stimano circa 7 milioni di persone affette da emicrania, 12 milioni con disturbi del sonno, 1,2 milioni con demenza (720mila con Alzheimer), 800mila con esiti di ictus e 400mila con Parkinson. A ciò si aggiunge un quinto della popolazione con disturbi psichici, in prevalenza ansia e depressione, elenca Salutequità. "Negli ultimi anni - osserva - il quadro normativo e programmatorio del Ssn si è arricchito con provvedimenti che cercano di dare risposte come la legge n. 81/2020, che riconosce la cefalea primaria cronica come malattia sociale; il rifinanziamento del Fondo per Alzheimer e demenze (2024-2026); l'aggiornamento del Piano nazionale della cronicità con l'inclusione dell'epilessia; l'avvio del processo di definizione della nuova Strategia nazionale per la salute mentale, a oltre 10 anni dall'ultimo documento".
L'Osservatorio Salutequità ha analizzato gli effetti dei provvedimenti sulla cefalea e lo stato dei servizi per la salute mentale per contribuire a questa priorità. "Il decreto attuativo per finanziare con 10 milioni di euro progetti innovativi di presa in carico delle persone con cefalea primaria cronica è arrivato con 2 anni di ritardo, nel marzo 2023 anziché a febbraio 2021 - evidenzia - Per le Regioni meno di 2 anni per progettazione, implementazione e valutazione, con scadenze ravvicinate: presentazione entro dicembre 2023, chiusura dei progetti entro dicembre 2024 e rendicontazione entro gennaio 2025. La maggior parte delle Regioni ha rispettato i termini per la presentazione dei progetti, ma stando alla nostra desk research le evidenze disponibili sui risultati sono ancora limitate e frammentarie (solo 3 Regioni hanno anticipato i dati con dichiarazioni, comunicati o documenti). I progetti hanno obiettivi differenziati - riduzione dei tempi diagnostici, definizione di Pdta, telemedicina, campagne informative, formazione di Mmg/Pls - e raramente includono stanziamenti aggiuntivi oltre i fondi ministeriali (Veneto ha stanziato +50mila euro; Puglia e Piemonte valuteranno l'opportunità). Gli indicatori individuati dalle Regioni per monitorare il successo degli interventi sono eterogenei: si va dalla piattaforma di telemedicina e il numero di rinnovi di piano terapeutico attraverso televisita, al numero di centri che rispondono ad una survey di mappatura; dal numero di persone prese in carico con farmaci innovativi rispetto agli aventi diritto, all'impatto della riorganizzazione territoriale sui Ps, al numero di professionisti formati. Non esiste una piattaforma informatizzata unica o un report di sintesi che possa aiutare ad avere una linea di indirizzo unica, rischiando così di incrementare le disuguaglianze sul territorio e compromettere l’efficacia complessiva dell'intervento".
"La riforma territoriale del Dm 77/22 - conclude l'analisi di Salutequità - prevede che nelle Case della comunità i servizi di salute mentale, dipendenze patologiche e neuropsichiatria infantile non siano obbligatori, ma raccomandati, lasciando quindi la valutazione e la scelta alle singole Regioni. Secondo Agenas, a giugno 2025 solo 293 delle 660 Case della comunità (Cdc) attive hanno un servizio per la salute mentale, 117 per le dipendenze patologiche e 188 per la neuropsichiatria infantile e adolescenziale. Le Cdc con servizi per la salute mentale sono più diffuse in Emilia Romagna (81 su 140), Lombardia (77 su 142) e Veneto (63 su 131). Calabria e Pa di Trento, pur avendo solo 2 Cdc ciascuna, le hanno dotate di servizi per la salute mentale. In 4 regioni si concentrano più dei due terzi dei servizi di neuropsichiatria infantile e adolescenza: Lombardia (48), Emilia Romagna (36), Veneto (32) e Lazio (25). Passando ai servizi per le dipendenze patologiche, il numero di servizi attivi nelle Cdc si riduce ulteriormente e la concentrazione dei circa i due terzi dei servizi presenti (77 su 117) si concentra in 3 regioni: Lombardia 41; Emilia Romagna 20 e Veneto 16".
"Se da una parte la salute mentale e del cervello è sempre più una priorità per la popolazione, dall'altra risulta troppo residuale nelle politiche sanitarie pubbliche. Basti pensare che l'Italia destina solo il 3% del Fondo sanitario nazionale alle politiche per la salute mentale, con una spesa pro-capite pari a 69,8 euro, nettamente inferiore a Francia con 510 euro, Germania con 499 euro e Regno Unito con 344 euro". Così Tonino Aceti, presidente di Salutequità, commentando un'analisi dell'Osservatorio Salutequità dedicata alla salute mentale.
"Anche la bozza di 'Piano di azione nazionale sulla salute mentale 2025-2030' trasmesso alle Regioni non ha alcun tipo di stanziamento di risorse specificatamente dedicate alla sua attuazione, oltre a non contenere alcun tipo di cronoprogramma con tempistiche precise relative al raggiungimento degli obiettivi", rileva Aceti. "Anche per quanto riguarda la definizione degli standard nazionali di servizio c'è molto lavoro da fare - aggiunge - come pure sul rafforzamento del personale sanitario, senza dimenticare che all'interno del sistema di verifica e controllo dell'assistenza nei confronti delle Regioni, e cioè il Nuovo sistema di garanzia dei Lea (livelli essenziali di assistenza), ad oggi possiamo contare solo su un solo indicatore 'core' sulla salute mentale".
"E' evidente che questo tipo di fragilità merita ben più attenzione da parte delle istituzioni sanitarie. Il rischio, se non si cambia passo - avverte il presidente di Salutequità - è che nei fatti si continuerà a lasciare sole le famiglie con tutto quello che ciò comporta, a partire dalla loro perdita di fiducia nel Servizio sanitario nazionale".
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(Adnkronos) - Leader di governo e di opposizione sullo stesso volo verso la Calabria. La premier Giorgia Meloni e il vice Antonio Tajani in volo per la Calabria, verso Lamezia Terme per la campagna elettorale regionale, in vista del comizio di questa sera con il governatore uscente, Roberto Occhiuto, si sono infatti trovati in compagnia della segretaria del partito democratico, Elly Schlein e degli esponenti di Avs Nicola Fratoianni e Angelo Bonelli. Anche loro diretti in Calabria per dare supporto al candidato Pasquale Tridico. Casualità ha voluto che Bonelli e Meloni fossero poi seduti uno accanto all'altra.
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