
"Come Fand stiamo dedicando molto spazio alla formazione. Teniamo dei corsi per il diabetico guida, una figura volontaristica che stiamo inserendo all'interno delle diabetologie più o meno in tutta Italia. Nel corso di questi ultimi anni abbiamo già formato circa 250 persone e ora stiamo lavorando con le istituzioni per riuscire a istituzionalizzare questa figura, in considerazione del fatto che stanno venendo a mancare i medici e gli infermieri. La persona con diabete ha la necessità di avere dei punti di riferimento, soprattutto al momento della diagnosi". Così Stefano Garau, vice presidente nazionale Fand - Associazione italiana diabetici, in occasione della pubblicazione del vodcast 'Diabete oltre il pregiudizio. Come affrontare lo stigma', realizzato da Adnkronos con il supporto non condizionante di Abbott, e disponibile sui canali YouTube, Spotify e nella sezione Podcast di adnkronos.com.

"La Sfera" è il nuovo podcast della Farnesina per entrare in contatto con la nostra diplomazia. Lo annuncia il ministero degli Esteri: "Con tanti ospiti e personalità che partecipano ai nostri eventi, scopriamo le priorità della politica estera italiana".
Il primo episodio ci spiegherà come sarà la nuova Farnesina, con la riforma voluta dal ministro degli Esteri Antonio Tajani. Seguiranno approfondimenti sulla lingua italiana, il Mediterraneo, la diplomazia della crescita e culturale.
Una serie del Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, in collaborazione con Adnkronos. Disponibile su tutte le piattaforme, su adnkronos.com[1] e su esteri.it.
E-Distribuzione e Beeing con alunni scuola infanzia e elementari... 
Il palco dell'Ariston come specchio delle abitudini social delle diverse generazioni di artisti. In vista della 76esima edizione del Festival di Sanrem o, un'analisi della società Arcadia sui profili dei 30 Big in gara rivela un panorama digitale frammentato: se Instagram si conferma il terreno comune che unisce tutti, da Patty Pravo a LDA, è su Facebook e TikTok che emergono le differenze più nette, con la Gen Z che mostra una chiara preferenza per la piattaforma di video brevi e un progressivo abbandono di quella di Meta.
Instagram si conferma la piattaforma regina e trasversale, l'unica a registrare la presenza di tutti e 30 gli artisti in gara. Unisce in modo omogeneo le generazioni, diventando il vero diario di bordo ufficiale dell'avventura sanremese per ogni concorrente. A dominare in termini di seguito è Fedez con 13,4 milioni. La top 5 prosegue con Elettra Lamborghini (7 milioni); J-Ax (2,8 milioni); Luchè (1,6 milioni) e Arisa (1,4 milioni).
Quasi un plebiscito anche per TikTok, la piattaforma preferita dai più giovani. Ben 28 artisti su 30 hanno un profilo attivo. Le uniche eccezioni sono Patty Pravo e Maria Antonietta (che duetterà con Colombre). Anche qui, Fedez guida la classifica dei follower (6,2 milioni). A seguire: Elettra Lamborghini (3,2 milioni); J-Ax (659 mila); Aka 7even (620 mila) e Sal Da Vinci: (549 mila).
La vera frattura emerge però su Facebook. Nonostante sia la piattaforma con il maggior numero di utenti attivi in Italia, ben 8 artisti in gara, appartenenti principalmente alla Gen Z, non hanno una pagina ufficiale. Gli assenti sono la Gen Z: LDA (classe 2003), Aka 7even (2000), Chiello (1999), Samurai Jay (1998), Tredici Pietro (1997), Eddie Brok (1997). E dai Millennial: Nayt (1994), Maria Antonietta (1987). La classifica dei più seguiti su Facebook sono: Fedez (2,5 milioni); J-Ax (2,2 milioni); Elettra Lamborghini (1,4 milioni); Francesco Renga: (943mila) e Arisa (727 mila).

“Come accade per tutti i materiali, anche la plastica sta affrontando una necessaria metamorfosi. Non c’è infatti alcun materiale che oggi possa ignorare la necessità di ridurre il suo impatto” sull’ecosistema. Per raggiungere questo obiettivo disponiamo di “due strategie fondamentali: la prima è la circolarità, la seconda è la capacità di avere un progetto per il fine vita della materia. In questo contesto, il design ha un ruolo molto importante perché può accompagnare i prodotti anche nella relazione con l'utilizzatore” e promuovere “questa operazione”. Con queste parole Frida Doveil, curatrice della mostra Oltreplastica, è intervenuta in occasione dell’evento inaugurale dell’esposizione, realizzata da ADI Design Museum con il supporto di Eni, main partner del museo, e con la presenza in mostra di Versalis con Novamont e Finproject.
L’esposizione nasce per rendere evidenti tutte le possibilità che il design ha oggi a disposizione per compiere scelte responsabili quando utilizza la plastica. “La mostra si occupa verticalmente del tema della plastica. Questo materiale è infatti stato un alleato potentissimo dell'innovazione nel secolo scorso, da alcuni chiamato proprio ‘il secolo della plastica’ - aggiunge la curatrice, spiegando come l’arrivo del composto di sintesi “ha spinto verso il miglioramento delle performance anche di altri materiali. Oggi però, accanto alla performance funzionale, dobbiamo guardare anche alla performance ambientale. La plastica sta facendo questa operazione, ma forse è meno visibile rispetto ad altri materiali, anche perchè si tende a pensare che la plastica vada sostituita. Invece, a dover essere sostituita è l’idea che abbiamo di questo materiale. La mostra, con il neologismo ‘Oltreplastica’, vuole suggerire l'idea di questo cambio culturale: dobbiamo vedere la plastica per quello che è già diventata e per l'opportunità che ci dà di fare plastica in una maniera sostenibile e consapevole”.
L’esposizione ha un ruolo importante anche nel promuovere una riflessione sul tema della sostituzione dei materiali: “Ogni nuovo materiale entra in campo imitandone un altro - conclude - presentandosi come una proposta migliore o in sostituzione di un materiale precedente. Qui, ad Oltreplastica, vogliamo invece guardare ai materiali in un'ottica diversa, ossia concentrandoci su ciò che ci può aiutare a usare quello che è plastico in una maniera alternativa. Collaborano dunque, in questo universo, anche forme della materia che non hanno a che fare con i polimeri - magari originate dal legno o dai batteri o, ancora, dai funghi - le cui prestazioni però sono simili a quelle dei polimeri. Questo è molto interessante”.

“La mostra ‘Oltreplastica’ racconta sia il passato glorioso della relazione tra il disegno e la produzione industriale e la plastica sia le possibilità future aperte dalle bioplastiche, nel contesto della transizione ambientale, al servizio della produzione di largo consumo”. È quanto affermato da Antonio Funiciello, responsabile Identity Management di Eni, all’inaugurazione della mostra Oltreplastica, curata da Frida Doveil e realizzata da ADI Design Museum con il supporto di Eni, main partner del museo, con la presenza in mostra di Versalis con Novamont e Finproject.
“Come Eni siamo al secondo anno di nostra collaborazione con Adi Design Museum. L’anno scorso siamo stati presenti con una mostra dedicata al nostro brand, alla sua evoluzione e a come è cambiato e si è attualizzato. Quest'anno siamo qui con la mostra 'Oltreplastica' - conclude - che ha lo scopo di raccontare non soltanto il grande viaggio del rapporto tra la plastica, il design e il disegno industriale, ma anche le soluzioni che Eni, soprattutto attraverso la sua società Versalis, propone con la bioplastica, al servizio ancora una volta del disegno industriale”.

