(Adnkronos) - "La sanità digitale necessita di interoperabilità, visione e coraggio". A fare il punto con Adnkronos/Labitalia Alessandro Carellario, responsabile Pac e Progetti grandi clienti del Gruppo Maggioli e amministratore delegato di Sinapsys, società del Gruppo Maggioli. "Se oggi - afferma - ancora non riusciamo ad avere un sistema sanitario digitale interconnesso il problema certamente non va ricercato nella disponibilità di tecnologia, perché di quella ce n'è in sovrabbondanza. Il nostro Sistema Sanitario, come noto, è complessivamente uno dei migliori nell’assicurare salute ai cittadini. In Italia, da questo punto di vista, siamo molto avanti. Bisognerà continuare a spingersi però verso un utilizzo della tecnologia in modo sempre più coordinato, chiaro e ben indirizzato anche dal punto di vista normativo".
"Questo - afferma - perché, sebbene le numerose sperimentazioni condotte a livello globale dimostrino risultati significativi, senza un chiaro indirizzo da parte delle istituzioni, in particolare del Ministero della Salute e delle normative di riferimento, rischiano di non essere implementate in modo sistemico e omogeneo. In questa direzione sono già stati compiuti importanti passi avanti: il DM77, ad esempio, ha introdotto non solo nuove indicazioni organizzative in ambito sanitario, ma anche una spinta ulteriore verso l’adozione del Fascicolo Sanitario Elettronico 2.0. Tuttavia, la percentuale di adesione da parte delle Regioni è ancora disomogenea, così come lo sono i risultati in termini di integrazione dei dati. Questa frammentazione rende difficile, a livello centrale, la raccolta e valorizzazione dei dati necessari per fornire risposte omogenee ed efficaci, ostacolando anche la possibilità di riutilizzare queste informazioni in altre applicazioni, che potrebbero invece essere capitalizzate e restituite in forma di valore".
"Pertanto - avverte - queste differenze importanti nei territori devono spingerci a fare di più per raggiungere una reale disponibilità e condivisione dei dati, che consenta politiche di sistema efficaci per la salute dei cittadini e per la sostenibilità dell’intero comparto sanitario. Il vero nodo è l’interoperabilità dei sistemi e la capacità del sistema Paese di agire con coerenza, visione e regia". Per questo Alessandro Carellario giudica "un modello virtuoso il 'Green pass' che ha dimostrato come la reale necessità di dare risposte in modo rapido e perentorio, a fronte di una situazione fra l’altro imprevedibile, abbia fornito un forte impulso ad agire. E’ stato possibile il raggiungimento di un ambizioso risultato, coinvolgendo in un processo ben definito e in modo assolutamente coordinato tutti gli attori: istituzioni, operatori sanitari, fornitori di tecnologia, cittadini. Un aiuto in questa direzione potrà certamente essere fornito dal EHDS (European Health Data Space) un impianto normativo andato in vigore a Marzo 2025 che prevede una roadmap ben delineata e che coinvolge tutti i Paesi membri proprio sui temi dell’interoperabilità dei dati sanitari".
"Non dimentichiamo - precisa Alessandro Carellario - che l’obiettivo primario del SSN è quello di assicurare salute-ma lo deve fare tenendo presente la fisica realizzabilità. Non si può quindi prescindere dalle valutazioni economiche del sistema. Questi due aspetti, che sembrano mutuamente esclusivi, spesso convergono: occuparsi in modo attivo della cronicità non solo migliora le condizioni di salute dei pazienti ma, prevenendo il manifestarsi di ulteriori fasi acute, rappresenta contestualmente una migliore gestione, anche in termini di economicità e organizzazione". Importante anche l'esperienza del Gruppo Maggioli, attraverso Sinapsys, nel campo degli screening oncologici: è in corso una sperimentazione con agenti AI per semplificare la gestione dei contact center, incrementando significativamente la capacità di interazione con i cittadini e garantendo un servizio attivo H24.
"Noi - sottolinea - come Gruppo Maggioli forniamo il nostro contributo lavorando ogni giorno per mettere a disposizione dell’innovazione i nostri oltre 100 anni di storia fatta di contenuti, studio profondo dei processi e delle norme per semplificare ed accompagnare le attività delle Istituzioni nello svolgimento delle loro funzioni in chiave innovativa con i cittadini al centro. In tema di Screening oncologico abbiamo in sperimentazione una applicazione della IA che ha già registrato ottimi risultati e che tiene conto anche delle specificità linguistiche locali, come la comprensione dei dialetti: elemento tutt’altro che marginale nella comunicazione sanitaria sul territorio".
