(Adnkronos) - Dopo il successo delle precedenti edizioni di Expo Milano 2015 e Dubai 2020, il pastificio Spinosi è pronto a rappresentare ancora una volta l’eccellenza italiana a Expo 2025 Osaka, nella cornice del Padiglione Italia, in occasione della Settimana della Regione Marche (1-7 giugno 2025). L’evento si svolge all’interno della mostra 'Ars: tradition and innovation', un viaggio tra cultura, maestria artigianale e innovazione tecnologica. L’allestimento, curato da Progetto Zenone e Elleemme Studio, presenta una simbolica casa giapponese poggiata su un territorio marchigiano, a rappresentare l’armonia tra due culture profondamente legate da valori condivisi: rispetto per la tradizione, equilibrio con la natura e arte del 'saper fare'.
Tra i protagonisti selezionati per rappresentare la bellezza marchigiana vi sono simboli iconici come le calzature artigianali, il cappello di Montappone, la poltrona Frau, e i Maccheroncini di Campofilone Igp - Spinosi, fino alla tuta spaziale dell’astronauta italiano Walter Villadei. Spinosi si inserisce in questo racconto con una proposta esperienziale pensata per esprimere il perfetto equilibrio tra tradizione e innovazione, con uno sguardo orientato al mercato giapponese e del Sud-Est asiatico.
All’interno della bottega espositiva dedicata al food, infatti, Spinosi presenterà: video dimostrativi sottotitolati in giapponese e inglese che illustrano il processo artigianale di produzione della pasta, dalla sgusciatura manuale delle uova fino alla 'pettinatura' dei Maccheroncini di Campofilone Igp; dimostrazioni pratiche dal vivo con Marco Spinosi, rappresentante della terza generazione dell’azienda, che mostrerà la lavorazione tradizionale della pasta marchigiana; focus sull’innovazione di prodotto, con la presentazione degli Spinosini Zero+ alla spirulina, pensati per ricette fusion come il ramen, a testimonianza del dialogo tra la cultura alimentare italiana e quella giapponese.
Spinosi porterà a Expo 2025 anche la sua linea innovativa Spinosini Zero+, una pasta all’uovo biologica senza glutine a base di farina di ceci e alga spirulina 100% italiane. Gli Spinosini Zero+ sono pensati per sportivi, celiaci e persone con diabete, grazie al loro alto contenuto di proteine e fibre (+30% rispetto alla pasta tradizionale). L’alga spirulina, superfood ricco di nutrienti, apporta benefici in termini di energia, equilibrio nutrizionale e benessere generale.
Dal 1933, Spinosi rappresenta la tradizione pastaia di Campofilone, tramandata attraverso tre generazioni. A Expo 2025, l’azienda intende valorizzare questo patrimonio di competenze con uno storytelling che esalti il ruolo del maestro artigiano e la trasmissione dei saperi alle nuove generazioni.
Un’iniziativa che si sposa pienamente con il tema del Padiglione Italia: 'La Bellezza unisce le persone', dove la bellezza è intesa come tensione creativa capace di armonizzare cultura, innovazione e benessere. Proprio come fa la pasta di Campofilone, simbolo di una tradizione che guarda lontano.
(Adnkronos) - BeOne Medicines, azienda oncologica a livello globale nota come BeiGene, ha annunciato oggi che il nuovo nome e la ridomiciliazione in Svizzera sono ufficialmente in vigore, segnando una tappa significativa nell'evoluzione dell'azienda. "BeOne rappresenta ben di più di un cambiamento di nome - afferma John V. Oyler, co-fondatore, presidente e Ceo di BeOne - Non è solo un riflesso di chi siamo oggi come azienda oncologica leader a livello mondiale, ma anche la nostra ambizione di ridefinire ciò che è possibile in oncologia, unendo pazienti, famiglie, scienziati, medici, governi e tutti gli interessati alla salute pubblica in campo oncologico in tutto il mondo nella nostra missione condivisa contro il cancro. Pur sapendo che il nostro lavoro non è completato - aggiunge - sono estremamente orgoglioso dei progressi fatti con la crescita esplosiva di zanubrutinib come colonna portante del nostro franchise ematologico, con l'espansione del nostro inibitore di Pd-1, tislelizumab, e con la nostra pipeline oncologica potenzialmente trasformativa con più di 50 molecole in fase di sperimentazione, una delle più ricche del settore. Dopo 15 anni di incessante innovazione e investimenti strategici per potenziare le nostre capacità globali interne, siamo solo all'inizio e non vedo l’ora di lavorare insieme come BeOne".
Il nuovo nome e la ridomiciliazione in Svizzera - informa una nota - sono stati approvati dagli azionisti il 28 aprile. La transizione al nome BeOne in tutte le attività mondiali della società in 6 continenti avverrà in fasi. La nuova domiciliazione in Svizzera rafforza la presenza di BeOne e mette le radici in un hub biofarmaceutico globale, favorendo ulteriormente la sua strategia di crescita volta a portare farmaci innovativi ai pazienti di tutto il mondo.
L'azienda ha costruito un vantaggio differenziato e sostenibile attraverso investimenti strategici per rafforzare la sua ricerca interna, lo sviluppo clinico e le capacità di produzione. Questo modello unico sfrutta l'efficienza in termini di tempo e costi per migliorare l'accesso dei pazienti, consente una supervisione attenta per applicare standard elevati in ricerca e sviluppo e produzione e salvaguarda la nostra resilienza operativa per una crescita a lungo termine. Zanubrutinib - sottolinea la farmaceutica - ha le indicazioni più ampie nella sua classe di farmaci ed è leader nell'avvio alla terapia di nuovi pazienti in tutte le indicazioni approvate negli Stati Uniti. E' anche la pietra miliare del franchising ematologico di BeOne come terapia di base insieme a sonrotoclax, inibitore Bcl2 in fase avanzata, e al potenziale degradatore proteico di Btk, primo nella sua classe, Bgb-16673, sviluppato dalla piattaforma Cdac di proprietà dell'azienda. BeOne si concentra inoltre sulla creazione di franchising per il trattamento dei tumori solidi nel seno, polmone e tratto gastrointestinale. Sfruttando le sue piattaforme di anticorpi multispecifici, degradatori proteici e anticorpi farmaco-coniugati, l'azienda si dice pronta a trasformare il futuro del trattamento oncologico.