Una presenza militare più forte degli Stati Uniti nell'emisfero occidentale per combattere l'immigrazione, la droga e l'ascesa di potenze avversarie nella regione. Questo prevede la 'Strategia per la sicurezza nazionale' elaborata dal presidente americano Donald Trump, come si legge nel documento di 33 pagine reso noto dalla Casa Bianca e che spiega la visione trumpiana della politica estera Usa, basato sul principio di ''America first''.
Un documento che contiene parole brutali nei confronti dell'Europa, vista come una civiltà in declino, e dedica relativamente poca attenzione al Medio Oriente e all'Africa. Il focus è invece sull'emisfero occidentale, con l'obiettivo primario individuato nella protezione del territorio nazionale degli Stati Uniti.
Sicurezza dei confini
"La sicurezza dei confini è l'elemento primario della sicurezza nazionale", si legge nel documento, "gli Stati Uniti devono avere un ruolo preminente nell'emisfero occidentale come condizione per la nostra sicurezza e prosperità, una condizione che ci consenta di affermarci con sicurezza dove e quando necessario nella regione". Rispetto ai partner, il testo diffuso dalla Casa Bianca afferma che "i termini delle nostre alleanze e le condizioni in base alle quali forniamo qualsiasi tipo di aiuto devono essere subordinati alla riduzione dell'influenza esterna avversaria, al controllo di installazioni militari, porti e infrastrutture chiave e all'acquisto di asset strategici in senso lato".
Nato
Tra le priorità della politica estera statunitense sotto la seconda amministrazione di Donald Trump spicca "porre fine alla percezione, e prevenire la realtà, della Nato come alleanza in perpetua espansione". Secondo Trump "a lungo termine è più che plausibile che, nel giro di pochi decenni al massimo, alcuni membri della Nato diventino a maggioranza non europea" a causa del declino del continente e delle politiche europee. "Di conseguenza, resta aperta la questione se questi Paesi vedranno il loro ruolo nel mondo, o la loro alleanza con gli Stati Uniti, nello stesso modo di coloro che firmarono la Carta della Nato".
Unione europea
"L’amministrazione Trump si trova in disaccordo con funzionari europei che nutrono aspettative irrealistiche sul conflitto" in Ucraina, "radicate in governi di minoranza instabili, molti dei quali calpestano i principi democratici di base sopprimendo l’opposizione", si legge ancora. "Una grande maggioranza europea desidera la pace, ma tale desiderio non si traduce in politiche, in larga parte a causa della sovversione dei processi democratici da parte di quei governi", prosegue il testo, che sottolinea come questo sia "strategicamente importante per gli Stati Uniti proprio perché gli Stati europei non possono riformarsi se restano intrappolati in crisi politiche".
La strategia, che pone l'enfasi sul rischio di declino della civiltà europea ed esorta le singole nazioni a resistere all'influenza dell'Ue, delinea come "interesse fondamentale degli Stati Uniti negoziare una cessazione delle ostilità rapida in Ucraina, per stabilizzare le economie europee, prevenire un’escalation o un’espansione indesiderate del conflitto, ristabilire la stabilità strategica con la Russia e consentire la ricostruzione postbellica dell’Ucraina, affinché sopravviva come Stato vitale".
Sul versante europeo, la Casa Bianca spiega che le nazioni hanno perso fiducia a causa del declino, pur godendo di un "notevole vantaggio di potenza rispetto alla Russia in quasi tutte le misure, tranne che per le armi nucleari. A seguito della guerra della Russia in Ucraina, le relazioni europee con la Russia sono oggi fortemente deteriorate e molti europei considerano la Russia una minaccia esistenziale. Gestire i rapporti europei con la Russia richiederà un significativo impegno diplomatico statunitense, sia per ristabilire condizioni di stabilità strategica attraverso la massa continentale eurasiatica, sia per mitigare il rischio di conflitto tra la Russia e gli Stati europei".
La strategia spiega anche che la guerra in Ucraina ha avuto "l’effetto perverso di aumentare la dipendenza esterna dell’Europa, in particolare della Germania. Oggi le aziende chimiche tedesche costruiscono alcuni dei più grandi impianti di lavorazione al mondo in Cina, utilizzando gas russo che non possono ottenere in patria. Eppure, l’Europa rimane strategicamente e culturalmente vitale per gli Stati Uniti", continua il documento, sottolineando che il commercio transatlantico "è ancora uno dei pilastri dell’economia globale e della prosperità americana".
"Coltivare la resistenza alla traiettoria attuale dell’Europa all’interno delle singole nazioni europee": questo uno degli obiettivi fondamentali delineati dalla nuova Strategia di sicurezza nazionale Usa. Secondo il testo, le "questioni più gravi che l’Europa deve affrontare includono le attività dell’Unione europea e di altri organismi transnazionali che minano la libertà politica e la sovranità, le politiche migratorie che stanno trasformando il continente e generando conflitti, la censura della libertà di parola e la soppressione dell’opposizione politica, il crollo dei tassi di natalità e la perdita di identità e fiducia nazionali".
Nel testo, Washington avverte che "se le tendenze attuali continueranno, il continente sarà irriconoscibile in vent’anni o meno", e "non è dunque affatto certo che alcuni Paesi europei manterranno economie e forze armate abbastanza solide da restare alleati affidabili". Molte di questi Stati-nazioni, che rimangono "l'unità politica fondamentale del mondo", al momento stanno intensificando gli sforzi che contraddistinguono il loro percorso attuale, rileva la strategia: "Vogliamo che l’Europa rimanga europea, che ritrovi la fiducia nella propria civiltà e abbandoni l’attenzione fallimentare alla soffocante regolamentazione", si legge nel documento.
Il documento evidenzia anche come i funzionari Usa siano "abituati a considerare i problemi europei in termini di carenze di spesa militare e stagnazione economica. In parte è vero, ma i problemi reali dell’Europa sono ancora più profondi. L’Europa continentale ha visto la propria quota del Pil globale diminuire, dal 25% nel 1990 al 14% di oggi, in parte a causa di regolamentazioni nazionali e transnazionali che minano la creatività e l’operosità. Ma questo declino economico è oscurato dalla prospettiva, ancora più seria, di una cancellazione della civiltà". Altrove, nella sezione che riguarda l'Ucraina, il documento parla anche di "sovversione dei processi democratici" da parte dei governi europei.
"Eppure, l’Europa rimane strategicamente e culturalmente vitale per gli Stati Uniti", continua il documento, sottolineando che il commercio transatlantico "è ancora uno dei pilastri dell’economia globale e della prosperità americana", i settori industriali europei "restano tra i più solidi al mondo" e il continente ospiti "ricerche scientifiche d’avanguardia e istituzioni culturali di livello mondiale. Non possiamo permetterci di abbandonare l’Europa: farlo sarebbe controproducente per gli obiettivi di questa strategia". La diplomazia americana deve quindi "continuare a difendere la vera democrazia, la libertà di espressione e la celebrazione senza complessi del carattere e della storia delle singole nazioni europee. L’America incoraggia i propri alleati politici in Europa a promuovere questa rinascita dello spirito, e la crescente influenza dei partiti patriottici europei è motivo di grande ottimismo".
"Il nostro obiettivo è aiutare l’Europa a correggere la propria traiettoria attuale. Avremo bisogno di un’Europa forte per competere con successo e collaborare con noi nel prevenire che qualsiasi avversario domini il continente europeo", continua il testo, specificando che gli Stati Uniti rimangono "comprensibilmente legati sentimentalmente al continente europeo, e naturalmente alla Gran Bretagna e all’Irlanda. Il carattere di questi Paesi è anche strategicamente importante, perché contiamo su alleati creativi, capaci, fiduciosi e democratici per creare condizioni di stabilità e sicurezza. Vogliamo collaborare con Paesi allineati che desiderano ristabilire la loro antica grandezza".