"Sanità digitale - chiarisce - non è dunque sinonimo di tecnologia significa interoperabilità, visione organizzativa, coraggio normativo e, solo in ultima istanza come fattore abilitante la tecnologia. E' una sfida complessa, ma necessaria. Solo investendo ulteriormente sulla definizione di modelli condivisi, connessi a strumenti organizzativi uniformi potremo costruire una governance capace di integrare l'innovazione nei processi, così da migliorare l’accesso e la qualità delle cure per i cittadini".
(Adnkronos) - Nel Bellunese, a Taibon Agordino, un uomo è morto dopo un malore improvviso e si ipotizza che a provocare il decesso possa essere stata un'infezione ai denti trascurata. Da quanto riporta 'Il Gazzettino', Alberto Moretti è stato trasportato in elisoccorso all'ospedale San Martino di Belluno ma per lui non c'è stato nulla da fare: è morto dopo pochi giorni di ricovero. Lascia i genitori, la figlia di cinque anni e la madre della bambina.
Secondo quanto riportato "la causa potrebbe essere legata a uno shock settico successivo a un'infezione" e "non è escluso però che all'origine possano esserci stati problemi ai denti non trattati", nonostante le cause esatte siano ancora in corso di accertamento.
Leggi tutto: Belluno, muore a 34 anni: il malore e il sospetto di un'infezione ai denti non curata
(Adnkronos) - Oggi, 20 maggio, è la Giornata Mondiale delle Api. Istituita dalle Nazioni Unite grazie agli sforzi di promozione della Slovenia e celebrata per la prima volta nel 2018, la ricorrenza nasce per sensibilizzare l'opinione pubblica sull'importanza degli impollinatori.
Il 20 maggio è stato scelto per la giornata annuale poiché coincide con la data di nascita di Anton Janša (1734-1773), pioniere delle tecniche di apicoltura moderne nel suo paese natale, la Slovenia.
Quest'anno il Wwf, con la pubblicazione del dossier 'Il futuro in un volo d’ape: perché salvare gli impollinatori significa salvare noi stessi', realizzato nell’ambito della campagna Our Future, lancia l'allarme: oltre il 40% degli impollinatori invertebrati rischia l’estinzione a livello globale, mentre in Europa, quasi la metà degli insetti impollinatori è in declino e un terzo è minacciato di estinzione.
Gli impollinatori garantiscono la riproduzione di circa il 75% delle colture alimentari e del 90% delle piante da fiore selvatiche - spiega il Wwf - Senza di loro, a rischio non c’è solo la biodiversità, ma anche la nostra alimentazione, la salute pubblica e la sicurezza economica. Alcuni alimenti di largo consumo (ad esempio, zucche e zucchine, mele, mandorle, pomodori, fragole o cacao) dipendono in larga parte dall’impollinazione animale. Questo è quello che si definisce 'servizio ecosistemico', cioè un beneficio che la natura mette a disposizione. Come riporta il dossier, il valore economico dell’impollinazione è molto più elevato di quello derivante dai prodotti diretti dell’apicoltura (per esempio, miele, polline, propoli, ecc...). Valutando una sola colonia di api, si stima una produzione di oltre 1.000 euro in frutti e bacche impollinate, contro i 240 euro ricavati dai prodotti dell’alveare.
Non solo. Secondo uno studio pubblicato su Environmental Health Perspectives, la drastica riduzione dell'impollinazione sta già contribuendo a circa 500mila morti premature all’anno, a causa della diminuzione di frutta, verdura e frutta secca nella dieta. Uno squilibrio nella disponibilità di cibi sani, ricchi di vitamine e micronutrienti, come quelli garantiti dagli impollinatori, può aumentare l’incidenza di malattie croniche come diabete, tumori e patologie cardiovascolari.