Il team di ricerca di BeOne, composto da oltre 1.100 persone - riporta la nota - ha avviato alla pratica clinica 13 nuove molecole solo nel 2024, superando anche le più grandi aziende farmaceutiche. Inoltre, il suo team di sviluppo clinico, composto da circa 3.700 persone, ha sperimentazioni in corso o pianificate in più di 45 Paesi e regioni, accelerando l'innovazione in fase precoce attraverso il suo approccio 'Fast to Proof-of-Concept', arruolando più di 25mila pazienti in oltre 170 studi clinici.
Inoltre, BeOne continua ad espandere la sua rete di produzione globale con il sito di ricerca, sviluppo clinico e produzione di Hopewell, N.J (Usa) da 800 milioni di dollari. Questo centro all'avanguardia consente una capacità produttiva espandibile per supportare la pipeline in rapida crescita, la resilienza operativa e le ambizioni globali dell'azienda.
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(Adnkronos) - “Il Coni, lo sport e il mondo delle Federazioni possono sembrare solo legate al primato agonistico ma non è così: siamo una grandissima agenzia formativa, la terza dopo la famiglia e la scuola. Per questo lo sport organizzato che si riconduce al Coni è consapevole della grandissima responsabilità che la società civile ci attribuisce”. Così il presidente Federazione sport equestri Marco Di Paola, intervenendo alla Maratona Bullismo, durante cui è stato presentato il primo rapporto dell'Osservatorio nazionale bullismo e disagio giovanile, al Palazzo dell'Informazione dell'Adnkronos a Roma.
“Porto il messaggio de Presidente Malagò che è sempre sensibile a queste tematiche. In giunta spesso affrontiamo queste tematiche perché l’agonismo promuove quella filiera di valori che si acquisiscono facendo sport e che rimangono per la vita, come la lealtà e la correttezza. A settembre 2023 - spiega Di Paola - con un articolo della Costituzione è stato introdotto lo sport come atto fondamentale nella nostra organizzazione sociale. Lo sport quindi ha ricevuto alcuni compiti da portare a termine: il benessere psicofisico dei ragazzi, ma anche la loro formazione e la loro inclusione sociale, tutti temi della società, non certo delle Olimpiadi”, afferma il presidente.
“I nostri istruttori non sono solo maestri di sport ma anche di vita, per questo la loro formazione è fondamentale. L’istruttore è un esempio positivo perché il ragazzo che pratica sport si confida con lui, lo prende a esempio, diventando una figura fondamentale”. Così il presidente Federazione sport equestri Marco Di Paola, intervenendo alla Maratona Bullismo, durante cui è stato presentato il primo rapporto dell'Osservatorio nazionale bullismo e disagio giovanile, al Palazzo dell'Informazione dell'Adnkronos a Roma.
“L’istruttore però ha a che fare con problemi molto gravi e spesso non sa come reagire, non ha nemmeno gli strumenti per reagire. Ovviamente quando capitano situazioni gravi diciamo sempre di rivolgersi alle forze dell’ordine ma secondo me - afferma Di Paola - questo è un aspetto importante su cui potersi muovere nel futuro. Formare i nostri maestri di sport e di vita su tematiche importanti e su come affrontarle credo sia necessario per migliorare il rapporto con i ragazzi. Dopo la giornata di oggi la mia speranza è che la prossima volta si possano vedere proprio tutte le Federazioni sportive perché lo sport è fondamentale per combattere situazioni di disagio. Ma è anche vero che bisogna dare attenzioni ai maestri di sport perché hanno un compito importante”, sottolinea Di Paola.
(Adnkronos) - Proteine che passione. Basta uno sguardo agli scaffali del supermarket per accorgersene: sono presenti (o almeno dichiarate) un po' ovunque, persino sulla confezione di alimenti tradizionalmente 'carb', grassi o zuccherini.
Un'analisi condotta dalla sezione Nutrizione umana dell'università Statale di Milano, coordinata da Daniela Martini, conferma l'impressione. Esaminando oltre 400 prodotti in commercio, l'indagine fotografa la varietà di cibi con diciture tipo 'fonte di proteine' e 'ad alto contenuto di proteine': sono "soprattutto barrette e yogurt", ma "anche tantissime altre categorie merceologiche quali latte, bevande vegetali, fino a sostituti del pane e ai pancake, passando per gelati, creme spalmabili, salumi e formaggi". Una specie di invasione che attira l'attenzione. Gli italiani sembrano impazziti per le proteine. Ma perché? E questa moda farà davvero bene?
All'argomento la Società italiana di nutrizione umana (Sinu), in occasione del suo 45esimo Congresso nazionale in corso a Salerno da oggi 28 maggio a venerdì 30, dedica la tavola rotonda 'Proteine: non è solo questione di quantità'. Conta soprattutto la qualità, avvertono gli esperti che invitano a "fare attenzione alle etichette, alle fake news e ai limiti metodologici" di alcuni studi in materia. Il messaggio finale è che "in Italia non esiste un'emergenza legata a una carenza proteica" nella popolazione, e che "la ridotta mortalità in coloro che hanno un alto consumo di proteine vegetali sembra dovuta più all'effetto di sostituzione delle fonti animali (carni rosse o conservate) o anche alle proprietà dei vegetali stessi". Quindi "non dovrebbe derivarne un'indicazione ad aumentare le proteine totali della dieta. Piccole modifiche" nell'alimentazione, "come l'incremento del consumo di legumi, noci e cereali integrali - suggeriscono gli specialisti - possono avere effetti positivi significativi".