Asia
Gli Stati Uniti ridefiniscono la loro strategia per l’Asia con l'obiettivo di "vincere il futuro economico e prevenire il confronto militare partendo da una posizione di forza". È quanto si legge nella nuova Strategia sulla sicurezza nazionale diffuso dalla Casa Bianca, che delinea la visione del presidente Donald Trump per la Cina e l'area dell’Indo-Pacifico, che Washington considera "uno dei principali campi di battaglia economici e geopolitici del prossimo secolo". Riconoscendo che il baricentro mondiale della crescita economica si sia spostato verso est, gli States devono "competere lì" per "prosperare in patria".
Trump, si legge nel testo, "ha invertito da solo più di tre decenni di erronee supposizioni americane sulla Cina", ossia che l'apertura dei mercati Usa, incoraggiare le imprese americane a investire in Cina e delocalizzarvi la produzione avrebbe favorito l’ingresso di Pechino "nel cosiddetto 'ordine internazionale basato su regole'. Questo non è accaduto. La Cina è diventata ricca e potente, e ha usato la sua ricchezza e il suo potere a proprio vantaggio", con "le élite americane, attraverso quattro amministrazioni successive di entrambi i partiti politici, o complici volontarie della strategia cinese o in stato di negazione".
L'approccio trumpiano parte dunque dal riequilibrio del rapporto economico con la Cina "dando priorità alla reciprocità e all’equità per ripristinare l’indipendenza economica americana" e concentrandolo su "fattori non sensibili". Il testo menziona la crescita cinese e l'adattamento di Pechino alle politiche tariffarie Usa con l'aumento del controllo sulle catene di approvvigionamento, "soprattutto nei Paesi a reddito medio e basso", tra "i più grandi campi di battaglia economici dei prossimi decenni" e verso cui le esportazioni cinesi sono aumentate fino a quattro volte quelle Usa.
Al riassetto economico si deve accompagnare "un impegno costante e deciso sulla deterrenza per prevenire la guerra nell’Indo-Pacifico", dato che l'approccio combinato "può diventare un circolo virtuoso: una forte deterrenza americana apre lo spazio a un’azione economica più disciplinata, mentre un’azione economica più disciplinata porta a maggiori risorse per mantenere la deterrenza nel lungo periodo". Per farlo spiega la strategia, serve difendere l'economia Usa da "qualsiasi danno" come sussidi statali, politiche industriali deleterie, pratiche commerciali sleali, deindustrializzazione, furto di proprietà intellettuale e spionaggio industriale, minacce alle supply chain "che rischiano di compromettere l’accesso statunitense a risorse critiche, incluse quelle minerarie e le terre rare", ma anche export dei precursori di fentanyl e "propaganda, operazioni di influenza e altre forme di sovversione culturale".
Secondo, gli Usa devono collaborare con alleati e partner al fine di contrastare tali pratiche predatorie e usare il potere economico combinato "per salvaguardare la nostra posizione di primo piano e impedire che le economie alleate diventino subordinate a potenze concorrenti". In quest'ottica, la Casa Bianca intende trasformare il "Quad", formato da Usa, India, Giappone e Australia, in un pilastro di sicurezza collettiva e cooperazione economica. "L’Indo-Pacifico libero e aperto non è solo uno slogan", chiarisce il documento, richiamando la formula con cui gli Stati democratici indicano il contenimento dell'assertività cinese.
La strategia pone grande enfasi sull’economia come strumento di potere. La Casa Bianca promette di mobilitare l’industria americana per mantenere la leadership tecnologica in settori chiave quali intelligenza artificiale, sistemi autonomi e calcolo quantistico. Allo stesso tempo, prevede l’uso combinato di incentivi e deterrenza: tra le misure operative figurano la deregolamentazione di alcune filiere industriali, la tutela delle catene di approvvigionamento critiche e una maggiore cooperazione tra governo e settore privato per contrastare minacce nell'ambito cyber e spionaggio tecnologico.
Sul fronte della sicurezza, il documento ribadisce che "dissuadere un conflitto su Taiwan, idealmente mantenendo una superiorità militare schiacciante, è una priorità", e che Washington manterrà la sua tradizionale politica sull'isola, secondo cui gli Usa "non sostengono alcuna modifica unilaterale dello status quo nello Stretto di Taiwan". Obiettivo è costruire un apparato militare in grado di negare aggressioni e spingere gli alleati regionali a spendere e agire di più per la difesa collettiva, in maniera non dissimile da quanto fatto con gli alleati Nato.
Una sfida di sicurezza correlata è anche il controllo del Mar Cinese Meridionale, su cui Pechino avanza pretese, da parte di una "potenza rivale", poiché da esso transita circa un terzo del commercio marittimo mondiale: "questo potrebbe consentire a una potenza potenzialmente ostile di imporre un sistema di pedaggi su una delle rotte commerciali più vitali del mondo o, peggio, di chiuderla e riaprirla a proprio piacimento. Entrambi gli scenari sarebbero dannosi per l’economia e gli interessi più ampi degli Stati Uniti", per cui devono "essere sviluppate misure forti, insieme alla deterrenza necessaria per mantenere quelle rotte aperte, libere da 'pedaggi' e non soggette a chiusure arbitrarie da parte di un solo Paese".
"Rafforzeremo e induriremo anche la nostra presenza militare nel Pacifico occidentale e, nelle nostre relazioni con Taiwan e Australia, manterremo una retorica decisa sull’aumento della spesa per la difesa", conclude il testo chiudendo il capitolo sull'Asia, ribadendo che prevenire i conflitti "richiede una postura vigile nell’Indo-Pacifico, il rinnovo della base industriale della difesa, maggiori investimenti militari da parte nostra e degli alleati, e la vittoria nella competizione economica e tecnologica nel lungo periodo".

"Come Versalis abbiamo annunciato un importante piano di trasformazione che da un lato va verso la riduzione del perimetro della chimica di base e dall'altro guarda allo sviluppo di nuove piattaforme sostenibili, come le piattaforme bio, di circolarità e di specializzazione. Con questo obiettivo e questa visione, stiamo sviluppando una serie di tecnologie complementari, perché crediamo nella neutralità tecnologica, per raggiungere i massimi livelli di sostenibilità”. Lo spiega Adriano Alfani, amministratore delegato di Versalis, società di Eni, in occasione dell’evento inaugurale della mostra Oltreplastica, curata da Frida Doveil e realizzata da ADI Design Museum con il supporto di Eni, in qualità di main partner, con la presenza in mostra di Versalis con Novamont e Finproject.
L’esposizione nasce con l’intento di rendere evidenti tutte le possibilità che il design ha oggi a disposizione per compiere scelte responsabili quando utilizza la plastica. “Siamo impegnati infatti nello sviluppo di bioplastiche, biodegradabili e compostabili per quanto concerne le biopiattaforme - aggiunge - nell'ambito della circolarità lavoriamo al riciclo meccanico e a quello chimico, e nel campo dei polimeri di specializzazione siamo impegnati a realizzare piattaforme sempre più specializzate e integrate”.
All’evento d’inaugurazione della mostra ‘Oltreplastica’ all’ADI Design Museum “sono state esposte anche le torce olimpiche”, in vista delle prossime Olimpiadi e Paralimpiadi invernali di Milano Cortina 2026, “per mostrare l’importanza di portare innovazione e sviluppo mettendo insieme l'industria chimica e quelle del design e dell'ingegneria. Le torce rappresentano un grandissimo esempio di collaborazione di una società chimica come Versalis, di Eni, con una società di design e una società di ingegneria. L'obiettivo - conclude - era creare un oggetto iconico che rappresentasse l'eccellenza in ottica di sostenibilità e di innovazione”.