"La crisi degli impollinatori non è un problema che riguarda solo la natura, è una crisi che finisce per colpire direttamente noi: la nostra salute, il nostro benessere, la nostra sicurezza alimentare", sottolinea Eva Alessi, responsabile Sostenibilità del Wwf Italia. "E in un Pianeta - continua - in cui la popolazione è in crescita esponenziale e le risorse naturali sottoposte a un sempre più forte stress, non possiamo permetterlo. È indispensabile un cambio di rotta decisivo che in primis deve essere definito dalle nostre istituzioni: vietare le sostanze chimiche più dannose, aumentare le superfici agricole dedicate alla conservazione della natura, sostenere l’agricoltura biologica e promuovere l’agroecologia".
In questo scenario, l’approvazione della Nature Restoration Law da parte dell’Unione europea rappresenta un passo cruciale per invertire la rotta. Questa legge punta a ripristinare almeno il 20% delle aree terrestri e marine dell’Ue entro il 2030, inclusi gli habitat agricoli essenziali per gli impollinatori. L’articolo 10 del Regolamento impegna tutti gli Stati membri dell’Unione europea a mettere in atto azioni per fermare il declino degli insetti impollinatori (Apoidei, Sirfidi e Lepidotteri) e rende obbligatoria la realizzazione di un monitoraggio costante per verificare lo stato di conservazione delle diverse popolazioni di insetti.
Per il Wwf, "è fondamentale che questa norma venga attuata con ambizione e concretezza, garantendo il recupero ecologico del paesaggio rurale e sostenendo pratiche agricole 'nature positive' amiche della biodiversità. Senza interventi strutturali e vincolanti, il declino degli impollinatori continuerà a minacciare il nostro futuro alimentare e ambientale".
(Adnkronos) - L'ironia come chiave di lettura per raccontare l'emicrania e l'impatto della patologia neurologica: è la sfida di ‘Teste connesse’, il nuovo podcast di Alleanza Cefalalgici e Fondazione Cirna prodotto da Pindarica Comunicazione, con il contributo non condizionante di Pfizer, e disponibile sulle principali piattaforme di streaming. A condurre gli ascoltatori in questo percorso sono 2 persone che convivono con l'emicrania fin dall'adolescenza: Veronika Logan, attrice di cinema e televisione, e Pier Luigi Spada, chirurgo d'urgenza presso il policlinico Gemelli.
Episodio dopo episodio i 2 conduttori danno voce alle storie vere di pazienti come Erika, Giada ed Enrica, offrendo uno spaccato autentico di chi affronta questa patologia. Insieme a loro, esperti nel trattamento delle cefalee: il neurologo Alberto Doretti, Unità operativa di Neurologia Auxologico San Luca di Milano; la tossicologa Simona Guerzoni, Centro Cefalee e abuso di farmaci del Policlinico di Modena e la ginecologa ed endocrinologa Rossella Nappi, Irccs Fondazione S. Matteo di Pavia. "Il tempo del mal di testa è un tempo sospeso – racconta Logan – Ti fermi e perdi pezzi. L’attacco ti costringe all’immobilità, nel migliore dei casi, o a una fatica immane se non hai il lusso di poter stare chiusa in camera, al buio. Avere uno strumento come questo podcast per conoscere la malattia aiuta a superare quel tempo sospeso". Aggiunge Spada: "Quell’espressione che per molti è indecifrabile è il percorso di accettazione di un dolore che urla nel silenzio e per noi è raccontare l’Invisibile".
Il podcast si sviluppa in tre episodi tematici. Il primo - informa una nota - esplora i trigger, i fattori scatenanti dell'emicrania, presentando la storia di Erika che ne ha uno apparentemente bizzarro ma che, come spiega il neurologo Doretti, ha una spiegazione scientifica precisa. Il secondo affronta il tema delle discriminazioni sul lavoro attraverso l'esperienza di Giada, vittima di mobbing, e racconta anche un esempio virtuoso: la policy adottata dall'ospedale di Modena per sostenere il personale emicranico, presentata dalla dottoressa Guerzoni che lavora proprio in quella struttura. Il terzo episodio, infine, analizza l'emicrania come malattia di genere, ma anche come ‘malattia di coppia’ o ‘di famiglia, concetto’ che la professoressa Rossella Nappi approfondisce spiegando come il suo impatto si estenda significativamente alle relazioni interpersonali, modificando dinamiche familiari e di vita quotidiana.