La Sinu comincia col chiarire che, secondo il Regolamento (CE) n.1924/2006, i termini 'fonte di proteine' e 'ad alto contenuto di proteine' possono essere utilizzati solo se almeno il 12% o il 20% rispettivamente del valore energetico del prodotto viene fornito dalle proteine. Gli italiani sembrano sempre più avvezzi a queste diciture - osservano gli esperti - visto che statistiche recenti indicano che l'interesse dei consumatori per questi alimenti è in aumento: nel 2024 il 4% degli oltre 3.300 prodotti analizzati nell'Osservatorio Immagino (studio semestrale dell'organizzazione no profit GS1 Italy, dedicato ai consumi degli italiani) presenta diciture relative alle proteine, generando un fatturato di 1,9 miliardi di euro, in progressione del 4,5% rispetto al 2023. Numeri importanti, anche se trend di crescita del giro d'affari di questi prodotti sembra comunque rallentare, dato che solo nel 2023 si registrava un incremento di quasi il 20% su scala nazionale rispetto al 2022.
"Non è facile comprendere il crescente interesse per alimenti ricchi di proteine, non solo da parte di atleti e persone che seguono regimi alimentari speciali, ma anche da parte di individui che desiderano migliorare la propria forma fisica e perdere peso - afferma Martini, membro del comitato scientifico della Sinu - Questa tendenza è spesso alimentata dalla convinzione errata che ridurre l'apporto di carboidrati e lipidi sia una strategia efficace per dimagrire. E' fondamentale monitorare le vendite e il consumo di questi prodotti, oltre a educare i consumatori sull'importanza di leggere attentamente le etichette. Ciò è essenziale per fare scelte consapevoli e salutari, evitando di eccedere nell'apporto proteico, già sufficiente nella dieta media italiana, se confrontato ai livelli di assunzione di riferimento per le proteine indicati nella nuova edizione dei Larn della Sinu". In altre parole, il Paese non ha bisogno di un''overdose proteica' collettiva.
Per gli specialisti "è importante inoltre riflettere sulla qualità proteica degli alimenti consumati, prendendo in considerazione la composizione in aminoacidi essenziali. Le evidenze scientifiche riportate nell'ultima versione dei Larn hanno mostrato che l'assunzione eccessiva di proteine animali, ad esempio quelle contenute nelle carni rosse e lavorate, è associata a un aumento della mortalità per tutte le cause. Al contrario, un maggiore apporto di proteine vegetali sembra essere legato a una diminuzione della mortalità".
"Dato che all'aumentare del consumo di un alimento o di una fonte di proteine corrisponde una diminuzione di altre fonti - illustra la Sinu - in epidemiologia nutrizionale sono stati sviluppati diversi modelli statistici per analizzare gli effetti della sostituzione di proteine animali con quelle vegetali. Recenti studi che hanno utilizzato questi modelli hanno mostrato che tale sostituzione è associata a una riduzione significativa della mortalità per tutte le cause e per malattie cardiovascolari. Tuttavia, è fondamentale ricordare che si tratta di modelli di sostituzione teorici che approssimano la realtà, non sufficienti per definire una relazione causale. I benefici osservati potrebbero infatti derivare da altri componenti presenti nei cibi vegetali, come fibre, antiossidanti e composti bioattivi", precisano gli esperti. "Allo stesso modo, il rischio legato al consumo di proteine animali potrebbe essere attribuito ad altri elementi, come i grassi saturi o l'elevato contenuto di sale tipico delle carni trasformate, o ancora ai diversi additivi per migliorarne la conservazione, il sapore, l'aspetto e la consistenza".
"L'interesse per le proteine vegetali è in crescita, ma è importante che i consumatori ricevano informazioni corrette e complete per compiere scelte consapevoli - dichiara Sabina Sieri, direttore ad interim della Struttura complessa di Epidemiologia e Prevenzione della Fondazione Irccs Istituto nazionale tumori di Milano e socio Sinu - Ad esempio, un indicatore della qualità proteica potrebbe essere utile; anche il livello di processamento è un importante dato, visto che in alcuni alimenti può ridurre la biodisponibilità delle proteine, mentre in altri, come i legumi, può aumentarla". Conclude la specialista: "Il vecchio consiglio di abbinare cereali e legumi è sempre valido per poter ottenere un profilo aminoacidico più completo, in particolare per garantire un adeguato apporto di lisina e metionina, aumentando così il valore biologico e nutrizionale del pasto".
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(Adnkronos) - "Stiamo parlando di un fenomeno significativo e pervasivo. Abbiamo bisogno di osservarlo e studiarlo per cercare di intervenire nel modo più efficace possibile. Per questo vi offro tre riflessioni sui temi cardinali nel nostro modo di affrontare il tema: il primo è che il tema del bullismo e del cyber bullismo riguarda tutti noi, e riguarda tanto le vittime quanto i carnefici: se vediamo questo fenomeno come qualcosa di completamente distante da noi, se pensiamo che il bullo sia il mostro, l'imprevisto, l'estraneo, non capiamo le dinamiche sociali e reali. Nella dinamica del bullismo c'è qualcuno che lo esercita, qualcuno che lo subisce, tanti altri che partecipano o non prendono parte. Tutta questa dinamica va osservata e presa in carico: esiste un livello di sofferenza e problematicità, e di responsabilità nostra, non solo nei confronti di chi subisce ma anche nei confronti di coloro che la esercitano. Così come tanto importante è intervenire su coloro che potrebbero prendere parte e non lo fanno. Il tema ci riguarda, siamo coinvolti". Così l'assessora all'Istruzione di Roma Capitale Claudia Pratelli, intervenendo alla Maratona Bullismo in corso al Palazzo dell'Informazione dell'Adnkronos a Roma, in cui viene presentato il primo rapporto dell'Osservatorio nazionale bullismo e disagio giovanile.