"Queste metastasi hanno aggredito le ossa del bacino e del femore e mi hanno obbligato a stare sulla mia Ferrari". Era l'11 maggio quando Sandro Giacobbe, ospite di 'Verissimo' parlò in tv della sua malattia ironizzando sul peggioramento del cancro alla prostata che l'aveva obbligato a stare in sedia a rotelle.
Accanto alla moglie, Marina Peroni, il cantautore aveva parlato senza filtri del tumore che gli era stato diagnosticato 10 anni prima. "Alterno momenti di tranquillità a momenti più complicati, dovuti alle metastasi che circolavano sempre nel bacino dove mi avevano operato", aveva raccontato confidando però che le cure che stava facendo potessero ancora salvargli la vita.
La malattia, aveva confidato, gli aveva aperto gli occhi sull'importanza della famiglia: "Oggi vivo la mia vita intensamente. Ogni giorno della mia vita è un giorno intenso che passo vicino alle persone che amo, e spero di passarne ancora tanti - aveva detto - . L’unica cosa che mi dispiacerebbe è doverli lasciare".

Sandro Giacobbe, cantautore e autore di indimenticabili successi, è morto oggi all'età 75 anni nella sua casa di Cogorno (Genova) per le complicazioni di un tumore che lo affliggeva da un decennio. E' stato autore di 'Signora mia', brano utilizzato come colonna sonora del film 'Travolti da un insolito destino nell'azzurro mare d'agosto' (1974) di Lina Wertmüller, con Mariangela Melato e Giancarlo Giannini, e "Gli occhi di tua madre", che gli permise di arrivare terzo al Festival di Sanremo nel 1976. E tra le sue canzoni più note, storie semplici e toccanti, ci sono anche "Sarà la nostalgia', 'Il giardino proibito' e 'Portami a ballare'. E' stato un volto popolare grazie anche alla Nazionale cantanti.
Il 16 marzo 2025 aveva raccontato a 'Domenica In' su Rai 1, nel corso di un'intervista a Mara Venier, di aver perso tutti i capelli a seguito della chemioterapia e di dover utilizzare la carrozzina su ordine dei medici[1]. 'Sono chiuso in casa perché dovrei uscire in carrozzina e mi fotograferebbero, quindi voglio dichiarare pubblicamente la mia situazione, in modo che sia io stesso a informare tutti', aveva detto Giacobbe. Negli anni il cantautore si è ritrovato a affrontare momenti molto duri: il primo quando è stato colpito da meningioma, un tumore delle meningi, per il quale ha subito una delicata operazione. E dal 2015 combatteva contro il cancro alla prostata.
Sandro Giacobbe era sposato con Marina Peroni, di 27 anni più giovane di lui. Lei è stata per molti anni una delle sue coriste: stavano insieme dal 2010 e si sono sposati nell'ottobre 2022. Lascia due figli, Andrea e Alessandro, nati entrambi dal primo matrimonio.
Nato a Genova il 14 dicembre 1949, in una famiglia operaia, da padre siciliano di Mascali, in provincia di Catania, e madre lucana di Genzano di Lucania, in provincia di Potenza, Sandro Giacobbe a 16 anni, trascurando gli studi di ragioneria, formò con alcuni amici un gruppo musicale, Giacobbe & le Allucinazioni esibendosi nei locali della Liguria. Messo sotto contratto dalla Dischi Ricordi, esordì nel 1971 con la canzone 'Per tre minuti e poi...', seguita l'anno successivo da 'Scusa se ti amo'. Passato alla Cbs, venne valorizzato come autore, pubblicando alcune sue canzoni cantate da altri artisti, tra cui 'L'amore è una gran cosa', interpretata da Johnny Dorelli e scelta come sigla della trasmissione radiofonica 'Gran Varietà'.
Il primo 45 giri di successo è del 1974: 'Signora mia', che dà il nome anche al suo primo album e conquistò il pubblico del Festivalbar; un'altra canzone dell'album, 'Signora addio', venne interpretata anche da Gianni Nazzaro.
Seguirono l'anno dopo 'Il giardino proibito' (45 giri e album) e 'Io prigioniero', con cui vinse la Gondola d'Oro di Venezia. Il 1976 fu l'anno del boom con 'Gli occhi di tua madre', classificatasi al terzo gradino del podio sanremese, la hit estiva 'Il mio cielo, la mia anima' e la partecipazione come autore allo Zecchino d'Oro con la canzone 'Sette note per una favoletta'. Nel 1977 incise l'album 'Bimba'; nel 1978 'Lenti a contatto', a cui seguì la seconda partecipazione come autore allo Zecchino d'Oro con 'E l'arca navigava'. Nel 1979 con 'Mi va che ci sei' tornò il successo popolare bissato l'anno successivo da 'Notte senza di te' e soprattutto da 'Sarà la nostalgia' del 1982 che si affermò come una delle hit più acclamate dell'anno.
Nel 1983 fu di nuovo a Sanremo con 'Primavera', mentre l'anno dopo ottenne ancora un successo con 'Portami a ballare', gettonatissimo brano estivo presentato a Un disco per l'estate. Successivamente diradò l'attività discografica dedicandosi principalmente ai concerti e alle iniziative di solidarietà e sport legate alla Nazionale cantanti della quale è stato difensore centrale e in seguito promosso ad allenatore.
Nel 1985 partecipò per la terza e anche ultima volta come autore allo Zecchino d'Oro con il brano 'Il sole e il girasole'. Nel 1990 Giacobbe tornò in gara a Sanremo cantando 'Io vorrei', che dette il titolo al nuovo disco, pubblicato dalla Carosello. Nel 2015 pubblicò il singolo 'Ali per volare' interpretato insieme alla compagna Marina Peroni. Nel 2019 dedicò il suo nuovo singolo 'Solo un bacio' ai figli delle vittime della tragedia del ponte Morandi di Genova.
Nel 2023 ha inciso 'Lettera al gigante', singolo scritto dal figlio Andrea. Il cantante ha raccontato in diverse interviste che quando era solo un bambino anche il figlio Andrea è stato faccia a faccia con il cancro. Un'esperienza che lo ha cambiato profondamente, nonchè una delle notizie più dolorose per un padre. 'Un papà non dovrebbe mai sentire che suo figlio ha un tumore ed è in pericolo di vita', aveva detto Sandro Giacobbe in un'intervista a 'Domenica Live' con Barbara D'Urso nel 2015 a Canale 5. Con le lacrime agli occhi, il cantautore aveva detto che all'epoca si era trovato di fronte ad una scelta difficilissima, quella di far operare il figlio dopo che aveva avuto una recidiva sempre nel corso della sua infanzia. Fortunatamente il figlio ha poi goduto di ottima salute. (di Paolo Martini)

Anziani violentati in una casa di riposo a Capri: arrestato operatore sanitario. I Carabinieri della Stazione di Capri hanno dato esecuzione a un'ordinanza applicativa della misura cautelare degli arresti domiciliari con braccialetto elettronico nei confronti di un operatore sanitario, indagato per diverse condotte di violenza sessuale e maltrattamenti ai danni di anziani , reati aggravati dall'abuso delle condizioni di inferiorità fisica e psichica delle vittime, nonché dalla qualifica di incaricato di pubblico servizio, da questo rivestita nel suo ruolo di Operatore Socio Sanitario.