Anche se la legge 81/2020 ha riconosciuto l'emicrania cronica come malattia sociale, lo stigma che la circonda è ancora fortemente radicato. "Teste connesse è nato con l’intento di combattere lo stigma che ancora troppo spesso definisce l’emicrania come un ‘banale mal di testa’ e di sensibilizzare l’opinione pubblica sulla reale natura di questa malattia – spiega Alessandra Sorrentino, presidente di Alleanza Cefalalgici – L’ironia per me è stata un’ancora di salvezza a cui mi sono aggrappata anche nei momenti più difficili della malattia, quando convivevo con il dolore per circa 25 giorni al mese".
La registrazione del podcast è avvenuta presso la sede di Adnkronos a Roma, una location non casuale ma carica di significato per Alleanza Cefalalgici che ha scelto questo spazio anche per la particolare sensibilità che il gruppo editoriale dimostra sui temi di healthcare. Per la produzione del podcast, Alleanza Cefalalgici si è affidata a Pindarica come partner creativo, agenzia di comunicazione di Reggio Emilia da sempre attenta alla sensibilità sociale e culturale dei progetti che realizza. "Crediamo che la comunicazione sia molto più di un semplice strumento di business: è un potente veicolo di impatto culturale e sociale – commenta Matteo Cocconcelli, Ceo di Pindarica – Realizzare 'Teste connesse' è per noi una tappa importante in un percorso che unisce creatività e responsabilità, attraverso parole, immagini e racconti che garantiscano rispetto per le persone che ricevono il messaggio".
L’essenza del progetto 'Teste connesse' è nello steso titolo:
creare una rete sempre più ampia di esperienze condivise, dove ogni
storia diventa un nodo che rafforza la comprensione collettiva
della malattia. Più connessioni si creano tra le storie dei
pazienti, più aumenta la consapevolezza, contribuendo a smantellare
pregiudizi e false credenze. Per questo motivo, il podcast invita
gli ascoltatori a condividere le proprie esperienze all'indirizzo
email
Leggi tutto: Salute: emicrania, 'Teste connesse' il podcast ironico non banale di alleanza cefalgici
(Adnkronos) - Sulla nuora della donna uccisa a coltellate a Fregene, "emerge in tutta evidenza un quadro indiziario solido a carico dell'indagata desumibile dalla sua presenza in casa la sera del delitto, dalla presenza di tracce ematiche su beni a lei strettamente riferibili e sulle ricerche effettuate in epoca prossima all'omicidio della Camboni". È quanto scrive il gip di Civitavecchia Viviana Petrocelli nell’ordinanza di custodia cautelare in carcere per Giada Crescenzi, fermata per l’omicidio della suocera Stefania Camboni, la 58enne assassinata nella sua abitazione sul litorale romano. La donna, accusata di omicidio aggravato dalla minorata difesa e con abuso di relazioni domestiche e di ospitalità, ieri nel corso dell’interrogatorio di convalida si è avvalsa della facoltà di non rispondere ma ha ribadito, tramite il suo difensore l’avvocato Anna Maria Anselmi, la propria innocenza.
“Ricerche - sottolinea il gip - che, lette in un contesto unitario appaiono univocamente destinare a ricercare metodi e informazioni circa l'uccisione di una persona a nulla rilevando, come prospettato dalla difesa, che la vittima sia poi deceduta in seguito ad una aggressione e non un avvelenamento. Non è detto infatti che la Camboni non sia stata prima avvelenata o comunque narcotizzata per neutralizzarne, almeno in parte, le reazioni; circostanza che potrebbe peraltro spiegare come mai nessuno dei vicini sia accorto di nulla e giustificare un'azione violenta da parte della Crescenzi che dunque non si sarebbe confrontata con un corpo attivo e resistente ma con una persona priva di forze la cui aggressione non avrebbe richiesto una particolare prestanza fisica. Ad ogni modo, senza voler effettuare ipotesi allo stato non supportate da specifici riscontri oggettivi - scrive ancora il giudice - e nell'attesa di una più compiuta ricostruzione medico legale che potrà chiarire tali aspetti, si deve in questa sede limitare l'attenzione sul dato oggettivo della assenza di valide spiegazioni alternative in merito alle riferite ricerche e rispetto alle quali nessuna indicazione logica e credibile è stata offerta dall'indagata”.
