(Adnkronos) - In Italia vivono circa 4 milioni di persone con diabete e si stima che oltre 1,3 milioni siano in trattamento con insulina basale. Per questo motivo è unanime il plauso delle associazioni dei pazienti all'introduzione della prima insulina settimanale gratuita, presentata oggi a Roma durante una conferenza stampa. Le associazioni chiedono però che "sia garantito un equo e veloce accesso alla nuova terapia in tutte le regioni" italiane.
"Desideriamo ringraziare le istituzioni per il loro impegno continuo nell'innovazione del trattamento del diabete - afferma Manuela Bertaggia, presidente Fand - La loro attenzione e la partnership realizzata tra istituzioni, società scientifiche e associazioni sono sempre di più cruciali per garantire che le nuove terapie raggiungano rapidamente i pazienti. L'introduzione della prima insulina settimanale rappresenta un passo significativo: riducendo le iniezioni annuali da 365 a sole 52, offre una gestione più flessibile della malattia. E' una concreta risposta per chi vive il diabete può aiutare a migliorare l'aderenza terapeutica e contribuisce a ridurre il carico mentale associato alla malattia cronica".
"Un accesso uniforme alle cure - prosegue Marco Sonnini, consigliere di Diabete Italia Rete Associativa Odv e presidente della Federazione Toscana Diabete - è cruciale affinché ogni paziente, indipendentemente dalla regione, possa beneficiare dei trattamenti più all'avanguardia. Per questo siamo stati parte attiva nel sollecitare sin da subito il parere favorevole all'introduzione di questa innovazione, con l'auspicio che possa anche contribuire a ridurre il rischio di complicanze e, con esse, i costi indiretti legati alla gestione del diabete. In questo senso, desideriamo esprimere un sentito ringraziamento alle istituzioni che hanno sostenuto con determinazione questo processo. L'insulina settimanale non è solo un passo avanti terapeutico, ma può restituire ai pazienti in terapia insulinica una nuova libertà: la possibilità di pianificare la propria vita quotidiana senza doverla più organizzare in funzione delle molte iniezioni".
(Adnkronos) - Una sola iniezione alla settimana invece di una al giorno. E' la rivoluzione nel trattamento del diabete di tipo 1 e di tipo 2 che parte dall'Italia, primo Paese in Europa a rendere disponibile e rimborsabile l'insulina settimanale, con benefici per circa 1,3 milioni di persone con diabete costrette a sottoporsi a iniezioni quotidiane di insulina basale. Grazie all'approvazione di questa nuova tecnologia da parte dell'Agenzia italiana del farmaco (Aifa), è possibile per i pazienti passare da 365 iniezioni di insulina all'anno a 52. Significa avere la possibilità di gestire il diabete con una sola iniezione a settimana anziché 7, con un miglioramento della qualità della vita, una potenziale maggiore aderenza terapeutica e anche un beneficio in termini di ridotto impatto ambientale.
La novità è stata presentata questa mattina a Roma in una conferenza stampa aperta dal sottosegretario alla Salute, Marcello Gemmato. "Porre il paziente al centro, semplificare l'aderenza alle terapie e garantire un'innovazione sostenibile sono priorità fondamentali nelle politiche sanitarie del nostro Governo, a tutela del diritto di accesso ai farmaci per tutti i cittadini - afferma Gemmato - In un contesto demografico caratterizzato dall'invecchiamento della popolazione e dalla crescente incidenza delle patologie croniche, facilitare l'accesso ai trattamenti farmacologici è una necessità. Per i pazienti diabetici, la possibilità di passare dalla somministrazione quotidiana dell'insulina basale a quella settimanale rappresenta un progresso concreto in questa direzione. Il fatto che l'Italia sia il primo Paese al mondo a rendere disponibile questa innovazione a carico del Servizio sanitario nazionale testimonia la forza di una collaborazione virtuosa tra istituzioni, politica, industria, comunità scientifica e associazioni dei pazienti, unite per migliorare la qualità di vita dei cittadini". Un'innovazione che è stata considerata una priorità di salute per il Paese sia dalle autorità sanitarie che dalla comunità scientifica. L'Italia è infatti il primo Paese in Europa ad aver completato il processo autorizzativo per l'accesso a questa terapia, a meno di 1 anno dalla sua approvazione in Europa.