Il secondo tema, secondo Pratelli, riguarda "questi comportamenti che non cadono dal cielo. Sono frutto di cose osservate, di esempi: c'è quindi un tema di responsabilità educativa degli adulti. Serve stretta alleanza fra famiglia, scuola, mondo sport, ma dobbiamo proporre agli adulti il tema della responsabilità educativa. Se per esempio insultiamo nel traffico, o insultiamo per le caratteristiche fisiche, di provenienza, di identità di genere, che esempio diamo? Il problema è dentro di noi, dobbiamo assumercene la responsabilità".
Infine, per Pratelli, l'ultimo punto riguarda "la dimensione digitale che in questa società è così presente e non si spegne mai. Per i ragazzi è come se non esistesse più un posto sicuro, al protetto. Ciascuno ha vissuto momenti di disagio, però non abitava una dimensione pubblica così pervasiva e costante come quella che esiste con terreno digitale. Essere oggetto di discriminazioni, prese in giro costanti, e che tutti lo sappiano, senza riuscire a scapparne mai, questo amplifica in modo gigantesco il tema della vergogna. E il tema della vergogna è centrale in questo momento storico".
“Abbiamo tanti progetti costruiti in questi anni proprio per dare una risposta ai fenomeni di violenza, di bullismo e di discriminazione nelle nostre scuole. Abbiamo cominciato con un progetto che dura da 3 anni, si chiama ‘Roma scuola aperta’ e favorisce l'apertura delle scuole in orario extracurricolari con occasioni educative e formative assolutamente gratuite, ma di qualità. L’obiettivo è migliorare il clima scolastico, dare a tutti e tutte uguali opportunità e soprattutto costruire una relazione importante fra ragazzi e ragazze e adulti. Ancora, stiamo promuovendo, ed è proprio una novità, un percorso di educazione all'affettività e alle relazioni nelle scuole medie della città. Con l’obiettivo di prevenire e contrastare la violenza di genere, la violenza omolesbo-transfobica e i fenomeni di bullismo online, ma soprattutto di aiutare i ragazzi e le ragazze in una fase così delicata della propria vita a fare i conti con le proprie emozioni, riconoscerle, nominarle, saperle gestire, in qualche modo saper stare meglio nella relazione con l'altro”.
“Infine, - ha concluso l’assessore - dallo scorso anno abbiamo attivato un tavolo interistituzionale per il contrasto al bullismo e al cyberbullismo che ha già lavorato in sette municipi di Roma facendo un progetto di educazione, formazione ai formatori, non soltanto tanto nel mondo della scuola, ma anche nel mondo dello sport, grazie al coordinamento del professor Grauso e grazie all'impegno del consiglio comunale di Roma per costruire degli strumenti che aiutino i formatori e gli educatori ad accompagnare i ragazzi e le ragazze in una fase così importante e delicata della loro vita, perché il tema della violenza, della discriminazione, del bullismo a scuola riguarda tutte e tutti noi, riguarda molto gli adulti e chiede una responsabilità da parte degli adulti. È nostra responsabilità dare risposte molto forti”.
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(Adnkronos) - "Il bullismo e il cyberbullismo non sono problemi recenti. Già nel 2007 abbiamo costituito a livello regionale un primo osservatorio sul bullismo, ovvero un prima risposta sistemica a questo fenomeno. Tuttavia il problema è ancora evidente, come abbiamo visto dai dati emersi oggi: uno studente su tre ha subito atti di bullismo quindi c'è ancora tanto da fare. I dati raffigurano una generazione sola e che ha bisogno di ascolto, questo ascolto dovrebbe arrivare non solo nelle scuole ma anche dalle famiglie", così Angelo Lacovara, Capo Struttura Ufficio Scolastico Lazio, intervenendo alla Maratona Bullismo, durante il quale è stato presentato il primo rapporto dell'Osservatorio nazionale bullismo e disagio giovanile, al Palazzo dell'Informazione dell'Adnkronos a Roma.
"Bisogna avere un approccio sistemico - spiega Lacovara-, i tentativi isolati di dare delle risposte lasciano il tempo che trovano. Come scuola dovremmo favorire un approccio educativo integrato per coniugare la prevenzione, la formazione e l'intervento stesso su queste tipologie di azione. Una grossa mano ci è stata data dalla legge 24 che a livello organizzativo ci ha permesso di dare una definizione e un'organizzazione maggiore anche a livello di istituzione scolastica. Noi, come ufficio scolastico regionale per il Lazio, siamo impegnati in un'opera di sostegno e supporto alle scuole per debellare questo problema. Non a caso, da noi è già operativo un nucleo regionale per la prevenzione e il contrasto dei fenomeni di bullismo e cyberbullismo, supportato anche da un tavolo tecnico interistituzionale e regionale".
"Ormai le scuole sono consapevoli di tutto questo. Però, come capo struttura della segreteria - conclude -, ogni giorno ci arrivano sollecitazioni e segnalazioni da parte delle scuole. È necessario che si attrezzino per poter dare delle risposte concrete. In ogni scuola è stato definito un referente d'istituto in grado di coordinare tutte le attività e, laddove ci siano più plessi, anche diversi referenti. Tutto questo fa parte di un team antibullismo a cui partecipano il dirigente scolastico e referenti ma anche tutte le altre professionalità all'interno dell'istituto. In tanti casi, nelle scuole sono presenti anche dei team per l'emergenza. Ci sono dei tavoli permanenti di monitoraggio all'interno di ogni singola scuola di cui fanno parte rappresentanti degli studenti e insegnanti esperti del settore. Ogni scuola adotta un codice interno per poter dare una risposta e contrastare qualunque caso di bullismo. Tutto ciò si integra nel piano triennale dell'offerta formativa per dare la possibilità di strutturare dei percorsi formativi a 360 gradi e che tocchino tutte le componenti scolastiche, sia gli studenti sia i docenti sia le famiglie".