Il racconto di Giada Crescenzi, secondo il gip, appare illogico. “In primo luogo, la cronologia del suo racconto” e “in secondo luogo, è del tutto priva di validità la difesa fornita in merito al suo stato di totale isolamento proprio nelle fasi dell'aggressione, isolamento legato, a suo dire, ai farmaci adoperati per dormire e all'uso di tappi per le orecchie. Non appare in alcun modo possibile che la sera dei fatti la stessa fosse in uno stato di sonno talmente profondo posto che è stata la Crescenzi a riferire di essersi più volte svegliata e di averlo fatto a intervalli di tempo ravvicinati, di non più di un'ora, se si tiene conto del fatto che la stessa è andata a dormire dopo l'1 di notte e che alle 4,30, quando a suo dire” la suocera “era ancora viva, era sveglia e vigile tanto da aver sentito la Camboni russare e aver fatto le ricerche di cui si è detto sulla pulizia del sangue e i metodi di avvelenamento delle persone”.
La versione resa dall'indagata, “appare inverosimile, illogica e del tutto inidonea a confrontarsi con i primi riscontri tra cui le ricerche dal contenuto tutt'altro che interpretabile fatte in prossimità degli eventi, la presenza di tracce ematiche lavate sulle sue scarpe, la presenza di tracce ematiche lavate non solo nella stanza della vittima e nel bagno del secondo piano ma anche nel bagno posto al primo piano e nella stanza stessa della Crescenzi”.
“Siamo una famiglia comune e perbene. Tra di noi c'è sempre stato rispetto e stima e insieme ci siamo sempre sostenuti. Come genitori abbiamo trasmesso onestà, educazione, rispetto delle persone e delle leggi. Giada è sempre stata una persona forte, perbene e una gran lavoratrice. Crediamo fermamente nell’innocenza di Giada e confidiamo nella giustizia”. Così i genitori di Giada Crescenzi dopo l'arresto.
Leggi tutto: Donna uccisa a Fregene, dalle ricerche web al sangue: ecco gli indizi sulla nuora
(Adnkronos) - Tre persone sono rimaste ferite a causa di un attacco con coltello in una scuola di Pirkkala in Finlandia.
Lo rende noto la polizia locale, che ha fatto irruzione nel campus e preso in custodia l'aggressore. I tre feriti non sarebbero in pericolo di vita. La polizia ha aperto un'indagine e nel pomeriggio terrà una conferenza stampa per illustrare i dettagli.
Leggi tutto: Finlandia, attacco con coltello a scuola: 3 feriti, fermato l'aggressore
(Adnkronos) - “Mi spiace moltissimo, oggi cercherò di mettere pace e trovare una soluzione perché cerco di capire le ragioni di entrambi”. Così il sindaco di Venezia, Luigi Brugnaro, a margine del Festival delle Regioni, commentando l’ipotesi, rilanciata ieri dall'Adnkronos, che il Coro della Fenice non esegua l’Inno di Mameli per il 2 giugno, a causa di rivendicazioni sindacali.
“Avevo pensato di utilizzare un pezzettino del mio fondo per mettere quella parte che mancava. È anche vero - ha detto Brugnaro - che i lavoratori vogliono essere pagati e il ruolo del sindacato è questo. Devo vedere se le norme mi consentono di mettere i soldi del mio stipendio che oggi ho su un fondo di solidarietà”.
Doveva essere un gesto simbolico, un tributo di alto valore culturale e istituzionale alla Festa della Repubblica. E invece rischia di trasformarsi in un caso spinoso, carico di interrogativi: cosa è andato storto nella proposta di registrare l'Inno d'Italia con l'Orchestra e il Coro del Teatro La Fenice da Piazza San Marco, nel cuore iconico di Venezia?
Alla richiesta di partecipazione, i sindacati locali della Fenice avrebbero presentato una richiesta economica intorno ai 44.000 euro, più 10.000 circa di spese per la Fondazione relative soprattutto alla logistica. Essendo le maestranze della Fenice già stipendiate dalla Fondazione, la richiesta sarebbe stata per indennità extracontrattuali dei lavoratori. La cifra totale sarebbe stata considerata da alcuni, anche all'interno della stessa Fondazione, fuori scala rispetto a quanto avrebbero chiesto altre prestigiose orchestre italiane o internazionali.