"Per l'Italia è motivo di orgoglio poter essere il primo Paese ad aver concluso la procedura approvativa della prima insulina settimanale al mondo - commenta Gian Marco Centinaio, vicepresidente del Senato - Questa importante innovazione può permettere, concretamente, alle persone con diabete di poter migliorare la qualità di vita, rendendo più semplice la gestione della malattia e riducendo anche l'impatto ambientale grazie al minor numero di iniezioni. Questo primato dimostra, ancora una volta, l'impegno delle istituzioni italiane nel riconoscere l'importanza dell'innovazione nel mondo della salute, che potrebbe cambiare la vita di milioni di persone. Diventa quindi cruciale che tutti gli interlocutori continuino a lavorare insieme per fare sistema e per rendere accessibili soluzioni sempre più innovative, anche in futuro, a vantaggio dei pazienti e della comunità". Aggiunge Giorgio Mulè, vicepresidente della Camera: "Garantire ai pazienti l'accesso rapido alle innovazioni è un impegno che le istituzioni del nostro Paese portano avanti con convinzione e con impegno continuo. Lo abbiamo fatto nel 2023 con la legge 130 sullo screening pediatrico da 0 a 17 anni per il diabete di tipo 1 e lo abbiamo ribadito oggi garantendo alle persone con diabete l'accesso alla prima insulina settimanale al mondo. Un'introduzione che pone l'Italia ancora una volta in una posizione di eccellenza per quanto riguarda le priorità di salute in tema di cronicità, perché siamo tra i primi paesi al mondo ad aver reso disponibile questa innovazione".
L'impatto clinico, organizzativo, economico e ambientale dell'insulina settimanale è stato analizzato in un report di Health Technology Assessment (Hta) realizzato da Altems Advisory, spin-off dell'Università Cattolica del Sacro Cuore di Roma, e pubblicato sull''Italian Journal of Public Health'. "L'Hta ha preso in esame non solo l'efficacia clinica, ma anche l'impatto organizzativo, economico e ambientale dell'insulina icodec nel contesto del Ssn - spiega Eugenio Di Brino, ricercatore Altems, Co-founder & Partner di Altems - I dati evidenziano non solo una concreta opportunità di miglioramento della qualità di vita delle persone con diabete, ma anche un impatto positivo sulla dimensione ambientale, grazie alla riduzione del numero di dispositivi di somministrazione, di conseguenza delle riduzioni delle emissioni di CO2. L'insulina settimanale introduce infatti un beneficio ambientale misurabile, sempre più rilevante nelle scelte sanitarie di lungo periodo: una soluzione non solo innovativa per i pazienti, ma anche responsabile verso il pianeta. Riteniamo che questo rappresenti un modello virtuoso di innovazione capace di coniugare progresso scientifico, sostenibilità e centralità della persona, in linea con le esigenze di un Ssn moderno e orientato al valore. Offrire terapie d'avanguardia deve andare di pari passo con la tutela dell'ambiente, un aspetto sempre più cruciale, che dovrebbe essere sistematicamente considerato nelle valutazioni Hta".