L'indagine è stata condotta dalla metà di ottobre alla fine di novembre 2025, dalla Stazione Carabinieri di Capri, con il supporto del Nucleo Operativo della Compagnia Carabinieri di Sorrento e ha consentito di appurare come l'indagato sfruttasse le condizioni di minorata difesa degli ospiti della struttura a lui affidati, per costringerli a rapporti sessuali, mentre si trovava solo con loro per necessità di assistenza o durante le operazioni di igiene personale, giungendo inoltre spesso a maltrattarli, aggredendoli sia fisicamente che verbalmente. L'attività tecnica di videoregistrazione ha consentito di documentare, nel corso delle tre settimane circa di svolgimento, plurime condotte di violenza carnale e abuso, sistematicamente condotte durante i turni di servizio dell'uomo.
Le vittime accertate risultano essere quattro anziani ospiti della struttura, tre donne e un uomo, tutti affetti da gravi patologie psichiche inabilitanti.

La chirurgia del ginocchio sta attraversando una fase di profonda trasformazione grazie all'integrazione di medicina rigenerativa, strumenti di pianificazione, navigazione e robotica e protesi personalizzate. A queste tematiche sarà dedicato il congresso scientifico internazionale 'Discovery Knee Masterclass', promosso dall'Idi Irccs di Roma insieme al chirurgo ortopedico Francesco Franceschi, in programma il 12 dicembre presso la Link Campus University di Roma. L'evento riunisce esperti italiani e internazionali per discutere le innovazioni destinate a trasformare la pratica clinica nei prossimi anni.
La giornata si aprirà con i saluti delle autorità e degli organizzatori, seguiti da un'introduzione sulle più recenti metodiche di medicina rigenerativa, tra cui gli innesti di cellule mesenchimali e mononucleate per migliorare la longevità articolare, e i futuri innesti osteo-cartillaginei per posticipare o evitare quando possibile l'intervento protesico. La parte centrale del congresso sarà dedicata a sostituzione articolare, primo impianto e revisione, seguendo nuovi approcci biomeccanici che rispettano l'anatomia del paziente e offrono benefici significativi in termini di stabilità e recupero funzionale. Nella mattinata verranno poi svolte due sessioni di chirurgia in diretta, durante le quali verranno eseguiti un intervento di protesi primaria e un intervento di revisione, coadiuvati da Sébastien Lustig. Le sedute operatorie saranno svolte presso le sale operatorie dell'Istituto dermopatico dell'Immacolata-Idi Irccs e trasmesse in diretta sui canali dell'università, nel segno della piena e forte collaborazione tra le due strutture. Sarà così possibile osservare l'applicazione pratica delle tecniche e delle tecnologie oggetto dell'evento.
Nel pomeriggio il dibattito si focalizzerà sul ruolo attuale e futuro della robotica, dei sistemi di navigazione intraoperatoria e delle soluzioni tailor-made che stanno ridefinendo la personalizzazione della chirurgia ortopedica. Seguirà un approfondimento sui protocolli riabilitativi 'fast track', sempre più importanti per ridurre i tempi di ospedalizzazione. La giornata si concluderà con una tavola rotonda che riunirà i principali esperti del settore per discutere prospettive future, criticità e opportunità nel campo della chirurgia del ginocchio.
Annarita Panebianco, direttore sanitario dell'Istituto dermopatico dell'Immacolata, a proposito delle biotecnologie e delle nuove tecniche chirurgiche porta punti di riflessione "sui positivi risultati che tali innovazioni producono sui modelli di erogazione dei servizi sanitari".
Panebianco spiega infatti che "queste trasformazioni, attraverso l'introduzione di nuove tecnologie emergenti, hanno un significativo impatto direttamente sulla gestione e sulla organizzazione dei servizi perché, quando sono messe direttamente al servizio dell'assistenza sanitaria, da una lato riducono in maniera significativa tempi di ospedalizzazione e dall'altro portano anche ad un progressivo miglioramento delle stesse performance sanitarie".

In Italia solo 1 donna su 10 con tumore del seno metastatico endocrino-responsivo è stata sottoposta a biopsia liquida. Secondo pazienti e caregiver i vantaggi dell'esame sono che è indolore (58%), non provoca effetti collaterali (61%), presenta costi contenuti (37%) ed è ripetibile nel tempo (41%). Per il 62% le terapie innovative dovrebbero essere rese subito disponibili nel nostro Paese. Per il 29%, invece, queste cure presentano meno controindicazioni rispetto a quelle 'tradizionali'. Tuttavia, il 31% sostiene che non sia possibile cronicizzare le forme di tumore del seno metastatico. E solo il 12% conosce l'esistenza di mutazioni come quella Esr1, mentre oltre l'80% vorrebbe ricevere maggiori informazioni sulla neoplasia. I dati sono contenuti in una survey promossa da Fondazione Aiom (Associazione italiana di oncologia medica) tra malati e caregiver, nell'ambito della campagna nazionale Tumore del seno metastatico e la mutazione Esr1. I risultati vengono presentati oggi al termine del progetto che è stato reso possibile con la sponsorizzazione non condizionante di Menarini Stemline.
Sono state realizzate, oltre a due survey (una seconda tra gli oncologi), webinar, attività sui principali social media e videointerviste agli specialisti, informa una nota. Inoltre è partito un tour nazionale con incontri in 9 regioni italiane, che ha visto la partecipazione di oncologi medici, patologi e altre figure del team multidisciplinare delle Breast Unit. L'obiettivo è stato sensibilizzare clinici, pazienti, caregiver sulle forme più avanzate del carcinoma mammario e l'importanza di personalizzare diagnosi e trattamenti.
"Nel nostro Paese i casi di carcinoma mammario metastatico ammontano a oltre 50mila - afferma Saverio Cinieri, past president di Fondazione Aiom - Si calcola che circa il 70% risulta positivo a recettori ormonali e negativo per il recettore Her2, e viene affrontato soprattutto con la somministrazione della terapia ormonale endocrina. Il trattamento ha l'obiettivo di frenare le vie di 'rifornimento' del cancro, anche se un numero non trascurabile di pazienti sviluppa una resistenza alla cura a causa di specifiche mutazioni genetiche. Una di queste è la Esr1, ma oggi sono state messe a punto delle terapie mirate che funzionano anche per le fasi di malattia metastatica. E' però indispensabile svolgere esami diagnostici innovativi come la biopsia liquida. Attraverso un campione di sangue, il test può evidenziare la presenza di alcune mutazioni dalle quali è poi possibile verificare l'eventuale utilità di somministrare farmaci specifici. Ogni anno in Italia sono oltre 7.800 le pazienti con neoplasia mammaria che potrebbero trarre benefici da un esame che produce vantaggi sia per la singola donna malata che per l'intero sistema sanitario nazionale. Il campione di sangue deve però essere analizzato esclusivamente in laboratori con una strumentazione adeguata per garantire il rispetto di determinati parametri qualitativi".