Leggi tutto: La Fenice e il caso del no all’Inno per il 2 giugno, Brugnaro: "Cercherò soluzione"
(Adnkronos) - Secondo i risultati del Global Survey 2025 di Allianz Trade, pubblicato oggi, l’imprevedibilità delle politiche tariffarie degli Stati Uniti ha causato l’aumento delle incertezze tra le imprese a livello globale. L’indagine ha coinvolto 4.500 aziende in Cina, Francia, Germania, Italia, Polonia, Singapore, Spagna, Regno Unito e Stati Uniti ed è stata condotta in due fasi – prima e dopo gli annunci tariffari del Liberation Day, del 2 aprile. I risultati evidenziano un netto cambiamento nelle aspettative di crescita, nella percezione dei rischi – in particolare riguardo ai ritardi nei pagamenti – e una varietà di strategie messe in atto per mitigare gli effetti della guerra commerciale. Anche con la recente firma degli accordi commerciali bilaterali, la nebbia dell’incertezza non si dirada. Alcuni segnali di schiarite potrebbero, infatti, rivelarsi essere solo temporanei.
Il Global Survey di Allianz Trade rivela che quasi il 60% delle aziende prevede un impatto negativo a seguito della guerra commerciale, e il 45% si aspetta un calo del fatturato nell’export. L’effetto va oltre i volumi di scambio: più di un’impresa su quattro sta valutando la possibilità di sospendere temporaneamente la produzione a causa della combinazione tra dazi e volatilità valutaria, in particolare nei settori che dipendono da beni importati.
In netto contrasto con l’ottimismo crescente registrato prima dell’ondata di dazi del 2 aprile, il Global Survey di quest’anno conferma ciò che stiamo già riscontrando nei mercati: l’incertezza e la frammentazione stanno diventando strutturali. Il Liberation Day ha messo in evidenza le vulnerabilità delle aziende con catene di approvvigionamento e mercati di esportazione altamente concentrate. I numeri parlano chiaro: le aspettative positive sulle esportazioni a livello globale sono crollate dall’80% al 40%, e il 42% delle aziende prevede ora un calo del fatturato da esportazione compreso tra il -2% e il -10%, rispetto al +5% prima del Liberation Day. Nonostante i recenti accordi bilaterali con Regno Unito e Cina, stimiamo che le perdite globali da esportazione raggiungeranno i 305 miliardi di dollari nel 2025.
Le aziende, però, non stanno a guardare. Dopo aver affrontato una serie di shock dal 2020 in poi, stanno ancora una volta reagendo: diversificano i partner, riconfigurano la logistica e integrano meccanismi di condivisione del rischio lungo l’intera catena. Nell’attuale contesto commerciale, il successo dipende sempre più dalla capacità di adattamento.,” ha dichiarato Aylin Somersan Coqui, Ceo of Allianz Trade. Le aziende sono ancora in una posizione di svantaggio e fanno affidamento su meccanismi di adattamento come il trasferimento dei costi più elevati sui clienti, la diversificazione e la ricerca di rotte di spedizione alternative.
Per avere un parziale e temporaneo sollievo a questa difficile situazione, le aziende continuano ad anticipare le spedizioni fino alla scadenza delle sospensioni di 90 giorni (12 agosto per la Cina e l’8 luglio per il resto del mondo), come già accaduto all'inizio dell'anno: l’86% delle aziende statunitensi ha dichiarato di aver anticipato le spedizioni dalla Cina e dall’UE prima dell’entrata in vigore dei dazi. Poche aziende hanno intenzione di assorbire l’aumento dei costi o di ridurre i prezzi di esportazione per mantenere la quota di mercato, soprattutto negli Stati Uniti, dove oltre la metà delle imprese prevede di aumentare i prezzi (54%). A causa dell’elevata incertezza, l’approvvigionamento da nuovi mercati continuerà probabilmente a essere una strategia diffusa, rappresentando la seconda opzione preferita per mitigare l’impatto dei dazi, in particolare in Polonia e Spagna.
Diversificare le catene di approvvigionamento resta una strategia di mitigazione del rischio a lungo termine, aspetto peraltro prevedibile, dato che il 54% degli intervistati considera i rischi geopolitici, politici e i disordini sociali tra le tre principali minacce per le proprie catene di fornitura. Oltre un terzo delle aziende intervistate ha già trovato nuovi mercati verso cui esportare, mentre, quasi due terzi stanno pianificando di farlo. Per contenere i costi legati alle spese doganali la maggior parte delle imprese sta cercando rotte di spedizione alternative, incluse il 62% delle aziende statunitensi (agevolate dalla diminuzione dei costi di trasporto – calati di quasi il 50% dall’inizio del 2025 – e dal calo dei prezzi del petrolio, previsto tra i 65 e i 70 dollari al barile, per il resto dell’anno).