A conferma dell'impegno verso le persone con diabete, Novo Nordisk avvierà una campagna di informazione sull'importanza della qualità di vita e dell'innovazione nel diabete attraverso la campagna social 'Long Story Short', realizzata in collaborazione con Fand. "In Novo Nordisk siamo impegnati ad aiutare le persone con patologie croniche come il diabete, a vivere con maggiore libertà, miglior controllo e minore carico quotidiano, ed è per noi motivo di orgoglio portare questa innovazione ai pazienti - dichiara Alfredo Galletti, Vice President & General Manager Novo Nordisk Italia - Siamo lieti di poter annunciare la disponibilità in Italia della prima insulina settimanale al mondo e desideriamo ringraziare tutti coloro che hanno reso possibile questo storico traguardo, rivolgendoci alle istituzioni e alle società scientifiche per l'attenzione che hanno posto sul tema dell'innovazione nel diabete a beneficio di tutte le persone che convivono con questa patologia. Con questa innovazione si può migliorare significativamente la qualità della vita dei pazienti, segnando un progresso fondamentale nella gestione della malattia e permettendo al sistema di rispondere al meglio ad un'importante sfida di salute pubblica".
Leggi tutto: Diabete, disponibile in Italia la prima insulina settimanale al mondo
(Adnkronos) - L’Università UniCamillus conferma la sua posizione di rilievo nel panorama universitario grazie agli ultimi dati riportati da AlmaLaurea, che analizzano le performance formative e la condizione occupazionale di migliaia di laureati italiani. Il Rapporto di AlmaLaurea sul 'Profilo dei Laureati' ha esaminato i risultati formativi di oltre 305 mila studenti che hanno conseguito la laurea nel 2024 in 80 atenei italiani. Il Rapporto di AlmaLaurea sulla condizione occupazionale, inoltre, ha preso in considerazione oltre 690 mila laureati provenienti da 81 università, monitorandone i percorsi professionali a uno, tre e cinque anni dal conseguimento del titolo (rispettivamente per chi si è laureato nel 2023, nel 2021 e nel 2019).
Le percentuali di questi report parlano chiaro: in un contesto nazionale in cui la qualità della formazione universitaria gioca un ruolo sempre più centrale per il futuro professionale dei giovani, l’Università UniCamillus si distingue per il suo impegno nella preparazione di studenti motivati, valorizzando competenze, vocazione e crescita personale. Il profilo dei laureati UniCamillus nel 2024 I laureati del 2024 dell'Università UniCamillus coinvolti nel XXVII Rapporto AlmaLaurea sul Profilo dei laureati sono 304. Si tratta di 103 di primo livello, 134 magistrali biennali e 67 a ciclo unico.
Una delle caratteristiche più rilevanti riguarda la composizione demografica e geografica dei suoi studenti: UniCamillus attrae un’ampia quota di ragazzi internazionali, pari al doppio della media nazionale, confermando il forte appeal internazionale dell’Ateneo che si propone come polo di attrazione per studenti provenienti da fuori Italia e consolidando la propria dimensione multiculturale e internazionale. Allo stesso modo, la percentuale di studenti provenienti da fuori regione raggiunge il 64,8%, più del doppio rispetto alla media nazionale (24,5%), evidenziando come UniCamillus sia scelta anche da giovani non solo romani e laziali ma provenienti da altre regioni, a testimonianza della qualità e della reputazione dell’offerta formativa.
Sul piano della qualità didattica, i dati sono altrettanto positivi. L’Ateneo medico registra un tasso di laurea in corso pari all’89,5%, un valore che si discosta significativamente dalla media nazionale (58,7%). Non meno significativo è il voto medio di laurea, che si attesta a 106,1 su 110 (media nazionale di 103,8). Questi numeri riflettono la capacità di UniCamillus di accompagnare efficacemente gli studenti verso il completamento del percorso nei tempi previsti con un’eccellente qualità dell’insegnamento e ottimi risultati.
La lettura dei dati relativi ai tirocini curriculari trova una chiave interpretativa importante nella storia recente dell’Ateneo: l’Università UniCamillus, nata nel 2018, ha visto laurearsi i primi studenti di Medicina proprio nel 2024, mentre i primi futuri laureati in Odontoiatria devono ancora concludere il proprio percorso. Il peso relativo dei corsi triennali – cinque in tutto – è quindi particolarmente rilevante nell’attuale fotografia dell’Ateneo. È proprio in questo contesto che spicca il dato relativo ai laureati triennali, il 91,3% dei quali ha svolto un tirocinio durante il proprio corso di studi, una percentuale ampiamente superiore alla media nazionale che registra un 59,8%.