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(Adnkronos) - Il Tribunale di Cagliari ha respinto il ricorso di Alessandra Todde contro la richiesta di decadenza e sottolinea che "la competenza è rimessa dalla legge al Consiglio regionale". Il collegio della prima sezione civile del Tribunale presieduto da Gaetano Savona ha respinto il ricordo contro l'ordinanza-ingiunzione del Collegio di garanzia.
Sottolineando che "il provvedimento contestato non ha disposto la decadenza, ma, ritenendo che le violazioni accertate comportassero detta conseguenza, ha disposto la trasmissione degli atti al Presidente del Consiglio regionale". I giudici ribadiscono che la palla sul futuro di Alessandra Todde torna al palazzo di via Roma a Cagliari.
"Deve confermarsi in questa sede che non rientra nella competenza del Collegio di Garanzia né in quella del Tribunale adito per l'impugnazione dell'ordinanza-ingiunzione, pronunciare l'eventuale decadenza della ricorrente - si legge nel dispositivo -. La competenza è rimessa dalla legge al Consiglio regionale. All'organo amministrativo di controllo e poi a quello giurisdizionale, che non intende esondare dall'alveo delle proprie competenze, è rimesso esclusivamente l'accertamento della violazione delle norme in materia di spese elettorali. Effettuato detto vaglio, che rimane insindacabile dal Consiglio regionale, quest'ultimo assumerà le sue determinazioni sulla decadenza, tenendo fermo quanto accertato in questa sede. Null'altro si deve quindi dire sul punto".
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(Adnkronos) - "Una legge con molti se e molti ma che dà attuazione alla norma di cui all’articolo 46 della Costituzione che, pur prevedendo 'il diritto dei lavoratori a collaborare, nei modi e nei limiti stabiliti dalle leggi, alla gestione delle aziende', era di fatto rimasta lettera morta non essendo mai stata emanata una legge che definisse un quadro normativo in materia. La legge prevede quattro forme di partecipazione dei lavoratori: gestionale, economica e finanziaria, organizzativa e consultiva. La partecipazione gestionale passa dagli statuti delle società, i quali, in conformità alle previsioni dei contratti collettivi, potranno prevedere la partecipazione di uno o più rappresentanti dei lavoratori agli organi di amministrazione e controllo della società. È bene, tuttavia, precisare che la partecipazione dei lavoratori non sarà né obbligatoria, né automatica". Così, con Adnkronos/Labitalia, l’avvocato Giuseppe Merola, associate partner Pirola Pennuto Zei & Associati, sull'approvazione, in via definitiva, della nuova legge sulla partecipazione dei lavoratori alla gestione, al capitale e agli utili delle imprese.
Secondo l'esperto "anche in questo caso, infatti, saranno i contratti collettivi - non tutti, ma quelli stipulati dai sindacati comparativamente più rappresentativi - a dettare le regole del gioco stabilendo le modalità attraverso le quali i lavoratori potranno in concreto partecipare alla gestione dell’impresa. Occorre, quindi, attendere che i contratti collettivi disciplinino la materia e, solo dopo che tale disciplina sarà stata emanata, le società potranno iniziare a prevedere nei relativi statuti la partecipazione dei rappresentanti dei lavoratori ai propri organi di amministrazione e controllo", sottolinea.
Per il giuslavorista "il che significa che, in assenza di disciplina da parte della contrattazione collettiva, nessuna partecipazione gestionale dei lavoratori potrà concretamente essere attuata. Così facendo, il legislatore ha optato per un modello ispirato alla volontarietà della partecipazione dei lavoratori alla gestione dell’impresa, non alla sua obbligatorietà. I lavoratori non vantano, quindi, un diritto immediato alla partecipazione gestionale nell’impresa, ma un diritto condizionato alle previsioni degli statuti societari, i quali, a loro volta, potranno intervenire solo se i contratti collettivi lo avranno disciplinato".
E il giuslavorista aggiunge che "ciò vale non solo per la partecipazione gestionale ma anche per quella organizzativa. Anche in relazione a tale forma di partecipazione, la legge non ha infatti introdotto obblighi a carico delle aziende, ma solo la facoltà di attuare talune misure tese a renderla concretamente possibile. Le misure sono in particolare due: la prima, la possibilità di istituire specifiche commissioni paritetiche (composte, cioè, in egual misura da rappresentanti dell’impresa e dei lavoratori) finalizzate all’elaborazione di piani di innovazione e miglioramento dei prodotti, dei processi produttivi, dei servizi e dell’organizzazione del lavoro; la seconda, la possibilità di individuare, in sede di contrattazione collettiva aziendale, le figure dei referenti su determinate materie di interesse collettivo, come la formazione, i piani di welfare, le politiche retributive, la qualità dei luoghi di lavoro, la conciliazione e la genitorialità, nonché quelle dei responsabili della diversità e dell’inclusione dei disabili. Nessun obbligo anche per quanto riguarda la partecipazione consultiva dei lavoratori", sottolinea.
"Al riguardo, la legge -continua Merola- si limita infatti a prevedere che le commissioni paritetiche sopracitate possano preventivamente consultare le rappresentanze sindacali aziendali (rsa o rsu) in merito alle scelte aziendali (l’oggetto della consultazione è quindi molto ampio e non sono previste limitazioni su determinate materie). Tale consultazione, peraltro, dovrà avvenire conformemente ai contratti collettivi che, anche su tale materia, dovranno adottare specifiche regole. Queste le principali novità introdotte dalla legge. Vi è da chiedersi se siano davvero sufficienti a garantire la partecipazione dei lavoratori nell’impresa e quali siano gli effettivi cambiamenti. La sensazione è che, quanto meno nell’immediato, le cose non cambino", sottolinea l'esperto.