Il sondaggio rivela anche che, per quanto riguarda le condizioni commerciali, le aziende stanno trasferendo sempre più la responsabilità della logistica e dei costi (inclusi quelli doganali) sui fornitori, fino al luogo di consegna dei clienti. Un’interessante eccezione si riscontra negli Stati Uniti, dove la clausola “Cost, Insurance & Freight” (Cif) rimane predominante. Le aziende desiderano, inoltre, condividere i costi legati alla volatilità dei cambi, introducendo clausole di prezzo nei contratti per condividere il rischio di cambio con clienti e fornitori – opzione preferita dal 59% degli intervistati.
Il decoupling tra Stati Uniti e Cina è destinato a continuare nel medio termine, nonostante la pausa di 90 giorni nelle guerra dei dazi. L'intenzione delle aziende statunitensi di esportare in Cina è diminuita della metà, scendendo al 10% dopo il Liberation Day, mentre, le aspettative delle aziende cinesi di esportare in Nord America sono crollate dal 15% al 3%. Le aziende statunitensi con produzione in Cina stanno sempre più cercando alternative fuori dall'Asia: un quarto di esse sta considerando l'Europa occidentale e un altro quarto, l'America Latina."
“Anche se il nuovo accordo commerciale porta il tasso medio delle tariffe di importazione degli Stati Uniti sulla Cina al 39%, in calo dal vertiginoso 103%, questo rimane comunque molto più alto rispetto al tasso del 13% applicato prima della seconda amministrazione Trump. In questo contesto, il friendshoring è destinato a guadagnare ulteriore terreno: Europa e America Latina stanno emergendo come alternative attraenti per le aziende cinesi e le aziende europee sono anche sempre più interessate a esportare verso la Cina e l'Asia: in entrambe le opzioni, le intenzioni di esportazione sono aumentate fino al 36%, e l'interesse per il mercato del Sud e Sud-Est asiatico è raddoppiato, arrivando al 14%. Nel frattempo, l'America Latina sta emergendo come il Paese vincitore riguardo le strategie di deviazione e aggiramento dei dazi, con aziende sia cinesi che europee che guardano a questa area per accedere agli Stati Uniti a un costo inferiore,” ha commentato Françoise Huang, Senior Economist per l’Asia Pacific and Trade in Allianz Trade.
La guerra commerciale ha influenzato le aspettative sui termini di pagamento: dopo il Liberation Day, il 25% degli esportatori prevede termini di pagamento più lunghi di oltre 7 giorni, con un aumento di +13 punti percentuali. Quasi la metà degli esportatori (48%) prevede un aumento del rischio di insolvenza — in particolare negli Stati Uniti, in Italia e nel Regno Unito — confermando il peggioramento generale delle condizioni commerciali globali.
Solo l'11% delle aziende esportatrici continua a ricevere pagamenti entro 30 giorni ma questa cifra è notevolmente più bassa tra i principali esportatori come gli Stati Uniti, la Cina e la Germania. Circa il 70% delle aziende riceve pagamenti tra i 30 e i 70 giorni — questa cifra è leggermente più alta nel Regno Unito (75%), in Francia (73%), in Italia (73%) e negli Stati Uniti (73%), e varia a seconda del settore e delle dimensioni dell'azienda.
"Le aziende più grandi tendono a sperimentare ritardi nei pagamenti più lunghi, con il 26% di quelle intervistate - che hanno un fatturato superiore a 5 miliardi di euro – che affrontano termini di pagamento superiori a 70 giorni, rispetto al 18% della media complessiva del campione. Ciò suggerisce che le grandi aziende stiano assumendo sempre più il ruolo di banca invisibile per le aziende più piccole. Mentre gli esportatori affrontano cicli di pagamento più lunghi e crescenti rischi di insolvenza e sono sotto pressione per trasferire i costi, cercare nuovi mercati o addirittura riconsiderare l'intera loro presenza a livello internazionale”, conclude Ana Boata, Head of Economic Research in Allianz Trade.
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