Il quadro che emerge è quello di un Ateneo giovane ma già fortemente orientato alla formazione pratica. UniCamillus si distingue non solo per i numeri, ma anche per la qualità complessiva percepita dell’esperienza universitaria: il 95,2% dei laureati si dichiara soddisfatto del percorso svolto, con particolare apprezzamento per il rapporto con il corpo docente (94,5%) e la qualità delle infrastrutture (92,6%). L’81,9% degli studenti sceglierebbe nuovamente lo stesso corso e lo stesso Ateneo, un dato che racconta UniCamillus come università capace di costruire un’esperienza formativa positiva e motivante. Laureati UniCamillus: condizione occupazionale a un anno dalla laurea L’indagine di AlmaLaurea sulla condizione occupazionale ha coinvolto in totale 283 laureati dell’Università UniCamillus.
L’analisi si focalizza sui risultati professionali dei laureati dei corsi triennali e biennali magistrali che si sono laureati nel 2023 e sono stati intervistati a un anno dal conseguimento del titolo. Mancano i laureati dei corsi a ciclo unico in quanto i primi medici di UniCamillus hanno conseguito il titolo solo nel 2024. I laureati UniCamillus vantano tassi di inserimento lavorativo particolarmente elevati: a un anno dal conseguimento del titolo, il tasso di occupazione per i laureati triennali è dell’84,3%, rispetto al 78,6% nazionale. È un dato che sottolinea la capacità dell’Ateneo di preparare figure professionali che rispondono efficacemente alle richieste del mercato. Ancora più significativa è la percezione di efficacia del titolo: il 95,7% degli occupati ritiene la propria laurea molto efficace per l’attività lavorativa svolta (contro una media nazionale del 60,8%). Inoltre, la retribuzione media mensile netta dei laureati triennali UniCamillus a un anno dalla laurea è di 1.531 euro, leggermente superiore rispetto alla media nazionale di 1.492 euro, confermando il valore della formazione ricevuta.
Anche nel caso dei laureati magistrali biennali, UniCamillus mostra risultati di rilievo. Sebbene con qualche differenza rispetto ai triennali, anche questi studenti presentano un tasso di occupazione allineato con la media nazionale (78,4% vs. 78,6%) ma con una retribuzione media leggermente superiore (1.539 euro netti mensili contro 1.488 euro). L’80,2% degli occupati di secondo livello dichiara che la laurea è efficace o molto efficace per il proprio lavoro (media nazionale del 68,2%), un ulteriore segnale di una formazione adeguata e ben orientata.
"I dati AlmaLaurea confermano che UniCamillus si è già affermata come un punto di riferimento per una formazione solida, inclusiva e orientata all’internazionalità. I nostri studenti si distinguono per la regolarità del percorso, l’elevato rendimento e un forte legame con il mondo del lavoro – afferma il Rettore dell’Università UniCamillus, Gianni Profita – questi risultati ci rendono fieri e ci motivano a investire sempre di più sulla qualità, sulla dimensione pratica dei corsi e sull’impatto professionale dei nostri laureati nel sistema sanitario, in Italia e nel mondo». Questi dati rappresentano per UniCamillus un motivo di orgoglio ma anche uno stimolo a continuare a implementare l’innovazione didattica, il supporto agli studenti e le collaborazioni con le migliori realtà professionali".