"Al di là delle modalità e tempi con i quali la contrattazione collettiva dovrà disciplinare la materia, tutto l’impianto normativo sembra ancorato al principio per cui la partecipazione dei lavoratori intanto può essere attuata in quanto l’azienda intenda avvalersene. Per come la norma è stata scritta, è come se il coinvolgimento dei lavoratori nella vita dell’impresa rappresenti un’opportunità per le aziende, non un onere. Pertanto, gli strumenti partecipativi previsti dalla legge potranno essere colti dall’impresa che voglia effettivamente operare secondo logiche inclusive e che cerchi di sfruttare le opportunità derivanti dalla partecipazione di coloro (i lavoratori) che l’impresa la vivono da un’altra prospettiva, anch’essa portatrice di idee e innovazione", conclude.
Leggi tutto: Lavoro, l'esperto: "Legge su partecipazione? molti se e ma, conterà volontà imprese"
(Adnkronos) - "I dati presentati oggi non fanno altro che confermare le nostre statistiche: vediamo dati crescenti, che confermano aumento dei casi, soprattutto nella fascia dai 10 ai 17 anni di età. Quasi sempre il fenomeno online attiva i processi di de-responsabilizzazione e de-umanizzazione. Quasi sempre troviamo dei genitori inconsapevoli del coinvolgimento in queste vicende dei loro figli. Questo ci sprona a una maggiore azione di prevenzione nel contesto non solo scolastico. Non è colpa dell'insegnante o del genitore, ma di tutti noi. Dovremmo avere capacità di carpire i sensori di questo agire: nel momento in cui vengono a denunciare è già un fallimento. Dovremmo fornire strumenti di risoluzione, che non devono fermarsi alla parte offesa, ma anche all'offender". Così la direttrice della II divisione della Polizia Postale Maria Rosaria Romano intervenendo alla Maratona Bullismo in corso al Palazzo dell'Informazione dell'Adnkronos a Roma, in cui viene presentato il primo rapporto dell'Osservatorio nazionale bullismo e disagio giovanile.
"Questi temi non possono essere risolti con un indagato, ma dobbiamo fare rete, cercando di concertare azioni in maniera costruttiva. Parlare con i ragazzi non si può improvvisare: bisogna fare un'azione preventiva che insegni, in primis ai nostri operatori, a parlare il loro stesso linguaggio". Secondo il direttore Romano "i genitori spesso sono assenti, non si sentono parte del problema".
"Oggi dire quali sono i rischi, far capire a un ragazzo che la condivisione dei dati personali, ciò che inserisco nei social, ciò che condividiamo della nostra sfera intima diventa un elemento di grande pericolosità che riscontriamo nei reati non di cyber bullismo ma di divulgazione sessualmente esplicita. Abbiamo bisogno di ascoltare i ragazzi, e deve avvenire in tutte le sedi sociali. Come genitori dobbiamo saper ascoltare".
(Adnkronos) - Piattaforme digitali, la potenza dei software di intelligenza artificiale per analizzare tutte le informazioni e integrare dati clinici, genetici, di risonanza magnetica e misure riportate dal paziente. E' la strategia che permetterà di ridisegnare la prevenzione e la cura della sclerosi multipla e, più in generale, di dare un nuovo impulso alla tutela della salute del cervello. I risultati finora raggiunti, i progetti internazionali più innovativi, le nuove ricerche che permetteranno di utilizzare i Big Data a favore delle persone con Sm sono al centro del congresso annuale dell'Associazione italiana sclerosi multipla (Aism) e della sua Fondazione (Fism), in corso a Roma fino al 29 maggio.
L'intelligenza artificiale è sicuramente uno degli strumenti chiave per promuovere questo cambio di paradigma, come ha spiegato Sergio Baranzini, professore di Neurologia presso l'Università della California di San Francisco, nella sua lettura magistrale il primo giorno del congresso. L'esperto internazionale nell'uso dei Big Data in neurologia ha deciso di collaborare con chi in Italia da anni ha promosso la raccolta di dati. "Fism - afferma Baranzini - è stata una pioniera nella raccolta di dati per la ricerca e ha avuto una visione lungimirante con l'istituzione del Registro di malattia. Ecco perché abbiamo deciso di collaborare a diversi livelli con Aism e la sua Fondazione".
I modelli di raccolta e analisi dati sviluppati negli Usa - informa una nota - saranno applicati a quelli contenuti nei database italiani con l'obiettivo di sviluppare software in grado di identificare l'evoluzione della malattia in maniera specifica per ogni singola persona. Il tipo tradizionale di analisi dei dati che modella la Sm e le patologie correlate in base a stadi discreti della malattia deve essere sostituito da modelli in grado di valutare il decorso temporale della patologia, che fotografi l'insorgenza biologica della Sm e i sintomi nascosti. In questo nuovo modello i dati generati dalle persone che vivono con la malattia sono fondamentali per definire le diverse espressioni cliniche della malattia. "Una scienza che unisce dati di provenienza diversa - spiega Paola Zaratin, direttore scientifico Fism - è una scienza della collaborazione tra diversi attori, per prime le persone che vivono con la malattia e i loro caregiver. I dati generati dai pazienti sono indicatori di impatto di un rinnovato valore della salute e devono contribuire allo sviluppo di nuovi descrittori clinicamente significativi per le persone con Sm, anche come criteri per l'accesso ai trattamenti".
La rivoluzione dei Big Data è tanto più significativa secondo gli esperti alla luce dei nuovi criteri diagnostici per la Sm, che spingono verso la descrizione della malattia come un processo continuo e stabiliscono indicatori per una diagnosi sempre più precoce, sulla base dell'integrazione dei dati biologici e funzionali. "L'obiettivo di anticipare la diagnosi così come la progressione della malattia - dichiara Mario Alberto Battaglia, presidente Fism - deve guidare la ricerca e l'advocacy nella Sm. Aism e la sua Fondazione hanno fatto scuola da questo punto di vista, grazie a una visione lungimirante e a collaborazioni internazionali che stanno tracciando la strada per una revisione globale del percorso di malattia".