Sempre secondo Fondazione Aiom, il 22% degli oncologi non fa ricorso regolare alla biopsia liquida. Infatti l'81% ritiene che dovrebbe essere maggiormente prescritta. "E' un esame che sta diventando sempre più importante e non solo nel trattamento del carcinoma mammario - evidenzia Alberto Zambelli, direttore dell'Oncologia medica dell'ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo e professore associato di Oncologia all'università di Milano-Bicocca - Una delle prossime sfide del nostro Servizio sanitario nazionale è garantire con una certa rapidità a tutte le donne la diagnostica avanzata. Il tumore del seno, con più di 53mila nuovi casi l'anno, è una neoplasia in continua crescita in termini di incidenza e sopravvivenza. Al tempo stesso sono in aumento le nuove possibilità terapeutiche anche per la fase metastatica della malattia. Quindi sempre più donne, in Italia e in Europa, avranno bisogno della biopsia liquida che dovrebbe così entrare nella pratica clinica quotidiana, per individuare alcune mutazioni nel carcinoma avanzato-metastatico. Può essere anche ripetuta senza problemi nel corso del tempo e permettere così un monitoraggio continuo dell'evoluzione, in tempo reale, del tumore. Esistono, in alcune Regioni, dei buoni modelli organizzativi che sono in grado di elargire con una certa rapidità il test. Possono essere presi ad esempio anche da altri territori che al momento sono invece in difficoltà nel garantire l'accesso all'esame".
"Nei mesi scorsi attraverso la nostra campagna nazionale abbiamo deciso di promuovere una nuova cultura sul carcinoma mammario metastatico in tutta Italia - conclude Cinieri - E' una malattia che può essere cronicizzata anche grazie ad una maggiore personalizzazione dell'intero percorso di cura. Il futuro dell'oncologia medica passa anche dalla sempre maggiore ricerca di mutazioni attraverso le nuove tecnologie".
"Patentino digitale", convegno a Cagliari promosso dal Corecom... 
In Italia il 75% delle imprese ha già introdotto almeno una pratica circolare, ma sono prevalenti interventi 'leggeri', come efficientamento energetico e idrico. Costi elevati, complessità regolatoria, carenza di competenze, scarsa integrazione di filiera sono i maggiori ostacoli che le aziende incontrano quando vogliono premere l’acceleratore sull’economia circolare. Questo è quanto emerge dal rapporto Grins 'Crescita circolare: l’innovazione come motore del cambiamento' dall’università di Torino nell’ambito del gruppo di ricerca Innovazione e ecosistemi per le economie circolare, coordinato dal professor Francesco Quatraro dell’università di Torino.
Dal report emerge anche che: le imprese con brevetti circolari presentano più alta produttività, maggiore internazionalizzazione, più certificazioni ambientali e impianti Fer, strutture organizzative più avanzate. E producono complessivamente 160 miliardi di euro di fatturato. Il focus del report si è concentrato anche sulle start-up in ambito economia circolare che sono circa 3 mila e concentrate in Lombardia e nei poli urbani innovativi. Si trova leadership femminile nel Centro-Sud e leadership giovanile nel Nord.
Alcuni territori (Trento, Basilicata, Rimini, Modena) generano impatti economici superiori alla loro dimensione. Altro tema quello della bioeconomia: prezzi, regolazione e qualità delle materie prime sono i principali ostacoli. Le imprese chiedono: incentivi alla riconversione, maggiore uniformità normativa, infrastrutture di approvvigionamento, formazione, sensibilizzazione dei consumatori.
La transizione verso l’economia circolare rappresenta una delle sfide più rilevanti per il futuro del sistema produttivo italiano. Non si tratta soltanto di adottare pratiche più sostenibili, ma di ripensare processi, competenze, tecnologie e modelli di coordinamento lungo l’intera catena del valore. Comprendere questa trasformazione richiede dati solidi, indicatori affidabili e un approccio analitico capace di cogliere la complessità dei fenomeni in corso.
“Il rapporto - afferma il professor Quatraro - nasce all’interno del progetto GRINS – Growing Resilient, Inclusive and Sustainable, finanziato dal Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) - rende possibile lo sviluppo di un set unico e integrato di informazioni che combina dati sulle imprese, sulle competenze, sui brevetti, sui marchi, sulle startup, sulla produzione scientifica, sui report di sostenibilità e sulla bioeconomia. Questo patrimonio informativo rappresenta un contributo inedito al dibattito nazionale sulla transizione circolare, offrendo una base empirica essenziale per orientare politiche industriali, strategie territoriali e interventi di sistema”.
A proposito di ricerca scientifica da parte di istituzioni: nel report emerge che per singola istituzione Francia, Olanda, Belgio e Polonia hanno centri in assoluto più attivi, seguiti da Danimarca, Svezia e Uk. Seguono l’Italia a parimerito con il Portogallo. Ma a livello complessivo, tenendo cioè conto di tutte le istituzioni presenti per Paese, l’Italia ha recuperato terreno nell’ultimo decennio, arrivando nel 2023 al terzo posto per numero di pubblicazioni, dopo UK e Germania, e superando Francia e Spagna. Ponendosi quindi la domanda se sia più conveniente concentrare o frammentare l’impegno e lo sforzo. A livello globale emerge che gli Usa in questo settore sono leggermente in ritardo e sono già stati raggiunti negli ultimi anni dall’India.
Lo sviluppo di tecnologie per la transizione circolare in Italia è legato ai principali settori di specializzazione produttiva, primo fra tutti l’automotive e il suo indotto, ma anche la manifattura di macchinari specializzati. Questo testimonia una capacità di rispondere alle emergenti sfide competitive, in cui cambiamento climatico e regolamentazione possono anche rappresentare un’opportunità. Diventa fondamentale non disperdere le competenze, anche a fronte di passaggi di proprietà e cessioni a gruppi esteri. Bisogna preservare e valorizzare il capitale umano qualificato fatto di ricercatori, ingegneri e tecnici, che ha contribuito alla spinta innovativa del settore manifatturiero fino ad oggi, anche in ambito circolare.
L’economia circolare può quindi diventare una delle principali leve di politica industriale italiana. Per farlo, occorre però trasformare la circolarità da “insieme di buone pratiche” a strategia nazionale di sviluppo, capace di guidare innovazione, investimenti e valore nei territori. Serve una governance multilivello integrata, che coordini ministeri, regioni, enti locali e imprese. La transizione circolare richiede un mix di politiche industriali, di ricerca, del lavoro e della formazione. Le imprese più innovative mostrano che la circolarità migliora produttività, competitività internazionale e resilienza. L’Italia ha una base solida ma rischia di ampliare i divari se non interviene su competenze, infrastrutture e norme.
La domanda finale (consumatori, pa, grandi aziende) è un fattore chiave: va incentivata e orientata. L’economia circolare può diventare una delle principali leve di politica industriale italiana. Per farlo, occorre trasformare la circolarità da “insieme di buone pratiche” a strategia nazionale di sviluppo, capace di guidare innovazione, investimenti e valore nei territori. Matteo Cervellati presidente fondazione Grins: “Il lavoro del gruppo di ricerca mostra che la circolarità è una leva industriale strategica. Con Grins integriamo dati e competenze per leggere questa trasformazione e sostenere imprese e territori. Servono politiche stabili, competenze e governance per accelerare una crescita davvero circolare”.
Manifestazione del Nursind davanti alla prefettura...
Spettacoli anche in piazza San Giacomo e al Bastione... 
"A 19 anni mi sono innamorato per la prima volta di un ragazzo. È scoppiata una bomba in casa". Con queste parole Vincenzo Schettini si racconta a 'Ciao Maschio', ospite di Nunzia De Girolamo nella puntata che andrà in onda domani, sabato 6 dicembre, alle 17.05 su Rai 1.
Un dialogo sincero e profondo in cui ripercorre gli anni in cui non riusciva a essere pienamente se stesso. "Quando sono cresciuto vedevo tutti gli amici, i miei compagni fidanzarsi con le ragazze e io dicevo: lo devo fare pure io. La sentivo come una forzatura. Era un periodo in cui non si parlava di omosessualità, non se ne parlava a scuola, in famiglia, tra gli amici. Io cercavo di imitare gli altri, ma indossavo una maschera", racconta Schettini. Il punto di svolta arriva a 19 anni, quando si innamora per la prima volta di un ragazzo. "Ho pensato: a chi lo dico? Ai miei genitori. Ho creduto che potessero comprendere, ma non erano preparati. È scoppiata una bomba a casa".