Leggi tutto: UniCamillus: i nostri laureati protagonisti nei dati AlmaLaurea
(Adnkronos) - L’Università UniCamillus conferma la sua posizione di rilievo nel panorama universitario grazie agli ultimi dati riportati da AlmaLaurea, che analizzano le performance formative e la condizione occupazionale di migliaia di laureati italiani. Il Rapporto di AlmaLaurea sul 'Profilo dei Laureati' ha esaminato i risultati formativi di oltre 305 mila studenti che hanno conseguito la laurea nel 2024 in 80 atenei italiani. Il Rapporto di AlmaLaurea sulla condizione occupazionale, inoltre, ha preso in considerazione oltre 690 mila laureati provenienti da 81 università, monitorandone i percorsi professionali a uno, tre e cinque anni dal conseguimento del titolo (rispettivamente per chi si è laureato nel 2023, nel 2021 e nel 2019).
Le percentuali di questi report parlano chiaro: in un contesto nazionale in cui la qualità della formazione universitaria gioca un ruolo sempre più centrale per il futuro professionale dei giovani, l’Università UniCamillus si distingue per il suo impegno nella preparazione di studenti motivati, valorizzando competenze, vocazione e crescita personale.
Il profilo dei laureati UniCamillus nel 2024
I laureati del 2024 dell'Università UniCamillus coinvolti nel XXVII Rapporto AlmaLaurea sul Profilo dei laureati sono 304. Si tratta di 103 di primo livello, 134 magistrali biennali e 67 a ciclo unico.
Una delle caratteristiche più rilevanti riguarda la composizione demografica e geografica dei suoi studenti: UniCamillus attrae un’ampia quota di ragazzi internazionali, pari al doppio della media nazionale, confermando il forte appeal internazionale dell’Ateneo che si propone come polo di attrazione per studenti provenienti da fuori Italia e consolidando la propria dimensione multiculturale e internazionale. Allo stesso modo, la percentuale di studenti provenienti da fuori regione raggiunge il 64,8%, più del doppio rispetto alla media nazionale (24,5%), evidenziando come UniCamillus sia scelta anche da giovani non solo romani e laziali ma provenienti da altre regioni, a testimonianza della qualità e della reputazione dell’offerta formativa.
Sul piano della qualità didattica, i dati sono altrettanto positivi. L’Ateneo medico registra un tasso di laurea in corso pari all’89,5%, un valore che si discosta significativamente dalla media nazionale (58,7%). Non meno significativo è il voto medio di laurea, che si attesta a 106,1 su 110 (media nazionale di 103,8). Questi numeri riflettono la capacità di UniCamillus di accompagnare efficacemente gli studenti verso il completamento del percorso nei tempi previsti con un’eccellente qualità dell’insegnamento e ottimi risultati.
La lettura dei dati relativi ai tirocini curriculari trova una chiave interpretativa importante nella storia recente dell’Ateneo: l’Università UniCamillus, nata nel 2018, ha visto laurearsi i primi studenti di Medicina proprio nel 2024, mentre i primi futuri laureati in Odontoiatria devono ancora concludere il proprio percorso. Il peso relativo dei corsi triennali – cinque in tutto – è quindi particolarmente rilevante nell’attuale fotografia dell’Ateneo. È proprio in questo contesto che spicca il dato relativo ai laureati triennali, il 91,3% dei quali ha svolto un tirocinio durante il proprio corso di studi, una percentuale ampiamente superiore alla media nazionale che registra un 59,8%.
Il quadro che emerge è quello di un Ateneo giovane ma già fortemente orientato alla formazione pratica. UniCamillus si distingue non solo per i numeri, ma anche per la qualità complessiva percepita dell’esperienza universitaria: il 95,2% dei laureati si dichiara soddisfatto del percorso svolto, con particolare apprezzamento per il rapporto con il corpo docente (94,5%) e la qualità delle infrastrutture (92,6%). L’81,9% degli studenti sceglierebbe nuovamente lo stesso corso e lo stesso Ateneo, un dato che racconta UniCamillus come università capace di costruire un’esperienza formativa positiva e motivante. Laureati UniCamillus: condizione occupazionale a un anno dalla laurea L’indagine di AlmaLaurea sulla condizione occupazionale ha coinvolto in totale 283 laureati dell’Università UniCamillus.