Anticipare la diagnosi significa anche poter agire prima con interventi di riabilitazione e contrastare più efficacemente l'azione della malattia sia nell'adulto che nell'età pediatrica. "Oggi - osserva Jaume Sastre Garriga, vicedirettore del Centro sclerosi multipla della Catalogna (Cemcat) - dobbiamo ampliare il nostro approccio e muoverci per anticipare sempre di più l'intervento di riabilitazione che può essere considerata come una terapia modificante la malattia in senso lato, perché migliora i processi interni al sistema nervoso, rendendolo più resistente al danno provocato dalla malattia". Nell'ambito di questo impegno nasce anche la Clinical and Imaging Data Resource promossa dalla Progressive Ms Alliance, di cui Aism con la sua Fondazione è un membro fondatore e nel managing board. Questa piattaforma fornirà ai ricercatori di tutto il mondo l'accesso a dati anonimizzati da 16 studi clinici di fase III su circa 15mila soggetti individuali (inclusi dati clinici da circa 223mila visite e dati di neuroimaging - Rmi - da altre circa 57mila visite). "Ci aspettiamo che ricercatori di tutto il mondo - precisa Zaratin, che è anche membro della Industry Forum - analizzino questi dati in modo innovativo per monitorare o prevedere meglio la progressione della malattia e probabilmente aiuterà anche le aziende a ottenere risultati più rapidi e accurati dagli studi clinici".
Durante il congresso saranno presentati i risultati raggiunti dai 28 progetti terminati nel 2024, che rispondono alle priorità scientifiche dell'Agenda 2025: conoscere le cause di malattia e i fattori di rischio, diagnosticare la malattia e identificare nuovi trattamenti farmacologici e neuro-riabilitativi che possano migliorare la qualità della vita delle persone con Sm. Si celebreranno inoltre i 10 anni del Registro Italiano Sm e patologie correlate, oggi attivo in 190 centri su tutto il territorio nazionale, e riconosciuto come uno dei più grandi database europei dedicati alla sclerosi multipla con 94milla cartelle cliniche.
Nel corso dell'evento verrà assegnato il Premio Rita Levi Montalcini, destinato ogni anno a un giovane neurologo. Quest'anno il riconoscimento è stato conferito a Pietro Iaffaldano, professore dell'Università di Bari, per il suo impegno nella ricerca osservazionale, quella resa possibile dai dati delle 94mila cartelle cliniche del Registro italiano Sm sulla quale il neurologo è da sempre impegnato. "Questo premio - sottolinea Iaffaldano - appartiene anche a tutte le persone con sclerosi multipla che, con generosità e fiducia, partecipano al Registro italiano Sm e patologie correlate. Senza il loro contributo, nessuna delle ricerche che conduciamo sarebbe possibile".
Aism e la sua Fondazione sono da tempo impegnate a favorire il dialogo fra persone coinvolte dalla malattia e i ricercatori, così da arrivare a risultati tangibili, più efficacemente, più efficientemente e più velocemente, rispondendo ai bisogni non soddisfatti di chi vive con la patologia. Il percorso, che ha portato a definire insieme gli obiettivi della ricerca nell'Agenda della Sm 2020-2025, ora segna un ulteriore traguardo. In linea con i principi proposti dal modello di coinvolgimento Multi-Act, di gestione partecipatoria e anticipatoria che promuove un approccio innovativo di co-responsabilità, il Bando annuale 2025 aggiunge alla valutazione da parte di esperti indipendenti nazionali e internazionali anche quella da parte di persone con Sm, patologie correlate e caregiver. Il Bando 2025 metterà a disposizione 5 milioni di euro per sostenere i progetti di ricerca sulla sclerosi multipla e malattie a essa correlate come i disturbi dello spettro della neuromielite ottica (Nmosd) e la malattia associata agli anticorpi anti-Mogd (Mogad).
Negli ultimi 10 anni - conclude la nota - Fism ha dedicato alla ricerca in Italia più di 80 milioni di euro, continuando a essere il terzo ente nel mondo tra le associazioni sclerosi multipla per i finanziamenti della ricerca sulla Sm. Tra gli indicatori universali di eccellenza si dispone del numero di pubblicazioni, relativo impact factor e formazione dei ricercatori. Tra il 2020 e il 2024 sono state prodotte dai ricercatori Fism 722 pubblicazioni con un impact factor medio di 7,8. La realizzazione di questo evento è stata resa possibile con la sponsorizzazione non condizionante dei Main Sponsor Alexion, Astra Zeneca Rare Disease, Biogen, Merck Italia, Neuraxpharm Italy e Novartis Italia.
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(Adnkronos) - Tra le regioni italiane, la Liguria si distingue per una performance occupazionale superiore alla media nazionale. Tra il 2019 e il 2024 gli occupati nella fascia 15-64 anni sono aumentati del 5,2%, pari a circa 30 mila unità in più, a fronte del +3,2% dell’Italia e del +2,2% del Nord Ovest. Crescono sia la componente maschile (+6,3%) sia quella femminile (+3,8%), ma è soprattutto tra i giovani che si registrano i segnali più incoraggianti: +12,9% nella fascia 15-34 anni, con un incremento costante dei tassi di occupazione. È quanto emerge dal focus 'Crisi demografica e invecchiamento: l’impatto sul mercato del lavoro in Liguria', realizzato dalla Fondazione studi consulenti del lavoro in occasione della conferenza stampa di presentazione del Festival del Lavoro 2025, al via domani a Genova, presso i Magazzini del Cotone.