Il racconto si fa ancora più personale quando ricorda il ruolo del fratello: "Mio fratello era più piccolo di me, io 19, lui 15, e abbiamo dovuto poi rimettere insieme i pezzi. Mi sono pentito quella sera di essermi aperto. Ma attenzione: loro non hanno mai smesso di volermi bene. Solo che erano anni in cui non si parlava di tante cose".
Schettini ricorda un episodio avvenuto 25 anni fa, dopo quella 'bomba familiare': "Eravamo a Madrid con mio fratello, con la sua famiglia e con mio marito Francesco. Prima di spegnere la candelina dei suoi 70 anni, papà ha detto 'Dobbiamo fermarci. Devo chiedere scusa a Vincenzo'. Mi ha guardato negli occhi e ha detto 'Non ero pronto. Non ero pronto a quello che ci avresti detto. Non ero pronto alla tua vita. Poi piano piano mi sono informato. Anche Francesco tuo fratello mi è stato d’aiuto. Ti chiedo scusa'. Si sono messi a piangere tutti. Mi sono commosso anch’io".

"Da un punto di vista di packaging material entro la fine del mese di dicembre, e questa è una novità che ho molto piacere di condividere, introdurremo il primo contenitore al mondo con un più alto contenuto di carta rispetto a quelli che sono già in commercio ed è un risultato molto molto importante perché in questo caso noi abbiamo aumentato a circa il 90% il contenuto di carta, quindi di materiale rinnovabile nel contenitore, riducendo conseguentemente l'ammontare di materiale non rinnovabile dello stesso. E lo abbiamo fatto sostituendo quel sottile strato di alluminio con un altro strato protettivo, però a base carta. Innovazione che verrà introdotta a breve in Italia sotto forma di validazione tecnologica e poi successivamente nel resto del mondo". E' quanto annuncia, in un'ampia intervista ad Adnkronos/Labitalia, Paolo Maggi, presidente e managing director Tetra Pak South Europe, azienda leader nella produzione di sistemi integrati per il trattamento e il confezionamento di alimenti e cibi, con i 'contenitori' che accompagnano da 60 anni la crescita dell'agroalimentare made in Italy.
Presidente Maggi, come nasce la vostra presenza in Italia?
"Tetra Pak è un'azienda internazionale, globale, che si occupa di trasformazione e confezionamento di cibi, nata 74 anni fa, infatti il prossimo anno festeggeremo i nostri 75 anni. Nello specifico in Italia siamo presenti da sessant'anni, abbiamo festeggiato quest’anno il sessantesimo. Siamo la prima azienda Tetra Pak fuori dalla Svezia. Siamo presenti con cinque sedi: Monza, Sezzadio, Ambivere, Modena e Rubiera, dove abbiamo la sede principale che è composta dalla fabbrica dove si produce il packaging material, quindi i contenitori, e dall'ufficio vendite dove ci sono tutte le altre aree funzionali a supporto di quella commerciale. In Italia forniamo una clientela ampia, che ormai collabora con noi da più di quarant'anni. Alcuni dei marchi più riconosciuti ambito latte e in ambito succhi di frutta hanno letteralmente iniziato la loro produzione con noi e rappresentiamo ormai un riferimento abbastanza importante in quella che è la filiera agroalimentare italiana di cui ci sentiamo parte", sottolinea.
"Tetra Pak è un'azienda che oggi dà lavoro a circa 24.000 dipendenti a livello mondiale, una fatturazione di circa 13 miliardi di euro l'anno. Nello specifico la South Europe, che è l’area della quale mi occupo, si estende 5 Paesi: l'Italia, la Grecia, Cipro, Israele e Malta", sottolinea. Maggi ricorda che Tetra Pak è "nata sulla base di un'idea molto innovativa che ha portato poi all'introduzione sul mercato di questa tecnologia rivoluzionaria, ai tempi, che consente il confezionamento, in un ambiente asettico totalmente sterile, dei cibi. E con il tempo si è estesa livello geografico coprendo oggi circa 160 Paesi e confezionando annualmente circa 180 miliardi di contenitori". Ma Maggi sottolinea che oggi l'azienda fa molto di più. "Pur essendo riconosciuta a livello globale per i nostri contenitori in cartone, la Tetra Pak fa molto di più. Ci occupiamo anche della trasformazione del processo dei cibi, inizialmente liquidi, ora anche solidi. Siamo un'azienda che fornisce delle soluzioni integrate", sottolinea.
"Siamo in grado oggi -spiega- di raccogliere il latte dai conferenti, trasformarlo, confezionarlo e distribuirlo presso i retailers, la grande distribuzione, e questo processo integrato possiamo farlo non soltanto per il latte, che è una delle categorie merceologiche per la quale siamo riconosciuti forse di più globalmente, ma anche con altre categorie che si sono sviluppate negli anni, quindi con i succhi di frutta, con il pomodoro piuttosto che con il vino e le bevande vegetali. E non ultimo abbiamo cominciato a confezionare anche cibi solidi come ad esempio la passata di pomodoro, i pomodori stessi, i vegetali, i legumi e così via", spiega.
Che anno è stato per la vostra azienda il 2025?
"Il 2025 sta ormai volgendo al termine e per noi in Tetra Pak è stato un anno abbastanza impegnativo. Abbiamo infatti dovuto far fronte a delle dinamiche, a dei trend non necessariamente positivi, anzi direi abbastanza negativi, primo fra tutti quello dei consumi. Ovviamente infatti nella nostra posizione lungo la filiera agroalimentare risentiamo molto di quelli che sono i trend al ribasso dei consumi, ad esempio del latte e soprattutto dei succhi di frutta che nel 2025 hanno subito un calo oserei dire drammatico, soprattutto nei mesi estivi".
"E' chiaro ci sono anche delle altre dinamiche che sono legate ad esempio alla capacità del consumatore di acquistare beni di prima necessità. Abbiamo notato infatti una diminuzione della frequenza ed anche della riduzione del volume e del valore del carrello della spesa. Queste sono tutte dinamiche ovviamente che vanno ad impattare sul business di aziende come la nostra".
"E poi non ultimi anche dei cambi demografici abbastanza importanti in alcuni gruppi di consumatori che ovviamente consumano prodotti che per noi rappresentano un po' il core business, come ad esempio i succhi di frutta".
Quali le previsioni per il 2026?
"Per quanto riguarda il 2026, sfortunatamente dal punto di vista del mercato vediamo le stesse dinamiche ripetersi, quindi pensiamo che continuerà ad esserci un calo dei consumi in quelle che sono diciamo le categorie un pochino più in consolidamento e come ad esempio il latte, i succhi e i nettari. E ce ne sono alcune che sono un pochino in recupero. Ma ovviamente dovremo accelerare quelle che sono le nostre opportunità di sviluppo di nuovo business e dovremmo farlo in collaborazione con i nostri clienti, ma anche andando alla ricerca di nuovi prospetti e di nuove opportunità".
Quali le altre innovazioni che avete messo in campo nel 2025?