L’analisi si focalizza sui risultati professionali dei laureati dei corsi triennali e biennali magistrali che si sono laureati nel 2023 e sono stati intervistati a un anno dal conseguimento del titolo. Mancano i laureati dei corsi a ciclo unico in quanto i primi medici di UniCamillus hanno conseguito il titolo solo nel 2024.
I laureati UniCamillus vantano tassi di inserimento lavorativo particolarmente elevati: a un anno dal conseguimento del titolo, il tasso di occupazione per i laureati triennali è dell’84,3%, rispetto al 78,6% nazionale. È un dato che sottolinea la capacità dell’Ateneo di preparare figure professionali che rispondono efficacemente alle richieste del mercato. Ancora più significativa è la percezione di efficacia del titolo: il 95,7% degli occupati ritiene la propria laurea molto efficace per l’attività lavorativa svolta (contro una media nazionale del 60,8%). Inoltre, la retribuzione media mensile netta dei laureati triennali UniCamillus a un anno dalla laurea è di 1.531 euro, leggermente superiore rispetto alla media nazionale di 1.492 euro, confermando il valore della formazione ricevuta.
Anche nel caso dei laureati magistrali biennali, UniCamillus mostra risultati di rilievo. Sebbene con qualche differenza rispetto ai triennali, anche questi studenti presentano un tasso di occupazione allineato con la media nazionale (78,4% vs. 78,6%) ma con una retribuzione media leggermente superiore (1.539 euro netti mensili contro 1.488 euro). L’80,2% degli occupati di secondo livello dichiara che la laurea è efficace o molto efficace per il proprio lavoro (media nazionale del 68,2%), un ulteriore segnale di una formazione adeguata e ben orientata.
"I dati AlmaLaurea confermano che UniCamillus si è già affermata come un punto di riferimento per una formazione solida, inclusiva e orientata all’internazionalità. I nostri studenti si distinguono per la regolarità del percorso, l’elevato rendimento e un forte legame con il mondo del lavoro – afferma il Rettore dell’Università UniCamillus, Gianni Profita – questi risultati ci rendono fieri e ci motivano a investire sempre di più sulla qualità, sulla dimensione pratica dei corsi e sull’impatto professionale dei nostri laureati nel sistema sanitario, in Italia e nel mondo». Questi dati rappresentano per UniCamillus un motivo di orgoglio ma anche uno stimolo a continuare a implementare l’innovazione didattica, il supporto agli studenti e le collaborazioni con le migliori realtà professionali".
(Adnkronos) - Il presidente americano Donald Trump ha schierato migliaia di soldati della Guardia Nazionale per reprimere le proteste pro-immigrazione a Los Angeles dei giorni scorsi. Una decisione che il governatore della California Gavin Newsom ha definito "illegale e immorale" ossia quella di ricorrere alla sezione 12406 del titolo 32 del codice degli Stati Uniti. Ne è nato un braccio di ferro istituzionale senza precedenti dagli anni Novanta. Lo Stato ha, quindi, presentato una causa contro l'amministrazione federale, accusando il presidente di "calpestare la sovranità della California". Ma come funziona realmente la Guardia Nazionale? Chi può attivarla, con quali limiti e in quali casi?
La Guardia Nazionale è una forza militare riservista composta da oltre 400.000 membri, suddivisi tra Army National Guard e Air National Guard. Opera principalmente sotto il controllo dei governatori statali, secondo il Titolo 32 dello U.S. Code, ma può essere "federalizzata" dal presidente e posta sotto comando attivo del Pentagono in circostanze eccezionali, secondo il Titolo 10. La Section 12406 prevede che il presidente possa richiamare la Guardia Nazionale al servizio federale quando un’insurrezione rende impraticabile l’applicazione delle leggi federali, o in caso di ostruzione, violenza o minacce che impediscano l’esecuzione della legge.