Un contesto dinamico, quello ligure, che offre importanti opportunità, ma che impone anche una riflessione sul futuro del mercato. La Liguria, infatti, è la regione con la più alta incidenza di lavoratori over 50, pari al 45,4% degli occupati, contro una media nazionale del 40,6%. Questa dato, se da un lato segnala la tenuta del tessuto produttivo locale, dall’altro accentua le difficoltà legate al necessario ricambio generazionale.
Secondo le proiezioni elaborate dalla Fondazione studi su dati Istat, entro il 2040 la popolazione in età attiva (15-64 anni) potrebbe ridursi di oltre 106 mila unità, con una conseguente perdita potenziale di 72 mila occupati.
A livello provinciale, Genova, che rappresenta oltre la metà della forza lavoro regionale, sarà chiamata a gestire una riduzione di circa 40 mila occupati (-11,8%). A seguire, Savona con un -14,4%, La Spezia con -10,3% e Imperia con -9,3%. Numeri che spingono a investire ora su nuove politiche del lavoro, in grado di prevenire le criticità e attivare le risorse esistenti.
A questa dinamica si aggiunge un altro dato: la crescente difficoltà di reperimento di figure professionali da parte delle imprese, in particolare, operai specializzati, conducenti e tecnici dell’industria. Infatti, tra il 2019 e il 2024, la quota di assunzioni considerate di difficile reperimento in Liguria è più che raddoppiata, passando dal 23,4% al 49,9%.
“Occorre una più stretta sinergia tra le istituzioni locali e le aziende per rispondere alle esigenze del mercato, valorizzare maggiormente il contributo delle donne e lavorare affinché il mondo della scuola e del lavoro convergano. Solo così potremo trasformare le sfide demografiche e tecnologiche in vere opportunità di crescita”, ha commentato a margine della conferenza stampa Rosario De Luca, presidente del Consiglio nazionale dell’ordine dei consulenti del lavoro.
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(Adnkronos) - “Lo sport aiuta i ragazzi a reagire a situazioni di disagio e a stare meglio, ottenendo soddisfazioni impensabili”. Così l’ex schermidore Valerio Aspromonte nel suo intervento alla Maratona Bullismo in cui è stato presentato il primo rapporto dell'Osservatorio nazionale bullismo e disagio giovanile, al Palazzo dell'Informazione dell'Adnkronos a Roma.
“C’era un bambino tempo fa che veniva tutti i giorni nella mia palestra, qui a Roma in Via Casilina, partendo da Latina in treno. Lui purtroppo aveva all’inizio pessimi risultati perché soffriva la competizione e l’agonismo, anche per una situazione così di disagio a scuola che ha preferito andare ad allenarsi in un’altra città. Lui con il tempo si è dato da fare - prosegue Aspromonte, ex fiorettista - e ha finito la stagione under 14 come secondo nel ranking, perdendo la finale 13-15. Questo è il bello dello sport,il fatto che permetta a ragazzi come lui di poter stare meglio”, dice Aspromonte.
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(Adnkronos) - Prosegue nel 2024 l’attività di supporto della raccolta di rifiuti in plastica dall’ambiente da parte del Gruppo Davines, azienda attiva nel settore della cosmetica professionale B Corp dal 2016, tramite la collaborazione con Plastic Bank. Dal 2021 - si legge in una nota congiunta - l’appoggio a Plastic Bank ha permesso di supportare la raccolta di oltre 2568 tonnellate di rifiuti in plastica dall’ambiente in Brasile, Filippine, Indonesia e Tailandia, di cui 866 tonnellate nel 2024.
I rifiuti in plastica non solo sono stati rimossi dall’ambiente, evitando che finissero nell’oceano o in discarica, ma sono stati predisposti per essere riciclati e riutilizzati come parte di una filiera circolare, permettendo in parallelo alle comunità in aree vulnerabili di integrare il proprio reddito. Grazie all’impegno del Gruppo Davines con Plastic Bank, negli ultimi quattro anni è stato possibile aiutare più di 5000 persone e le loro famiglie.
“Da sempre crediamo che per rendere il nostro modello di business veramente rigenerativo sia necessario attuare un approccio olistico, che si focalizzi sulle molteplici aree di impatto, ed in particolare sui nostri quattro pilastri: decarbonizzazione, circolarità, biodiversità e acqua. L’apporto cruciale che il nostro dipartimento di Ricerca&Innovazione può dare nello studio e creazione di packaging dal ridotto impatto ambientale deve necessariamente accompagnarsi a progetti come quello in collaborazione con Plastic Bank, che ci permette di supportare la rimozione dall’ambiente dell’equivalente quantità di plastica derivante dalle vendite dei nostri prodotti. Questo è un tassello importante del nostro impegno concreto, anche al di fuori della nostra value chain”, commenta Davide Bollati, presidente del Gruppo Davines.
Il Gruppo Davines, nella propria strategia di sostenibilità ambientale al 2030 'Davines Group Towards Planet Regeneration', si è posto ambiziosi obiettivi, tra cui un ruolo centrale è riservato alla circolarità, che guida le scelte di ricerca, sviluppo e innovazione per gli anni a venire. Entro il 2030, la quantità di plastica vergine fossile acquistata non dovrà superare il 10% del totale del peso degli imballaggi in plastica acquistati, considerando tutti i livelli di packaging (primario, secondario e terziario). Inoltre, entro il 2030, tutto l’alluminio, la carta ed il cartone utilizzati per il packaging dei prodotti dovranno essere al 100% riciclati.
La raccolta di rifiuti plastici dall’ambiente rappresenta una delle iniziative con cui il Gruppo Davines rafforza il proprio impegno verso un modello di crescita rigenerativa, di consumo circolare e di tutela degli ecosistemi. In quest’ottica, tra gli obiettivi fissati nella strategia ambientale al 2030, l’azienda si è posta il traguardo di raccogliere, cumulativamente dal 2023, 5000 tonnellate di rifiuti plastici dall’ambiente, al di fuori della propria catena del valore.
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