"Abbiamo continuato a supportare i nostri clienti con quelli che sono le nostre priorità. Su tutti i cartoni per bevande Tetra Pak, sul nostro logo dichiariamo che proteggiamo la bontà, cioè tutto ciò che è buono. E non ci riferiamo solamente al contenuto, quindi al prodotto, ma ovviamente anche al consumatore che lo utilizza, così come l'ambiente circostante, perché investiamo tantissimo in sostenibilità. E quindi anche quest’anno abbiamo continuato a supportare i nostri clienti anche da un punto di vista di qualità, di riduzione dei costi operativi. Lo abbiamo fatto attraverso l'introduzione di soluzioni innovative, da un punto di vista di macchine confezionatrici e da un punto di vista di contenitori. Le macchine confezionatrici che abbiamo introdotto negli ultimi 12 mesi ci consentono di poter proporre ai nostri clienti delle soluzioni a più basso consumo energetico e con una maggiore semplicità di manutenzione, quindi hanno un impatto diretto su quelli che sono i costi operativi".
Come pensate di aggredire nuovi mercati?
"Per noi il 2026 sarà l'anno del consolidamento e dell'innovazione che abbiamo introdotto nel 2025, non soltanto dal punto di vista del packaging, ma anche dal punto di vista del processing, quindi della trasformazione del prodotto. Molti dei nostri consumatori di bevande in cartone non sanno che, ad esempio, noi collaboriamo con i più grandi marchi italiani ma anche internazionali che operano su questo mercato, da un punto di vista dello sviluppo di soluzioni per processare i prodotti. Noi siamo in grado, ad esempio, di supportare i nostri clienti con delle soluzioni di spray dryer per polverizzare il latte ed estrarre le proteine, le proteine animali, in esso contenute. Questo è un trend in grande crescita proprio per la richiesta crescente di prodotti a base a base proteica e abbiamo collaborato nel 2025 con due grandi aziende nel settore. Il 2026 ci consentirà di continuare questo trend, però portandolo in aree che non erano mai state prese in considerazione precedentemente. Perché questa nostra tecnologia è sempre stata applicata a prodotti liquidi ma nel 2026 riusciremo ad introdurre attraverso la collaborazione con uno dei nostri clienti una soluzione che andrà a polverizzare, quindi estrarre con questa tecnologia, delle proteine, ad esempio, da pelle e cotenne di animali, bovini e suini. E' un'applicazione estremamente innovativa e unica nel settore, per la prima volta, appunto, messa in pratica in Italia dal nostro team di processo che consentirà al cliente di trasformare lo scarto, le pelli dei suini e dei bovini che sarebbero stati venduti ad un basso valore, in prodotti rilavorati di altissimo valore che possono essere reintrodotti nella catena produttiva dei clienti stessi, oppure venduti come appunto ingredienti per migliorare le performance di altri prodotti alimentari. Lo consideriamo un passo avanti innovativo e non soltanto da un punto di vista Tetra Pak, ma anche da un punto di vista dei nostri clienti, perché ovviamente andrà ad aprire delle opportunità nuove all'interno di un settore nel quale noi siamo appena entrati".
Per voi la sostenibilità è centrale. Come continuare a migliorare da questo punto di vista?
"Crediamo fermamente che la definizione di sostenibilità non possa essere limitata solo ed esclusivamente a quella ambientale, per la quale Tetra Pak è sempre stata precursore. La nostra azienda infatti ha praticamente pubblicato il primo rapporto di sostenibilità nel 1999, quando i rapporti di sostenibilità ancora non esistevano e lo ha fatto in totale indipendenza ed autonomia. E’ stato un atto assolutamente volontario e quindi per noi la sostenibilità ambientale è sicuramente molto molto importante, lo dimostra il fatto che continuiamo ad investire circa 100 milioni di euro l'anno globalmente per sviluppare le soluzioni di processo e di packaging. E arrivare a un 90% di contenuto di materiali rinnovabili è la nostra ambizione assoluta. Ma crediamo molto che la sostenibilità abbia anche degli altri, debba avere anche degli altri aspetti. L'aspetto ad esempio economico è importante nell'ideare, nel disegnare, nello sviluppare soluzioni di processo e di packaging e di confezionamento. Al momento noi ci poniamo l'obiettivo di introdurre delle soluzioni che vadano incontro a quelle che sono le esigenze sempre più chiare dei nostri clienti e della filiera agroalimentare. Un risparmio economico quindi, e poi deve essere sostenibile anche da un punto di vista ovviamente del consumatore che è l'utente finale. Quindi ogni anno, in aggiunta ai 100 milioni di euro che noi investiamo in sostenibilità, ne investiamo 40 per andare a migliorare quelle che sono le nostre capacità di raccolta, selezione e riciclo, ad esempio dei contenitori, perché vogliamo che i consumatori sappiano che un cartone Tetra Pak innanzitutto è riciclabile ed è riciclato nei Paesi in cui viene commercializzato. E soprattutto siano al corrente, siano consapevoli del fatto che una volta riciclato acquista una nuova vita. Noi andiamo a creare dei nuovi prodotti e base carta che possono essere dei fazzoletti, tovaglioli piuttosto che quaderni eccetera. Ed ultimamente abbiamo trovato una seconda vita anche per il 20% di materiale che proviene da risorse non rinnovabili, una combinazione di polimeri e alluminio che ora viene utilizzata per creare ad esempio delle nuove strutture come ad esempio mobili o recentemente è stato addirittura utilizzato per creare il cruscotto della grande Panda. Ci dà anche grande orgoglio il fatto che sia stato validato e convalidato dall'industria automobilistica come materiale di prima scelta per l'assemblaggio di automobili. E quindi ci piace pensare a questo concetto di sostenibilità a 360°".
Secondo lei la sostenibilità, la tecnologia e il valore aggiunto possono essere la strada per le imprese del made in Italy per ovviare alle problematiche derivanti da guerre, da instabilità economica, come ad esempio i dazi?
"Si, assolutamente, abbiamo avuto riprova di questo durante, ad esempio, la pandemia. In quel periodo i nostri clienti e la filiera agroalimentare in Italia hanno sfruttato quelle che sono le caratteristiche intrinseche della nostra tecnologia per raggiungere un livello più alto di resilienza, e a raggiungere ad esempio dei consumatori che non avevano accesso ai prodotti, proponendo uno stoccaggio ovviamente più duraturo, e facilitando quindi l’accesso al cibo".
"È un parallelo secondo me abbastanza calzante, perché è chiaro che è importante oggi per i nostri clienti sottolineare il valore della produzione del made in Italy. E un modo per farlo è quello di riuscire a raggiungere non soltanto i consumatori italiani, ma quelli europei e anche quelli al di fuori del confine europeo, nel modo più sicuro da un punto di vista di food safety e di qualità. Ma anche da un punto di vista economico e conseguentemente sostenibile, Per il 2026 continuiamo a vedere anche delle altre opportunità per la crescita di alcuni clienti molto forti da un punto di vista dell'export che noi supportiamo ad esempio con una soluzione di package sempre a base carta che si chiama Tetra Recart in fortissima crescita negli ultimi anni. È una delle soluzioni di cui andiamo più orgogliosi perché oltre ad essere estremamente innovativa da un punto di vista della del processo del confezionamento del cibo, è una soluzione molto sostenibile di cui l'industria in questo settore aveva assolutamente bisogno e i nostri clienti la stanno utilizzando non soltanto per far fronte a quelli che sono i consumi locali ma soprattutto per quelli che sono i consumi che avvengono al di fuori dei nostri, dei nostri confini. L'Italia, infatti, nei settori ad esempio del pomodoro e dei legumi e dei vegetali, esporta circa l’80% dei prodotti che vengono coltivati e quindi ci sentiamo ancora più partecipi, ancora più parte fondamentale di questa filiera agroalimentare che prima magari ci vedeva limitati soltanto ad alcune categorie e ad oggi si sta espandendo ulteriormente", conclude. (di Fabio Paluccio)
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