I precedenti storici sull’uso della Section 12406 (o di norme equivalenti, come l’Insurrection Act) chiariscono i limiti e le implicazioni politiche di questo potere. Nel 1957, il presidente Dwight D. Eisenhower utilizzò la Sezione 12406 per inviare truppe federali in Arkansas al fine di far rispettare la sentenza della Corte Suprema che ordinava l'integrazione razziale delle scuole pubbliche. Nove studenti afroamericani, noti come "Little Rock Nine", furono scortati dai soldati federali per entrare nella Central High School di Little Rock, superando l'opposizione del governatore Orval Faubus.
Nel 1962, il presidente John F. Kennedy invocò la stessa sezione per inviare truppe federali in Mississippi, garantendo l'ingresso di James Meredith, un afroamericano, all'Università del Mississippi, nonostante le violente proteste e l'opposizione delle autorità locali. Nel contesto delle marce per i diritti civili in Alabama del 1965, il presidente Lyndon B. Johnson utilizzò la Sezione 12406 per inviare truppe federali a proteggere i manifestanti e garantire il diritto di voto agli afroamericani, in risposta a violenze e ostacoli posti dalle autorità locali. Nel 1992, dopo le violente rivolte seguite all'assoluzione di quattro poliziotti bianchi accusati di aver picchiato Rodney King, il presidente George H.W. Bush invocò la Sezione 12406 per inviare truppe federali a Los Angeles, al fine di ristabilire l'ordine pubblico e supportare le forze di polizia locali.
Durante il primo mandato, nel 2020, Trump aveva già minacciato di ricorrere alla Section 12406 per intervenire nelle proteste esplose dopo l’uccisione di George Floyd. Accusò diversi governatori democratici di non voler "dominare le strade" e paventò l’invio della Guardia Nazionale sotto comando federale nei loro stati. Pur senza firmare un ordine formale, la Casa Bianca esercitò forti pressioni, mentre il segretario alla Difesa Mark Esper espresse pubblicamente la sua opposizione a un uso militare federale generalizzato.
(Adnkronos) - Marco Materazzi e il prossimo ct dell'Italia. L'esonero di Luciano Spalletti ha aperto il casting per il nuovo allenatore della Nazionale, dopo che il presidente della Figc Gabriele Gravina ha incassato il no di Claudio Ranieri, prima scelta per succedere all'ex tecnico, tra le altre, del Napoli. Tanti i nomi che stanno circolando, con Stefano Pioli che sembra in pole, seguito, a distanza, da Roberto Mancini e da alcuni protagonisti del Mondiale vinto nel 2006.
Daniele De Rossi, Fabio Cannavaro, Gennaro Gatturo. In queste ore si sta facendo largo l'idea di affidare la panchina a un ex grande calciatore, che ha intrapreso una nuova carriera in panchina, per ridare alla Nazionale idee e spirito di appartenenza: ""Senza metterli in ordine di capacità o preferenza, per me Cannavaro, Gattuso e De Rossi sono perfetti per sostituire Spalletti: porterebbero finalmente una ventata nuova, poi conoscono bene l'ambiente ma soprattutto hanno fatto la storia", ha detto all'Adnkronos Marco Materazzi, ex difensore anche lui campione del mondo del 2006.
Sul momento che la Nazionale sta vivendo, Materazzi chiede unità: "In un momento difficile come questo non si può cercare un colpevole, non bisogna dare la colpa ai giocatori o all'allenatore: non è mai colpa di qualcuno in particolare, bisogna rimanere uniti per il bene della Nazionale perché quando siamo uniti siamo più forti".
Leggi tutto: De Rossi, Cannavaro o Gattuso ct dell'Italia? Materazzi: "Sarebbero perfetti"
Pagina 209 di 770